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Racconti Erotici Etero

La sauna e la cinesina

By 10 Dicembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

erasmus in finlandia

Stavo facendo l’Erasmus in Finlandia. Condividevo un appartamento con altri 3 studenti, Thomen, un ragazzo tedesco, Maria, una svedese, e Xinlei, una cinese. Due ragazzi e due ragazze, non pensate a niente di strano (per ora), eravamo semplicemente molto affiatati come possono esserlo 4 coinquilini, amici, confidenti. Naturalmente durante quei 6 mesi di studi lontano da casa abbiamo fatto feste e follie, ma niente di sconvolgente è successo fra queste mura e fra di noi che eravamo solo buoni amici. Maria era una bellissima ragazza bionda, e un po’ flirtava con Thomen. Xinlei invece era una piccola cinesina molto simpatica e divertente, ma molto ingenua e spaesata. Mi divertivo molto a flirtare con lei, abbracciarla, farle dei complimenti, metterla un po’ in imbarazzo con innocenza, e lei era sempre intimidita e paralizzata, anche se molto divertita e lusingata dai miei approcci – per nulla volgari o pesanti, diciamolo. Lei mi voleva bene nonostante il mio atteggiamento un po’ marpione, e aveva conosciuto le diverse ragazze che ogni tanto mi ero portato in camera; lei al contrario era uscita solo con un ragazzo, senza combinare granché. Si confidava molto con me, e ci piacevamo, anche se non si era mai lasciata andare.

La nostra casa, come spesso capita in Finalndia, aveva una piccola sauna, comoda per due persone, utile a rilassarsi e scaldarsi in quei giorni gelidi. La usavamo spesso a turni, era una sensazione bellissima alla fine della giornata spogliarsi e lasciarsi sciogliere dal calore per un’oretta, e poi sentirsi rilassati, puliti, purificati.

Un giorno Thomen e Maria erano fuori, e io e Xinlei ci trovammo a fare la sauna insieme. Indossavamo sempre il costume da bagno, non eravamo a un tale livello di intimità. Io avevo il mio boxer nero, lei un bikini color latte. Entriamo, e ci sediamo, lasciando che il calore ci avvolga. Xinlei è minuta, bassa, con un corpo morbido, una leggera pancia curva, un sedere a mandolino, un piccolo seno rotondo. Nonostante non sia una grande bellezza, mi sono sempre trovato attratto da quelle piccole curve sbarazzine, sempre colorate dalla sua risata e dai suoi occhi a mandorla neri. Ci mettiamo a chiacchierare a bassa voce, a scherzare un po’, a rilassarci. Sarebbero state le ultime settimane, ormai la fine del nostro erasmus, ed eravamo un po’ malinconici.

A un certo punto la temperatura aveva raggiunto un calore notevole, grondavamo di sudore, buttavamo sulle pietre acqua profumata, e la stanza divenne un bagno di profumi e languore. Guardavo Xinlei: il suo corpo madido di sudore, i suoi capelli fradici, il suo respiro profondo: sembrava fosse appena uscita da una gran scopata! Mi stavo già eccitando, quando lei si sdraiò a pancia in giù lungo la panca, e mi chiese di farle un massaggio.
Presi l’olio profumato, e iniziai a spalmarglielo sulle spalle minute, per poi spalmare le mie mani sulla piccola schiena morbida. Adoravo affondare in quella pelle bianca, sentirla sotto di me. La premevo forte, per farle uscire dei sospiri forti e sonori.
“Ti piace così?” le chiedevo
“Sì sì” mi rispondeva un po’ indifferente, un po’ eccitata. La sentivo fremere leggermente sotto le mie mani, e capivo che la situazione – il calore, i profumi, l’olio, la luce bassa – era una sintesi di sensazioni perfette per portarci finalmente a un amplesso indimenticabile.
Passai a massaggiarle le gambe, i piedini minuscoli, facendola rabbrividire ogni volta che premevo la pianta.
“Che c’è?” chiesi ridendo
“Niente, è piacevole” rise anche lei.
“Bene, allora continuo”
“Sì, ma premi più forte”. Non me lo feci ripetere. Spinsi le mani su, afferrandole le cosce. Le massaggiai al loro interno, avvicinandomi sempre di più alla sua micetta, i cui folti peli – Xinlei non si rasava a quanto pare – erano visibili dal bikini. Ogni passaggio delle mie mani oliate si faceva sempre più audace, e lei reagiva in maniera contraddittoria: si irrigidiva leggermente, ma non si ritraeva, anzi alzava leggermente il bacino per esporsi un po’ di più. Non toglievo gli occhi dal suo culetto, e presi a passare le mie mani anche su quello, inzuppando di olio il costume. Lo premevo, lo strizzavo come un cuscino, e lei senza dire niente mi lasciava fare. Questo era strano, non era da lei cedere senza resistenza in questo modo, avevo passato mesi a tentare di metterle le mani addosso! Invece ero lì che maneggiavo quelle natiche belle giovani e fresche come se mi appartenessero, mi sentivo in paradiso, e la docilità con cui lei mi lasciava fare quello che volevo mi aveva mandato rapidamente in tiro: in breve il cazzo mi si era indurito in maniera imbarazzante, tanto da rendere impossibile qualsiasi tentativo di nasconderlo dal costume. Spingeva contro il boxer una punta dura e lunga, irremovibile. Mi sentivo davvero durissimo.

