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Racconti Erotici Etero

Lancillotto

By 21 Aprile 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Dalla collaborazione tra Ambra09 e Morpheus, ottimo scrittore nonchè pozzo senza fondo di idee!

(Morpheus)

Dal promontorio che aveva occupato per consumare il suo sudato pranzo dominava una vasta pianura verde, attraversata da un fiumiciattolo poco profondo, che si apriva tra il limitare di due boschi secolari.
Il vento faceva vibrare l’erba, che dal suo punto di vista sembrava quasi un grande lago smeraldino. Il cielo era costellato di piccole nuvole bianche che si spostavano verso l’orizzonte, verso ovest, verso Camelot. La grande città di Artù, il Re, la luce che con il suo splendore stava cominciando a portare ordine e pace in un epoca di anarchia e violenza.
Anche se Camelot rappresentava una fulgida speranza per la brava gente, nel mondo dominava ancora la legge del più forte, del più spietato, del più abile con la spada.
Lancillotto cominciò ad accatastare un piccolo cumulo di legna, mentre il fagotto accanto alla sua spada si agitava in maniera folle e rumorosa.
Quando il falò sembrò essere pronto prese la pietra focaia e l’innesco, si inginocchiò pronto ad accendere il fuoco ma poi si immobilizzò.
Giù, nella valle, era comparsa una buffa figura a cavallo. Vesti e capelli svolazzanti, aggrappata non si sa come alla sua cavalcatura, una ragazza sfrecciava senza controllo verso il fiume.
Lancillotto si rialzò, sorridendo, la fanciulla sarebbe di certo caduta una volta che la sua bestia avesse visto il fiume e scartato di conseguenza.
D’un tratto la fame che gli premeva fino ad un istante prima era sparita del tutto.
C’era un altro appetito che non riusciva a soddisfare da mesi ormai.
Di colpo fu chiaro cosa succedeva in realtà. Tre figure emersero dal bosco, lanciate all’inseguimento della donna. Tre figure composte e inquadrate in una perfetta formazione a V. Banditi o soldati che fossero, comunque, le loro intenzioni erano fin troppo chiare.
Lancillotto lanciò un fischio possente e afferrò la sua spada. Lacerò il piccolo sacco, da cui emerse uno stupefatto e sconvolto coniglietto marrone che dopo un momento di panico si dileguò verso il bosco.
-E’ il tuo giorno fortunato piccoletto.- Disse.
Dagli alberi emerse il suo Arabo nero che rallentò al suo cospetto quel tanto da permettergli di balzargli in groppa.
Lancillotto lo lanciò giù per il declivio in una traiettoria diagonale, nella speranza di raggiungere la ragazza prima dei suoi inseguitori anche se l’impresa sarebbe stata possibile solo se, per miracolo, lei non fosse caduta sulle rive del fiume.
Schiacciato sulla schiena del suo cavallo, Lancillotto osservò tutto il percorso della fanciulla che si avvicinava velocissima verso una dolorosa caduta. Era chiaro che non aveva nessun controllo della sua cavalcatura che, infatti, sulle rive del fiume scartò di lato fermandosi di colpo, scaraventando la poveretta nel limaccioso fango della riva.
I tre inseguitori avevano qualche minuto di vantaggio su di lui ma sembravano non essersi accorti dell’uomo che cavalcava giù dall’altura in direzione del fiume.
Sperò intensamente che le loro intenzioni non fossero quelle di uccidere subito la ragazza, non sarebbe riuscito a fermarli in quel caso.
