Eva si era iscritta al college mesi prima, prestando particolare attenzione alla scelta. La laurea in giurisprudenza era fondamentale per la sua futura carriera da avvocato. Certo, non sarebbe stata certo quel pezzo di carta che le avrebbe dato credibilità, specialmente ai suoi colleghi di sesso maschile. Il suo cervello veniva oscurato dal prosperoso seno e dalle lunghe gambe che la facevano spiccare nel suo metro e sessantacinque di altezza. Il viso dolce, era incorniciato dai boccoli dei capelli castani che terminavano a metà schiena. Era quella che le stagiste invidiose, definivano ‘segretaria per particolari prestazioni’. Peccato che lei di pompe non avesse mai fatte, non al suo capo almeno. Sbuffò, annoiata dai suoi stessi pensieri, mentre parcheggiava l’auto. Sul marciapiede Enrico l’aspetta con un ampio sorriso stampato in faccia, sventolando la mano, come un bambino. Sorrise, sorniona. Convincerlo ad aiutarla a trasportare le sue cose nel suo nuovo alloggio non era stato complicato e per nulla spiacevole.
‘Erano seduti su un vecchio divano nella stanza comune che il biondo divideva con altri due studenti, a guardare un film noioso di cui probabilmente l’indomani non si sarebbe ricordata, nemmeno il titolo.
-Joy e Arturo dove sono?- chiese giocherellando con una ciocca di capelli. Era strano che gli avessero lasciato la camera libera, vista la loro abitudine di portarsi sempre un amichetta da dividere.
-Credo in camera di Lizzy- replicò vagamente lui, mentre finiva la seconda lattina di birra.
Lizzy? Non ricordava, nemmeno che faccia avesse, ma infondo era comprensibile visto che si trovava li solo da un paio di giorni. Allungo le gambe, coperte solamente dagli short e si stiracchio, mettendo bene in mostra le tette, nascoste solamente dalla canotta. Il gesto non scappò agli occhi di Enrico che corsero a guardare i capezzoli duri dell’amica.
-Qualcosa non va?- la voce di lei era sensuale e sibillina. Era da tanto che non scopava e le necessità della sua fighetta iniziavano a farsi sentire. Posso la mano sulla coscia di lui che tese i muscoli, come le corde di un violino. Vedeva il suo cazzo rigonfiarsi da sotto i jeans e questo non fece altro che alimentare la sua voglia. Voleva impalarsi sopra subito, fino a colare di umori e sperma. Si piegò in avanti, mentre il ragazzo la fissava incredulo e prese a strusciare il viso contro la patta. Gli aprì i pantaloni e con velocità glielo tirò fuori.
-Mmm’ niente male-
Prese in bocca la cappella, succhiandola e massaggiandola con la lingua, mentre una mano le si infilava sotto gli short, stringendole una chiappa. Insalivò l’asta con la lingua e si tolse il toppino, per mettersi immediatamente tra le sue gambe. Afferrò il cazzo e cominciò a masturbarlo, mentre Enrico piegava all’indietro la testa mugugnando. Diede un altro paio di leccate per assicurarsi che fosse ben lubrificato e se lo mise tra le tette, stringendolo in mezzo. Continuò la spagnola, finché il ragazzo non ci vide più. L’afferrò per i capelli, costringendola ad alzarsi e la piegò a 90 sul divano. Le abbassò pantaloncini e perizoma in contemporanea, esponendo la sua figa completamente rasata che gli fece salire ancora di più l’impulso di svuotarsi le palle. Sfregò la cappella sulle grandi labbra, completamente fradice e lo spinse tutto dentro.
-Ooohh!!!Si!!!- prese ad urlare lei ‘Si! Fottimi!! Fottimi!! Ne ho bisogno!!-
C’era una cosa che, però i due ignoravano. Fuori, appoggiate alla porta, due ragazze ascoltavano con attenzione ciò che avveniva all’interno.
-Te lo dicevo che sarebbe stata adatta- disse la bionda, accarezzandosi il seno destro e titillando il capezzolo con le lunghe unghie finte.
-Sentila, come urla- replicò la rossa, ridacchiando ‘si, pensò che piacerà molto anche agli altri. Ora dobbiamo solo fare in modo che finisca nella nostra ala degli alloggi-
-Di questo non preoccuparti. Sono in ottimi rapporti con i tipi dell’amministrazione-‘
Scese dall’auto sbattendo la portiera. ‘Forza, sono gli ultimi due scatoloni-
Il sorriso di Enrico andò a smorzarsi, quando si conto di quanto pesassero. Lei, dal canto suo, si limitava a mantenere aperta la porta-
-Hey, tu devi essere Eva-
Esclamò una ragazza dai capelli rosso accesso, venendogli incontro con passo spedito. ‘Piacere, sono la tua nuova compagna di stanza-
Le strinse la mano, cercando di ricordarsi il nome che le avevano detto alla reception. Doveva chiamarsi Luce o qualcosa di simile. ‘Piacere mio- rispose con la lingua tra i denti. La ragazza era vestita in maniera provocante, forse fin troppo, per trovarsi in pieno giorno. Portava scarpe a tacco alto che terminavano con un laccetto che le avvolgeva la caviglia, una gonna corta di pelle rossa e un corsetto nero che le aderiva addosso, quasi, quanto la pelle.