Dopo l’ennesimo passaggio sulla schiena, non ne potei più del suo reggiseno, e lo slacciai.
“Che fai?” protestò subito lei.
“Non riesco a massaggiarti la schiena così; che problema c’è, tanto resti sdraiata” Lei si quietò subito, e continuai indisturbato la mia lasciva manipolazione.
Mi spostai davanti a lei per massaggiarle le spalle, con il pene ormai mezzo fuori dal costume davanti alla sua faccia.
“Dai, rimettilo dentro!” protestò quando se lo vide davanti.
“E come faccio, guarda come è grosso!” mi difesi. Lei mi guardava, o meglio guardava il mio pene, con l’aria imbronciata; alzò le spalle tenendo una mano a coprire il seno piccolo e rotondo; lo fissava rapita, ma diceva ancora “Dai, cosa fai, copriti, su” Ma io insistevo:
“Xinlei, non riesco, sono troppo eccitato. E’ inutile, anzi faccio che togliermi il costume” e così dicendo mi sfilai il boxer e lo buttai a terra. Ora ero nudo, col pene durissimo eretto davanti al suo viso. Ero davvero al colmo dell’eccitazione: era durissimo, quasi a farmi male, come se volesse superare la solita lunghezza. La sua bocca si spalancò in una smorfia di stupore: “O mio dio è enorme!” Io sorrisi compiaciuto a guardare la sua bocca spalancata e gli occhi sbarrati. Una risata acuta interruppe quell’espressione. Lei lo guardava stupefatta, probabilmente non era abituata agli uomini occidentali, fatto sta che non si capacitava delle dimensioni del mio attrezzo – che dobbiamo dirlo è oggettivamente grosso, non enorme per i nostri canoni ma comunque un bel cazzo sopra la media. “Dio mio è davvero grosso!” continuava a dire. Alzò una mano per accarezzarlo, ma la ritrasse subito. Mi avvicinai per sfiorarle il viso col pene, ma lo allontanò con la mano.
Allora cambiammo posizione. La feci alzare seduta, e mi misi dietro di lei. Appoggiato il cazzo sulla schiena scivolosa, le feci scivolare le mani davanti per massaggiarle il petto. Mi liberai presto delle sue mani pudiche e afferrai i suoi seni morbidi, quelli di una ragazzina. Li riempii d’olio e li massaggiai con forza e delicatezza, eccitandola poco a poco mentre il cazzo le massaggiava la schiena. Guizzai poi sopra il suo collo, e praticamente continuavo a palparle le tette ormai frementi di desiderio tenendole il cazzo attaccato alla faccia.
Finalmente cedette, e fra un sospiro e l’altro si voltò di scatto, fece scivolare il pene su tutta la guancia e lo afferò con la lingua. Così mentre le ungevo seno e spalle lei oliava la mia bella mazza durissima con la sua lingua innocente e curiosa. Mi mangiò per bene, devo confessare: non seppi mai quanta esperienza aveva questa ragazzina dall’aria così innocente e svampita, ma il modo in cui mi slinguò il cazzo e lo inghiottì e lo ciucciò mi fece davvero impazzire.

