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Racconti Erotici Etero

La spiaggia deserta

By 16 Gennaio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

L’estate era torrida, un caldo insopportabile, in cielo non si vedeva una nuvola da più di un mese, campagna calabrese era completamente arsa e cotta, una distesa di terra bruciata e secca la cui unica colonna sonora erano il frinire dei grilli impazziti. Mi trovavo sulla costa per dei rivelamenti geologici per conto dell’università, le giornate erano molto faticose, tutto il giorno sul fuoristrada a trovare le posizioni sulla mappa, scendere, piazzare il treppiede, misurare e ripartire verso il prossimo punto marcato. Un lavoro complesso in principio si era rivelato di una monotonia disarmante e il calore soffocante di certo non aiutava a renderlo più piacevole. Il mio abbigliamento prima molto tradizionale (jeans e camicia a quadri) si convertì in qualcosa di molto più funzionale, canottiera e bermuda beige che inoltre notai con piacere attiravano gli sguardi delle contadinelle calabresi i cui sguardi libidinosi indugiavano sempre di più sul mio fisico prima bianco come il latte poi sempre più abbronzato e sensuale. Per fortuna per sopravvivere nel freddo nord le mie abitudini nel tempo libero erano incentrate sull’attività fisica, palestra, nuoto, corsa, tennis il che non solo mi avevano riscaldato nelle fredde sere invernali ma mi avevano donato un bel fisico, muscoloso e slanciato. Ora i miei pettorali abbronzati risaltavano sotto la canottiera e i bicipiti si gonfiavano in maniera virile nello scaricare il materiale dal retro del fuoristrada. Tuttavia il mio interesse era rivolto esclusivamente agli studi, nonostante le prosperose e stupende contadine a volte si lanciassero in manovre estremamente erotiche per attirare la mia attenzione, come quella stupenda creatura dai capelli corvini e dalle curve mozzafiato che si spogliò completamente dietro un covone di grano e inondò con una secchiata di acqua da poco presa dal pozzo, oppure quelle due prosperose ragazze che con uno sguardo verde smeraldo presero a baciarsi appassionatamente. Confesso che la mia libido smisurata impazziva e la bestia recondita del mio subconscio ruggiva con furia a simili spettacoli tuttavia le catene della mia morale la incatenavano ben stretta ai muri dell’oscuro abisso delle mie perversioni.
Dopo giorni di misurazioni nell’entroterra mi capitò finalmente un settore costiero, felice di potermi godere un po’ di fresca brezza marina salii sul mio mezzo e mi misi in moto. Primi dieci punti li liquidai in meno di due ore ma il sole cominciava a picchiare arditamente sulla mia testa facendomi sudare abbondantemente. Il fragore delle onde incominciò a sedurmi come il canto di una stupenda sirena, il suono della risacca erano una dolce promessa di freschezza e piacere, un terribile contrasto col senso del dovere che mi spingeva a concludere il lavoro entro i tempi previsti e lasciar perdere inopportune pause per fare il bagno. Tuttavia il mezzogiorno era vicino e così mi incamminai verso una spiaggia deserta per consumare il pranzo che mi ero portato appresso. Mi sedetti all’ombra di una formazione rocciosa semi coperta dalla bassa vegetazione mediterranea. Il cibo era molto buono, preparato dalla gentile signora che gestiva la pensione dove vivevo. Con la pancia piena mi distesi un attimo e chiusi gli occhi assaporando il suono delle onde e il dolce soffiare della brezza. Presi sonno e dormii per una ventina di minuti quando mi svegliai di soprassalto, con il senso allerta come se una minaccia di qualche genere si fosse avvicinata. Mi misi a sedere ancora un po’ stordito e mi guardai attorno e la vidi: la più incredibile e bella creatura su cui avevo mai messo gli occhi e me ne innamorai perdutamente. Il suo viso sereno e gentile, i suoi occhi marroni risaltavano a distanza in quel mare di capelli corvini corti ma non troppo che si levavano caotici allo soffiare della brezza. I lineamenti erano belli, geometrici e regolari, le palpebre erano semichiuse probabilmente per il poco vento che spirava sul suo dolce viso. Il corpo era di una perfezione scultorea, indossava una magliettina senza maniche che lasciava intendere un generoso seno, il portamento era retto e fiero, le lunghe gambe si mettevano una davanti all’altra con una grazia quasi felina, col passo sicuro nonostante la sabbia. Le cosce ben modellate erano strette in un attillato paio di pantaloncini jeans che poco lasciavano all’immaginazione, incoronando il sedere dalla forma perfetta a mandolino. Rimasi incantato a osservare la sua dolce camminata sensuale avvertendo la libido esplodere dentro di me causandomi un ardente e irrefrenabile erezione dentro i bermuda. Ma non avevo idea di cosa mi aspettava da li a poco.
