Skip to main content
Racconti Erotici Etero

La testimone di nozze

By 8 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Il mio primo racconto (‘Federica’), l’ho dedicato ad una ragazza conosciuta virtualmente, ‘svezzata’ con mia stessa sorpresa, e alla fine conosciuta dietro pressione della stessa, per fare cornuto il futuro, gelosissimo, marito.

Questa storia, invece, ha in comune con la prima soltanto le corna del malcapitato, esseno nata ‘ e prosperando attualmente ‘ tutta nel mondo ‘reale.

Sarà capitato un po’ a chiunque di conoscere una donna, e di trovarla assolutamente poco degna di nota, dal punto di vista estetica e ‘ a maggior ragione ‘ erotico. E’ ciò che ho provato io quando ho conosciuto Ada, amica ‘storica’ della ragazza che all’epoca ‘ circa 4 anni fa ‘ corteggiavo, e che di recente è diventata mia moglie.

Ada aveva iniziato gli studi con mia moglie. Ma, a differenza di quest’ultima ‘ che dopo un paio d’anni aveva deciso di cambiare facoltà ‘ aveva proseguito negli studi scientifici iniziati. Entrambe fuori sede, entrambe ventenni ‘brave ragazze’ della provincia italiana, avevano subito legato, per poi non lasciare quel vincolo mai più. A tutt’oggi, Ada e mia moglie sono molto amiche: vivono in città diverse, ma si sentono telefonicamente con cadenza quotidiana, e ‘ con i rispettivi consorti ‘ si vedono almeno una volta al mese. La cosa è possibile grazie a due fortuite circostanze: Ada ha vissuto a Milano alcuni anni (a cavallo, appunto, della mia conoscenza con mia moglie: e ciò spiega perché le conobbi praticamente in contemporanea), per poi ‘ soffrendo il capoluogo meneghino ‘ trasferirsi nella capitale. E, dettaglio non trascurabile, il marito di Ada vive proprio a Milano: infatti, la loro storia è a distanza, per motivi lavorativi, ed ancora non sanno quando il ‘ricongiungimento’ definitivo in un più costante talamo nuziale sarà possibile. La conseguenza della loro situazione è che Ada è spesso a Milano, e che la novella sposa ‘ convinta che con le nozze avrebbe condotto una vita matrimoniale più ‘normale’ ‘ ha nel corso dei mesi palesato crescenti insofferenze, acuite dal fatto che Vladimiro ‘ questo il marito lontano e, ammetto, buon amico ‘ per lavoro è costretto ad assentarsi dall’Europa anche per diverse settimane consecutive.

Bene, ma se questa è la situazione attuale, non posso non descrivermi il mio primo approccio con l’amica di mia moglie: beh, la trovai fin dall’inizio la tipica donna con formazione strettamente scientifica, poco avvezza alla cura della propria sensualità (eredità del tempo degli studi, quando le pochissime donne che frequentavano facoltà universitarie scientifiche solo raramente potevano definirsi ‘belle’ o ‘sexy’), seria (non aveva neanche la TV nel suo monolocale), a tratti presuntuosetta. Era alta (circa 175 cm), con capelli biondo ‘ rossicci molto ricci a mò di Candy Candy, decisamente magra e portava sempre degli occhiali che nascondevano i suoi occhi verdi (ma, appunto, lo scoprii solo col tempo..). Vestiva un po’ da manichino, e non la trovavo per niente attraente. Non brutta, sia chiaro, ma insignificante. In più, me la trovavo sempre tra i piedi all’inizio della storia con quella che sarebbe diventata mia moglie, ed ebbi l’impressione di non risultarle particolarmente simpatico.

Nel corso degli anni, siamo diventati cordialissimi amici, ed ho avuto modo di approfondire bene anche la conoscenza di quello che sarebbe divenuto suo marito. Come da copione, nel giro di pochi mesi io e mia moglie convolammo a nozze, preceduti di pochissimo da Ada e Vladimiro; analogamente, come nel migliore dei romanzetti, mia moglie fu testimone alle loro nozze, e Ada era sull’altare con noi.

E’ appunto solo pochi mesi prima le rispettive nozze che ho cominciato a guardare Ada con occhi diversi. Mi è capitato di andarla a prendere alla stazione, o in aeroporto, quando Vladimiro non poteva, ovvero di ammirarla in tenuta ‘da lavoro’: truccata, con le lentine che esaltavano i suoi occhi chiari, con dei tacchi a spillo che le facevano pareggiare la mia altezza. Inoltre, mi ero accorto che aveva acquistato qualche chilo, rimanendo la donna slanciata che era, ma dimostrando fattezze più femminili: in particolare, adoravo curiosare alle sue gambe lunghe, e non perdevo occasione per compiacermi nella vista del suo posteriore.

Con il tempo, mi avrebbe confessato che con il marito (alto quanto lei, una spanna meno di me) non usava mettere tacchi, e che quando l’avevo conosciuta era così magra a causa di una serie di intolleranze alimentari che avevano stravolto la sua alimentazione e costretta a trascurarsi un po’. Fatto sta che, anche con i capelli diversi ‘ sempre una valanga di ricci, ma ben curati ‘ Ada era diventata davvero una splendida donna.

Tornando al punto’ho cominciato a pensare ‘hai capito, Ada?’, con quel tono immaginario che però implica il fatto che la gnocca in questione è la migliore amica della tua ragazza, ed è fuori dal cerchio delle possibili conquiste. Poi, mia moglie mi ha nel tempo detto di come Ada fosse sessualmente insoddisfatta da sempre, ce si lamentasse di Vladimiro dal punto di vista sessuale, che con lui lo faceva raramente e male’Inutile dire che ho drizzato le antenne’Il maschio conquistatore adora queste situazioni: ragazza impegnata, insoddisfatta”quanto può reggere?’, specie tenuto conto che ‘ sempre detto da mia moglie ‘ un paio di anni fa il suddetto coniuge era stato cornificato con uno ‘stronzo’, che si era scopato per benino Ada, che da quel punto di vista ancora lo rimpiangeva’

Il risultato, è stato che ho guardato sempre con maggiore interesse all’esemplare di femmina in questione’Ingolosito dagli occhi verdi, la figura alta, le gambe flessuose’Il giorno del suo matrimonio (civile) era molto sexy, e vederla danzare a piedi nudi a bordo piscina mi ha fatto pensare: ‘chissà che un giorno non troverò il modo di”. Pensiero divenuto sempre più serrato, quando ‘ nell’affrontare una serie di passaggi professionali ‘ Ada ha iniziato a chiamarmi, chiedendomi un sostegno. Formalmente, la mia dedizione era all’amica, sostanzialmente era invece passo che mi avvicinava al pezzo di figa’ Avvicinamento agevolato dal fatto che ‘ per lavoro ‘ mi trovo ad andare spesso nella capitale, circostanza che ha condotto Ada (che vive sola) a sporgere degli inviti che ritenevo formali (‘devi venire a cena da me qualche volta’), ma che si rivelarono più sentiti del previsto il giorno in cui ‘ all’esito di una mia riunione di lavoro a Roma ‘ trovai 2 chiamate perse. ‘Ada’. Pensai che avesse bisogno di qualche aiuto, e tergiversai nel richiamare, ritrovandomi con un sms ‘So che sei a Roma, ma che fine hai fatto? Non permetterti di non cenare da me stasera’. Ammetto che l’insistenza suscitava in me una duplice sensazione: da un lato, mi annoiava pensare ad una cena a base di racconti di sue neonate famigliole ‘ la mia e la sua ‘ ma dall’altro mi intrigava essere da solo con lei. Era l’occasione di poter gettare qualche ambiguo sassolino nello stagno della seduzione, senza commettere strafalcioni compromettenti, ma che mi consentisse di entrare in confidenza con il suo mondo’Pertanto, composi quel numero
Mentre leggevo il messaggio di Ada, ripensai a tutte le volte che ‘ osservandola ‘ avevo pensato ‘eh, però”’ Dalla volta (la prima in assoluto) in cui la incontrai per caso sul treno alta velocità che da Roma saliva a Milano (lei era diretta a Bologna per lavoro), e in cui mi aveva colpito con i suoi jeans attillati negli stivali, ed il culo e le gambe appetibilissimi, alle volte in cui l’avevo accompagnata in auto ed era in ‘tiro’ da lavoro’fino al suo matrimonio, di cui ho già parlato, e all’ultima serata a casa nostra (proprio il giorno prima di questi eventi). Lo scorrere delle immagini nella mia mente, mi animò e mi condusse a comporre il suo numero’

‘Maaaax’.come stai? Finalmente!’

‘Ciao Ada, ero in riunione e non potevo proprio rispondere! Di corsa come sempre’tu?’

‘Eeeeh..io’un po’ triste, lo sai che stamani Vladi è partito”

‘Vabbè, pensa positivo, Bionda, alla fine torna sempre!’

‘si, tra un mese’e meno male! Ci mancherebbe pure!’

‘beh, sai quanti mariti vanno a prendere le sigarette e si perdono così” (ridendo)

‘hai ragione’ma non dopo 6 mesi di matrimonio, spero’e soprattutto non con una moglie come me!’, ridendo anche lei, tra il complice ed il malizioso

‘questo posso solo intuirlo, Ada, mi mancano troppi dettagli per pronunciarmi”

‘ah, siiii?’

‘ma voglio darti fiducia’eheh”

‘io sono abituata a conquistarmela sul campo la fiducia, non mi piacciono i regali a scatola chiusa’dovrò rimediare!’, mi rispose, dandomi corda.

‘sono a tua completa disposizione’

‘come no, Max, completissima’ma se non mi consideri mai nelle tue scorribande capitoline!’

‘beh, sono qui per colmare la lacuna’te l’ho detto: a tua completa disposizione!’

‘basta poco’.devi solo dirmi a che ora passi’.almeno ti faccio vedere casa nuova! Sei mio ospite, e sai che cucino bene”

‘mm’.facciamo alle 20?’

‘ok’ti aspetterò come si aspetta un re!’ (ridendo)

‘seeee’.proprio non ti facevo monarchica..ma magari è solo l’inizio delle sorprese’, azzardai, sfruttando il suo assist che ‘ sinceramente ‘ faticavo a credere volontario, ma dettato dalla nostra confidenza.

Non nascondo che il dialogo mi aveva incuriosito ed ingolosito’Ho sempre attribuito un elevato quoziente seduttivo alle cene ‘domestiche’, e questa si preannunciava celebrata nell’antro di una fanciulla le cui grazie mi erano per natura precluse: la cara amica di mia moglie, la nostra testimone di nozze.

Provvidi a chiamare la mia consorte, ed avvertirla che sarei stata a cena di Ada. Da vecchio fedifrago (specie nelle mie storie precedenti, per la verità), attribuivo un grande valore al fatto che fosse stata Ada ad insistere così tanto’tale circostanza spogliava l’incontro di ogni malizia’Eh, già..perchè ammetterete che ‘ specie per una donna ‘ sapere il proprio partner a cena con la tua amica, dal marito oltreoceano, A CASA SUA, non è il massimo della vita’Sorprendentemente, mia moglie fu lieta della cosa, sottolineando che Ada si sentiva sola, che facevo bene, che mi avrebbe ringraziato a modo per il mio ‘sacrificio’.

