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Racconti Erotici Etero

La segretaria di direzione

By 3 Giugno 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Fabio, ho 42 anni, e sono divorziato da due. Stanco di tutte le convenzioni che si erano instaurate tra moglie e marito, anzi tra la femmina e il maschio, ho deciso di cambiare vita. Sono diventato pigro e, per quanto gli appetiti sessuali me lo permettano, non sopporto più l’idea di dovermi dare da fare per avvicinare le donne. Soprattutto non ho più voglia di ‘lavorare’ io e solo io. L’ho fatto troppe volte con la mia ex moglie. Ora basta. Quando mi capita di recuperare una donna mi sono ripromesso di provocarla più possibile, di farle perdere la testa, di divertirmi tanto facendola lavorare più possibile e, alla fine, di farla venire da sola, senza scoparla. La lascio fare, ma solo quello che voglio io. Ossia, per essere chiaro, dopo tanti anni di matrimonio con il classico finale del mio cazzo nella sua figa e sborrata nascosta dentro di lei, mi piace adesso l’idea di cambiare. Prediligo farmi fare sapienti e particolari seghe e magistrali pompini. Insomma, non la scopo, ma le faccio fare, se capace, solamente un bel lavoretto di mano o di bocca. Dopo, se lo desidera anche in mia presenza, si sditalini da sola, quanto vuole. Naturalmente sono disponibilissimo a qualsiasi variante di suo gradimento, soprattutto se fuori di qualsiasi norma. Escludo solo la violenza ma mi piace la voluta sottomissione. E salutandola le affibbio il voto su tutto… Mi sorprende che spesso le fanciulle, alla fine, non sono tanto inviperite per il mio comportamento. Confessano anzi che piace loro essere talvolta possedute così, sottomesse e un po’ umiliate. Va a capirle, le donne’
Lavoro in una grossa azienda informatica. Sono addetto al centro di elaborazione dati. Ho due colleghi, maschi, anch’essi divorziati, che sono ancora più maialini di me. Sono molte le donne che lavorano nello stabilimento. Sono anzi la maggioranza.
Con Carla tutto iniziò un pomeriggio di un freddo venerdì autunnale. Naturalmente ci conoscevamo già e ci incrociavamo spesso alla macchinetta del caffè. Lei è la classica bella bambolina, inavvicinabile però, soprattutto per un maialino come me. Capelli neri neri, lunghi, che spesso raccoglie con notevole charme, bel nasino a punta un po’ all’insù, occhi azzurri chiarissimi, piccolina, ma non troppo. Un bel corpicino, che immaginavo tale attraverso i vestitini molto eleganti che sempre indossava. Si faceva infatti letteralmente fasciare da completini coloratissimi di grandi firme. Raramente, purtroppo, si concedeva minigonne. In quelle occasioni, con scarpette con il tacco a spillo e le calze rigorosamente nere provocava un’autentica turbativa a tutto il personale maschile dell’azienda. E non poteva permetterselo troppo. Era, infatti, e lo è tuttora, la segretaria del direttore. Una bella femmina, quindi, con tutto a posto e naturalmente non aveva potuto sfuggire alle attenzioni dei capi del vapore. Era infatti la fidanzata ufficiale del figlio del direttore, anche lui impiegato in azienda con mansioni un po’ misteriose. Era quindi sempre ultracontrollata. Almeno così sembrava’
‘Freddino, vero? ‘ mi fa, triste, pensando non so a cosa – . Ma ritornerà!’. La guardo. ‘Cosa, il caffè?’ ‘Ma no, dai, l’autunno. Addio estate” ‘Beh ‘ la consolo ‘ le stagioni passano. L’estate ritornerà” ‘Speriamo presto. Ne ho già voglia” ‘Anch’io – le dico, cercando per la prima volta di allungare la conversazione ‘ . E, anche se ti sembrerà strano, mi sto già organizzando” ‘Ah sì? Mi sembri un po’ in anticipo. E come, poi?’ ‘Ma, ho ormai concluso un buon affare. Mi sono comprato un bel motoscafo. E’ un fuoribordo di oltre nove metri. L’ho preso comodo, per poter fare delle piccole crociere e, soprattutto, per poter prender bene il sole, come piace a me!’ ‘Ah, e se non sono indiscreta’ come piace, a te, scusa?’ ‘Rigorosamente in solitudine, al largo, e in libertà!’ ‘Certo, certo ‘ dice silenziosamente – penso di capirti. Comunque buon autunno e buon inverno!’ E tronca la conversazione che riteneva evidentemente stesse andando troppo in là sul personale. ‘Ciao’ e se ne va sculettando. Ha proprio un bel culetto. E in quel momento presi la grande decisione: prima o poi, le avrei messo il mio cazzo in mano e in bocca. Il soggetto non era proprio facile, anzi gli ostacoli potevano sembrare insuperabili. Ma certe difficoltà in campo sessuale mi esaltavano.
E i mesi passarono. Io, il motoscafo, lo comprai. Un paio di volte ci incrociammo di nuovo al solito posto. Ma parlammo di problemi di lavoro. Lei, dopo tutto, per il ruolo che ricopriva e con quel moroso che si ritrovava, era una donna d’azienda. Io un tecnico di alto livello. ‘L’ho comprato, sai’ le dissi un giorno. ‘Cosa?’ mi chiese lei facendo finta di non ricordare la nostra chiacchierata di alcuni mesi prima. ‘Il motoscafo! Non ricordi?’ ‘Ah, sì. E adesso via, al largo a fare il lupo solitario, vero? E magari con quei due vitelloni che ti ritrovi in ufficio come colleghi. Le voci circolano sai, soprattutto quando il personale è composto da giovani donne’ mi dice nascondendo a stento un po’ di imbarazzo e una leggera vena di rimprovero. ‘Ebbene sì, anche se siamo appena ad aprile, ho voluto fare il grande varo e le prime uscite. Uno sballo, te l’assicuro” ‘Vedo, vedo, sei già abbronzato. Non tanto però’ ‘ aggiunge fingendo indifferenza. Avrebbe voluto forse sentire una risposta un po’ confidenziale. Io feci finta di nulla. Era troppo faticoso pensare qualcosa ad affetto per iniziare l’opera di ‘riscaldamento’. ‘C’è tempo, per abbronzarsi” le risposi solamente e mi allontanai lasciandola pensierosa sulla mia mezza risposta.
E arrivò l’estate. Avevo battezzato la barca e soprattutto l’avevo già sperimentata sotto tutti i punti di vista. Con una turista inglese era stata fin troppo facile. Per le inglesi, gli italiani hanno sempre un gran fascino. Aveva sorriso quando alla fine di tutto la ringraziai. Le avevo fatto fare uno spogliarello a prua e poi, fedele alle mie convinzioni, le avevo rovesciato una quantità industriale di sborra in bocca. Pensava, naturalmente, che dopo la infilassi. Capì tutto, invece, quando mi sdraiai e la invitai a masturbarsi. ‘You are a pig’ mi disse sorridendo ma poco dopo tra violentissimi sussulti raggiunse l’orgasmo e, guardandomi negli occhi, addirittura spruzzò dappertutto il suo nettare. Evidentemente sentire ancora il mio sperma che le colava dalle labbra e l’obbligo di regalarmi lo spettacolino del suo orgasmo l’aveva eccitata a dismisura.