I tre smontarono da cavallo e si disposero in formazione ampia di accerchiamento. La poveretta scappò in tutte le direzioni possibili, ogni volta bloccata da uno dei tre.
Mentre Lancillotto smontava da cavallo, ad una distanza sufficiente a non farsi sentire, uno dei tre ceffi aveva afferrato la ragazza per i polsi e l’aveva trascinata sull’erba alta, un’altro si apprestava ad aiutarlo mentre il terzo cominciava, ridendo, a slacciarsi i calzoni.
La ragazza lottava e si agitava, anche sporca da capo a piedi di fango si intuiva facilmente che si trattava di una giovane e prosperosa contadinotta delle lande del sud. Centinaia di famiglie di quelle terre selvagge si spostavano da sud per recarsi a Camelot, sperando di poter vivere sotto la protezione di Artù e i suoi cavalieri.
-Lasciatemi, maledetti!!!- Strillava la ragazza, agitandosi con tutte le sue forze, senza successo.
-Zitta piccola sgualdrina, è inutile che gridi, anzi fallo pure se vuoi, tanto tra poco griderai di piacere!-
I tre risero. L’uomo ancora in piedi si calò le braghe in un gesto plateale, si ridrizzò sorridendo ma poi rimase fermo.
-Forza Red, forza! scopati questa scrofa, che poi tocca a me!- Disse uno dei due che tenevano ferma la ragazza.
L’uomo che veniva chiamato Red sussultò e una lama scintillante spuntò dal suo petto, imbrattando di sangue le vesti della fanciulla e i volti dei suoi compagni.
Quando Red cadde al suolo stecchito, i due uomini videro Lancillotto accucciato dietro di lui.
-Ma che?- Disse uno dei due.
-Bastardo!- Sbottò l’altro ed entrambi balzarono in piedi sguainando le spade. La ragazza, sopraffatta dal terrore non si mosse.
I due attaccarono insieme, menando fendenti e affondi a ripetizione. Lancillotto danzò in mezzo a loro sinuoso, parando e schivando tutti i colpi, ad ogni affondo portava se stesso e i due lontano dalla fanciulla, evitando che ad uno di quei balordi potesse venire in mente di usarla come scudo.
Parò e schivò con agile maestria, rendendo subito chiara la differenza di abilità che c’era tra lui e i due furfanti.
Esasperati dalla superiorità di quell’uomo i due misero ancora più impeto nei loro attacchi, ottenendo solo il risultato di stancarsi più rapidamente. Appena si accorse che i due cominciavano a cercare una via di fuga, la lama di Lancillotto vibrò nell’aria due volte, rapidissima, e i banditi si trovarono, senza nemmeno aver capito come, con due squarci zampillanti nel petto.
I corpi esanimi dei due non erano ancora crollati a suolo quando Lancillotto tese la mano alla ragazza, cortese.
-Siete tutta coperta di fango, venite.- Le disse, per poi accompagnarla al fiume.
Dopo essersi data una sommaria ripulita, la fanciulla si diresse titubante al cospetto del suo salvatore.
Lancillotto sentì un brivido, era davvero una delizia per gli occhi. Abbastanza alta per una contadina, abbondante di petto e generosa di fianchi anche se il punto vita era elegantemente sottile. Due grandi occhi nocciola come i lunghi capelli legati in una treccia ed un sorriso insolitamente bianco.
-Vi devo la vita, siete un eroe, il mio salvatore, come vi chiamate?- Gli disse, guardandosi le mani.
-Lancillotto, ma ad occhio e croce non era la vostra vita che volevano prendersi quei tre.- Rispose Lancillotto, ironico.
-Avete ragione… non so cosa avrebbero potuto farmi non fosse stato per voi. Come potrei mai ringraziarvi?- Aggiunse lei.