-Oh, non far caso al mio abbigliamento. Mi sono appena ripresa dalla festa di ieri sera- esclamò, passandosi la mano nel folto della chioma. Sentiva ancora la sborra calda tra le cosce e la figa indolenzita, forse si era fatta prendere un po’ troppo la mano, quindici cazzi erano difficili da reggere anche per lei.
-Ok, ho finito- intervenne Enrico, per poi guardare male la rossa. I suoi modi di fare da puttana, facevano facilmente intuire a che associazione studentesca appartenesse.
-Bene, allora perché non ti levi di torno. Vorrei farmi una doccia- rispose lei, intercettando il suo sguardo di disappunto. Aveva certi progetti per Eva e la sua intrusione non l’avrebbe certo dissuasa dal metterli in atto.
-Certo, con piacere- non voleva avere nulla a che fare con quelle ‘persone’, ne tantomeno finire in mezzo ai loro sporchi giri.
Luce afferrò la mano dell’altra ragazza e la trascinò dentro, richiudendosi la porta alle spalle. L’alloggio non era certo, come Eva lo immaginava. Era molto più lussuoso del normale. La stanza comune era caratterizzata da un costoso divano di pelle nera e un ampio plasma appeso alla parete. Tutti i mobili erano moderni e di ottima fattura.
-Spero di piaccia l’arredamento, io e Jessica ci siamo prese la libertà di acquistare tutto questo- disse la rossa, vedendo il suo sguardo sbigottito. Presto avrebbe capito, come facevano a permettersi tutto quanto, ma doveva trovare un modo per spiegarglielo con calma, assicurandosi che non rifiutasse il loro invito ad unirsi all’associazione. ‘Per ora in entrambe le stanze c’è un letto matrimoniale, spero non ti dispiaccia dormire con me, finché non arriva il tuo- aprì una delle due porte, indicando il letto a baldacchino, adornato da lenzuola di seta che a parere di Eva erano eccessive e un po’ inquietanti.
-Certo, nessun problema- disse in fretta, guardando l’orologio ‘ho una lezione tra dieci minuti, è stato un piacere conoscerti-
-Piacere mio, ci vediamo stasera- rispose Luce, cercando di nascondere la malizia. Ci sarebbe stato parecchio lavoro da fare, ma non aveva dubbi che ne sarebbe valsa la pena.
Eva cenò fuori e torno in camera a sera inoltrata. Nell’alloggio c’era il silenzio più completo, probabilmente entrambe le sue coinquiline dormivano pesantemente. Si fece frettolosamente la doccia e si mise addosso solamente uno slip. Faceva caldo e Luce non sembrava tipa da sconvolgersi solamente perché lei dormiva a seno nudo. Si mise dal lato del letto opposto al suo, si infilò sotto le coperte, cercando di addormentarsi. Un movimento alle sue spalle la sorprese, facendola sobbalzare.
-Mmm, ben tornata- disse Luce con voce impastata, strusciando il naso contro la sua schiena. Le accarezzo il fianco, giocherellando con l’elastico delle mutandine striminzite.
-Che stai facendo?- chiese con un fil di voce, gemendo, mentre la mano dell’altra le afferrava il capezzolo per tirarlo gentilmente.
-Ti faccio un favore- replicò, prima di passarle la lingua lungo la colonna vertebrale, salendo fino all’attaccatura dei capelli. Lasciò il seno per scendere con la mano tra le sue cosce, tastando sopra il pezzo di stoffa ‘sei talmente bagnata che è facile capire che ne hai bisogno- mosse il palmo circolarmente, per far colare ulteriormente gli umori.
Si inarcò ulteriormente, allargando le cosce. Non aveva mai avuto rapporti con un’altra donna, prima d’ora, ma, quando iniziava a bagnarsi in questo modo, finiva per lasciarsi fare qualunque cosa. La mano della rossa si infilo immediatamente sotto e con l’indice prese a torturagli il clitoride sempre più gonfio. Le afferrò i fianchi strusciandoci contro, ma proprio in quel momento nella stanza entrò un’altra ragazza. Le raggiunse nel letto, mentre Luce continuava con il meticoloso lavoro di dita. Doveva trattarsi di Jessica, penso in un momento di lucidità che svanì appena la bionda le prese un capezzolo in bocca, per succhiarlo con avidità. Gli slip le vennero tolti, senza che sé ne rendesse conto e subito la bocca della nuova arrivata le fu tra le gambe. Sentiva le sue lunghe lappate e la lingua che premeva sempre più, spingendosi in mezzo alla sua passera. Leccava con dedizione non lasciandosi sfuggire, nemmeno una goccia del suo nettare. Intanto Luce si era messa in ginocchio vicino alla sua faccia con la figa bene in vista. Non ci penso un attimo e ci si buttò sopra, afferrando il piccolo clitoride e succhiando con forza. La rossa gemette e prese a muovere i fianchi, come, se cercasse un cazzo su cui fottersi. Jessica, assicuratasi di aver ben lubrificato la fighetta della sua nuova compagna di giochi, le infilò due dita dentro, iniziando a muoverle velocemente. Fu impossibile per Eva non mettersi ad urlare per il piacere che le procurava. Senti solamente l’altra ragazza prendere qualcosa dal cassetto e legarselo attorno alla vita. La guardò avvicinarsi, mentre le dita fuoriuscivano cariche degli umori dell’orgasmo. Luce si sdraiò prona e Jessica le si mise a cavalcioni, prendendo lo strap-on e portandoselo contro alla figa. Infilò dentro la grossa cappella mugolando di piacere e prese a muoversi, come, se non avesse fatto altro che scopare in tutta la sua vita. Non si mosse, si limitò a rimanere sdraiata sul fianco a guardarle, affascinata da come le due si davano piacere. Era impossibile non masturbarsi davanti a una scena dal genere. Si portò due dita alla bocca e le succhiò, come, se stesse facendo un pompino, mentre con l’altra mano si infilava tre dita dentro. I suoi mugolii si mischiarono a quelli della ragazza che saltellava sul cazzo finto con foga.
