Skip to main content
Racconti Erotici Etero

La mia padrona di casa

By 7 Aprile 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Come sicuramente avete potuto intuire dai miei racconti, sono amante delle donne mature. Questo amore è nato quando, da giovane studente, mi sono trasferito a Milano per frequentare il Politecnico.
All’inizio ho abitato in una specie di comune studentesca, un grande appartamento che il proprietario affittava a diversi studenti, siamo arrivati ad essere in cinque affittuari. Poi un colpo di fortuna mi portò ad trovare un piccolo bilocale, dall’altra parte della città ad un prezzo ragionevole. Era un palazzo vecchio ma mantenuto bene, il mio appartamento era all’ultimo piano, piccolo ma elegante. A fianco abitavano i proprietari una coppia, senza figli , di insegnati in pensione, erano molto riservati ma, anche premurosi e spesso si informavano sui miei studi, la signora su cosa cucinavo, insomma a modo loro mi avevano quasi adottato. Il marito più anziano della moglie avrà avuto sui 65 anni mentre lei era una donna intorno ai 50, una pensionata baby.
Il lunedì , quando ritornavo dal week-end trascorso a casa , portavo qualche specialità della mia terra, della Valtellina; tra me e loro si era creato un bel clima ed io mi sentivo a mio agio.

La signora una notte mi chiamò tutta agitata, il marito stava male; cercai di rendermi utile ma non sapevo che fare e quando arrivò la lettiga era ormai, purtroppo, troppo tardi.
Per Matilde fu un colpo tremendo, anche perché improvviso; la loro unione, durata trent’anni, era stata all’insegna della tenerezza e dell’amore reciproco e ora di colpo si trovò sola e non riusciva a farsene una ragione.
Nelle prime settimane si trasferì da dei parenti, diceva che non poteva dormire in quella casa, ci volle quasi un mese prima che ritornasse.
Io cercai per quanto potevo di farle coraggio di cercare di farla uscire da quella depressione in cui era caduta. Faceva fatica ad uscire di casa anche solo per fare la spesa.
Ci vollero mesi prima che si riprendesse da questo stato di prostrazione in cui era caduta e che desse, finalmente, segni di risveglio. Sapevo che era molto amante dei balletti e procurai due biglietti per una replica alla Scala e devo dire che le fece molto piacere e da quella volta almeno una volta a settimana la invitavo ad uscire, per una pizza, un cinema o un teatro.
All’inizio lei non era d’accordo, le sembrava sconveniente uscire così, soli: ‘Chissà cosa penserà la gente.’ diceva. Io la prendevo in giro dicendole che potevamo essere madre e figlio e lei rispondeva: ‘O la vedova allegra.’.
Piano, piano si lasciò andare e finalmente le ritornò la voglia di vivere.
La sera del suo 53′ compleanno le proposi di uscire a cena ma, fu lei che mi invitò a casa sua: ‘Festeggiamo da me.’ ed io credetti che avesse organizzato una cena con amici e parenti.
Mi presentai con un bel mazzo di rose che lei accolse con piacere abbracciandomi e dandomi un bacio sulla guancia. Mi accorsi subito che eravamo solo noi due e che non sarebbe arrivato più nessuno.
Aveva fatto le cose in grande, la tavola era apparecchiata, per due, in modo perfetto aveva curato ogni dettaglio, anche le candele.
Matilde era una donna un po’ formosa, fianchi larghi, un seno generoso , un gran bel lato B e un bel viso con una bocca con due labbra sottili ma ben disegnate e quella sera era devo dire incantevole. Lei che di solito si vestiva in modo semplice e si potrebbe dire persino castigato, quella sera portava un abito nero sbracciato molto fasciante sulle gambe e sul lato B e con una generosa scollatura che metteva in risalto il solco dei suoi seni prosperosi. Calze nere velate e scarpe con un bel tacco completavano l’abbigliamento e la rendevano notevolmente sexy. Glielo feci notare e ne fu lusingata, al punto da fare una piroetta su se stessa per farsi ammirare meglio.

Mi offrì una fl’te di spumante come aperitivo e mentre lo sorseggiavamo si accomodò in poltrona, accavallando le gambe l’abito risalì e mise in mostra due cosce ancora notevoli e soprattutto la pelle nuda sopra le calze autoreggenti.
