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Racconti Erotici Etero

Le avventure – ep2 – Sesso, Cugina e Videotape

By 26 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Non ero particolarmente legata a mia cugina Arianna. Lei era una cugina di secondo grado… o terzo. Non avevo mai capito quella faccenda. Comunque non avevamo un grado di parentela stretto. C’eravamo frequentate di rado, per lo più in concomitanza delle riunioni di famiglia più allargate, e sin da quando eravamo bambine non avevamo mai interagito molto… anche perché non eravamo nemmeno coetanee, lei aveva cinque anni più di me. Io però ero andata al suo matrimonio tre anni prima’ lei non sapeva che avevo rischiato di rovinarle il ricevimento per via di una imbarazzante discussione tra me, mia madre e lo zio, il fratello di mamma. La discussione era rimasta un segreto’ però Arianna aveva poi rifiutato l’invito al mio di matrimonio. Forse era venuta a sapere qualcosa’ ma poiché per me il rapporto con lei non era fondamentale, non me ne ero preoccupata troppo.
Rimasi molto sorpresa quindi quando mi telefonò per chiedermi ospitalità.
Mi raccontò di avere un problema’ ed era un problema delicato. Quindi non le negai asilo.
Mi mostrai disponibile da subito, anche senza chiedere prima il consenso di mio marito Stefano.
Arianna un’ora dopo era alla mia porta con due valige.
– Grazie Monica. Grazie davvero. Te ne sarò grata per sempre.
Mi disse entrando in casa mia.
La sua entrata mi spaventò un po’. Ingenuamente le avevo offerto il mio aiuto rischiando di guadagnare un’inquilina permanente. La colpa sarebbe stata mia e Stefano non mi avrebbe mai perdonata.
– Non potevo rifiutarti un ripiego provvisorio.
Cercai gentilmente di chiarire la situazione da subito.
– Rimarrò solo qualche giorno. Ho bisogno solo di un po’ di tempo per riflettere’ prima di far scoppiare la bomba.
‘Da come parla sembra già decisa per l’innesco.’
Infatti’
– E poi Monica’ con il Natale che si avvicina è anche il periodo meno indicato per una notizia del genere in famiglia.
‘Quindi rimane pochi giorni o fine dopo Natale?’
Forse mi ero messa in un pasticcio.
Sospirai.
Era tardi per pentirsi. Non potevo fare altro che rinnovare la mia disponibilità a mia cugina.
La notizia bomba non era delle più felici. Arianna aveva problemi di natura coniugale e stava considerando la separazione.
La feci accomodare. Avevamo una camera degli ospiti che mai avrei pensato di usare… un giorno sarebbe diventata la ‘cameretta’.
– Le lenzuola sono pulite. Ti preparo degli asciugamani’ e poi se vuoi ti mostro la casa.
– Monica sei un angelo.
– Cerco solo di aiutarti come posso.
Arianna mi sorrise malinconicamente. Si sedette sul letto e scosse mestamente la testa.
– Solo non dire a nessuno della famiglia che sono qui. Ti chiedo solo questa cortesia.
Me lo aveva già chiesto al telefono e io le avevo promesso la massima discrezione.
– Non lo saprà nessuno
– Grazie.
Mi sedetti al suo fianco e le presi la mano.
– Se hai bisogno di stare sola stai certa che qui nessuno ti disturberà’ e se avrai bisogno di qualcuno con cui confidarti’
Arianna strinse le dita alle mie. Conclusi in fretta per confortarla.
– Se hai bisogno di un’amica ci sono io Ary.
Lei annuì silenziosa. Rimase lì per un po” senza aggiungere nulla… solo tenendomi la mano.
Ero disponibile, ma non potevo restare al suo fianco ferma e zitta tutto il giorno.
– Allora’ ti lascio sistemare le tue cose Arianna.
Feci per alzarmi, ma mia cugina mi trattenne.
– Monica?
– Sì? Dimmi.
– Posso farti una domanda?
– Certamente.
– Una domanda personale’
La premessa mi metteva già in difficoltà. Continuai a dimostrarmi disponibile.
– Dimmi pure.
Così Arianna prese un bel respiro’ e iniziò il suo sfogo proprio con quella domanda imbarazzante.
– Monica’ a te piace fare sesso con tuo marito?
In realtà non voleva saperlo. Per fortuna.
La domanda si rivelò un espediente per rivelarmi che la crisi coniugale riguardava la sfera sessuale. Parlò per un’ora. Si liberò del peso che la opprimeva. Io la lasciai dire. Da replicare c’era anche ben poco.
In sostanza usò tante parole, ma il concetto era semplice.
Suo marito lo voleva fare troppo spesso, non le dava tregua e insisteva a volere di più di quello a cui lei era disposta. Il sesso aveva perso romanticismo e passione fino a diventare tutto tranne che un piacere.
Il rapporto si era fatto teso, i litigi si erano fatti frequenti’ e dopo l’ultima lite furiosa Arianna aveva preso in seria considerazione la separazione.
Ero un po’ disorientata. Faticavo’ avevo bisogno di rifletterci per poterla aiutare.
Dopo aver sentito per l’ennesima volta la versione estesa dell’amara circostanza approfittai di una breve pausa per una meritata via di fuga.
– La vuoi una tisana? Ne ho una rilassante’ se ti va.
Avrei ripreso le vesti della confidente più tardi con più calma.
– Sì’ volentieri. Allora mi sistemo qui e poi’ e poi ci prendiamo la tisana assieme.
‘Assieme.’
Si annunciavano giornate lunghe per me.
Essere utile a una parente in difficoltà mi faceva comunque piacere.
Riuscii anche a distrarla un poco. Quello lo potevo fare anche senza mettere a fuoco l’intera faccenda.
Feci così e servì.
Quella sera quando Stefano rientrò dal lavoro ci trovò a ridacchiare in salotto’ a parlare di argomenti frivoli’ nel dettaglio scarpe, borse e vestiti.
