Skip to main content
Racconti Erotici Etero

LA VICINA PAZZA

By 15 Ottobre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

LA VICINA PAZZA.

Mi ero trasferito nel condominio a fine aprile. Era un vecchio edificio in centro,ancora elegante. Avevo un piccolo appartamento al terzo piano. Quando lo comprai,il mio vicino,proprietario dell’appartamento,mi mise in guardia: ‘Qui gli abitanti sono tutti persone a modo,gentili,disponibili e tutto quanto,eccetto la tipa del secondo piano,la signora M.. Una donna insopportabile,strana,anzi pazza. Non darle relazione se vuoi un consiglio. &egrave solo un problema,lascia perdere,farà sicuramente qualcosa per infastidirti o per avere un pretesto per discutere. Minaccerà querele,processi o che,vanne certo,ma non farà mai niente. Semplicemente &egrave una stupida che rompe i coglioni e basta. Non fregartene di quello che dice o fa. Sono anni che speriamo che se ne vada,ma non &egrave mai accaduto.’ ‘Bene’ commentai e la cosa finì lì.
La signora M. non la vidi fino a giugno. Mai un incontro sulle scale,mai che la vedessi sul terrazzo sotto il mio. Mai nulla. Una mattina di quasi estate sentii bussare selvaggiamente alla mia porta. Stavo dormendo e a fatica mi trascinai fino all’ingresso. ‘Chi &egrave?’ chiesi. ‘LA SMETTA SUBITO CON QUELL’ACQUA! MI STA ROVINANDO LA TERRAZZA!!’ aprii e mi trovai di fronte una donna in vestaglia. Nel sonno non afferrai bene. Che acqua? Corsi in terrazza e tutto era in ordine. Detti un’occhiata di sotto ed effettivamente sul suo terrazzo c’era una pozza d’acqua,ma certamente non era colpa mia. ‘Scusi,ma temo si sbagli,non ho nessuna pompa aperta,non sto innaffiando le piante,né altro. stavo dormendo,anzi e gradirei tornare a letto;credo si sbagli.’ ‘Ah,sì?? Lei non creda’mi faccia vedere. Ed entrò in casa mia,si precipitò sul terrazzo ed ispezionò in giro. ‘Mi scusi,ma questo non &egrave il modo” Si aggirava arrabbiata e confusa. Era una donna dalla carnagione scura,occhi grandi e un naso adunco. Aveva una quarantina d’anni. il corpo,sotto la vestaglia pareva sodo,due gambe dalle caviglie sottili,terminavano in piedi curati. Era scalza! Non sembrava affatto bella,ma quello lo notai solo di sfuggita. ‘Contenta?’ ‘Mah’sarà’forse una perdita” ‘Non certo da questo appartamento”
‘Non abbia questo tono con me. Indagherò ancora. Buon giorno!’ e uscì di fretta come era venuta.