Ma volevo arrivare fino in fondo, allora la feci sdraiare di nuovo a pancia in giù. Le sfilai il costume, che scivolò via senza un lamento, e potei finalmente ammirare tutta la nudità della mia amica cinese, il suo piccolo corpo, il suo culetto bianco. Ripresi a massaggiarla, aprendole bene le chiappe morbide, e scoprendo il buchetto bruno. Era talmente unta che avrei potuto entrare dentro di lei come nel burro, e non avrebbe alzato un gemito. Mi appoggiai su di lei per massaggiarla con tutto il mio corpo, dedicando tutto il mio cazzo alle sue chiappe morbide e virginali, finché a forza di scivolare lo feci guizzare dentro di lei. COme previsto, le entrai nel culo come niente: solo un sussulto sonoro le scappò di bocca, spalancata dalla sorpresa, dall’eccitazione e dalla determinatezza della mia presa. Tenendole le mani sui fianchi, le cosce chiuse, la sodomizzai languidamente, a fondo, approfittando della facilità data dall’olio. Lei gemeva con strilli acuti, tremando tutta nel calore insoportabile della sauna.
“Ti piace?” le mormorai con voce roca
“Sì sì sì” ebbe la forza di sussurrare
“Non ti faccio male, vero?”
“No per niente è meraviglioso…”
La scopai tanto, era bellissimo, senza cambiare posizione, solo scivolando su e giù dentro il suo ano fra quella carne morbidissima. Era una sensazione di piacere infinito che di lì a poco mi avrebbe fatto esplodere. Le sarei venuto nel culo? Ero indeciso, ma mi tirai fuori quando vidi che la sua eccitazione era oltre i limiti. Girò la testa sopra la spalla, mi ficcò la lingua e in bocca, mi divorò, mi morse.
“Godi?”
“Godo” mi disse rabbiosa e strozzata “sei un maiale che cosa mi stai facendo? è bellissimo” e rise di nuovo.
“Vieni qua, troietta” La girai uscendo da lei, le aprii le gambe e mi misi sopra, leccandola tutta, dalla fica al collo. Dopo aver pulito il pene nel secchio d’acqua, lo usai per accarezzare la micetta pelosa e fradicia (umori? vapore? olio? sudore?), quando lei mi spinse via.
“Aspetta: sono vergine!” disse fissandomi con quei begli occhietti a mandorla neri luccicanti.
Io le sorrisi, le diedi un bacio dolcissimo, e la penetrai con un colpo deciso, lento e lungo. Lanciò un urletto.
L’olio mi aiutò a superare la resistenza, ma lei provò quell’iniziale momento di dolore che placai subito lasciandole piantare le dita nella mia schiena. Dopodiché rifeci quello che avevo già fatto con il suo sedere (dunque era sicuramente vergine anche dietro: adoro quando il sesso anale precede la prima volta!) e scivolai dentro e fuori quella dolce cinesina. Sapendola vergine – per fortuna me l’aveva detto! – la scopai piano, non senza vigore ma lentamente, lasciandola rilassare e adagiare in quelle sensazioni nuove. Pian piano mi seguiva, seguiva il mio ritmo e le mie spinte, ondeggiando sotto il mio corpo grazie all’olio che ci univa, e sempre più in fretta accelerai per pomparla fino in fondo. I suoi gemiti erano acutissimi, quasi un lamento. Giunto all’apice del furore, quando il mio ritmo aveva ormai vinto ogni resistenza e timidezza, la alzai.
“Girati, voglio mettertelo di nuovo nel culo” le dissi. Lei obbedì rapidamente, senza obiezioni. Si sistemò in piedi con le mani appoggiate alla parete, e inarcò la schiena per offrirmi il sedere. Osservai quel corpicino luccicante, mi strofinai sulle sue curvette morbide, e entrai di nuovo nel suo culetto. Adoro fare sesso anale in piedi, posso godere di tutto il corpo di lei, devo solo trovare la giusta altezza ma con una ragazza così piccola non ebbi problemi. La afferrai dolcemente per i fianchi, per spingermi contro e dentro di lei piano, fino in fondo.
Lei riprese a gemere, mi accorsi che si stava bagnando, la toccai e la trovai inzuppata dall’orgasmo.
“Ti piace, piccolina, stai godendo?” chiesi come se ce ne fosse bisogno.
“Sì mi stai facendo impazzire, mi piace tanto” diceva lasciandomi riempire il suo culo con il mio cazzo duro a dismisura.
“Hai mai fatto niente del genere prima?” chiesi ancora, divertito dall’ovvietà.
“No, mai. E’ incredibile, meraviglioso, ho paura”.
Non ho mai provato tanta facilità nel sesso anale come in quella piccola cinesina. La situazione era un culmine di piacere. Durò a lungo, ma quando arrivai all’estremo mi limitai a stringerla tutta fra le mie braccia, fortissimo, e con una spinta fortissima mi premetti contro le sue natiche bianche, e venni nel suo culo, copiosamente, per quasi una decina di secondi. Ci volle tanto tempo perché ci staccassimo da quell’abbraccio umido e profondo.
Entrambi avevamo provato un piacere smisurato. La strinsi a me, la coccolai, la feci sentire bene dopo quella strepitosa doppia prima volta.
Ci sorridemmo e accarezzammo a lungo, prima di trovare la voglia di alzarci e andare finalmente a fare una doccia gelata.

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