Mi aveva intrigato quando ci siamo conosicuti andando in gruppo a vedere una mostra. Tutto organizzato dall’insegnante di inglese: visita alla mostra, spiegazione in inglese, ecc. ecc.
Lei 55 anni, quindi più o meno una coetanea, sposata, un figlio ormai grande, un bel fisico. Il fisico di una abituata a dedicare tempo e denaro a sé stessa.
Il comportamento di una che si è un po rifatta con i soldi: comportamento e conversazione di una persona con origini semplici ma accessori di una che ha fatto o trovato i soldi.
Per niente esibizionista, solo, a volte, un po’ sopra le righe ma senza strafare.
In sintonia con un comportamento disinvolto ma un po’ forzato, esibisce violando un’indole semplice e riservata, esibisce nel tentativo di arrampicarsi un po’, essere un po’ più à la page, un po’ meno Cesenatico e un po’ più Portofino.
Ci siamo parlati, studiati, ma niente di più.
Sono passati alcuni mesi e l’ho ritrovato alcune settimane fa ad una cena. Alla fine della cena mi chiede se le faccio strada, siamo in campagna e non conosce la strada per tornare in città.
Le faccio strada finchè non sparisce dal retrovisore.
Torno a casa e dopo una decina di minuti un messaggio sul cellulare mi segnala che è arrivata bene e mi ringrazia delle indicazioni.
Rispondo che ad un certo punto non l’avevo più vista e mi ero chiesto dove fosse finita.
– Quando ho riconosciuto la strada ho preso una scorciatoia – mi risponde.
– Peccato !’ – la mia risposta.
– Chiamami quando vuoi’ – la sua.
Aspetto alcuni giorni e poi la invito per una uscita serale.
Andiamo in collina a cena.
All’uscita dopo la cena mi chiedo se i tempi siano maturi per qualche avance. Gli unici miei ‘sondaggi’ durante la cena sono stati alcune battute grasse e un po’ sporcaccione, molto puerili, così, giusto per capire la reazione. E’ stata al gioco, direi che ci si può provare.
L’auto è parcheggiata nel retro e c’è poca luce.
L’accompagno sorreggendola ruffianamente per un braccio per non farla scivolare sul ghiaino. Mi giro verso di lei e la bacio.
Risponde immediatamente, con forza, non aspettava altro.
Le alzo la gonna leggerissima, le accarezzo il culo e sposto il perizoma.
Il solco è caldissimo, fa un caldo cane nonostante sia sera e ci sia la complicità dell’aria di collina.
Percorro il solco, trovo l’ano e ci gioco un po’.
Vengo davanti con la mano e le accarezzo il pelo. Le lingue sono nelle bocche e forsennatamente si leccano.
Le tiro fuori una mammella dal vestito. E’ una bella quarta, capezzolo grosso. Le lecco il capezzolo e aspiro la mammella dentro la bocca per quanto è possibile.
Le alzo la gonna e le prendo le natiche con le mani, apro il culo e sento che le piace da matti, le sfilo gli slip per poterla toccare meglio.
Ha una voglia come da tempo non vedevo in una donna e non fa nulla per nasconderla.
Le alzo la gonna anche davanti e mi fermo a guardarla nella luce incerta, le guardo il pelo mentre lei mi tocca il cazzo attraverso i pantaloni.
Dài, sali che andiamo da te – le dico.
Aspetta un secondo, devo fare pipì.
Si mette in un angolo dietro l’auto.
– Spostati un po’ più in luce, voglio vederti pisciare, tanto qui non c’è nessuno’.
– Ma scherzi, magari esce qualcuno, sai che figura !
– Se esce qualcuno lo sentiamo prima che arrivi e ti puoi tirare sù.
– Anzi, appoggiati al muro della casa, allarga le gambe e apriti la figa e piscia in piedi.
Esegue subito senza dire niente, è eccitata come la più affamata delle vacche.
Ha paura di schizzare le scarpe da strafiga e il tacco alto non aiuta.
Si allarga la figa e comincia a pisciare. La guardo e metto una mano sotto il getto.
