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Racconti Erotici Etero

L’attico

By 3 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

L’attico
Prologo:
( Giovane, carina, fidanzata. Ti appresti ad una nuova giornata di lavoro, Possiedi un’ agenzia immobiliare di cui sei molto fiera. Purtroppo il mercato langue e cominci ad avere qualche problema nel pagare le tue due collaboratrici. Oltretutto nel book hai’solo un attico molto bello che’se venduto potrebbe darti ampio respiro. Oggi hai appuntamento con un manager che vuole vederlo. Arrivi puntuale, e lui è già lì che ti aspetta. Elegante nel suo completo tasmania grigio scuro, la camicia azzurra fa risaltare una carnagione che saprai dopo essere naturale, capelli neri leggermente brizzolati completano una figura affascinante. La sua stretta è maschia e sicura ma non invasiva. Salite e cerchi di essere molto professionale. Vedi subito che gli piace molto e non stai a preoccuparti se una volta seduti per illustragli le condizioni di vendita, noti che guarda un po’ troppo spesso le tue gambe che il design del divano e la gonna al ginocchio lasciano esposte. “Molto bene, è davvero bellissimo e lei è davvero più professionale e gradevole di chi me l ha mostrato ieri”. Ti senti raggelare. Dunque sa che l attico non è di tua totale esclusiva e non ti ha fatto molto piacere il suo sottolineare “gradevole”
“Lo voglio vedere anche di sera prima di firmare e quindi l aspetto qui alle 2030”. Mentre lo ascolti incominci ad odiarlo. Hai notato il suo tono troppo autoritario ed inoltre oggi è il tuo anniversario di fidanzamento e la serata già’organizzata prevedeva una cenetta intima e poi una notte tutta con lui. Vorresti rifiutare ma l affare è troppo importante per te e quindi a malincuore accetti. Con il tuo fidanzato saprai farti perdonare, sei brava a sedurre e lo sai, ma la telefonata con lui è più dura di quello che pensavi e ne esci distrutta. Un buon bagno caldo ti ridà energia e sicurezza. Vai all’armadio per scegliere il vestito. Sei fedele e innamorata, non vuoi concedergli nulla ma hai notato di piacergli e vuoi sfruttare quindi questo fatto a tuo vantaggio per la trattativa.
Apri l anta e….. )

Parcheggiata l’auto nello spazio riservatomi dinnanzi al palazzo afferro la borsa ed esco.
Il sole è particolarmente forte stamane e indossando i miei occhiali con passo leggero e misurato mi avvio alla porta vetrata. Appaio sicura nel mio incedere ma mille pensieri mi invadono la mente. Non ho dormito l’intera notte cercando una soluzione che potesse essere giusta e nel contempo equilibrata. Ma nulla, non so davvero a cosa aggrapparmi.
Sono anni che dirigo un’agenzia immobiliare, con molti sacrifici riuscii a mettere in piedi questa attività di cui vado molto fiera, ma negli ultimi mesi ho dovuto affrontare difficoltà sempre maggiori.
Il mercato langue e le richieste sono talmente tante da non riuscire a soddisfare l’esigente clientela. L’unico immobile presente nel mio book che potrebbe aiutarmi a sopperire alle mie esigenze economiche è solo un attico posizionato al centro città.
Entro nell’ascensore che velocemente mi porta a destinazione, nel varcare la soglia vedo le mie due segretarie e cordialmente le saluto, ma nell’animo so già che questo mese mi sarà difficile dar loro la paga.
Raggiungo il mio ufficio e mi chiudo la porta alle spalle. Mi avvio alla scrivania, sposto la sedia e mi siedo.
Davanti a me c’è la piantina dell’attico che dovrei mostrare ad un cliente particolarmente facoltoso in mattinata.
< Speriamo vada tutto bene > sussurro tormentandomi il volto con le mani quando squilla il telefono.
Leggo sul display il nome Luca.
Inserisco il vivavoce e divertita pronuncio un buffo.
< Pronto? >
< Sei di buon umore stamattina? >
< Rido per non piangere. >
< Ah bene, e io cosa voglio per te, solo il meglio. > sorride divertito.
< Sei già a lavoro? >
< Si sono appena arrivato, ti ho chiamata per stasera. >
< Ah si per stasera' dimmi. > risposi con voce morbida.
< Mhmmm che vocina! Sei sempre la solita provocatrice. > disse lui dall’altro capo con tono stuzzicato.
< Dai non distrarti amore, dimmi cosa vuoi che faccia stasera. > proferisco sorridendo.
< Micia è solo colpa tua se mi distraggo! Comunque ritorniamo a stasera. Allora voglio che tu dopo il lavoro torni a casa dove ti farai un bel bagno, indosserai qualcosa di sexy e poi subito mi raggiungerai in cucina dove mi troverai affaccendato ai fornelli per preparare una cenetta romantica. Che ne dici? >
< Dico che non potevi pensare a qualcosa di meglio! >