-Un idea io c’e l’avrei…- Disse Lancillotto, pulendo sul mantello di uno dei tre morti la lama della sua spada. -Come vi chiamate?-
-Margaret.- Sussurrò la ragazza -Ditemi come posso sdebitarmi?-
Lancillotto le si avvicinò, le prese il mento tra due dita -Siete un bocconcino niente male ed io non sto con una donna da mesi…-
Margaret si tirò indietro, inorridita. -Come vi permettete. Siete come loro!-
Lancillotto si voltò e si allontanò di qualche passo. -Se lo fossi ora stareste con la schiena a terra e le vesti sollevate mia cara. Parlavo di qualcosa da fare con la vostra partecipazione e… perché no, con vostro piacere.-
-Siete pazzo! non succederà mai.-
-Mai…- Disse lui ridendo. -Mai è un sacco di tempo ragazza.- Aggiunse canzonatorio, prima di assicurare la spada al fianco del suo cavallo e salirci in groppa.
-Cosa facciamo ora?- Chiese la ragazza.
-Facciamo? Signorina, se non intendete dimostrarmi la vostra riconoscenza io e lei non faremo proprio niente. Io tornerò sulla collina, a cercare di riacciuffare il mio pranzo.-
-E che ne sarà di me?-
-Non è un problema mio, non vi pare?- Le rispose, voltando il cavallo.
-Un momento!- Strillò Margaret.
Lancillotto, sorridendo sornione, smontò da cavallo e le si avvicinò nuovamente.
-Forse potrei… insomma… Darvi una mano.- Disse la ragazza con un filo di voce.
-Una mano?- Esplose in un’altra risata lui -Come vedete ne ho due, sane e forti, non mi serve una mano vostra. Ma avete ben altre offerte da fare Milady- Le disse, passando il dorso della mano sulla spalla della ragazza.
-Io non posso, sono una ragazza per bene, solo un giorno con mio marito potrei…-
Lancillotto rise ancora più forte. -Non potete cosa? Sapeste cosa fanno le donne per bene nel chiuso delle loro camere da letto. E non solo con i loro mariti mia cara.-
-Siete disgustoso come uno di quei banditi… siete un vile… un villano-
-Villano, vile, disgustoso? Appena un attimo fa ero un eroe, il vostro salvatore… non vorreste ricompensare il vostro salvatore?- La mano di Lancillotto si spostò lungo l’orlo della veste, sfiorando nella scollatura l’attaccatura dei generosi seni della ragazza, che chiuse gli occhi e dischiuse le labbra con un sospiro.
-Non potete chiedermi…-
-Certo che posso, e poi… voi lo volete!-
-N… No!- Gemette lei, portando le mani al seno, fermando quelle di lui. -Non posso… non chiedetemelo..-
-Siete vergine?- Chiese lui a bruciapelo, Margaret liberò una mano e fece per colpirlo ma Lancillotto le afferrò senza problemi il polso.
-Lo siete dunque. Va bene, non vi chiederò di fare nulla che non vogliate.-
-Mi.. mi porterete con voi?-
-No.- Le rispose allontanandosi di nuovo.
-Ma?- Gemette lei.
-Siete casta, d’accordo, ma non sapete proprio niente di sesso?- Chiese lui, tornando da lei.
Margaret abbassò lo sguardo, arrossendo violentemente.
-Una volta… vidi mia madre, con mio padre… lei gli stava… baciando…-
-Lei gli stava succhiando il cazzo?- Surrurrò Lancillotto, avvicinandosi all’orecchio di lei e percorrendo con un dito l’ovale del suo volto.
Margaret annuì debolmente.
-E vi piaceva guardarli?- Aggiunse lui
-Sentivo caldo… era… era bello.-
-Vi piacerebbe provare, non è vero?-
-Ma, non saprei da che parte cominciare.-
Il dito di Lancillotto, in quel preciso istante, era arrivato a lambire il labbro inferiore della ragazza.
-Non è difficile, vedrete.- Le disse, insinuando il dito tra le sue labbra.
