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Racconti Erotici Etero

La Tortura del Silenzio

By 26 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments


Quando entravano in quella stanza, quando superavano le pareti invisibili che delimitavano il letto, tutto pareva scomparire nella loro mente.
Non esisteva un mondo reale al di fuori di ciò che potevano raggiungere con gli occhi.

Entravano nel loro mondo, fatto di seduzione, gioco ed erotismo. La luce soffusa rendeva gli oggetti meno reali, nascosti da ombre e delimitati da luci basse. Era il loro piccolo regno.

Lei si sentiva amata, protetta tra le sue braccia. Si era distesa accanto a lui, il capo appoggiato al petto mentre il braccio dell’uomo che amava la circondava in un forte e caldo abbraccio. Lei si sentiva così piccola eppure così forte . Conosceva il potere che aveva su di lui e, nello stesso tempo, comprendeva che tale potere era niente in confronto a quello che lui la portava a provare.

Ogni volta il desiderio per lui diventava più bramoso, incontenibile perché lui le dava quello che voleva, ma lo elargiva poco a poco quasi a nutrire con pazienza una fantasia illimitata, una voglia di provare nuove sensazioni sempre costante.
Se le avesse dato tutto subito lei avrebbe gustato meno quel piacere che invece era centellinato a piccoli sorsi, poiché nell’abbondanza si apprezza meno il valore delle piccole cose.

Si spostò sopra di lui, sentendo la sua pelle calda su tutto il corpo.
Il senso del tatto era fondamentale per lei. Adorava ‘sentire’ attraverso la pelle, attraverso le più lontane e deboli terminazioni nervose. Lo scorrere lento della mano sul corpo di lui, saggiare ogni centimetro di lui. Non riusciva a descrivere quel piacere, eppure, appena poteva, cercava la sua pelle nuda per tornare a toccare la sua pelle, per poter provare quella perversa sensazione che cresceva quando si avvicinava al sesso dell’uomo.

‘Oggi lo chiameremo il giorno della tortura del silenzio’
sussurrò l’uomo tranquillamente disteso sotto di lei.

‘Non mi sembra una gran tortura’ rispose la donna sorridendo dopo aver riflettuto qualche secondo su quale tortura si potesse infliggere con il silenzio. Ogni volta che si parla di tortura si ha in mente una privazione fisica, un dolore inferto alla carne. Se non colpisce il corpo si fa fatica a definirla tortura.

‘Vedremo’

Gli piaceva fare il misterioso e anche il suo aspetto fisico lo aiutava in tal senso. Aveva l’aria di un uomo lontano che non rivela mai se stesso sino in fondo. Un uomo che non ti dirà mai chi &egrave, cosa &egrave o cosa vuole. Il compito spetta a chi gli sta accanto.

La donna si abbassò sino al suo viso ed i suoi denti afferrarono senza forza un labbro dell’uomo, terminando in un bacio mordibo. ‘Mi sfidi?’ chiese Silvia guardandolo dritto negli occhi verdi e sussurrando le parole sulle labbra dell’uomo.

!Come sempre! I termini del gioco sono questi: non puoi parlare, non puoi ansimare, non puoi gemere’
Lei cominciò a capire.

‘E la punizione?’

‘Da quando il carnefice spiega la tortura alla sua vittima? La tortura trae il massimo della sua forza dal fatto che la vittima non sa cosa gli capiterà! Lo sai anche tu’

‘Sì’.ma tu sei così dolce come carnefice che mi aspettavo un po’ di comprensione per una povera, dolce e carina vittima come me’

‘Io dolce? Come ti permetti!!’ rispose ridendo ‘Adesso e sino a quando te lo dirò sei mia ed il tuo silenzio me lo dimostrerà. Ma se accetti dovrai semplicemente fare ciò che ti chiedo’

Lei rimase in silenzio, dubbiosa.
Era un gioco che lui conosceva bene e nel quale lei perdeva sempre.
Era un gioco che però la stuzzicava da morire.

‘Va bene’

‘Shhhh’ l’uomo le fece segno con il dito di tacere e la rivoltò sotto di se.

Si mise a cavalcioni sopra di lei ed le afferrò il polso, lo legò quindi ad un laccio di stoffa stretto intorno alla spalliera del letto. Fece lo stesso con l’altro braccio.

Da quella posizione Silvia vedeva muoversi il membro dell’uomo di fronte al suo viso. Alzò la testa per afferrarlo e tentare di morderlo con i denti come con il codino di una giostra.