attacco ricambiando il bacio.
Accendo il PC per controllare la posta quando la porta si apre e la mia segretari mi annuncia;
< Signorina Basile le ricordo che fra trenta minuti ha l'appuntamento col signor Della Marca.>
< Qual è l'immobile che gli interessava? >
< L'attico a via Napoleone. >
< Già quello, fra trenta minuti hai detto? Allora devo muovermi! > esclamo alzandomi e afferrando la mia borsa.
In pochi minuti sono giù, di corsa mi dirigo all’auto e guido verso l’attico.

Giunta alla meta mi addentro nella costruzione do un’occhiata all’orologio, sono in anticipo di cinque minuti.
Entro nell’ascensore mi specchio e controllo i capelli che ho raccolto in uno chignon per un aspetto professionale, decido di colorare le labbra col rossetto rosato. Con fare nervoso liscio una piega del vestito color azzurro pallido, mi sistemo in modo che lo spacco dell’abito si posi sulla gamba sinistra, mi sbottono la giacca avvitata. Un altro sguardo al resto del viso ma ecco che il suono dell’ascensore mi avverte che sono arrivata al piano prefissato.
La porta dell’appartamento è socchiusa, il cliente mi aspettava.
Con una camminata sicura faccio il mio ingresso scostando la porta semiaperta, dopo qualche passo verso il salotto lo vedo; E’ seduto sul divano con le mani incrociate.
Appena nota il mio incedere si alza e con fare disinvolto,quando mi avvicino mi protende la mano.
La sua maschia figura è fasciata in un abito grigio scuro, dal taglio impeccabile, la camicia azzurra mette in risalto una carnagione olivastra, capelli neri e brizzolati, labbra dalla piega sensuale e occhi profondi.
< Buongiorno signor Della Marca! Io sono Agata Basile. > esclamo tendendo la mano verso la sua.
< Buongiorno signorina . >
La sua voce è calda e profonda e, la sua stretta è virile.
< Prego, venga le faccio fare uno giro delle stanze. >
Il manager è ad un passo dietro di me, con professionalità gli rivelo le stanze; la discreta cucina, i due bagni, le due camere da letto e quella per gli ospiti ritornando infine nel salotto dove prendiamo posto per discutere i dettagli di vendita.
Lui si sedette alla mia sinistra ma non prestava molta attenzione alle pratiche che gli mostravo, il suo interesse era rivolto alle mie gambe che grazie al vestito che avevo indosso e al design del divano erano esposti al suo invadente sguardo.
Il fatto che gli piacessi giocava a mio favore, indi mi permetto di sorridergli spesso.
< Mi dica signorina l'arredamento è compreso nel prezzo? >
< Solo se lo desidera, infatti abbiamo la possibilità di separare l'arredamento dall'immobile. >
< No va bene così, quest'attico è molto bello. Lei è stata molto più gentile e gradevole di chi me l'ha mostrato ieri. > verbia con enfasi legando il proprio sguardo al mio.
Questa affermazione mi fa capire che quindi sa che l’attico non di mia totale esclusiva, il suo dichiararmi gradevole non mi entusiasma.
< Ma prima di firmare il contratto di vendita preferirei vederlo anche di sera. L'aspetto qui alle 20:30. > continua verso di me.
Il suo tono autoritario e sicuro mi innervosisce.
‘Lo vuole vedere proprio stasera?’ mi sarebbe piaciuto ribadire, ma non potevo farmi scappare quell’occasione, era un cliente troppo facoltoso.
< A stasera allora! > asserisco.
Raccoglie il suo cappotto e dopo una stretta di mano si avvia alla porta.
Io rimango lì guardandolo andar via, i miei pensieri corrono al mio fidanzato, alla cenetta romantica e alla serata che avevamo deciso di trascorrere insieme. Non era facile spiegargli che lo abbandonavo per un appuntamento di lavoro.

