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La mia inquilina, una prof universitaria – Prima parte – Prologo

By 23 Marzo 2023No Comments

Salve a tutti sono un uomo che ormai ha superato la sessantina, sono pensionato e vedovo da una ventina di anni e dopo un paio di relazioni finite, purtroppo, male ora vivo da solo in una piccola villetta, in una cittadina tranquilla del centro Italia.
Prima d’iniziare il racconto vi devo informare che tutti i fatti narrati sono veri e sono decisivi per quello che è stato l’evento che ha cambiato radicalmente la mia vita.
Le fasi iniziali del racconto, forse, non sono molto erotiche, ma sono essenziali per capire ed arrivare all’epilogo.
Come ho detto vivo solo e alla mia età la solitudine è una brutta cosa da sopportare e dopo un periodo iniziale di euforia, ora vivere così è diventato veramente pesante.
Per questo motivo ho deciso di affittare una parte della casa.
La mia casa è a due piani, sopra c’è il mio appartamento e al piano terra una spaziosa stanza con bagno, oltre alla lavanderia e al garage.
Visto che la cittadina dove abito dista pochi chilometri da una famosa università, ho messo un annuncio per cercare uno studente che volesse affittare la stanza.
Dopo alcune telefonate e visite infruttuose, un giorno ricevo una telefonata da una signora interessata.

-“Pronto, buongiorno, chiamo per l’annuncio della stanza se ancora disponibile”.
-“Sì è ancora disponibile”.
– “Bene, io sarei interessata. Ho letto che lei cerca uno studente, in effetti. io sono una professoressa, docente all’università, mi sono trasferita da pochi giorni e in attesa di trovare una sistemazione definitiva ho bisogno di un punto di appoggio non lontano dall’università. La può interessare?”
-“Certo, mi dica quando vuole venire a visitarla”.
-“Anche oggi pomeriggio, dopo le lezioni, se lei è disponibile”.
-“Benissimo, io sono quasi sempre in casa, l’indirizzo è via ….”.
-“Bene a oggi “.
Riattacchiamo ed io penso che forse una persona adulta sarà meglio per me, di un giovane, visto il mio tenore di vita; speriamo solo che non sia una zitella racchia.
All’ora stabilita sento suonare il citofono, rispondo e dico di salire.
Mi faccio trovare sulla porta ad attenderla.
Quando arriva, rimango per un attimo basito.
Davanti a me si presenta una donna sulla quarantina, capelli castano chiari, occhi marroni, non tanto alta, forse sul metro e sessanta o poco più, con un soprabito leggero lungo sotto al ginocchio.
-“Buonasera, mi chiamo Cristina M”.
-“Piacere, io sono Mauro M., prego si accomodi”.
Lei entra e comincia a guardarsi attorno
-“Prego, mi dia il soprabito”.
Lei lo sfila e mentre lo prendo l’avvolgo con lo sguardo.
Ha una bella figura, snella, ma con le curve al punto giusto; veste un tailleur attillato grigio gessato, con pantaloni e scarpe con tacco da 10-12. Quando si gira, vedo che sotto la giacca ha una camicetta bianca sbottonata fino all’attaccatura dei seni, che posso indovinare piccoli ma rotondi.

