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Racconti Erotici Etero

La mia nuova ragazza.

By 9 Novembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

“Cazzo sono già le 23 e 40, la festa sarà già iniziata….va bè..poco male…nessuno noterà la mia assenza fra la folla.” Penso, mentre tolgo il giubbotto dall’armadio e lo indosso. Un ultima specchiata per vedere se è tutto in ordine ed esco. La sera è fredda, quasi invernale e non c’è nessuno in giro, ne sul viale ne sulla strada verso la festa. Arrivo che è quasi mezzanotte. Entro in quello che è un gigantesco capannone da dove escono luci ad intermittenza e musica a tutto volume. La gente è davvero tanta…saranno almeno 80-90 fra ragazzi e ragazze, tutti fra i 18 e i 20 anni. In un certo senso mi sento il più “vecchio”, dall’alto dei miei 22 e rotti. Sono lì per mio cugino, è la sua festa, compie 18 anni e ha voluto davvero strafare. Non potevo mancare, non me l’avrebbe perdonata e, allora, ho accettato di buon grado e ho colto l’occasione per passare una serata diversa. Impossibile trovarlo in mezzo a questo casino”, penso, e abbandono subito l’idea di andarlo a cercare…”Semmai ci incontreremo fra la confusione”. Comincio a fare un giro per la sala e mi guardo intorno. I miei occhi, com’era prevedibile, cadono soprattutto sulle bellezze che ci sono in sala e indugiano su quelle vestite in maniera più provocante; è un trionfo di jeans attillati, ombellichi al vento, vestitini trasparenti e minigonne succinte.Decido che è arrivato il momento di bere e trovo il banco dei superalcolici. Mi faccio un paio di drink e, nel mentre,mi accorgo che un paio di ragazze mi stavano fissando da qualche minuto e, allora, rispondo allo sguardo.Ne approfitto per squadrarle per bene: la più alta delle due è magra e slanciata, con capelli biondi e un pò mossi fino alle spalle, due tette notevoli contenute a malapena in una camicetta bianca legata sul davanti con un nodo e un paio di jeans cortissimi, sfilacciati alla fine, che io sono solito chiamare “girofica”, stile Jessica Simpson su Azzard per intenderci. L’altra è leggermente più formosa, ma comunque un gran bel pezzo di ragazza: capelli ricci,neri pece, arruffati alla rinfusa, una magliettina rossa con la scritta “Bad Girl” all’altezza di due tette, davvero enormi, almeno una quarta, e una minigonna a scacchi blu e rossi. Mi schianto l’ultimo drink e mi fiondo sulle due. “Ciao!”, urlo per sovrastare la musica,
“Come andiamo?”, la bionda (quella che mi attira di più fra le due) fa per parlare, ma l’amica la precede, buttandomisi letteramente al collo e spiazzandomi. E’ visibilmente ubriaca e, per come la vedo io, alla ricerca di qualcuno da scopare. Mi sorride chiudendo gli occhi e mi fa “Benone! Qua si fa festaaaaa!!”, mi prende la mano e si fionda in mezzo alla pista da ballo, lasciandomi solo il tempo di voltarmi a guardare la bionda che mi sorride divertita, prima di essere approcciata da un ragazzo lì vicino che a malapena si
reggeva in piedi. Cominciamo a ballare, sono un pò dispiaciuto di essermi lasciato scappare quella figa da paura, ma decido di concentrarmi sull’amica, che, come premio di consolazione, non è per niente male. Avevo capito subito che era un troia da come andava vestita e ballarci insieme non poteva che confermarlo. La musica è quella classica da discoteca, ma lei vuole comunque ballare un lento. Mi stringe a se e mi pianta nel petto i suoi capezzoli che noto solo ora fare capolino sulla maglietta. Mi guarda come se mi stesse già succhiando il cazzo e mi mette una mano sul pacco. L’effetto è immediato e lei se ne accorge sorridendomi maliziosamente. Ho già capito come andrà e approfitto della situazione. Porto le mie mani giu lungo la schiena e, quindi, sul suo culo, che trovo sodo e pieno. Lei gradisce e comincia a mordicchiarmi il labbro inferiore. La vado a baciare e vengo interrotto da una mano che mi batte sulla spalla per richiamare la mia attenzione…impreco sottovoce prima di girarmi e mi trovo di fronte mio cugino. La rabbia si trasforma in sorpresa e lui mi sorride da ebete. “Oi! Bestia! come te la passi? Auguri!!” gli urlo, lui mi sorride e mi fa “Bene! Ma sembra che tu te la stia passando meglio” e accenna alla ragazza dietro di me, gli rispondo con un sorriso e lo invito a bere qualcosa. Mi giro per invitare