Qualche settimana dopo la rividi ancora. Era in terrazza che cantava a squarciagola una canzone di Laura Pausini. Era ancora in vestaglia,aveva un bicchiere di vino in mano e cantava felice e beata al panorama del cortile interno. Mi sembrò proprio strana. Ma lascai correre come mi aveva consigliato il vicino.
Una sera di luglio la incrociai al portone d’ingresso.
Stavo rientrando con delle buste della spesa in mano. Era vestita da uscita serale. Non pareva affatto quella scalmanata che era piombata in casa mia senza un motivo. Indossava una gonna nera,una camicia bianca scollata che evidenziava la bella carnagione e portava tacchi vertiginosi e un cappello stile corsa di cavalli inglese. Enorme,con un grosso fiore nero appuntato di lato. Truccata con rossetto e occhi bistrati di blu pareva affascinante. ‘Salve. Come va?Risolto il problemino con la terrazza?’ Lei mi fissò come se mi vedesse per la prima volta,quindi chiudendo la porta,invece di farmi passare,commentò: ‘Per fortuna &egrave una bella giornata. Addio.’
Rimasi di stucco.
Che tipa!
Quella sera andai a dormire presto,ma il caldo mi fece svegliare verso le due del mattino e uscii in terrazza per prendere aria.
Di sotto sentivo rumori di musica e chiacchiere,ma nessuno in vista. Rimasi in ascolto e in attesa. Dopo qualche minuto uscì una donna minuta dalla ridanciata grassa che parlava ad alta voce. Non afferravo bene le parole ma sembrava una conversazione su una domenica al mare. Ad un tratto alzò gli occhi e mi scorse. Chiamò la mia vicina. Quella mi squadrò come prima e sbottò: ‘Ma lei non dorme mai?’ ‘..’ sorpreso non dissi nulla. lei fece: ‘Si vergogni ad ascoltare la gente,così impunemente. La denuncio se non la smette!’ ‘Veramente io sono qui in casa mia e”
Tornarono in casa,chiudendo con violenza la porta.
Incredibile!
Tornai a letto rimuginando su quanto era accaduto. L’indomani raccontai tutto al vicino. ‘Che ti avevo detto? Una pazza. Pensa che una volta ha gettato un piatto di spaghetti in testa alla signorina Livia perché sosteneva che quella la guardasse storta. Una volta voleva denunciare il ragionier D. perché il figlio aveva gettato il pallone sul suo terrazzo e lei asseriva che si era preso uno spavento credendolo un pacco boma..una palla da calcio? Ma andiamo. Quando abbiamo rifatto la facciata lei non ha voluto partecipare ai lavori. Ha impedito che toccassimo la sua parte. abbiamo chiamato avvocati e tutto quanto. non c’&egrave stato modo.Dopo un mese che avevamo finito ha chiamato una ditta di muratori e ha risistemato la sua finestra esterna’come la giudica lei?’ ‘Ma cosa fa nella vita?’ ‘Niente. Dice che &egrave un’artista. Quadri. In realtà &egrave una donna strana. Suo padre era un noto primario romano,le ha lasciato una fortuna in eredità!’
La signora M.mi incuriosiva. Pareva intrattabile e veramente stravagante. Sicuramente aveva un caratterino da egocentrica viziata,ma mi suggeriva un senso di stranezza eccitante,curiosa.
Un sabato pomeriggio mi decisi ad andare a trovarla. Come mi avrebbe ricevuto? Forse avrebbe fatto qualche scenata delle sue. Proviamoci! Mi dissi.Di fronte alla sua porta la mia baldanza iniziale scomparve. Mi intimoriva. Uscii fuori e vagabondai per il quartiere. Che idea balorda! Lasciamo perdere. Cosa mi viene in mente? Perché poi? Ma davanti ad un ristorante mi venne un idea. Tornai indietro e in un vinaino comprai una bottiglia di bianco di qualità,salii le scale e suonai alla sua porta. La signora M.venne ad aprirmi. Era vestita con una camicia ampia e molto colorata,aveva un phon in mano e rimase sorpresa di vedermi. ‘Cosa cerca?’
‘Beh,niente. Stavo pensando che forse noi due siamo partiti col piede sbagliato’tutto qua e ho pensato che magari un piccolo omaggio-e mostrai la bottiglia di vino-le avrebbe dimostrato la mia volontà a riniziare tutto da capo. Piacere sono Marco.’
Lei mi osservò stupita. Stava per sbottare qualcosa,una delle sue uscite scortesi magari,ma di colpo,i suoi occhi si illuminarono e un fugace sorriso comparve sul suo volto:
‘Lei pensa troppo caro vicino,già l’ho avvertita. Ma accetterò di buon grado il suo omaggio,perché la trovo un’iniziativa carina,la sua,degna di altri tempi. Grazie. Ma adesso se ne vada,sto preparandomi ad uscire. La prossima volta mi annunci una sua visita.’
Deluso e sorpreso,non ebbi modo di rispondere.
Lei sorrise ancora e il suo voltò sussultò di una prepotenza sottile. Mi aveva ghiacciato e pareva soddisfatta di ciò.
‘Ad ogni modo,piacere mio,sono Lavinia M. Arrivederci.’ Mi strinse la mano e mi sbatte la porta in faccia.

