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Racconti Erotici Etero

La docente di tedesco

By 28 Settembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Premetto: non mi piace narrare fantasie, preferisco riportare episodi di vita vera piuttosto che inventare storie. Per quanto la realtà possa essere meno ricca della fantasia e più prevedibile, trovo che il racconto di un fatto vero sia mille volte più eccitante di uno inventato, per il solo fatto di sapere che si tratta esperienze veramente vissute.

Detto questo, vi racconto cosa mi &egrave successo qualche anno fa, quando frequentavo ancora un corso di lingua tedesca. Avrete presente uno di quei grandi istituti di lingua straniera dove si tengono corsi individuali, di gruppo ecc.? Ce ne era uno così nella mia città; per migliorare il mio livello mi ero quindi iscritto ad un corso individuale di lingua tedesca di medio livello. Chi non ha mai sognato di scoparsi una professoressa? Di solito &egrave la bona del liceo quella più gettonata, io mi dovetti accontentare di una di lingua.

Mi fu assegnata una docente madrelingua, di nome Greta e ci mettemmo d’accordo di vederci due volte a settimana.
Greta era una donna sui 45 anni, anno più anno meno. Era sposata con un militare italiano e per il lavoro del marito si era trasferita in Italia da un paio di anni. Per tirare su qualche soldo nel tempo libero dava ripetizioni di tedesco ed era stata assunta presso quell’istituto per tenere dei corsi individuali. Aveva un figlio di dodici anni, Michele, che ogni tanto si portava dietro a lezione. Era un ragazzetto molto simpatico e mi divertivo con lui a parlare di Dragonball che in quel periodo andava fortissimo.

Greta era una donna bella per la sua età, una di quelle donne che si sa tenere. Aveva dei capelli lunghi alle spalle mossi di colore mogano. I tratti era inconfondibilmente tedeschi, aveva una pelle diafana non troppo segnata ancora dalle rughe e due bellissimi occhi azzurri. Era magra e piuttosto alta. Quando avevamo lezione vestiva sempre in maniera molto professionale, ci mettevamo in una delle aulette dell’istituto e facevamo lezione su un tavolo posto al centro con qualche sedia.

Aveva dei modi molto gentili e le stavo piuttosto simpatico. Devo dire che era abbastanza severa quando si trattava di lavoro, soprattutto quando non facevo tutti gli esercizi che mi assegnava per caso, ma dopo qualche mese aveva cominciato ad aprirsi e si può dire che eravamo quasi diventati amici. Spesso dopo mezz’ora di lezione finivamo a parlare del più e del meno, sempre in tedesco ovviamente e certo non si può dire che anche quello non fosse un ottimo esercizio.

Naturalmente negli ultimi tempi avevo cominciato a fare delle fantasia. Stare tutte quelle ore da soli in quell’auletta così piccola mi faceva venire in mente i peggio pensieri, a chi non sarebbero venuti? Mi ero spinto fino a masturbarmi sotto il tavolo durante la lezione, senza che lei se ne accorgesse (o almeno così pensavo io, beata gioventù).
Però non avevo mai avuto il coraggio di spingermi oltre, ci vuole una bella faccia tosta per provarci. Nelle ultime lezioni nei discorsi avevamo cominciato a fare dei discorsi anche abbastanza personali. Lei mi disse di avere abortito una volta, poi mi chiese se avevo la ragazza e alla mia risposta negativa se la rideva alle mie spalle. Le mie pulsioni stavano diventando insopportabili e fantasticavo sul fatto di farmela in aula o di scoparmela in macchina. Ma non avrei mai pensato che avessi potuto avere un’ occasione per farlo.

Era verso la metà di novembre e cominciava a fare un pò di freddo. Mi presentai alle 18.30 a lezione ed essendo venuto un pò in anticipo mi sedetti in sala d’aspetto sfogliando qualche rivista. Dopo dieci minuti entrò Greta e mi salutò mentre si dirigeva al bancone della segreteria per registrare la lezione.
Quella sera era più elegante del solito, aveva un tailleur nero con gonna al ginocchio e delle scarpe col tacco. Prese i libri e ci dirigemmo verso l’aula 18, che ci era stata assegnata per quel giorno.
Nel corridoio le camminavo dietro e il solo pensiero di passare un’ora e mezza con lei da soli mi stava cominciando ad eccitare. Forse era arrivato il momento di giocarmela, anche se in cuor mio pensavo di stare per fare una sciocchezza.
Ci sedemmo e tirai fuori i libri di testo.