anche la troietta e la vedo già intenta a limonare con un altro ragazzo, vestito da truzzo. Scuoto la testa e mi rammarico per la scopata sfumata mentre mi dirigo verso il tavolo degli alcolici, vero e proprio rifugio per tutti quelli che non erano a limonare/scopare con qualcuno o a vomitare in tutti gli angoli del capannone. Cominciamo a parlare e a rievocare i vecchi tempi. Lui è ubriaco perso, a malapena si regge in piedi e parlarci seriamente è davvero un impresa, ma almeno sono contento che mi abbia visto alla sua festa. Ci lasciamo dopo poco con la promessa di rincontrarci prima della fine della festa, che sarebbe avvenuta a mattina inoltrata. L’alcool bevuto comincia a fare effetto e sento subito il bisogno di andare in bagno a pisciare. Vago per svariati minuti e alla fine lo trovo: una porta mezza rotta con un cartello con scritto “Cesso”. Entro e mi trovo praticamente dentro un bordello. Ci sono 6 cabine chiuse e alcuni cessi a muro, ma quello che mi lascia di stucco è che ci sono pochissime persone lì per utilizzare davvero i bagni; dalle cabine provengono gemiti e urla di piacere e parecchie porte traballano oscenamente. I pochi che sono lì per pisciare stanno occupando i cessi a muro e, a sinistra, vicino ai lavandini noto addirittura un ragazzo in piedi, coi pantaloni calati intento a farsi succhiare avidamente in cazzo da un ragazza inginocchiata, che mi dà le spalle. Mi riprendo dallo schock iniziale e vado a pisciare su uno dei cessi a muro liberi. Mi lavo le mani e stò per uscire quando il ragazzo in piedi urla il suo piacere e con una mano ferma la testa della ragazza sul suo cazzo, obbligandola a tenerglielo in bocca fino a quando anche l’ultima goccia di sperma non fosse uscita. Lei si alza e si volta e incrocio il suo sguardo. Sorpresa!. E’ la troia con cui ho ballato appena mezzora fa, che mi riconosce al volo e con faccia triste mi fa “Scwusha….mhi piacefi dafvero…” e mentre parla la sborra che il ragazzo gli aveva scaricato in bocca e che lei stranamente non aveva ancora ingoiato gli ricade dalla bocca sul mento, quindi sulle tette, andando a sporcare il vestitino rosso. Non riesco a trattenere una risata a quella scena e gli faccio “Non lo sai che non si parla con la bocca piena?”, prima di girarmi e andarmene. Esco ancora ridacchiando e mi trovo di fronte all’amica, la bionda che mi aveva lasciato senza fiato. Mi fa ancora lo stesso effetto e rimango boccheggiante..senza sapere cosa fare. “Ciao! Hai visto la mia amica per caso?”, rimango in silenzio, riconnetto al volo il cervello e alla fine capisco cosa mi ha chiesto, “Sì, è al bagno” e non riesco a trattenere una risata, “Ho capito” mi fa, “Vado a bere qualcosa, vieni?”, mi guardo intorno alla ricerca del truzzetto che l’aveva approcciata prima “E il tuo amico di prima?”, “Era un bambino, come tutti quelli della mia età purtroppo….si è accontentato di una sega al bagno”…”Ah…” gli faccio di rimando con un sorriso, non capendo quello che aveva detto e seguendola verso l’alcool. Beviamo e scherziamo, è simpatica oltre che infinitamente figa, si chiama Sara, ha 18 anni e fa l’ultimo anno di liceo classico.”Come mai sei qui alla festa? Sei il più grande qua in mezzo..” “Sono il cugino del festeggiato e non potevo
mancare”…”Io non lo conosco..”…”Chi?”…”Il festeggiato”…”ah..capisco..”… Comincia un silenzio imbarazzante..la musica è altissima eppure sentiamo il bisogno di parlare per mostrarci interessati all’altro..è lei a rompere il ghiaccio:
“Ti va di scopare?”…silenzio…il cervello è in tilt…”Ho capito male” penso..riformulo il tutto nella mia testa…ho capito bene, è inutile girarci intorno..prendo fiato…”D’accordo”. Mi sorride, cazzo quant’è figa, mi prende per mano e si dirige verso l’uscita. Usciamo e il
freddo ci assale, io la seguo come un pupazzo, senza capire bene cosa sta succedendo. “dov’è la tua macchina?” “Laggiù” rispondo puntando il dito verso la fine dell’ampio parcheggio. Ci incamminiamo a passo svelto..siamo eccitati e impazienti e non lo nascondiamo..Siamo a metà strada quando si ferma, si volta e mi fa “Fanculo, è troppo lontana”. Mi si avvicina, mi cinge il collo con le braccia e comincia a camminare costringendomi ad indietreggiare, sempre col suo solito sorrisetto malizioso. Indietreggio finche non finisco appoggiato col sedere sul cofano di un auto. “Rilassati” mi fa, si avvicina di più con la testa e ci baciamo. E’ calda e profumata, le nostre lingue si intrecciano e giocano insieme finchè non è lei a staccarsi. La mancanza di quel paradiso mi infastidisce un pò, ne voglio ancora ma lei non sembra essere decisa a concedermi un altro bacio…almeno non in bocca…Si china lentamente fino ad inginocchiarsi sul manto d’erba che copre il parcheggio. Ora è
