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Racconti Erotici Etero

La mia nuova amica

By 29 Febbraio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Marco, ho trentasette anni e vivo a Roma. Qualche tempo fa, annoiato, dalla relazione con la mia ragazza ho creato un profilo Facebook parallelo ed ho cominciato a conoscere nuova gente. Non pensavo che su Facebook ci potessero essere tante persone che avevano avuto la mia stessa idea. Crearsi un profilo alternativo per evadere dalla monotonia quotidiana e dare sfogo a tutti i propri desideri e fantasie sembra essere diventata una moda molto comune.

Non vi nascondo che molti dei profili sono dei fake e dietro alcuni si nascondono dei veri e propri idioti. Tra i tanti ce ne fu uno che attirò subito la mia attenzione. Si chiama Laura ed &egrave una 44enne romana, trapiantata a Milano, separata con due figli: una femmina di 25 anni ed un maschio di 23 anni che ormai hanno lasciato il nido per andare a convivere con i rispettivi fidanzati.
Con Laura il feeling fu immediato. Con lei si poteva parlare di tutto, dalle cose più banali ai discorsi più profondi, dai desideri più normali alle fantasie più perverse. Non so se vi &egrave mai capitato di essere completamente sulla stessa lunghezza d’onda di una persona, vi assicuro che fra noi era proprio cosi.

Chattavamo quasi ogni giorno e, dopo qualche tempo, Laura mi scrisse che sarebbe dovuta venire a Roma per lavoro e che le avrebbe fatto piacere conoscermi dal vivo e prendere un caff&egrave insieme. C’incontrammo a Piazza Venezia e fu per me una piacevole sorpresa. Lei &egrave una bella donna con i capelli dei lunghi e lisci di color mogano, gli occhi nocciola ed un seno prosperoso. Indossava un tailleur nero con una gonna sopra le ginocchia e una camicetta verde smeraldo, maliziosamente sbottonata, che lasciava intravedere quel suo florido seno, trattenuto a malapena da un reggiseno di pizzo nero trasparente. Ai piedi aveva scarpe col tacco che la facevano sembrare ancora più slanciata e sexy.

Ci abbracciammo affettuosamente come se ci conoscessimo da anni e cominciammo a passeggiare lungo Via del Corso. Per un attimo camminai dietro di lei ammirando il suo fondoschiena, inebriato dalla scia di profumo che lasciava al suo passaggio. Alcuni uomini si voltavano per guardarla, la sua scollatura era un richiamo a cui pochi sarebbero riusciti a resistere. Che bello passeggiarle accanto e fingere che fosse la mia donna per poterci divertire insieme in questo gioco di sguardi e di seduzione.

Ci sedemmo sulle scale di Piazza di Spagna, confondendoci tra la folla di turisti. Laura lasciò che la gonna salisse un po’ più su, mostrando appena le sue autoreggenti. Un ragazzo seduto a poca distanza da noi insieme alla sua fidanzatina girava continuamente la testa per poterle guardare fra le gambe. La cosa ci divertiva da paura. Ci piaceva giocare a quel gioco di sguardi, seduzione e provocazione. Chiacchieravamo allegramente del più e del meno quando lei accarezzò la mia mano e mi diede un candido bacio sulla guancia.

Andammo a cena in un ristorante, molto carino, frequentato da tanta bella gente. Noi ci sedemmo ad un tavolo un po’ isolato dagli altri ed ordinammo paella e sangria.
‘Carino questo posto, vero? Ci vengo spesso con i miei amici’, le dissi.
‘Si, &egrave davvero carino’, rispose sorridendo.
La guardai e, avvicinandomi al suo orecchio, le bisbigliai: ‘&egrave bello essere qui con te!’. Poi mi scostai, ma urtai casualmente la sua borsa facendola cadere per terra. Ci chinammo per raccoglierla e recuperare le cose cadute, ma lei apri le gambe lasciandomi gustare quel fantastico panorama.

Bevemmo due brocche di sangria e dopo cena uscimmo dal locale un po’ alticci. Laura nel camminare sui sampietrini, complice l’alcol, ogni tanto inciampava sui tacchi e così la presi sotto braccio per sorreggerla e poterla tenere stretta a me. In quella magica atmosfera di Roma, ci sentivamo liberi, spensierati e completamente svuotati da ogni sorta di ansia e preoccupazione.
‘Aspetta mi devo fermare un minuto, questi tacchi mi stanno massacrando i piedi’, mi disse ad un certo punto. Ci fermammo in un vicoletto e lei si appoggiò ad una macchina in sosta. Si sfilò una scarpa in una smorfia di dolore. Si sorreggeva al mio collo ed i nostri volti erano a pochissima distanza.