‘Bene, è andata..’, pensai, concentrandomi a fatica sui pochi impegni pomeridiani, e scegliendo il vino per la sera: non essendomi premurato di sapere il menu, optai per un bianco ‘universale’, sia da pasto che da antipasto, e per un rosso strutturato, che al massimo non avremmo bevuto o ‘ se la serata si fosse messa in un certo modo ‘ avremmo utilizzato come vino da ‘meditazione’.

Docciato e vestito, presi un taxi e raggiunsi puntuale casa di Ada, che ‘ essendo frutto di recente acquisto ‘ non avevo ancora visto. Ammetto che ero incuriosito, ed anche eccitato. Inoltre, il fatto di aver condiviso, ovviamente, tutto con mia moglie (compresa la scelta del vino, ed al netto delle mie personalissime fantasie erotiche), dava alla serata un gusto strano, inedito, assolutamente semionirico.

Il surreale che aveva avvolto le ultime ore della mia giornata romana, non venne certo meno quando, dopo aver citofonato ed essere uscito dall’ascensore, feci i conti con la seguente scena: porta socchiusa, con su un post-it ‘Entra’, un soggiorno con cucina appena separata da un muretto, che emergeva per una tavola apparecchiata ed un post-it più grande ‘o mangiavi, o finivo di prepararmi, ho scelto la prima: aspettami!’. In sostanza, un modo per dirmi che aveva fatto tardi per cucinare!

Un urlo dal bagno – ‘Arrivatooooo?’ ‘ mi fece capire dove era rintanata Ada. Uscì, e ammetto che fui sorpreso..aveva un vestitino bianco, decisamente corto per i suoi standards, e ‘ soprattutto ‘ dei sandali aperti ed altissimi, di un ‘calibro’ che poche volte le avevo visto ai piedi (e, ammetto, avevo sempre trovato le donassero tanto..). Mi saluta con un bacio, che ricambio, stringendola.

‘wow’il post-it anticipava una befana, ed invece ti trovo incantevole’, le dissi.

‘macchè’neanche ho avuto modo di cambiarmi per bene, ho fatto tardi al lavoro e ho dovuto investire il poco tempo per prepararti la cena e lavarmi i capelli, sennò sembrò una pazza”

‘e si che sei ricciolona’ma addirittura pazza’, le risposi ridendo, ”che poi, che fai mi rinfacci la cena? Ed io che stavo per farti qualche altro complimento!’.

‘no, no, che rinfacciare’almeno per una sera mi sento una donna sposata..’, mi disse, facendo esplicito riferimento alla mancanza del marito, che evidentemente cominciava a tollerare sempre meno, ‘quindi, non essere reticente e spara questi complmenti’. Lasciandomi, compì una giravolta a mò di scherno, e potei ammirare le sue gambe lunghe, slanciate dalle scarpe aperte ed altissime, ed il suo corpo affusolato. ‘su, su’, insistette, ‘che di uomini muti ne conosco fin troppi!’.

‘Beh, Ada, sei perfetta’sai che mi piaci con le scarpe alte’.

E lei: ‘devi prendertela sempre con lo stesso, se non le metto mai..dice che poi lui sembra un nanerottolo!’.

‘Beh, allora hai fatto bene ad approfittare’.anzi, ora che sono qui, approfitta anche di tutto ciò che non puoi fare quando sei sola’, le dissi, osando un po”Forse non dovetti essere troppo convinto, oppure lei stessa dovette accorgersi del lieve brivido che la sua giravolta aveva dato alla serata, fatto sta che seguirono pochi istanti di silenzio, e poi mi chiese se avessi avvisato casa che ero giunto a destinazione.

Il riferimento a mia moglie mi condusse a tornare con i piedi per terra. Feci un respiro profondo, e poi le dissi:’Beh, prima fammi vedere casa’sembravi impaziente!’

Misi il bianco in fresco, poggiai la bottiglia di rosso sul tavolo, e la seguii. La casa era piccola, e la camera da letto piuttosto incasinata”Certo, che non si direbbe che è la camera da letto di una donna sola’, mi feci scappare, da clamoroso gaffeur, visto che forse avevo sottolineato proprio l’aspetto che più le metteva tristezza. Ma mi tranquillizzai subito, allorchè la sua risposta ‘beh, spero sola ancora per poco’, mi fece illudere che si riferisse al corpo a corpo che fantasticavo da qualche tempo’ma forse no, forse si riferiva ai suoi auspici di una vita matrimoniale più ‘serena’. Nella mia ispezione, non mi sfuggi una culotte scura, di pizzo, molto carina, adagiata su una sedia’Non sfuggì neanche ad Ada, che prontamente la afferrò, sventolandola un secondo, e gettandola in un cassetto dicendomi ‘te l’avevo detto che solo all’ultimo momento ho deciso di mettere il vestitino poco impegnativo, il blu non stava bene’. Superfluo dire che, automaticamente, mi venne da guardarle il culo, e capire cosa avesse messo’.Se ne accorse anche lei, che mi fece riprendere dal mio torpore con un ‘ok, Max, ora dobbiamo chiamare tua moglie”

La situazione era, obiettivamente, normalissima. Se ci pensate, e se ragiono a mente fredda e senza dar adito ad un senno di poi eccessivamente galoppante, non era successo nulla di trascendentale.

La sintesi era: a) a casa di un’amica di mia moglie, e conseguentemente mia; b) amica che casualmente costituiva una mia preda sessuale da alcuni mesi a questa parte; c) amica che ‘ da buona testimone di nozze ‘ avevo aiutato lavorativamente negli ultimissimi mesi; d) e che mi aveva invitato a cena, scambiando qualche battuta ambigua ma’.chi non lo fa?

Ecco, diciamo pure che c’erano ‘ in una situazione tutto sommato normalissima ‘ tutti gli elementi per una soddisfacente ambiguità’ Eh, si: in fondo eravamo amici, ma non si può dire ci conoscessimo chissà quanto’anzi, la gran parte delle cose che io sapevo di lei ‘ ivi compresi i suoi insoddisfatti appetiti sessuali, ed anche qualche storiella piccante sul suo passato a partire dalle corna messe al marito, all’epoca fidanzato ‘ me le aveva riferite mia moglie.

Vorrei che i maschietti si mettessero nei miei panni: vi trovate con una figa vestita da figa a casa sua, con tanto di cena, vestitino e candele; questa figa la potete corteggiare, è amica di vostra moglie e anche vostra, facendo passare per confidenza un vero e proprio corteggiamento; questa figa si lamenta che il marito non la scopa: e voi lo sapete (ve lo ha detto vostra moglie), così come sapete che in passato ha già soddisfatto le sue voglie al di fuori del talamo; infine, sempre la stessa ‘ affidabilissima ‘ fonte vi ha narrato che la figa in questione, ai vecchi tempi, amava gli uomini di colore, e proprio con un paio di coloured ha avuto incontri ravvicinati.

Chiunque vivrebbe quell’incontro che sto narrando con più di un brivido di eccitazione.

Analogamente, chiedo alle gentili lettrici di seguire ‘ per conoscerle, visto che sono capitate in questa mia povera pagina ‘ i viali dove si intreccia la realtà e ciò che sogniamo ‘In altre parole, le vie di questo virile arrapamento’

Ada era stata una cuoca perfetta’aveva cucinato della carne anticipata da diversi antipastini, ed era stata una goduria brindare con il Muller Thurgau ‘ finito rapidamente ‘ mentre lei si alzava e risedeva avendo a che fare che con i piatti’.Ogni volta che accavallava le gambe, la gonna saliva un po’ di più. La mia mente, lievemente ottenebrata dall’euforia enologica, ritrovava in quel gesto uno dei passaggi più lussuriosi che il corpo di una donna può donare allo sguardo maschile.

‘Tu mi farai ubriacare, Max’

‘Beh, se una serata ce la dobbiamo concedere, almeno sia allegra’, le risposi.

‘Decisamente, ne ho proprio bisogno oggi”

‘Sono qui apposta, no?’, dissi con tono malizioso.

‘E’ da tanto con ceno con un uomo che non sia Vladimiro’

‘Posso dire la stessa cosa’con una donna, e che donna’, replicai guardando le sue gambe lunghe, accavallate, generosamente scoperta, che si lasciavano percorrere dal mio sguardo terminando con degli splendidi sandali dal tacco alto.

‘esageratooo’.’, rise vuotando l’ultimo calice di vino, chinando all’indietro il capo, e lasciando così risalire l’orlo del vestito di un altro centimetro, e facendola apparire ‘ ai miei occhi ‘ ancora più offerta..

‘beh, il bianco è stato di tuo gradimento’

‘già’dici che la bottiglia aveva il buco?’, rise.

‘è in questi casi che ci vuole la seconda’.’, replicai.

‘mmm’l’arrosto!’, esclamò, alzandosi di botto.

Ebbe, un paio di istanti di esitazione, un piccolo capogiro, ed i tacchi altissimi, la fecero sbandare, e la ressi facendola aderire perfettamente al mio corpo. Non si mosse, mentre una mano teneva la mia destra, e la sinistra era salda sul suo fianco.

‘Forse dovrei togliere i tacchi”

‘stai molto bene, invece’la tenuta da seduzione estiva riscuote tutto il mio apprezzamento’

‘eh eh’adulatore’però così casco’ed il Barolo che attende sul tavolo voglio almeno assaggiarlo’, mi disse, mentre, restava attaccata al mio corpo, il vestitino rimasto ben alzato, le gambe lunghe splendidamente esposte e slanciate’

‘facciamo così, ti accompagno io’e poi li togliamo’

‘affare fatto’, esclamò staccandosi lentamente da me, e aggiustando svogliatamente ‘ e parzialmente ‘ il vestito.

La seguii in cucina, ed ammetto che oramai la voglia aveva iniziato ad annebbiare anche le mie reazioni. Non ragionavo più, come all’inizio, da maschio intrigato e semplicemente fantasticante. Adesso mi sembrava davvero di essere a casa di una preda, sexy e disponibile. Ma era così? E fin dove potevo spingermi?

Anche ai fornelli, per più di un istante le cinsi i fianchi, con la scusa di passare alle sue spalle e riempire la lavastoviglie’

‘Lascia, Max, faccio io dopo”

‘Beh, avere un uomo in casa servirà a qualcosa, no?’, dissi ‘ battendo sempre sul tasto della sua importante mancanza ‘ ‘e poi’, aggiunsi, mentre mi strusciai leggermente dietro di lei per passare ‘mica mi dispiace, in fondo’. Lei, rise, e con fare vagamente provocatorio ‘beh, se non spiace a te fare questa fatica, continua pure”. ‘Continuo, continuo, Ada”, e stavolta le cinsi i fianchi’

Aveva uno splendido culo. Ecco, mentre sapevo altro della sua vita sessuale presente e passata, quel dettaglio mi mancava’e che dettaglio, cari lettori! Tondo, alto, sodissimo’incastonato su un fisico magro. Il tipico culo delle donne magre e alte, che al virare dei trenta si riempie, diventando una gemma da cogliere’In questa fase della sua vita, Ada stava raccogliendo i frutti della sua passata eccessiva magrezza, e ‘ all’età in cui alcune cominciano a decadere ‘ aveva invece reso femminile un corpo spigoloso, che oggi si presentava perfettamente tornito. Splendide gambe, culo alto, seno inorgoglito.