Per le vacanze estive non mi mossi in pratica dalla casa nuova. Troppe spese per l’acquisto dell’appartamento e dei mobili avevano prosciugato le mie risorse. Mi limitai ad andare a trovare i miei genitori al mare per qualche giorno,ospite loro. Trascorsi dei giorni solitari sulla spiaggia,leggendo e facendo qualche nuotata. La sera mi trascinavo per locali fra aperitivi e gelati. Un sabato mi recai ad una festa sulla spiaggia. Rimorchiai una ragazzini di vent’anni della provincia padovana. Era una tipa timida e impacciata,un po’ stupidotta,ma simpatica. Facemmo del sesso nella mia automobile. Cazzo, erano almeno 15 anni che non portavo una ragazza in auto in un parcheggio. Le praticai un lungo e scomodo conilingus prima di fottermela da dietro sui sedili posteriori. Lei gridava presa così con rapacità e violenza. Andava su e giù lungo l’asta del mio cazzo,sbattendo leggermente la testa contro il soffitto del veicolo. Mi pregava di non fermarmi,di continuare a scoparla a quel modo. Vedevo la sua testa sfiorare la parte superiore dell’interno dell’auto e la cosa mi divertiva,spingevo con determinazione dentro di lei il mio cazzo e mi piaceva farla godere.
Dopo il breve soggiorno al mare tornai a casa. La città era ancora semideserta per via del periodo di vacanze e il palazzo dove abitavo quasi vuoto. Dalle luci che si accendevano e spegnevano nella terrazza di sotto alla mia,capii però che Lavinia era rimasta a casa.
Una sera,appena prima di cena,sentii bussare con forza alla porta. Andai ad aprire e lei stava lì. La faccia arrogante solita,un vistoso completo giallo stringevano il suo corpo risaltando al massimo la sua pelle di ambra.
‘Cosa sta facendo?’ mi chiese a bruciapelo.
‘Mi sto preparando una cena’
‘Le va di accompagnarmi ad una festa? Il mio cavaliere,quello stronzo,mi ha telefonato cinque minuti fa per dirmi che la madre sta male e che non può venire’lasci perdere la cena,mangerà sicuramente meglio alla festa,si cambi e mi segua..’
‘Ehi,ma lo sa che lei &egrave proprio un bel tipo? E se a me non andasse di accompagnarla? E se ciò che le ha detto il suo amico fosse la verità?Se sua madre stesse veramente male”
‘Senta. Punto primo:lei muore dalla voglia di uscire con me. Punto secondo conosco bene i miei polli:il mio amico &egrave un tale fesso che non &egrave in grado di inventarsi una scusa migliore di quella che inventerebbe un bambino di quinta elementare. E adesso bando alle stronzate: l’aspetto fra dieci minuti di sotto. Ha un vestito decente?’
Gli sbattei la porta in faccia. Fanculo! Pensai ma che razza di donna’riaprii la porta. Era sempre lì,sorridendomi con aria glaciale e di chi la sapeva lunga. ‘Quindici minuti. Devo farmi una doccia!’ dissi.
Aveva ragione lei,morivo dalla voglia di uscirci assieme e gettare al vento un’occasione del genere sarebbe stato assurdo.
Feci in un lampo,doccia,barba,mi misi una camicia bianca e dei pantaloni di lino scuri. Scesi di sotto e suonai alla sua porta. Mi fece entrare con aria scocciata. ‘Di norma sono le signore che si fanno attendere,non il contrario,ma questa &egrave un’occasione speciale. Possiamo andare?’
La festa era in una bella villa sui colli. Il panorama della città di notte dal giardino era incantevole. Gli invitati erano persone della ‘buona società’,scrittori,ricchi imprenditori,pittori,snob altolocati che si presentavano sbattendoti in faccia due o tre cognomi. Li odiavo. Girai qua e là bevendo e abbuffandomi di stuzzichini di ogni sorta. Lavinia,in linea col suo atteggiamento scontroso,mi mollò da solo e la intravidi solo ogni tanto,quando mi cercava per presentarmi ad amiche. Pareva esibirmi come una specie di nuovo cagnolino. Dopo un paio d’ore di quel trattamento mi sentii offeso e annoiato. Decisi di fregarmene di lei. Mi misi a importunare qualche donna presente,qualcuna mi trattò come un pazzo senza speranze,qualcuna mi lasciò il suo numero di cellulare. Sulla strada del ritorno non scambiai neppure una parola con Lavinia.