La giovane romana si era invece innamorata del mio cazzo e non si lamentò troppo quando la invitai a darsi da fare. ‘Cosa vuoi? ‘ mi chiese sussurrando ‘ Potresti almeno darmi un bacio” ‘Spogliati e mostrami come sei fatta. Qui, adesso, e non preoccuparti di quelle due barche là’ Che guardino, se lo vogliono! Voglio vedere che ti sgrilletti fino a bagnarti tutta e poi potrai, con le mani, giocare quanto vuoi con il mio cazzo che ti piace tanto!’ ‘Ma dai, lo vedo, c’è un uomo nudo con il cannocchiale, mi vergogno’ Mi sembra che si stia già menando l’uccello!’ ‘Coraggio, lascia che si faccia anche lui una sega. E dai, comincia, mostraci quanto sei brava!’ Rossella, in silenzio, si levò il reggiseno e gli slip. Dimenticò il pudore ed iniziò ad accarezzarsi tutta. Aveva un clitoride enorme che ben presto iniziò a pulsare. Presto iniziò a riversare il suo liquido. Non le diedi il tempo di riprendersi e le posi il cazzo in mano. ‘Lo vorrei prima in bocca’ – mi chiese sospirando ‘ ‘ ‘No ‘ le risposi secco – . Fammi sborrare con la mano. Devi farmi solo una splendida, lenta e dolcissima sega’. ‘Ma dai, solo un attimo. Lo voglio sentire dentro di me che pulsa. Poi, te lo prometto, ti farò venire come vuoi tu, con la mano, come mai nessuna lo ha fatto’. ‘No, e fai presto’. Il mio tono convinse la giovane donna. Iniziò così, lentamente, un dolcissimo su e giù. Per punizione, io cercai resistere più possibile. Rossella iniziò a dare segni di stanchezza e di impazienza. ‘Guarda ‘ mi disse improvvisamente ‘ . Una barca si è avvicinata. E’ vicinissima! L’uomo mi sta vedendo. E’ un vecchio, mi guarda e si sta menando l’uccello’ Gli piace guardarmi! E’ tutto eccitato e mi sorride. Mi vergogno a mostrarmi nuda e poi anche mentre ti sto segando’Oh no, sta schizzando, che schifò! Uffah, amore, guarda cosa mi fai fare! Un bacio, amore, almeno un bacio ‘ mi chiese – . Fammi capire che piace anche a te. Come è piaciuto a lui’. La presi allora con tutte e due le mani con un po’ di violenza. Le feci spalancare la bocca e la penetrai violentemente con la lingua. La riempii di saliva. Sentirsi stuprata in bocca dalla mia lingua la eccitò ulteriormente. Si bagnò tutta di nuovo. Aumentò il ritmo della sega che contemporaneamente stava freneticamente portando avanti a due mani. E sospirò rumorosamente quando senti tutte le lunghissime dita riempirsi della mia sborra. La volle raccogliere tutta, come fosse una cosa preziosa. E quindi, provocatoriamente, se la rovesciò tutta sulle labbra. ‘Sei uno stronzo, ma fai dello sperma buonissimo’ – mi disse.’ ‘E tu sei bravissima a fare una sega a un uomo. L’anno prossimo, forse, se ci vedremo, ti chiederò di farmi venire in bocca”.
Il giorno dopo incontrai Carla. Al solito posto. Ci incontravamo stranamente sempre più spesso.
‘Come procede con l’abbronzatura? ‘ esordisce la giovane donna – . Mi sembra bene”. ‘Sì – le rispondo – ho avuto la fortuna di fare in barca un paio di bellissimi bagni di sole.’ ‘Anch’io ‘ mi replica subito – . Ma da sola mi annoio. Giovanni preferisce giocare a carte sottocoperta con il padre e con i suoi soci. E allora scendo anch’io sotto coperta e mi metto a leggere un libro’ E mi addormento.’ La guardo. E’ veramente bella. E’ un po’ più truccata del solito. Ha i capelli neri sciolti. Un rossetto rosa le esalta le labbra. Completino bianco, elegantissimo. Non mostra però nulla. Solo il seno, ben avvolto da un reggiseno bianco, si mostra un po’ premendo sulla canottierina bianca dell’abito.
‘Peccato buttare via così un bel pomeriggio in barca’. E a sorpresa aggiungo: ‘Penso proprio che non te lo farei neppure aprire quel libro” Carla arrossisce. La mia battuta l’ha sorpresa. Ma non infastidita. ‘No? Non lo so il perché ma avevo anch’io questo sospetto. Si vede che con le donne sai comportarti’ Beh, ciao, il direttore è di fretta. Deve andare a Milano ed io lo devo accompagnare. Ci vediamo la prossima settimana”
Confesso che fu un fine settimana un po’ troppo calmo per me. Come di attesa. Uscii in barca ma volli rimanere da solo, a pensare a come buttare la rete sulla preda. Carla naturalmente. La volevo. O, meglio, volevo spingerla a chiedermi di uscire, da sola, per una volta, sulla mia piccola garconniere galleggiante. E volevo convincerla a sdraiarsi su quel bianco materassone a una piazza e mezza. Sì, lo so, avrei dovuto ripulirlo da quelle macchie chiare bianco-giallognole. Ma perché, mi chiesi subito. Carla sapeva benissimo che, oltre a prendere il sole, su quel materasso io probabilmente ci scopavo. Del resto lei stessa, con il suo fidanzato, quando uscivano da soli con la barca del di lui paparino, certamente non discuteva del valore dell’euro sul mercato internazionale. Giovanni le avrà pur chiesto, qualche volta, di scopare. O qualcosa d’altro. Lo sperma, insomma, lo conosceva bene e, soprattutto, sapeva probabilmente benissimo come portare in paradiso il suo maschietto. E mi riscoprii a masturbarmi all’idea della bella Carla dai capelli neri e dagli occhi azzurri. La sborrata che ne seguì fu un’autentica eruzione. Gli schizzi, numerosi e copiosi, atterrarono come sempre sul materasso, macchiandolo ulteriormente. Pazienza, pensai. Se un giorno la bella Carla sarà sdraiata qui sul materasso vorrà dire che avrà già fatto alcune scelte, e quindi delle macchioline sospette certamente non l’avrebbero allontanata da decisioni già prese.
‘Che noia, dieci giorni da sola! Il mio lui, Giovanni, deve andare a una importante fiera a Tokio. Sai, deve accompagnare suo padre, il direttore, e non può rifiutarsi. Ed io, intanto, qui da sola” Musica per le mie orecchie. A dire il vero la confidenza Carla la stava facendo, sorseggiando il solito caffè, all’altra segretaria di direzione. Ma il volume era tale affinchè, ritenni giustamente io, chi doveva sentire sentisse. Carla quella volta, forse ingenuamente, si tradì. Parlava con Emanuela ma, stranamente, puntava gli occhioni azzurri sull’uomo che proprio in quel momento stava ingurgitando l’ennesimo caffè della mattina. Capii che era giunto il momento di agire. La donna probabilmente voleva togliersi solamente alcune curiosità. Forse solo quello o, chissà, voleva solo giocare come il gatto con il topo. Io, naturalmente, volevo invece scoprire come faceva una sega e, soprattutto, se sapeva spompinare per bene un uomo. Puntando sulla sua curiosità femminile dovevo trascinarla in una tale situazione nella quale non avrebbe potuto più rifiutarsi e scappare. Anzi. Avrebbe dovuto chiedermelo lei. Lo so, era difficile, ma pensai che fosse forse giunto il momento giusto.
‘Sole, temperature mite e mare calmo. Sai, sono queste le previsioni del tempo di questo fine settimana. Tutto questo non ti dice nulla, Carla?’ La mia domanda la coglie impreparata. Abbozza un sorriso. E’ imbarazzata. Si guarda attorno. La sua collega era scappata in ufficio. Non c’è nessuno e questo la rincuora. ‘Hai ambizioni marinaresche? ‘ mi chiede -. Hai un buon udito tu, vero? Il fatto che il mio fidanzato parta questa sera con suo padre, il direttore, e che rientri appena tra dieci giorni non significa che io possa” ‘Tu puoi ‘ la interrompo – . Il sole è di tutti, sempre. In qualsiasi luogo, sulla spiaggia, sul terrazzo di casa, sulla barca di un amico” ‘Mi spiace ‘ mi blocca questa volta lei – . Sono invitata a una festa. Stasera. Farò probabilmente tardissimo. Domani mattina non mi alzo dal letto. Un’altra volta, forse” e si allontana dopo avermi elargito un sorriso assassino.
