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Racconti Erotici Etero

La signora Emma

By 25 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Per frequentare l’università mi trasferii con mia madre da mia zia vicino all’ateneo.
Quando andavo ad esercitarmi con la bicicletta nel piccolo cortile interno, dove abitavo, passavo davanti alla cucina della signora Emma, moglie di un bidello dell’università.
Di solito la signora stirava vicino alla porta finestra e tutte le volte che passavo gettavo uno sguardo furtivo all’interno.
La signora Emma era una donna piuttosto piccola di circa quaranta quarantacinque anni, ma aveva un corpo da ragazza.
Soprattutto quando stirava si metteva un prendisole piuttosto stretto, con una abbondante scollatura, che metteva in luce anche un culetto a mandolino che mi faceva impazzire.
Erano gli anni 60 e le creme di bellezza e tutte le diavolerie della chirurgia estetica erano ancora di là da venire.
La fissazione della signora Emma era il petto che lei riteneva poco sviluppato. Una volta l’avevo sorpresa a parlare con mia madre e avevo sentito che aveva esperimentato diverse creme ma sempre con scarsi risultati.
Io avevo drizzato le orecchie a sentire parlare di queste cose che allora erano pruriginose e mi ero nascosto vicino per ascoltare meglio.
– Cara signora – diceva la signora Emma – ho una fissazione per il petto. Vorrei tanto averlo più rigoglioso e sto provando tanti prodotti ma ottengo dei risultati scarsi. E dire che mi applico con assiduità. Tutti i pomeriggi, dopo avere stirato, prima di fare la cena, mi tiro giù il reggiseno e per una mezz’ora le massaggio per bene ma non c’è niente da fare.
E’ una soddisfazione personale, perché con mio marito, sono anni che non mi cerca. E dire che mi ha sposato proprio perché quando ero ragazza portavo dei golfini attillati che mettevano in risalto le mie coppette.
Ma sa com’è; il matrimonio è la tomba dell’amore. E dire che a me piacerebbe ogni tanto! ma cosa vuol mai, non posso mica andare a cercare qualcuno io! s’immagini alla mia età! anche se a dire la verità quando vado per la strada faccio ancora la mia figura.
Pensi che l’altro giorno ero dall’ortolano e uno, con la scusa della ressa, mi ha messo una mano sotto la sottana. Io mi sono voltata rossa in viso e lui mi ha detto che non l’aveva fatto apposta…comunque ho sentito un certo non so che! sarà la menopausa lei cosa ne dice? –
Io avevo sentito tutto e avevo memorizzato l’orario. Alla sera prima della cena. Così cominciai a controllare ed imparai che la signora Emma si metteva ai fornelli alle sette e mezzo circa per cui si dedicava al suo passatempo preferito dalle sette alle sette e trenta.
Di solito era già buio nel cortile a quell’ora e così io m’intrufolavo fra le modeste piante del giardinetto e mi mettevo a sedere per godermi lo spettacolo.
Infatti, puntuale come un orologio, la signora Emma, smetteva di stirare, veniva a vedere alla finestra se fuori c’era qualcuno (il cortiletto era frequentato solo dalla sua famiglia e dalla mia) poi si toglieva il prendisole rimanendo con le sue meravigliose tettine scoperte e con un paio di ridottissime mutandine.
Io cominciavo a sbavare e sentivo che il mio pisello reclamava la mia attenzione.    Ma ero troppo preso dallo spettacolo delle mani della signora Emma che spalmavano la crema sulle bianche coppe e cominciavano a massaggiarle lentamente e con cura.
Anche se ero un giovane senza malizia, intuivo che la mia graziosa visione provava anche un certo godimento a toccarsi le sue fantastiche mammelle. Mi pareva che a volte scendesse con le mani fra le gambe e le inserisse nelle minuscole mutandine.
Allora mi ricordavo del mio arnese e cominciavo a dedicarmi a lui con la massima attenzione.
Ma tutto finiva presto perché il tempo passava velocissimo e sentivo mia madre chiamarmi a cena.
Tutto sarebbe rimasto in questi termini se una certa sera non fosse successo un episodio che mi cambiò la vita. 
