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Racconti Erotici Etero

la donna del vizio capitale

By 29 Marzo 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

In una notte d’estate, è tardi, ed io seduto nella penombra della mia stanza, la tenda è mossa da un lieve scirocco, caldo ed umido, un vento del Sud, mentre passa alla radio un brano dalle morbide note che si intrecciano nel fumo denso della mia sigaretta. Tutto è calmo, il cielo è nero pece ma la luna risplende, fredda e rassicurante, accendendolo di un bianco candido. Le strade fuori sono deserte. Mi viene voglia di fare quattro chiacchiere in chat, quel mondo parallelo dove tutti posso essere tutto e diventare niente. Digito la parola chiave, si apre una schermata, scelgo il mio nickname, qualcosa di semplice, qualcosa che ricordi me, digito solo una ‘M’, una sola lettera dietro la quale si nasconde il mio universo e la mia identità. Altra schermata, resto in attesa, leggo, una volta sorrido, ma forse non è per me, non è quello che cercavo, non è quello che volevo. Il mio tempo scorre, sto per staccare la spina dalla mia esperienza virtuale quando, ecco, una piccola luce si accende, lampeggia, apro l’icona e:
– ‘Ciao, come mai il nick M.?’
– ‘ ‘ e tu perché hai scelto il nick di un vizio capitale?’
– ‘Perché senza vivere nel vizio, non si apprezza la virtù. Mi rispondi?’
– ‘Ho scelto questo nick perché non attira l’attenzione e mi permette di scegliere l’interlocutore’
– ‘Sei tu che scegli, o ti ho appena scelto io?’
– ‘Se ti ho risposto, ti ho scelto io. Scelto o scelta?’
– ‘Scelta, mi chiamo Vittoria, sono di Roma, ho 30 anni ‘ e scelgo io’
– ‘Forse perché ti hanno sempre permesso di scegliere, ti hanno sempre fatto credere che tu puoi decidere quello che vuoi, ma a volte succede di trovare qualcuno che ti dica cosa fare, perché farlo, quando farlo e ‘ se farlo’
– ‘Questo tipo di risposta, non so perché, è quello che mi aspettavo da uno con il tuo nick, forse per questo ti ho scritto ..’
– ‘Sei in cerca di qualcuno che ti dica cosa fare, perché farlo, quando farlo e se farlo?’
– ‘Sono in cerca di qualcuno che non abbia paura, che sappia decidere ‘ qualcuno di diverso’
– ‘Hai appena trovato qualcosa di diverso’
– ‘Cosa ci trovo in questo tuo mondo, signor M?’
– ‘Ci trovi una persona seduta alla sua scrivania, che ti vuol guardare negli occhi, che vuol prenderti la mano mostrandoti un mondo dove il contrario di quello che sembra è la regola ed il resto è l’eccezione’
– ‘Se vuoi puoi guardarmi negli occhi ‘ ti va?’
La donna del vizio capitale mi scrive il suo contatto, la aggiungo, non perde tempo e mi contatta inviandomi la richiesta per la webcam. Accetto. In una frazione di secondo si accende ed eccola, ha un volto. E’ bionda, capelli a caschetto, mi sorride, ha gli occhi color nocciola, svegli e luccicanti, labbra dischiuse, un viso liscio. E’ formosa, lo intravedo, e porta un laccetto di raso nero al collo con un pendente d’argento. Comincia a scrivere e:
– ‘Ora sei tu che sei entrato nel mio mondo, Mr. M., però vorrei sapere tu come sei fatto, accendi la tua webcam’
Non amo che mi si dica cosa fare, non l’ho mai permesso e non lo permetterò a lei, devo condurre io, sempre e comunque:
– ‘Vuoi vedermi? Chiedilo come se davvero fosse la cosa che più desideri ora’
– ‘ M. ‘ dai, fatti vedere, ora sono curiosa’
– ‘No, ho detto chiedilo come se davvero lo volessi, voglio sentire la Femmina che mi sa convincere’
– ‘Una femmina, non a caso scrivi una femmina ‘ sorride – Scommetti che qui c’è una femmina che ti sa convincere?’
