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Racconti Erotici Etero

La ragazzina con lo zainetto

By 13 Giugno 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

L’autobus è semivuoto ed il mio amico Andrea se ne sta in piedi a qualche metro di distanza da me.
Mi soffermo a guardare la ragazzina che si trova proprio dietro di lui: magrolina, con la carnagione olivastra ed i capelli lunghi, scuri e mossi.
Si gira un attimo e mi mostra un musetto magro con due occhi scuri e molto più furbi di quello che ti aspetteresti dalla sua giovane età (14 15 anni al massimo).
Sotto la camicetta a maniche corte e la minigonna immagino un corpo acerbo, in sintonia con l’età, anche se intuisco che ha i fianchi larghi.
è proprio vicina ad Andrea, forse troppo, sicuramente più del necessario, visto che la vettura è quasi vuota.
Sto guardando lo zainetto rosa che le pende dalle spalle, con un piccolo orsacchiotto di peluche fissato alla lampo, quando lo sguardo mi cade sulla sua mano.
La nota stonata, sì, ho notato una nota stonata.
Le sue mani non sono curate come dovrebbero essere quelle di una brava ragazzina che torna da scuola: la pelle, piena di graffi e di abrasioni, non sembra particolarmente pulita, le unghie, poi, sono troppo corte, spezzate ed hanno una bella riga nera di sporco.
Mentre la mia attenzione si concentra su questo particolare, l’autista frena bruscamente ed accade tutto in un baleno, se non fossi stato attento, non avrei notato nulla.
La ragazzina finisce contro il mio amico, subito dopo la mano si muove velocemente, sparisce un attimo per ricomparire stringendo un oggetto marrone, scompare di nuovo infilandosi sotto la gonna, poi ricompare per l’ultima volta e voilà, magia, l’oggetto non c’è più.
Mentre cerco di realizzare cosa fosse quell’oggetto, la ragazzina spintona una signora grassa che staziona davanti alla porta e scende al volo, visto che l’autobus, nel frattempo è arrivato alla fermata.
‘Cazzo! Il portafogli!’
Il grido di Andrea, che si è portato la mano alla tasca posteriore dei jeans, mi da la soluzione dell’enigma che stavo cercando di risolvere e, senza pensarci, mi attacco al campanello, visto che l’autista ha richiuso le porte e sta per partire, spintono la cicciona che sta sempre lì e mi fiondo fuori dell’autobus, seguito da Andrea che non ha capito un cazzo, ma mi viene dietro nella speranza che io possa risolvere il problema del suo portafogli.
La ragazzina è trenta metri davanti a noi, corre come un cervo e svolta in una via laterale, mentre sento in lontananza le grida della cicciona che ha rimediato tre spintoni, uno dietro l’altro (perché anche Andrea le ha mollato una discreta spallata, nello scendere).
Svoltiamo anche noi e ‘ sparita, svanita.
La ragazzina con lo zainetto si è volatilizzata.
La strada è corta, al massimo un centinaio di metri e ci sono solo un paio di magazzini abbandonati su un lato, nessuna portone, nessun cancello dove nascondersi.
Sul lato opposto solo una parete di lamiere ondulate arrugginite, ricoperte da brandelli di manifesti sbiaditi, che confina con la campagna.
Sto per rinunciare, quando in un punto mi accorgo che un lamiera è schiodata e piegata verso l’interno.
Infilo la testa nel buco e la vedo.
La ragazzina corre su un sentiero sterrato in mezzo all’erba alta ed è già discretamente lontana.
Ci lanciamo all’inseguimento.
è una corsa faticosa, sotto il sole estivo del primo pomeriggio, l’aria è rovente, la strada piena di buche e di sassi e per di più in salita.
Mi ricordo che proprio oggi Andrea aveva nel portafogli un bel po’ di soldi, perché stavamo andando a comprare il suo computer nuovo. Che sfiga!
Guadagno terreno, sono abituato visto che tutti i giorni, al tramonto, vado a correre per un’ora nella villa comunale, mentre Andrea, che è sovrappeso e fuma venti sigarette al giorno rimane subito indietro.
Non importa, basto io per dare una lezione a quella piccola ladruncola.
Si è accorta di essere inseguita, si volta spesso e vedo che il suo passo si è fatto più pesante.
Quando arrivo in cima alla collina scopro che la strada prosegue dritta in discesa, attraversa una vallata e poi risale verso un’altra collina.
Sulla cima di quest’ultima si vedono roulotte, auto e panni colorati appesi ad asciugare, allora capisco tutto.
Tempo fa ho letto sulla cronaca locale che le giovani zingare spesso si vestono da ragazze ‘normali’ per avvicinare più facilmente le persone, perché ormai chiunque, quando vede una zingara con la gonnellona colorata e gli zoccoli, si mette la mano sul portafogli.
Sta tornando a casa, al campo, con il frutto del suo lavoro e, se non la becco prima, Andrea può dire addio ai suoi soldi ed al suo nuovo computer.
Lungo la discesa guadagno ancora terreno, lei zoppica e guarda dietro sempre più spesso.