Ci riaccomodammo, e mi sforzai di pasteggiare con un minimo di contegno’.ammetto che con la scusa della lavastoviglie e del maschio moderno che aiuta in cucina, mi era venuta una erezione poderosa’che lo splendido Barolo, non fece di certo scemare’

‘Brindiamo alle splendide serate’, esclamò Ada..

‘..ed a quelle che non vorresti mai far terminare’, aggiunsi.

Mi fece l’occhiolino, e buttò giù’fece per alzarsi, e stavolta sembrava più salda.

‘Mi vieni a dare la solita mano, maschio moderno?’, mi disse.

‘Of course’, replicai, notando piacevolmente che oramai non abbassava il vestito, e godendomi la vista del suo culo ondeggiante.

‘Ora devo però davvero togliere i tacchi”, disse alzando una gamba all’indietro, e facendo per slacciare la fibia della prima scarpa. Il movimento la condusse di nuovo ad appoggiarsi a me, che approfittai: ‘Ho capito, ti aiuto io”. Feci per chinarmi, e notai ‘ dal basso ‘ che per un istante Ada chinò la testa all’indietro..come ad aggiustarsi i corposi riccioli, e ad esorcizzare nel contempo un pensiero.

La fibbia si rilevò più ostica del previsto,e dissi: ‘Ok, facciamo che ti siedi, eh?’.

Accomodandosi, accavallò le gambe. Non resistetti, e nel poggiarmi, le posi una mano sulla coscia. Non ebbe reazione, mentre le sfilai il sandalo liberando il suo piedino. A malincuore scostai la mano, e mi godetti il cambio di coscia, lì in ginocchio’lunghe, splendide, nude. Cedetti ancora, poggiandomi sulla coscia, ed una volta liberata la sua seconda estremità, non mi mossi dalla mia posizione.

Ada era seduta, scosciatissima, gambe accavallate. Ed io chino dinanzi a lei, le gambe appoggiate sulle sue gambe. Nessuno dei due si muoveva..nessuno dei due fiatava.

Ruppi io il silenzio: ‘Và meglio adesso, Madama?’.

‘Molto messer Cavaliere’certo che devi star comodo laggiù’

‘è che ho voglia di rendermi ancora utile, Madama’che so’, dissi massaggiandole il piede della gamba accavallata, continuandomi ad appoggiare con l’altra mano ‘massaggio?’.

‘saranno anni che non mi massaggiano i piedi’così mi tenti..ma non vorrei approfittare troppo’, replicò mentre tirava, poco convintamente, un po’ giù il lembo del vestito. La mossa risultò esclusivamente di facciata, perché in realtà non coprì neanche un lembo delle sue cosce’Ma mi diede l’occasione di risponderle: ‘Beh, allora ti massaggio volentieri’e non mi sento sfruttato, se non stai continuamente a tirar giù il vestito!’. Rise, e con un ‘oh’ solo disegnato sulle sue labbra, senza emettere suono, alzò lievemente il vestitino, dicendomi ‘Ah, ecco, la tua tariffa è in ammirazione’và meglio così?’.

Il risultato fu eccezionalmente sensuale. Poiché in realtà non aveva tirato su il vestitino, con la sua prima mossa, adesso ‘ con la seconda ‘ era praticamente coperta a malapena poco oltre l’inguine’

Eravamo stati in piscina insieme, conoscevo le sue gambe. Ma il contesto e la sua ‘mise’ atttuale erano ovviamente tutt’altra storia. Ammetto che ero davvero eccitato, e replicai ‘molto meglio, Ada, hai delle gambe splendide”.

Lei si chinò, di poco, e forse solo d’istinto. Sempre d’istinto io la baciai. Era ad occhi chiusi, un po’ brilla, e da tanto non praticava il gioco della seduzione. Ero il lupo che aveva fatto entrare nella sua tana. E avevo fame.

Il bacio si fece via via più profondo, e con una mano salii lungo le sue cosce, afferrando l’elastico del suo perizomino’.lei si staccò per un secondo, e le dissi ‘vediamo se prima avevi ragione riguardo all’intimo’.

Sorrise, e alzò il bacino per aiutarmi a denudare la sua femminilità. Prima una gamba, poi l’altra, si liberarono del perizomino, piccolo, di pizzo, trasparente, bianco come il vestito.

‘Sta meglio sul pavimento’, le dissi, baciandola ancora, e sfiorandole la figa. Era solo leggermente pelosa, una mini striscia sul monte di venere. Ed era fradicia’

‘Non mi è bastato il vino’, mugolai, ma con voce sicura. ‘Voglio bere te’.

La sua resistenza fu lieve, appena percettibile, come il suo primo ansimare mentre la assaggiavo.

Ero in ginocchio, Ada seduta, e le stavo leccando la figa, stavo bevendo i suoi umori. Non avevo intenzione di farla venire subito, ma la situazione era terribilmente eccitante, e il suo ‘si, Max, si” era la colonna sonora dei movimenti del suo bacino. Appoggiò una delle sue lunghe gambe sulla mia spalla, aprendosi completamente alla mia lingua. Mi dedicavo con colpetti di lingua al suo clitoride, gonfio ed offerto come tutti i suoi sensi’Le lappai con vigore le piccole labbra, infilai la lingua nella figa dilatata, e così ‘ con la mia lingua interamente nella sua femminilità, ed il labbro superiore a far pressione sul clito, godette. Fu sconquassata da un orgasmo precoce, intenso come tutti quelli che colgono le donne all’improvviso, mentre aveva una mano sulla mia nuca. Non volevo perdere il suo sapore, che con il suo profumo mi aveva oramai fatto perdere ogni controllo’ma la vidi lì, appagata, mentre dolcemente le carezzavo le gambe’quei lunghi strumenti di lussuria da cui era partito tutto’

‘Asp..aspetta’Max..dammi un attimo’, mi disse, e mi staccai, mentre si alzava in piedi”Brindisi?’, mi disse. Io pensai ‘ok, brindisi, ma’.’, mentre dalle mie labbra uscì solo un retorico ‘tutto quello che vuoi, Madama’.

Versò lei i calici, senza riprendere il perizoma, senza abbassare il vestito”Alle serate che vorremmo non finissero mai’, disse. Cin cin. Seguito da un bacio, stavolta tenero, mentre mi slacciava la camicia. Mi baciò il collo, facendomi il solletico con la sua folta chioma, mi leccò i capezzoli, mentre la mano fini sulla mia patta, gonfissima.. ‘Stai esplodendo, Max’, sussurrò. Mi slacciò la cintura, e ‘ mentre le sfilavo il vestito ‘ mi strinse il cazzo da sopra i boxer: ‘Voglio vederlo’, mi disse determinata.

Era una donna diversa, completamente stravolta rispetto alla ragazza che avevo conosciuto fino a poche ore prima. Come le leonesse che sentono l’odore del sangue e non riescono più a fare a meno della predazione, Ada aveva sentito il richiamo dei sensi, aveva goduto di un piacere profondo, proibito, istantaneo, che l’aveva squassata. E ora voleva continuare.

‘E’ durissimo’, mi disse mentre percorreva la sagoma della mia virilità costretta nei boxer. Me li calò, provocandomi un certo sollievo fisico, ed un lieve cerchio alla testa’

Lo strinse alla base, scappellandolo definitivamente, mentre le slacciavo il reggiseno’Era completamente nuda, bellissima, mentre mi diceva: ‘è bello’, segandomi dolcemente mentre mi baciava.

Fui perentorio: ‘assaggialo’. Mi guardo un secondo, e si inginocchiò dinanzi a me.

Non credo di essere adeguato, come scrittore, per descrivere il paradiso. Ero in estasi, eccitato, mentre con la sua lingua saggiava la lunghezza della mia asta, massaggiandomi le palle. Era una donna consapevole di sé, che si godeva l’eccitazione del maschio cui si stava dedicando. Mi baciò le palle, prendendole in bocca’prima una, poi l’altra. Infine, iniziò a pompare’aveva una bocca accogliente, le labbra morbide che scorrevano lungo il mio palo di carne, la lingua che a tratti roteava sulla cappella. Le carezzai i capelli, come a saggiare la reazione, ma non affondai troppo..mi stavo godendo un gran pompino di una figa nuda, in ginocchio, sposata ed insoddisfatta’Non avevo alcuna intenzione di giocarmi il godimento con una mossa azzardata, anche se l’avrei compiuta molto volentieri.

Ada alternava dolcezza a lascivia. Continuava a dedicarsi anche alle mie palle. E ‘ dall’alto ‘ la visione del suo corpo nudo, nella penombra data dalle candele, era molto eccitante, fiabescamente eccitante!

Ho goduto della sua bocca per minuti interminabili. Come ogni volta che ci accostiamo all’Infinito, avevo paura che fosse l’ultimo istante’che sarebbe rinsavita, che avrebbe sottratto al mio corpo il proseguo di quel gustoso piacere. Invece no’Ero lì, e mi godevo un fantastico bocchino, da una splendida donna.

Ada, ad un certo punto, alzò il suo sguardo, verso di me: ‘Ti piace?’. Ero lì, col cazzo durissimo, proteso al suo viso, e con una flebile sensazione di abbandono, visto che non ero più nella sua bocca. Riacquistai lucidità’.si, la lucidità di persevare, e le dissi: ‘da morire, ma ora ti voglio’.

In un attimo eliminai scarpe, pantaloni e boxer, e nudo mi sedetti sul divano: ‘Vieni su di me’.

Non se lo fece ripetere due volte, nuda, bellissima ‘ splendida, in quella penombra..mentre ammettiamolo, il corpo maschile è sempre un po’ ridicolo ‘ e si mise a cavalcioni su di me. Approfittando della mia erezione completa, si impalò abbastanza rapidamente’bloccandosi a metà con un sospiro”mmmmh’aspetta, fammi prendere fiato”.cominciò a muovere il suo splendido bacino, dondolandosi sul mio cazzo, come a volersi adattare’

La sensazione del primo corteggiamento, di saggiare la disponibilità di una femmina, la prima volta che violi la sua bocca e, infine, il primo istante in cui la possiedi ‘ forte, da maschio ‘ sono momenti unici, indimenticabili. Ed indimenticabile fu quel suo primordiale adattarsi ad un maschio nuovo, sconosciuto, che la rendeva donna. Mi sembra di sentire ancora adesso quel suo movimento, senza baciarci, per conferire esclusiva sacralità alla violazione del suo fiore.

Poi, cominciò a cavalcarmi’aveva una figa stretta, ma che si allargava sotto i colpi che si auto infliggeva con la sua impanazione’presi a baciarla, a leccarle i capezzoli durissimi, offerti’a carezzarle le cosce lunghe e forti da amazzone’mi godetti quella splendida cavalcata, mentre il suo respiro era sempre più affannoso’mentre i suoi ‘si’ solo per una volta furono interrotti da un lusinghiero ‘com’è grosso, Max”e da un ‘mi riempie tutta il tuo cazzo”Fu l’unica volta che le sentii dire ‘cazzo”parola che a noi maschietti, messa in bocca all’amante di turno (specie se proibita, come Ada) ci manda in orbita.. Mi avvinghiai alle sue natiche’trovando maggiore fonte di eccitazione nel soave contrarsi dei suoi muscoli mentre mi cavalcava’Mi bastò sfiorarle il solco tra i glutei, andando ad esplorare il segreto che custodiva’per vederla ansimare forte, contrarre il suo corpo abbracciandomi forte’e vederla agitarsi, perdersi in uno splendido orgasmo’Piacere evidente, voluttuoso, che ostentava al maschio che era dentro di lei’e che non seppe, né volle trattenersi. La baciai profondamente, e le sussurai ‘sborro, Ada, sborro”. Fu l’unica volgarità linguistica che mi concessi’non dovette spiacerle, stava godendosi i suoi ultimi spasmi, e ben si conciliarono con i tre, quattro, cinque spruzzi con cui svuotai la mia tensione della serata dentro di lei. Mentre la riempivo, la tenevo forte, un dito dietro, una mano nei folti ricci, la lingua a cercare i suoi capezzoli.