Dopo un lungo bagno caldo il mio morale non era dei migliori, la telefonata al mio Luca era finita con una litigata e quello che mi faceva più male era che lui aveva perfettamente ragione.
Ma la vendita dell’attico era troppo importante in quel momento.
Mancava solo un’ora all’appuntamento.
Mi sfilai l’accappatoio e iniziai a massaggiarmi la pelle con una crema idratante, mi asciugai i capelli, dopodiché andai dinnanzi l’armadio, ne spalancai le ante e restai qualche minuto pensierosa decidendo cosa indossare.
In fondo non era orario di lavoro quindi non ero costretta ad indossare il solito tailleur, scelsi della lingerie nera con dettagli in pizzo rosso, presi la mia gonna preferita, una gonna rosa a pieghe che si posava morbida sulle gambe ci abbinai una camicetta di raso nera. Autoreggenti e stivali alti col tacco.
Dopo la chiusura dell’atto di vendita sarei passata a casa del mio fidanzato e mi sarei fatta perdonare’ nonostante tutto non sapeva resistermi.
Mi truccai, un filo di matita, un velo di mascara e un po’ di rossetto.
Mi specchiai. Soddisfatta del mio aspetto presi la borsa, il cappottino e scesi a prendere la macchina.

Arrivai con dieci minuti di anticipo.
Nell’attesa aprii le finestre e restai fuori al balcone, mi lasciavo accarezzare dal vento che leggero mi sfiorava i capelli, guardavo le auto giù che frenetiche formavano il traffico cittadino.
Immersa nei miei pensieri non mi accorsi che lui fosse arrivato.