– Buonasera.
Ci disse perplesso.
Mi alzai e gli andai incontro.
– Ciao Ste. Bentornato. Tu non conosci mia cugina Arianna, vero?
– No’ non credo.
– Starà con noi qualche giorno.
Conclusi scrutando mio marito. L’espressione di Stefano divenne confusa. Gli si leggeva in faccia ‘Perché? E perché io non ne sapevo nulla?’.
– Vedi’ Arianna ha bisogno di stare un po” ‘tranquilla” per qualche giorno.
Intervenne mia cugina.
– Se disturbo’ domani me ne vado in albergo.
Si alzò. Stefano che stava guardando me con aria interrogativa riportò l’attenzione sull’ospite inattesa.
Sul volto fiorì un sorriso e di colpo si fece estremamente gentile.
– In albergo? Non disturbi affatto Arianna. Per me puoi restare.
– Grazie allora.
Si avvicinarono l’uno all’atra per presentarsi.
– Io sono Stefano. Piacere.
– Io sono Arianna. Piacere mio.
– Possiamo darci del tu, vero?
– Sì’ certo.
– Allora benvenuta. Spero ti troverai bene con noi. Quanto pensi di trattenerti? Immagino fino a Natale.
Mancavano due settimane a Natale. Io contavo che mia cugina risolvesse la sua visita in due o tre giorni.
L’ipotesi della permanenza lunga non mi piaceva’ e non andava fomentata.
– Tutto è possibile. Dipende da tante cose.
‘Come? Da quali cose dipende?’
– Casa nostra è casa tua.
Concluse Stefano.
‘Un disastro!’
Per il giorno dopo avevo chiesto un giorno di ferie dal lavoro’ ma non potevo assentarmi fino a Natale. Avrei dovuto lasciare mia cugina da sola a casa nostra. Casa nostra che era come sua?
Per non parlare dello shopping natalizio, non potevo trascurarlo. Dovevo portare mia cugina con me? Forse lei avrebbe avuto il piacere di gestire il suo shopping come più preferiva. Avrei dovuto lasciarle anche le chiavi di casa per permetterle di andare e venire a suo piacimento. Non volevo.
E poi per il Natale come avremmo fatto? La dovevamo portare con noi? Sarebbe andata dai suoi? Dovevamo continuare a tenere il segreto?
‘Un vero disastro. Ho sbagliato ad ospitarla.’
Mi convinsi che dovevo elaborare una strategia’ ma non avevo idea di come fare.
Quella sera cenammo in tre.
Mia cugina Arianna continuò a distrarsi, fu merito anche di mio marito che ancora ignaro dei problemi di lei si dimostrò particolarmente gioviale.
In fin dei conti fu una bella serata.
Rimanemmo a chiacchierare in salotto fino a tardi, commentando i programmi in televisione, che guardammo poco, e sorseggiando un liquore messo da parte per le grandi occasioni’ ne bevemmo anche troppo.
Mia cugina distrutta dalla stanchezza prese per prima la decisione di accomiatarsi.
– Io credo che ora andrò a dormire.
– Di già?
Le chiese mio marito.
– Non sono abituata a stare sveglia fino quest’ora. Di solito alle undici sono già a letto.
Noi abitualmente facevamo almeno mezzanotte.
– Capisco. Allora buonanotte. Tanto avremo altre occasioni per conoscerci meglio.
– Oh sì!
Arianna poi si rivolse a me che nel frattempo stavo cercando di capire cosa avesse in testa mio marito.
Perché per tutta la sera per quanto divertente e ospitale mi aveva lasciato indizi su un possibile e probabile secondo fine.
Solo quando rimanemmo soli lasciai che prendesse consistenza una precisa sensazione.
La compresi’ ma non riuscii a frenarla.
‘Sono gelosa!’
– Ti piace. Ammettilo.
– Mony’ certo che mi piace. Tua cugina è una gran topa.
Lo dichiarò senza mezzi termini e senza alcun timore.
Effettivamente Arianna era una bella donna. Aveva dei bellissimi capelli castani, naturalmente lisci e fluenti. Era molto femminile nei suoi modi e quando si muoveva attirava garbatamente l’attenzione.
Era un po’ più alta di me, magra e slanciata, aveva poco seno, ma gambe lunghe che non passavano inosservate.
– E che culetto!
Aggiunse Stefano.
– Più bello del mio?
– Non voglio far paragoni. Sono due generi diversi’ il tuo è tondo e pieno, lei lo ha più piccolo e alto.
Il paragone lo aveva fatto.
– Cioè io ho il culo grosso e basso.
Mio marito perse un po’ di entusiasmo.
– No’ no’ tu non hai il culo grosso, lei lo ha più piccolo’ e poi’ scherzi? Tu il culo basso? Lo sai benissimo che lo hai bello sodo e’
– Lascia stare Ste.
Si zittii per un po” ma dopo qualche secondo si prese la premura di chiudere la discussione con un nuovo commento.
– Comunque mi piace Mony. Grazie.
‘Grazie?!’
Rimasi basita.
Mi alzai e me ne andai in camera da letto per evitare che la discussione mutasse in un litigio. In quel caso parlare a bassa voce sarebbe stato impossibile e Arianna ci avrebbe sentiti. Non era davvero il caso che accadesse.
Mi misi a letto’ sola sotto il piumone. Nera’ ma furba.
Poco dopo arrivò anche mio marito, che a sua volta iniziò a prepararsi per la notte.
– Dormi già Mony?
– Quasi.
Sbadigliò.
– Non comprendo la scena che stai facendo.
– Io?
– Sì. Non capisco.
– Cosa c’è da capire?
Parlavamo a bassa voce. Era chiaro per tutti e due che l’argomento era delicato. Eppure Stefano dialogava con me adottando un tono di voce di una leggerezza assai seccante.