Stremata si accasciò su di me, che non ero certo meno provato di lei.

Mentre il respiro si andava calmando, e sentivo il solletico dei suoi capelli, tornò alla realtà con una battuta, che mi distrasse dal mio pensiero (‘e ora?’): ‘mm’ti stai rimpicciolendo, ti sento’sembrava più grosso poco fa!’. Ridemmo, e ci baciammo’
Ammetto che quell’orgasmo intenso, quel corpo nudo, e la sensazione dei suoi impercettibili movimenti mentre era ancora sopra di me, consentivano al mio cazzo di mantenere un certo turgore che, unito alla sensazione calda che mi dava l’affogare nella sua figa, e la percezione del mio seme in lei, prolungavano la sensazione paradisiaca del momento.

Ci staccammo, per non sporcare il divano nuovo, e darci una sistemata in bagno. La distanza durò pochi minuti, e ci fece compagnia un silenzio interrotto da battute ‘ adesso sì, lo ammetto ‘ semi imbarazzate. Per esperienza sapevo che questo è il momento più delicato: si prende atto del tradimento, sorge un senso di colpa che può offuscare il piacere provato’Fortunatamente, mi rimisi i boxer, riempiendo i calici. Ada tornò da me nuda come l’avevo lasciata, con in mano un asciugamano che ripose sul divano, sedendosi con me e allungando le sue gambe sulle mie. Era splendida, sexy, e brindammo ancora.

Parlammo per un’oretta, di lei, del suo lavoro, del suo matrimonio. Mi confessò quanto le mancava il sentirsi desiderata, la quotidianità che con le nozze aveva sospirato di ottenere, il calore che era stata per lungo tempo costretta a reprimere.

La verità era che una donna ‘ pur seria ed innamorata ‘ non può fare a meno di quotidiane attenzioni, e Vladimiro non la scopava neanche tutte le volte che riuscivano a stare insieme. Tale situazione mi turbò (non se la meritava una vita infelice), ma i maschietti che leggono immagineranno quanto mi eccitò’

Mi chiese di restare, con la scusa che avevamo alzato un po’ il gomito. Accettai, ma chiamai mia moglie che di certo non avrebbe approvato, fingendo di essere tornato in albergo.

Ada non si rivestì, e adorai la disinvoltura con cui mi mostrava la sua nudità.

Andammo a letto, e iniziai a baciarla dolcemente. Si eccitò quasi subito, e per me fu lo stesso. Ostentai i boxer gonfi.

‘sei di nuovo duro, Max’

‘spero non ti spiaccia troppo’, replicai.

‘per niente’mi piace il tuo cazzo’

‘mostrami quanto’.

Mi sfilò i boxer, indugiando con lo sguardo sulla mia erezione. Non era abituata a tanto desiderio, non più almeno, lo si leggeva chiaramente nei suoi occhi, e quello sguardo rinvigorì il mio istinto predatorio.

‘Voglio leccarti mentre me lo succhi, Ada’, le dissi, girandola su di me’era splendida anche da quella prospettiva, e leccai di nuovo la sua figa, mentre mi eccitava il suo respiro sul mio cazzo, che impugnava saldamente nel prologo di quello che fu uno splendido 69.

Affondai la lingua in lei, non tralasciando di stringere il suo culo, e beandomi del momento in cui il mio cazzo entrò nella sua bocca. Furono minuti splendidi, in cui le sensazioni, i sapori, l’immaginazione si rincorsero senza tregua’La sensazione del peccato, e dei suoi riccioli a farmi il solletico mentre Ada mi succhiava il cazzo’il sapore di una splendida femmina oscenamente offerta alle mie voglie’ l’immaginazione di tutte le circostanze, del suo movimento devoto su un cazzo in quel momento senza volto’

Si girò per dirmi che non voleva venire così, che mi voleva dentro. Appoggiai le sue gambe sulle mie spalle, dopo averla voltata sulla schiena, e stavolta fui io a farmi largo in lei’ Il suo seno dondolava sotto i miei colpi, dapprima abbastanza lenti, poi più rapidi’

‘E quindi ti piace il mio cazzo”

‘s’siiii’

‘perché ti piace, Ada’

‘è’è durissimo’largo’grosso”

‘ti piace perché ti riempie?’

‘oh..oh,si, Max..non smettere..’

‘me lo devi dire’, le ordinai, sempre più arrapato, mentre le baciavo i piedini, le caviglie’

‘Si..hai un cazzo grosso, bellissimo’scopamiii’

‘dimmelo che non sei abituata, che vuoi essere riempita’

‘siiiii’..sei un porco’.durissimo..aprimiiii’

Percepii che stava per venire, e mi concentrai nella scopata’Mi piacque sentire che mi chiamava a sé’la coprii col mio corpo mentre il mio cazzo la conduce ad un orgasmo che la sconquassò’Non uscii da lei, baciandola con passione, continuando a muovere il bacino. Nella sua figa ci stavo benissimo, ed il suo corpo mi eccitava. Le dissi ‘girati’, mentre mi sollevavo da lei, ed anche la sua mossa impacciata trasparì voglia mista a disabitudine. Con un colpo secco la presi alla pecorina. Sospirava, e adesso la colonna sonora era data dal solo suo ansimare. Ero sudato, eccitato, e la vista del suo corpo culo all’aria ‘ un culo splendido ‘ e dei suoi piedini sul materasso mi resero quasi una furia’le dissi ‘vengo, Ada’, per saggiare se il primo round ‘ quando l’avevo riempita ‘ fosse stato un caso..No, mi incitò a godere, e la riempii affondando in lei, carezzandole il culo’

Spossati, la notte ci accolse così, nudi’io svuotato, lei rempita.

La notte trascorse lieve, impreziosita dal suo corpo nudo accanto a me, ed elettrizzata dalla novità che avevamo appena vissuto. Quasi come se ci fosse bisogno di qualche ulteriore ‘perla’, prima di dormire lei predispose la sveglia: pensavo fosse per il mattino, come sarebbe stato ragionevole, ma non fu così. A metà nottata (le 3 del mattino o poco dopo) la ‘Marcia Turca’ di Mozart mi svegliò, e impiegai qualche istante a ricordare dove mi trovavo, e cosa fosse accaduto. Mentre Ada afferrava il cellulare, non potei non carezzarle il culo, e la parte bassa della schiena, mormorando un ‘che cazz” tra me e me, visto l’orario decisamente strambo per dar fiato al vecchio Wolfang’.

In un minuto tutto mi fu chiaro: Ada afferrò una t-shirt, sussurrandomi ‘scusa per la sveglia, dormi pure’, e ‘ infilandosela ‘ raggiunse il soggiorno, e la postazione PC. In sostanza, la ‘Marcia Turca’ altro non era se non la consuetudine di famiglia: svegliarsi per scambiarsi qualche minuto di saluto via skype’.Cominciai a sentire, in sottofondo, la chiacchierata tra la mogliettina neofedifraga ed il marito dalla fronte oramai incrostata di corna, vivendo ‘ nel contempo ‘ l’eccitazione dell’amante, l’imbarazzo del comune amico, la tracotanza del maschio che aveva appena giaciuto con la sposa altrui.

Il tutto durò pochi minuti, abbastanza per ricondurmi a Morfeo, lasciando gli sposini all’intimità notturna e virginale, mentre il mio seme probabilmente oramai imbrattava l’interno coscia di Ada’

La sveglia risuonò ancora, ma stavolta ben dopo l’alba, per ricordarci che avevamo un lavoro (e, nel mio caso, che tra un po’ avrebbe chiamato mia moglie, per accertarsi che non rimanessi addormentato’). Aprendo gli occhi, scorsi Ada, nuda sotto la t-shirt bianca, e per qualche momento mi chiesi ‘Come si dà il buongiorno alla migliore amica di tua moglie, alla tua testimone di nozze, il mattino dopo averla scopata?’, risolvendo ogni dubbio con un bacio sul collo e la mano tra le cosce, mentre sussurravo ‘Mi sa che è ora, Ada’. Ebbi la certezza che la modalità fosse decente, quando mi resi conto che Ada non scostava la mia mano, che non si ricopriva, non chiudeva le gambe e, in sostanza, non sembrava avere quella fretta che caratterizza tutte le donne, specie nude, che si rendono conto di aver fatto una colossale cazzata.

Mi alzai, e ‘ valutato il tempo medio che serve ad una donna in bagno, nell’ora di punta pre-lavorativa, moltiplicando per il fattore ‘k’ ovvero ‘lei è a casa sua, e tu è ora che ti tolga di torno’ ‘ andai a farmi una rapida doccia.

Ada era stata una splendida padrona di casa, per cena, mentre dimostrò in fretta che la colazione non era il suo forte: preparò, dopo aver indossato un pantajazz, un caffè davvero poco degno, senza arricchirlo di cosette tipo brioche o biscotti’si scusò, dicendo di avere una credenza piena di fette biscottate integrali e marmellate ultralight, e che non curava troppo questo aspetto del mattino (cosa più da single, che da donna sposata’).

Anche appena sveglia era una donna molto bella, solare. Io mi dibattevo nel dilemma ‘che fare ora?’, pensando alle mosse giuste in un contesto simile. Avevo frequentato spesso, in passato, donne impegnate, o conoscenti delle mie partner del momento. Ma mai entrambe le cose, con in aggiunta l’amicizia profonda tra le due donne e la frequentazione assidua anche con l’amico divenuto inconsapevole cervo.

Dall’impaccio mi tolse la sensualità di Ada, come si muoveva, i centimetri di pelle che a tratti scopriva, la naturalezza con cui pareva vivere quella mattina. Ed il mio testosterone ‘ sempre ai picchi, nelle prime ore del giorno ‘ il quale mi invitava a sfiorarla non appena potevo, anche mentre svuotava la lavastoviglie, o sceglieva i vestiti. Non andammo oltre, anche se a più riprese provai ad appoggiare il mio cazzo duro al suo splendido culo. Mi rassegnai, lasciandola scivolare verso il bagno, e andando a recuperare i miei vestiti.

Proprio mentre finivo di vestirmi, e sbrigata la faccenda ‘telefonata moglie’ in pochi secondi, mi trovai a controllare le ultime news sull’iphone, indeciso sul da farsi’uscire insieme? Come salutarsi?

A quel punto furono di nuovo i miei sensi a sentirsi stuzzicati: nel tempo passato a studiare le mie prossime mosse, Ada era uscita dal bagno, e si era vestita..dinanzi a me c’era una donna sugli stessi tacchi della sera prima, che stavolta indossava sotto un pantalone bianco attillato, ed una camicetta appena aperta sul seno. Mi parve di perdere la testa, e mi avvicinai.