‘Stai ferma, piccola selvaggia! Se lo mordi, poi non potrai più usarlo!’

Le piaceva scherzare a letto. Pensava che molti prendessero il sesso troppo seriamente, come un’affare di stato. Invece lei giocava, rideva, scherzava anche i quei momenti.

Comunque, aveva notato come lui avesse premeditato il tutto. I lacci preparati sulla spalliera….
Le piaceva. Le piaceva da morire quanto lui premeditava il suo piacere, il loro piacere; lo trovava eccitante.

– Chissà quanto ci ha pensato? E quando? Oggi al lavoro? E come l’avrà ideato?

La eccitava pensare che lui l’avesse immaginato prima ancora di metterlo in pratica. Trovava bello il fatto che lui la pensasse durante il giorno.
Lui spense la luce.

Buio.

Sapeva che a lei piaceva guardare. Le piaceva vedere il suo membro mentre la penetrava, poter gustare la visione del suo cazzo sparire dentro di lei mentre sentiva la carne aprirsi a quel gesto. Non di meno conosceva il potere del buio.

Un bacio leggero le sfiorò il capezzolo, la lingua lo percorse in tutta la sua circonferenza, ed una stretta leggera le fece capire che i denti vi si serravano dolcemente attorno.
Sentì qualcosa di appuntito poggiarsi tra i seni. Un unghia forse. Cercava di decifrare quello che la sua pelle le restituiva. Un graffio.
Un leggero graffio che si spostava verso l’inguine.

‘Apri le gambe’ordinò.

Ubbidì senza attendere. Una mano tastò le cosce

‘Di più’

Le gambe aperte, molto divaricate. I polsi legati. Non si sarebbe mossa in ogni caso. Le piaceva ubbidire, così come impartire ordini.
Le piaceva come lui si dedicava a lei.

Poteva percepire i movimenti dell’uomo attraverso i sussulti del letto, ma non sapeva dove fosse e cosa stesse facendo. Ora però ne sentiva la presenza sopra di lei, con le ginocchia aperte e posizionate al lato dei suoi fianchi. Faceva attenzione a non toccarla.
Sentì le sue mani avvolgerle i polsi. Una stretta decisa, ma delicata. Una carezza per farle sentire le mani grandi e morbide scorrere sulla sua pelle, arrivare ai seni ed accarezzarli dolcemente.
Un capezzolo risucchiato piano nelle labbra. Un calore ed una sensazione così morbida da farle socchiudere la bocca e lasciarsi sfuggire un sospiro.

L’uomo si fermò un istante quasi a capire se avesse udito qualcosa, ma riprese ad occuparsi del suo corpo.
Quando avvertì le sue morbide labbra chiudersi attorno al clitoride Silvia provò una leggera scossa di piacere che le fece alzare il bacino per andare incontro a quella stupenda bocca.

L’uomo poteva godere della massima apertura di gambe che Silvia riusciva a mantenere. Questo gli permetteva di giocare con il sesso di lei a suo piacimento. Allargò le grandi labbra, facendovi scorrere la lingua, succhiò il clitoride con una calma esasperante.

Silvia chiuse gli occhi per concentrarsi. Avrebbe voluto sospirare, gemere. Era una cosa così naturale per lei che non si era mai accorta quanto le mancasse quella parte. Deglutì rumorosamente per placare un gemito quando lui succhiò il suo clitoride con tanta forza da strattonarlo.
Sentì la vagina aprirsi, contrarsi in attesa del premio più ambito.

– Daiiiii’Ti prego’infilami dentro qualcosa! pensò

Avrebbe voluto prendergli la testa tra le mani e forzarla ancora in quella posizione per fargli capire quanto le piacesse e quanta sofferenza provava a non essere riempita. Controllare anche la voce le sembrò un’impresa maggiore di quanto avesse previsto.
Quasi intuendo il suo pensiero l’uomo portò un dito all’entrata della vagina.

– Sììì ‘ pensò Silvia ‘ Daiiii! Su! Infilalo dentro!

Lui giocava con lei. Le stuzzicava l’entrata; la dilatava un pochino per farle percepire la presenza delle dita, ma non entrava. Sapeva che questo per lei era il momento più delicato, più desiderato e quindi più sofferto. Voleva portarla ancora più in alto.

Avvicinò la punta del suo membro all’entrata, tra le sue cosce. Lei era completamente ed oscenamente aperta a lui e percepì immediatamente il glande duro posizionarsi sul suo piccolo buco. Era terribilmente bagnata e sarebbe bastata una leggera spinta per colmare quel vuoto che provava.