Non feci molta fatica a consolarmi. Gianni, il mio collega, noto per la sua grande capacità di recuperare senza fatica ballerine russe, mi pregò di ospitarlo per il fine settimana sulla mia nuova barca. Aveva pensato anche a me, naturalmente. Accettai ben volentieri. La mattina dopo, con il sole che già splendeva, puntavamo al largo. Irina e Tania, appena a cento metri dalla costa pensarono bene di rompere gli indugi e si levarono quel poco che indossavano. Erano troppo felici e volevano mostrarci subito la loro riconoscenza. La loro esuberanza ci colpì molto piacevolmente. Tania si impossessò subito e voracemente del mio cazzo e iniziò a farmi un lavoro di lingua che ben presto ebbe risultati devastanti per il suo bel volto. Irina invece aveva preferito lavorare con le mani. E anche Gianni aveva abbondantemente sborrato. In mano alla donna. Ma io, a Irina, volevo invece far bere il mio sperma. Lei però mi fece capire che non gradiva. ‘No, per favore, niente sborra in bocca, no! – disse timidamente ‘ Non piace. Non piace gusto e odore. Io quasi vomito. Quando tu senti quasi schizzare, per favore, dire. Non bevo quello mio marito Ivan. Schizza dove volere, anche viso’ ma non dentro bocca. Prego te” Incurante delle sue lamentele la invitai quindi a iniziare, come Tania aveva fatto prima, un bel lavoro di spompinamento. Mi sdraiai sul materasso e chiusi gli occhi. Gianni intanto inculava, piuttosto violentemente Tania. La biondissima si lamentava piuttosto rumorosamente. Ma ai lamenti subentrarono i sospiri quando l’uomo le scaricò nell’intestino tutto lo sperma che gli era rimasto dopo la sega di Irina. Entrambi si assopirono subito dopo. Irina, intanto, mi spompinava. Io, volutamente, mi trattenevo. Dopo quasi dieci minuti, la donna iniziò a dare i primi segnali di stanchezza. ‘Amore, forza, venire. Non piacere come faccio pompino con lingua?’ ‘Sei bravissima ‘ la rincuorai ‘ ma mi piace farti lavorare tanto’Hai una lingua eccezionale…’ Fu allora, che per un attimo, mentre sentivo la lingua della donna esplorare il mio buchino al centro della cappella, che mi apparve, come in un flash, il bel volto di Carla che, maliziosamente, mi dava l’appuntamento a un’altra volta, forse. L’eccitazione raggiunse così l’apice. Come reazione strinsi tra le mani il capo della russa. Irina capì e si preparò al supplizio. ‘Mi spiace’ ebbi appena il tempo di dire. La inondai del mio caldissimo sperma. I suoi lamenti e i suoi singulti mi fecero produrre ancor più quantità di sborra. La donna deglutiva subito ma contemporaneamente le riempivo di nuovo la bocca del mio bollente sperma, sempre più liquido e odoroso. Alla fine desistette e si fece riempire tutta. Iniziò a tossire. Le smorfie di disgusto mi eccitavano a dismisura. ‘Tu proprio cattivo e maialino’ mi disse succhiando le mie dita con le quali avevo raccolto gli ultimi rivoli di sperma che le uscivano dalla bocca.
Questo fu l’inizio. Gianni ed io, per l’intera giornata e la notte, tormentammo le due donne. Dovettero subire di tutto. La fantasia non ci mancava. Dovettero esibirsi, ad esempio, in un bellissimo rapporto saffico. ‘Non posso ‘ si lamentò Tania – . Non ho mai leccato un’altra donna” A Irina, invece, non piacque il bondage. ‘Ho paura. Non fare male. Non posso muovere niente. Non piacere’. Godette tanto, invece, dopo. Anzi, schizzò. E così procedemmo. Le due donne mai diedero segni di insofferenza. Anzi. E il giorno dopo, quando sbarcarcono, si dissero disponibilissime a un altro weekend.
‘Ho sentito che hai trascorso un weekend piuttosto movimentato!’ La voce, inconfondibile era la sua. ‘Ciao, Carla. Ma di cosa stai parlando?’ ‘Il tuo amico Gianni ha tenuto quasi una conferenza stampa tra i colleghi uomini sulle vostre peripezie’ E sai c’è sempre qualche uomo, il solito amico delle donne, che va nei vari uffici a raccontare le storiacce anche alle colleghe femmine’ Complimenti! Certo che ognuno si consola come meglio crede. Ciao” gira i tacchi e inizia ad allontanarsi.
Non nascondo che il fastidio di Carla mi aveva fatto piacere. E pensai di sfruttare la soffiata a mio vantaggio. ‘Non tutti gli uomini, come le donne, sono eguali. Ed io, indubbiamente, sono della peggiore specie’ aggiungo subito prima che si allontani troppo. La frase, detta così, mi venne spontanea ed ebbe un effetto che mai avrei pensato potesse essere più dirompente su Carla. Bevendo il caffè la bella morettina trasale e a queste mie parole si blocca. Ma sorride. ‘E pensi che noi donne non lo siamo pure. E soprattutto pensi che non sappiamo cosa vogliamo’ E poi, alla fine, siamo sempre noi che decidiamo, per il sì e per il no! E se siamo per il no, nulla può farci cambiare idea. Chiaro?’ ‘Certo ‘ rispondo mentendo, volendo farla contenta e quindi farle abbassare la guardia – . Ma non esiste cosa più bella ed eccitante di quella di farle cambiare idea.’ ‘Sei proprio incorreggibile, ma troppo sincero e simpatico – mi chiosa lei – . E soprattutto mi incuriosisci. Fino a che punto sei capace di mentire a una donna e a farle perdere il senno?’ ‘Mi difendo bene ma ‘ aggiungo con tono mesto ‘ non sempre mi riesce tutto. Non sono poi il figlio del direttore” ‘Ah, dimenticavo, sei anche un po’ stronzo!’ ‘ mi sibila puntandomi addosso i due bellissimi occhi azzurri. ‘E tu sei ancora più bella quando ti incazzi. Credimi, questa volta sono sincero! Ciao, a domani’. Lei scuote la testa e se ne va. E, ben sapendo di farlo, fa ballare divinamente lo splendido culetto. Dovevo vederla, nuda, senza nulla addosso!
‘Ciao, playboy d’Oltrecortina. Ti sei ripreso o sei ancora sotto choc?’ Carla la storia delle due russe non l’aveva proprio digerita. Soprattutto perché tutto si era svolto dopo il suo rifiuto al mio invito. ‘Oh sì, sono tornato ad essere in piena forma. E proprio per questo, per dimostrarti quanto sia rinsavito, vorrei proporti una mini crociera per domenica. E’ previsto bel tempo. Gianni non viene” ‘Carla, davanti a tale estemporaneo invito non può non sorridere. ‘Tu sei matto’ Ma come puoi pensare che io” ‘Ma dai, sei completamente libera, il tuo lui è ancora a migliaia di chilometri, a Tokio. La mia barca è invece qui, specializzata in’ tintarelle’ Te lo giuro!’ Carla continua a ridere. Poi a sorpresa aggiunge: ‘Ma dai, fammi pensare. Domani te lo dico. Così ti lascio il tempo per organizzare qualcos’altro di alternativo. Una lituana, per esempio’ Ciao’.
Sapevo già la risposta. E da quel momento iniziai a studiare le mosse per arrivare all’obiettivo che da tanto tempo mi ero prefissato. Carla doveva arrivare a chiedermi di farmi una sega e un pompino.