Jessica venne urlando. Si chinò sulla compagna e la bacio con passione, spingendo la lingua nella sua bocca. Si scambiarono un occhiata complice, guardando Eva che si masturbava furiosamente. Erano certe che dopo quella dimostrazione, la ragazza avrebbe accettato qualsiasi proposta che le avrebbero fatto.
Si sveglio con la figa ancora famelica. Aveva continuato a masturbarsi fino ad addormentarsi, mentre Jessica aveva dato il cambio a Luce, inculandola fino a farla venire due volte. Si alzò controvoglia, pensando che sarebbe dovuta andare da Enrico per cercare di placare la sua fame, ma temeva che ci sarebbe voluto l’aiuto, anche dei suoi compagni di stanza. Andò a farsi la doccia con il perizoma spostato di lato e la passera ben in mostra. Lo tolse in fretta e aprì l’acqua. Passò la spugna lungo tutto il corpo, ma bastò sfiorare i capezzoli che quelli si inturgidirono fino a far male. La serata precedente non l’aveva soddisfatta, aveva bisogno di essere penetrata e in fretta. Strinse la spugna e la sfregò tra le cosce, arrossando le grandi labbra, facendole diventare incredibilmente sensibili. Insistete a lungo, mugolando con la testa appoggiate alle piastrelle della doccia. Immaginava di essere presa di dietro in quel momento e essere scopata con la coscia alzata e le tette che saltavano ad ogni colpo.
-Mmmmm- mugugnò, lasciando cadere la spugna e infilandosi due dita dentro. Muoveva i fianchi, come, se stesse scopando, bisognosa di qualcosa di più grande da infilarsi dentro. Mise un altro dito e se li rigirò dentro, socchiudendo gli occhi. L’orgasmo arrivò dopo una decina di minuti, ma ancora non ne era soddisfatta. Si coprì con un asciugamano e uscì nella stanza comune, dove le due inquiline l’aspettavano. Erano vestite in maniera, quasi normale per i loro standard. Jessica indossava una gonna a balze bianca e un toppino scuro che però faticava a nascondere i suoi capezzoli. Con le mani teneva la testa di Luce tra le gambe che invece indossava dei pantaloni scozzesi e una fascia striminzita sul seno.
-Guarda chi si è finalmente alzato dal letto- esclamò la bionda, rivolgendole un sorriso.
Arrossì lievemente, in preda ai ricordi di ciò che era successo.
-Non devi sentirti in imbarazzo- intervenne la rossa, staccandosi dal meticoloso lavora che stava facendo alla compagna ‘anche, perché potresti passare serate ben più eccitanti-
Alzò un sopracciglio perplessa ‘più eccitanti?-
-Oh, si e ne trarresti, anche un certo vantaggio- sorrise, alzandosi e appoggiandosi al tavolo. Eva sembrava non capire, ma non voleva essere troppo brusca nello spiegarle i dettagli. ‘Vedi, noi, conosciamo delle persone-
-Persone molto influenti- si intromise Jessica, accavallando le gambe.
-Si, persone molto influenti collegate all’università. Alcuni di loro hanno fondato il nostro club, mentre altre ne usufruiscono in cambio di favori. Noi siamo’ come un trampolino di lancio-
-Esatto. Questi uomini, per lo più, offrono posti di lavoro in compagnie prestigiose, tirocini molto ambiti e facilitazioni agli esami- concluse Jessica.
Le guardò perplessa. Ecco, come potevano permettersi tutto quello. Erano prostitute d’alto borgo.
Il cercapersone di Jessica prese a suonare con insistenza ‘scusatemi- disse lei ‘devo proprio andare. Fossi in te ci farei un pensierino, potresti ottenere tutto ciò che vuoi, senza correre il rischio che qualcuno di metta i piedi in testa- uscì di fretta dal campus e prese un taxi, dando l’indirizzo che i suoi capi le avevano mandato. L’appartamento che doveva raggiungere si trovava in un complesso residenziale molto in voga. Bussò un paio di volte e le aprì una cameriera.