all’altezza del mio cazzo già di marmo. Comincia subito ad armeggiare con cintura,bottoni e patta. In un attimo rimango in mutande, decisamente troppo strette per contenere quell’erezione esorbitante. Lei non sembra sorpresa e i suoi occhi si illuminano di gioia. Lo tira fuori liberandolo da quella stretta dolorosa e lo ammira nella sua prestanza. E’ lungo circa 23 cm con un diametro direi nella norma e una cappella rosea che punta fiera verso l’alto. Passa un paio di interminabili secondi ad osservarlo, quindi lo impugna saldamente alla base con la mano destra e lo fa sparire nella sua bocca. Paradiso. La sua bocca è calda e avvolgente, la sua lingua leggermente ruvida saetta dappertutto come un leggera frusta dandomi un piacere immenso. Le labbra sono sempre saldamente aderenti all’asta e la sua capacità di risucchio è notevole. Mi abbandono a quel piacere sconvolgente e chiudo gli occhi. Lei pompa come una forsennata, sembra come un affamato davanti ad un banchetto. Fa su e giu lungo tutto il mio cazzo ad un ritmo infernale, tanto che mi ritrovo a ringraziare l’acool bevuto fino a quel punto che stà ovviamente ritardando l’orgasmo. Ora ad intervalli regolari lo toglie dalla bocca e lo percorre con la sua lingua, dalla base alla cappella che tortura con velocissimi colpetti prima di rimboccarlo completamente e tornare a succhiare. La sua mano destra fino a quel momento ben salda alla base comincia a fare un su e giu a ritmo della bocca, mentre la sinistra va dritta dritta a massaggiarmi le palle. Le sue mani sono fredde e questo in qualche maniera aumenta il mio piacere mentre lei incurante di tutto continua a deliziarmi di quel pompino magistrale. Stò per venire, non ce
la faccio più, è troppo, tento di avertirla, ma lei si ferma di botto. Sono sull’orlo dell’orgasmo, basterebbe il più piccolo colpetto della sua lingua, davvero esperta per essere una diciottenne, a far esplodere tutto il mio piacere, ma lei si ferma. Si alza e comincia a sbottonarsi i microjeans. vuole godere anche lei e solo ora capisco le sue reali intenzioni. Mi tolgo dal cofano della macchina, mi avvicino a lei che ora è in mutandine bianche e camicetta e con le mani sui fianchi la stacco da terra per posarla delicatamente
sul cofano di un altra macchina lì vicino. Si stende dolcemente e piano piano comincio a sfilare le mutandine. Il suo volto è in festa, sembra davvero felice e impaziente. Appena tolto l’intimo, non perde tempo e spalanca oscenamente le gambe donandomi la vista della sua splendida fichetta. Un vero e proprio fiore, completamente rasata, con due labbra di un rosa
chiaro e un interno leggemente più rossastro. Allungo una mano e la tocco, accarezzo le labbra, le allargo, comincio a roteare dolcemente il medio sul suo clitoride, lo trovo ingrossato e zuppo degli stessi umori che avvolgono anche le labbra e il suo interno coscia. Infilo un dito, con dolcezza, poi due, non trovo ostacoli o difficoltà. Li sollevo al suo interno, cerco il suo punto G, non sono sicuro di averlo trovato e per sicurezza continuo a massaggiare ogni angolo della sua fighetta tenendo sempre un dito addetto alla stimolazione del suo clito. Le piace o almeno così sembra. Le grandi labbra si gonfiano e altri umori inondano la mia mano e ricadono sul cofano della macchina. Alzo lo sguardo e incrocio il suo, ma non trascuro il mio lavoro. Lei si morde un labbro, è rossa in viso e non sente più il freddo pungente della sera. “Scopami” mi sussurra. Non mi faccio pregare. La faccio scivolare col culo sul bordo del cofano per metterla a portata del mio cazzo ancora pulsante, ma non più prossimo all’orgasmo come prima. Lo prendo in mano e comincio a strusciarglielo lungo tutta la lunghezza della sua fighetta, quindi la afferro per i fianchi, la cappella puntata all’entrata, la guardo negli occhi e la penetro con un movimento veloce. Gli esce un gridolino e io intanto cerco