‘Sei sicuro che farà bel tempo, domenica?’ mi chiede la mattina dopo fingendo indifferenza davanti all’ennesimo caffè. ‘Sì, ho già preso accordi con chi dovere. Tu devi pensare solo all’abbronzante” le rispondo con l’aria di chi già conosceva la sua scelta. ‘Alle 9 alla Marina di Levante, al molo G. La mia modesta barchetta si chiama Esperance”
La notte avevo dormito in barca. Avevo un po’, ma solo un po’, messo in ordine. Avevo fatto sparire ad esempio i dvd porno. Ma a portata di mano, però. Avevo cercato di sciacquare almeno un po’ il materassone prendisole. Nonostante la buona volontà, uno sguardo attento non poteva però non notare quelle macchie. Pazienza. Avrebbe capito. Gli uomini sono fatti così. Il sole era alto quando in lontananza la vidi posteggiare. Scese dalla macchina e la vidi cercare il molo giusto. Trovato. Con passo sicuro si avvicina alla barca. Eccola. ‘Ciao. Sono puntuale? Ma che bella ‘Esperance’. Mi fai salire? O prendi il largo lasciandomi sul molo’ ‘Prego, milady, la ciurma è a sua completa disposizione’ le rispondo per sdrammatizzare la situazione e per farla ridere. ‘Sei sempre il solito ‘ risponde sorridendo – . Non sei capace di rimanere dieci secondi serio’. Indossa un bellissimo abitino rosso. Leggerissimo ma lunghissimo. Regala però notevoli trasparenze. Sotto si intravede il costume. Pure rosso. Pezzo unico, intero. Sono un po’ deluso. Ciabattine bassissime. Simpaticissime. Carla è graziosissima e bellissima. Ha i bellissimi cappelli neri raccolti. Ciò le dà un tocco di grande eleganza. Le caviglie, strette, fanno prevedere le due bellissime gambe. Lo scoprirò presto. Sale sulla scaletta ed entra. ‘Da questo momento sei mia” accenno. ‘Tua cosa?’ mi interrompe subito preoccupata girandosi di scatto senza farmi finire la frase. ‘Mia ospite, naturalmente’. Ho il sospetto però che entrambi abbiamo pensato alla stessa cosa. Al fidanzato che non sarebbe stato molto contento di sapere che la sua donna, in quel momento, stava salpando a bordo di un nove metri in compagnia di un uomo solo.
Le faccio fare un veloce giro della barca. Guarda tutto e studia tutto. Arriva il momento del materassone prendisole a prua. Lo guarda, sofferma per troppo tempo lo sguardo là, proprio là. Noto un leggero rossore. Socchiude gli occhi, un leggero sospiro e fa finta di non vedere. Si gira e scuote leggermente la testa. E’ andata, penso, ha visto tutto, ha capito, ma ha fatto finta di niente. Sarebbe stato imbarazzante darle spiegazioni. Ma ha firmato, così, la sua condanna. Da questo momento è mia complice.
‘E’ tutto molto carino, qui ‘ mi dice – . Si vede però che ci abita un uomo’ solo. Mi mostri il sottocoperta?’. Le piace tutto. Anche la piccolissima camera da letto. Apre il frigorifero e viene sorpresa dall’enorme quantità di bottiglie mezze vuote. ‘Non ti preoccupare ‘ le dico ‘ ho un altro frigorifero per il cibo. Quello è il reparto alcolici’. ‘Bevete parecchio, mi sembra, tu e i tuoi amici!’ ‘Il giusto, il necessario per divertirsi, sempre’. ‘Mi mostri il bagno per favore, vorrei cambiarmi il costume. Più adatto per prendere un po’ il sole.’ Mi rallegra la sua scelta. Prevedo, per iniziare, un bel bikini. Non perdo però la grande occasione. ‘Ma tesoro, se vuoi puoi cambiarti anche qui. Io mi giro!’ ‘Non sono il tuo tesoro! E poi, non cominciare. Figurati se mi cambio il costume con te presente. Girato, certo. Pensi che possa crederti?’ Le indico la porticina del bagno e salgo a prua. Confesso che speravo di sbirciare da un oblò situato sul soffitto del bagno. Ma Carla che conosce le barche per prima cosa tira la tendina dello stesso. Mi rassegno e vado al timone. Punto al largo.
‘Ti piace il mio costume?’ Mi giro e non posso nascondere una espressione da inebetito. Carla è bellissima. Finalmente la vedo, anche se in costume, in mutandine e reggiseno. Ha un corpo stupendo. Bellissime le gambe, ventre piatto e due bellissime seni. Rotondi, non piccolissimi e a stento contenuti nel piccolo reggiseno. Non usa un costume perizomato, ma indubbiamente piccolo. Non oso pensare al culetto. ‘Si, lo so. Vi conosco, voi uomini. Ti voglio evitare la fatica di sbirciare dopo. Eccomi’ Solleva le braccia al cielo e fa una lenta piroetta. Mi mostra così il culetto che sa di avere bellissimo. ‘Soddisfatto? Ora che mi ha visto in costume e che sai come sono fatta non avrai più curiosità morbose, vero?’ Povera Carla, non immagina proprio quali siano i miei desideri e soprattutto i miei stratagemmi per raggiungere l’obiettivo che mi ero ripromesso. Intanto dopo circa trenta minuti di navigazione raggiungo la meta. Mare aperto. La costa si vede appena in lontananza. Siamo immersi nel mare e nel cielo azzurro. Il sole brucia la pelle. Non c’è anima viva. Nessuna imbarcazione, neppure in lontananza. ‘E’ quasi inquietante il silenzio, qui’ dice la donna. ‘No, è la tranquillità – aggiungo io ‘ . E’ la tranquillità che tutti gli uomini vorrebbero trovare, da soli, in compagnia di una bella donna come sei tu. ‘. Per la prima volta si accorge, forse, di essere effettivamente sola. Sola con un uomo. Sulla sua barca. E forse, per la prima volta, si arrende all’idea di doversi fidare di lui e, anche, di dover prendere in considerazione le sue voglie di uomo quarantenne. Sapendo, inoltre, di non poter opporsi.
‘Bene ‘ dico io al momento dello spegnimento dei motori per allentare la tensione – . Scendo a mettermi il costume. Un po’ lo uso. Se vuoi puoi sdraiarti anche tu. C’è il materassone, là” Carla non risponde. Le mie affermazioni, invece di rilassarla, l’hanno ovviamente turbata. Non capiva cosa significasse, riguardo il costume, il mio ‘un po’ lo uso’. Ma lo sospettava. E poi, sdraiarsi su quel materasso. Più grande di un materasso da bagno ma più piccolo di un materasso doppio. Per non parlare poi di quelle macchie’ Rimane ferma in piedi, pensierosa, e pensa, di nuovo, di aver commesso un errore nell’aver accettato l’invito. Io non ero il suo uomo. Ma in quel momento la situazione urlava proprio il contrario. Ma non può rimanere lì immobile come una collegiale in gita scolastica. Decide di sdraiarsi, placidamente, sul materasso. Cerca di impegnare meno spazio possibile perché prevede che anche Fabio vorra distendermi sul suo materassone.
E infatti arrivo. Bagnato. ‘Mi sono fatto una doccia. Fa molto caldo. Se vuoi c’è una doccia a poppa oppure giù in bagno’. Non risponde. Mi sdraio. La sfioro. Per la prima volta sento distintamente il suo profumo. E’ buono e sensuale. E lei, sicuramente, sente il mio, quello di un maschio chiaramente eccitato. E attacco. ‘Carla, non ti sento rilassata. Devi stare tranquilla. Ci sono io, qui. Un uomo’. ‘Mmm’, ma va, non me ne ero propria accorta! Lo so e proprio per questo mi preoccupo. Ti sento, sai’ Stai calmino, però! Pensi che non abbia visto quelle macchie sul materasso sul quale sono distesa. Pensi che non abbia capito cosa siano? Non avevo dubbi sulla presenza vicino a me di un maschio. Ma io non sono la sua femmina’Ti prego, comportati bene con la tua’ ospite! So benissimo che qui, adesso, sono sola e in tua completa balia, e che potresti, anche costringendomi, fare di me quello che vuoi. Nessuno mi difenderebbe, perché qui ci sono venuta di mia volontà, non obbligata, e sapendo che una settimana fa su questo materasso hai sparso il tuo’ insomma, hai capito cosa voglio dire’quella roba lì che voi tutti fate quando’ insomma’ quando decollate. E tu sei decollato con una russa, se ricordo bene.. Quindi” ‘Non preoccuparti Carla. Non farò nulla che tu non mi chiederai di fare. Sì, è vero, e come hai già sicuramente intuito, ho certe abitudini e non vedo il motivo per cui oggi dovrei farne a meno. Sei una donna, non una bambina. Hai già avuto le tue esperienze. Hai già visto un uomo nudo, sai benissimo come si fa l’amore e, soprattutto, cosa si può fare anche per solo regalare e ricevere piacere”. Carla non capisce ma sobbalza a queste parole. ‘Uffah. Stai un po’ zitto. E fai un po’ quello che ti pare. Te l’ho già detto che noi donne certe cose di voi uomini le comprendiamo, anche se non lo diciamo’ Ed io, come ben vedi, ora sono qui. Devo aggiungere altro?’
