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Racconti Erotici Etero

la storia di Sofia e Francesco

By 28 Giugno 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Francesco era un ragazzo di 21 anni del sud Italia, alto 1.75, con un fisico allenato.
Aveva capelli mossi, neri come gli occhi, e la carnagione olivastra, tipica dei ragazzi del Meridione che, appena giunge l’estate, impiegano ben poco per abbronzarsi e diventare neri come il carbone.
Studiava Giurisprudenza e quella primavera, in vista degli esami della sessione estiva, aveva preso l’abitudine di frequentare la biblioteca dell’università.
Li un giorno vide Sofia, di due anni più grande di lui, mora, carnagione chiara, con un fisico longilineo che dalle fini caviglie saliva armoniosamente verso le cosce toniche e, più su, passando dal ventre piatto, continuava pronunciandosi sui seni non facili da nascondere ma non troppo grossi, ed infine il sottile collo faceva da supporto a quell’ovale perfetto rigato da labbra sottili e da due occhi degni delle migliori raffigurazioni di Cleopatra d’Egitto.
Il ragazzo rimase colpito da tale bellezza, ma non ebbe occasione di approcciare, dato che lei era sempre col capo chino sui libro e aveva l’abitudine di ascoltare musica dal suo iPod.
Un sabato, a pomeriggio inoltrato, Francesco rincasò con l’intenzione di darsi una rapida rinfrescata prima di uscire con gli amici; non aveva programmato nulla, ma nella sua piccola città sapeva bene dove andare per incontrare la compagnia giusta con cui divertirsi un po’.
Entrò nel suo profilo facebook e fu contento di trovare la richiesta di amicizia della ragazza vista in biblioteca.
Ovviamente accettò senza pensarci e notò che Sofia era disponibile in chat.
Le scrisse qualcosa, giusto per rompere il ghiaccio, e ai due bastarono poche battute scambiate in fretta per organizzarsi ed uscire insieme per conoscersi meglio.
Dopo circa un’ora i giovani si incontrarono nel centro, dove cercarono un bar per bere qualcosa e parlarsi un po’.
Per Sofia non risultava un problema il fatto che Francesco fosse più piccolo di lei e lui ne era lusingato, quasi come fosse la prova di maturità ed intelligenza.
Erano seduti ad un tavolo, sorseggiando due mojitos: Sofia rivelò di provenire dal nord e di non conoscere minimamente i mille posticini caratteristici della zona costiera.
Francesco allora prese la palla al balzo e, complice la tiepida serata primaverile, propose di andare a fare una passeggiata in un paesino di mare li vicino.
Sofia accettò subito e dopo circa venti minuti erano già sul lungomare del posto.
Il ragazzo pensò che non poteva farsi sfuggire l’occasione e doveva assolutamente baciarla, dal momento che la situazione romantica facilitava il tutto.
Si fermarono vicino una panchina e i loro sguardi corsero ad incrociarsi, quasi come se fosse un bisogno naturale, scritto dal destino senza che nessuno lo sapesse.
Si avvicinarono lentamente, sorridendo, con un pizzico di vergogna, residuo di un’adolescenza appena passata e si baciarono.
Rimasero in quella posizione per diversi minuti, scambiandosi teneri baci che però non celavano il reale bisogno di andare più a fondo, di svelarsi l’uno all’altra, come se entrambi avessero capito che era nata un’unione destinata a durare nel tempo.
Poco dopo si spostarono mano nella mano e raggiunsero l’auto parcheggiata poco lontano.
Francesco conosceva bene la zona e ne approfittò per raggiungere un posto isolato giusto di fronte al mare, da dove sarebbe spuntato il sole poche ore più tardi.
Parcheggiò e fissò quella meraviglia che gli sedeva a fianco: come due calamite si avvicinarono e si scambiarono un bacio, poi un altro e un altro ancora.
Si fecero sempre più audaci e schiusero le bocche per far sì che le lingue si accarezzassero dapprima dolcemente, poi sempre più focosamente, come se ognuno avesse voglia di appropriarsi dell’anima dell’altro.
Il primo ad andare avanti fu Francesco, che distese il sedile e trascinò delicatamente la ragazza verso di lui.
Lei non oppose la minima resistenza, anzi quasi si gettò tra le braccia di quel tipo che le pareva quello giusto per una relazione tanto desiderata.