Come al solito ero intento a guardare la mia cara signora che in quell’occasione sembrava particolarmente eccitata, in quanto si dedicava più a mettere le mani dentro le mutandine che spalmare la crema sulle sue tettine, quando mi accorsi che si era dimenticata il ferro da stiro acceso che aveva preso a fumare e in breve il tessuto che vi era sotto aveva cominciato a prendere fuoco.
Mentre la signora Emma, accortasi del pericolo, si portava le mani al viso impietrita, io, dimentico di dove ero, mi gettai verso la porta finestra, l’aprii con violenza e memore dei miei trascorsi di boy scout gettai una coperta sul piccolo fuoco e riuscii a spegnere le fiamme.
La signora Emma mi guardava stralunata e si era dimenticata di coprirsi le sue belle tettine che mi apparivano in tutto il loro splendore. Quando ritornò in sé, arrossì violentemente, si coprì il petto con le mani, raccolse un asciugamano passandoselo attorno e stava per ringraziarmi quando si fermò un attimo
– Grazie, per fortuna che c’eri tu! Ma un momento! Eri in cortile? –
Chinai gli occhi e diventai tutto rosso.
– Ma allora? – riprese la signora Emma – ma allora? eri là fuori? Oh signore! Che vergogna! E cos’hai visto? –
Ero imbarazzato. Da un lato volevo scappare, dall’altro mi ronzavano in testa le frasi che avevo sentito dire con mia madre.
– Signora Emma non mi sgridi – le dissi con veemenza – io, io impazzisco quando vedo le sue tette! per me sono le più belle del mondo! Non riesco a resistere e alle sette devo venire a vederla! –
La signora Emma rimase stupefatta. Mi accorsi che il complimento era gradito e solo la consuetudine la obbligava a comportarsi come una donna offesa.
 Mi sorrise.
– Davvero ti piacciono tanto le mie tette? E pensare che a me sembrano così piccole e insignificanti!-
– Oh no signora! – esclamai tutto rosso – lei ha delle tette stupende e darei dieci anni di vita per aiutarla a massaggiarle…-
– Oh!Oh! Senti il gallettino francese che arruffa le penne! vorresti aiutarmi a massaggiarle! ma guarda come ti sei eccitato! E’ tutta roba tua quel pacco che hai nei pantaloni o ci hai messo qualcosa per farlo sembrare più vistoso? –
A quelle parole non mi resi conto di quello che stavo facendo.
Mentre la signora Emma mi prendeva in giro, mi aprii i pantaloni e le mostrai il mio arnese che era dritto e turgido come mai era stato.
– Ma cosa fai? – esclamò la signora Emma, fingendo di essere scandalizzata, mentre avevo notato un lampo nei suoi occhi.
– Ah! Allora è proprio tutto vero! Complimenti gallettino! –
In quella si sentì inserire la chiave nella porta. La signora Emma si sistemò rapidamente ed io riposi la mia spada nel fodero.
Entrò il marito, un uomo calvo e piccolo, con la pancia.
Annusò l’aria e spaventato gridò.
– Ma c’è una puzza di bruciato pazzesca! cosa è successo?-
– Mi sono scordata il ferro attaccato e non me n’ero accorta. Per fortuna che il ragazzo era in cortile –
Il marito scosse la testa sconsolato.
– Ma dove hai la testa? Chissà a cosa pensavi! Allora, la cena? –
– Arrivo subito – rispose la signora Emma – accompagno il ragazzo e ti faccio subito una frittata… –
– Già – disse l’uomo rassegnato – la solita frittata… –
Io avevo ancora negli occhi le tette della signora Emma e mi lasciai trascinare via verso il cortile.
Uscimmo e la signora Emma mi accarezzò i capelli sussurrando
– Davvero vorresti aiutarmi? –
Io rimasi a bocca aperta: mi sembrava di sognare. Feci solo cenno di sì con la testa.
– Allora a domani sera – mi disse sempre sottovoce, poi mi prese una mano e la inserì sotto il prendisole.
 Avvertii la soffice carne del suo seno e stavo per venire.
– Un piccolo assaggio…gallettino! .e domani vieni un poco prima, diciamo alle sei.. –
Mi salutò con un bacio sulla guancia.
Rimasi solo in cortile in preda ad una gioia incontenibile. Annusai la mano che aveva accarezzato il suo tiepido seno e percepii un odore inebriante.