Mi giro di fianco. ‘Posso levarmelo allora adesso il costume?’ le chiedo. Carla sospira fingendosi un po’ offesa. ‘Cosa? Il costume? Ma così rimani tutto nudo! E la signora vicino a te? Piccolino, ma un piccolo bikini lei lo indossa. Non ti pare? Evidentemente a lei va bene così. E nulla di più’. Rimane per qualche secondo in silenzio. Poi ridendo aggiunge: ‘Ma dai, lo sapevo già. Sai, l’avevo capito già la prima volta quando, ridacchiando, hai alluso all’abbronzatura. Ho intuito subito come prendi il sole,,, Sì, insomma, senza niente addosso’ Nudo!. Pensi che, ora, giunta a questo punto, potrei dirti di no? Probabilmente lo faresti ugualmente! Sappi però che mi crei un grande imbarazzo. Ma se tu, sulla tua barca, il sole lo prendi proprio così’ Fai come vuoi…’
‘Sì, tesoro, e grazie.’ Non risponde e non aggiunge nulla. Accetta anche il mio ‘tesoro’. Giustifica così forse il permesso che mi ha dato. Mi levo gli slip e mi distendo a pancia in giù. Non voglio infatti turbarla troppo, all’inizio. Ma Carla è anche una grande femmina. Mi sbircia. ‘Ehi, hai un culetto splendido. Muscoloso e abbronzantissimo, naturalmente. Bello da vedere, indubbiamente. Complimenti’. ‘Carla! ‘ dico io fingendo imbarazzo ‘ . Ora sei tu che mi metti in difficoltà’. ‘Ma dai, come puoi pensare che ti creda. Maialino come sei, poi” Sorrido e mi spingo oltre ‘C’è anche dell’altro sai particolarmente grazioso” E Carla, fino in fondo, non vuole smentirsi: ‘Vedi, avevo ragione. Non sei solo un maialino, sei un maiale!’.
Il sole, ormai alto, scotta. I due corpi, aggrediti dai raggi solari, urlano la necessità di essere unti. ‘Signora, stai bruciando. Vuole che le spalmi sulla schiena un po’ di una crema eccezionale che ho giù in cabina? Non voglio essere responsabile di una ustione su parti delicate del suo corpo!’ ‘Spiritoso! Grazie, fai pure. Ma non pretendere che io dopo faccia altrettanto. Ok?’ E cosi dicendo si gira e mollemente si distende a sua volta con il pancino in giù.
Scendo in cabina, preparo un cocktail del quale io solo conosco l’intruglio e i piacevolissimi effetti e risalgo. Per pudore la donna ha gli occhi chiusi. Non vuole mostrarsi interessata alla mia nudità. O, per lo meno, non vuole che io la veda mentre mi guarda il cazzo. Peccato, lui cominciava a dare dei visibili segni di vita. Non era in erezione, ma era sempre una gran bella sberla di cazzo. E’ scomparso però il reggiseno. E per lei, lo noto subito, non è un’abitudine. La bianchissima e sottilissima strisciolina che presenta sulla già abbronzata schiena rivela infatti che Carla non usa il topless. ‘Ti ho portato da bere. E’ solamente un po’alcolico’ ‘Posso immaginarlo! Ma mi devo fidare – dice lei ridendo. – Non vorrai mica ubriacarmi per farmi sottostare alle tue voglie!’ ‘A dire il vero ‘ la rassicuro mentendo – le voglie sono tante ma l’alcol scarso’ ‘Mmm, continui vedo a dire maialate!’ Mi chino ed inizio a spalmare la crema miracolosa sulla schiena. In realtà è un massaggio, lento. Piace. Salgo e scendo sulla schiena, per il momento. ‘Anche le gambe, vero?’ Non risponde. E il massaggio continua. ‘Ti abbasso di un centimetro gli slip e te li stringo solo un po”’ ‘Dai, Fabio’ non esagerare, ti prego. Stai calmino’ Continua però, così” risponde e le scappa un primo, leggero, sospiro. Il cocktail e il massaggio hanno evidentemente iniziato a fare effetto. Creo praticamente con le mie dita un perizoma sul suo culetto. Carla se ne accorge, naturalmente, ma non protesta più. Neppure quando le mani iniziano ad accarezzare senza limitazioni le due perfette rotondità del suo culetto. Abbondo con la crema, gran parte dello splendido sederino è candido perché evidentemente protetto in passato dal costumino. E le mani salgono e scendono e le dita indagano. Sù, sulla schiena, le più audaci sfiorano lateralmente e leggermente i due seni. Sono duri, come il marmo. Sotto, all’interno delle cosce, le dita si fermano solo a un paio di centimetri dal loro punto di congiungimento. E’ piacevole, estremamente piacevole. Carla non riesce a nascondere alcuni piccolissimi brividi di piacere. Ha gli occhi socchiusi e non vede l’uomo che, a cavalcioni, dietro, le sta sopra. Mi sono infatti ben guardato dallo sfiorare la sua schiena con il mio scroto. Ma il tutto ha un effetto dirompente anche per me. Non vede Carla i quasi trenta centimetri di erezione che da quel momento in poi non riuscirò più a sedare.
‘Ho finito un buon lavoro, mi sembra’ le dico un po’ orgoglioso. ‘Mmm – risponde lei – .Indubbiamente è stato bravo, buon uomo. Ne terremo eventualmente conto!’
Mi ridistendo, cercando di placare il mio bollore. L’asta mi fa male e i coglioni, gonfi, sembrano possano esplodere da un momento all’altro. Non sarebbe indubbiamente molto elegante. Anche perché i miei programmi sono ben diversi…
Socchiudo gli occhi e cerco di rilassarmi in silenzio. Passano pochi minuti e, distinte, sento delle dita accarezzarmi la schiena. Sottovoce, quasi sussurrando, ma con un tono che non ammetteva repliche mi impone: ‘Stai giù e chiudi gli occhi. Non approfittare per sbirciare. Hai visto, no? Sono senza reggiseno. Stai tranquillo, però. Penso che anche tu gradisca che ti spalmi un po’ di crema. Non mi sono mai prestata a questo servizio con nessun uomo. Neanche con lui, naturalmente’ Immagina poi a un uomo senza gli slip! Nudo! Perché tu, ovviamente gradisci che lo spalmi dappertutto, anche lì, vero? Ma non sono mica una massaggiatrice, io’. Vuole autoconvincersi e giustificarsi. ‘Insomma il fatto che tu mi abbia gentilmente spalmato la crema sulla schiena non ti autorizza a chiedermi lo stesso trattamento anche per te. Anche perché tu sei’ nudo! Dio, che vergogna! E non ridere se non lo so fare. Chiaro? Mi sembra però che ti piaccia’ Anche troppo! Stai calmo! Ti prego, non complicarmi le cose. Guarda che smetto” Non posso fare a meno di sospirare. Le mani di Carla sono leggerissime e sa muovere le dita con estrema dolcezza. Decido di provocarla per accelerare i tempi. Mentre mi massaggia il culo, e sento dai sospiri che lo fa anche lei con un certo piacere, lo sollevo leggermente e lentamente divarico le gambe. Il cazzo, in piena erezione, mi sbatte sul ventre ma Carla non può vederlo. Ma a lei offro la visione, chiaramente involontaria, di entrambi i coglioni. Sono stragonfi di sperma e abbronzantissimi. Ma la donna si accorge del lieve movimento. ‘E dai! Guarda che mi fermo qui! Non fare così. Certe tue cose poi non voglio vederle e ancor meno toccarle! Anche perché ho il sospetto che se solo le sfiorassi, quelle cose lì’ insomma, le tue palle, provocherei una reazione’ esagerata! Mi capisci, vero? Ti prego, dai, non voglio. Sto già facendo una cosa che non dovrei fare. Lo faccio solo perché tu sei stato molto gentile e mi hai fatto un bellissimo servizio, senza chiedermi nulla in cambio. Ti immagini se il mio fidanzato mi vedesse qui, mezza nuda, mentre ti massaggio spalmandoti l’abbronzante. Completamente nudo, anche. Ti prego, abbi almeno un po’ di pazienza” E la intravedo sorridere, piegando e scuotendo la testa. Poi, non volendo probabilmente vedere quello che stava facendo si gira e fissa la lontanissima strisciolina dell’orizzonte.