– Io credo di aver capito il senso della visita di tua cugina’ quello che non capisco è se tu stai cercando di nascondere l’evidenza o se sei pentita di’ questa specie di regalo.
Alzai la testa sconcertata.
‘Ma di cosa diavolo sta parlando?’
– Voglio dire Mony’ questo è una specie di regalo di Natale, no? L’ho capito.
– Regalo? Di Natale?
Finalmente a Stefano venne il dubbio. Stava farneticando.
– Vuoi dire che tua cugina’ non è un regalo per me? Per’ noi?
Sbattei le palpebre e poi risposi senza aver ancora elaborato quello che credevo di aver compreso.
– Cioè tu eri convinto che la visita di mia cugina avesse una finalità ludica sessuale?
Stefano si rese conto. Io mi resi conto.
Io risi. Stefano si fece serio’ addirittura imbarazzato.
– Sei un vero deficente.
– Cosa vuoi che ti dica Mony’ entro in casa e mi trovo una topa del genere’
– Allora sei deficiente e porco. Io sono stata molto chiara sul motivo della sua presenza.
Mio marito si mise le mani tra i capelli un po’ costernato e un po’ esaurito.
– Ti ricordi la settimana scorsa quando abbiamo parlato dei regali di Natale.
– Sì’ io ho chiesto una vestaglia e tu un portafoglio nuovo.
– Sì’ io però ti ho anche espresso una fantasia. Una fantasia proprio così.
Non lo ricordavo. Forse quando aveva raccontato quel desiderio non lo avevo ascoltato persa nelle mie paturnie autunnali.
– E comprendeva proprio mia cugina? Non l’avevi mai vista.
Mi scrutò.
– Non avevo parlato di tua cugina’ no. Avevo parlato di una convivente temporanea disponibile ad attività sessuali a triangolo.
Lo scrutai.
– Secondo te potevo considerare seriamente un regalo del genere?
Finsi di ricordare.
– Fino a stasera pensavo di no’ ma l’apparizione di tua cugina Arianna’ mi ha fatto ricredere.
Mi misi seduta badando di tenermi coperta col piumone.
Non ci riuscii adeguatamente.
La mia furbizia, quella che sarebbe dovuta palesarsi un po’ più tardi, venne scoperta ante tempo.
– Mony’ ma sei nuda lì sotto?
Evitai di rispondere.
– Primo. La famiglia va tenuta fuori da certe situazioni.
– Lo so Mony’ ma’
Non lo lasciai replicare.
– Secondo. Se a te stuzzica l’idea che io possa vedermi con altri, a me non piace affatto che tu veda altre. Dovresti sapere anche questo.
– Sì’ lo so. Lo so.
Si arrese e riprese a prepararsi per la notte. Così credevo.
– Terzo.
– C’è anche il ‘terzo’?
– Terzo’ non è ancora Natale.
Un regalo del genere non sarebbe mai arrivato in ogni caso.
Mio marito dopo essersi tolto i vestiti non cercò il pigiama’ e venne a letto nudo.
– Ora cosa fai Ste?
– Sei nuda’ ho pensato che’
Lo interruppi ancora.
– Hai pensato male. Sono nuda solo per provocarti. Nulla di più. Stanotte niente sesso mio caro.
– Ma perché?
– Per fartela pagare per gli apprezzamenti su Arianna.
Mi guardò basito.
Mi scoprii mostrando tutta la mercanzia.
– Lo vedi questo corpo Ste? Stanotte non lo avrai!
Continuò a guardarmi basito’ incredulo.
Poi sbuffò e con il pene a mezz’asta si alzò per indossare il pigiama. Del tutto rassegnato.
‘Non mi farò certo scopare da un’erezione destinata per metà ad un’altra.’
Io nuda e Stefano vestito’ ci coricammo per poi spegnere la luce.
Udii un sussurro nel buio.
– Quindi quale è il vero motivo per cui tua cugina è qui?
Prima o poi la domanda doveva arrivare.
Arianna mi aveva chiesto riserbo. Immaginavo però che quella promessa non riguardasse mio marito. Lui aveva il diritto di sapere perché aveva una sconosciuta in casa’ il vero motivo’ e aveva l’obbligo di rispettare il silenzio’ e di rispettare l’intimità di lei.
Iniziai a raccontare ancor più sottovoce. Mi bastarono pochi minuti. Evitai le versione originale, eccessiva e ripetitiva, che io mi ero sorbita nel pomeriggio.
– Questo è quanto. Ora sai tutto.
Terminai.
– In poche parole non vuole fare la porca con suo marito.
– Mi hai ascoltata? Il fatto è che lui pretende, ma non ascolta le esigenze di lei. Lei si è stufata e a letto non c’è più intesa.
– Lei non fa la porca e lui non è romantico. Lei è inibita e lui è frustrato.
Era una chiave di lettura. Semplice, ma abbastanza azzeccata.
– Non è entrata nei dettagli. Magari è solo una questione di frequenza’ e non di ‘cose’.
– Dici?
Non ne ero convinta. In fin dei conti anche io avevo avuto la stessa impressione di mio marito.
– Non lo so.
Sbuffai.
– Quindi le hai consigliato di fare la porca?
– Che assurdità. Non le ho consigliato nulla.
– A noi è servito. Tu hai iniziato a fare la porca e ne siamo usciti.
Non era andata esattamente così. Avevamo avuto una crisi mentre eravamo ancora fidanzati, il sesso non funzionava più e a me non andava di andare oltre. Quando poi mi ero decisa a farlo’
– Ne abbiamo passate di tutti i colori noi. Forse lo hai dimenticato Ste.
Nel buio mio marito fece una pausa. Parò quando mi convinsi che si fosse addormentato lasciando la discussione a metà.
– Non so dirti se il fatto che Arianna sia insoddisfatta e inibita mi ecciti o mi deluda.
– Piantala. Sei un porco.
‘Piantala di pensare a mia cugina!’