A tavola non potei fare a meno di lanciare occhiate a quel esuberante davanzale che Matilde esibiva e di notare l’espressione del suo viso, lo sguardo così languido e tanta dolcezza che sembrava che gli occhi mi dicessero ‘ Ho voglia di fare l’amore’.
La serata si stava scaldando ma non potevo immaginare quanto. Non sapevo come comportarmi, non volevo fare qualche gaffe di cui poi pentirmi. Arrivammo a fine pranzo, lei sempre svolazzante nella sua mise sexy: ‘il caffè lo beviamo in salotto’ disse servendomi sul tavolino tra poltrone e divani e lasciandosi cadere sulla poltrona ancora con le cosce bene in vista.
Decisi di giocarmi il tutto per tutto e le dissi: ‘Hai due belle gambe.’, e lei di rimando abbassando gli occhi: ‘Trovi?’, era fatta: ‘Certo’..è anche il resto è notevole, poi stasera sei particolarmente seducente’.
Non so come ma ci trovammo in piedi di fronte con lei che mi guardava dritto negli occhi ed ebbi la stessa sensazione di prima , quegli occhi dicevano’ ‘Provaci! Dai fallo!’.
L’abbracciai e sentii le sue braccia che mi stringevano forte. Allora presi coraggio e la baciai sulla bocca, sentii le sue labbra umidicce poi la bocca su schiuse e la sua lingua cercò la mia. Avvicinai la mia mano al suo seno e lei ebbe un brivido, e mentre cercavo di accarezzarlo mi accorsi che con una mano si avvicinava alla patta dei pantaloni.
Sfilarle l’abito fu un’impresa ardua ma riuscì, con il suo aiuto, a farlo scivolare sul pavimento e sganciato il reggiseno feci conoscenza con il suo seno morbido con due capezzoli scuri e duri che presi a succhiare con avidità. Lei piegò la testa all’indietro portando in avanti il busto, quasi ad offrirmeli.
La spinsi verso il divano e la feci sedere, rimanendo in piedi di fronte a lei. Le sue mani frementi mi sganciarono la cintura, abbassarono la lampo e penetrarono nei boxer alla ricerca del mio cazzo, che liberato svettava turgido di fronte alla sue labbra che l’accolsero con dolcezza. Prese a succhiarlo, era proprio una brava pompinara, aveva piazzato una mano alla base del pene e con movimenti avanti e indietro della testa e del corpo se lo infilava tutto, potevo vedere le sue guance gonfiarsi quando arrivava a strusciarle la gola. Ero super eccitato, non volevo venirli in bocca e le chiesi di fermarsi. Lei s’arrestò e mi chiese di spogliarmi, cosa che feci rapidamente: ‘vieni’ mi disse e mi precedette verso la camera. Avrà avuto anche i suoi anni ma vederla così con solo degli slippini di pizzo, autoreggenti e tacchi a spillo l’avrebbe fatto rizzare anche a mio nonno, figuratevi a me.
Si sdraio e mi offrì il suo tesoro, quando mi avvicinai alle mutandine di pizzo nero lei ebbe un sussulto, le scostai e apparve la sua figa nel massimo dello splendore. Aveva il pelo curato, proprio come piace a me, iniziai ad accarezzarla ed in pochi attimi sentii un liquido denso e caldo colare:’Dai toccami, senti come sono bagnata…..mmm ti prego voglio godere con te!”.
Era bagnata come mai avevo visto in una donna e tutto ciò mi faceva impazzire.
Si vedeva bene anche il clitoride, bello gonfio e rosso, come le grandi e le piccole labbra, la penetrai con le dita, prima due, poi tre, la sentivo caldissima, scivolosa, accogliente e pronta per fare l’amore in qualsiasi modo, tanto era bagnata. Era abbastanza larga da poterla penetrare quasi con tutta la mano. Ritirai le dita e cominciai a leccarla, prima tutto intorno la fessura, poi sul grilletto, lo passavo e ripassavo lentamente, tenendo la lingua morbida, complice dei suoi gemiti dei suoi fremiti improvvisi, del suo inarcare il bacino in cerca di un bacio più prolungato. Il suo profumo m’inebriava, l’eccitazione di entrambi era alle stelle. Mi fece stendere sul gran letto matrimoniale e poi distendere giù, sul materasso, per scivolare al mio fianco e iniziare a baciarmi viziosamente in bocca, con una mano giù a carezzarmi il pacco e l’altra appoggiata sul petto a stimolarmi i capezzoli. Io l’avevo presa per la vita e ne perlustravo pesantemente le natiche pronunciate e le belle tette tremolanti.