– ‘Hai perso in partenza, scommetto proprio per questo’
– ‘Voglio giocare a carte scoperte, per convincerti dimmi cosa ti piace, anche se ho già capito ‘hai scritto femmina, non donna’
‘Se hai capito, perché me lo chiedi ‘ non credo che avrai risposta a questa domanda’
La donna del vizio capitale, si alza, la mia sensazione era giusta, è formosa, non molto alta ma molto carina, è armoniosa, morbida, ha un jeans ed una camicia bianca, mi fa segno con la mano di attendere e per qualche minuto scompare dalla mia visuale, lasciandomi vedere la sua stanza. Una stanza semplice, sui toni del rosso, un letto matrimoniale, alcuni quadri. Io resto in attesa, continuo a fumare la mia sigaretta e penso tra me e me ‘se ha davvero capito cosa mi piace ‘ merita’. La donna dal vizio capitale torna. Di quello che aveva indosso prima ha tenuto solo quel laccetto di raso nero, il resto è cambiato, come è cambiato il suo sguardo. Ha indossato per me un paio di scarpe nere di vernice con il tacco sottile in ferro, calze autoreggenti nere a rete, un perizoma nero, di quelli sottili con un cuoricino in strass dietro, ha un reggiseno nero in velo. Ha un seno stupendo, una sesta almeno, ma assolutamente sodo e pieno, si muove sicura di se, si avvicina e:
– ‘Mr M. ‘ pensi che adesso io possa meritarmi di vedere come sei fatto? Scommetto che ti piace tutto quello che indosso e quello che stai vedendo ora’
– ‘Un punto per te, adoro i tacchi, adoro le calze a rete, e mi piace quello che vedo. Ho sempre avuto molta passione per le donne che sanno valorizzare la loro femminilità così e tu ‘ sei molto eccitante così’
– ‘Ma non è ancora abbastanza, vero? Dimmi quello che devo fare’
– ‘E se non ti piacesse quello che voglio io?’
– ‘Dimmi cosa devo fare ‘ ‘
– ‘Voglio, ora, che togli il reggiseno, che vai sul letto e ti siedi, voglio che apri le gambe e che tieni lo sguardo basso, hai capito tutto bene? Non devi neanche sfiorarti, devi solo farti guardare’
– ‘Si ”
La donna del vizio capitale ora ha capito, il suo sguardo è pino di voglia, il suo viso non ha più quel sorriso di consapevolezza, quel sorriso tenue di prima, ora deglutisce ed il suo respiro e più pesante, quasi affannato. La donna del vizio capitale è eccitata ‘ e vuole farmi vedere quanto. Si alza, si gira ed incede verso il suo letto. Il suo corpo mi eccita, vedo il filo del perizoma solcare le natiche, lo vedo incunearsi, entrare nel lato più segreto e nascosto, ha un bel modo di camminare, sui suoi tacchi a spillo. Arriva davanti al letto, si ferma, slaccia il reggiseno, lo lascia cadere ed esegue parola per parola tutto, senza paure. Io resto ad ammirarla, è davvero bellissima, ha i capezzoli duri, ora li vedo, tirano la pelle chiara che li circonda. La donna del vizio capitale si sfiora tra le gambe .. lievemente e guarda fisso nell’obiettivo della webcam. Ha trasgredito, le avevo detto di non toccarsi e so che lo ha fatto di proposito, vuole provocarmi, vuole vedere se davvero sono io a condurre questo gioco, vuole testare le capacità emotive del suo interlocutore. La apprezzo, ha coraggio, ma non posso consentirle di non ubbidire, non posso permettere che decida lei del suo corpo. Ora è mio. Le scrivo, si alza di corsa e si mette a sedere:
– ‘Ora mi potrai vedere, ma ”

Continua ‘

– ‘Ora mi potrai vedere, ma hai violato la regola, ti avevo detto di non sfiorarti ed invece non hai fatto la brava bambina. Da questo momento esigo che tu rispetti quello che ti dico. Ti chiedo e voglio disciplina, altrimenti vado via’
– ‘No, dai resta. Mi sto bagnando, ti giuro mi sono solo sfiorata, non ce la facevo, scusami davvero. Resta però, non lasciarmi così ‘ ‘
– ‘Devi comprendere cosa accade quando non ascolti. Ti ho già detto che arriva un momento nella vita in cui qualcuno ti dirà cosa fare, quando farlo, perché farlo e ‘ se farlo. Per te, ora, è arrivato questo momento. Togli il perizoma, muoviti’