-“Si accomodi, posso offrirle qualcosa? Un caffè, un the, dell’acqua?”
-“Un the andrebbe bene, grazie” – mi risponde sedendosi sul divano.
Quando si siede, l’orlo dei pantaloni scopre delle caviglie sottili.
-“Ha proprio una bella casa” – dice – “sembra molto accogliente”.
-“Grazie” – rispondo mentre mi do da fare col bollitore.
-“Dunque mi diceva che lei à arrivata da poco all’università” – domando – “ed intende stabilirsi qui?”
“Sì, sono arrivata la settimana scorsa ed ancora alloggio in un B&B. Mi è stata proposta una stanza negli alloggi dell’università, ma io preferisco non mischiare il lavoro con la vita privata”.
Le porgo la tazza del the e mi siedo davanti a lei.
-“Posso chiederle come mai questo trasferimento?”
-“Certo. Vede io ho appena divorziato da due mesi, lavoravo all’ International University College di Torino, ma dopo il divorzio, approfittando dell’inizio dell’anno accademico, ho chiesto il trasferimento per cambiare aria ed ambiente, mi hanno proposto C. ed ho accettato”.
-“Ha fatto bene, questa è una bella regione, tranquilla, l’ideale per riprendersi dopo un’esperienza negativa come il divorzio”.
Finisce il the e si china in avanti per appoggiare la tazza sul tavolino offrendomi una bella visione della scollatura, che si allarga lasciandomi intravedere i seni che, come avevo intuito sono piccoli, ma sono rotondi e sembrano sodi e, in più non vedo nessun bordo di reggiseno; ondeggiano liberi !!!
-“Venga” – le dico riprendendomi dalla sorpresa – “le mostro la stanza”.
Lei si alza ed io le faccio strada sulla scala interna che conduce al piano terra.
Arrivati al disimpegno apro la porta della stanza e la faccio entrare.
-“Come vede la stanza è grande, l’ho divisa in due con questo armadio, così da una parte c’è la zona notte con il letto e di qua come un piccolo ingresso utilizzabile per altri scopi, come studio, disimpegno per un altro letto e così via. La parete di fondo è tutta vetrata per dare luce e le porte sono scorrevoli, mentre nelle imposte è ricavata la porta per l’ingresso indipendente”.
-“Molto bella e spaziosa”.
-“Venga, le mostro il bagno”.
Entriamo nella sala da bagno.
-“Il bagno è anch’esso spazioso e con tutti gli accessori, unica pecca è cieco, senza finestra, ma c’è un ottimo sistema di aerazione. Sulla parete di fondo, divisa da una porta a soffietto, c’è la lavanderia con la lavatrice e asciugatrice, che potrà utilizzare quando vuole. La lavanderia comunica con il garage, così se anch’io devo utilizzarla non la disturberò passando. Beh, che ne pensa?”
-“Penso che è molto confortevole e per me va benissimo, finché non trovo un’altra sistemazione definitiva, ci resta solo di accordarci sul prezzo”.
-“Beh, io pensavo a 400 euro al mese comprese le spese di elettricità e l’uso della cucina, pulizie escluse. In più, se lei è interessata, in garage ho una scrivania, che era di mio figlio, e se vuole posso montargliela nella zona disimpegno, così potrà lavorarci”.
-“Magnifico, l’affitto va bene, ok per la scrivania e, per caso non avrebbe anche una libreria? Sa io ho molti libri che mi servono sul lavoro”.
-“No, mi spiace, ma l’armadio è molto grande e, almeno che lei non abbia un guardaroba imponente, può sistemarli lì”.
-“Benissimo, Quando posso venire?”
-“Quando vuole”.
-“Ok facciamo questo weekend?”
-“Perfetto”.

Il sabato pomeriggio successivo, Cristina arrivò con un’utilitaria carica di bagagli.
L’aiutai a scaricare due valige, qualche portabiti ed un piccolo baule.
Il baule era pieno dei suoi libri e dispense e pesava moltissimo, decidemmo,quindi, di vuotarlo poco alla volta per alleggerirlo.