La sua vagina era stretta, molto stretta e la sensazione che provava nel primissimo momento in cui veniva penetrata era anche troppo forte per essere descritta.
Lui lo sapeva. Lui conosceva sin troppo bene questo suo punto debole.

Sapeva che lei raggiungeva l’orgasmo quando e come voleva, ma lui si divertiva a farle raggiungere stadi di eccitazione dolorosi.

Silvia era tesa. I muscoli contratti in attesa. Sapeva che l’avrebbe penetrata ed aspettava con ansia il momento. Era concentrata. Voleva disperatamente quel cazzo che la invadesse e nello stesso tempo era concentrata sulla sua volontà: non doveva gemere!

Questo la distraeva. Lei che era abituata a godere di ogni momento. Le dava fastidio, ma nello stesso tempo le permetteva di mantenere il controllo.
Sentì la punta del membro allargare dolcemente l’entrata.
I muscoli si rilassarono attendendo il piacere

‘Lo vuoi?’

‘Sìììì’ti prego’

Lo aveva pensato?
No! Lo aveva detto!

Sentì i muscoli della vagina contarsi quando lui sfilò i pochi centimetri che aveva fatto entrare.

– Nooo!! Ridammelo! Pensò come una bambina a cui avevano sottratto il giocattolo preferito.

Lo sentì scendere dal letto ed uscire dalla stanza.
– Ma dove va?
– Sarà andato a prendere qualcosa di là?
– Varrà ancora il silenzio?

Attese qualche minuto e sentì rumori in cucina. Lo aspettò paziente. Il tempo passava e l’uomo non sembrava voler tornare.
Silvia cominciò a sentire le braccia indolenzite. Chiuse le gambe. Non voleva dargliela vinta. Non l’avrebbe chiamato. Non avrebbe urlato il suo nome per farsi slegare.

– Ma cosa cavolo fa?
– Non &egrave giusto però! Non mi può lasciare qui come una scema!
– Giuro che questa me la paghi!

Quanto tempo trascorse al buio, senza dire una parola. Minuti ‘1 ora? Non lo sapeva. Ma si stava arrabbiando.

Sentì i passi avvicinarsi alla camera.

‘Allora?! Ti avevo detto che non potevi parlare.’

Silvia non rispose, furibonda per la situazione

– Di certo ora non sarò così mansueta e non ti lascerò giocare con me! Pensò stizzita.

Lui la slegò e l’abbracciò teneramente. La baciò e lei, dopo una prima resistenza, ricambiò il suo caldo bacio.

La fece girare a pancia in giù.
Fece scorrere la mano sulla schiena liscia sino alla base della spina dorsale. Le baciò il collo stendendosi leggermente su di lei, facendole sentire la durezza del suo membro tra le natiche. Le afferrò la vita e la trascinò verso di lui costringendo il sedere a posizionarsi più in alto rispetto al resto del corpo.

Le fece allargare le ginocchia e riprese a leccarla.

– Stavolta non mi freghi. Pensò Silvia
– Posso resisterti!

La lingua scorreva sulle sue labbra, in mezzo ad esse andando a torturare il suo sesso. Impossibile controllare l’eccitazione che riprese il sopravvento.

Gli umori che uscivano dalla vagina tradivano il suo silenzio.
L’uomo avvicinò il membro e lo fece scorrere avanti ed indietro tra le labbra, tra le natiche rendendo tutta la zona molto scivolosa.

Si fermò in prossimità della vagina ‘Allora! Dimmi! Lo vuoi o no? Vuoi che ti scopi o me ne vado’

Silvia tacque. Aveva imparato.
In quel momento sentì la carne aprirsi. La punta del membro superare la zona più contratta della sua intima entrata. Ne sentì la durezza, la consistenza mentre entrava lentamente.

Pochi centimetri.
– Spingilo dentro tutto!! Dai! Cosa aspetti!?

Divenne impaziente di sentirsi riempire dal suo cazzo.
Cercò di muoversi per riceverlo maggiormente, ma lui si ritraeva e vanificava i suoi tentativi di essere penetrata
.
‘Eh! No! Mia cara! Sono io che comando oggi! Lo avrai quando e se lo voglio io!’

– Bastardo! Pensò Silvia

Attese’attese che lui proseguisse quella tortura.
Lo sentì finalmente entrare, centimetro dopo centimetro, sino a riempirla completamente

– Sììììì! Dio che bello!!!
– Scopami ti prego!