il mio ritmo, quindi, comincio a pomparla con foga e a sbatterla con estremo gusto. La sua figa è eccezionale e accogliente, il mio cazzo è in estati e il massimo del piacere lo trovo quando la guardo in faccia. Quella faccia splendida che, anche se accaldata e deformata dal piacere, rimane come quella del più gran bel pezzo di figa che abbia mai conosciuto. I capelli si muovono ad ogni mia spinta, così come le tette che noto solo ora ancora intrappolate da quella camicia. Non perdo tempo a liberarle e le trovo con piacere prive di qualsivoglia reggiseno. Ora si mostrano a me in tutta la loro perfezione. Due tette grandi, ma non troppo, rotonde al punto giusto, con capezzoli piccoli e duri che puntano fieri verso l’alto. Si muovono su e giu ritmicamente seguendo le mie spinte che si fanno sempre più possenti e la visione aumenta il mio godimento. Allunga una mano e comincia a massaggiarsele, a tirarsi i capezzoli, a schiffeggiarle con delicatezza e nel mentre continua a fissarmi con quello sguardo da troia vogliosa che mi fa impazzire. Io in risposta la scopo, se possibile, con più forza e vigore, mente il mio indice continua a massaggiarle il clitoride provocandole un piacere che mi esprime con gemiti sempre più forti e urletti durante gli affondi più veloci. Pochi minuti di quel trattamento e non resiste più: inarca la schiena, butta all’indietro la testa e, aprendo ancora di più le gambe, urla con tutta la voce il suo orgasmo al Mondo. La sua fica comincia a vibrare e a pulsare sulla mia cappella e sento l’orgasmo crescere in me, irrigidisco il cazzo e continuo a darle gli ultimi colpi con forza. “Vienimi in bocca” mi dice con un filo di voce. Detto fatto. Lo sfilo dalla sua figa e, una volta alzatasi e messasi in ginocchio di fronte a me, lo punto verso la sua bocca. Lei riprende a succhiarlo con la stessa passione di prima, solo che ora sono davvero agli sgoccioli. Sono ad un passo dall’orgasmo e lo fa ancora: si ferma e si stacca. Stò per dire qualcosa quando, lentamente,
lo riprende in bocca, stavolta solo la cappella, e fa saettare la lingua in maniera frenetica. E’ troppo. Le metto una mano sulla testa, trattengo il respiro e lascio eplodere il mio orgasmo, uno dei più forti mai provati, nella bocca di quella Dea. 1..2..3..4 fiotti abbondanti di sperma, ma lei nn si scompone, rimane concentrata sulla mia cappela nascosta dalle sue labbra. La lingua riprende a saettare e ripulisce tutto. Mi guarda, apre la bocca per mostrarmi il contenuto e, in men che non si dica, lo inghiotte facendolo sparire. Torna il suo sorriso da troietta e questa volta si avvia verso la macchina. Sale sul posto del passeggero e mi aspetta. Probailmente vuole che l’accompagni a casa. La sbornia non gli era ancora passata e a malapena riesce ad indicarmi la strada per casa sua. Una volta arrivati le apro la portiera e la aiuto a scendere. Domani non si ricorderà nulla dell’accaduto per fortuna ed entrambi continueremo a vivere tranquillamente senza conoscerci.
“Buona notte Sara”
“Ehi no aspetta! Noi ora siamo fidanzati, non mi puoi lasciare così”
“Noi non siamo fidanzati, abbiamo solo fatto l’amore insieme e a te ora serve una bella dormita”
“No, no! Tu scopi troppo bene e da oggi sei il mio fidanzato, ti farò impazzire vedrai!”
“Parli così solo per l’effetto dell’alcool che hai in corpo, non lo pensi davvero” gli dico, per chiudere lì questa storia.
“Dimmi almeno come ti chiami!”…..
“Buona notte Sara”.
Mi volto, risalgo il macchina e riparto senza rimorsi. Ho fatto la cosa giusta, oramai sono esperto di queste situazioni, lei è la classica puttanella che dopo qualche drink di troppo tira fuori tutta la voglia di cazzo repressa durante la vita di tutti i giorni. E’ sempre così: ti scopi la più figa della festa approfittando dei fumi dell’alcool, cominci ad uscirci insieme e dopo pochi giorni ti ritrovi con una scassapalle sempre appiccicata, che te la fa solo annusare per dispetto e non ti rimane altro da fare che cercare un modo per scaricarla con grazia. Ho fatto la cosa giusta.
“So già che mi masturberò come un forsennato ripensando a questa sera, ma so che anche tu lo farai, al chiuso della tua cameretta. Buona notte Sara”.

Vi è piaciuto il mio racconto? Avete consigli su come continuarlo? Commentate numerosi all’indirizzo eroracc@gmail.com Capitolo 2.