Infatti la stupenda creatura fermatasi vicino a una roccia solitaria sulla spiaggia prese a spogliarsi. Il primo indumento a venir levato fu la maglietta, che venne rimossa a fatica liberando due bei seni incappucciati da due stupendi capezzoli delle giuste dimensioni. La perfezione di quei seni spinsero inavvertitamente la mia mano ad accarezzare l’enorme bozzo che si era formato sotto i bermuda per poi subito toglierla come scottata dalla incandescente libido che infiammava le mie carni. Ma lo spettacolo non si fermò li, infatti a cadere tra la sabbia da li a poco erano i pantaloncini che tanto aderivano alle sue carini. Sotto essa portava uno striminzito perizoma che copriva a stento la sua caverna di piacere come una strenua e disperata difesa dai miei occhi libidinosi. E per finire, con un movimento che sembrava la cosa più sensuale ed eccitante al mondo anche quest’ultimo microscopico indumento venne calato lasciando la sua stupenda micetta contornata da lievi e soffici peli pubici neri alla luce del sole. Per un attimo rimase li, completamente nuda a scrutare l’orizzonte blu perdersi nell’infinito e poi con una naturalezza degna di una Eva o di una venere si incamminò verso le onde che carpivano la spiaggia. Quando ormai l’acqua coprivano fino alla pancia si tuffò a testa mostrando per un attimo quel perfetto sedere quasi fosse la coda di una sirena. Rimasi attonito con una dolorosa erezione nei pantaloni a fissare il punto dove la divina visione era comparsa quando essa riemerse scuotendo la folta chioma liberando una cascata di goccioline dal capo. Si incamminò di nuovo verso la roccia solitaria con una insostenibile lentezza, dove a ogni passo l’acqua si abbassava lasciando intravvedere un centimetro in più della perfezione delle sue carne, fino a scoprire il caldo antro del piacere. Una volta uscita completamente dall’acqua si sdraiò sulla pietra solitaria a prendere il sole. Dalla distanza potevo notare ogni singola goccia di acqua salmastra evaporare dalla superficie perfetta e levigata, i capezzoli eretti probabilmente dovuti alla brezza marina. Quando pensai che l’apice della sensualità fosse raggiunto vidi le sue dolci mani iniziare a massaggiarsi i seni soffermandosi sui capezzoli mentre con l’altra mano iniziò a sfiorarsi le cosce. Quando capii cosa stava per fare nonostante non mi sarei mai sognato di farlo, con un gemito non potei fare a meno di aprire la cerniera dei miei bermuda e far uscire l’enormità della mia virilità e afferrarla tra le mie mani. Non potei fare a meno di notare la sua mano con movimenti regolari e veloci accarezzarsi la micetta mentre inarcava la schiena e si stringeva i capezzoli. Vedevo l’orgasmo montarle dentro mentre si mordeva le labbra e il suo viso si tingeva di un colore rosso quando finalmente eruppe in un devastante orgasmo che sconquassò il suo corpo perfetto facendole lanciare un grido di puro piacere carnale per poi accasciarsi sfinita sulla pietra. A quella scena non so cosa mi prese, magari la creatura annidata negli oscuri recessi della mia mente si liberò e impazzita prese a correre per il mio cervello travolgendo e massacrando razionalità e buon pensiero perché mi alzati lasciando cadere i bermuda e con la virilità svettante mi incamminai verso il vicino altare del piacere che era li davanti con la stupenda offerta sacrificale al dio della lussuria e del piacere. Quando mi notò vidi un lampo di paura attraversarle il volto per poi tingersi di qualcosa di diverso, qualcosa di travolgente e passionale non appena notò la perfezione