-Sei splendida ‘

– quindi ti piaccio anche al mattino’-

– tu mi piaci sempre ‘ risposi avvinghiandomi al suo culo sagomato dai pantaloni. E aggiunsi: ‘anche oggi niente culotte’. La baciai, senza lasciarla, mentre l’erezione mi raggiungeva inesorabile.

– ed io ti piaccio sempre?-

– si’- disse,mentre mi baciava.

– beh, controlla..- e portai la sua mano alla mia patta.

– mmm’.lui non sa che non abbiamo proprio tempo’non si arrende..-

– dici che non c’è tempo? ‘

– ..proprio no, devo andare..e anche tu..-

‘Inginocchiati’, le intimai autoritario, ‘voglio mettertelo in bocca’.

‘Max..’ mugolò non lasciando la presa.

‘Inginocchiati, Ada’.

Dismise ogni resistenza. Mi parve di impazzire, mentre si chinava, e mi slacciava con impazienza la cintura. Avevo il cazzo durissimo,quasi completamente scappellato. Ada lo guardò, tenendolo alla base, e lasciandomi entrare nella sua bocca, che mi parve caldissima.

Esistono mille modi per possedere una donna. Tra essi, trovo estasiante godere della bocca della geisha di turno, l’eros si fa devozione, la virilità dominio. Inoltre, non ero ancora venuto così, e non sia mai detto che lasci andare una femmina senza che si sia nutrita del mio seme. Ed in quel momento, volevo solo gustarmi il miglior buongiorno che un uomo possa ricevere, lasciando ad Ada la conoscenza del mio sapore, e cercando di capire se apprezzasse la conclusione che auspicavo.

Si dedicò splendidamente al mio cazzo’le passavo le mani tra i riccioli chiari, mentre il suo pompino mi riconciliava con l’universo. Aveva un modo molto dolce di ciucciarmelo, e aveva dimenticato ogni particolare fretta, forse intuendo che non avrei potuto resistere molto. Divenni più eloquentemente nei miei inviti..

‘adoro come me lo succhi, Ada’questo sì che è un buongiorno’

‘mmm’- mugolava ‘ non potevi uscire così’, replicò interrompendo il passionale su e giù della sua bocca.

‘aaahhh’massaggiami le palle, tesoro’, proprio mentre, andando oltre, prese a baciarle e leccarle.

Approfittai del momento, e le dissi: ‘ti piace se ti tengo la testa?’, ed il sangue nella cappella mi sembrò raddoppiare quando mi rispose ‘si, muoviti tu’senza soffocarmi, please’.

Iniziai a scoparle la bocca’Ada si lasciava scivolare il cazzo duro quasi fino in gola, non mancando di donarmi qualche rantolo, ed il dolce suono del risucchio.

Provai a stringerle una tetta, riuscendoci a malapena data la posizione, con la conseguenza che per un attimo le lasciai la testa e mi disse:

‘mi raccomando, non sporcarmi’.

Colsi l’occasione: ‘dipende solo da te’.

Sbarrò gli occhi con un sorriso, sussurrando ‘ rossa in viso ‘ ‘porco’.

Fu l’apice: affondai il cazzo nella sua bocca, aggrappandomi alla sua testa. Le mie pelvi le fecero sbattere le palle sul mento, un minigrugnito raggiunse il mio udito, e furono una..due’tre’quattro spinte decise. Fino a quando il suo istinto di spostarsi fu improvviso e palese, ma io avevo deciso che nessuna titubanza avrebbe evitato l’apoteosi’In breve godetti profondamente di un orgasmo virile, disperato, apparentemente senza fine, e tenevo la testa di Ada, che ad occhi chiusi sentiva la sua bocca riempirsi nella mia sborra calda.

‘bevimi, bevi tutto” riuscii a dire mentre le ultime gocce si posavano su una lingua che tanto devota si era mostrata. ‘non ti spostare’, aggiunsi, ‘puliscimi bene il cazzo’.

Ritornò in sé’deglutendo piano, e continuando la fellazione mentre le carezzavo i capelli, perdendo vigore, godendomi le coccole delle sue labbra, della sua lingua.

Si spostò”Hai un cazzo inesauribile, Max”e ridendo: ‘beh, non mi sono sporcata e ho addirittura fatto colazione’.

Uscimmo di casa insieme, per direzioni diverse. Ma sapevamo ‘ e vi facemmo cenno ‘ che il nostro rapporto era cambiato. ‘Sentiamoci via what’s ap’, mi disse.

La mia seconda ‘ e, per quella settimana, ultima ‘ giornata romana si svolse a cavallo di un guado, poiché era evidente che gli accadimenti meritassero che raccogliessi i pensieri.

So di ripetermi, ma non riuscirei a proseguire nella narrazione laddove i miei pazienti lettori ‘ magari eccessivamente travolti dal lato erotico della vicenda ‘ non si rendessero conto dello sconquasso che la splendida nottata mi suscitava.

Non si parlava, infatti, di una banale scappatella del marito in trasferta, o ‘ guardandola in altro modo ‘ delle corna messe con una conoscente. Il sottoscritto si era scopato ‘ con ottimi picchi di soddisfazione, tra l’altro – la migliore amica di sua moglie, legame che le rendeva una la testimone di nozze dell’altra (ed anche mia, ovviamente..). Inoltre , si trattava di una donna che frequentavamo, insieme al marito ‘ che ora arrossisco a chiamare ‘amico’, ma di certo non un banale conoscente, anche se noi maschi eravamo le parti ‘collaterali’ del legame tutto al femminile ‘ in maniera assidua, almeno nei momenti in cui Vladimiro era in Italia.

Non sarò falsamente ipocrita: anche nella fase immediatamente successiva ai tre orgasmi donatici dalle ultime ore ‘ fase che Freund connoterebbe si ‘senso di colpa’, se non altro perché si è dotati di quel minimo di lucidità non offuscata dagli ormoni, temporaneamente sazi ‘ mai ho pensato che i ‘pro'(carnali, sensuali, legati alla novità ed anche al successo dell’inseguimento che tra me e me avevo avviato mesi prima) fossero inferiori ai ‘contro’ (‘Max, non si fa’è immorale, nessuno lo merita, e se ti beccano’). Ecco, cari amici, non siate ipocriti con questo povero schiavo della libido’ Non mi dite ‘io non lo avrei fatto’. E si, perché ‘ ripensandoci ‘ perché non avreste dovuto farlo?

a) Forse perché la testimone ‘ amica di vostra moglie, è racchia: beh, ma allora l’obiezione non riguarda la vicenda, ma il soggetto, e la ‘inchiavabilità’ della preda a disposizione vi rende più sfortunati, non certo più coerenti.

b) O perché ‘ magari esagerando i segnali che pervenivano dalla preda (figa) in questione ‘ rischiavate una gaffe colossale’Ma la paura vi rende meno audaci (e quindi meno fortunati), non più intimamente fedeli.

c) Infine, perché il timore di essere scoperti ‘ con tutte le conseguenze del caso, ammettiamolo: apocalittiche ‘ è spesso troppo grande, anche dinanzi ad un esemplare di femmina che ve lo fa tirare senza se e senza ma. Ma tale ultima obiezione nel mio caso appariva estremamente remota: Ada vive a centinaia di km da noi, e la passione si era consumata proprio grazie a questa distanza di sicurezza tra tutti i protagonisti della vicenda: me e mia moglie (temporaneamente distanti), mia moglie e la sua amica, Ada e Vladimiro.

Ecco, l’unica vera obiezione ‘ la ‘lettera c’: occhio che ti beccano ‘ era, nel caso di specie, incredibilmente remota, e non avrebbe potuto costituire un freno concreto a ciò che, in quella mia giornata post ‘ coitum, era il mio pensiero: tante soddisfazioni potevano attenderci in futuro, vista l’indole adeguatamente porca palesata dalla mia neoamante. Un pensiero che mi fece avere quel giorno più di un’erezione, distraendomi dalle normali incombenze giornaliere. Un pensiero sotto forma di immagini ‘ Ada in ginocchio, che si nutriva del mio seme ‘ di suoni (‘mi piace il tuo cazzo, Max’), e di tutto ciò che riempie i nostri sensi.

Decisamente, non avrei lasciato andare Ada, anche sulla base di un’ulteriore valutazione’La ragazza era sexy, intelligente, aveva voglia di (ri)scoprire gioie che il matrimonio – pieno d’amore ma carico di manchevolezze sessuali e di attenzioni che la distanza con il marito non permetteva di colmare ‘ non le aveva regalato’Perché mai lasciare ad altri il piacevole compito di riempire Ada ed i suoi vuoti? In fondo’meglio un amico, no? Di quelli che ti conoscono, che non farebbero nulla per allontanarti da tuo marito, e che altro non chiede se non che nulla trapeli’Mi sarei accorto presto che la mia amica Ada compiva, nelle stesse ore, le medesime riflessioni. Non troverete atteggiamenti vanamente machisti, nella mia storia. La consapevolezza del maschio, quella si, ma nessun contegno da ultramegauomo: nel confrontarci con una donna abbiamo sempre il timore della seduzione, le incertezze legate al filo dell’ambiguità, le insicurezze sulla ricettività della nostra ‘preda”

Il tutto spesso amplificato dalla mancata conoscenza (‘ha taboo evidenti, che me la farebbero perdere?’.. ‘Oh, se sapessi le sue fantasie..come potrei stuzzicarla”’chissà che passato ha, quante ne avrà combinate’o quanti l’avranno fatta godere””sarà indulgente, se commetto un passo falso? O si richiuderà, implacabile, ad un mio errore?..’). Ma la mancata conoscenza ha un dolcissimo rovescio della medaglia: che richiede un percorso di scoperta, a volte graduale, altre repentino’Ma cosa sarebbe la seduzione senza questi brividi?

Ecco’il mio tete-a-tete con Ada aveva costituito il passo grosso, la rottura degli indugi’ma la seduzione non finisce con il primo orgasmo, e neanche con i pochi successivi. Avevo fame: delle sue fantasie, del suo passato, delle sensazioni che avremmo provato. Il solo pensiero mi provocava l’ennesima erezione’

Già da quel giorno iniziammo a scriverci dei messaggi via what’s ap. I primi li mandai io, vaghi, per sapere come stava, o se quell’impegno di lavoro fosse andato come previsto. Il dialogo cordiale ‘ e la distensione, dopo il molteplice tradimento consumato, non era da dare per scontata ‘ proseguì con accenni al suo abbigliamento, ai tacchi che le stavano bene, alle sue gambe che ‘ complice la primavera ‘ andavano senz’altro scoperte.

Mi dava corda e, liquidate con poche battute le preoccupazioni legati agli ‘agenti esterni’ ma pur sempre teoricamente impedienti, parlammo soprattutto di quanto mi eccitava, e di quanto a lei piacesse eccitarmi. Iniziammo un gioco fatto di consulti sul suo abbigliamento, mi provocava scrivendomi ‘sono tornata a casa, basta tacchi e pantaloni attillati’ e riempiendo il mio pomeriggio della foto delle sue gambe lunghe nude, appena coperte dal lembo di una t-shirt.

Adorai quei primi messaggi che la descrivevano ancora eccitata’.Mi coinvolsero le sue foto in accappatoio, o in intimo, o con la tenuta che ave scelto per andare al lavoro o ‘ in altri momenti ‘ per la sua mezz’ora di corsa. La conoscenza reciproca scorreva veloce, e mi confessò che erano anni che non beveva il seme di un uomo. Che nutrirsi del mio sperma le era piaciuto. Che ne voleva ancora.