La donna del vizio capitale si passa la lingua sulle labbra, poi morde il labbro inferiore, fissa la webcam in modo diretto, non c’è un filtro, lo ha spezzato, non c’è una barriera, l’ha travolta, la realtà virtuale si avvicina a quella reale, i due mondi si sovrappongono nella sua testa, nella mia mente, lei sente che io sono, avverte cosa sono, io sento che lei è. Serra le labbra, chiuse ed impenetrabili, strette nella passione, quasi a non voler lasciar scappare neanche un respiro per fermare quel momento. Si alza, si sposta nel centro della stanza e lentamente sfila il perizoma, lo lascia scivolare sulle sue calze, tiene di poco le gambe aperte, le vedo che fanno pressione sui tacchi, tremano. E’ così come mi aspettavo, del tutto depilata, ha una fica liscia, è stata da poco rasata. Sporgono di poco le grandi labbra ed il suo clitoride spunta in modo impercettibile: quel piccolo lembo di carne dal quale, di li a poco, sarebbe esploso il suo piacere in liquidi umori colanti ed in gemiti strozzati. Si lascia ammirare, si gira e si rigira, fa un piccolo piegamento, il suo seno, le sue tette scendono e restano sospese, le afferra con le mani, mi fissa ancora. Ora ha soltanto le calze ed i tacchi, quelli non li dovrà mai togliere, adoro quella nudità prorompente incorniciata nell’emblema dell’essere femmina. Si avvicina ed aspetta. Non scrivo. Lei non scrive, è del tutto immobile, attende. Accendo la mia webcam, lei accetta, ho anche messo in funzione l’audio, lei lo sa. Si accende, vengo proiettato nella sua stanza, mi riverbero nei suoi occhi, sono parte della sua notte, visibile e desiderabile. Eccomi, in bianco e nero, nitido in un cono di luce, porto una camicia bianca, di poco aperta, il contrasto con la mia carnagione scura è aperto, evidente. Barba appena accennata, capelli rasati, nero corvino, come quegli occhi che la fissano, che forse la intimoriscono. Lei mi guarda, il suo sguardo chiede ‘ancora’, e sarà accontentata, ne avrà ancora, ed ancora, ed ancora fino a quando non implorerà basta. Adesso le parlo, sente la mia voce, tuona nel silenzio della sua casa, la mia voce pacata e netta:
– ‘Mi puoi ascoltare e mi puoi vedere. La tua punizione è giunta, da adesso il tuo nome sarà troia e da adesso tu sarai la mia troia. Hai capito? Ripeti’
– ‘Sono una troia ”
– ‘Forse non hai capito bene allora ‘. Devi ripetere quello che ti ho detto, troia, esattamente quello che ti ho detto’
– ‘Da adesso mi chiamerai troia e da adesso sarò la tua troia. Cosa vuoi che faccia per te la tua troia?’
– ‘Prendi del ghiaccio, per ora’
Lei esegue, torna con del ghiaccio, attende.
– ‘Passalo sul corpo e poi cui capezzoli, lascia che diventino duri, voglio che crescano, poi ti dirò cosa fare’
Quella che era la donna dal vizio capitale e che ora è del tutto nelle mie mani, irrinunciabile oggetto di piacere, troia, prende il ghiaccio e comincia a passarlo su tutto il corpo, sulle gambe, lasciando traccia sul nylon delle sue calze, giunge alla fica dischiusa, ha un sussulto. Cerca di farlo scivolare rapidamente altrove, ma incontra il mio sguardo severo, ritorna subito sulla sua fica, chiude gli occhi, respira in modo irregolare, è scossa da un fremito lieve, ha la fica molto sensibile ed il ghiaccio diventa come un fendente che la percorre, i suoi sono brividi. Sono un bastardo. Lascio che resti sul clitoride per circa tre minuti, immobile, intanto si morde le labbra ed io la guardo fumando una sigaretta, anche io immobile, quello che lei sta facendo non è per il mio piacere, ma per il suo, quindi non deve esserci nessuna mia reazione. Non accenna a desistere. Piego la testa, di poco, le dico al microfono
– ” prosegui’
Solo allora sale, è all’addome, lievemente sporgente, mentre una goccia cola dal suo sesso e si posa sul pavimento. Ecco che arriva ai capezzoli. Tiene con una mano un suo seno alzato, rivolto verso di me, passa e ripassa il ghiaccio ed intanto ha la lingua fuori, cerca di leccare il capezzolo, vuole sentirsi desiderata, di un desiderio che sa esserci nel mio sguardo, ma che non le farò mai sentire apertamente. Il ghiaccio intanto è quasi del tutto sciolto ed i suoi capezzoli diventano scuri, turgidi, dritti sono al massimo. Proseguo al microfono:
– ‘Prendi un foulard, bendati e poi ti dirò come inginocchiarti’
– ‘Voglio vederti, lasciami vedere i tuoi occhi, non farmi bendare ”
Accenna una reazione, ma neanche lei crede nei risultati che non otterrà, da sola comprende, si rassegna, ed altrimenti non potrebbe fare. Senza neanche attendere la risposta che le sarebbe giunta, si gira, ed io vedo la pelle d’oca su tutta la sua schiena, va verso un cassetto e prende un foulard. E’ nero, un velo, e di quel velo la mia troia si cinge il volto, ora sente solo la mia voce e da quella voce dipende. Nonostante io le abbia inibito ogni pensiero, ogni reazione, ogni azione, ogni volizione diversa da quella che io le ordino, nonostante i suoi occhi non possano più vedere con chiarezza cosa è diventata per me e cosa sta facendo, è presente più che mai ed attende.