Non mi faceva piacere.
– Io la smetto se fai la porca tu’
– Stefano’ basta.
Sentii ritrarsi una mano che si era avvicinata di soppiatto.
Sbuffò lui. Si fece più serio.
– Mony’ basterebbe che si parlassero e si venissero un po’ incontro.
– Sì. Probabilmente sì. Avremmo dovuto fare così anche noi.
Tutto sarebbe stato più semplice. Era inutile pensare al passato.
– Non pensiamoci più Mony. Ora è tutto passato. Ora stiamo bene.
Mio marito mi prese la mano.
Effettivamente mi ero posta dei dubbi sul nostro equilibrio di coppia dopo la chiacchierata con mia cugina Arianna’ ed ero vicina a concludere che malgrado gli alti e i bassi io e mio marito cercavamo di capirci’ e di superare assieme ogni situazione. Non era stato sempre facile e ci sarebbero stati altri momenti di crisi, ma li avremmo superati. Ne ero convinta. Ne volevo essere convinta.
Mio marito mi si accostò per parlarmi all’orecchio.
– E ora ti va di fare un po’ la porca con me?
– No. Ti ho già detto di no.
– Sei già nuda. Non ci credo che volevi solo farmela pagare.
Invece era il mio unico intento. Forse.
– Stasera non si fa nulla. C’è Arianna di là.
– E allora? E’ perfetto potremmo giocare all’urlatrice.
– Sei impazzito.
Anche quel gioco seppur lontano dall’ipotesi del triangolo significava coinvolgere nei nostri giochi una parente. Era vietato.
Certo io ero la prima a non rispettare sempre le regole.
– Suvvia Mony. Non lo dirà a nessuno che ci ha sentiti. Faremo solo un po’ più piano per fingere di non essere consapevoli.
– Toglitelo dalla testa Ste.
Era la mia posizione definitiva.
– Ho capito Mony. Niente sesso solo tenerezze. Mi arrendo.
Mi abbracciò. Io gradii la sua resa.
Però ero nuda’ e alla fine non ero così certa di non voler fare all’amore.
‘Posso fare la porca in silenzio?’
Tenni per me quel dubbio.
‘Niente sesso’ ‘
Sarebbe andata così fin che mia cugina non se ne fosse andata?
Non poteva rimanere fino a Natale. Avrei dovuto modificare totalmente le mie abitudini più intime. La mia sessualità di coppia e quella ‘intima e personale’ erano a rischio.
– Buonanotte Mony.
– Buonanotte.
Sospirai profondamente pentendomi di essermi coricata completamente nuda.

Dato che mi ero messa a letto completamente nuda, la mattina dopo aprii gli occhi che ero ancora completamente nuda. Avevo rifiutato mio marito per punirlo, lui non se l’era presa più di tanto’ o forse di più di quanto aveva dato a vedere. Io di sicuro avevo dovuto tenermi una certa predisposizione che nella notte si era fatta più concreta.
Al mio risveglio Stefano era già andato in ufficio’ io ero sola.
Le alternative non era poi molte.
Sola ero e sola sarei rimasta. Mi stirai accarezzando con la pelle le lenzuola.
Se la scelta era una sola le varianti potevano essere diverse. Mi stirai di nuovo.
– Nuda sotto le coperte si sta davvero bene.
Potevo stare lì per un po” oppure potevo alzarmi, rimanere libera, senza vestiti, e magari fare col mio cucciolone Willy una bella colazioncina. Oppure potevo andarmene direttamente in doccia.
– Una bella doccia calda’ e’
Era parecchio tempo che non mi trastullavo con oggetti da toilette. Era accaduto in pochissime occasioni e in genere in un modo ben preciso.
– Se trovo il flacone giusto. Uno lo troverò’ liscio e tondo’
Ancora assonnata mi girai a pancia basso, mi stirai ancora una volta inarcando la schiena.
– Ce ne vorrebbe uno un po’ grosso’ per una penetrazione un po’ difficoltosa’
Abbracciai il cuscino e allargai le cosce considerando la possibilità. La trovai allettante.
A letto stavo così bene però. In bagno sarei stata certamente più scomoda.
Sospirai profondamente.
– Non ho voglia di alzarmi.
Ma avevo voglia di coccole molto intime. Intime e anche un po’ spinte.
Di colpo mi illuminai. Una soluzione c’era.
La soluzione era nel cassetto. Un tempo era nel bagno’ ma nelle ultime settimane avevamo peccato contro natura un po’ più dell’usuale.
Era un flacone di lubrificante artificiale intimo’ piuttosto commerciale, ma funzionale.
Ed era liscio, tondo e grosso. Aveva il tappo alla base e la forma ricordava proprio un sex toy’ un vibratore dalla punta non proprio affusolata’ ‘una penetrazione difficoltosa’.
Stavo fissando ‘quel’ cassetto con il cuore in gola.
Avevo già deciso.
Era la soluzione perfetta.
Potevo stare a letto’ ero nuda’ avevo l’oggetto’ avevo il lubrificante’ e avevo la voglia giusta.
Allungai il braccio fuori dalle coperte.
Tirai il pomello di quel cassetto con due dita.
Presi fuori il flacone.
Lo portai vicino agli occhi appoggiandolo sul cuscino su cui tenevo la testa.
Avevo un po’ paura.
– Oddio’ sono convinta di volermi mettere questo affare nel culo?
Gustai l’esitazione. Sapevo già che mi sarei costretta a superarla.
– Farò fatica’ forse mi farà un po’ male’
Mi mordicchiai le labbra’ poi le inumidii con la lingua.
– Mmmhh’
Mi girai su un fianco e lasciva stappai il flacone alla base. Lo afferrai con la mano piena per valutare meglio le dimensioni.
– Pensavo anche peggio’ ma rimane più grosso e duro di un pene.
Scostai la coperta. Mi misi seduta. Avevo i capezzoli duri e le farfalle nello stomaco.