‘Ti piace se ti tengo la testa, Ada?’

‘Molto, e non credevo”

‘Beh, non dire che non ti era mai capitato”

‘Capitato si, ma diciamo che nessuno ha ricevuto il bis ‘ ed il tris ‘ che riceverai tu”

‘Così mi lusinghi’e lui si ringalluzzisce’

‘Se ci ripenso ho un brivido’.e mi eccito..’

‘Devi dirmelo, quando ti ecciti..voglio saperlo’

‘Io te lo dico’e poi?’

‘E poi, plachiamo l’eccitazione..esistono surrogati fino alla prossima settimana’

‘Le mie dita..me le farò bastare’fino alla prossima settimana’.

Vladimiro non sapeva che lei si masturbava, come era ovvio che fosse’Neanche chiedeva. Lei aveva provato a sfondare i limiti della sua timidezza, ma il sesso ‘ questa è la verita, per quanto incredibile ‘ a lui interessava poco. Lui aveva avuto una sola donna, prima di Ada, e ‘ pur essendo un ragazzo tutt’altro che brutto, e di certo non stupido ‘ aveva investito soprattutto nel lavoro ogni energia, anche emozionale.

Ada ‘ dopo le intemperanze dei primi anni universari (neanche grandi cose, 4 o 5 ragazzi, tra cui ‘ si badi ‘ ben 2 di colore: uno studente ghanese in Italia, ed un atleta statunitense. Di questi, nulla sapeva Vladimiro’), e una profonda passione con un tale – lo stesso con il quale, per pochissimo, aveva cornificato Vladimiro ai tempi in cui erano fidanzati..- che però, sostanzialmente, la usava e basta, aveva optato per un ragazzo che, ne era certa, non l’avrebbe tradita né fatta soffrire. Purtroppo, non aveva calcolato che una passione debole è garanzia di basso indice di possibilità adulterine, ma anche pericolo di insoddisfazione.

E così, ahimè, era andata.

Lo facevano poco, non solo per la distanza che in gran parte li separava, ma anche quando erano insieme. Lui si limitava ad assecondare le sue iniziative, addirittura talvolta accusandola di essere assatanata’Non chiedeva sesso orale (pazzo!!!), che per lei aveva perso ogni attrattiva, essendosi quasi ridotto a preliminare ‘necessario’, e che pratica senza ingoio, altrimenti il ragazzo alzava bandiera bianca.

Era dai tempi del suo ex che non si nutriva di un uomo’Tutti dettagli che, da un lato, mi inducevano a credere che i miei passatempi capitolini si sarebbero ‘ vivaddia ‘ protratti per un bel po’, e che ‘ in fondo ‘ a Vladimiro io non stessi facendo un gran torto, visto che mi limitavo a stuzzicare, di gran gusto, avanzi che non riscuotevano il suo interesse.

La stessa Ada, superate le prime incertezze, diede l’impressione di riuscire perfettamente a contemperare il suo ruolo, assolutamente non simulato, di moglie amorevole, e la vocazione suina che con me poteva avere libero sfogo’

Le nostre confidenze mi rendevano sempre meno effimero nella sua vita, e la settimana che separò il primo incontro dal successivo terminò con i miei complimenti al suo culo. Da subito ho descritto Ada come una ragazza da un bel corpo snello, arrotondato nei punti giusti allo scoccare dei trenta, e ‘ come conseguenza classica di un siffatto topos fisico ‘ un gran bel culetto.

E fu quest’ultima porzione di lei, che tanto mi aveva arrapato già prima di spogliarla, e che mi aveva fatto impazzire mentre, sul talamo dell’altrui coniugio, la fottevo a pecorina sbattendo vigorosamente le palle, l’oggetto dei miei sogni e dei miei complimenti.

‘Oggi un porco mi ha toccata il culo, in metro’non sai che rabbia”

‘ma davvero? Magari non lo ha fatto apposta..’

‘se, figurati’avevo dei pantaloni di lino, c’era un gran casino, e mentre ci accalcavamo per scendere mi ha ghermita, mica sfiorata per errore..’

‘ma quindi non hai visto chi era?’

‘Si, uno sulla quarantina, un operaio credo, o un idraulico, un meccanico..aveva vestiti da lavoro. Gli ho fatto un’occhiataccia, ma ero di fretta, sennò lo cazziavo di brutto..’

‘E lui si è accorto dell’occhiataccio?’

‘Certo, sembrava fare un sorrisino mongolo, lo stronzo..’

‘Beh, dai, può capitare’e poi’un culo come il tuo..’

‘seeee’non ti ci mettere’

‘guarda che hai un culo speciale, Ada..non vedo l’ora di”

‘guarda che non sono tua moglie’che hai abituato..la mia via è intatta..’

Avevo soddisfatto la mia curiosità: era qualcosa di inesplorato, per Ada. E mentirei se negassi di aver avuto un’erezione.

‘sbaglio o qualcuno sa tante cose sulla mia intimità familiare?’, le scrissi, aggiungendo un emoticon sorridente.

‘Senti chi parla! E comunque’dovrai avere pazienza..’

‘Magari meno di quanto pensiamo’già mi viene duro..’

‘tienilo buono, ci servirà..’

‘magari incartami l’articolo in quel pantalone di lino..sono proprio curioso di capire cosa ha visto il mio antagonista”

‘porco’vedremo’..

‘e mi lasci così?’

‘forse’ora ho più paura di come tu mi lascerai lì dietro’, aggiungendo un maialino rosa che mi fece fregare le mani. I giorni rimanenti scivolarono tra contatti sensuali, promesse più o meno esplicite fatte ai nostri sensi, e aspettative per la mia successiva trasferta a Roma. Quando giunsi nella capitale ‘ stavolta dovevo fermarmi 3 giorni ‘ ammetto che ero piuttosto su di giri.

La prima giornata scivolò comunque serena, distratto com’ero dai miei impegni lavorativi, ma il contatto via what’s ap rimase abbastanza costante.

‘Stasera avrai mica preso impegni..’, mi chiese retoricamente Ada.

‘Certo che si, e dovresti saperlo”

‘Dammi qualche delucidazione..’

‘Busserò ad una porta amica, e lì mi accoglierà una geisha pronta ad offrirmi la sua pelle e le sue porte..’

‘Vai in Giappone?’

‘A volte l’Oriente può essere più vicino di quanto sembri”

‘Cercherò di aprire la porta nel modo più consono”

‘Ecco’, replicai, ‘io pensavo proprio a questo”

‘Cioè???’

‘Diciamo che per farmi contento basta una doccia, una canotta, e se proprio c’è qualcosa che vuoi custodire un perizomino”

‘E’ questa la tua fantasia, mio Eroe?’

‘Diciamo che mi piace pensarti così”

‘Vedremo il protocollo di Kyoto (e non c’entra nulla l’ambiente) cosa ti riserva’

Più tardi, confermai il mio arrivo per le 21, e concordammo che stavolta non fosse il caso di avvertire i rispettivi coniugi’Una cena tra amici ‘scoppiati’ è evento simpatico, due consecutive rischiavano di suonare allarmanti.

Una volta giunto a destinazione, chiamai l’ascensore, avvertendo Ada che ero arrivato.

Nell’attesa, incrociai il suo vicino di casa, un uomo pressappoco della mia età o di qualche anno più grande, che sapevo sposato con due figli. Più di una volta aveva aiutato la mia testimone con il trasloco, allorquando aveva preso possesso dell’appartamento: ricordo, a quel tempo, di aver ironizzato sull’estrema disponibilità del tipo (che nella sua vita cupa aveva ricevuto questa vicina sola soletta’), della gelosia della moglie (che non aveva gradito la filantropia del coniuge), del fatto che una sera ‘ prima della nuova avventura ‘ lo avessimo beccato a telefonare in macchina’cosa alquanto strana, per un padre di famiglia che non avesse un amante’

Ci salutammo con cordialità, senza scambiare parole se non delle chiacchiere di circostanza, giungendo al piano, che era evidentemente lo stesso. Lì si consumò una scena inaspettata quanto gustosa’

Ada era in piedi, la porta socchiusa e lei proprio lì sulla soglia.

Bellissima, scalza, con indosso una canotta blu, ed un perizomino dello stesso colore, appoggiata allo stipite sulla gamba sinistra tesa a fungede d’appoggio, la gamba destra lievemente piegata. Sexy, davvero come le avevo chiesto’ Appariva ai miei occhi come una modella di intimo, ma più vera, niente di patinato.

Solo che’non c’erano solo i miei di occhi!Infatti non era previsto che da quell’ascensore uscissi non da solo, ma accompagnato dal suo vicino di casa! Lui rimase in silenzio per un lunghissimo istante, comunque inferiore al tempo che intercorse tra il suo ‘che te ne pare’, il mio occhiolino allusivo, ed il ‘Buonasera’Ada’ del suo vicino.

Ada lo salutò ultraimbarazzata, nell’istante in cui io mi avvicinai a ‘coprirla’ con la mia figura, e per il tempo ‘ decisamente prolungato ‘ nel quale lui provò ad infilare la chiave nella toppa, credo che i suoi occhi non smisero di cercare le curve della mia neoamante. Avvicinandomi, notai la particolarità del suo perizomino ‘ che aveva un piccolo foro a forma di cuore proprio sul monte di venere ‘ ed il rilievo dei capezzoli coperti soltanto dalla canotta. Chiudemmo la porta mentre il tipo era ancora lì’

‘Ma ti rendi conto, Max’mi ha vistaaa’ ‘ mi disse sottovoce mentre la stringevo a me.

‘Capita, su pianerottoli affollati”- replicai, ghermendole una chiappa, sodissima, e avvicinandomi a baciarla.

‘Si..ma..’, rispose mentre assaggiavo la sua lingua, ‘che figura’penserà che ho l’amante’.

‘Dici? Magari pensa solo che sei bona..’, furono le mie parole mentre cercavo il suo collo, non lasciando il suo culo.

‘Si, e che sono facile”

‘A me basta che lo sia con me..’, dissi deciso, mentre il mio dito medio scostava il laccetto del perizoma, insinuandosi nel suo buchetto posteriore.

‘Dici che mi ha visto la figa?’

‘Forse, ma tranquilla..non lo dirà mica alla moglie’, mentre l’altra mano si infilava sotto la canotta, a stringerle i seni.

‘Mmm’insomma..piaciuta la sorpresa’, e mi sbottonava la camicia.

‘Molto..sei come ti sognavo’, e bevevo la sua saliva, sopravvivendo ai piccoli morsi cui le nostre labbra, mormorando, si sottoponevano vicendevolmente.

Le sfilai la canotta, un attimo prima che Ada si accovacciasse a maneggiare la mia cintura, e a slacciarmi i jeans. Calati alle ginocchia, la mia testimone mi apparve più famelica che mai, nell’atto di imboccare il mio cazzo, quasi completamente scappellato.

‘Mi piace il modo in cui mi dici che ti sono mancato”, la compiacqui stuzzicandola.