Quando siamo arrivati quasi in fondo ed io le sono ormai vicinissimo, la ragazzina inciampa.
Non cade, riesce miracolosamente a restare in piedi, ma praticamente si ferma, ed io che vengo dietro non riesco ad arrestarmi.
Finisco contro l’ostacolo improvviso e perdo l’equilibrio, travolgendola.
Ruzzoliamo entrambi fuori della strada, rotolando lungo il pendio erboso.
Non è un bel prato: cardi pieni di spine, erbacce, pietre e rifiuti vari.
Quando finalmente ci fermiamo lei è prontissima a rialzarsi, ma io riesco a prenderle una caviglia, la faccio cadere di nuovo e le sono subito addosso, prima che possa fuggire ancora.
Altro che ragazzina, è una specie di tigre che cerca di mordermi e graffiarmi.
Riesco a fatica a bloccarle i polsi con una mano e lei mi rifila una ginocchiata sulle palle che, per fortuna, manca il bersaglio di un soffio.
Me viene in mente quando con Ivana, la mia ragazza, facciamo la lotta sul letto, lei fa finta di resistermi ed io la devo immobilizzare.
è un gioco eccitante per entrambi, ma ora non è affatto un gioco e mi accorgo che mi sto arrapando di brutto.
Nella lotta la camicetta della ragazzina si è aperta e quando le infilo le dita sotto le coppe del reggiseno e lo faccio salire, liberando i suoi seni, lei mi insulta, soffia come una gatta furiosa e alla fine mi sputa addosso.
Guardandola bene non è affatto una ragazzina, l’abbigliamento mi ha ingannato, ma avrà venti venticinque anni di sicuro ed anche due belle tette, penso mentre la mia mano le carezza i seni.
Non so se è l’effetto delle carezze oppure, più banalmente, dopo la lunga corsa e la lotta furibonda ha esaurito le energie, ma ora sta ferma e respira profondamente con la bocca semi aperta.
Si riprende solo quando le sollevo la gonna ma ormai il mio corpo è contro il suo e le sue gambe magre, costrette a rimanere divaricate, non mi possono colpire in maniera efficace.
Sotto ha delle mutande bianche incredibili, alte fino alla vita, assolutamente inadatte ad una ragazza giovane e carina, ma utilissime a nascondere portafogli ed altri oggetti fregati ai passeggeri dell’autobus.
Mi immagino la scena: ‘ma come si permette, io non ho rubato nulla, guardi pure nel mio zainetto.’ Nessuno avrebbe il coraggio di frugare nelle mutandine di una ragazzina.
Le strappo di dosso le mutande bianche ed il portafogli di Andrea cade a terra.
A questo punto faccio una cosa di cui non mi sarei mai creduto capace: mi apro i jeans e lo tiro fuori.
La ragazzina, che ragazzina non è, sgrana gli occhi, spalanca la bocca e muove le testa per dirmi di no, mentre Andrea, che intanto ci ha raggiunto, osserva la scena allibito.
Siccome per aprirmi i pantaloni le ho lasciato libere le mani, ha la possibilità di cercare di allontanarmi spingendomi, ma peso almeno il doppio di lei e non può impedire al mio ventre di poggiarsi sul suo e, di conseguenza, al mio cazzo di entrarle dentro.
Come la penetro, le sue resistenze si placano immediatamente, le mani smettono di spingere e sento la pressione delle sue dita sulla mia schiena.
Il mio viso è appiccicato al suo e sento il suo respiro farsi più profondo, mentre i nostri corpi si muovono, dapprima in maniera confusa, poi in perfetta sincronia.
Cambio leggermente posizione, le entro dentro più in profondità e lei comincia a gemere, poi emette delle grida di piacere ed io, a questo punto, non tengo più.
Le sono venuto dentro, mentre lei mi piantava le unghie nella schiena, ma non con l’intenzione di farmi male.
Mi alzo, sono stordito e confuso e, tanto per fare qualcosa, raccolgo da terra il portafogli e lo lancio ad Andrea.
è un pomeriggio folle ed assurdo ed anche il mio amico decide di comportarsi di conseguenza.
Non fa una piega quando anche Andrea, dopo essersi calato i jeans, si sdraia sopra di lei, che lo guarda con gli occhi socchiusi e con le labbra atteggiate ad uno strano sorriso.
L’incantesimo si rompe solo alla fine della seconda scopata: Andrea si è appena rialzato e si sta richiudendo i pantaloni, quando lei si tira su, rimanendo seduta in terra, e comincia a singhiozzare disperatamente.
Mi sento una merda. Ma che cazzo ho combinato?
Anche Andrea, se ne sta con il capo basso con l’espressione del chierichetto beccato dal parroco a bere di nascosto il vino della messa.
‘Scusa ‘ non so che ci ha preso, non dovevamo ‘ certo ora è troppo tardi per scusarsi …’
Non so proprio che dire, ma lei mi fa un sorriso e mi interrompe.
‘No, piango perché se torno a casa senza soldi i miei fratelli mi riempiono di botte. Quello ‘ è stato bello.’

Insomma, le abbiamo dato 50 ‘ per uno e lei ha proseguito per il campo nomadi.
‘Andrea, però adesso sbrighiamoci, non vorrei che i fratelli non fossero d’accordo su quello che abbiamo fatto con la sorellina.’

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