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Racconti Erotici Etero

La segretaria incallita

By 28 Luglio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Tavolone rettangolare di mogano, 16 posti a sedere in comode poltroncine di pelle nera. La sala aveva le dimensioni di una piscina olimpionica.
Siamo nel mezzo di una trattativa quando il gestore della finanziaria, uomo 59enne elegante ma di forma fisica abbastanza cadente, (oserei dire piuttosto scarsa considerando la statura massiccia e l’ affanno con la quale trascinava i suoi gesti) decide di dare in consegna la pratica preliminare a una delle segretarie da lui supervisionate.
&egrave così venne chiamata la signorina Giada.
Proemio:
La prima cosa che mi colpì dopo essere entrato negli uffici erano proprio loro. Tre belle segretarie dietro ad un banco di marmo alto circa 1.50 m. Tre donne, tutte molto giovani, sulla trentina, ognuno di loro dislocate su tre scrivanie differenti. In Reception notai subito l’incantevole disequilibrio tra di loro, ognuna differente dall’altra, ma tutte circoscritte in un’ agio comune, la bellezza. Giada, era la segretaria che mi accolse. Capii subito che si trattava della persona con la quale parlai al telefono per fissare l’appuntamento. L’accoglienza implicò un sorriso quasi obbligato che lasciava spazio ad un leggero imbarazzato, probabilmente dovuto anche alle elettrizzanti occhiate che le lanciavo sulla scollatura di quella camicetta azzurra che indossava. Le avvolgeva stretto il torace. Mi accorsi subito che non portava il reggiseno e la misura del ricco seno faceva pensare ad una terza abbondante, forse quarta. Inoltre la camicetta lasciava trasparire il tono più adombrato dei suoi larghi capezzoli. Senza sua intenzione mi sentii provocato da quella circostanza. Le sue labbra fini, schizzate con un rossetto scuro le risaltavano il sorriso. Notai uno strano corrugamento della pelle sotto gli occhi color noce, ne dedussi che il sonno non era il suo passatempo preferito, tuttavia sugli zigomi un lieve tono cosmetico rosa le stendeva la pelle del viso che di nuovo mettevano il risalto il collo lungo e liscio, agghindato da una collana di perle. Era incantevole. Giada.
La mia eleganza e il mio orgoglio di uomo coniugato non potevano mancare di decoro, per giunta non dovevo dimenticare il motivo di quell’appuntamento. Distolsi così lo sguardo sulle altre due colleghe, che continuavano a fissarmi come se si aspettassero un gesto da parte mia. Feci loro un sorriso bieco. La signorina seduta di fronte a Giada, capelli neri occhi azzurri, “combinazione pericolosa per me” pensai, portava una maglietta nera attillata e naturalmente scollata fin dove la soglia della moralità lo permetteva. La terza signora portava la fede. Sembrava un po’ goffa ma di viso molto carino. Anche i suoi seni non facevano fatica a dichiararsi. Vestiva con un’ abito intero, lungo fino alle caviglie. Dai suoi fianchi piuttosto larghi, un po’ fuori misura dal resto del corpo, si capiva che la gravidanza aveva fatto il suo corso. “Bel culone, da prenderla rigorosamente dal dietro, chissà il marito come si diverte” pensai.
&egrave così mi sono presentato. Tette e culo sono la prima cosa che osservo in una donna. Stupidamente mi venne da pensare che quelle tre signorine prosperose e di corporatura magnanime potessero portarmi prosperità anche negli affari.
Giada mi fece accomodare nella sala di ricevimento dove subito mi adagiò, chiedendomi se poteva offrirmi qualcosa da bere o un caff&egrave.
– espresso con una bustina di zucchero, molto gentile – risposi.
La guardai mentre usciva dalla sala, la gonna che indossava doveva far parte di un tailleur elegante. I suoi passi erano molto distesi e lo spacco lungo della gonna lasciava intravedere il suo interno coscia. I suoi polpacci tonici delineavano il tessuto della gamba. Che Cosce!!!