-Lei è?- chiese, scrutandola. Era ovvio il motivo per cui una ragazza così giovane si trovasse lì, ma doveva assicurarsi della sua identità. Il padrone non avrebbe certo apprezzato un estranea ficcanaso in casa sua.
Jessica sorrise, estraendo un biglietto da visita dalla borsa. I caratteri argentei della Setta risaltavano sul cartoncino nero. Entrò, seguendo l’altra donna, fino a una stanza simile ad una camera degli orrori. Venne invitata a spogliarsi e indossare solamente un paio di stivali con tacco a spillo vertiginoso. La cameriera le afferro le spalle, costringendola a piegarsi a novanta e le agganciò le braccia con delle catene che pendevano dal soffitto, in modo che non cadesse, rimanendo in quella posizione. Le copri gli occhi con una benda e uscì, richiudendosi la porta alle spalle. Jessica si sentiva esposta, specialmente per via della sua figa ben esposta dalle gambe divaricate, me questo non le impediva di bagnarsi tanto da colare sul pavimento in granito. Trascorse più di un ora, prima che la porta venne riaperta e all’udire quel suono, la sua testa si alzò di scatto e la schiena si inarcò, nella speranza di ottenere finalmente un po’ di piacere. Le voci maschili si fecero sempre più vicini, finché uno di loro non scoppio a ridere.
-Guardate un po’ sta troia. Non abbiamo ancora incominciato e già cola, come una cagna- le si inginocchio vicino e le infilò dentro la punta del dito. Sogghignò, vedendola contorcersi per averne di più ‘Ah, sei proprio un troione da monta- le aprì le chiappe con le mani, esponendo il suo buchino ben contratto. Ci girò attorno la lingua, avvicinandosi sempre più al centro, mentre lei mugolava e la pozza tra le sue cosce si allargava.
Un altro uomo le si mise davanti e aprì lentamente la patta dei pantaloni, in modo da farle sentire bene la zip. Le afferrò i capelli e prese a schiaffeggiarle il grosso cazzo sulle guance, impedendole di prenderlo in bocca ‘lo vuoi, eh? Sta tranquilla presto ti riempio per bene- le lasciò prendere la cappella in bocca e tenendole la faccia, iniziò a scopargliela con foga, spingendolo tutto in bocca e tirandolo fuori con colpi veloci e profondi.
Il padrone di casa, intanto aveva preso un dei tanti vibratori appesi alla parete. Non troppo grosso, perché poi non riuscisse a sentire il suo cazzo. Glielo sfregava sul clitoride, spostandolo avanti e indietro, per poi affondaglielo in figa con lentezza calcolata. Jessica pensava di impazzire. Avrebbe voluto urlare per il piacere, me aveva la bocca talmente piena del grosso uccello che le colava la saliva. Delle mollette le vennero attaccate ai capezzoli e allora riuscì a liberarsi per urlare, facendo tintinnare le campanelle che erano appese allo scomodo accessorio.
-Chi ti ha detto di smettere, puttana?- urlò il più giovane, rimettendoglielo in bocca per poi scoparle con più foga. L’altro le sfilò il vibratore e le alzò la coscia, puntando sulle sue grandi labbra il cazzo già duro. Lo infilò dentro con velocità e prese a pomparla, come un animale da monta. La ragazza era, ormai fuori di sé, voleva solamente che non finisse mai. Le vennero dentro, inondandola, ma non erano ancora soddisfatti. La slegarono e le cade sul pavimento, finendo a carponi. Due mani le afferrarono i seni strizzandoli e un cazzo moscio, tornò a indurirsi strusciando contro il suo culo ‘Non sperare che io abbia finito, ti chiaveremo fino a prosciugarci- detto questo glielo mise nel culo e prese a montarla, tenendola per i capelli. Lei urlava e godeva, ma a nessuno sembrava importare, si limitavano a fotterla e a lei questo piaceva. Quando anche l’altro orifizio fu colmo di sperma caldo i due si fermarono. Ansimava e la sborra le colava persino dalla bocca. Il culo le faceva male, ma la figa no, quella aveva ancora fame. Venne fatta girare a pancia in su e le caviglie bloccate dove poco prima c’erano le sue braccia. Due dita si intrufolarono nel suo sesso e presero a scavare, facendola inarcare e gemere. Contraeva e rilassava i muscoli delle gambe in preda agli spasmi.
-Riempitemi, riempitemi ancora, vi prego- mugugnò, anche, se esausta. Venne presto accontentata. L’uccello entrò dentro con foga, facendole intuire che era il padrone di casa che la stava fottendo, mentre l’altro si mise a cavalcioni sulla sua faccia e glielo spingeva in bocca. Venne ancora e ancora, finché i due uomini non si stancarono di giocare con lei e la lasciarono lì, completamente rivestita di sperma. Dormì per un paio d’ore, completamente distrutta, finché la cameriera non la venne a risvegliare. A quel punto si rivesti e indolenzita, usci da quel appartamento.