< Quasi quasi non l'avevo riconosciuta' E' così diversa stasera! > disse piano.
Mi voltai di scatto, la sua voce calda ed intima mi avvolse e mi provocò un brivido lungo la schiena, ma cercai di convincermi che fosse stato il freddo della sera.
Mi limitai a sorridergli e a rientrare dentro.
Lui fece due passi indietro per permettermi di passare e il suo sguardo percorse l’intera mia figura, i suoi occhi scivolarono lenti dai capelli agli stivali per poi risalire subito alle mie gambe e alla scollatura della camicetta che metteva in mostra un poco il ricamo del reggiseno.
Presi in mano la situazione, non avevo intenzione di stare al suo gioco.
< Allora come le sembra di sera l'appartamento? > gli chiesi andando verso il divano per sedermi.
< Lo trovo intimo' non le pare? > rispose seguendomi e sfilandosi la giacca.
Evitai di rispondere e afferrai la borsa per prendere le pratiche attinenti, visto che non c’era un tavolino dove posarle le misi accanto a me.
Lui invece prima di sedersi prese una busta di carta rigida, firmata da una nota griffe e ne estrasse una bottiglia ed una scatola di cioccolatini.
< Una sorta di festeggiamento, che ne dice? > e senza aspettare risposta prese la scatola, l’aprì e gentilmente mi offrì i cioccolatini; nel mentre si sedette alla mia sinistra.
< Oh no, grazie. >
< Su non faccia la timida, li ho comprati appositamente per lei. Per ringraziarla di avermi permesso un incontro di sera. >
< In questo caso allora li accetto volentieri. > gli sorrisi gentile e tesi la mano per prendere un cioccolatino.
Con grazia portai la prelibatezza alle mie labbra e ne presi un pezzettino, notando il suo sguardo che seguiva ogni mio gesto un leggero rossore mi imporporì le guance.
Lui sorrise compiaciuto e prese a trafficare con la bottiglia.
< Oh no, per me niente alcool. > bevevo di rado perché mi faceva uno strano effetto. < Dopo devo guidare. > continuai scusandomi.
< Un po' di bollicine non hanno mai fatto male a nessuno! > replicò stappando la bottiglia, ne prese un sorso e poi la offrì a me.
Lo guardai indecisa, i suoi occhi sorridenti e profondi sembravano scrutarmi fino nell’animo, mi confondevano.
Strinsi la bottiglia e ne bevvi un sorso, il liquido dolciastro invase la mia bocca e le frizzanti bollicine si divertivano a solleticare il mio palato. Nell’allontanare il fiasco, alcune gocce di Champagne scivolarono sulle mie labbra ed istintivamente e con fare ingenuo la mia lingua corse a raccoglierle.
Il suo sguardo si posò sulla mia bocca per alcuni secondi poi andò subito ad ancorarsi al mio, notai che sue pupille si erano dilatate e adesso mi guardava con lascivia.
< Devi assolutamente assaggiare questo' > stabilì dandomi del tu, prese lui stesso un cioccolatino dalla scatola.
< E' cioccolato fondente ripieno di Cognac, a dir poco delizioso! > continuò avvicinando la prelibatezza ad un centimetro dalla mia bocca.
Nell’assaggiare ciò che lui mi offriva gli sfiorai inavvertitamente le dita.
< Com'è? > sussurrò appena.
Il suo viso era pericolosamente vicino, il profumo che portava mi stuzzicava le narici.
< Il cioccolato si scioglie in bocca e il contrasto col Cognac è un incontro perfetto. > riuscii a rispondere a fatica.
< Ne voglio anche io un po'! >
Non ebbi il tempo di decifrare bene le sue parole che già ritrovai la sua bocca morbida e invitante che si posava dolcemente sulla mia, la sua lingua umida e calda mi tormentava il margine superiore ed io spontaneamente schiusi le labbra e lo accarezzai a mia volta.
Le nostre lingue si cercavano, si stuzzicavano, si rincorrevano e si accarezzavano.
Sapevo che ciò che stavo facendo era sbagliato ma non riuscivo a fermarmi ero in balìa di quell’affascinante figura.
Mi abbracciava e mi stringeva, con il palmo aperto sulla mia schiena mi spingeva verso di lui e con possesso la sua mano scese sulla mia gamba facendomela stendere sulle proprie.
La sua bocca abbandonò le mie labbra per prendersi cura dell’incavo del mio collo, con piccoli e teneri morsi pizzicava la pelle delicata, mi faceva impazzire!
Gli sfilai la camicia dai pantaloni ed iniziai a sbottonarla’ volevo sentire la sua pelle.
Prese a fare lo stesso con me, mi sfilò la camicetta e il suo sguardo si deliziò di ciò che vedeva, con devozione affondò il viso fra i miei seni cospargendomi la pelle di umidi baci,con le mani li stringeva, con i denti spostava la stoffa del reggiseno per scoprire la carnagione, io inarcavo la schiena offrendomi a lui.
Con esperti gesti lo levò completamente.
La sua bocca tormentava succhiando i capezzoli ormai irti di piacere.
Gli sfilo completamente la camicia, il suo colorito è omogeneo e compatto, una leggera peluria marcava i contorni del petto fino a scendere smaliziata oltre la cintura. Lo stringevo a me, gli accarezzavo le spalle larghe, le mie mani invadenti corsero alla sua cinta, gliela sbottonai e gli aprii i pantaloni.
Calda e vogliosa fra le sue braccia desideravo essere sua.
Le sue mani si muovevano sfacciate sul mio seno, sulle gambe e sul culo.
Ormai mi aveva liberato dalla gonna, addosso avevo solo il tanga le autoreggenti e gli stivali.
La mia mano si muoveva lenta sul suo membro, attraverso il tessuto dei boxer.
La mia bocca danzava seducente sulla sua, presi la lingua di lui fra le mie labbra e la succhiavo con delicatezza mimando il gesto che di lì a poco avevo intenzione di compiere, i nostri respiri si confondevano.
Mi alzai e provocante mi inginocchiai fra le sue gambe, i suoi occhi mi seguivano curiosi, gli tolsi le scarpe, i calzini, gli sfilai completamente i pantaloni ed infine gli levai i boxer liberando la sua possente erezione.
Mi misi in ginocchio e avvicinai la mia bocca al membro di lui, maliziosa sfiorai la cappella con la lingua e sfacciata lo guardavo negli occhi mentre scivolava fra le mie labbra, lo sentivo pulsante e caldo. La mia testa si muoveva dall’alto in basso e viceversa, le sue mani raccolsero i miei capelli sulla nuca.
Con la lingua irroravo l’asta e spingevo contro il frenulo, i suoi gemiti di piacere mi deliziavano.
Mi alzai e lo baciai sulla bocca, lui con delicatezza mi sospingeva verso lo schienale del divano, con lentezza scivolava sul mio corpo, disseminando di baci ogni centimetro della mia pelle fino a mettersi in ginocchio anch’egli.
Afferrò con delicatezza il mio piede sinistro, abbassò la lampo dello stivale e lo sfilò, con le labbra sfiorò il piede e piano piano percorse per intero la mia gamba, sentivo il suo caldo respiro attraverso le calze, fino ad arrivare alla sommità dell’autoreggente dove dolcemente con i denti e le mani la levavano dalla mia gamba, un bacio all’interno coscia e poi compì le stesse azioni con l’altra gamba.
Questi suoi gesti mi eccitavano e mi riempivano di aspettativa’
Seminava di umidi baci le mie gambe, me le schiuse e con infinita dolcezza mi sfiorava il monte di venere e l’inguine.
Io inarcavo la schiena desiderosa delle sue attenzioni e affondavo le mani nei suoi capelli.
Con impeto mi tolse il tanga, lambiva il contorno del mio ombelico per poi riscendere alle pieghe della mia femminilità, mi aprì ancor di più le gambe e malizioso iniziò a giocare con il mio bottoncino di carne, lo tormentava con la lingua pizzicando dolcemente le grandi labbra strappandomi gemiti di piacere.
Ogni assalto della sua lingua mi inebriava i sensi.
Alzai la testa mi sorrise e con delicatezza mi attirò verso il basso, lo raggiunsi sistemandomi a cavalcioni sopra di lui, con un colpo di reni lo presi dentro di me.
Le sue mani si posarono subito sui miei glutei stringendoli. Si tese per baciarmi, sulle sue labbra c’era il mio sapore e mi infuocai ancor di più.
Mi muovevo seducente sopra di lui e di rimando si spinse dentro di me, mi sentivo colmare.
Con un abile gesto mi fece scivolare sotto di se’ sorrise divertito leggendo la sorpresa dipinta sul mio volto.
Le mie gambe gli circondavano i fianchi e le sue mani erano possessive sulle mie cosce.
Le nostre bocche si cercavano, si fondevano e le lingue si rincorrevano.
I suoi gemiti davano vita ai miei, fra le mie gambe si spingeva impetuoso strappandomi ansiti lascivi, le mie unghie gli graffiavano la schiena e con gutturali assensi lo incitavo a scoparmi con foga!
Il mio corpo fu scosso dall’orgasmo, gridai soddisfatta!
Le sue spinte divennero più veloci, un profondo gemito e si ritirò giusto in tempo per spargere il suo seme sulle mie cosce’
Con un languido bacio suggellammo il nostro amplesso, occhi negli occhi ci sorridemmo, sereni e appagati.
Uno di fianco all’altro riposavamo ansanti, cercammo la scatola di cioccolatini e la bottiglia di Champagne, ci imboccavamo a vicenda, ridendo e scherzando.