Pochi minuti ed il dirigente irruppe nella sala. Io avevo comodamente sorseggiato il caff&egrave durante i convenevoli e subito dopo lui entrò nel caldo della trattativa con poche parole, come se volesse liberarsene il prima possibile. Dopo una mezz’oretta chiamò la segretaria al citofono.
Giada entrò in un’ istante, il suo seno in quel momento sembrava ancor più prorompente, per qualche secondo rimasi a fissarla, “sì, probabilmente &egrave una quarta” pensai. Subito mi tornò in mente il pensiero che feci in merito ai seni prosperosi, così tornai con la mente sui miei affari. Ero convinto che le cose stessero andando per il verso giusto.
La ragazza si avvicinò al principale che le fece un cenno, lui le bisbigliò qualcosa all’ orecchio, parlava a voce bassa, io non capivo ciò che diceva, era solo un bisbiglio per le mie orecchie. Certo non &egrave proprio chic farfugliare in quel modo dinanzi a terze persone ma, lei per poter sentire dovette chinarsi ed in quel modo ebbi una panoramica gradevole ed esaustiva dei suoi seni che cedevano alla loro consistenza. Il peso forzava verso il basso varcando ancora di più la scollatura di quella camicetta azzurrina.
Ero eccitato.
Mentre il vecchio blaterava vedevo la mano avvinghiarla contro di se. “porco”, sembrava l’avesse presa all’interno coscia proprio sotto il ciglio della gonna. Vecchio ma mica scemo, forse porco ma scemo no!
Subito dopo il vecchio direttore si alzò, lentamente, con calma. Mi salutò con una stretta di mano e anche lui, un sorriso obbligato.
– la saluto signor Padori, per le questioni cartacee ci penserà la signorina. Vedrà che sarà sorpreso dall’ efficacia della nostra assistente. –
– ne sono certo – risposi – &egrave stato un piacere conoscerla di persona. –
Vidi chiudersi la porta dietro di se.
Prima che tornassi a sedere la ragazza aveva preso il suo posto e mi guardava con un sorrisino divertito, quasi infido. Mi chiedevo cosa le avesse detto quel vecchio.
– ho il mandato su questa pratica – esclamò – ora sarò io a prendermi cura di questa trattativa – mi disse con aria decisa. Rimasi sorpreso dalla sua determinazione. Chi l’avrebbe mai detto che la segretaria dagli occhi stanchi color noce fosse così ponderata.
Parlammo ancora per circa mezz’ora ma avevo l’impressione di aver perso la ragione e il senso di quell’ incontro.
Dialoghi molto dispersivi, una sorta di ri – presentazione….
– dunque come dicevo al suo superiore io lavoro da 8 anni in questo ambito….blà blà blà…-
Giada: – mi dica una cosa – sorridendo – ma lei &egrave sposato? –
Stupito dalla domanda che nulla c’entrava con i dibattiti: – prego? –
Giada – lei &egrave sposato? –
– perch&egrave me lo chiede? Le d’ho l’impressione di essere “fuori mercato?” – Fu l’unica cosa che mi venne da dire, eppure era chiaro che la fede che portavo al dito non era soltanto un decoro, la domanda era al quanto insidiosa.
Lei con un piccolo sogghigno: – no direi di no! Sa dovremmo incontrarci ancora per discutere di quest’affare. Dovrei conoscerla meglio per capire se la nostra azienda &egrave in mani affidabili – sempre più maliziosa – che ne dice di una cena d’affari questa sera? – dopo un attimo di silenzio: – non vorrei fare un torto a sua moglie sottraendole il marito, lei &egrave un bell’uomo e non voglio metterla a disagio per una cena, potremmo incontrarci nuovamente qui nei nostri uffici mah, in tal caso dovrei chiamarla domani per farle sapere quando sarò disponibile.- Sapevo che se rifiutavo avrebbe fatto di tutto per impedirmi la conclusione dei contratti. Le donne come lei sono inesorabilmente avverse, era evidente. – bene – risposi con tono quasi impassibile e con un sorriso tenue, mostrandole l’anulare – la fede si esprime da sola – non mi piace cedere alle provocazioni quindi cercai di mostrarle indifferenza, tuttavia mi sentivo fortemente attratto da quella donna che probabilmente aveva la mia stessa età. – ma per quel che concerne mia moglie non deve preoccuparsi, lei &egrave una persona piena di risorse e sa bene che il lavoro implica flessibilità.- mi guardava con aria perplessa – se &egrave d’accordo provvedo io a prenotare, passo a prenderla alle 19.00 cosa ne pensa?-
Di nuovo un sorriso, questa volte mi parve più spontaneo.