Eva aveva pensato alla proposta per tutta la giornata, faticando a seguire le lezioni. Gli esempi che le Luce le aveva fatto sulle possibilità che la sua ‘associazione studentesca’ offriva, erano esorbitanti e quando le aveva chiesto le motivazioni che l’avevano spinta a scegliere proprio lei, aveva semplicemente risposto che ne aveva le potenzialità. Forse, infondo, non sarebbe stato poi cosi male. Le era stato garantito che la ‘clientela’ e gli associati erano accuratamente scelti dai loro direttori, quindi non sarebbe stato come fare la puttana di strada. Rientro nel suo alloggio, trovando Luce seduta su una delle poltrone e Jessica sdraiata sul divano con aria soddisfatta.
-Accetto con piacere la vostra offerta- disse con poca convinzione, mentre un brivido le percorreva la spina dorsale.
-Bene!- esclamò la rossa, sbattendo le mani a mezz’aria ‘Ora ti dico le condizioni dell’iniziazione-
La guardò perplessa ‘Non si era parlato di iniziazioni?-
-Oh, cara non essere sciocca. Tutte le associazioni universitarie ne hanno una- intervenne Jessica, stroncando la possibile discussione sul nascere.
-Non dovrai scopare, ne masturbarti per il prossimo mese. Noi dormiremo con te e ti seguiremo per assicurarci che tu non sgarri. Inoltre, dobbiamo cambiare il tuo abbigliamento con qualcosa di più provocante. Per quanto riguarda il resto, lo imparerai man mano che seguirai i compiti che ti verranno affidati-
Le quattro settimane di astinenza divennero presto otto e poi dodici. Luce le dovette ammanettarle mani dietro alla schiena, per evitare che si masturbasse e Jessica la controllava con costanza durante tutte le lezioni. Le due coinquiline avevano preso sul serio il loro compito, tanto da darsi dei turni per quando dovevano uscire per i loro servizi. Il giorno dell’iniziazione arrivo con interminabile lentezza, ma, se non fosse stato per la paura di ciò che stava per accadere, sarebbe stata felice di poter dare un po’ di sollievo alla sua figa vogliosa. Appena scese la notte del venerdì della tredicesima settimana, la rossa le si presentò davanti con un tubino in latex non abbastanza lungo da coprirle la figa e la invitò a spogliarsi, porgendole un mantello nero. Obbedì poco convinta, ma, ormai non aveva senso tirarsi indietro. Si svestì rapida e indossò l’indumento leggero. Venne condotta per i corridoi del campus, mentre sperava di non incrociare nessuno. Le erano stati acquistati vestiti, mostrati gli atteggiamenti che avrebbe dovuto assumere, ma tutto questo sarebbe stato da mettere in pratica, solamente dopo quella notte. Si sentiva in imbarazzo, ma c’era, anche una certa eccitazione nel mostrare tutto il suo corpo ad ogni passo che faceva. Sensazione che durò poco, perché dopo che Luce aprì una delle porte chiuse a chiave, si inoltrarono in una serie di cunicoli sempre più bui e situati in profondità. Le venne tolto il mantello e fatta entrare in una sala circolare, illuminate da lampade a olio. In circolo, l’aspettavano una dozzina di persone, tutte a volto coperto e prive di vestiti. Si chiese cosa avrebbe dovuto fare, forse farsi sbattere da uno, mentre gli altri guardavano o peggio, farsi scopare da tutti quanti. A quel pensiero avverti la figa bagnarsi. Aveva un disperato bisogno di soddisfare quella voglia e per quanto irrazionale fosse, prendere più cazzi quella sera non le sarebbe dispiaciuto. Luce la prese per un braccio, accompagnandola in mezzo a loro, fino a raggiungere il lato opposto della stanza, dove troneggiava una statua bianca, raffigurante una donna. Una cosa, però, le creò sconcerto. Tra le gambe della statua non c’era solo una figa ritratta alla perfezione, me anche un grosso cazzo che si ergeva contro di lei. Il sangue le si gelò nelle vene.
-Luce’ io’ non- biascicò, spaventata.
-Non preoccuparti, è ben lubrificato e non molto diverso da un normale vibratore- le sussurrò, stringendole il seno sinistro.
Deglutì, mentre la rossa si allontanava. Sentiva gli occhi dei suoi spettatori addosso e si chiese, se non fosse il caso di lasciar perdere. Tremava, ma c’era una cosa che la faceva rimaner ferma. Ora che era li non era sicura che l’avrebbero lasciata andar via, senza conseguenze. Si aggrappò alla statua e sollevò la coscia, attorcigliandola attorno alla vita di pietra. Tastò con timore il cazzo inanimato, sollevata nel sentire che era liscio e lucido. Ci si appoggiò contro con cautela, cercando di rilassarsi per farlo penetrare meglio. La cappella entrò provocandole un gemito. Ora capiva il motivo per cui le avevano impedito, anche solo di toccarsi per tanto tempo. Il freddo iniziale che le provocava dentro, era sgradevole, ma la voglia di godere era troppo forte per fermarsi. Lo affondò lentamente dentro, socchiudendo gli occhi. Dentro. Tutto. Fino in fondo. Prese a muoversi sempre più furiosamente, facendolo entrare e uscire sempre più velocemente. Voleva godere presto e andarsene da li.