‘Mmm’slurp’veramente per ora mi è mancato più lui’, fu la sua replica, che fece sussultare il mio membro nella sua bocca. Stavolta non chiesi, non obiettai: sapeva benissimo cosa fare, come farlo, e quanto mi piaceva. Mi godevo la lingua che saettava sulla mia cappella gonfia, mentre le labbra di questa splendida ragazza stringevano l’asta in un ‘su e giù’ devoto, splendido e senza sosta alcuna.

Aveva i capezzoli duri, una mano delicata alla base del mio membro, che divorava, col viso stravolto, mentre dall’alto ammiravo quella cascata di riccioli chiari scuotersi ogni volta che la cappella le carezzava l’ugola.

‘Dovresti stare sempre così, Ada’, le dissi inarcando il bacino, quasi a soffocarla per un attimo. Il suo nasino a sfiorare il ciuffo del mio pelo, gli occhi verdi ‘ profondissimi ‘ che mi parvero sussurrare tutte le voglie nascoste di ciascuna sposa del mondo.

Non rimase così, perché ero ultra eccitato, rigido, e volevo possederla.

‘Devo scoparti, Ada’

Mi guardò, ancora con il cazzo in bocca. Un istante lunghissimo, in cui limonò con la mia cappella. Lingua, labbra vermiglie, peli, cazzo, vene. Palle massaggiate dal suo tocco, capezzoli duri, pelle candida, il suo sorriso e la mia estasi. L’odore di cazzo, le sue gambe piegate in ginocchio ma schiuse, con quel perizoma preso per arrapare il suo amante’

‘Fallo’, replicò, ‘fai di me ciò che vuoi’.

Volli godere dell’immagine paradisiaca del suo volto stravolto dalla fellatio in corso, le labbra ben strette a metà della mia asta, la sensazione dionisiaca che soltanto l’ebbrezza di una femmina che si fa tua può donare.

Poi, le porsi il mio braccio, godendo persino del movimento che rimetteva in piedi la mia Dea Succhiatrice, le gambe lunghe a stendersi mentre ritornava alla mia altezza: occhi negli occhi, interamente segnati dalla voglia di divorarsi e rinascere nel piacere di cui, anima e corpo, ci siamo sciolti fino ad annullare ogni volontà che non sia libidine’

I suoi capezzoli svettarono verso di me, che li resi preda delle mie labbra ancor prima di assaggiare nuovamente la lingua della mia amante.

‘Ho voglia, Max’, fu il leit motiv scandido dal suo respiro affannato.

‘Appoggiati al tavolo’, la replica voluttuosa e sbrigativa con cui suggellavo la mia volontà di prendere ciò che mi era stato offerto.

Appoggiò le mani al tavolo, incerta sull’esatta posizione da donare a quello che si sentiva il suo invasore illegittimo, e proprio per questo superiore per desiderio, possanza, mascolinità. Fu splendido ammirare quel suo tentennamento, non più figlio di un incertezza dovuta al ‘se’ donarsi, ma al ‘come, per aderire completamente alle voglie di un amante eccitato. La dolcezza, poteva risiedere anche nell’offerta più impura: il corpo di una sposa, di un’amica’Il corpo di un altro, lontano, sempre più lontano nel mentre che i sensi montavano con la loro irruenza.

Cominciai a massaggiarle la figa, da dietro. Era ancora velata dal perizoma col ‘cuoricino’, il regalo che voleva farmi, l’incipit che avrebbe dovuto aprire le danze di un ballo che poi ‘ come DEVE accadere ‘ era sbiadito nelle sue previsioni, perché esisteva solo l”adesso’.

Ada era offerta, il bacino iniziò subito a spingere verso la mia mano, in una forma arcuata che mi fece vedere rosso, che richiamava ogni briciola di testosterone alla monta’Durò appena un minuto il mio massaggio, poi quello splendido corpo mi parve stesse subendo una tortura troppo grande, ed io stesso avevo perso ogni lucidità, dovevo scoparla.

Con un movimento molto più rapido di quanto Ada avesse immaginato mentre comprava il perizomino ‘finestrato’, le calai alle caviglie l’ultimo velo. Solo adesso, ripensando a quell’istante, mi pare buffa la scena di una donna eccitatissima, spogliata da un amante ingrifato, che con uno scalciare ridicolo prova a liberarsi di quello che era stato pensato come un regalo ed ora era un fastidio alle caviglie!

Non ricordo se si fosse liberata dell’impiccio, nel momento in cui schiaffeggiai il suo culo con il mio membro’Ma ricordo benissimo il suo respiro strozzato da un gemito mentre la cappella si faceva strada, forse più rapidamente del dovuto, nella sua figa.

Era calda, Ada. Era stretta, ma pronta a fiorire in pochi colpi di cazzo’e così fu.

Stavolta l’orgasmo fu per lei repentino, irruento, e mi parve immediatamente condito dai suoi umori che mi lucidavano l’asta, e da un urlo appena smorzato. Un piacere invasivo, come proveniente dallo stomaco, prima di tutti i sensi’Un piacere improvviso, come inaspettato’Un godimento voluto, come di chi attende da una settimana il possesso che ha vissuto’

Io, anche perché lievemente ‘rallentato’ – nella corsa all’orgasmo – dalla pausa che la bocca della mia testimone aveva concesso al nostro impeto, ebbi un attimo di lucidità, e la visione dello splendido culo di Ada riempì ogni esitazione’.

Ok, faccio ammenda: ho detto ‘attimo di lucidità’, non ‘processo riflessivo pacato, finalizzato ad un sereno sverginamento anale di fanciulla inedita alla pratica’. E i risultati della scarsa attività preparatoria (poche dita, pochissima lubrificazione fatta di umori e saliva), uniti ai timori della ‘vittima’, non più all’acme per intervenuto (primo) orgasmo, mi costrinsero a desistere quasi subito’

‘Che fai, Max?’, mi chiese con tono sensibilmente allarmato Ada.

‘Beh, avrei un’idea”, replicai tra l’allusivo (volevo aggiungere: ‘secondo te?’) e lo sbrigativo (della serie: ‘dobbiamo proprio aprire un dibattito adesso?’).

‘Non lo so’fai piano”

‘Certo, tesoro”, ma oramai la mia cappella era già poggiato sul suo fiorellino posteriore, ed il mio tono non perdeva di sicuro impazienza.

‘Non lo so’non sono sic’aaah’piano!”

Errare (ovvero aver fretta) humanum est, sed persevare diabolicum ( e abbastanza una ‘stronzatam’, se vuoi avere speranza di fare a breve un secondo tentativo). E quindi, un breve dialogo tra la mente ed il cazzo fece prevalere la prima, con la conseguenza con un colpo secco rientrai di nuovo in lei, godendomi un nuovo gridolino, stavolta di sorpresa’

Presi a montarla nuovamente con il vigore dovuto..godendomi l’immagine del suo culo, le piante dei piedini che si sollevavano ad ogni colpo che le infliggevo, la splendida ampiezza della sua schiena, offerta alle mie carezze e soprattutto ai miei baci’Fu così, che venni, e quelle erano le immagini che affollavano la mia mente obnubilata dal desiderio, mentre da dietro le stringevo le tette, e leccavo le sue spalle, il suo collo, fino ad accasciarmi sulla schiena nuda nel momento stesso in cui..

‘Mi piaci, Ada”

‘Mmmm”

‘Mi arrapi da morire’ti riempioooo”

‘Profondo’aaahhh’godiii, Max”

Una, due, tre scariche’e sentivo di aver farcito il collo del suo utero’

Continuai il mio movimento, che divenne una carezza al suo canale vaginale mentre ‘ abbastanza lentamente ‘ l’eccitazione si ritirava’La baciai profondamente, sempre restando alle sue spalle, senza uscire dalla sua calda accoglienza..

Si era donata con una profondità che non era soltanto sesso. Mi aveva regalato l’immagine che le avevo ‘ solo superficialmente ‘ suggerito, comprando un intimo particolare e accogliendomi così’Aveva preparato la serata con giorni di confidenze, e aveva sorpreso ogni mia aspettativa..Aveva superato l’azione di disturbo (o”eccitante’?) di un conoscente che oramai sapeva che la sua vicina non era la candida Penelope in attesa del suo Ulisse’.Era stata docile, partecipe, calda, devota ma mai scontata. L’amante perfetta. E certe cose non sono includibili nella semplice parola ‘sesso’, o nell’espressione ‘rapporto sessuale”La trasgressione, l’alchimia, la chimica’.i regali colmi di respiro e di umori..Il possesso e la devozione, la voglia di sorprendere..Tutto ciò non era riassumibile in una parola: Ada amava Vladimiro, era chiaro ‘ indiscutibile ‘ ed un punto fermo nella nostra relazione..Ma Ada era anche di un altro maschio, colmo di lui, piena di seme e di voglia di sorprenderlo. Ed il fortunato ero io.

‘Ci stai bene, dentro di me”le prime parole di Ada dopo l’orgasmo.

Aveva ragione, le carezzavo la schiena, ed ero ancora semiduro dentro di lei. E glielo dissi.

‘Inginocchiati”, fu la prima cosa che mi venne in mente, che volevo.

Accennò un ‘ma”, subito interrotto da un sospiro, mentre mi sfilavo da lei, tenendo la mano tra i suoi riccioli disfatti ed esercitando una leggera pressione. Si lasciò guidare, imboccando di nuovo il mio cazzo umidissimo di me e di lei.

‘Mmm”, mugugnai, ‘mi piace che mi pulisci il cazzo’.

Le sue gote arrossate, ed il movimento della lingua a carezzare il membro che l’aveva scopata, mi fecero capire che non le spiaceva affatto.

Rimase cosi per un minuto, e non nascondo che avrei potuto ‘ quasi con mia stessa sorpresa ‘ possederla nuovamente. Ma adesso miravo a quella via che avevo trovato sbarrata’E mi occorreva tempo, non avrei commesso lo stesso errore di precipitazione.

La serata scorse via tra amici, in confidenza. Stavolta per cena nessun manicaretto fatto in casa, ma il pieno alla rosticceria frettolosamente arraffato prima che arrivassi: il clou ‘ era questo che aveva in mente ‘ adesso era il sesso, per l’arte culinaria il tempo e le occasioni non sarebbero mancate.

Io rimasi in boxer, lei con il perizomino inaugurato poco prima, ed era davvero sexy vederla muoversi, scalza, per la stanza.

Il suo seno nudo, la schiena che era stata lo schermo per le mie voglie mentre la montavo da dietro, il piccolissimo triangolo di stoffa che decorava il chiarore della sua pelle: ad ogni parola, questo spettacolo appariva più superbo e magnificente.

Questa volta, il nostro desiderio era innaffiato da un Valdobbiadene meno impegnativo del regalo dionisiaco che ci eravamo concessi la prima sera, ma le bollicine resero comunque lieve l’ambiente, complice l’atmosfera ed allegra la mia preda.

Io seduto sul divano, appoggiato allo schienale. Ada appoggiata al bracciolo, le gambe lunghe verso di me, i suoi piedini a carezzarmi la patta mentre le nostre mani non lasciano le flute.

‘Ti rendi conto che Giuseppe mi ha vista praticamente nuda?’, attacca ad un certo punto, lasciando nel vuoto il discorso precedente.

‘Chi è Giuseppe?’, replico, più per la sorpresa che per il non aver capito: in effetti era abbastanza chiaro il riferimento’

‘Come chi è? Il vicino!’, e sgrana gli occhi, schiudendo la sua splendida bocca.