Il primo ‘appuntamento’.
Mi sveglio la mattina dopo, con un leggero mal di testa e decido di rimanere in pigiama per ora, tanto non ho nulla da fare. Vado in cucina e accendo la tv e lo stereo a tutto volume: in casa sono solo visto che i miei coinquilini Marco e Stefano sono via per le vacanze.
Sono le 13 e 40, ma per me è ora di colazione e vado in cerca di cereali e latte. Finito di mangiare, faccio un paio di flessioni e mi butto sotto la doccia nel tentativo di svegliarmi una volta per tutte. Una mezzoretta e sono in mutande davanti all’armadio per scegliere che mettermi, quando mi suonano alla porta. Afferro al volo un paio di jeans e vado ad aprire. Il campanello suona ancora, io mi affretto verso la porta, apro e rimango a bocca aperta. Davanti a me c’è Sara, la strafiga che mi sono scopato circa 12 ore fa:
‘Che c’è, apri sempre la porta a petto nudo o mi stavi aspettando?’
”.no’.no,cioè,mi stavo vestendo’. ma’ tu che ci fai qui? Come mi hai trovato?’
‘Facile, mi è bastato chiedere a tuo cugino’..posso entrare?’
‘sì’.sì, certo, entra pure’.
La lascio entrare e mi dirigo in cucina. Le offro una tazza di caffè e ci sediamo a parlare.
‘Senti, so cosa pensi e prima che tu possa dire qualsiasi cosa lasciami spiegare ‘ mi fa con calma.
‘D’accordo, sentiamo’ le dico, incuriosito dalla situazione: tutti pensavo di rincontrare tranne lei, ma la cosa di certo non mi dispiaceva affatto.
‘Ieri sera è andata così ed è stato bellissimo, ce lo siamo goduto entrambi ed è giusto che sia così. Ti ricordi cosa ti ho detto prima di salutarci? Siamo fidanzati,scopi troppo bene e tutto il resto’ Ovviamente era colpa dell’alcool, anche se gran parte delle cose che ho detto le pensavo davvero e le penso tutt’ora. Senti, parliamo francamente: tu mi piaci, io non sono una puttana, una che scopa col primo che incontra, solo che ogni tanto mi scatta qualcosa dentro e divento’ diciamo’. incontrollabile’ e mi sorride maliziosa, ‘perciò considerami una ragazza interessata a te, aperta a nuove esperienze e del tutto diversa dalla classica puttanella che nella vita di tutti i giorni fa la santarellina e al primo bicchiere va col primo che incontra per sfogare tutta la voglia repressa” Ecco, ora sai come stanno le cose e sta a te decidere se darmi una possibilità o no.’
Il discorso è chiaro e non fa una piega. Magari lei è davvero una speciale e magari è davvero attratta da me oltre che dal mio cazzo. In effetti, pensandoci bene, cos’ho da perdere? Se mi scassa le palle la mollo su due piedi, se, invece, è simpatica e ninfomane al punto giusto, posso davvero divertirmici. Rimango in silenzio un attimo, ponderando bene la mia risposta e alla fine mi decido:
‘mmmmm’..Tu non hai fame?’ gli faccio con un sorriso d’intesa, ‘Ti andrebbe un ristorantino?’
Tempo 10 minuti per trovare una maglietta e scendere e siamo già a ristorante ad ordinare. Sono già le 15 e 30 ed è praticamente vuoto, ma la cucina per fortuna è ancora aperta e il pranzo va alla grande. Parliamo del più e del meno, spaziando su una marea di argomenti e scoprendo i reciproci interessi. Sara oltre ad essere estremamente bella è anche intelligente e la conversazione è piacevolissima. Usciti di lì decidiamo di digerire con una passeggiatina nel parco, vista la gradevolissima temperatura della giornata. Tutto va per il meglio e la Sara ninfomane e assetata di cazzo dell’altra sera sembra essere sparita per lasciar posto ad una ragazza più pacata e meno aggressiva.
In giro gli sguardi sono tutti per lei e per il suo culo perfetto, messo in risalto da un paio di jeans attillatissimi neri che la fanno sembrare una pantera. Lei non sembra infastidita da tutte queste attenzioni, anzi, sembra piacerle e, forse mi sbaglio, ma mi sembra di vedere un sorrisetto nascosto sulle sue labbra ogni volta che si accorge che qualcuno si gira per ammirargli il culo o che la guarda con innascondibile desiderio.