Luce guardò alla sua destra, sorpresa di trovare la mano del loro direttore stretta attorno all’asta del pene. Era un uomo sulla trentina, con capelli e occhi scuri e un fisico ben curato. Non si sapeva di cosa si occupasse in realtà, ma nel loro circolo era conosciuto per l’autocontrollo e il polso fermo con i suoi sottoposti. Proprio per questi motivi, fu strano vederlo farsi una sega, durante un iniziazione a cui aveva sempre partecipato con l’unico scopo di assicurarsi che le ragazze avevano il potenziale adatto.
Eva non aveva più il controllo sul suo corpo, si limitava a sentir sfregare quel oggetto duro dentro di sé. Mugolava, senza rendersene conto e venne con un urlo soffocato. Poggiò la testa contro il petto della statua, riprendendo fiato. Con la stessa cautela con cui l’aveva messo dentro, si liberò dell’uccello marmoreo, lasciandoci sopra i suoi liquidi. Fece un sospiro, sollevata di aver finito, quando una mano l’agguantò per i capelli e la trascinò all’indietro. Cadde al centro del cerchio, i cui uomini e donne guardavano perplessi il suo aggressore. Non tanto per la rudezza con cui l’aveva afferrata, ma per il fatto che si fosse presso lui l’impegno di scoparla per primo. L’afferrò per i fianchi, forzandola a mettersi a pecora e prese a sfregare il cazzo sulla sua figa ancora umida. Non lo faceva per darle piacere, ma solo perché fosse ben lubrificato. Eva non si rese ben conto di cosa a stava accadendo, ancora scossa per il precedente orgasmo, ma le mani dell’uomo aprire il suo culo, esponendo il suo buchino alla vista di tutti i presenti e la sua cappella strusciarsi contro e farsi spazio al suo interno. Tentò di protestare, ma appena una sillaba le uscì dalle labbra, quello affondo in lei, facendola urlare. Non era la prima volta che lo prendeva nel culo, ma non era allenata a una simile irruenza. Il dolore arrivo misto a piacere e insieme ai forti colpi che la scuotevano, sentì di aver ripreso a bagnarsi. La sua figa bramava quel cazzo, tanto da farla oscenamente colare sul pavimento. Il direttore parve accorgersene e levò la verga del suo stretto orifizio per concentrarsi sull’altro. Affondò con violenza, finché non la sentì urlare. Le tirò i capelli, facendole raddrizzare la schiena, finché non toccò il suo petto. La sua figa gli stringeva il cazzo, mentre la impalava con violenza. La sgrillettava con una mano, mentre con l’altra le teneva tre dita in bocca. La ragazza non c’è la faceva più, venne, ma a lui non importava. L’avrebbe scopata fino a romperle la figa, ma, contrariamente a quanto pensava, ad un certo punto, sentì il suo sperma che la riempiva. La presa intorno al suo corpo svanì e lei riuscì a mettere le braccia davanti al volto, appena prima di colpire terra. Riuscì a malapena a fare un respiro, quando un altro uomo le si piazzò tra le cosce e cominciò a sbatterla, tenendola per i fianchi. Gemette, alzando la testa, ma questo servì solo ad un altro cazzo per infilarsi nella sua bocca. La spossatezza lasciò spazio all’eccitazione, facendola succhiare con avidità. Avrebbe voluto urlare di essere fottuta di più, ma il grosso pezzo di carne le impediva di fare, anche solo, un fiato. L’imbarazzo che aveva provato poco prima nel sentirsi osservata, era mutata in un eccitazione folle. La sborra la raggiunse da entrambi i lati, ma non diede fine al suo supplizio. Venne afferrata per i seni e fatta impalare sull’ennesimo uccello. Mugolo soddisfatta per le grosse dimensioni, ma quel verso si trasformò un urlo, quando un altro cazzo le violò il culo. Li sentiva spingere in contemporanea nei suoi buchi e non riuscire a godere, diventò impossibile. Urlava e implorava di essere sfondata, rotta e slabbrata, mentre guardava Luce in ginocchio che veniva scopata in bocca e senza ritegno dal direttore. Un rivolto di saliva scivolò giù dall’angolo della bocca, mentre gli occhi erano lucidi per i continui orgasmi. La stavano scopando a sangue e questo non faceva che farla diventare più lasciva. Quando venne lasciata andare, lo sperma schizzò fuori dai suoi orifizi, completamente pieni. Si sdraiò a pancia in su con le gambe aperte e il respiro affannato. Si accarezzava la figa con delicatezza, chiedendosi, quanto all’indomani le avrebbe fatto male.
-Vi, prego’ basta- mormorò con gli occhi rivoltati all’indietro.