Ma non era solo quello il suo desiderio, infatti se ne accorse avvertendo che una gocciolina si era staccata dal suo sesso e stava percorrendo una delle grandi labbra depilate previdentemente per l’occasione.
Quando il succo andò a fondersi nel perizoma che aveva indossato sentì un brivido risalire la schiena, passare dal proprio seno, i cui capezzoli si irrigidirono all’istante, e colpirle il cervello, che le ordinò perentoriamente di concedersi a quel giovane che la stava stregando.
Francesco notò che in quel corpo attaccato al suo stava accadendo qualcosa, tanto che poteva avvertire il respiro di lei aumentare insieme al battito cardiaco.
Ciò lo fece sussultare e in pochi secondi si ritrovò a spingere la propria erezione verso l’interno coscia della propria partner che, notato il rigonfiamento che spingeva verso di se, facilitò il contatto tra le due zone che aderirono perfettamente.
Iniziarono allora a muoversi ritmicamente, sfregando il jeans di lui contro i sottili pantaloni di lei, e accarezzandosi i corpi ormai caldi.
Francesco afferrò gli indumenti di lei e li sollevò deciso, con l’unico obbiettivo di scoprire il seno.
La ragazza fece lo stesso con lui e, di questo passo, tardarono ben poco per ritrovarsi nudi una sull’altro, eccitatissimi ed ansimanti.
Nessuno dei due giovani disse niente, come se si conoscessero da sempre ed avessero instaurato una grande complicità.
Francesco ebbe appena il tempo di afferrare un preservativo dal cruscotto dell’auto e ad infilarlo.
Sofia si abbassò verso il ventre di lui, da dove svettava dritto il membro pulsante che presto sfiorò le labbra della sua vagina allagata di umori.
Era tanto eccitata che, nonostante si trovasse sopra, non si sentiva in grado di condurre la danza che stavano per cominciare.
Francesco quasi lo capì e con le forti braccia strinse le cosce di lei, trascinandole verso il basso e facendovi sprofondare il suo organo.
La ragazza pensò di svenire da tanto era eccitata, avrebbe potuto farle qualsiasi cosa e lei non avrebbe potuto reagire: aveva ogni muscolo del corpo intorpidito e sul suo viso si definì una smorfia di godimento assoluto e di estasi.
Il pene pulsante di lui prese a muoversi ritmicamente entrando a fondo per poi uscire quasi del tutto, ma non appena il glande violaceo rischiava di scivolare fuori, ecco che una nuova spinta esplodeva tra le cosce dell’amante, i cui gemiti si erano trasformati in sensuali versi di chi sta godendo con tutta se stessa.
Le afferrò i seni, con l’intenzione di saggiarne la consistenza ed il sapore, ma fu sorpreso quando le mani di lei si sovrapposero alle sue e le guidarono a stringere i capezzoli delicati ma duri come diamanti di carne rosa.
Le guardò il viso, che nell’umidità dell’abitacolo si stava imperlando di sudore.
Lei aveva la testa rivolta all’indietro, gli occhi serrati e le labbra socchiuse da cui uscivano gemiti sempre più intensi.
Non le rimaneva molto tempo: sapeva che nel giro di attimi avrebbe ricevuto l’orgasmo più intenso della propria vita.
Così fu.
Dopo poche altre spinte sentì un mix di sensazioni propagarsi per il ventre e, come una lancia, squarciarle il corpo risalendo fino al cervello.
Rimase ad ansimare avvinghiata al corpo di Francesco, anch’egli madido di sudore e ugualmente vicino ad un intenso orgasmo.
Continuarono a muoversi ancora, per suggellare quell’incontro tanto inaspettato quanto fantastico, finché anche il ragazzo non avvertì un fiume in piena partire dai testicoli e liberarsi finalmente.
Gli parve che le forze lo stessero abbandonando, tanto era stato forte quel momento incredibilmente carico di eros.
Si guardarono negli occhi e si baciarono a lungo, godendo della freschezza delle proprie bocche in relazione al caldo opprimente che si era sviluppato nella macchina.
Non si rivestirono subito ma restarono così ancora per diverso tempo, finché non scorsero la prima luce sorgere dal mare.
Osservarono incantati quell’aurora, pensando a ciò che era successo, al destino che li aveva uniti e capirono entrambi che sarebbe diventata una unione forte e sarebbe sorta proprio come il sole che di li a poco li illuminò.

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