‘Giulio, allora andato bene il fine settimana?’ mi chiese sorridendo
‘Non c’&egrave male grazie, ho fatto tutti i compiti per oggi’
‘Bravo, almeno oggi possiamo passare al prossimo capitolo. Prendi pagina 28.’

Aprii il libro e cominciai a fare in maniera svogliata tutti quegli esercizi, quelli tipici di lingua dove devi riempire nelle frasi le caselline vuote. Mi stavo annoiando a morte. Greta mi guardava e mi correggeva divertita, evidentemente oggi era di buon umore.

– Ottimo ‘ pensai ‘ magari riesco ad inventarmi qualcosa ‘

Guardai Greta e pensai che era veramente era una bella donna. ‘ chissà come &egrave a letto ‘ mi chiesi guardandola di nascosto, e solo quel pensiero già cominciava a stuzzicarmi, tanto che cominciai a toccarmi sotto il tavolo.

Ogni tanto facevo cascare una gomma, o una matita, o quello che avessi a disposizione per poterla sbirciare da sotto il tavolo. Aveva le gambe accavallate e le dondolava con noncuranza, aveva delle coscie sode e rotonde ed la curva delle gambe aveva una forma deliziosa. Adoravo quel panorama ed era solo a qualche decina di centimetri da me. Sognavo di spalancarle le gambe e di tuffarmici dentro con la testa. Ero talmente assorto nei miei pensieri che non mi accorsi che avevo smesso di leggere.

‘Su continua’ mi disse ‘che ti prende non ti ricordi la pronuncia?’
‘Oddio mi scusi, si questo pezzo lo trovo un pò difficile’
‘Dobbiamo ripassarlo meglio mi sa. Ora ti scrivo la pronuncia alla lavagna’.

Si alzò e dandomi le spalle andò alla lavagnetta. Cominciò a scrivere nella sua calligrafia incomprensibile alcune parole. Io guardavo il suo culo velato dal vestito, era una meraviglia. Quella donna pur andando verso la cinquantina si era mantenuta proprio bene.

‘Forza tocca a te, vai alla lavagna e scrivi quello che ti detto’.

Mi toccò fare quest’esercizio, ma quando mi risedetti furbescamente mi sedetti accanto a lei.

– o la va o la spacca, un’occasione così non mi capiterà mai più ‘ . Pensavo però a quello che sarebbe potuto succede, sarebbe scoppiato un casino ma in quel momento ero come ubriaco e il mio unico pensiero era quello di scoparmela.
Mi misi una mano sul ginocchio e con le gambe cominciai a fare un movimento laterale, tanto che a volte per un attimo le sfioravo la gamba. Facevo finta di niente ma quel contatto così fugace mi dava delle scariche elettriche che mi attraversavano la schiena, mentre lei probabilmente non se ne era nemmeno accorta. Le stavo seduto proprio a fianco e mi protendevo verso di lei mentre le dettavo le frasi.

Ad un tratto mi decisi, alzai la mano e gliela posai sul ginocchio. Non dissi niente e neanche lei disse niente, continuando entrambi a districarci in quel maledetto esercizio. Non poteva non essersi accorta della mia mano che ormai le aveva abbrancato il ginocchio, ma forse non disse niente per l’imbarazzo pensando che l’avrei finita li.
Invece presi a muovere la mano accarezzandole il ginocchio e poi mi feci più audace, accarezzandole la gamba sempre più ostentatamente. Lei continuava a non dirmi nulla e io cercavo il più possibile di sembrare calmo, anche se dentro di me stavo tremando.

– oddio ‘ pensai ‘ adesso sbotta e succede il finomondo, sono un pazzo ‘

La mia mano ormai le stava sulla coscia accavallata e la palpava visibilmente, andando ogni tanto a finirle sotto la gonna che si era alzata leggermente. A quel punto smise di leggere e fece come per risistemarsi la gonna, senza peraltro togliermi la mano, anzi posando la sua sulla mia come per fermarla li.
Ero soddisfatto del risultato raggiunto e mi piaceva rimanere con la mano sotto la sua gonna, mentre lei stoicamente riprendeva a farmi lezione anche se la mano le tremava. Cominciai a muovere la mano anche se la sua mi faceva resistenza, a quel punto le stavo ormai palpeggiando ostentatamente la gamba, tanto che la disaccavallai e la portai vicino a me per toccarla meglio. Era meraviglioso sentire la sua pelle sotto il nylon, era una sensazione incredibile sentire il liscio vellutato di quella gamba che avevo ormai fatto mia.
Si alzò con la scusa di dover scrivere altre cose sulla lavagna, svincolandosi dalla mia presa.