-Ecco, giocateci, sfioratelo con la lingua.- La ragazza obbediva docile, con gli occhi chiusi, eseguendo i suggerimenti che lui le sussurrava tranquillamente.
-Visto? E’ facile, dovete solo stare attenta con i denti.- Le disse e guidò una mano di lei ad afferrare il cazzo che, sapientemente, aveva provveduto a liberare pochi istanti prima.
Margaret cominciò a muovere lentamente la mano, mentre Lancillotto continuò a muovere il dito tra le sue labbra. L’eccitazione crebbe rapidamente in entrambi e, mentre lei stringeva e rilasciava convulsamente le cosce, lui prese a spingerla dolcemente verso il basso.
Una volta in ginocchio tutte le inibizioni crollarono di schianto, Margaret infilò una mano sotto la veste, cominciando ad accarezzare la sua intimità, trovandola umida, rovente e schiusa come non mai. Contemporaneamente cominciò a riprodurre i giochi che Lancillotto le aveva mostrato con le dita. Non era affatto lo stesso, il cazzo era più grosso, più caldo, liscio, pulsava ed era notevolmente più eccitante da succhiare. Se lo sentiva scivolare lungo il palato e lo avvertiva chiaramente sulla lingua e i gemiti dell’uomo le ricordarono subito le urla di piacere di suo padre, quella volta che aveva spiato i suoi genitori.
Lancillotto si rammaricò di non poter chiudere gli occhi ma lì, allo scoperto, con tre cadaveri a pochi metri, non era una buona idea.
Si godette così la vista dall’alto di Margaret che si dedicava al suo piacere. La ragazza ci sapeva fare eccome, altro che santarellina. Non resistette all’impulso, afferrò la treccia di capelli della ragazza e cominciò a dettare il ritmo a lui più gradito.
Margaret guardò un attimo Lancillotto, la spinta della sua mano la obbligava ad impegnarsi a fondo per seguirlo e mano a mano Lancillotto aumentò il ritmo, fino ad obbligarla ad un atteggiamento passivo. Perciò rimase con la bocca aperta, più rilassata possibile, subendo quel trattamento che la riempiva di vergogna ed eccitazione allo stesso tempo. Le sue dita non smisero un secondo di muoversi sul suo fiore e, quando il piacevole e familiare calore dell’orgasmo la colse, Margaret strinse inconsciamente le labbra e gemette piano.
Lancillotto non resistette oltre. Inarcò la schiena e, dopo gli ultimi due poderosi colpi di reni, eruttò un fiume rovente direttamente tra le labbra della ragazza, cogliendola completamente alla sprovvista.
Margaret per poco non s’affogò. Non si aspettava nulla del genere e si gettò, tossendo, a terra.
Lancillotto ansimante si ricompose in fretta, non sapendo se ridere di lei.
-Coff! accidenti Coff cooff ma cosa? E’ disgustoso.. coff coff.-
-Cosa vi aspettavate?- Le chiese ridendo
-Non… non so. Non questo!- Disse lei, togliendosi dal mento alcuni appiccicosi rimasugli biancastri.
-Siete proprio una sprovveduta.- La canzonò Lancillotto.
-Posso venire con voi allora?- Chiese timorosa lei.
-Ma certo. Chi se la perde una scopata con una verginella come voi.- Rispose Lancillotto.
-Che volete dire?-
-Che ci sono quattro giorni di cavallo tra qui e qualunque sia la città dove siete diretta. Avrete bisogno di cibo, riparo, riposo e protezione. Ve lo dico io, prima di Martedì a quest’ora mi chiederete di farmi vostra!- Disse, saltando in groppa al suo meraviglioso Arabo.
Margaret sospirò, afferrando le briglie del suo cavallo. Se fosse stata costretta a cedergli per sopravvivere, non sarebbe stato poi così disdicevole si disse.