Decidiamo di aver camminato abbastanza e ci sediamo su una panchina in uno spiazzo deserto. Continuiamo a parlare, finchè da dei cespugli lì di fianco esce un uomo, vestito di stracci e con una barba incolta e crespa, probabilmente un barbone, che si tira su la zip dei pantaloni e si dirige verso l’altra parte dello spiazzale in cui ci eravamo fermati. Non si allontana però più di tanto: decide di sdraiarsi su una panchina proprio di fronte alla nostra e,con la testa appoggiata a dei vecchi giornali, si mette a dormire, o almeno così vuole farci credere, perché quasi subito riapre un occhio e lo punta su Sara, squadrandola come un opera d’arte. Quindi, convinto che non ci fossimo accorti di nulla, continua a fingere di russare e intanto si scopa con gli occhi Sara, che, dal canto suo, rimane tranquilla e indifferente.
Passano altri 20 minuti, la nostra conversazione si fa più impacciata e il barbone non smette di fissare la mia ragazza. Cominciano un po’ a girarmi i coglioni, soprattutto perché lo stronzo comincia anche ad eccitarsi parecchio e non si fa problemi a nasconderlo.
‘Dai andiamocene’ sbotto rivolto a Sara, cercando di fargli capire che quella situazione aveva superato ogni limite. ‘Ma no, dai, qua si sta benissimo e il parco è particolarmente tranquillo oggi’
‘D’accordo, ma almeno cambiamo panchina, quello stronzo la davanti ti sta praticamente scopando con gli occhi. Ci manca solo che si tira fuori l’uccello e comincia a menarsi davanti a noi..’
‘E dai lascialo fare, in fondo mi sta praticamente facendo i complimenti’anche se a modo suo”. Rimango un bò sbigottito dalla sua risposta, ma quello che mi colpisce di più è la sua voce: ha un qualcosa di strano’ come se fosse tremolante, insicura quasi. Abbasso lo sguardo sulle sue mani e le trovo attaccate ai bordi della maglietta in maniera morbosa, come se stesse cercando di trattenere qualcosa al suo interno e le mani sottolineassero la fatica che tutto ciò le costava.
‘Che hai?’ le chiedo ‘Stai bene?’. Lei non risponde subito. Continua a torturasi la maglietta e scavalla le gambe.
‘Dai, facciamolo divertire un pò, ti va?’ mi chiede all’improvviso, staccando per un attimo gli occhi dal pacco dell’uomo e rivolgendolo a me con un sorriso.
Non connetto subito, ma sicuramente capisco al volo le sue intenzioni. ‘Possibile che le attenzioni del barbone l’abbiano tanto eccitata?’ penso fra me e me, continuando a spostare lo sguardo da lei, visibilmente accaldata ed eccitata, e l’uomo della panchina, che ora teneva una mano nei pantaloni, incurante dei nostri sguardi.
‘Che cos’hai in mente?’ le chiedo quasi impaurito, ‘Rilassati dai, vedrai che piacerà anche a te..’, torna, quindi, a fissare il barbone, questa volta negli occhi e con la mano sinistra, lentamente, si slaccia il primo bottone dei jeans, quel tanto che basta per permettere alla destra di entrare e di potersi muovere più o meno agilmente dentro. Comincia quindi a massaggiarsi lentamente, sempre tenendo lo sguardo fisso negli occhi del barbone, che sembra non credere a quello che vede.
Passano svariati secondi che sembrano anni e finalmente tira fuori la mano, con 2 dita protese all’avanti, visibilmente bagnate dei suoi umori e le altre piegate all’interno. Si sta portando le dita alla bocca col chiaro intento di succhiare via quel delizioso nettare, quando si ferma e sembra cambiare idea: si gira verso di me e le appoggia alle mie labbra, tentando di forzarle per entrare. Io naturalmente la assecondo e mi attacco a lei come un ciuccio, intenzionato a ripulirle per bene.
Una volta soddisfatta la sua tacita richiesta è lei a togliermi le dita di bocca e a farle scorrere lungo tutto il mio petto, giù, fino ad arrivare alla zona calda, dove il suo tocco si fa più deciso e a mano piena. La mia eccitazione è già a un buon livello dopo quel numeretto di prima e la sua mano trova molto da massaggiare. Lei non si scoraggia e comincia un deciso su e giù che mi toglie il fiato. La scena è strana e dannatamente eccitante, tanto che tutti e 3 ora siamo in una specie di limbo del piacere e nessuno apre bocca. Passano alcuni minuti e la sua mano si fa più insistente, così come il ritmo; il barbone decide che è arrivato il momento di tirarsi fuori l’uccello e cominciare a menarselo apertamente: è un cazzo non molto lungo, ma molto tozzo, con una cappella molto grande e violacea.