Avrebbe voluto urlarlo, ma si limitò a pensarlo.
L’uomo lo sfilò quasi completamente per ritornare dentro di lei con un colpo forte e deciso che la fece urlare

‘Ah!! Sììì!’

Un rumore secco! Un dolore forte! La mano che calava sulla sua natica.

Trattenne l’urlo.

‘Riprovaci!’

L’aveva sculacciata! Non l’aveva mai fatto! E lei non aveva mai provato la sensazione.

Si concentrò sulla sua volontà. Non voleva gemere. Ma come si poteva evitarlo! Sentire quel cazzo duro entrare ed uscire e non emettere nessun suono!

‘Lo so che godi! Dai dimmelo! Dimmi quanto ti piace essere sbattuta così!’

Silenzio

‘Ah sì!! Adesso ti sbatto sino a farti male e poi ti riempio!’

‘Mhhhh’

Un gemito’un singolo gemito impossibile da intrappolare tra le labbra socchiuse. Lui lo sapeva. Sapeva che quelle parole l’avrebbero eccitata sino a farla gemere di piacere

Slap!

‘Ahi!’ urlò Silvia

Slap! Uno schiocco forte. Altro dolore.

‘Allora ti piace! Ti piace sentire le natiche che ti bruciano mentre ti scopo! Sei così bagnata!’

– Sìì! Maledizione! Maledetto! Sì che mi piace! Mi piace tutto quello che mi fai!
– E mi piace sentirmi sbattere da te!
– Mi piace sentirmi tua!

Avrebbe voluto gemere ed urlare. Voleva dirgli quanto le piacesse.

‘Godi! Godi per me! Di me! Avanti fammi sentire la tua voce che urla di piacere!’

‘No?! Resisti? Vediamo allora come te la cavi ora’

L’uomo armeggiò nel comodino ed estrasse un dildo; lei l’aveva comprato in rete. Morbido jelly rosa. Non eccessivamente lungo, ma abbastanza largo. Era rimasta colpita perché aveva la base piatta. Le piaceva particolarmente.

Lei vide i movimenti dell’uomo e capì cosa volesse fare quando sentì scivolare fuori il suo membro.
La plastica, per quanto morbida, gode di una maggiore consistenza rispetto ad un fallo vero che si adatta facilmente alle pareti interne. L’intrusione di un fallo artificiale risulta più cruda, più violenta.

Quando lui appoggiò la punta del fallo all’entrata della sua vagina, lei attese. Indescrivibile la sensazione del momento in cui ti sottraggono quel piacere, il piacere di sentirsi riempita. E rimani lì, in attesa, con le carni desiderose di ritrovare quel contatto.

Il colpo che sentì la spinse in avanti o forse lei si ritrasse per evitare un po’ di quel dolore. Lui glielo aveva spinto dentro a palmo aperto, sino in fondo, con lo scopo preciso di sentirla urlare.

Quando la punta del fallo si appoggiò con forza al collo dell’utero lei morse il cuscino per non urlare.
Era dolore. Era piacere.

– AHHHHH’.

Seguito subito da un Sììììììììììììììììììì

Non un singolo suono usci dalla sua bocca. Tutto rimase nella sua mente.

– Non voglio! Non te la darò vinta!

Lui aveva capito lo sforzo che tale silenzio doveva significare. Iniziò a muovere lentamente il fallo dentro e fuori; era lucido degli umori che poteva vedere anche attorno alle grandi labbra. Scivolava così bene che gli dispiacque estrarlo.

Si fermò.
Sapeva che le attese erano una tortura per lei; lei che, quando arrivava al massimo dell’eccitazione, voleva tutto subito.

Posizionò il fallo rosa in corrispondenza del suo ano, certo che, bagnato com’era, avrebbe incontrato poca resistenza.

‘Ti faccio urlare?’

‘Lo so che ti fa male’

Effettivamente dalla loro ultima performance, di pochi giorni prima, gli aveva detto che per un po’ era meglio lasciare in pace quella parte. Le bruciava terribilemente.

‘Ma so anche che ti piace. Quindi chiedimelo. Chiedimi di non farlo e ti lascio stare’

Questo era tipico di lui. Così eroticamente machiavellico. Se avesse risposto lui l’avrebbe punita in qualche modo e non sapeva cosa l’aspettasse; e se invece non avesse risposto le avrebbe comunque fatto male.

Cosa fare? Rischiare l’ignoto o tollerare un dolore conosciuto.