Tremai per la differenza di temperatura’ e per l’emozione’ anche per quella.
Sorrisi e mi rivolsi un incoraggiamento molto diretto.
– Avanti.
Ma prima di pensare alla posizione in cui lo avrei fatto’ dovevo prepararmi.
Misi sulla punta delle dita un po’ di quel lubrificante in gel. Era freddo.
– Uuhh’ sarà abbastanza?
Mentre valutavo la risposta qualcuno bussò improvvisamente alla porta. Io trasalii. Il flacone mi scappò dalle mani e persa mi guardai attorno con gli occhi sgranati.
‘Mi ero dimenticata di lei!’
– Mony? Sei sveglia? Posso entrare?
Mi ero davvero del tutto scordata di mia cugina. Come era potuto succedere?
Oltretutto la causa di quella mia intensa propensione mattiniera era lei.
Per causa sua io avevo detto no a mio marito la sera prima. Per causa sua io non mi ero alzata prima per andare in ufficio.
‘Forse lo avrei fatto lo stesso.’
– Ehm’ un attimo’
Prima dovevo coprirmi. Non avevo nulla di veloce da indossare. Ecco perché avevo chiesto una vestaglia come regalo a Natale.
Nel frattempo dovevo arrangiarmi. Aprii il cassetto della biancheria.
Mia cugina doveva però aver frainteso. Non aspettò che le aprissi io o che la invitassi ad entrare ufficialmente. Attese pochi secondi, quelli che per lei costituivano un attimo, poi aprì la porta di sua iniziativa.
Istintivamente mi girai verso l’ingresso e ci trovammo una di fronte all’altra. Io nuda.
La mia preoccupazione andò sul flacone che avevo dimenticato sul letto’ invece Arianna portò lo sguardo in basso sulla mia figura.
La vidi sgranare gli occhi’ arrossire violentemente’ poi girarsi ed andarsene.
– Scusa Monica’ scusa’
Certo era stato imbarazzante. Ma stava esagerando.
Dopo tutto eravamo due donne ed eravamo cugine.
‘Non è mai stata in palestra o in piscina?’
La lasciai fuggire, ma la rassicurai.
– Ary’ è tutto a posto. Non preoccuparti.
Visto l’accaduto’era stato un bene che non mi avesse cercata dieci minuti dopo. Allora sì che sarebbe stato davvero imbarazzante!
Arianna si era fermata fuori dalla porta, appena dietro l’angolo.
– No’ no’ perdona l’intrusione. Io’ ti aspetto’ ti aspetto in’in’ cucina?
– Va bene. Arrivo subito.
Con più calma mi scelsi qualcosa da indossare, mi diedi una rinfrescata al bagno, mi vestii e poi mi presentai nel luogo stabilito.
– Eccomi qua.
Mia cugina era seduta immobile e rigida. Era a disagio per l’accaduto. Troppo.
Tornai a rassicurarla.
– Davvero Ary. Non preoccuparti.
– Scusa.
Lasciai perdere.
– Cosa volevi dirmi?
– Nulla di che. Volevo sapere se volevi che preparassi la colazione.
– Prepariamola assieme. Ti va?
Riuscii a farla sorridere’ anche se con non troppa convinzione.
La colazione andò bene. In fin dei conti’ sì.
Per me fu qualcosa di diverso dal solito’ io ero abituata a vivermi quel momento della giornata in solitudine e intimità. Il massimo della compagnia era quando talvolta facevo una colazioncina con Willy’ era comunque un ambito intimo.
La presenza di mia cugina rompeva le abitudini e mi disorientava.
Non doveva durare. Decisi di adoperarmi per esserne certa.
Quando vidi Arianna più rilassata provai ad informarmi sulle sue intenzioni’ mi interessavano quelle a medio termine più che quelle più prossime.
– Come pensi di organizzarti’ per’ il Natale?
La mia domanda la mise un po’ in difficoltà.
– Non ci ho ancora pensato’
Non volevo metterle fretta, ma volevo farle capire che doveva prendere in considerazione di non contare su un lungo temporeggiamento. Usai l’astuzia ed evitai di ritirare la mia ospitalità.
– A Natale sarà impossibile tenere la famiglia all’oscuro.
– Sì’ hai ragione Mony. Devo scegliere in fretta, ma non è semplice, sai?
Sembrava meno convinta del giorno prima. Forse c’erano speranze per il suo matrimonio?
Era un bene per lei forse’ o forse no. Sicuramente la sua indecisione non era un bene per me e per la mia vita.
Vidi Arianna farsi triste. Io mi sentii in colpa per il mio egoismo. Tentai di rimediare.
– Non so’ hai bisogno di parlarne un po’?
– Beh’
Tentennò.
– Monica posso farti una domanda personale?
Era già successo il giorno prima. Era il suo modo per rompere il ghiaccio allora.
Mi dimostrai ancora disponibile.
– Certamente.
Lo schema cambiò un po’. Arrivò una nuova domanda.
– E’ tuo marito che ti chiede di’
Ma la lasciò sospesa. La spronai a terminarla.
– Di?
Arianna prese un bel respiro e poi finalmente sputò il rospo.
– E’ tuo marito che ti chiede di tenere così pochi peli? Là sotto intendo’
La domanda intima del giorno precedente era ben più intima. Quella però dava l’idea di essere una reale curiosità più che uno stratagemma per prendere parola.
Risposi.
– A lui piace che io stia così’ ma la scelta è mia.
– Oh capisco.
Ci rimase quasi male. Però io ero stata sincera.
– Lo trovi strano?
– No’ no’ solo non pensavo che tu fossi così’ come dire’
‘Troia?’
Mi chiesi davvero se mia cugina mi considerasse ‘troia’ perché tenevo il pelo pubico curato.
Non ero offesa, ma un a disagio sì.
– Lo trovi eccessivo?