Le offro da bere ancora un drink. Un po’ più abbondante del precedente. Lo beve tutto d’un fiato. Capisco che si sta avvicinando il momento di forzare la mano. Dopo qualche minuto, allora, con estrema naturalezza, lentamente, mi giro. ‘Scusami Carla, ma ora voglio prendere il sole anche davanti. Ma tu puoi continuare’ se vuoi. Sei bravissima. E stupenda’. La colgo di sorpresa. Tiene in una mano il bicchiere del drink afrodisiaco. Con l’altra, precipitosamente, cerca di coprirsi i seni. Ma solo per pochi secondi. Si rende subito conto dell’inutilità del gesto. Ormai mostrarmi il seno era nulla al confronto di quello che le avevo già esibito. E adesso, poi’ La sua attenzione viene infatti attratta tutta dal mio cazzo, che in quel momento sta facendo gran bella mostra di sé. In piena erezione, abbronzantissimo e grosso al punto giusto. Naturalmente completamente scappellato e con la cappella già violacea. E l’erezione aumentò nel momento in cui la donna si rassegna ad abbassare la mano che le copriva i seni. Sono infatti bellissimi e tremendamente sexy. Piuttosto piccoli, ma rotondi e pieni e slanciati verso il sole. I capezzolini, chiarissimi, sono naturalmente appuntiti per l’eccitazione della femmina. Grandi, rosee le due areole ricoprono quasi interamente la parte candida del seno che solitamente era nascosto dal costume. Ha un seno quasi da adolescente e il privilegio di vedere quelle due striscioline bianche, sempre nascoste agli occhi degli uomini, mi eccito a dismisura. La cappella si inumidisce. ‘Ma Fabio! Dai’ Ti prego! Ti sembra il modo’ Guarda in quali condizioni sei’ Mi stai anche mancando di rispetto, così’ Con quel coso lì, poi’ Ce l’hai veramente grande… Ma è bello, però… ‘ le sfugge di dire – . E anche abbronzato. Accidenti, sembri un negro. Ma adesso, basta, ti prego. Potrei anche non essere più capace di controllarmi. Quanto mi hai fatto bere! E io non voglio. Lo sai, sono fidanzata con un altro. Giovanni’ Non è giusto. Ho capito, sai, hai voluto mostrarmelo, perché sapevi che è enorme… e speravi di trascinarmi’ Là” E quasi si accasciò sul materasso, questa volta con le tettine al vento.
Io, orgogliosamente, mi sdraio a mia volta. Questa volta però con il mio cazzo in bella evidenza. Sento Carla sospirare. Improvvisamente la sento appoggiare, piano piano, la sua mano sul mio ventre. Finalmente ha deciso, penso. E adesso inizierà a lavorare. E infatti inizia dolcemente ad accarezzare con la mano il mio pube e a giocherellare con i peli. Gli piacciono. Per fare ciò, ha infilato le dita sotto l’asta del cazzo in piena erezione che sta schiacciato sul ventre e che raggiunge quasi l’ombelico. La segretaria del direttore, nonché la fidanzata del Giovanni, mi sta finalmente sfiorando il cazzo . E lo faceva di sua volontà.
Ma questo non mi basta. ‘Carla, hai mai preso il sole nuda?’ ‘No. Mi vergogno. Forse se tu non ci fossi, adesso sì, mi piacerebbe. Non è giusto che un altro uomo mi veda. Sono fidanzata’- ripete – . Però mi piacerebbe’adesso. Il tuo drink sta facendo effetto, vero?’ Cerca di giustificarsi.
‘Ascolta, tesoro, lo so, sei fidanzata, ma ti è piaciuto assai vedermi’ tutto. Ti sei anche eccitata. Nessuno lo saprà mai. Ora, io, ti leverò gli slip. Lo vuoi, ne sono certo, ma soprattutto lo vuole il maschio che stai già accarezzando e il cui cazzo speri quanto prima di accarezzare e baciare. Ah, dimenticavo, mentre ti levo le mutandine, voglio anche accarezzarti e baciarti. Sì proprio lì.’
Ho capito che Carla sta combattendo con sé stessa e cerca di resistere. Da una parte vuole scopare ma nello stesso tempo è bloccata dal pensiero del fidanzato. Devo quindi eccitarla ulteriormente.
‘Oh no, ti prego. Non farlo! Non puoi farmi anche questo. Ti prego, no. Mi vergogno. Anche perché dopo tu non ti fermerai. Lo so. Ne sono certa. E cosa vorrai da me? Non voglio fare la fine della russa’ E io poi mi vergogno’ Per davvero. Queste cose non le ho mai fatte. No, ti prego no’. Ma gli slip sono già arrivati alle ginocchia e non ha fatto alcuna resistenza. E volano sul timone. ‘No ‘ grida ‘ sei una carogna. Ridammeli! I miei slip’ Oh sì’ che bello! Continua’ Ho iniziato infatti a leccarla. Ha una figa bellissima, nerissima. Curatissima. Aveva scelto una particolare depilazione. Un triangolino strisciolina soltanto orna il sesso. Abbondantemente già bagnato. Quando poi avvicino la lingua al clitoride, perde il controllo e mi spruzza subito addosso il suo nettare inondandomi la bocca. ‘Oh no’ Scusami, non volevo’ Ma è troppo bello. Mi fai godere come una cagna in calore. Non riesco a fermarmi. Scusami, ti sto sporcando tutto! Basta!’ E intanto continua a bagnarsi e a bagnarmi. Ormai è completamente in estasi e non ha più alcun freno inibitore. Decido quindi di cambiare per un po’ il programma. Aveva infatti un culetto troppo bello. Quello che avevo visto troppe volte fasciato negli elegantissimi abitini. Le era piaciuto esibirmelo e provocarmi. E adesso me lo prendo. Mi sdraio e la alzo di peso. ‘Mettimi giù ‘ mi implora – . Cosa vuoi farmi?’ ‘Mettimi il tuo sesso in bocca ‘ le ordino – . Voglio succhiare il tuo bottoncino del desiderio. Poi, liberati, e sborrami tutto quello che hai ancora dentro di te in bocca ‘ le dico ‘ . E non preoccuparti di quello che io ti farò, Vedrai, ti piacerà’ . ‘Ma dai, ti prego, non parlarmi così. Non posso, mi vergogno troppo.’ La prendo con la forza e la adagio a cavalcioni sul mio viso. Contemporaneamente le infilo il dito medio della mia mano nel buchino del suo bellissimo culetto. E così, mentre lei passando da un orgasmo all’altro mi spruzza continuamente in bocca il suo liquido mieloso io spingo forte, in sù, il mio dito nel suo buchino. La colgo di sorpresa e sento che si irrigidisce e trattiene il fiato. ‘No, ti prego, mi fai male. Sono vergine lì. Per davvero. Ho resistito anche a lui che più di una volta lo voleva assolutamente. Sono stretta’ Mi fa male. Giovanni una volta ha tentato anche con la forza. Ma non gli era riuscito. E adesso, invece tu, così” Ma anche questo le piace. Infatti inizia a muovere ritmicamente il culetto per facilitare ancor più la penetrazione delle dita che sono diventate due. E intanto continua a bagnarsi. Sempre di più e continuamente. Gli orgasmi ormai non si contavano più.
Ma il bello doveva ancora venire.
Dopo averle sverginato il buchino del culetto decido di fermarmi e farla riposare.
Si stacca da me, e in pieno relax, riprende a prendere il sole. Nuda. E apprezza moltissimo la carezza dei raggi del sole. ‘E’ bellissimo ‘ sospirò ‘ dovevo crederti.’ E intanto i suoi umori continuano a scendere bagnando il materassino.