A quell’affermazione, le donne presenti, si avvicinarono. Una prese a leccarle tra le cosce, cercando di ripulirle la figa, le altre si attaccarono ai suoi capezzoli, succhiandoli e tirandoli. Reagì più per istinto che per ragione. Infilò la mano tra i capelli delle due, tenendole contro le sue tette, mentre spingeva la figa nella bocca della terza. Non c’è la faceva più, eppure non riusciva a smettere di bagnarsi. Intanto una corda venne fatta passare attorno al suo corpo, circondandole i polsi, le braccia il seno, la vita e le cosce, per poi essere agganciata a dei ganci che pendevano dal soffitto. Si ritrovò sospesa a mezz’aria, ma non gliene importava nulla. Voleva solo che finisse, così, come finisse quel desiderio vorace che riemergeva in lei. Una donna sulla quarantina si avvicinò a lei con una grossa candela accesa in mano. Le gocce di cera rovente le macchiarono la base del collo, poi i seni e i capezzoli, ormai sensibilissimi. Si inarcò rovesciando la testa all’indietro. Le sentiva lungo l’addome, fino al ventre e poi sul suo fiore martoriato. Tentò di divincolarsi, ma fu uno sforzo vano.
-Basta!Basta!- gridò, ma nessuno le presto attenzione.
Il calore svanì, quando due mani rudi le afferrarono i fianchi e il direttore sprofondò di nuovo in lei con un verso basso e animalesco. Le sue spinte erano furiose, come, se fin’ora si fosse trattenuto e ora la volesse scopare fino in gola. Il piacere era incredibile, ma non aveva più le forze per dimostrarlo. Riuscì a venire e poi il buio.
Non seppe per quanto tempo rimase priva di sensi, ma quando si risvegliò era sola nella sua stanza. La figa le doleva, ma non quanto pensava. Se la tastò con delicatezza, rendendosi conto che era ancora sporca di sperma. Era stata scopata a dovere e ripensarci le faceva tornare l’eccitazione. Continuò inconsciamente ad accarezzarsi, ripensando ai cazzoni che l’avevano aperta. Infilò un paio di dita e le rigirò all’interno, felice di contenere tanta sborra. Se le avessero richiesto un altro periodi di astinenza non c’è l’avrebbe fatta, piuttosto si sarebbe impalata sul primo oggetto che le fosse capitato a tiro. La porta si aprì interrompendola.
-Ah, vedo che siamo già pronte per l’uso stamattina- esclamò Jessica, ridacchiando, mentre la guardava. Pensandoci era eccitante vedere la nuova arrivata con le gambe spalancate e la figa che colava liquido bianco e denso. Si leccò le labbra, avvicinandosi, fino a mettersi a cavalcioni tra le sue cosce ‘meglio che ti lavi, abbiamo una commissione per te- le passò la lingua sulle grandi labbra, premendo a spingendo, fino a penetrarla. Eva si contrasse come una corda di violino e chiuse le gambe, bloccandola in mezzo. Le strusciava la figa sulla bocca, mentre la lingua abile della bionda la leccava internamente. Non le sarebbe bastato. Bramava una verga di carne che le pulsasse dentro, me per ora si sarebbe dovuta accontentare. Quando Jessica terminò il lavoro le lasciò una lettera sul letto con le informazioni sul cliente, mentre lei andava a lavarsi e truccarsi. Il cliente di cui doveva occuparsi era un ragazzo giovane che era riuscito a raggiungere il successo grazie al denaro dei genitori. Era fidanzato, ma frustrato dal punto di vista sessuale a causa dei numerosi tabu della sua ragazza. Avrebbe dovuto raggiungerlo in ufficio, per cui scelse un abbigliamento poco vistoso (o almeno poco vistoso per una che forniva quel genere di servigi). Una gonna nera al ginocchio, ma con due profondi spacchi ai lati in modo che potesse aprire comodamente le gambe e un toppino bianco chiuso dalla zip anteriore. Raccolse i capelli in una treccia e uscì, prendendo le chiavi della macchina di Luce. Era nervosa e non era certa di come si sarebbe comportata. Sapeva che l’associazione sceglieva con molta cura i suoi clienti, ma essere al completo servizio di un estraneo, le metteva addosso un forte senso di inquietudine. Raggiunse il grattacielo e passò tutti i controlli, mostrando, come lasciapassare, il biglietto da visita della Setta. L’ufficio che le interessava era al settantesimo piano e dovette pazientare in ascensore per raggiungerlo. Fu strano sentire gli occhi lascivi degli uomini, puntati con ingordigia sulla sua scollatura, senza, nemmeno tentare di nasconderla. Chiaro segno che non era la prima volta che ‘una di loro’ si presentava lì. Strinse le cosce, non era una battona da marciapiede e non doveva comportarsi come tela. Il suo compito era unicamente soddisfare al meglio l’uomo che l’aveva richiesta, gli altri potevano solamente limitarsi a guardarla.
-Sto cercando il direttore marketing- disse alla segretaria che stava seduta alla reception. Non venne, nemmeno guardata, ottenne solamente un cenno con la mano che indicava la seconda porta sulla destra. Entrò senza bussare, lasciando che la porta si richiudesse alla sue spalle. La stanza aveva un arredamento semplice, era ciò che chiunque si sarebbe aspettato, quando veniva nominata la parola ufficio. Schedari contro al muro e una scrivania bianca al centro con tanto di poltrona.