‘Ti prego non farlo!’ supplicò lei.

Non poteva vederlo, ma era quasi certa che sul suo volto in quel momento era apparso un sorriso compiaciuto.

‘Ahi’ahi’.ahii’.te la sei cercata!’

– Cosa? Cosa mi sono cercata?

Lui la fece alzare da quella posizione. Si stese supino sul letto.

‘Ora voglio che mi scopi tu’

– Mhhh. Pensò Silvia. Dove sta la punizione?

Le sembrò strano. Lui sapeva quanto le piacesse quella posizione. La sua preferita in assoluto, perché poteva controllare il ritmo, il suo ritmo ed aveva anche il massimo del potere sul piacere di lui.

Saliva e scendeva lentamente su quell’asta dura; quando lo sentiva gemere, quando percepiva la tensione che antecedeva l’orgasmo rallentava il ritmo interrompendolo crudelmente. In quel momento, in quella posizione lui era completamente nelle sue mani, in balia della sua vagina e dei suoi capricci.

Lei salì a cavalcioni sopra di lui, andando a posizionarsi sul suo membro duro. Le piaceva da morire vederlo scivolare dentro.

‘No! Mia cara! Troppo facile così!’

Posizionò il fallo di jelly proprio davanti al suo. La parte piatta ben appoggiata sul suo pube.

‘Tutti e due! Questo davanti ed il mio dietro!’

Lei lo guardò sbigottita.

– Tutti e due insieme! Contemporaneamente! Non credo di poterlo fare! Era meglio allora se stavo zitta!!

Taceva e lo guardava.

Da fuori sarebbe sembrato uno sguardo di odio, ma lei stava solo ragionando sulla possibilità di farcela o meno e sulla fantasia contorta di quell’uomo.

Lo sguardo cambiò lentamente. Divenne lo sguardo di sfida di una tigre in attesa di catturare la preda.
Si posizionò sopra ai due membri e valutò come farli entrare contemporaneamente. Il fallo di jelly era ancora bagnato dai suoi umori fortunatamente. Ne raccolse un po’ con la mano e cosparse il glande dell’uomo, che pareva godersi lo spettacolo.

Li guidò all’entrata dei suoi buchi. Sapeva che avrebbe provato dolore. Sapeva che dietro si sarebbe sentita letteralmente spaccare. Così, senza nemmeno un po’ di dilatazione, senza nemmeno un po’ di vaselina.
Scese cauta.

Il dildo rosa cominciò ad aprirle la vagina.
Avrebbe dovuto adesso inserire quel cazzo duro anche dietro, altrimenti rischiava di farsi male.
Ne sentì la punta dilatare l’ano, mentre il fallo davanti cercava di occupare tutto lo spazio che poteva.

Tutti e due stavano lentamente entrando.
Davanti sentiva la durezza di un fallo impietoso e dietro il dolore di essere aperta in quel modo.

‘Sììììì’dai!! Sfondati da sola! Avanti! Scendi!’

‘Sìì’com’&egrave stretto dietro!’

Lui doveva sentire anche il fallo artificiale che premeva sul suo membro, separato solo da una membrana sottile.

I sospiri dell’uomo divennero gemiti e lei si trovò a scendere velocemente sino a prenderli totalmente dentro di lei.

‘Sìììì’.godo!!’ questa volta erano sue le urla.
La tortura del silenzio era finita per lei e cominciò a gemere e godere ad alta voce.

‘Sìì..Stupendo! Mi sento completamente riempita!’

Il bacino si sollevava e scendeva nuovamente, per sentirli scorrere contemporaneamente dentro di lei. Aprirla completamente.

Stava per venire, ma si tratteneva. Voleva godere ancora.

‘Sììì godi, troia! Con due cazzi che sfondano. Continua a muoverti. Vengo! Ti riempio!’

Venne al suono di quelle parole e continuò a muoversi per trarre tutto il piacere possibile da quella duplice penetrazione, mentre l’uomo, libero ormai di lasciarsi andare la riempiva con il suo seme.

Quando lei lo abbracciò, esausta a causa dell’orgasmo gli disse ‘Tu mi fai trasformare. Riesci sempre nel tuo intento’

‘Quale intento?’

‘Di far venire a galla il lato troia di me!’

‘A dire il vero non ci vuole tanto impegno!’

Una sberla lo colpì il pieno torace ‘Scemo!’ disse ridendo ed aggiunse ‘Chissà come deve essere sentir venire, sentirsi riempire contemporaneamente da due uomini’

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