‘ohhh’Sara’.io’ohhh’se continui così’.io’..Sara”’ , si ferma e mi lascia ad un passo dall’orgasmo, accaldato e ancora sconvolto. ‘E ora che diavolo s’inventerà?’ penso, ma non faccio in tempo a chiedermelo che lei è già in piedi e si sta dirigendo verso il barbone, che ora è inginocchiato per terra, intento a menarsi furiosamente il cazzo. Più si avvicina, più l’eccitazione dell’uomo aumenta e proporzionalmente anche il ritmo della sega. Gli arriva ad un passo, si inginocchia anche lei e ora si guardano negli occhi, lui ha il viso deformato dal piacere e dall’impazienza di una sua mossa, mentre lei mi dà le spalle e sembra rimanere immobile.
‘Oi, giovanotto, se continui così diventerai cieco, non lo sai?’gli occhi dell’uomo si sgranano per la sorpresa e la sua espressione eccitata lascia il posto ad una di sconforto e disillusione. Sara si alza,spietata, si gira sorridendomi soddisfatta e mi fa: ‘Sta cominciando a fare freschetto qua, non trovi? Ti va un film?’, non c’è bisogno che io risponda, prendiamo i giubbetti e ce ne andiamo, lasciamo il poveretto inginocchiato per terra col cazzo in mano, praticamente distrutto. Sara ha voluto giocare con lui, ha sfruttato la sua sfacciataggine per tirarne fuori momenti di grande eccitazione e poi lo ha punito nella maniera più tremenda. Camminiamo e stiamo in silenzio, ma non c’è tensione, è una pausa di riflessione, entrambi ripensiamo a cosa è appena successo e io, dal canto mio, ripenso a quella stupenda sega e a quell’orgasmo sfiorato che ancora aspetta il suo turno.

Mi scuso per il capitolo non propriamente erotico, ma è la giusta premessa per ciò che avverrà in seguito.

Per commenti o critiche vi ricordo il mio indirizzo e-mail: eroracc@gmail.com

Capitolo 2 pt2
Il primo “appuntamento”.
Saliamo in macchina e punto verso casa. Non sarà un viaggio lungo: 5 minuti o poco più. Sara lo sa, eppure sembra non riuscire a trattenersi. ‘Andiamo a casa che ho bisogno di scopare’, sta letteralmente fremendo, non si riesce a trattenere: la situazione di poco fa l’ha sconvolta e l’eccitazione glie la si legge negli occhi. Tamburella nervosamente con le dita e le sue gambe cominciano a strusciare l’una con l’altra. Non può aspettare: si abbassa velocemente e comincia a slacciarmi i jeans con foga. Io quasi sbando per la sorpresa e accenno una debole protesta. Lei, però, sembra non sentire e in 2 secondi libera l’uccello dalla stretta delle mutande. Trascura le coccole o le dolci carezze e lo imbocca subito completamente, affamata di cazzo. La lingua parte subito a tambureggiare sulla cappella e ben presto anche la mano segue i movimenti della bocca. Sono sull’orlo dell’orgasmo e lei se ne rende perfettamente conto, ma nonostante ciò continua imperterrita e la trovo pronta quando finalmente le lascio esplodere il mio orgasmo in bocca con infinita soddisfazione. Le sue labbra si serrano all’asta per non perdere nemmeno una goccia di quel premio che si è guadagnata con tanta maestria e io rallento cautamente per evitare il classico incidente da pompino.
2 minuti e siamo a casa. Entriamo velocemente e sono perfettamente consapevole che lei non è ancora soddisfatta, ma questa volta sono io a prendere l’iniziativa: lancio il giubbetto su una poltrona, l’afferro e la sbatto al muro senza farle male, ma con la giusta violenza. Lei gradisce. La bacio con foga e le afferro il culo a piene mani sollevandola. Si aggrappa, quindi, a me con le gambe incrociate dietro la schiena e la porto in camera da letto. La appoggio delicatamente e le sfilo il più velocemente possibile i jeans, mentre lei si toglie la maglietta. Tolte anche le mutandine, non perdo un secondo e mi fionda con la testa fra le sue gambe. La sua figa rasata è più bella che mai. Profuma, si vede che ci tiene a tenerla pulita. Emana un forte odore di sesso che mi eccita come un toro. Una’ due’ tre dita dentro senza difficoltà e labbra e lingua che torturano il clitoride e tutto ciò che mi capita a tiro. Lecco tutti gli umori che fuoriescono da quel paradiso e le massaggio le grandi labbra con l’altra mano. Al clitoride riservo un trattamento tutto speciale: lo risucchio con le labbra come fosse quasi un minuscolo cazzo e poi lo lappo con la lingua velocemente. Tolgo le dita da dentro solo per darle dei piccoli schiaffetti a pieno palmo e poi torno ad esplorare il suo interno caldo e bagnato. Lei si lascia andare al piacere e con una mano mi tira a sé come se volesse che la scopassi con la lingua, mentre le sue gambe tremano e si allargano al massimo.
