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Racconti Erotici Etero

La festa di compleanno.

By 13 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Aveva deciso di organizzare il suo compleanno in una discoteca invitando tutte le persone che conosceva, incluso me.

-“Come non vieni??? ma non puoi mancare al mio compleanno, è da un sacco di tempo che non ci vado e voglio che ci sia anche tu!”
-“eh guarda.. te l’ho detto, ho appena passato l’influenza e non mi sento al massimo della forma, non vorrei ammalarmi”
-“ma come… uffa.. non puoi dirmi così, puoi venire lo stesso senza scatenarti troppo.”
-“dai, oggi dormo un po’ e vedo come sono messo stasera, ti so dire”
-“oooook dai, a più tardi.. aspetto tue notizie..” e salutandomi con un tono triste chiuse la telefonata.

Quando voleva sapeva essere una vera rompipalle, non ero stato male in realtà, ma non avevo la minima intenzione di partecipare alla sua festa, non me ne fregava assolutamente nulla di lei.

Nell’ultimo mese avevo riflettuto molto sull’evoluzione del nostro rapporto, soprattutto dopo che l’avevo spinta a fare sesso con me nonostante avesse un ragazzo, come potevo definirmi suo amico dopo un tale comportamento?

Mi ero consultato con Luca, amico d’infanzia con cui sapevo di poter parlare a ruota libera di qualsiasi cosa, e la sua diagnosi fu tanto rapida quanto veritiera.
-“Sei uno bello stronzo, ti fingi amico suo solo per garantirti un buco facile da scoparti, fai bene ahah.”
-“faccio bene? ma non è un comportamento corretto…”
-“ma va ma va, siam giovani, pure io tradisco il mio ragazzo eppure vivo benissimo comunque.. c’est la vie!”
Era l’unica persona con cui potevo parlare a ruota libera, allo stesso modo con cui lui confessava le sue avventure omosessuali, nessun pregiudizio tra noi, questa era la vera amicizia.

Accettai la realtà, Elena per me era soltanto un buco facile e io ero uno stronzo che si approfittava dei suoi sentimenti, che importanza poteva avere per me partecipare al suo compleanno? nessuna e anzi, non volevo alimentare ulteriormente le sue aspettative di amicizia partecipandovi.

Il mio programma della serata era semplice: relax totale sul divano accompagnato da birre e film, la mia maggiore aspettativa era l’ozio totale.
Alle nove di sera le inviai un sms “mi son svegliato adesso, sono KO. Mi dispiace davvero di non poter venire ma proprio non me la sento.. buona serata e auguri!”
Non ricevendo risposta supposi che si fosse offesa, ma sinceramente, me ne fregava veramente poco e mi sentivo pure fiero di ciò e sdraiandomi sul divano mi dedicai alla visione del mio film preferito, Matrix.

Era quasi la mezzanotte, il primo film della trilogia era finito per cui mi stavo dedicando alla visione di quello successivo, quando vibrò il telefono, un sms “guarda fuori”.
Mi alzai rassegnato dal divano pensando “oh no, vorrà mica convincermi a venire in discoteca, che palle di ragazza..” e infatti affacciandomi la trovai là fuori a farmi ciao con la manina.

In fondo avrei dovuto pensarci, la mia abitazione era sulla strada per raggiungere la discoteca, il rischio che passasse da me c’era, ma non la credevo disposta a tanto.
-“Be che ci fai qua? e i tuoi invitati li lasci soli??” le chiesi aprendo la finestra.
-“Ma sei stupido??! in discoteca ci si va dopo l’una di notte, sono in largo anticipo, dai fammi entrare!”
Chiusa la finestra, feci scattare l’apriporta dal comando del citofono, dandomi dello stupido perchè non mi ero finto addormentato, nel frattempo lei aveva già raggiunto la porta entrando.
Nel buio del cortile non avevo badato ai suoi vestiti, ma ora , illuminata dalla luce della mia camera rimasi senza parole mentre lei sorrideva conscia dello stupore che provocatomi.

-“ma.. ma……ma….”
-“sai dire solo ma? non ti piace il mio vestito? almeno per il mio compleanno volevo indossare qualcosa di originale.”

Tolta la giacca, girò su se stessa per mostrarmi meglio il suo vestito: un corpetto in pelle nera con degli inserti viola le stringeva il seno sollevandolo, sulla schiena dei lacci ben stretti le sostenevano il vestito che scendeva aprendosi in una gonna corta nera in stoffa. Ai piedi, dei stivali in pelle con un tacco che stimai essere almeno di dieci centimetri, la sollevavano da terra facendole risaltare ulteriormente il suo culo.

-“a parte sbavare sai dire anche altro?? tipo se vieni o no?”
-“ehm no te l’ho pure scritto, non hai letto il messaggio, non me la sento di venire.”
-“ma insomma perchè?! non ti vedo messo male, anzi sei in forma come l’ultima volta..”

Il suo riferimento era chiaro, esattamente un mese prima l’avevo spinta a tradire il suo ragazzo scopando con me in quella stessa stanza.

-“ti ho detto di no, e poi non sono neanche lavato, dovrei farmi una doccia..” ero infastidito dalla sua insistenza.
-“oh quante scuse hai.. ti devo convincere con la forza?” avanzando verso di me, mi ritrovai spalle al muro.
-“no, non c’è ne bisogno..”
-“secondo me invece sì, non ti piaccio vestita così?” così dicendo si appoggiò a me, strusciandosi e facendomi sentire le sue tette contro il mio petto “ti serve la giusta motivazione lo so…” miagolò, poi girandosi prese a strusciare il suo bacino contro il mio pacco, provocandomi un erezione che non si lasciò sfuggire, “credo che il tuo uccello abbia già cambiato idea, e tu?”
Ero arrabbiato, stava giocando sporco tentando di convincermi in quel modo, ma se era disposta a tanto, perchè non ne approfittare? Non avrei comunque cambiato decisione.