Pomiciammo così per un po’, come due fidanzatini infoiati, poi Matilde staccò la sua bocca carnosa dalla mia e prese a baciarmi le spalle e poi il petto, poi ancora più giù, scivolandogli sopra verso il ventre.
Le sue tette si strusciarono intorno al mio cazzo, ben eretto, e premute contro dalle mani, lo imprigionarono in una soffice stretta e movendosi su e giù a masturbarlo morbidamente.
Lei lo voleva ed io era pronto per scoparla e così Matilde si dispose a cavalcioni su di me, con una mano diresse l’uccello, tenendolo ben fermo mentre, calandosi su di esso, se lo faceva penetrare pian piano nella fica bagnata. Cominciò a dondolare il bacino in avanti e indietro, lentamente, vibrando e ansimando tutta.
Seguitò così, a lungo, assaporando il piacere che le montava dentro, fino a che con un colpo deciso e un mugolio se lo infilò tutto in fica, fino alle palle gonfie, e si fermò.
Quindi riavviò ansando il movimento del bacino, adesso più rapido di prima, ad un ritmo incalzante che ben presto divenne frenetico.
Mi scopava con voglia crescente, insaziabile, e intanto si sgrillettava il clitoride, con i lineamenti del volto devastati dalla lussuria, ormai incapace di parlare se non in modo sconnesso e frammentario, emettendo gridolini soffocati, languidi gemiti e mi incitava a darci dentro, a non fermarmi più, a riempirla di cazzo, che non le bastava mai, ne voleva ancora e ancora e ancora’
Cercavo di resistere all’assalto di quella figa scatenata, da sotto, le strizzavo le tette che mi ballonzolavano davanti agli occhi al ritmo della scopata, la tenevo per la vita e ne assecondavo i movimenti frenetici.
Matilde era sull’orlo dell’orgasmo, cosa che puntualmente di lì a poco sopraggiunse e lei si agitò tanto e così bene che riuscì a trascinarmi dietro e, trattenendomi a fatica dal gridare, venni abbondantemente inondandole tutta la figa.
Mi rimase sopra sconvolta, farfugliando sommessamente di piacere, abbandonata sul mio corpo, spossata ma credevo, sbagliandomi, sazia.
Quando si spostò da quella posizione liberandomi infine l’uccello infiammato e ancora abbastanza eretto, Matilde si rovesciò supina sul letto accanto a me.
“Mamma mia!” disse dopo un po’, ancora ansimante: “Sei’ sei duro a venire!’ Un vero torello da monta!’ E”è stato bellissimo’m’hai fatto godere come’come una vecchia troia!”
Facevo fatica a riconoscere in quel puttanone che mi aveva spompato la dolce signora che in qualche modo fino ad allora mi aveva fatto da vice mamma.
Sdraiati una a fianco dell’altro, lei si accorse che il mio cazzo era ancora arzillo:
‘ Sembra che il mio torello voglia ancora giocare’ e tutta sudata si alzò, uscì dalla camera e la sentii aprire un cassetto. Quando ritornò aveva una mano dietro la schiena, incuriosito le chiesi cosa avesse nascosto. Lei si distese sul letto e mi disse di chiudere gli occhi, quando me li fece riaprire la vidi a gambe larghe con un grosso fallo di gomma nera nella figa e mi chiese di farla godere così. Mi sembrava di sognare era una vera porca e mentre la infilzavo con il cazzo di gomma e mentre glielo piantavo tutto dentro la sentivo gemere di piacere e contemporaneamente, sentivo il rumore della figa fradicia di liquido. Quei gemiti, quei suoni mi eccitarono e lei non ci pensò tanto e se lo prese in bocca . Quindi si voltò e mi ordinò: ‘ Dai torello’.mettimelo nel culo, avete tutti quella passione lì’ voi maschi!”
A questo punto scivolò a piegarsi sul bordo del letto, si stese con il viso appoggiato al materasso ed il sedere ben sollevato in su, aprendosi al massimo le natiche rotonde con le mani ad offrire il suo buco palpitante al mio cazzo che, ed io passatole alle spalle, glielo diressi contro dall’alto verso il basso.