-Puntuale, come un orologio al quarzo- disse il ragazzo, continuando a guardare al di fuori della vetrata. Era un tipo poco più alto di lei, con i capelli biondo spento e l’aria del tipico ragazzino che si spaccia per un uomo di grande cultura e successo.
Deglutì, intimorita. Cosa avrebbe dovuto fare adesso? Si avvicinò con cautela, rimproverandosi per la propria codardia. Era solo una scopata e, se le fosse andata bene, le sarebbe anche piaciuta. ‘Non è mia abitudine far aspettare i bei ragazzi- disse, accarezzandogli le spalle. Lui, di rimando, le afferrò la coscia, alzandola fin contro al suo fianco e facendole sentire la sua virilità che cresceva. La mano scivolò lungo la pelle candida, fino al solco del culo e poi giù alla figa. Infilò lentamente un dito all’interno, facendola sussultare.
-Vuoi qualcosa di più grosso vero?- le chiese sogghignando, mentre il dito la tormentava dall’interno.
Eva socchiuse febbrilmente gli occhi. Si, voleva essere riempita, ma non solo da lui. Nella sua testa sfilavano le immagini della notte precedente, eccitandola e convincendola che avrebbe fatto qualunque cosa per poter godere tanto. Mosse i fianchi avanti e indietro e un altro dito andò ad allargarla.
-Oh, ma che brava bambina- disse lui, abbassandole la zip del top bianco. L’indumento cadde a terra, lasciando che le sue tette saltellassero al ritmo dei suoi fianchi. La fece sdraiare sulla scrivania, senza tirar fuori le dita e prese a stuzzicarle furiosamente il clitoride con l’altra mano.
-Basta, ti prego. Cosi non resisto- esclamò lei con un filo di voce. Rischiava di venire troppo presto. Ottenne solo un sogghigno. Il ragazzo apri il cassetto della scrivania e prese un ovulo vibrante che spari immediatamente nel suo culo. Le dita scivolarono fuori, lasciando una scia di umori sulle grandi labbra. La fece inginocchiare, nonostante il suo disappunto e si aprì la patta davanti al suo viso.
-Meglio che lo succhi bene, altrimenti’- schiaccio un pulsante del telecomando del ovulo e lei prese a contorcersi. Non le dava piacere, ma solo un lieve assaggio che la tormentava. Insalivò la cappella e lo prese in bocca, massaggiandolo avanti e indietro con la lingua. Sentì la sua mano afferrare la testa e spingerla contro. Lo accolse avida, mentre la velocità del vibratore aumentava. Aspirava e succhiava, mentre le veniva scopata la bocca con movimenti lenti e decisi. Le piaceva incredibilmente, anche, se includeva fare la troia.
-Calma, bambina. Mi è concessa una sborrata sola e non intendo sprecarla nella tua bocca- ridacchiò lui, staccandola. Le abbasso la testa, fino a farle poggiare il pavimento e le si mise dietro. Sfilò rapidamente l’ovulo e lo sostituì con il cazzo, spingendolo dentro fino all’ultimo centimetro. Si morse le labbra per non urlare. Massaggiava il clitoride con le mani, mentre il caldo bastone la colpiva da dentro. Le venne sul culo dopo pochi colpi, probabilmente già al limite dopo il suo pompino.
-Mmm, soldi ben spesi- disse, pulendosi l’uccello con un fazzoletto, prima di rimetterlo al suo posto, nei pantaloni.
Mugolò soddisfatta, rialzandosi e stringendo le cosce per non far colare il liquido incriminate. Uscì senza una parola, tornando in macchina e poi, finalmente al campus. Nella stanza l’aspettava Jessica e la sua insalata che piluccava senza particolare entusiasmo.
-Com’è andata?- chiese la bionda, come, se quello che aveva appena fatto fosse la cosa più naturale del mondo.
Ci pensò un attimo e il pensiero di quei vibratori nei suoi buchi le provocò un brivido di eccitazione ‘Penso bene- farfugliò ‘anche, se ha usato per lo più i giocattoli-
-Meglio che ti ci abitui- replicò l’altra, mettendosi in bocca una forchettata del suo verde pasto ‘vengono usati spesso, specialmente durante le cerimonie-
Inarcò un sopracciglio ‘cerimonie?-
-Come la tua iniziazione, ne facciamo diverse. Ogni volta che c’è la luna piena e per alcune ricorrenze. Stanotte c’è ne sarà una e Luce farà da ‘agnello sacrificale’. Dovresti assistere, sono certa che le farebbe piacere e avrai da divertirti anche tu-
-Tu non vieni?- ricordava quello che le avevano fatto l’ultima volta che era stata nei sotterranei e una volta li, avrebbe dovuto accettare qualunque cosa le venisse fatta. Il calore le si diffuse dalla figa. Il direttore l’aveva scopata, come una bestia ed era bastata quella sensazione a convincerla ad andare a vedere.
Grazie Rebis
Bellissima storia, molto realistica
Pisellina… fantastico! Un buon mix di Femdom e umiliazione
Storia molto intrigante. Per favore, continua! :)
In tutte le volte in cui Maria ordina a Serena di spogliarsi, Serena rimane sempre anche a piedi nudi oppure…