– ‘Abbassati sulle tue gambe ed aprile, ora puoi toccarti, ma non devi godere’
Come se avessi dato acqua ad un assetato, cibo all’affamato. Si abbassa sui suoi tacchi, divarica le gambe, è totalmente esposta, la fica è lucida, è oscenamente bagnata. Non desiderava altro che potersi dar sollievo. Infila la mano tra le cosce, tiene la bocca aperta, in una smorfia eccitante, si carezza lievemente, prima, torturandosi con le dita dell’altro mano un capezzolo, poi comincia a strofinare forte, velocemente, è in preda alla furia. Infila un dito, entra immediatamente. Ne infila due, entrano anche questi. Poi tre. Si sta scopando la fica a cosce aperte, bendata, sola nella sua stanza, davanti ad uno sconosciuto che le ordina quando e se godere. Sento i gemiti farsi più forti, la frequenza dei suoi mugolii aumenta. Non voglio che venga, non è quello che le ho chiesto e non deve prendere iniziative. Il mio cazzo intanto è diventato duro, ma non ho intenzione di farle vedere il risultato della sua sottomissione, lo lascio pulsare nei miei boxer: ho il controllo di me stesso, della situazione ‘ e della mia troia. Le ordino al microfono:
– ‘Basta, non toccarti più’
– ‘Ti prego, fammi venire ”
– ‘Non è il momento’
– ‘Ti prego, non ce la faccio, mi fa male la fica, fammi venire’
– ‘Chiedilo come devi, e forse ti accontento’
– ‘Fai godere la tua troia, sono una puttana, sono una cagna, godo perché mi tratti così, insultami, fammi sentire usata, voglio delirare, ho la fica che è un lago e voglio urlare, fammi urlare ti prego, voglio urlarti quanto sono porca con quattro dita nella fica, voglio sentirla scoppiare mentre è piena, pensando che questa mano sia la tua. Non merito il tuo cazzo, ma fammi felice, fammi sognare che questa mano che mi sta scopando sia la tua. Abusa anche del buco del mio culo, fai quello vuoi, scopami la bocca, frustami, ma ti prego, ti prego, ti prego fammi godere’
Ti prego, ha ripetuto ti prego tre volte, non posso sottrarmi, ne ha davvero bisogno.
– ‘Non con le mani, allora, vuoi sentirti piena? Voglio vederti piena ‘ sfondati’
La troia capisce al volo, sa che il compromesso per godere è sottomettersi ancora, resta lucida quel tanto che basta per capire che ora c’è un solo modo per arrivare a quell’orgasmo, l’oggetto della sua preghiera, ciò per cui mi implora. Prende un fallo di plastica – non mi stupisce che abbia una cosa del genere, non credevo lo avesse, ma non mi stupisce affatto – uno di quelli con la base a ventosa. E’ nero, molto grande, molto largo, una riproduzione perfetta di un cazzo vero. Lo pianta al pavimento, il luogo dove l’ho confinata e dove deve stare. Neanche osa chiedermi di godere in modo più dignitoso, sul suo letto o sulla sua sedia: il suo posto è il pavimento, ed è li che voglio veder grondare i suoi umori. Con gli stessi movimenti di prima si abbassa, lentamente, barcolla sulle sue gambe provate dallo sforzo e dalla tensione. Non lo infila, lascia che l’entrata della sua fica resti a contatto e sfiori con la cappella di quel cazzo finto. Attende l’ordine. Come ad una frontiera, si attende l’ordine del passaggio. L’ordine arriva dopo qualche tempo. Un tempo per me di estremo piacere, appagante, scandito dal desiderio di abusare di lei, per lei è attesa angosciante.
– ‘Infilalo.’