-“Visto che è già tardi e lei deve prepararsi per la notte, la invito a cena di sopra, Sto preparando del pesce al forno con patate arrosto, le va?”
-“Perfetto, lei è troppo gentile, grazie”.
-“Ok, l’attendo verso le otto, prenda pure la scala interna per salire”.
Mi sorride e alza il pollice.
Puntuale, alle otto, la sento salire la scala.
-“Buonasera, Sono puntuale? Mi sono vestita in modo informale, spero vada bene”.
Indossa un paio di jeans attillati ed un maglioncino verde, anch’esso attillato, che mette in risalto i suoi seni, che ancora una volta ondeggiano liberi, e mocassini ai piedi.
-“È perfetta e molto carina”.
-“OOhh grazie, lei mi adula” – scherza sorridendomi.
-“Dico solo la verità. Il pesce è quasi pronto, mentre aspettiamo gradisce un bicchiere di vino bianco?”
-“Oh grazie, ne ho proprio bisogno, sono un po’ stanca e un buon bicchiere è quello che ci vuole”.
Verso il vino ed alziamo i bicchieri.
-“Alla nostra conoscenza e alla nostra futura coabitazione. Che ne pensa se cominciamo a darci del tu?” – dico.
-“Benissimo e cincin” – fa lei.
Mentre ceniamo ci scambiamo delle informazioni sulle nostre vite per approfondire la conoscenza.
Dopo cena noto in lei un certo rilassamento, finché si alza e mi dice:”Scusami, ma oggi è stata una giornata massacrante ed il vino ha fatto il resto, sono molto stanca e vorrei andare a dormire”.
-“Prego, ci vediamo domattina e buonanotte”.
-“Grazie anche a te” – e scompare giù per le scale.
L’indomani, domenica mattina, io sono già in piedi da un pezzo e sto lavorando al computer, quando la sento salire le scale è quasi mezzogiorno.
-“Buongiorno” – dice con voce ancora assonnata.
-“Buongiorno, dormito bene?”
-“Come un sasso, scusami per ieri sera, ma ero veramente stanca. Posso fare colazione?”
-“Certamente. Hai già qualcosa da mangiare?”
-“Veramente ieri non ci ho pensato e non ho comprato niente”.
-“Non ti preoccupare ho tutto io. Cosa preferisci? Biscotti, fette biscottate, vuoi un cappuccino?”
-“Un cappuccino andrebbe bene, se non è troppo disturbo, è troppo tardi per mangiare”.
-“Ok, vieni che ti mostro come funziona la macchina del caffè, così la prossima volta puoi fare da sola” – e comincio a fare il cappuccino mentre lei mi guarda.
Indossa una vestaglietta leggera che le arriva a metà cosce mettendo in bella mostra le sue splendide gambe, che ora posso, finalmente, vedere, la scollatura è poco sovrapposta e lascia intravedere il solco tra i seni, quando si avvicina posso sentire il profumo della sua pelle, un odore vagamente muschiato, frutto delle secrezioni notturne.
L’insieme ha su di me un effetto afrodisiaco e comincio a sentire il cazzo agitarsi nei pantaloni, così mi giro leggermente di fianco per non farle vedere la mia semierezione.

Dovete sapere che dopo la fine dell’ultima relazione non ho fatto più sesso ormai da qualche mese, se si esclude qualche masturbazione in solitario, quindi sono particolarmente sensibile agli stimoli erotici che provengono da una donna.

Le porgo il cappuccino e lei si siede alla penisola della cucina per sorseggiarlo, scoprendo, così, ancora di più le cosce.
“E vai” – penso – “se questa ha l’abitudine di girare per casa così, mi sa che o prima o poi le salto addosso, oppure sarò costretto a farmi un sacco di seghe”.
Verso l’una sto mettendo in ordine delle cose sulla terrazza, quando la vedo comparire.
Si è vestita: pantaloni di pelle nera, aderenti come una seconda pelle, maglioncino bianco, superaderente e decolté nere con tacco da 10, un leggero trucco e i capelli, ben spazzolati, le ondeggiano intorno al viso. È UNA FAVOLA.
Sulla terrazza è fresco e i suoi capezzoli si delineano ben visibili contro il maglioncino; ancora, niente reggiseno; devo dire che se lo può permettere i suoi piccoli seni, forse una seconda un po’ abbondante, stanno su da soli senza cedimenti e ondeggiano liberi ad ogni passo.
-“Se si veste così anche quando va all’università,” – penso – “i suoi studenti maschi impazziranno per lei e, forse, anche qualche donna”.
-“Stavo pensando” – comincia a dire – “che se non hai altri impegni volevo invitarti a pranzo, per ringraziarti della tua ospitalità e gentilezza”.
-“Grazie, accetto volentieri, mi fa sempre piacere mangiare con una bella donna, però offro io” – rispondo.
-“Non se ne parla nemmeno” – ribatte – “questa volta tocca a me, altrimenti mi offendo”.
-“Ok, scusa, è che non sono abituato ad essere invitato da una signora, di solito sono io, ma per questa volta va bene”.
“Va bene, quando sei pronto chiamami. A proposito dovrai dirmi tu dove andare, io qui non conosco ancora nessun posto”.
-“Non ti preoccupare, telefono subito per prenotare”.