(Ambra09)

Dopo il primo giorno passato a cavallo per raggiungere la città, Margaret era stanca e spossata ma ancora all’erta. Guardava le spalle di Lancillotto che la precedeva e si chiedeva cos’altro avrebbe voluto da lei’ fino a quel momento non le aveva chiesto nulla, s’era limitato a offrirle del cibo e a proseguire per strada.

In realtà era stato fin troppo gentile ma a volte leggeva nel suo sguardo un’altezzosa ironia che la faceva andare su tutte le furie! Così aveva passato il giorno ubbidendo, chiedendo il meno possibile e rispondendo solo lo stretto necessario alle domande dell’uomo in modo da limitare al minimo la possibilità di sdebitarsi per il servigio di protezione che le offriva.

Ora che il sole stava calando le diventava sempre più difficile tenere alta l’attenzione e quando Lancillotto si voltò verso di lei, per controllare che lo seguisse ancora, sicuramente notò, nel suo sguardo assente, la stanchezza di chi è spossato per il troppo viaggiare.

-Vuole che ci accampiamo, Milady?- Propose Lancillotto.

Immersa nei suoi pensieri, a volto basso a fissare il terreno che scorreva sotto gli zoccoli del suo cavallo, si accorse a malapena della domanda ma non rispose.

-Oggi è stata molto silenziosa Margaret, eppure ieri sembrava al quanto loquace’ il gatto le ha forse mangiato la lingua?- Prosegui lui, con quel sorrisino di sfida che irritava la giovane.

Arrossita di rabbia gli rispose cautamente e con finta tranquillità -Come vuole lei, sir! Ma se vuole proseguire io sono ben disposta a viaggiare anche tutta la notte!-.

Era visibilmente stizzita ma non avrebbe mai dato a vedere quella sua collera più di tanto.

Non gli avrebbe dato quella soddisfazione mai e poi mai!

Col cavallo Lancillotto rallentò il trotto facendosi raggiungere e allungò una mano verso i vestiti anneriti della contadina, certo più puliti del giorno prima ma comunque ancora lerci.

-Milady, perdonate la franchezza’ siete indubbiamente un bellissimo fiore ma secondo me avete bisogno di una miglior ripulita!- le disse arricciando il naso.

-Io cosa??? Ma come si permette?? Siete’ siete un vile’ un vill’-

-‘ un vile’ un villano’ si, si, certo- La canzonò -Però ve l’ho detto nel caso in cui aveste avuto voglia di sfruttare l’opportunità-

-Opportunità? Quale opportunità?- chiese perplessa.

-Beh Milady,in fondo a quel sentiero che si snoda a destra dopo un po’ si trova un laghetto. Certo voi preferireste una tinozza d’acqua calda ma credo che non disdegnereste un bagno nelle limpide acque che si trovano di qui a poco- e indicò con mano tesa la posizione approssimativa dello specchio d’acqua.

Dov’è l’imbroglio??? In pochi secondi la domanda le era balzata alla mente.

Qual è l’inghippo??? Quello sguardo di finta innocenza non la rassicurava affatto.

-Devo desumere che voi non abbiate preferenze’ ebbene io ne ho e un bagno lo faccio volentieri. Sapete, sono un po’ di giorni che viaggio!- e così dicendo si indirizzò verso il laghetto invitando Margaret a seguirlo.

Quando arrivarono nei pressi della riva il sole era calato quasi del tutto.

Legati i cavalli ad un albero, Lancillotto si accinse ad accendere il fuoco, tirando fuori da una sacca appesa al dorso del suo cavallo le pietre focaie che portava con sé. In effetti non urgeva necessità di avere un focolare, la temperatura era mite e nell’aria aleggiava una calura semi-estiva. Serviva per tenere lontane le bestie notturne specificò Lancillotto pur se Margaret non aveva chiesto alcuna spiegazione.

Con calma e solerzia sfregò tra loro le pietre sui ramoscelli e la paglia accatastati e appiccò un fuoco vivace. Poi si diresse al lago e tornò poco dopo con gli indumenti zuppi sul braccio e addosso delle braghe di tela bianca.

-Dio mio, vestitevi! Siete un insolente’ presentarvi nudo di fronte ad una fanciulla’!-

-Insolente’ un nuovo appellativo? Sapete solo lamentarvi Margaret?- rispose stendendo i panni gocciolanti sui rami bassi di un albero.