La riaccompagnai a casa fino alla porta. ‘Buonanotte!’ disse lei.
Stavo per alzare i tacchi,ma ancora una volta,feci il contrario. ‘Non mi fa entrare?'(mi piaceva usare quel tono impersonale,come due sconosciuti). ‘Immagino stia scherzando?’
‘Perché? Non mi offre neppure una tazza di latte o di camomilla?’
‘Di camomilla. Mi pare il caso. Ma sono stanca. Addio.’
Aprì la porta e scivolò dentro rapida.
Chiuse.
Subito bussai con forza.
‘Se ne vada.’
‘Apra.’
‘Non sia sciocco. Vada a letto.’
‘Apra.’
Silenzio. Bussai ancora. Nulla. bussai di nuovo. Niente. Feci per andarmene,ma bussai ancora una volta. La porta si aprì. ‘Vada..’
‘No. Voglio baciarla.’
‘Se lo scordi.’
‘Lo voglio. &egrave la cosa che più mi va in questo momento!’
‘Le sue voglie non mi interessano’
‘Non capisce che la desidero?’
”’
Spinsi leggermente l’uscio,lei indietreggiò.
‘Se ne vada..’
‘Resto.’
‘Non credo sia una buona id-‘
‘Non mi importa.’
Scivolai dentro anch’io.
‘Lei &egrave un bel tip-‘
‘Lei &egrave una bella donna.’e allungai la testa per baciarla.
Lavinia si ritrasse e mi mollò uno schiaffo. Mi fece molto male,aveva usato tutta la sua forza. Invece di arrabbiarmi,mi ritrovai eccitato. Quel contatto violento mi aveva smosso sotto. Sentii ergersi un’erezione. L’afferrai per un braccio e la strinsi a me. Lei cercò di divincolarsi. ‘La smetta,stupido!’
‘Baciami, Lavinia..’
‘Scordatelo.’
Liberò un braccio e fu per colpirmi,ma stavolta parai il colpo e tornai a stringerla. Non si oppose,la bacia e dopo qualche secondo sentii che la sua lingua cercava la mia.
Iniziammo un vorticare di lingue contro lingue contro palato contro i denti,ci baciavamo con foga e malagrazia,finimmo a morderci le labbra,tirando quasi a strapparle a farle sanguinare. Il mio cazzo spingeva contro i pantaloni di lino. La spinsi contro il muro,le ficcai una mano nella scollatura del vestito,non portava reggiseno e le strinsi una poppa. Era calda,grossa,morbida. Strinsi. Le misi l’altra mano nella figa. Infilai un dito nelle mutandine e mi feci spazio. Le calai le mutande e strusciai la mano lungo i peli della vagina. Era dolce toccare quella massa di peluria. Feci scivolare le dita nella figa. Era bagnata. Due dita,tre. Le tolsi e feci vedere a Lavinia che le leccavo,ciucciavo. Lei gettò a terra il cappello e mi baciò. Tenevo la mano destra sulla tetta di lei e quella sinistra nella sua figa. Ero eccitato. Lei mi tolse cintura e pantaloni. Il cazzo premeva sulle mutande. Lo liberò e lo tenne stretto nella mano. Lo segò con forza per indurirlo ancora di più. Quindi se lo spinse nella passera calda. La sbattei ancora contro il muro e presi a pomparla. La trombavo contro la parete rossa della sua casa. Fottevo,le premevo le tette. Lei urlava dicendomi: ‘Bastardo,bastardo’
Continuai a chiavarla a quel modo. Era fantastico,l’idea di farmi lì su due piedi quella donna stravagante e burbera mi eccitava come il piacere del mio cazzo nella sua fregna.
Scopammo con lei che ripeteva ‘Bastardo,figliodiputtana..’ forse la eccitavano le parolacce. Quando stetti per venire,mi allontanai da lei. Stava godendo lo vedevo da come si strinse contro il muro,tenendosi una mano sulla figa,premendo da sopra. Dopo si avventò sul mio pene. Prese a segarlo come prima,con forza e possessione. Eccitatissimo sentivo la sua mano tirarmi. Venni con rabbia su di lei e sulle sue gambe.

Sudando e ansimando,ci riprendemmo un attimo.
Sorridevo e lei mi osservava meravigliata e serena.
‘Wuw’allora..cavolo che’insomma’adesso me la offre una camomilla prima di andare a letto?’ e sfoggiai un sorriso felice e complice.
Lei mi squadrò e tornò seria:
‘Il suo tempo qui &egrave scaduto,vicino, BUONANOTTE.
E se ne andò.

Leave a Reply