Non potevo tornare indietro, ormai avevo fatto 30 ‘ facciamo 31 ‘ mi dissi. Mi alzai anche io e mi portai dietro di lei che intanto stava scrivendo. Le presi i fianchi e senza dire nulla la baciai sul collo.
Lei si irrigidì immediatamente e mi disse in maniera stizzita:

‘Ma che stai facendo sei pazzo?’

Avevo paura che potesse entrare qualcuno ma non me ne fregava niente a quel punto. La baciavo sul collo mentre le accarezzavo i fianchi con le mani. Greta posò il gessetto e rimase immobile come se stesse pensando.
Dopo 2 minuti la girai e dopo un rapido scambio di occhiate che lei cercò di evitare la presi e la baciai.
Le nostre labbra si incontrarono e io con la lingua tentavo di introfularmi fra le sue, che si tennero ben strette. Greta si era completamente irrigidita e sembrava non volesse aiutarmi in alcun modo. Però contemporaneamente non mi respingeva e allora la presi ancora più stretta ed insistetti nel mio bacio.

Non ci dicemmo una parola, e forse non c’era ragione di farlo. Fatto sta che all’improvviso sentii le sue labbra schiudersi e come se fosse uscita dall’indecisione accolse la mia lingua fra le sue labbra ricambiandomi il bacio.

Non ci potevo credere, stavo pomiciando con Greta, una donna sposata, con un figlio e per giunta più grande di me di vent’anni!
Non posso descrivere quello che provavo. La baciavo tenendola per i fianchi e anche lei ormai mi baciava apertamente tenendo le sue mani sui miei avambracci.

Dopo un pò di tempo ci staccammo e ci guardammo negli occhi. Penso che si fosse accorta che ormai ero completamente partito di testa e abbassò lo sguardo come si vergognasse di quello che aveva appena fatto.
Sentivo che era in mio potere, con le mani presi ad accarezzarle i seni da sopra il vestito e a baciarla sul collo. Greta si mordeva il labbro inferiore, non so se per rimorso o perch&egrave le stavo procurando piacere, fatto sta che non fece resistenza e riprendemmo a baciarci voluttuosamente.
Le palpeggiavo i seni e le spingevo la lingua in bocca, poi le presi una gamba e gliela alzai portandola a me, spingengo la mano sotto la gonna verso il suo interno coscie.

A quel punto si drizzò e mi disse:

‘E se entrasse qualcuno…fermo pazzo tu sei completamente pazzo, potrebbe entare qualcuno da un momento all’altro’
‘Non sai da quanto aspettavo questo momento’ le dissi riprendendo a baciarla.

Lei si svicolò dal mio abbraccio e si ricompose, sistemando i capelli e riassettando il vestito che si era un pò sgualcito.

‘E’ stato un tremendo errore’ mi disse. Si risiedette e mi invitò a continuare la lezione, come non fosse successo nulla!
Mi risiedetti anche io e riprendemmo a fare lezione, anche se fino alla fine continuai ad accarezzarle le gambe sotto il tavolo, fino a portarne una sulla mia. Ormai il più era fatto, non dovevo fare altro che concludere il lavoro.
Alla fine della lezione scrissi su un bigliettino il mio numero di cellulare con su scritto ‘chiamami’ e glielo infilai di nascosto nella borsetta.

Quel giorno ci lasciammo come se nulla fosse e ci demmo appuntamento per la prossima settimana.
Passai quei giorni pensando al biglietto e se l’avesse letto. Poi mi chiesi se non glielo avesse trovato il marito e li sarebbe scoppiato veramente il casino.

Dopo circa cinque giorni mi arrivò un messaggio sul cellulare. Quando vidi che era lei scoppiavo dalla felicità.

‘Vediamoci da me questo venerdì alle quattro di pomeriggio, ti devo parlare’

Non potevo credere a quello che stavo leggendo. Le risposi che per me andava bene e ci lasciammo con l’accordo id vederci quel giorno.
Venerdì all’ora prefissata mi presentai da lei facendo in modo di non dare troppo nell’occhio. Mi aprii la porta, sembrava sola a casa.