– le va bene se passo a prenderla a casa sua?-
Giada: – mi farò trovare pronta, abito in via dei laghi, residenza verde numero 4, non la farò aspettare – e fu così che ci salutammo in quell’ ufficio alle 3 di pomeriggio, dandoci appuntamento per la sera stessa alle sette.
In un secondo tempo capii che l’interesse da parte di Giada non era tanto nella trattativa in corso quanto riuscire a sottrarre un uomo ad un’altra donna, tanto meglio se era sposato.Tuttavia credo che mi considerava una persona piacevole. Sono al quanto bizzarro e cerco sempre, anche per deformazione professionale, di suscitare interesse agli altri.

L’attesa fu breve, aspettai Giada pochi minuti in auto, incollato allo specchietto retrovisore ad accertarmi che non fossi troppo scomposto.

Entrò in auto, insinuando per prima la gamba sinistra, il suo fondo schiena, l’altra coscia infine il volto.
– buona sera, Signor Padori com’&egrave elegante! – esclamò a voce soffiata baciandomi sulla guancia. In realtà quello era un complimento che voleva sentirsi dire lei. La cagna. Come per avere conferma di essere una gran figa.
– sei splendida Giada, mi farai fare bella figura ovunque questa sera. Che ne dici se ci diamo del TU?-
– volentieri!…Alberto – nuovamente avvicinandosi al mio volto. Questa volta sentii il suo naso sfiorami l’orecchio. Le sue cosce vellutatissime strofinavano l’una con l’altra in continuazione, voleva farsi notare. Indubbiamente. Questa volta l’abito era completo, rosso come la cappella del mio pisello quando &egrave infuocato. Le tette straripavano. Era di una sensualità illimitata. Oltretutto mentre entrava in auto non potei fare a meno di osservare il suo fondo schiena che lentamente si insidiava sul sedile lato guida, e mi accorsi, dal vestito ben aderente, che non indossava intimo.

A cena bevemmo una bottiglia di vino rosso e mangiammo con gusto e molta calma tutte le portate. Parlammo di noi e delle cose buffe che ci sono capitate nella vita. Non avevamo il tempo per pensare ad altro, eravamo solo io e lei.
La particolarità era che lei volle sedersi di fianco a me e non di fronte com’ &egrave consueto fare. Riuscivo a sentire l’odore della sua pelle che sovente si avvicinava, spesso appoggiando la testa sulla mia spalla, ridendo inebriata dal vino rosso. Divertiti passammo entrambi una bella serata. Per finire, caff&egrave corretto cognac, in seguito altro cognac con ghiaccio, sigaretta. Gli affari non c’entravano proprio un cazzo quella sera.
Pagai con la carta di credito e ci rimettemmo in carreggiata.
Io ero brillo, non &egrave proprio indicato guidare in quello stato. Lei, oltre al fatto che aveva la patente dell’ auto da poco era messa peggio di me.
Mentre guidavo lei continuava a ridere con la testa appoggiata sulla mia spalla commemorando la piacevole serata. Ad un tratto senza nessuna remora mi mise la mano sulla gamba e continuando a parlare, a viso del tutto felice, continuava a massaggiarmela ed accarezzarmela.