Dopo alcuni minuti mi alzai e ricercai i miei indumenti, lui invece si sedette sul divano a sfogliare le pratiche di vendita, trovato ciò che voleva si alzò, perfettamente a suo agio con la propria nudità andò verso il tavolo e mise una firma sul contratto.
< Non vuoi dare un'occhiata ai termini? > chiesi.
< Li ho visionati già ieri. > rispose serafico.
Ormai vestiti entrambi prendemmo le nostre cose e ci dirigemmo verso la porta.
Stavo per aprire l’uscio quando sentii la sua mano sulla spalla, mi girai verso di lui con lo sguardo interrogativo. Con fare gentile posò due dita sotto il mio mento mormorò;
< Non mi dai un bacio d'addio? > e si impossessò delle mie labbra.
La lussuria riesplose!
Mi spinse contro la porta ed io lo stringevo a me, sollevandomi la gonna mi strappò il tanga con rabbia, si abbassò la zip dei pantaloni liberando il suo cazzo fieramente eretto.
Prendendomi in braccio mi penetrò con forza.
< Ahi! > gemetti.
Mi aggrappai al suo corpo muscoloso, gemevo ad ogni sua poderosa spinta.
Ad un certo punto mi adagiò a terra, senza che lui parlasse capii le sue intenzioni.
Inginocchiandomi mi ritrovai vicinissima al suo inguine, iniziai a succhiare con golosità il membro che si ergeva dinnanzi al mio viso, il mio sapore si confondeva col suo.
Bastò poco per far si che liberasse il suo piacere sul mio mento e nella scollatura della camicetta.

Ci eravamo ricomposti di nuovo quando decidemmo infine di scendere, raccolsi il tanga ormai strappato. Lo guardai con finta rabbia.
< Sei più bella senza! > sorrise furbo.
Prendemmo l’ascensore.
Stavo controllando nella borsa se avevo preso tutto, quando notai che si stava avvicinando.
< Voglio un ricordo delle tue morbide labbra! > asserisce.
< Un altro? > sorrisi, alzando un sopracciglio maliziosa.
Il bacio che ci scambiammo fu tenero, dolce, delicato.
Le porte dell’ascensore si aprirono, ci dividemmo a malincuore ed uscimmo in strada. Ci guardammo.
< E' stato un piacere concludere questo affare con lei signorina Basile! > lui disse tendendomi la mano e ridendo soddisfatto.
< Il piacere è stato mio signor Della Marca! > risposi cordiale ricambiando la stretta di mano.
Salutandoci separammo le nostre strade, presi l’auto e tornai a casa, avevo bisogno di riposare’ mi sentivo tutta indolenzita.

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