Arianna non mi rispose. Invece mi fece una nuova domanda.
E pareva ancora curiosa.
‘Allora non voleva darmi della troia”
– Supponiamo invece che tu non volessi. Se Stefano te lo chiedesse insistentemente’ tu come ti comporteresti?
Non volevo pensare che il loro problema fosse dovuto a qualche ciuffo di peli pubici. Doveva essere una metafora. In quel caso la risposta si faceva complessa.
Io per pigrizia risposi ingenuamente riferendomi solo ed esclusivamente all’argomento ufficiale.
– Alla fine lo accontenterei. Non avrebbe la pena di litigare per una faccenda del genere.
Non fu soddisfatta dalla mia risposta.
– Anche se poi ti sentissi a disagio? Estremamente a disagio.
‘Forse lei davvero vuole parlare di peli”
Magari non era una metafora. Se bastava a sistemare il suo matrimonio allora potevo tranquillizzarla.
– All’inizio magari la sensazione è strana, ma poi ci si abitua. Io ora mi sento bene’ e anzi mi piace.
– Quindi mi suggeriresti di provare.
‘Sì’ se stiamo parlando di pelo.’
In generale poteva essere un buon consiglio’ anche per altri contesti, ma come potevo suggerirla alla cieca.
– Dipende da quanto ti pesa. Poi credo che tuo marito dovrebbe comportarsi di conseguenza.
– Cioè?
– Se tu ti sforzi per lui’ poi lui poi dovrebbe sforzarti per te.
– Sforzarsi a vicenda.
– Sì’ anche se parlare di sforzo, non suona tanto bene. Voglio solo dire che vi dovreste venire incontro a vicenda.
Arianna sospirò.
– Monica’ io non sono certa di potergli andare incontro.
‘Per dei peli? Non può essere.’
– Arianna’ se non stiamo parlando di peli io ritiro tutto!
Mia cugina mi guardò un po’ frastornata.
– Quindi non vale la pena venirsi incontro?
– No’ aspetta . Non volevo dire così. Intendo che dipende dalla circostanza. Dipende di cosa stiamo parlando nello specifico.
La vidi annuire timorosa. Quasi spaventata. Mi spaventai quasi anche io.
– Mi stai chiedendo di cosa stiamo parlando. Vuoi sapere cosa vorrebbe da me mio marito.
Mi stavo infilando in un bel pasticcio. Io non volevo sembrare invadente e non volevo che Arianna se la prendesse.
‘Un disastro.’
– Dico solo che non conosco bene la situazione. Io non posso esprimere pareri. Un conto è se si parla di peli’ e un altro conto è se lui chiede ‘cose” strane.
Annuì ancora. Perplessa e confusa, ma forse non più spaventata.
– Per ‘cose strane’ tu che cosa intendi Mony?
Sentivo che si stava aprendo’ io però non ero pronta.
‘Un vero disastro.’
Come potevo dare una definizione del genere?
Per mia cugina’ che già mi guardava stranita perché ‘curavo’ i miei peli pubici’ quale poteva essere il limite tra il normale e lo strano?
Mi corrucciai avvilita. Ero incapace di risponderle.
Arianna davanti al mio silenzio trovò lei il coraggio di arrivare al punto. Fortunatamente per me.
– Mio marito vorrebbe praticare sesso orale con frequenza’ e poi’ e poi non disdegnerebbe il sesso anale occasionalmente.
Lo sfogo iniziò. Forse sarebbe durato a lungo. Ero pronta ad ascoltare. Quello a mia cugina lo dovevo.
Feci un cenno con la testa per farle intendere che poteva dirmi tutto. Io ero lì per lei.
Mia cugina però non proseguii. La mia espressione concentrata divenne presto assolutamente inadeguata.
Capii.
‘Tutto qui?’
Capii che non c’era altro. Mi venne la pelle d’oca.
– Sono cose strane, vero Mony?
Se proprio non se la sentiva di fare stranezze, allora suo marito non doveva costringerla.
Ma, per me, quelle ‘cose’ non erano così al limite. Anzi.
Nemmeno io un tempo le facevo’ ma poi, dopo averle scoperte, avevo velocemente rivisto i miei limiti’ e li avevo ampliati non di poco, ma di molto.
Io avevo fatto ben di peggio. Insomma’ ‘cose strane’.
Se le avessi spiegato come stavano i fatti lei mi avrebbe considerata definitivamente una ‘troia’.
Non pretendevo di poter essere un esempio per Arianna, ma non potevo nemmeno consigliarla.
La verità era quella.

Per tutta la giornata mi ero sentita a disagio con mia cugina Arianna. Mi ero sforzata di nasconderlo. Fortunatamente lei aveva smesso di indagare sulla mia vita privata e si era messa in cerca di consenso tornando a lamentarsi approsimativamente. Le lagne erano terminate quando mio marito Stefano era rientrato. Arianna non osava aprirsi con lui’ da lui preferiva lasciarsi indurre allo svago. Stefano la intrattenne anche di più della sera prima. Pure troppo.
Finii per distrarre persino me. Dimenticai la mia frustrazione grazie ad irritante gelosia.
In certi momenti pareva quasi che corteggiasse mia cugina con sorrisini e sobri complimenti. Mi innervosiva che facesse il casca morto, ma non mi innervosiva di meno mia cugina che faceva la gatta morta.
Era sorprendente considerando lo stato in cui lei si trovava.
Non era forse inquieta e avvilita?
Certamente non aveva mire su mio marito.
Però io ero gelosa.
Non ero altrettanto sicura delle intenzioni che invece poteva avere Stefano.
Dopo una serata passata a sentirli scherzare finalmente in qualche modo riuscimmo a congedarci’ e ognuno si ritirò nella propria stanza. Io con Stefano.
Ci preparammo e ci mettemmo a letto. Il pigiama lo misi. Evitai qualsiasi provocazione, anzi tenni un atteggiamento fortemente diplomatico fino all’ultimo.