– Ma che fai ? Come fai poi a pulirti ?
Smette la pisciata e le pulisco con la mano nuda le ultime gocce. Mi pulisco il palmo della mano sulla sua pancia e poi le lecco la figa che ha un odore di sudore e piscio.
Saliamo in auto e dopo quindici minuti siamo da lei.
In ascensore gico con il suo ano, infilo un dito più in fondo che posso e lei si abbassa leggermente sulle gambe per aiutarmi ad entrare.
La casa è bella, grande, con una grande terrazza al piano superiore.
Saliamo, non ci può vedere nessuno se non dalle case di fronte che però sono
molto lontane.
La spoglio completamente e, stando seduto su una poltrona da giardino, le dico di girare per la terrazza a farsi guardare.
– Girati, fammi vedere il culo, ora chinati in avanti e aprilo, voglio guardarti il buco.
– Sei proprio un porco mi dice.
Intanto mi sono tirato fuori il cazzo, le dico di inginocchiarsi e di prendermelo in bocca.
Inizia a sbocchinarmi e a segarmi contemporaneamente.
Non vorrei venire: vista la mia età il secondo colpo potrebbe anche farsi desiderare a lungo, ma la sensazione è splendida.
La lascio fare anche perché nel frattempo ha iniziato a sditalinarsi e la cosa mi eccita ancora di più.
Le sborro in bocca, beve tutto e continua a toccarsi.
– Ora io non ce la faccio, ma voglio che tu venga. Hai nulla di lungo in casa ? Una banana, qualche cosa che sembri un cazzo, voglio infilartelo dentro e leccarti contemporaneamente la figa.
Mi porta in cucina, in frigo ci sono alcuni cetrioli. Le dico di sceglierne uno.
Prende il più piccolo. Io invece prendo quello un po’ più grosso dicendole che è quello giusto per questa sera.
Apro il rubinetto dell’acqua calda finchè lei continua a sditalinarsi.
Ora il grosso palo di verdura è tiepido, lo lecco facendomi vedere da lei, lo infilo in bocca finchè posso, poi le dico di girarsi.
Si abbassa su un tavolo, il culo in aria, le gambe larghe, una mano sotto a toccarsi.
Mi abbasso sotto di lei, mi metto in mezzo alle gambe in modo da poter arrivare con la lingua alla figa.
Intanto le ho infilato il cetriolo che entra con incredibile facilità.
Con la mano destra lo infilo e lo sfilo, ruotandolo un po’.
Lo tengo a tutta mano per poterlo indirizzare meglio.
Intanto le lecco la figa.
La posizione è di una scomodità incredibile ma non mi devo fermare.
Lecco e infilo il cetriolo dentro, sempre più in fondo, con colpi sempre più forti. Vado sempre più veloce con la mano che tiene l’attrezzo e sempre più veloce con la lingua.
Lei ha smesso di toccarsi e si lascia fare.
Ormai sta in piedi sulla punta delle dita che si inarcano.
Si abbassa un po ‘sulle ginocchia, il culo si apre di più e il palo di verdura entra con ancora maggiore facilità. L’odore è fortissimo, piscio, sudore, e poi sta sborrando in quantità. Il cetriolo è lucido come fosse di vetro e ogni volta che lo spingo dentro sento un rumore liquido.
Sta per venire, smetto di laccarla per poter infilare in cazzo verde con più forza.
Sono preoccupato di farle male ma lei non mostra segni di dolore.
Viene con un urlo sordo bagnando di saliva il tavolo.
Ci buttiamo a terra in silenzio.
Siamo sudati come maiali, lei ansima come avesse corso per chilometri.
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Bhe...è difficile che si ricevi un commento, Questo sito non è tantissimo frequentato da gente attiva :)
Una serie di racconti sempre più eccitanti, alla fine Gianni ha raggiunto il suo scopo
Mi sa che alla prossima Gianni raggiunge l'obbiettivo
Un vero cuck, lei senza problemi gli racconta, d'altronde lui glielo aveva permesso al telefono