Il mio fallo, già animato dalle varie e brevi eccitazioni della giornata, in pochi istanti prese forma, lasciando trasparire tutta la sua sincerità attraverso i pantaloni.
Lei se ne accorse subito, come se stesse aspettando solo quello e da brava artefice, piano, piano volgeva a sfiorarmi il pene, ormai gonfio di tutto il suo delirio.
– ho toccato qualcosa? – disse ridendo, continuando ad osservare la strada illuminata dai lampioni.
– sì, &egrave la mia protesi – risposi divertito e sempre più eccitato.
Lei dopo una risata a pieni polmoni, continuando a toccarmi sempre più energicamente – non sono mica tanto convinta che si tratta di una protesi, ora sono proprio curiosa. Vediamo se &egrave come dici tu, ricordi il discorso dell’ affidabilità? devo verificare! – e con un movimento volitivo mi slacciò la cerniera e il bottone dei pantaloni.
Io maliziosamente: – ricordo; ricordo – in seguito – e tu ricordi della fede che porto al dito? –
Giada: – ah certo, certo che ricordo. Massaggiarlo ad un’ uomo sposato mi eccita ancora di più – “che troia” pensai tra me! Così il mio cazzo eretto si ritrovò tutto ad un tratto libero e coccolato.
La sua mano adulterata era ormai a pieno ritmo e le sua lingua saliva e scendeva sul mio collo. Ero eccitatissimo e non opponevo affatto resistenza. Ho la carne debole, io. Sopratutto dopo aver bevuto vino e Drink vari.
La mia anca spingeva verso l’ alto, non sono capace a resistere a quel moto “perpetuo”. Lei a gambe aperte continuava a palparmi e segarmi in auto, muovendo in continuazione le gambe in avanti e indietro. Qualcosa gli prudeva sotto quella gonna.
– permettimi di darti una carezza, la collaborazione tra di noi dev’ essere…proporzionale. –
Lei: – zitto e toccami – rispose mentre mi segava e m’infilava la lingua nell’orecchio.
Le cosce non erano vellutate. Di più.
Erano calde, lisce, felpate, lucenti.
Ora toccava alla figa.
Con un gesto abile divaricò ancor più le gambe posando un piede sopra il cassetto porta oggetti.
Più salivo con la mano e più percepivo calore, umidità, fino ad accorgermi del vero e proprio bagno di umori che condivano la sua fregna infuoiata.
Dovetti infilare direttamente le due dita per penetrarla e aderire alle sue grosse labbra umide. – haaaa – con un gemito di passione si avvolse su di me mordendomi il collo a tratti. – haaaa, toccami, continua, toccami – sussurrò. Il suo bacino spingeva sempre più verso l’alto con forza facendosi leva con un piede sul cruscotto. Era bagnata fradicia. – voglio assaggiarti – le dissi – voglio leccare tutti i tuoi liquidi – La troia mi stava venendo in mano. Volevo affondare la mia lingua per gustarmi tutto ciò che la sua figa produceva.
Giada: – buona idea – sempre a voce soffiata, infilandomi letteralmente la lingua in bocca. Non potevo distogliere lo sguardo dalla strada, avremmo potuto fare un’ incidente e, a fatica ma con perseveranza continuava a limonarmi dal lato delle mie labbra infilandomi con prepotenza e frenesia la lingua in bocca.
In pochi istanti mi prese il braccio con la quale la stavo governando, adagio, adagio tolse la mano dalla sua vulva. Piedi piantati per terra ma a gambe sempre aperte si chinò verso il mio ventre. Piano, piano. Le mie dita intrise del suo umore avevano un’ odore fortissimo tanto che appoggiate sul volente non facevo fatica a percepirlo. Sapevo che stava andando sempre più giù per spompinarmi, ma prima che arrivò a prenderlo le misi le dita intrise in bocca. Lei leccò con gusto e dopo di lei io. Subito dopo sollevai la camicia e tirai il sedile indietro il più possibile per lasciar spazio a quella testolina che si apprestava a farmi godere. Ero talmente eccitato che al mio cazzo sembrava scoppiassero le vene.