Poi’ non appena spegnemmo la luce sdraiati uno di fianco all’altra’ a voce bassa emisi il mio verdetto.
– Sei proprio stupido forte. Devi smetterla di fare il furbo con Arianna. Lei deve concentrarsi sulla sua situazione’ e non voglio pensare che stai ancora considerando l’idea del ‘regalo’.
Il regalo che aveva richiesto lui per Natale romaneva fuori discussione.
Stefano comunque non si scosse più di tanto.
Lo trovai anche più irritante.
– L’ho solo fatta svagare un po’.
– A me è sembrato che ti volessi svagare tu.
Seguì un istante di gelido silenzio.
– Sei arrabbiata?
‘Sì! Sono arrabbiata.’
– No. Assolutamente no.
– Sicura Mony?
– Ho solo chiarito la situazione.
Sbuffai e mi girai di lato dando le spalle al mio caro consorte.
Volevo chiuderla così, ma non ce la feci a rimanere zitta. Attaccai di nuovo bisbigliando.
– Stefano’ voglio solo dire che si vede che ti piace, ma visto come stanno le cose è meglio che la lasci in pace.
Sbuffò anche lui.
– Va bene. Cercherò di fare l’antipatico.
Era una battuta? Un’ ammissione? O cosa altro?
Non mi aiutò a calmarmi. Per la rabbia mi venne voglia di svilire mia cugina.
– A letto lei non ti piacerebbe. Rifiuta sia il sesso orale che l’anale.
‘Ho esagerato’ non avrei dovuto dirlo.’
Il senso di colpa spense in parte la mia irritazione.
La mia rivelazione non ebbe comunque l’effetto crudele per cui era impulsivamente nata.
– Anche tu una volta eri così.
Quell’osservazione mi rammentò il disagio che avevo provato quel giorno.
‘Ero così’ e ora non più. Ora sono completamente diversa. Completamente.’
Rimasi zitta. Ferita.
Mio marito non si rese conto del mio turbamento e andò avanti per la sua strada.
– Ti ha svelato qualche dettaglio della sua vita sessuale.
– Chi te lo dice?
– Mony’ a tuo dire’ ieri sera queste cose non le sapevi.
– Infatti.
– Allora oggi avete parlato di sesso.
Era così.
– Ha solo detto che quelle cose non le vuole fare.
– Ok.
Stefano sbadigliò, ma non si rassegnò..
– Quindi era come dicevo io. Lei non fa la porca e lui non è romantico. Lei è inibita e lui è frustrato. Giusto?
– Sì’
– Cosa altro ti ha detto?
La rabbia oramai era un ricordo. Ero abbattuta e desolata.
Desolata per aver spifferato tutto con tale leggerezza.
– Solo questo.
– Faccio finta di crederci.
– Te lo giuro Ste.
Sospirai profondamente.
– E tu cosa le hai suggerito? Di parlare con lui con calma e tranquillità? Oppure di cedere un po’ e fare la porca?
Rimanevo desolata e abbattuta.
Abbattuta per non essere stata in grado di aiutare mia cugina.
– Non le ho suggerito nulla.
– Non ti ha chiesto un parere? Non voleva un consiglio?
– Sì’ ma io’ sono stata zitta.
Finii la frase con la voce rotta.
Mi era venuto il magone.
– Mony? Che fai? Piangi?
Non stavo piangendo, ma se avessi risposto forse poi avrei pianto. Non risposi.
– Amore mio’ cosa ti prende?
Mio marito mi abbracciò e mi baciò sulla guancia dolcemente.
Fu l’incoraggiamento di cui avevo bisogno. Decisi di aprirmi con lui. Ci provai timidamente.
– Non me la sento di consigliarla. Non ce la faccio.
– Ti spaventa la responsabilità Mony?
In un certo senso era così.
– La responsabilità di darle cattivi consigli. Come posso essere un esempio per lei? Io. Ti rendi conto?
– Hai delle esperienze. Per questo puoi aiutarla.
Il magone si fece forte.
– No. Non posso.
– Perché?
Mandai giù e con un flebile e tremante bisbiglio confessai.
– Perché io sono una troia.
Stefano rimase un po’ spiazzato. Ci mise qualche istante a mettere a fuoco il punto, ma poi capii. Mi strinse più forte e mi baciò di nuovo.
– No’ non è così’ e lo sai anche tu. Ne abbiamo già parlato.
Effettivamente era un discorso che avevamo affrontato periodicamente nella nostra storia. Un discorso difficile’ con sensi di colpa di uno o dell’alta’ e con una sola conclusione. Noi eravamo quelli che eravamo, ma ci accettavamo pienamente, eravamo una coppia.
– Monica tu sei perfettamente in grado di aiutare tua cugina Arianna. La puoi aiutare facendole capire che se ne vuole uscire lei e suo marito devono trovare un compromesso’ anzi’ un punto di incontro. E’ finita se non lo trovano’ ma è finita anche se non ci provano’ poi sta a loro individuare i modi e i tempi. Noi nel bene e nel male abbiamo avuto i nostri.
Riuscii a non piangere.
Le parole di mio marito mi aiutarono tanto. Anche io quindi potevo aiutare Arianna?
– Sì. Hai ragione Ste.
Mi girai per baciarlo sulle labbra. Nel farlo provai un brivido.
– Ti amo da morire.
– Anche io Mony. Anche io.
Mi crogiolai nel abbraccio di mio marito. Ci baciammo ancora.
Era una strada pericolosa quella.
L’allarme scattò quando una mano di Stefano si infilò nei pantaloni del mio pigiama per palpeggiarmi le natiche.
– Ste’ lo sai. Non possiamo. C’è Arianna.
Non che non mi andasse. Semplicemente non si poteva.
– Mony’ ti desidero. Ti voglio.
Sospirai inquieta.
– Ti prego Ste. Non insistere.