‘Ah, già”, bofonchiai, aggiungendo ‘ dopo una pausa che mi consentì di vuotare il calice ‘ ‘ma è quello che si è offerto di aiutarti con il trasloco, no?’.

‘Si’e ovviamente sa tutto di me’sua moglie mi odia, ricordi?’

‘Beh, te l’ho detto: mica le dirà che ti ha beccato nuda ad accogliere uno che non è suo marito?’, e una mia risata accompagnò lo scatto nervoso del suo piede fra le mie gambe.

‘Si, ridi ridi’quello ha capito, mica è stupido?’

‘Quello ha l’amante, Ada, te lo dissi a suo tempo”

‘Già’, replicò, ‘parli per esperienza immagino”

‘Non attuale, visto che l’unica infedeltà non la chiamo dal garage, ma mi fa splendide sorprese’.

Si addolcì, e la sua pianta divenne più carezzevole, proprio mentre mi si induriva l’uccello.

‘Unica?’, chiese dubbiosa, e per un attivo davvero credetti fosse un po’ gelosa. Ma no, lei sapeva di essere un’eccezione. Il mio recente, caldo rifugio.

Mi misi comodo, distendendo un po’ il bacino e agevolando le sue carezze. Ero ipnotizzato dalle sue gambe lunghe, le cui estremità prendevano sempre più confidenza con la mia eccitazione.

‘Unica, Ada”, deglutii, allungando di nuovo le mani sulle sue cosce, ‘e anzi’mi sa che tra un po”’

‘Tra un po’?’, fece la finta tonta, sorridendo.

‘Tra un po’ all’UNICA’ – dissi scandendo bene la parola, a voce alta – le do un’altra ripassata.

‘Mmmm’già?’, mi chiese provocatoria (in realtà era più di un’ora che avevamo goduto l’uno dell’altra).. ‘mi abituerai troppo bene’.

‘Temevi che avresti dovuto chiamare’.come si chiama? Ah, Giuseppe”

‘Non me lo ricordareeee” e si alzò, d’impeto, gattonando verso di me, fino a porsi occhi nei miei occhi. Aggiungendo: ‘sai che qualche volta ha bussato alla mia porta, senza citofonare? Ho pensato sperasse di beccarmi ‘comoda’..’. Scandì la parola, allungando la mano a palparmi il cazzo da sopra i boxer.

‘Mmm’ed è successo?’

‘E’ successo stasera’con l’aggravante che aspettavo uno ‘.’, lasciò come in sospeso la frase, e tirò fuori la mia erezione.

Il senso di libertà riacquistata, con il cazzo non più stretto nei boxer, e la sua vicinanza, condussero ad un bacio passionale, caldo, che ci donammo. Fino al momento in cui mi staccai da lei e la incalzai: ‘uno..cosa?’.

‘Uno”, ripetè, scappellandomi completante, ed ipnotizzandomi con i suoi occhi verdi, mentre le mie mani finirono entrambe ad agguantarle le chiappe sodissime.

‘Uno che viene a scoparti’, le dissi deciso.

‘Sei un porco”, e iniziò una lentissima sega.

‘E tu cosa sei?

Lasciò la mia erezione, affibbiandomi uno schiaffetto sul braccio. ‘Porco’, ribadì.

‘Continua a stringermi il cazzo”, le intimai, nel momento stesso in cui il medio della mia mano destra violava il suo culetto.

Ubbidì, e ripetei, dopo averle leccato la lingua: ‘E tu cosa sei?’

‘Un’amante”. La mia disapprovazione le fu palese, nel momento in cui affondai col dito dietro di lei.

‘Cosa sei, Ada?’.

”aah..mm..u’una troia’, mugugnò. Le sue parole gonfiarono il mio cazzo nella sua mano.

‘Non ti sento’, incalzai scavando nel suo culo, che oramai aveva inghiottito il mio dito.

‘Daiii’.Max”, e adesso percepivo la sua eccitazione, e con la mano sinistra le palpavo le tette, e le strinsi un capezzolo, durissimo.

‘Non ti sento, Ada’

‘Una troiaaaaa” disse, decisamente a voce più alta. Le stuzzicai la figa con la stessa mano che affondava nel suo ano, il mio anulare ed il mio mignolo saggiarono quanto fosse bagnata.

‘Faglielo sentire, a Giuseppe, cosa sei”, le chiesi deciso.

‘Una troiaaa’sono una troia che aspetta chi la scopa”, e stavolta fu chiaro davvero, chi fosse Ada, almeno dal momento in cui si era fatta leccare dal marito della sua amica.

‘Dimmelo che hai voglia, troia’

‘Max ho voglia, dammi il tuo cazzone..’

‘Inginocchiati, e bagnamelo per bene’. Non si fece ripetere l’invito, e si accucciò docile ai miei piedi. L’incontro tra la mia eccitazione e le sue labbra fu perfetto come sempre, Ada era una splendida succhia cazzi’per sua stessa ammissione un po’ ‘arrugginita’, ma davvero a me non è mai sembrato.

Come ogni volta che mi godevo la sua bocca, sentivo che sarei rimasto per sempre con il cazzo in quel buco caldo e servizievole. Ma i miei cari lettori sanno che avevo un obiettivo’

‘Voglio leccarti mentre mi succhi il cazzo, Ada’, e ‘ tenendola per i suoi splendidi riccioli chiari ‘ la scostai, lasciandola finalmente accomodare su di me ed iniziando un 69 che non avevo alcuna intenzione di portare al traguardo. La mia lingua, infatti, fu abile nello spaziare rapidamente da un buchetto all’altro’da un lato, tenevo alta l’eccitazione della femmina che mi stava lavorando il cazzo, dall’altro le facevo sperimentare il brivido della preparazione anale. Non mi soffermavo mai troppo a lungo sul buchino posteriore, per non farle perdere ‘mordente’, ma negli attimi in cui mi dedicavo alla sua rubricazione cercavo di essere il più efficace possibile. Continuai spaziando così, dalla figa bagnata, al culetto che si schiudeva a me, lasciandomi sognare’Abbondante lingua, saliva senza risparmio, dita che ‘ piene dei suoi umori ‘ mi aiutavano nel mio compito..

Ada non smise mai di pompare, se non per 2 o 3 brevi pause coincidenti con il picco di eccitazione sua, o di più energico procedimento di apertura posteriore’

‘Alzati, ti voglio’, le dissi quando pensai che fosse il momento adatto..Era eccitatissima, e adesso sapevo che, pur senza forzature o inutili volgarità, la sua indole era quella di lasciarsi guidare, prendere, dominare.

La feci appoggiare al divano, le ginocchia piantate a terra su un tappetino che avrebbe ‘ da domani ‘ potuto raccontarne parecchie. La penetrai, ed il mio uccello non trovo resistenza alcuna: oramai conoscevo la sua figa, e avevo scommesso bene valutando il grado di eccitazione della mia testimone di nozze.

‘Aahhh’si”, furono gli unici, appagati, suoni che emise la neofedifraga. Ed io presi a pomparla, lasciando alle mie dita il compito di allargarla dietro, prendendosi cura della prossima porta che avrei violato.

All’esito di un intervallo che non saprei ovviamente quantificare, ma che di certo non superò i 3 minuti, le dissi: ‘dimmelo che ti piace”

‘Mi piaceee..Max”

‘Lo sai che non sento bene, specie quando sono arrapato”

‘Mi..mi piace”

‘Cosa?’

‘ Il tuo cazzo, Max”

‘Sei fradicia’.voglio bagnarti anche dietro’, le chiarii, mentre la mia mano destra le apriva e lubrifica lo sfintere anale, e raggiungendo ‘ con due dita della mano sinistra ‘ la sua bocca. ‘Leccami le dita, devo bagnarti ‘.

Mugugnò, strabuzzò gli occhi, obbedì docile. Era davvero una troia.

Allo scadere del terzo minuto, sapevo che era all’acme dell’eccitazione, ed anche io avevo annebbiato ogni lucidità. Mi sfilai da lei, e mi parve di sentire uno schiocco..

Era eccitatissima, lubrificata al punto giusto, il suo forellino posteriore aveva conosciuto le mie dita e la mia lingua, la mia saliva con la sua, il succo della sua figa.

Da provetto montatore, sentii che era il momento giusto.

Appoggiai la cappella gonfia al suo ano. Si girò, rossa in viso, la bocca semiaperta.

Voleva contestare? Voleva sentirsi dire parole affettuose? O voleva esortarmi? Non l’ho mai saputo’Forse ebbe dinanzi agli occhi il film del suo matrimonio con Vladimiro, o il mio cui aveva presenziato in un ruolo molto speciale. O semplicemente pensava che quello sarebbe stato il gesto che l’avrebbe consacrata come donna dissoluta, più del pompino del buongiorno, più dell’accogliere un uomo nuda, in una posa che oramai era stata apprezzata anche dal suo vicino.

Disse invvece solo ‘Max..’, mettendoci un istante, ovvero un po’ meno di quanto ci mise la mia cappella ad entrare in lei. Era vergine, quel culo. Era splendido ed offerto.

Ed ora era mio, ed io potevo godermi l’elasticità del suo anellino che cedeva, inghiottendo il mio bastone.

Non gridò, non gemette..mugugnò, guardando ancora verso di me, e tenendo gli occhi semichiusi. Mi parve di sentire le vene del mio cazzo strette da quel buchetto. Lasciai che si abituasse, dicendole solo ‘faccio piano, non fare resistenza”.

Era femmina, Ada. Vergine di culo, ma femmina, e sapeva assecondare il maschio. Se ebbe male, non lo diede a vedere. Voltò di nuovo la testa dinanzi a sé, accogliendo con due spinte circa metà della mia asta. Le carezzai la schiena, che sentivo percorsa da brividi. Inizia a muovermi piano, e adesso il suo culo non faceva più resistenza. Stavo inculando Ada.

‘Mi piace, Ada’assecondami, non fare resistenza..’

‘Mm’si”.

So che le bruciava, ma non era da femmina lamentarsi ora. Ora era il momento di godersi la violazione del buco proibito, e mi parve vederla mentre allargava di più le gambe, e si appoggiava al divano, indifesa, docile, calda. E con il culo aperto da un porco che era sua amico.

Cominciai a pomparla, e oramai ero in lei’allungai una mano tra le sue cosce, fremette, e mi apparve ancora più dimessa sotto i colpi del cazzo che la apriva.

‘Mi piace il tuo culo Ada..mi piace”

‘Prenditeloo”, mi disse mentre le stringevo con difficoltà il clitoride. La sua mano prese il posto della mia.

Stavo scopando il culo di Ada, mentre lei si masturbava. Affondai, e mi parve infinito il suo buco mentre il forellino faceva da elastico saldo alla base del mio cazzo, e dentro la cappella era una trivella fra le sue budella, e aveva trovato spazio..

Lei venne, stavolta non trattenendosi. E fu il Paradiso, perché senza freni la montai con 4, 5, sei spinte profonde. Il suo piacere clitorideo, il suo dolore anale. La mia invasione nel suo culo, i sensi stravolti dalla sua goduria, la voglia di farla mia per sempre.

‘Ti sborro nel culoooo” urlai, e così fu. Profondamente nelle sue viscere, le mie palle si svuotarono con lunghi fiotti cremosi. E seppi che sapeva: era la mia troia.

Leave a Reply