A bocca aperta scese lentamente fino a prenderlo interamente in gola. Sempre più giù, lentamente. Sembrava volesse gustarsi ogni millimetro della mia verga. Arrivata in battuta la punta del suo naso premeva contro l’addome. La sua testa si muoveva e spingeva verso il basso come se volesse altro pene, come se la massa non era sufficiente per lei. Poi una lenta risalita, aspirata, gustata, lenta.
Guidavo a fatica, con molta fatica. Capitemi.
La sua mano manipolava i ciglioni con maestria e l’altra mi masturbava mentre succhiava avidamente la cappella gonfia. A tratti si fermava a segarmi a bocca aperta sopra il glande con la lingua che ruotava tutt’intorno. Scendeva piano leccandomi bene il cono fin sotto i testicoli e poi di nuovo tutto in gola. Era una maestra spompinatrice, sembrava capisse ogni mio desiderio, e mentre io godevo lei mugolava.
– accosto – dissi sottovoce, scavalcando il marciapiede con l’auto che diede un contraccolpo e di riflesso gli sparò la mia verga dritta in gola. Lei rimase a gustarselo dando un piccolo colpo di tosse soppresso, attenuato dal mio cazzo nella sua gola e dalla sua avidità di voler assaggiare il mio sperma.
Ancora una risalita lenta e assaporata e fermandosi con le labbra circoscritte sul mio glande prese a masturbarmi velocemente.
– vienimi in bocca – disse e subito riprese guarnirmi la cappella.
Fiotti di seme liquido le pervasero la bocca, tanto che il suo contenuto, a gocce, debordava dalle labbra sempre avvinghiate contro il bastone. Deglutiva, deglutiva fino a che una scossa mi fece sfollare l’ultima stilla. Lei ingoiò tutto, piacevolmente. Dissetata, alzò la testa, prese lo sperma fuoriuscito dalla bocca esperta con le dita e lo riportò sulla lingua, leccandosele una ad una con gusto. Aveva sete di sperma la troia.
– che buon sapore che hai – mi sussurrò nell’orecchio.
Subito dopo mi ficcò la lingua in bocca baciandomi ingordamente. Sentivo il sapore del mio sperma depositato sulla sua lingua, sperma che ancora non era riuscita ad ingurgitare. Riuscivo a percepire la densità ed il gusto discreto, leggermente salino che solo lo sperma concede. Subito dopo giù, nuovamente con il cazzo in bocca, come se volesse ripulirlo. Giù a dargli le ultime pompate.
– sono venuta ripetutamente mentre ti succhiavo il pene – mi disse – &egrave raro che mi succede, ma ora desidero sentirti dentro – con voce pacata, come dopo un risveglio.
Dovevo profanarla, decisi così di recarmi in ufficio.
– sai abbiamo un tavolo grande quanto il vostro in ufficio, che si trova a 10 minuti da qui. cosa ne dici? – chiesi.
– sbrigati – Rispose con un sorriso.
Era bella quanto sensuale quella donna e per tutta la sera non ebbi, neanche per un’ istante, modo di pensare a mia moglie.
Arrivati in ufficio la condussi direttamente nella sala dove settimanalmente svolgiamo i meeting. “Giusto il tempo di una breve ricarica” pensai ma lei non perse neanche per un’ istante l’eccitazione.Si capiva chiaramente.
Subito si avvicinò a me stingendomi le sue belle tette contro di me. Ci baciammo per alcuni minuti e la mia verga ancora una volta riprese a insorgere nel pieno del suo vigore. – mi fa piacere sentire che anche il tuo compagno qui sotto non desiste – sussurrò Giada afferrandomi e scuotendomi il pene dai pantaloni. Feci un sorriso e con orgoglio gli risposi: – ancora non mi conosci, mia moglie non li regge i miei ritmi.-
Ovviamente mentivo, mia moglie &egrave fantastica e quando &egrave eccitata &egrave più porca di me.