-Io ora vado a farmi un bagno’ se volete venire con me’- allungò un braccio nella sua direzione ricevendo di tutta risposta uno spintone.

-No, prego, andate da solo. Io resterò qui a far da guardia alle vostre cose.-

-Allora vi ringrazio!- Lancillotto prese un telo pulito e, caricatolo sulle spalle, si allontanò.

Quando il cielo divenne del tutto buio i rumori iniziarono a preoccuparla. Per quanto fosse odioso l’atteggiamento dell’uomo, certamente si sentiva sicura o per lo meno percepiva meno la paura di essere sola in un posto così sperduto. E poi la stranezza: l’uomo non aveva insistito per portarla a fare il bagno con lui’.

Sollevò un bordo del vestito e lo osservò: non aveva tutti i torti quello zotico, non era certo in buono stato e la sua pelle iniziava a promanare un certo odore. Così le venne l’idea! Appena addormentato lei sarebbe sgusciata al lago a fare un bagno!

Si pensò nuda in quell’acqua limpida e il pensiero si collegò all’istante a Lancillotto nudo. Di lui aveva visto sono il pene, un membro grosso e turgido, difficile da contenere in bocca. Il solo ricordo l’eccitò più di quanto credesse, di una eccitazione contaminata dall’arroganza che lui mostrava nei suoi confronti. Per quanto gli dovesse essere riconoscente, non poteva fare a meno di pensare che il prezzo per poter approdare in un qualsiasi posto civile sana e salva fosse la sua dignità.

Eppure qualcosa in quel narcisismo la eccitava così infine si decise a togliersi una curiosità: vedere il resto del corpo nudo del suo ‘salvatore’.

Silenziosamente si appostò tra i cespugli cercando di scorgerlo senza farsi vedere. Dopo un po’ lo vide immerso nell’acqua fino a metà busto con i capelli bagnati, intento a spingerli indietro e a impedire ai ciuffi ribelli di ostacolargli la visuale. Il suo corpo era scultoreo: braccia massicce e forti, muscoloso quanto bastava; la pelle rivelava più o meno ampie ferite, residui di passate battaglie. Oltre al corpo di suo fratello da ragazzino, non aveva mai visto un uomo del tutto nudo, lo aveva solo immaginato dando finalmente contorni precisi a quelle fantasie di ragazza.

Avrebbe voluto vederne le gambe e ancora una volta il membro turgido che aveva tenuto tra le mani ma Lancillotto continuava a tuffarsi e a sguazzare mentre lei si muoveva cercando, di volta in volta, l’angolatura perfetta per osservarlo.

Si spostò prima a destra, poi a sinistra e a sinistra ancora finchè non lo vide più.

Dove poteva essersi cacciato? Si spinse più in là tra il fogliame ignara dei fruscii che inavvertitamente causava quando d’improvviso sentii una morsa afferrarla e tirarla fuori dal nascondiglio. Era Lancillotto, col telo che gli copriva parzialmente il ventre. Le mise una mano sulla bocca per impedirle di gridare e stettero immobili pochi secondi.

Nel silenzio della notte udì pochi guaiti e i passi di una fiera che si allontanava.

-Avete corso un bel rischio per venirmi a spiare!- le sussurrò all’orecchio soddisfatto.

Margaret si scostò da lui arrossendo e balbettando scuse inverosimili.

-Lo vedete che sono necessario alla vostra sopravvivenza? Se non ci fossi stato io voi, povera fanciulla sperduta nel bosco, chissà che fine avreste fatto!-

-Cosa volete?- tagliò corto la contadina.

-Venite a fare il bagno con me’-

Rassegnata tolse gli indumenti e li lasciò a riva addentrandosi nell’acqua fresca con indosso una sottoveste.

-Tutti gli indumenti!- sottolineò Lancillotto.