del mio corpo e l’obelisco di carne bollente che si ergeva verso il cielo. Fece per dire qualcosa me le misi un dito sulle labbra e presi a baciarla con passione. Le nostre lingue si intrecciavano come impazzite e i nostri corpi si unirono nella loro perfezione. Sentii i suoi capezzoli eretti e quasi pungenti strofinarsi contro il mio petto robusto e il glande appoggiarsi con delicatezza al suo ventre piatto. Mentre mi afferrava la nuca si staccò un attimo dalla passionalità del bacio e mi guardò negli occhi con sguardo carico di desiderio e di sorpresa per l’enormità della mia virilità che aveva preso in mano e masturbava con movimenti lenti e studiati. Mentre il suo dolce lavoro di mano continuava presi a baciarle, leccarle e morderle il collo per poi prenderla tra le mie forti braccia e riadagiarla sulla pietra solitaria. Mi fermai a osservarla e lei mi sorrise, era bellissima, l’amore e la passione che provai in quel momento si unirono in un unico flusso di passione. Con fare esperto mi inginocchiai tra le cosce della mia dea e con un suo gemito di piacere cominciai a leccare le sue intimità. Sentivo il clitoride eretto e pulsante tra le mie labbra mentre con le dita presi a penetrarle la bollente e umida caverna che stava poco sotto. I suoi gemiti di puro godimento presero a crescere come un frangersi di onde sulla battigia mentre la mia lingua esploravano ogni recesso della sua vagina. Stufo di quel massaggio la feci alzare e mi misi seduto sulla pietra sacrificale invitandola con lo sguardo a fare altrettanto su di me. La vidi impalarsi centimetro per centimetro sul mio enorme pilastro di carne e accendendosi di piacere assoluto per ogni lembo di pelle che entrava dentro di lei. La posizione era la seguente, io seduto con le gambe piegate e le braccia che puntellavano il torace con lei su di me in posizione perfettamente simmetrica. Quando la penetrazione fu completata ci guardammo negli occhi per quello che poteva essere un secondo o un eternità e poi la passione ci ritravolse per riportarci nelle oscure profondità del piacere e negli elevati cieli dell’amore unendo la perfezione dei nostri corpi. Lei prese una cavalcata selvaggia e irrefrenabile sul mio sesso ma dal movimento coordinato e preciso tanto che sentivo il mio pene quasi uscire dalla sua caverna umida per poi rituffarsi del calderone bollente del suo corpo. La mia mente memorizzò alcuni particolari come i suoi seni che ballavano al ritmo primordiale e selvaggio della nostra cavalcata, i suoi occhi semi chiusi e il mordersi le labbra, i suoi capelli che si fluttuavano ai vigorosi colpi di ariete che affondavano fin dentro la sua anima. Finchè la diga si ruppe e come un coro celeste, come l’estasi più pura e assoluta travolse i nostri corpi come l’esplosione di mille soli travolgendo e sublimando ogni forma di vita trasformandoci in entità di puro spirito e energia riversando tutta la mia passione, la mia energia vitale dentro di lei per poi lasciarmi privo di sensi sull’altare della passione.
Quando ripresi i sensi il sole aveva già raggiunto lo zenit e si accingeva a calare. Ero sdraiato nudo su una pietra, col mio pene adagiato sulla pancia bello come un eroe greco dopo una battaglia. Mi chiesi se non avevo sognato tutto. Guardandomi attorno cercando la sua presenza non trovai nulla, se non un enorme cuore disegnato sulla sabbia. Con un sorriso tornai dove avevo lasciato la mia borsa e sulla carta del giorno dopo fissai il punto con un piccolo cuore rosso.

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