‘Entra’

Entrai nel grande soggiorno, lei richiuse la porta e fece per dirmi qualcosa, ma non aspettai che cominciasse che le ero già addosso palpandola ed appoggiando le mie labbra sulle sue.
Per la foga si era leggermente reclinata all’indietro, poi mi buttò le braccia dietro il collo e mi disse

‘Mio marito &egrave al lavoro fino a stasera e Michele &egrave dai cugini, che ne dici di passar eun po di tempo insieme?’.

Lo disse con un tono molto malizioso che mi lasciò stupefatto, pensavo che dopo quello che era successo i nostri rapporti si sarebbero molto freddati e invece mi si stava concendendo a casa sua all’insaputa del marito!

Cominciammo a baciarci teneramente e ad assaporarci l’un l’altro, mentre le sfilavo la camicetta e le sbottonavo i jeans. La liberai presto dei due indumenti lasciandola solo in reggiseno in mutandine.

In due secondi mi ero liberato anche io dei vestiti e, presomi per mano, mi accompagnò in camera da letto. Arrivati sulla soglia riprendemmo a baciarci e la adagiai sulla sponda del letto. Avvinghiati l’uno all’altra retrocedemmo carponi fino a che non raggiungemmo la testa del letto dove erano ammassati i cuscini. Alzai le mie labbra dalle sue e la guardai un attimo nei suoi occhi azzurri. Mi sorrideva e non sembrava preoccupata da quello che stava facendo.
Le sganciai il reggiseno e le sfilai le mutandine lasciandola completamente nuda, alch&egrave mi adagiai sopra di lei. Il calore del suo corpo si confondeva col mio e la rotondità dei suoi seni morbidi accolse ben presto la mia bocca che prese a suggerli strappandole dei gridolini di soddisfazione.

Con la mano intanto ero sceso e avevo infilato un dito nella sua micetta che intanto si andava lubrificando. Greta mugolava ed allargava le gambe per farmi entare dentro con la mano che intanto aveva preso un ritmo farsennato, mentre la baciavo spingendole la lingua in gola.

Greta con una mano intanto si stava stimolando il clitoride e si vedeva che stava godendo. Il piacere le aveva rilassato i muscoli del viso, facendole sparire anche quelle poche rughe che aveva; ora sembrava vermanente dieci anni più giovane.
Tolsi la mano dalla sia fica e mia adagiai col bacino sul suo, assaporando il contatto dei nostri due sessi che erano in uno stato di eccitazione febbrile. Ci baciavamo dolcemente sulla bocca e sul collo, io tuffavo il mio viso nei suoi bellissimi capelli assaporandone il profumo quando presi con una mano il pisello e lo diressi verso la sua entrata.
Mi guardò un attimo e mi sussurrò all’orecchio

‘Fa piano però’

Entrai doclemente in lei che mi accolse come un guanto morbido, stavo scopando la mia professoressa nel suo letto matrimoniale!
Facemmo l’amore dolcemente per circa mezz’ora, quasi in silenzio; sentivo solamente lo sguish del mio membro che scivolava nelle sue carni umide che si contraevano all amia entrata. Greta aveva sollevato leggermente le gambe incrociandole dietro di me e spingendomi a lei con i talloni.
Era bellissimo fare l’amore con lei quel modo, così dolce e sensuale allo stesso tempo.

Greta gemeva sommessamente e ogni tanto sollevava la testa per farmi dono della sua bocca.
I nostri corpi erano sudati e tremanti dall’emozione. Greta venne un paio di volte stringendosi a me e affondando le sue unghia lunghe nella mia schiena. Poi capì che era arrivato anche per me il tempo di venire, quindi cominciò a muore il bacino seguendo il mio e prendendosi il pisello sempre più dentro fino al limite estremo della sua vagina, con un movimento ritmico che faceva toccare sommessamente la sponda del letto contro il muro producendo un rumore sordo.
Sentii che stavo per venire, quando cominciai a pomparla più forte chiamando ripetutamente il suo nome e allargandole le gambe con le mani.
Lei si strinse ancora più forte a me incollando il suo corpo al mio mentre subiva i miei ultimi colpi con dei piccoli gemiti.
Diedi le ultime botte e sentii il mio sperma farsi strada in lei, i fiotti caldi la stavano riempiendo e rimanetti dentro di lei finch&egrave potei per assaporarne il calore e l’umidità.

Dopo quella volta facemmo l’amore solo un’altra volta perch&egrave poi ripartì per la Germania, ma quei giorni furono indimenticabili.

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