Guidato da lei, cominciai a premere con decisione il glande contro lo sfintere, mentre Matilde con le dita di una mano aiutava al meglio la penetrazione, spingendo a sua volta all’indietro più che poteva: il cazzo scivolò dentro, sicuramente non ero il primo a visitare quel culo, che era abbastanza elastico e pronto a cedere:
“Oooohhhh!” si lamentò un po’ Matilde: “Fermo, adesso’Ti prego!’ Non muoverti! Fa’ fammi abituare un po” prima di cominciare ad incularmi!’ Hai un cazzo’ un cazzo’ Mi hai proprio rotto il culo!'”
Avevo un po’ di male all’uccello, serrato dai muscoli anali della donna e rimasi fermo limitandomi a brancicarle le tette, mentre lei, mugolando, aveva preso a sgrillettarsi lentamente la figa: Matilde mosse in avanti lentamente i fianchi facendosi fuoriuscire qualche centimetro di membro dal culo per poi arretrarlo e farlo così di nuovo affondare interamente dentro, avanti e dietro, avanti e dietro, ancora e ancora e ancora’ con movimenti lenti, brevi e cadenzati.
Io cercavo di rispondere al meglio al ritmo impostomi ed ero affascinato dallo spettacolo offerto dal mio cazzo che affondava e riemergeva dalle natiche ben aperte di Matilde,
Il silenzio della camera era interrotto solo dal nostro ansimare e dai suoi incitamenti scomposti a non fermarmi, ad incularla più forte. Aveva il buco del tutto spalancato e vedendo il grosso fallo abbandonato lo presi e tolsi il cazzo e ce lo infilai di botto, Matilde lancio un urlo: ‘Toglilo’.mi spacca!’ ma io lo spinsi ancora più a fondo: ‘Più spaccato di così il tuo culo non può essere”non sarà la prima volta che lo prendi!’.
Il fallo inculandola faceva un rumore osceno, lei cominciò a sditalinarsi mentre lo prendeva dietro fino a quando non esplose l’orgasmo così intenso che la fece strillare e sbavare sul lenzuolo.
Le lasciai il palo nel culo e ponendomi al suo fianco cominciai a masturbarmi:
‘ Girati ed apri la bocca’.. che te la riempio!’.
Lei si allungò sul letto, aveva il viso stravolto, aprì le labbra in attesa del mio getto che non tardò molto e le schizzai tutto il viso.
Rimanemmo per un po’ in silenzio, senza guardarci, come se ci vergognassimo.
Fui io a rompere il silenzio: ‘ Dottor Jeckyl e mister Hide.’ dissi, Matilde non afferrò subito e mi guardò con aria interrogativa poi: ‘ Da suffraggetta a” troia, a vacca da monta, è più appropriato.’, quindi se ne uscì con una frase che mi lasciò basito: ‘ti sarebbe piaciuto assistere’ vero.’ disse rivolgendo gli occhi al soffitto.
Ora ero io che non riuscivo ad afferrare e le chiesi spiegazioni, e così venni così a sapere che i miei padroni di casa, la coppia di pensionati perbenino aveva alcuni vizietti nascosti.
Dovetti insistere un po’ma, poi, Matilde mi spiegò che il defunto marito era qualche anno, che per problemi fisici non era più attivo sessualmente e in un primo momento lei si era accontentata di surrogati di uccello, falli di gomma, vibratori ma, poi fu lo stesso marito a proporle di trovare un toro da monta, così loro lo definivano, a patto che lui potesse assistere e vederla mentre si faceva scopare da un altro uomo e potesse riprendere la scena.
Forse accorgendosi del mio sguardo di incredulità aggiunse:
‘ Non sono una troia come potresti pensare, è che nonostante l’età ho un bisogno fisico di fare sesso.’ mi disse guardandomi con due occhi tenerissimi:
‘ Bene’.ora sai a chi rivolgerti, quando vuoi.’
Stanchi ci addormentammo abbracciati tra le lenzuola cariche dei nostri umori.
Mi svegliai nel bel mezzo della notte, Matilde dormiva con una espressione di beata soddisfazione stampata sul volto, me ne andai quatto, quatto senza svegliarla.

La nostra storia durò fino alla mia laurea e furono due anni di grandi scopate,
Matilde si rivelò un’amante straordinaria, fantasiosa ed imprevedibile; le piacevano le sorprese, le sveltine, come quando si faceva scopare rovesciata sul tavolo della cucina o in piedi appoggiata al muro.
Ho un unico rammarico, non ho mai potuto vedere le riprese fatte dal marito, quando glielo proposi mi rispose che le aveva distrutte.

Leave a Reply