Non voglio annoiarvi con i particolari del pranzo, sappiate solo che ci siamo conosciuti meglio; così ho saputo che lei ha 47 anni, è nata i Calabria, da padre calabrese e madre svizzera, conosciuta quando il padre lavorava in quel paese.
Dopo aver preso la laurea a Napoli, si era trasferita a Roma per insegnare in una scuola media come supplente, ha, poi, vinto il concorso e, grazie alla sua padronanza dell’inglese, ha avuto una cattedra all’UIC di Torino, dove insegnava economia e finanza.
Là aveva conosciuto suo marito e, dopo qualche anno di convivenza, si erano sposati.
Dopo qualche anno di matrimonio, lei ha cominciato ad avere dei dubbi sulla fedeltà del marito, finché, un giorno che era uscita prima dalle lezioni, mentre girovagava per il centro, lo aveva visto insieme ad un’altra donna.
Li aveva, allora, seguiti, erano arrivati alla loro abitazione e li aveva visti entrare.
Scioccata era rimasta un certo tempo inebetita sulla strada, poi preso coraggio era entrata in casa.
Lì aveva trovato il marito seduto sul divano, con la signora in questione, vestita solo di uno slip, a cavallo su di lui, mentre si faceva leccare i capezzoli.
Era scappata via e senza chiedere altre spiegazioni, dopo tre giorni era andata dall’avvocato e aveva chiesto il divorzio.
Dopo questa confessione, anch’io mi sono sentito in dovere di raccontare le vicissitudini della mia vita.
Terminato il pranzo siamo rientrati e lei è scesa dicendo che doveva continuare a mettere a posto le sue cose.

Sto guardando la tv, quando lei mi chiama:
“Mauro puoi scendere, per favore, avrei bisogno di aiuto”.
Scendo di sotto e la trovo davanti all’armadio aperto.
Si è cambiata, ora indossa un paio di shorts bianchi e una tshirt bianca, sempre rigorosamente senza reggiseno, con un paio di espadrilles; sul letto una montagna di libri e dispense universitarie.
-“Scusa mi sono cambiata per stare più comoda mentre lavoro e poi in questa stanza fa molto caldo”.
-“Sto cercando di mettere in ordine i miei libri nei ripiani in alto ma non ci riesco senza una scala, non avresti da prestarmene una?”
-“Certo, vado in garage a prenderla”.
Torno poco dopo con una scaletta.
-“Ecco qua, puoi anche tenerla qui, così la puoi usare quando ti serve”.
-“Oh grazie, è proprio quello che ci vuole. Se non sei occupato e se non chiedo troppo, puoi aiutarmi passandomi i libri così io li sistemo e finisco alla svelta?”
-“Certo, vai su che cominciamo, dimmi quali vuoi per primi”.
Le passo i libri e lei, in piedi sulla scaletta, comincia a sistemarli, allungandosi verso l’alto e mettendo in mostra, davanti ai miei occhi le gambe nude, un paio di chiappe tonde e un incavo in mezzo alle gambe, coperti solo da un velo di tessuto bianco; quando si gira per prendere i libri, gli shorts, ormai umidi di sudore, lasciano intravedere la peluria del pube; a tutto questo si aggiunge il suo profumo, misto all’odore del suo sudore.
Sono al massimo, il cuore va a mille e il cazzo, ormai rigido, stretto nei pantaloni, mi fa male.
Non so come, riusciamo a finire il lavoro ed io torno di sopra.
La serata passa normalmente, lei resta di sotto a preparare le lezioni per il lunedì ed io, con la testa ed il cazzo in subbuglio, cerco di guardare la tv mentre penso e ripenso allo spettacolo che mi è stato offerto nel pomeriggio.
La sera a letto mi rigiro per almeno un’ora cercando di prendere sonno; nella mente e davanti agli occhi, ho quel culo e quella figa velati solo dal leggero tessuto; la sensualità della mia coinquilina mi fa impazzire e l’uccello non si degna di lasciarmi riposare.
Ad un certo punto, stufo dell’erezione perenne tra le gambe, allontano le coperte e avvolta la mano sul pene eretto comincio una lenta masturbazione.
Penso a quel corpo snello e sexy, nascosto sotto la vestaglietta, come al mattino, immagino Cristina che avvicinandosi a me, si spoglia e mostra lo splendore delle sue forme, si inginocchia di fronte a me ed inizia a leccarmi l’asta.
La mia mano corre frenetica sull’uccello, con Cristina nella mia fantasia.
Aver trattenuto l’eccitazione per tutto il giorno mi porta, in pochi minuti, a venire copiosamente, ansimando forte e riversando tutto il mio seme sull’inguine e sullo stomaco.
Nell’eccitazione ho quasi dimenticato che l’oggetto delle mie fantasie abita la stanza sotto la mia e avrebbe potuto sentirmi.
Continuo a segarmi con piccoli movimenti fino ad esaurire un orgasmo sentito e molto desiderato per tutto il giorno e finché il sonno ha il sopravvento.

FINE PRIMA PARTE, CONTINUERÀ

I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com

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