‘Ora ti scopo come non ha mai fatto nessuno’ le dico preso dall’eccitazione; mi tolgo pantaloni e mutande e do libero sfogo alla mia erezione. Pochi secondi per darle modo di prepararsi e passo all’attacco. La penetro rudemente e la faccio sussultare, quindi lo tiro fuori e la penetro ancora e ancora. Ora l’entrata della sua fighetta è decisamente più agibile e comincio a pomparla con costanza aggrappandomi alle sue tette. Ad ogni colpo lei geme e io sbuffo come un toro. I suoi capelli biondi sono scossi dalle miei spinte e ogni tanto vanno a coprire quel bellissimo volto accaldato e visibilmente in estasi.
Passano alcuni minuti e vado ancora a pieno ritmo, forte della resistenza datami dalla recente venuta in macchina. Lei sembra gradire parecchio e decide di cambiare posizione: mi fa sdraiare sul letto e si mette in piedi sopra il mio cazzo, quindi, lentamente, si siede e si piazza tutta l’asta dentro, chiudendo gli occhi come se fosse la cosa più bella del Mondo. Vuole gestire il gioco, ma sono intenzionato a non lasciarglielo faro questa volta. Comincia a molleggiarsi e a saltare sul mio cazzo che, dalla mia visuale, le scompare ritmicamente dentro, per poi riapparire lucido di umori. Le sue tette mi ballano davanti ed è uno spettacolo meraviglioso. I suoi occhi puntati sui miei, i suoi capelli sudati appoggiati alle spalle, il suo sorriso malizioso di sempre che questa volta sembra quasi volermi ringraziare per quel trattamento. Passano altri svariati minuti e sento l’orgasmo crescere, ma decido che non è ancora arrivato il momento. ‘Cambiamo ancora dai’ le faccio, nel tentativo di prendere tempo e far rifiatare il suo amichetto. Questa volta sono io a dirigere e a dettare i tempi: la faccio appoggiare contro lo schienale del letto, le allargo le gambe il più possibile e mi piazzo in mezzo. Comincio a darci dentro di brutto e la pompo come un forsennato, le mani attaccate alla ringhiera del letto e le ginocchia ben puntate. Ogni infilata fa tramare il letto e produce il suono del metallo che sbatte contro il muro dietro. Tutto quel rumore copre le sue urla che si fanno più insistenti, accompagnando un altro orgasmo: forse il secondo o il terzo da quando siamo arrivati a casa. La sua fica comincia a pulsare sulla mia cappella e sento che anch’io sono prossimo al piacere. Metto in atto, quindi, l’ultima parte del mio piano ben congeniato e la faccio scivolare col sedere più verso il centro del letto. Ora è appoggiata con la schiena sul materasso e le prendo le gambe e le butto all’indietro, oltre il suo viso, come a mimare una capriola all’indietro, così facendo è appoggiata sulla schiena, con il culo leggermente sollevato e le ginocchia all’altezza delle sue orecchie. La afferro per le spalle, quindi, e comincio a pomparla più forte che mai, come un animale. Lei sembra sfinita e soddisfatta, ma continua a sorridermi e a provocarmi con lo sguardo. Sono sul punto di venire e do gli ultimi, possenti colpi, quindi mi sfilo e la tengo in quella posizione, così da avere un ottima visuale della sua fica completamente allargata dalla furia del mio cazzo e, in prospettiva, poco sopra, la sua faccia rossa come un peperone, per lo sforzo.
Mi basta sfiorarmi la cappella lucida per far esplodere un enorme orgasmo dappertutto: schizzi di sborra partono ovunque, andando a finire sulla sua fica, per poi scivolare dentro il vistoso buco, colpiscono il suo naso, la bocca, i capelli, gli occhi, vanno a sporcare il letto e non vengono risparmiate nemmeno le tette.

Rimango qualche secondo con il cazzo ancora pulsante davanti a quello spettacolo magnifico, quindi mi accascio al suo fianco, esausto. Lei è in silenzio, lentamente ritorna ad una posizione più comoda e si mette a fissare il soffitto.
Passano interminabili secondi, dove è il nostro fiatone a fare da padrone; è lei a rompere il silenzio:
‘Credo di amarti’
”.Non le rispondo’.in fondo credo anch’io di amarla, ma ci conosciamo da un giorno e mezzo’.
Mi sollevo, le do un bacio sulla fronte, l’unico posto salvatosi dalla valanga di sperma che ancora le scorreva addosso, e la guardo sorridendo:
‘Vieni, ci serve una doccia’.
Ci alziamo e ci dirigiamo verso il bagno.
“Ah, comunque mi chiamo Max..” le faccio con un sorriso. “Lo so, me l’ha detto tuo cugino…”.

Fine capitolo 2.

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