Le nostre labbra si sfiorarono dolcemente. Ci guardammo negli occhi e ci baciammo. Le nostre bocche iniziarono a cercarsi avidamente mentre le nostre lingue s’intrecciavano con passione. Forse erano gli effetti dell’alcol, ma non riuscivamo più a fermarci. Le infilai una mano sotto la gonna per cercare il suo perizoma’ lo scostai un po’ ed accarezzai la sua soffice peluria. Era già umida e le infilai un dito dentro, iniziando a masturbarla con ardore. Lei mi tirò giù la lampo, infilò la mano e lo tirò fuori. La paura che passasse qualcuno e ci vedesse aumentava il nostro godimento.

Le abbassai il perizoma facendolo scivolare lungo le gambe fino ai suoi piedi. M’inginocchiai per raccoglierlo. Lei sfilò prima una gamba e poi l’altra, lo presi in mano, ne sentii il profumo e me lo infilai in tasca. Le alzai la gonna, ammirai la sua fica con i suoi curati peli biondo scuro e ne sentii il profumo. Leccai per un po’, ma lei mi afferrò per i capelli: ‘arriva qualcuno, vieni su’, mi disse a mezza bocca. Mi alzai e le abbassai la gonna, facendo finta di nulla. Il ragazzo che ci passò accanto aveva visto tutto e non ci tolse gli occhi di dosso: sono sicuro che se avesse potuto si sarebbe masturbato lì davanti a noi.

Il campo era sgombro, nessuno all’orizzonte. Eravamo in piedi con Laura sempre appoggiata all’auto in sosta ed io davanti a lei. Le alzai di nuovo la gonna, lo tirai fuori e gli e lo infilai dentro senza pensarci due volte. Erano le 23.30, c’era ancora tanta gente per strada e sarebbe potuto passare chiunque. Affondai i miei colpi, cercando di fermare il mio impeto quando qualche turista ci passava accanto. Quella situazione era terribilmente eccitante. Scopare li fermandoci quando qualcuno ci passava accanto era molto arrapante.
Alla fine un gruppo di turisti ci interruppe definitivamente, il rischio stava diventando troppo grande. Lo tirai fuori, lei si abbassò la gonna ed andammo via.

Quando andammo in albergo fu il limoncello a darci il colpo di grazia. Laura andò verso la finestra per dare uno occhiata fuori attraverso le tende. Mi avvicinai e le appoggiai le mani sui fianchi baciandole dolcemente il collo.
‘In tasca hai ancora il mio perizoma?’, mi chiese quasi sussurrando.
‘Si &egrave ancora li’, le risposi.
‘Non hai alcuna intenzione di restituirmelo, vero?’
‘No! Ormai &egrave mio e le conserverò per sempre.’
Avevo il desiderio di strapparle gli abiti di dosso e scoparla con violenza, ma decisi di gustarmi il tutto con calma. La presi per mano e la condussi sul divano. La feci sedere e m’inginocchiai ai suoi piedi per toglierle le scarpe. Le mie mani si soffermarono ad accarezzare i suoi piedi, li baciai come se fosse stata la mia padrona ed io il suo schiavo. Le slacciai il reggiseno ammirando il suo seno. Lo accarezzai e poi mi soffermai a succhiare i suoi turgidi capezzoli.
Laura apri le gambe e mi offri il suo sesso bagnato di passione. Mi ci fiondai e cominciai a leccarlo. Allargando le piccole labbra con le dita spinsi la lingua fino in fondo, quasi a penetrarla con la lingua stessa mentre con le dita cominciai a solleticarle il buco del culo. La masturbai per un po’ con le dita e poi con un filo di voce le dissi: ‘mettiti un po’ a pecorina, per favore’. Laura non si fece pregare, si mise a 90 gradi sul divano con il sedere rivolto verso di me e le gambe leggermente divaricate. Iniziai a leccarla da dietro: partivo dalla fica fino ad arrivare al buchetto del culo, facendo scorrere la mia lingua vogliosa ed insaziabile. Mi soffermai sul suo buchetto, ci giocai un po’ con le dita per allargarlo e per infilarci la lingua. Laura ansimava di piacere. Io godevo nel sentirla gemere e, mentre continuavo a leccarla li dietro, le infilai un dito nella fica iniziando a masturbarla.

In un attimo si voltò, mi afferrò i capelli spingendogli la testa sulla fica e stringendo la testa tra le cosce. ‘Aaaaahhhhhh… Siiiiii… Siiiiii!!! Che porco che sei!!!’. In un attimo fui sopra di lei e le entrai dentro con la stessa foga di uno stallone che sente la giumenta in calore. Il mio cazzo le entrò dentro, mentre lei d’istinto mi alzò la maglietta graffiandomi la schiena. Le nostre bocche si mordevano e le lingue s’intrecciavano piene di passione e desiderio. ‘Non fermarti, sbattimi ancora più forte. Fa di me la tua troia’, mi gridò mentre godeva sotto i miei colpi infervorati. Alla fine lo tirai fuori ed esplosi copioso sul suo ventre e sul suo seno.

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