‘Tesoro, lo sai ora tocca a te ‘ le ricordo poco dopo – . Sa, sono molto esigente. Ho gusti un po’ particolari. Non ti chiedo però nulla di più di quello che io ho fatto a te. E penso che ti piacerà. Sei una grande femmina e dovrai essere tu a chiedere di potermelo fare. Ti avverto solo che, come ti sei già accorta, io fino ad ora, mi sono trattenuto. Lo sai benissimo che noi uomini abbiamo veramente certe esigenze. E quindi, insomma”
Sorride. ‘Lo so benissimo cosa dovrei fare. E in questo, voi uomini, siete tutti eguali” E aggiunge con finto dispetto. ‘E siete soprattutto dei bestioni che fanno’ i propri bisogni senza alcun ritegno. Cosa vuoi da me? Mmm, lo immagino. Quello che hai fatto tu facendomi raggiungere il paradiso. Ma, di più, me lo hai fatto capire, vuoi anche che sia io a chiedertelo e soprattutto che usi le parole che a voi maschiacci piace usare per imbarazzarci ulteriormente, come se ce ne fosse il bisogno. Vero? Mi è difficile sai, perché’sì, come hai ben capito, sono una femmina abbastanza’ calda, ma’ mi vergogno! Soprattutto a dirle, certe cose. Proprio quelle che tu vuoi invece sentirtele dire da me. Vero? E’ così? E va bene, ci proverò.’
Voglio aiutarla. Le dò un lunghissimo, sensualissimo bacio. Le riempio la bocca della mia saliva. Ciò la eccita, perché si sente posseduta. ‘Ehi, ma come baci’ – mi sussurra di nuovo trasognante -. Poi, silenziosamente, le prendo una mano e le appoggio sopra il mio cazzo. Non oppone alcuna resistenza. Accetta. ‘Finalmente! ‘ le dico sospirando ‘ Ora devi tenertelo in mano! Immobile. Voglio vederti così, con il mio cazzo in mano!’ Lei è sorpresa dal mio comando. Non capisce. Mi guarda, arrossisce violentemente, poi abbassa il volto e fissa l’enorme cazzo stretto tra le sue mani. Poi inizia a sussurrare, piano. ‘E’ enorme. Non riesco. E tu, da quanto tempo aspettavi questo momento! Da tanto vero?’ Il suo sguardo è estasiato, ma anche preoccupato. ‘Hai poi le due palle grandissime, pesanti, piene di’ ehm, di’ insomma! Lo sai cosa no’, Uffah, quella roba lì. Insomma dai, piene di’ sborra! La chiamate così, voi, no? Ho detto giusto? E ti piace tanto sentirmelo dire! Vero? Adesso giocherò con le mani e ti farò’ venire. E va bene, ho capito’ E dai! Insomma, ti farò una bellissima’ sega, finché’ ehm.. insomma, finché non schizzerai la tua sborra. E poi? Immagino che vorrai anche altro e conoscendoti” Rimane in silenzio. Mi alzo in piedi sul materasso. Lei in ginocchio con entrambe le mani aggrappate sul mio cazzo. E inizia un lentissimo su e giù. E’ bravissima. Ogni tanto cambia ritmo e cerca il mio sguardo alla ricerca dell’attimo dell’orgasmo. Io ho desiderato tanto Carla. Il pensiero di lei, scontrosa, provocante e un po’ altezzosa, le sue parole, la sua ironia, il suo modo di fare mi avevano eccitato per mesi. E ora, vederla lì, nuda, tra le mie gambe mentre mi fa sorridente ed eccitata una gran bella sega mi sta facendo perdere completamente la testa. Ma voglio farla un po’ lavorare e cerco di resistere. Carla legge nel mio pensiero e mi sussurra. ‘Lo so, mi hai tanto desiderata. Hai tanto aspettato questo momento. Mi volevi qui, tra le tue gambe, mentre ti chiedo di poterti fare una sega. Come piace a te, naturalmente. E probabilmente hai sognato anche di costringermi a fare dell’altro’ Dovrei forse chiederti anche di poterti succhiare l’uccello e, alla fine, pretenderai che io beva tutto’ il tuo sperma. Vero? Lo faro, tesoro, lo farò. Come tu hai fatto a me’ E io, a queste parole, improvvisamente, schizzo. I primi spruzzi la investono sul viso e in parte sui capelli nerissimi che aveva sciolto. ‘Oh no, negli occhi no’ riesce solo a dire. Poi socchiude gli occhi per non vedere proprio tutto. E solo quando si sente ricoperta tutta di sperma, sul viso, sul volto, nei capelli, tira decisamente il cazzo gocciolante verso il basso, verso il materasso. Ma gli schizzi non finiscono mai. E si infrangono, con rumore, sul materasso. Carla lo vede macchiarsi. Sorride. Anche a lei, pensa, lo stesso trattamento delle altre. Pensa però che tutta quella roba lì l’aveva provocata lei. I coglioni erano stati riempiti dal desiderio che lei aveva provocato in quel maschio. ‘Tesoro, ma quanta voglia di me avevi’ Quanto mi hai desiderata? Quanta ne hai fatta! Non pensavo che una donna riuscisse a tal punto riempire i coglioni di un uomo’ Giovanni non ne ha mai fatta tanta’ E lui viene subito, due colpetti e’ E poi lui mi avvisa!. Non mi schizza addosso. Non mi sporca. Gli offro sì il viso, ma solo un po’, poi lo faccio sbrodolare su se stesso. Lui brontola, mi dice sempre che così non gli piace. Si sente un cavallo che la cavallina, ogni tanto, deve svuotare di tutto lo sperma. Fabio, va bene così?. Ti piace, vero, sentirmi parlare così’ Ma adesso, ti prego, aiutami.. Baciami..’
La bacio, questa volta con tanta dolcezza. Le ripulisco gli occhi semichiusi ancora pieni della mia sborra con cui l’ho inondata’ E non sai cosa ti aspetta tra un po” ho però la sfrontatezza e la forza di aggiungere, prima di cadere, per qualche minuto, in un sonno ritempratore. ‘Grazie per le’ pulizie! Ma resti un porco” conclude sorridendo Carla.
Quando mi risveglio vedo la donna, rivestita, appoggiata alla balaustra del ponte. Fissa il tramonto. Si accorge del mio risveglio.
‘Ciao, tesoro, il sonno ti ha ritemprato, vero?’
‘Carla, viene qui, e spogliati”
Carla si avvicina ed inizia lentamente a levarsi di nuovo i pochi indumenti che aveva addosso. Il vestitino, il mini reggiseno e, infine, gli slippini.
Poi si avvicina al materasso. ‘Hai ancora tanta voglia di me? Sì? Sappi che quello che farò non lo so fare bene. Anche se ti sembrerà strano ne ho fatti pochissimi. E solo a due uomini per la precisione. Non scandalizzarti. Uno è il direttore, e l’altro suo figlio. Giovanni chiaramente non lo sa. Sono riuscita, però, in entrambi i casi a salvarmi dall’ingoio. Il direttore, poi, è anche vecchio. Ha preteso la mia bocca. Io non volevo. Sono stata costretta. Quando ha iniziato a zampillare sono riuscito a evitare di bere. Ha capito, però ha voluto sporcarmi e riempirmi tutta. Dappertutto. Occhi, naso, guance, capelli. Ne ha fatta tantissima. Molta più del figlio. E a me lo sperma non mi piace. Lo conosco, l’ho visto tante volte, l’ho anche assaggiato. Quello di Giovanni. Mi crea nausea, con quell’odore. Al mio fidanzato ho concesso sempre il mio volto. Lo sego e lo faccio venire. A lui basta così e, come lo hai scoperto anche tu, non mi ha mai sodomizzata. Vuole però sempre scoparmi e concludere con me facendomi fare la doccia alla sborra. Contento lui! Tu vuoi invece, per dirla come piace a te, sborrarmi in bocca e vedere che bevo tutto. Te l’ho detto. Non mi piace, sai e sono un po’ preoccupata, anche. Hai un coso veramente enorme. E’ bello sì, ma la mia bocca è piccola. E non ho neppure molta esperienza. E poi, alla fine, se ne fai tanta come prima come faccio? Rischio di soffocare! Sei proprio sicuro di volere proprio farmela tutta in bocca? Non ti basta un lungo, lungo bacio. Uno splendido pompino, quello che, lo so, hai deciso di farmi fare già quella volta che mi hai visto la prima volta alla macchinetta del caffè. Risparmiami, dai, quel sapore amarognolo, quella roba calda, attaccaticcia e dall’odore nauseabondo. Ti ho già dato tanto. Ti ho lasciato fare tutto. E tu sai quanto mi sia costato’.