Non mi lavai le mani a cena e quando andai a letto continuai a tenere la mano vicino al naso e quella notte ebbi una polluzione spontanea che mi bagnò abbondantemente gli slip.
Non vi dico come passai le ore fino alla sera dopo. Ero svagato come pochi e anche a lezione beccai una lavata di capo perché non avevo risposto a delle facili domande di un test in aula.
Finalmente arrivarono le fatidiche sei.
Mi precipitai in cortile e bussai alla porta finestra della signora Emma.
La donna venne ad aprire sollecita.
– Bravo il mio gallettino! Sei puntuale! Vieni che cominciamo, abbiamo un po’ di tempo per noi…-
Davanti ai miei occhi sbalorditi si aprì il prendisole e mi mostrò con disinvoltura le sue splendide tettine bianche.
Mi porse il vasetto della crema.
Con le mani tremanti raccolsi della crema e cominciai a spalmare quella carne morbida e profumata.
La signora Emma chiuse gli occhi sospirando.
Venni preso da una smania incontrollabile.
Il contatto con quella pelle m’inebriava e decisi di tentare la sorte.
Dopo avere massaggiato per qualche minuto con accuratezza le tette, cominciai a soffermarmi sui capezzoli che stavano diventando durissimi.
La signora Emma riaprì gli occhi e mi guardò ma non disse niente.
Allora mi avvicinai ai capezzoli e li presi in bocca succhiandoli dolcemente.
La signora Emma sospirò voluttuosamente guardandomi con gli occhi pieni di desiderio.
Deciso, mentre le succhiavo i capezzoli, scesi con la mano verso le sue cosce e appoggiai la mano sul prendisole fra le gambe e spinsi leggermente. La mano della signora Emma si posò sui miei pantaloni e si accertò della consistenza del mio membro.
Rimasi senza fiato quando la sua mano sbottonò la mia patta e s’inserì all’interno alla ricerca del mio pisello.
Ero talmente eccitato che le venni in mano.
Lei la estrasse e sospirò
– Che peccato! Volevo sentirlo bene –
Allora, le misi la mano sotto il prendisole e sentii le sue mutandine umide d’umore.
La signora Emma emise un lungo sospiro e spinse col bacino.
Le scostai i lembi del prendisole e presi le mutandine abbassandole leggermente.
– Cosa vuoi fare? – mormorò la signora Emma eccitata –
Guardavo la peluria che mi appariva sotto gli occhi per la prima volta e cercai col dito la sua fessura. La trovai e inserii due dita.
La signora Emma spinse col bacino e mi toccò di nuovo il pisello.
– Senti che è tornato duro! – disse felice – fammelo vedere bene –
La guardai aprirmi i pantaloni, abbassarmi le mutande e prendere in mano la mia verga che si era prodigiosamente ripresa.
– Mamma mia come è grosso! – esclamò la signora Emma ammirata – è molto più grosso di quello di mio marito! –
Allora non capii più niente.
La presi per il bacino e la misi sull’asse da stiro.
Le aprii le gambe e puntai verso di lei la mia verga.
La signora Emma strillò.
– Ma cosa fai gallettino? Me lo vuoi mettere dentro? Mamma mia come è grosso! Si! Proviamo! E’ tanto che ne ho bisogno! –
Lo prese in mano e lo introdusse nella sua passerina.
In preda ai sensi, spinsi come un dannato e la penetrai completamente. Lei gridò
– Oh che male! Mi spacchi in due! Ecco ora va meglio, senti come scorre, ah! Gallettino mi fai morire! La mia povera passerina brucia ma mi dai tanto piacere! Che ora è ? Fai presto che fra poco ritorna mio marito… ecco, ecco sto già venendo. Oh! che goduria! Gallettino mi fai morire. Ecco..-
La sentii spingere a fondo e poi ebbe una serie di tremiti. Ora il pene scorreva molto bene, lubrificato dal suo umore e in breve venni anch’io inondandola col mio liquido.
Rimanemmo alcuni minuti stremati, uno nelle braccia dell’altra.
Le accarezzavo le splendide tettine e pensavo che anche il resto era all’altezza, anzi… forse di più; mi rimaneva da scoprire il suo fantastico sedere ma a quello avrei pensato più avanti…

 

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