Lei con aria capricciosa inizio a sbottonarmi i pantaloni: – poverino – disse accomodandomi sopra la sedia con i pantaloni ormai per terra. – ma quando non sei soddisfatto ora sai che puoi contare sulla tua Giada – In ginocchio prese sorprendentemente a giocare con il mio bastone già pompo e finalmente in quella posizione riuscii a toglierle le spalline del vestito per farlo scorre sotto il suo seno. Due dune sode si spingevano tra di loro mentre la squaldrina divertita mi svangava la cappella.
Le sue tette sulle mie mani dirompevano, i capezzoli erano grossi ed eretti, avrei potuto appenderci la giacca, e lei per niente umiliata si interessava a segarmi con maestranza, con aria stimata osservando attentamente le dimensioni del mio orgoglio. Dopo un paio di minuti di boccheggiamento – ora voglio degustarti come una boccia di vino – le dissi aiutandola a tirarsi su. Il suo vestito scivolò completamente a terra. Aveva un corpo stupendo, le misure erano perfette, come piacciono a me. In piedi sempre con il mio cazzo tra le sue mani mi sbottonai la camicia senza toglierla e rivolsi lei sul tavolo facendola sdraiare interamente a pancia in su con i piedi sulle mie spalle. Divaricandogli le gambe ebbi una panoramica completa della sua vagina. Una duna sfoltita e completamente umida tra le sue grosse lebbra. Pareva avesse cosparso la figa con un liquido lubrificante viscoso, quasi colloso dai filamenti che collegavano una labbro con l’altro, ma il liquido era tutto suo. Quella vagina sembrava chiamarmi. Finalmente mi tuffai a bocca aperta in mezzo a quel ben di dio per leccargliela senza ritegno. Avidamente. Era calda ed il suo sapore continuava a scendere caldamente. gli odori e i sapori mi fecero impazzire tanto che il mio pene inizio ad evadere a gocce irregolari umori trasparenti.Lei era un continuo mugolio e continuando a strofinarsi la lingua tra le labbra si palpava il seno con una mano. L’altra mi spingeva forte contro la sua gnocca. Sentivo le colate calde entrarmi in bocca, la stroza mi stava venendo in faccia. Gli piaceva.
Il mio cazzo non poteva aspettare ancora, era trascorsa forse un quarto d’ora ed intendendo il suo richiamo mi sollevai dalle ginocchia e l’avvicinai al mio ventre. Presi il pene in mano e in seguito ad un paio di sfregamenti sul suo clitoride, spesso quanto il gambo di una rosa, la profanai con forza. In battuta mi sollevai sulla punta dei piedi lei gemeva di piacere, sembrava impazzire, ed io imerso nella sua figa continuavo a roteare il bacino ed a godere freneticamente.
Colpi profondi e sempre più decisi ci portarono ad uno stadio di piacere esasperante. – non venirmi dentro, ho dimenticato di prendere la pillola da un paio di giorni – senza fermarmi le misi due dita in bocca continuando a governarla. – non vorrai mica un’ albertino extraconiugale – disse. Estrassi il pene fradicio dalla vagina, la spinsi sopra il tavolo e mi sistemai sopra di lei.Rapidamente prese in mano il cazzo e lo rimise dentro di se – non abbandonarmi – disse.
– sei una sgualdrina, ti fai scopare senza preservativo e dimentichi di prendere anche gli anticoncezionali – appoggiando il torace sulle sue enormi tette che danzavano a ritmo dei miei colpi. Continuavo a sussurrarle sconcerie con la lingua nell’orecchio. Le braccia bloccate sul tavolo non si opponevano alla mia dominazione.Percepivo getti liquidi e caldi, avvolgermi il pene, getti che sboccavano dalla sua vulva. Godeva e urlava. – sono una stronza alla faccia di quella cornuta di tua moglie – La cagna menzionava di tanto in tanto mia moglie come se godeva del fatto che il suo charme non avesse pari.