-Voi mi avete chiesto di fare il bagno con voi ma non potete pretendere che io lo faccia del tutto nuda!-

-Volete che vi lasci qui domattina? Che parta senza di voi?- ribattè.

Di tutta risposta Margaret tolse anche la sottoveste e si immerse nel lago cercando di coprirsi alla meglio con i palmi delle mani.

Iniziò a bagnarsi piano le braccia e poi il petto. Quella visione dell’acqua che scivolava tra i suoi abbondanti seni, che creava strade su quella pelle pallida, era un qualcosa di paradisiaco. Si avvicinò alle sue spalle chiedendo di poterle bagnare la schiena. Margaret sapeva di non potersi sottrarre alla proposta e annuì mesta. Le mani a coppa colme d’acqua riversavano il liquido sulle spalle sfiorandole appena. Poi iniziarono le carezze. Le dita scendevano curiose sui fianchi per risalire a delineare i seni. Quando con i polpastrelli strinse i capezzoli, la ragazza ebbe un sussulto. Avrebbe voluto dire tante cose, avrebbe voluto insultarlo, dirgli di no, ma il suo corpo sembrava non percepire la sensazione di sconforto che aleggiava nella sua testa.

In piccoli gesti rotatori, comparve la pelle d’oca sul corpo della ragazza e Lancillotto, compiaciuto dell’effetto delle sue dita, continuò imperterrito a torturarle i capezzoli. I gesti delicati si fecero sempre più forti, si trasformarono in pizzicotti, in vere e proprie strizzatine mentre Margaret sentiva di nuovo quello strano calore al ventre misto ad un formicolio sempre più persistente.

-Siete eccitata Milady’ ve lo avevo detto che presto sareste stata voi a chiedermi di farmi vostra’-

Concentrata com’era sul piacere, neanche rispose pensando però tra sé e sé che era un porco. Un porco a cui non doverla dar vinta. E con queste frasi giustificava l’invasione di quelle mani sul suo corpo’ era per necessità, per spirito di sopravvivenza.

-Fatemi sentire quanto siete eccitata’- le dita scesero sulla pancia fino ad affondare in acqua a cercare il basso ventre della fanciulla. Oltre la folta boscaglia di ricci scorse delle labbra gonfie e turgide e un clitoride tesissimo, duro come un bottoncino. Iniziò a scuoterlo da verso a verso, a schiacciarlo sotto le dita facendolo scivolare. Ogni scossa era una brivido finchè i tremori di Margaret non si fecero più intensi. Maggiore era la velocità delle dita, maggiore era il godimento della ragazza. Sentiva una strana sensazione mai provata prima, come il confluire di tutta la libido in quel minuscolo pezzetto di carne e quel senso di tensione’ come se qualcosa si stesse preparando per poi rivelarsi, per poi esplodere in un’unica intensa sensazione.

Intanto Lancillotto la torturava portandola vicinissima all’orgasmo per poi rallentare e allontanarla ancora dal piacere. Avrebbe voluto che morisse di godimento, avrebbe goduto di vederla contorcersi dal piacere tanto da desiderare di essere posseduta da lui in quel momento. E lui non l’avrebbe accontentata. La sua voglia doveva diventare spasmodica.

Dopo averla tanto torturata, le sue mani iniziarono a prendere il giusto ritmo e i primi fremiti di piacere si affacciarono. Lancillotto sentiva il sesso di Margaret fremere e i suoi respiri ansimanti che si diffondevano nel silenzio. Ad un tratto gridò. Un orgasmo forte e velocissimo la stravolse.

Lancillotto non smise di masturbarla neanche quando lei strinse le gambe per contenere l’eccessivo piacere. Lo implorò di smettere, lo pregò di fermarsi prima di impazzire e dopo poco lo fece.

Recuperò fiato, visibilmente sconvolta.

-Domattina partiremo presto. Vi sveglierò io all’alba.- le sussurrò ad un orecchio e si avviò verso le sponde del lago.

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