Le infilai una mano sotto la gonna iniziando a palparle con forza il culo mentre con il braccio la tirai a me.
-“Uh eccolo lo stallone che finalmente si sveglia” disse compiaciuta.
-“si, e ora ti scopa!” le risposi. Girandola la spinsi contro il muro, quindi mi liberai l’uccello dai pantaloni della tuta.
Normalmente, l’avrei preparata alla penetrazione soltanto dopo un attento lavoro di lingua, ma non quella sera, dovevo punirla, non farla godere.
Le sollevai la gonna, scostai il tanga quel poco che bastava, bagnai la cappella con un po’ di saliva e allargandole le grandi labbra puntai dritto sulla sua patata spingendo con decisione.
Non le diedi tempo di reagire, si irrigidì dal dolore non essendo stata riscaldata a dovere.

-“ehi ahi che modi… fai piano mi fai male!”

Ma i suoi lamenti erano musica per le mie orecchie, pure a me faceva male la mancata lubrificazione, ma la rabbia era più forte e godevo della sua sofferenza.
Dopo i primi colpi di bacino la sentì ammorbidirsi iniziando a partecipare alla danza, sostenendosi con le mani appoggiate al muro e rispondendo alle mie spinte.

-“sei il mio cazzo preferito.. ti adoro”
-“e tu sei una puttana..” facendo seguire al mio insulto forti schiaffi sul suo bel culo rotondo.
-“Ahi sì… oddio si.. solo con te.. stai attento, non rovinarmi il vestito però… mmm”

Nonostante l’eccitazione ero troppo su di giri, la rabbia non era passata, inoltre non ero ancora soddisfatto della punizione che volevo darle.

-“allora… ci vieni alla mia festa?”
-“ma, forse… non mi hai ancora convinto abbastanza” mentì spudoratamente.

Liberandosi dalla mie mani che le tenevano stretto il culo, si voltò e prendendomi per un braccio mi trascinò per la camera spingermi sul divano e inginocchiandosi tra le mie gambe.

-“Dici che un pompino ti potrebbe convincere?”
-“forse… potresti provare”

Non attese oltre e sfilatomi tuta e boxer, mi sollevò l’asta ma anziché prenderla in bocca, scese a leccarmi le palle come una gatta che beve il latte, una sensazione nuova mai provata prima, facendomi sbavare dal piacere.

-“mmm… e questa?”
-“me l’ha insegnata il mio ragazzo, ti piace?”
-“uh sempre più puttana, continua..”

La pratica durò qualche decina di secondi durante i quali per agevolarla allargai per bene le gambe sollevandole. Sentivo la sua lingua passarmi a pennello da un testicolo e l’altro, insalivando tutto il mio scroto mentre con le mani mi massaggiava l’uccello.
Ero allucinato, mi sentivo sopraffatto da lei, magnifica nella sua pratica, mi stava portando al culmine dell’eccitazione, ma ricordando il mio obiettivo, decisi di prendere io il comando.
Mi chinai un poco in avanti e tirandola per i capelli la spinsi sul mio cazzo, intuendo le mie intenzioni aprì la bocca accogliendo il mio uccello. Non la lasciai libera di muoversi però, le mie mani guidavano la sua testa obbligandola a seguire il ritmo che io imponevo, all’inizio delicato, poi più forzato. Dopo qualche istante cerco di contrastare la forzatura nella vana speranza di poter prendere fiato, ma ottenendo soltanto l’effetto contrario di eccitarmi di più, non volevo lasciarla fermare, la stavo letteralmente scopando in bocca, e nonostante i suoi tentativi di liberarsi, non accennavo a smettere.
Era difficile trattenerla, provava con tutte le sue forze a divincolarsi battendomi con le mani sui fianchi, fortunatamente per lei il mio orgasmo arrivò presto, e bloccata sul mio cazzo, la obbligai ad accogliere in gola il mio sperma provando un’esplosione di piacere unica, una esperienza nuova, poche altre volte avevo goduto in quel modo.

-“ingoia tutto” Le dissi permettendole di sfilarsi un poco ma con ancora la mia cappella tra le mie labbra.
Fece quanto richiesto, solo piccole gocce di saliva le scesero dalle labbra. Soddisfatto di ciò finalmente mollai la presa dalla sua testa.

Si liberò tossendo dal mio uccello, ebbe pure qualche conato di vomito, infine si riprese e con sguardo di fuoco mi disse:
-“ma che cazzo fai?! sei coglione!? lo sai che odio ingoiare, non l’ho mai voluto fare! ma che ti ha preso? e poi mi stavi facendo soffocare, sei uno stronzo!”
Avevo finalmente raggiunto il mio scopo, scoparla e usarla per il mio piacere umiliandola, non mi importava di lei, ne del suo cazzo di compleanno.
-“Sì ne avevo voglia, non ti è piacuto???”
-“No stronzo che non sei altro, lo sai che è l’unica cosa che mi fa schifo, vaffanculo! Almeno ci vieni alla mia festa?”

La guardai, ancora inginocchiata davanti a me, rossa dal precedente soffocamento e dalla rabbia, vulnerabile.

-“Assolutamente no”.

La mia risposta la pietrificò, rimase a fissarmi cancellata di ogni emozione. Avevo distrutto la sua essenza, la sua vitalità, la sua energia con quel trattamento.

Non l’accompagnai neanche all’auto, uscì da sola in silenzio, in fondo dovevo ancora finire di guardarmi la mia trilogia.

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