– vengo, vengo, vengo ahahahah, siiiiii, siiiiii sei uno stronzo, stronzo con un bel cazzo – gemette più volte soddisfatta ed estenuata.
Subito dopo il suo orgasmo mise la mano tra le due parti intime e mi estrasse la ciolla e, come se non volesse farmi perdere il ritmo continuò a segarmi velocemente sopra di lei. – come sei premurosa – sospirai all’orecchio.
– ora puoi venire – spasimò lei soddisfatta. – la mia premura non &egrave per niente obbligata, vienimi sopra ovunque, va bene – disse a voce bassa.
La sua mano sempre più veloce mi fece schizzare quantità di sperma densa sul suo seno e sul collo. Lei sollevò la testa contraendo le addominali e stese la lingua cercando di accogliere alcune stille di sperma. (mi domando da dove poteva venire tutta quella roba considerando che poco prima avevo sfogato nella sua bocca altrettante quantità di liquido.) – &egrave stato bellissimo – disse mentre si cospargeva di fluido il seno.
In seguito baci e carezze su tutto il corpo, le lingue si incrociarono ripetutamente, e rimanemmo ancora a lungo a parlare di come era stato tutto così tremendamente bello. Coccolandoci e strofinandoci più volte le parti intime ormai dormienti e soddisfatte.
Lo sperma si era quasi seccato sulla sua pelle, così andai a prenderle delle salviette umide riposte in toilette. – &egrave ora di tornare a casa – le dissi ponendogli gli stracci.
– sì &egrave quasi ora – disse strofinandosi il panno sul seno. Ci rivestimmo e la riaccompagnai a casa. Orami era davvero tardi, i nostri volti beati sognavano il materasso.
– vuoi salire? – chiese con una certa perfidia strizzando l’occhiolino – ah già, tua mogliettina ti sta aspettando a casa, portale i miei saluti – aggiunse. Mi sentivo come se mi avessero derubato, ora che i miei spiriti si erano calmati. Di fatto sono ceduto completamente al suo gioco. – presenterò volentieri – risposi con dispetto. – la prossima volta t’inviterò a cena a casa mia, con mia moglie. Il seguito lo scoprirai da te, ma ti avverto che sarà un’inezia rispetto a ciò che &egrave successo questa sera – Lei mi guardò con occhi stanchi ma sorpresi, infine mi fece un sorriso e mi strinse a se appoggiando la sua guancia al mio volto – la prossima volta ti far’ provare una cosa che non ho mai concesso a nessuno – sussurrò.
E così ci salutammo con bacio.Lei rientrò e io mi diressi verso casa.
Arrivai a casa verso le 4 del mattino, mi misi in doccia e in un’ attimo mi lavai la coscienza.
Entrai sotto le lenzuola di soppiatto, mia moglie era completamente nuda e con un sospiro farfugliò – ti stavo aspettando – mettendomi la mano dentro i boxer. Fortunatamente era infiacchita dal sonno e in pochi secondi riprese a dormire. Non avrei sostenuto un’altra scopata con lei, le mie performance erano del tutto invalide,ero troppo stanco. E poi dopo poche ore avrei dovuto alzarmi, il giorno era ormai alle porte.

La seconda parte continuerò il racconto di una storia realmente accaduta circa un’ anno fa. Settembre 2005.
Intro:
Mia moglie dopo alcune ore di sonno decide di mettermi alla prova svegliandomi con un pompino. Il mio rientro tardivo era inusuale da parte mia e l’aveva insospettita. Lei capisce subito dalla mia prestazione e dalla quantità di sperma che evado se c’&egrave stato qualcosa oppure no. Furba.
Giada la segretaria porca, in cerca di uomini sposati da accaparrarsi a dispetto delle altre, inventa peripezie per mandami a monte gli affari e attirarmi verso di lei sempre più sotto la luce del sole.
Io come un pollo la seguo a ruota, compromettendo il mio matrimonio.

Un saluto a tutti, se volete mandate il vostro commento: minfo80@hotmail.com

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