Il mio silenzio è la risposta.
‘Va bene, ho capito. Sei sempre il solito maialino. E’ per questo però che mi sei piaciuto dal primo momento che ti ho visto’.
Mi distendo sul materasso allargando a dismisura le gambe. Carla si avvicina, si inginocchi e si piega in avanti. Repentinamente si impossessa di tutto quello che può mettere in bocca. Non tutto. Per la prima volta sento le sue calde labbra e la sua lingua accarezzarmi la cappella. E’ bellissimo. Ci sa fare, indubbiamente. E inizia un lento su è giù, incastrandomi con la bocca la cappella e tutto quello che può dell’asta. Senza le mani, che teneva dietro la schiena. Poi scende lungo tutta l’asta e con la lingua fin giù, sui coglioni. E da lì poi, leccando, di nuovo fino alla capella. E’ diventata di un preoccupante color viola. So che non avrei retto tanto, anche perché i miagolii e i sospiri della donna mi eccitano da impazzire. E quando sento che il gran momento sta per giungere, inizio dolcemente ad accarezzarle i bellissimi e lunghissimi capelli neri che aveva sciolto dietro le spalle ma che adesso, per il suo dolcissimo su e giù lungo tutta la mia violenta erezione, le ricoprono parte del suo bellissimo volto. Ma io voleva vederla tutta. Con il mio cazzo in bocca. Deformata dalla grandezza della mia cappella viola tutta scomparsa dentro di lei. Le raccolgo i capelli dietro la nuca. Allora lei capisce. Ed è certezza quando le stringo dolcemente il capo e inizio a farla scendere e risalire ancora una volta, lentamente, lungo l’asta ormai resa lucidissima dalla sua abbondante saliva. Sento la cappella sbatterle sul fondo della gola. ‘Ti prego, no’ – mi dice ancora una volta, con un tono da vittima rassegnata – . Ho fatto tutto quello che volevi. E, lo so, lo racconterai ai tuoi amici maialini. Ti sei fatto spompinare dalla segretaria del capo e morosa del figlio’ Ma non in bocca’ Ti prego’ . Carla inizia ad avere dei piccoli conati. Faceva fatica a respirare ed è preoccupata. Mi guarda negli occhi con i suoi splendidi occhioni azzurri spalancati. Soprattutto quando probabilmente inizia a sentire le due prime goccioline di caldissima e liquidissima sperma. Le conosce bene quelle gocce e sa che sono il preludio della tempesta. Lei, sempre, con il suo fidanzato, a quel punto si ritirava. E lo faceva venire dove lui voleva. Ma mai lì, in bocca. E, anche questa volta, avrebbe voluto farlo. E me lo chiede spalancando, se possibile, ancor più gli occhioni e miagolando sempre più. Poi, improvvisamente li socchiude. Ne capisco subito il motivo. Ho iniziato a sborrare. E la gola è la prima a essere inondata. Lei inizia a buttare giù tutto, disperatamente. Non vuole tenersi in bocca quella roba lì. Ma io non mi fermo. E continuo a inondarla di sperma. Deve essere tanta, calda, pesante. Penso a Giovanni, il suo fidanzato. Carla inizia intanto a gemere. Non fa in tempo a bere che la bocca, già piena del mio cazzo, si riempie di nuovo di sperma. Qualcosa comincia a fuoriuscire anche dalle labbra. E lei beve, beve. Poi, improvvisamente, tutto si ferma. Ancora due sussulti e poi Carla sconvolta ma eccitata, inizia a leccarmi con la lingua con bramosia dappertutto per pulirmi. Sì, nonostante tutta la sborra che aveva bevuto.
‘Contento? ‘ mi chiede – . Sono stata di parola. Potrai vantarti con te stesso di aver fatto bere mezzo litro di sperma alla segretaria del direttore o, se preferisci, alla fidanzata di suo figlio. Oltre a tutto il resto. Ma anch’io, però, potrò pensare e ricordare tante cose’ Tutte, lo ammetto, molto piacevoli. Mi raccomando, però, dovrà essere un nostro segreto.Torniamo alla Marina, porcellone?’
‘Certo, tesoro ‘ le risposi tranquillizzandola ‘ . Nessuno saprà. Nessuno ricorderà e potrà godersi per sempre quello che mi hai regalato’. Mi guardò per un attimo sorpresa. Pensò a una frase d’amore. Non aveva indubbiamente capito il senso delle mie parole. Non le dissi, infatti, che tutto era stato fedelmente ripreso dalla telecamerina digitale che, accuratamente celata e stazionata sopra l’ingresso della cabina, era stata puntata rigorosamente sul materassone. Ed io avevo schiacciato lo start del telecomando nel preciso istante in cui le avevo sfilato gli slip, mentre lei, sospirando, teneva gli occhi chiusi’ Era stata ripresa in splendidi primi piani. Il suo corpo nudo, il suo culetto, la sua fighetta incorniciata dal piccolissimo pizzo triangolare nero nero, il suo bel volto, i suoi bellissimi occhi azzurri spesso spalancati, talvolta socchiusi, ma sempre estasiati. E poi mentre sensualmente si presta a massaggiarmi. Nudo. Il suo evidente iniziale imbarazzo, che io non avevo visto. Quando, decisa e trasognante, prende per la prima volta in mano il mio enorme cazzo. E il suo lento, dolcissimo segarmi, con tutte e due le mani. Pensa che è troppo grande, forse, per lei. Con una sola mano teme di non riuscire ad accarezzarlo bene tutto, come vuole lei. Carla sa bene infatti come si fa una sega a un uomo e la sua espressione, ad occhi ben spalancati, tradisce piacere ed eccitazione. Il suo falso pudore quando arriva il momento degli schizzi. Il voltarsi lentamente e il sorriso. Gli è piaciuto, evidentemente, farmi sborrare in quel modo. Forse fa anche dei paragoni. E me lo confessa. Il suo Giovanni non ne fa tanta’
Ma, soprattutto, la telecamera cattura le sue labbra, la sua lingua e la sua bocca. Sì, in particolare proprio in quel momento’ Quando finisce il suo capolavoro con la bocca. Il suo volto prima non riesce a nascondere il disgusto. Gli schizzi, i primi, sono sempre i più violenti, corposi, densi o odorosi. Strizza gli occhi, fa una smorfia di ribrezzo e velocemente butta giù. Ma è troppa. Un rivolo di caldissima e bianchissima sperma bianchissima gli fuoriesce dal labbro inferiore. Non se ne cura. Continua, immobile, a bocca spalancata, a farsi riempire dal mio liquido che immediatamente, sempre a fatica, ingoia. E intanto mugola e sospira. ‘Basta, non ne posso più’ sembra di sentire proprio quando, per un istante, tutto il mio uccello è tornato prepotentemente nella sua bocca. Intanto socchiude gli occhi. Poi li apre completamente. Sguardo al cielo, ora, sta godendo anche lei. Ha la bocca piena della mia sborra. La trattiene. Non riesce a buttarla giù. Forse questa volta è proprio troppa. Sembra avere un conato di vomito. Poi cerca il mio sguardo. Lo trova e mi sorride. Poi mi mostra come lo butta giù. Mi fermo. E poi mi parla, sussurrando.
Confesso che ancora oggi, quando sono solo, soprattutto nelle fredde serate d’inverno, salgo a bordo della mia alcova d’estate e mi riguardo il tutto. E continuo a sborrarle addosso’Tanto. Forse, a saperlo, ne sarebbe contenta anche lei. E orgogliosa di tutta la sborra che continuo a regalarle,

Per giudizi, commenti, suggerimenti, soprattutto da parte di voi femminucce, scrivere a: mikimarkfc@libero.it

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