Come se qualcuno l’avesse spinta, forzata, costretta a violarsi, si pianta il fallo dentro, quasi fino alla base, in un colpo solo. Scompare, lasciando traccia solo nel suo più intimo orifizio. Un lungo, continuato gemito. Risale, il cazzo è del tutto ricoperto di umori, bagnato, fradicio, lo ha marchiato con il suo piacere ed ora odora di lei. Il suo sguardo è estasi pura, il nirvana, è giunta in un altro mondo, un mondo dove ‘il contrario di quello che sembra è la regola ed il resto è l’eccezione’, ed ora vuole restarci, vuole sorpassare ed infrangere ogni pudore, ogni decenza. Mi è grata. Comincia una danza, il rito, una vera amazzone, una sacerdotessa che si muove ed usa il suo corpo per una liturgia divina e propiziatoria, risalente a tempi immemori. Su di lei gli occhi del suo Dio, sicuri e rassicuranti. La testa va indietro, le mani afferrano i seni, poi accarezzano il ventre, si dimena su quel membro immaginando che sia il mio. Tutto intorno il silenzio è spezzato dal suo piacere, è pronta ‘ la mia troia è pronta. Ma lei lo sa, deve chiederlo, così come le è stato detto. Tenta di parlare, non ci riesce, esce dalla sua bocca un suono confuso. I capelli sono davanti agli occhi, arruffati e bagnati, il suo corpo è imperlato di sudore. Praticamente sta trattenendo il fiato, è rossa in viso, lo stesso colore del suo sesso. Riprova a chiedere:
– ‘Fa .. mmmmm ‘ fammiiii god”’.aaaaaahhh ‘. fammi godereeeeeehhh’
– ‘Non riesco a capire cosa desideri, ripeti’
– ‘Fammi ‘. Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah ‘ fammi godereeeeeeeeee’
– ‘Sei una troia, vogliosa ed aperta e, quindi, come una troia ora ti inculi, devi godere con il culo pieno’
E’ sfinita. Ma sapeva che lo avrebbe dovuto fare. La larghezza del cazzo di gomma è notevole, ed anche se la sua fica è molto aperta, anche se riesce a prenderlo tutto dentro ed a tenerlo ben piantato fino a lambire l’utero, è davvero provata. Questo non la ferma, si inumidisce due dita, bagnandole con la saliva, ci sputa quasi sopra, e sempre tenendo il cazzo finto nella fica, prova ad infilarsi le dita nel culo. Non riesce, la posizione è troppo scomoda.
– ‘Non riesco ad incularmi così, ma ho voglia di sfondarmelo, fammi mettere a pecora, ti prometto che non mi tolgo il cazzo dalla fica, lo tengo tutto dentro per te, ma fammi mettere a quattro zampe, come una cagna in calore, così vedrai come è largo anche il mio buco’
L’idea di vederla così mi piace, le dico che può farlo. Si alza, stacca il cazzo dal pavimento, lo lecca, assapora il frutto del suo piacere, beve i suoi umori, così come li berrei io, si gira verso la webcam con il culo, lo apre, lo divarica con le mani quasi a squarciarlo, lo dilata, è stupendo. Vedo le unghie che graffiano le natiche, ora ha capito che il dolore è la via che la condurrà al piacere ed ha intenzione di percorrerla tutta. Vedo il suo buco, è perfettamente rotondo, dischiuso, è rotto, si vede che si è fatta montare nel culo più di una volta. Si rinfila il cazzo di gomma dentro la fica e senza attendere un secondo si riempie con due dita il culo. Le dico di girarsi, voglio vedere la sua faccia. Esegue. La scena mi fa battere il cuore e sento che la mia cappella batte contro il jeans nero che indosso. I bottoni si tendono. La mia attenzione è tutta per lei. Sento dolore anche io. Lei è a pecora rivolta verso di me, le tette che pendono, quelle tettone che penzolano e che si muovono al ritmo della sua inculata, gli occhi sono chiusi ed il suo lamento è ‘. gelido. Il suo culo è violato. Le chiedo di dirmi cosa sta facendo, lei mi risponde:
– ‘Mi sono infilata due dita, ora sono tre, nel culo e me lo sto spaccando, mi sento piena come una zoccola, dimmi che sono la tua zoccola, trattami come una puttana di strada, la tua zoccola rotta in culo, vorrei che tu fossi qui a montarmi mentre mi tengo dentro un cazzo in fica, mi devi tirare i capelli, mi devi usare, sputami, offendimi, oltraggiami, usami nei miei buchi per godere, riempimi come vuoi, sono solo tua’
Non le dico nulla, ma lo penso. E’ esattamente così, davanti a me c’è la mia zoccola con il culo pieno che non aspetta altro che godere. La farò godere, è stata brava e lo merita. Il suo aguzzino deve riconoscere il merito di chi si è saputa guadagnare ciò in cui sperava.
– ‘Godi troia, ora puoi godere ‘.’

Continua ‘

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