Mio marito mi baciò sul collo senza smettere di palpeggiarmi il sedere.
Mi chiesi se il marito di Arianna, in quanto insistente, si comportasse allo stesso modo.
Forse no’ perché a me faceva un certo effetto’ e, sebbene l’insistenza mi infastidisse, ero piuttosto compiaciuta da tutto il resto.
– Dobbiamo fare piano però’
Capitolai.
Mia cugina non avrebbe ceduto.
O lei era più forte di me o suo marito non era in grado di ‘insistere’ nel modo giusto.
‘I modi! Certo’ è ovvio!’
Arianna era inibita sessualmente, ma le era stato richiesto nulla di strano.
Quella che faceva le cose strane ero io.
Ero esperta.
Abbastanza esperta per capire che io non ero normale, ma Arianna non lo era in un modo diametralmente opposto al mio.
Se suo marito avesse cambiato i modi l’avrebbe aiutata a cambiare il suo modo.
– Hai ragione! Devono trovare un punto di incontro! Ma non è lei che deve fare il primo passo’ è il marito che non la sa prendere’ lei poi cambierà.
Stefano si fermò, smise di baciarmi e smise di palparmi.
– Tu non vuoi che io pensi a tua cugina e tu invece continui a pensare a lei?
– Mi hai detto tu che la posso aiutare.
– Sì Mony’ ma domani. Non adesso.
Lo ignorai.
– Forse dovrei parlare con suo marito. Spiegargli come si sente lei. Fargli capire come si deve comportare per convincerla’ per sedurla.
Forse gli argomenti che Stefano usava con me non avrebbero fatto effetto a mia cugina. Non esattamente quelli magari.
Lei mi aveva parlato di mancanza di romanticismo nella sua vita di coppia,certo le mancava’ ma non era solo quello che le mancava. Lei prima di tutto aveva bisogno di ‘modo’.
Era chiaro.
Arianna voleva attenzioni. Ecco perché gradiva l’allegro corteggiamento di mio marito.
Ed era il modo per sedurla e convincerla ad aprirsi.
– Mony… non credo che Arianna la prenderebbe bene se tu parlassi con suo marito. Un conto è consigliarla e un conto è impicciarsi.
– Le chiederei il permesso.
– Le chiederesti il permesso di intrometterti.
Non era proprio il caso.
– Quindi? Cosa devo fare?
– Tu puoi parlare solo con lei. E’ il tuo unico interlocutore. Però’
C’era un ‘però’. Misi tutta la mia attenzione sul quel ‘però’.
– Monica’ potresti in effetti aiutarla in un altro modo. Potresti riuscire a tranquillizzare il marito accontentandolo tu. Lui smetterebbe così di assillare lei.
La proposta mi scombussolò. Non mi aspettavo che mio marito mi proponesse una cosa del genere così esplicitamente. Ci riflettei qualche istante.
– Non so’
Poi mi resi conto che Stefano mi stava prendendo in giro. Ridacchiava nel buio.
– Ah! Se ‘parlo con suo marito’ sono un impicciona. Se invece ‘accontento suo marito’ rispetto la sua intimità di coppia?
– Per mettere le cose in pari io nel frattempo potrei occuparmi di Arianna’ potrei insegnarle qualcosa.
Gli risposi solo perché non era serio.
– Se io accontentassi il marito non ce ne sarebbe più alcun bisogno. Infatti lei non avrebbe più richieste da parte di lui e non avrebbe bisogno di insegnamenti.
– A me piacerebbe insegnarle però. Lo farei anche a gratis.
Sospirai sconfitta.
– Sei un porco.
Stefano ridacchiò.
– Cosa posso farci. Sono così’ e l’idea di profanare la tua bella e inesperta cugina mi’ inquieta piacevolmente.
A me inquietava e basta.
Decisi di riconquistare il posto che mi spettava di diritto.
Infilai una mano tra noi. Gli afferrai l’erezione che gli era cresciuta nei suoi pantaloni del pigiama.
– Quindi ‘questo’ non è per me? E’ per Arianna? Perché vorrei precisare che se è per lei’ io sono costretta a rifiutarlo.
La minaccia fece preoccupare mio marito.
– Sei tu che sei tornata a parlare di lei. Io non la pensavo più. Avevo obbedito’ ed ero pronto a fare l’antipatico con lei già da domani.
– Non so se crederti.
Con il tono della voce feci in modo di esprimere una perplessità non troppo severa.
– Se vuoi ti posso dimostrare che preferisco il tuo al suo.
Mi persi.
– Il mio cosa?
– Il tuo fondoschiena Mony.
Di nuovo mi ero dimostrata ingenua, ma nella mia ingenuità avevo comunque apprezzato che l’attenzione fosse tornata su di me. Lo avevo apprezzato tanto da volermi aprire.
Mi mordicchiai le labbra’ e iniziai a fare una ‘sega’ a mio marito.
– Quindi, se non ho capito male, ‘questo qui’ me lo vorresti mettere nel culo.
– Sì. Esatto.
Mi andava.
Già la mattina avevo avuto voglie di quel genere’ e poi gli argomenti avevano fatto il resto.
Mi andava parecchio.
– Un’ idea carina’ però non si può.
– Come no?
Non ero convincente per il lavoro che facevo con la mano.
Non ero convincente perché non ero convinta.
– Non si può. C’è Arianna.
Mia cugina ci avrebbe sentiti.
– Proviamo a farlo piano. Non lo avevi proposto anche tu poco fa?
Lo avevo proposto, ma non avevo considerato il sesso anale.
Anche senza giocare all’urlatrice, anche senza raggiungere quei livelli, in quella particolare pratica non potevo trattenere i gemiti.
– Non so se ci riesco a farmelo mettere ‘lì’ e tenere la voce bassa.
Quella mattina io stavo per farlo da sola. Anche in quel caso avrei fatto gemiti, anche il quel caso Arianna era in casa’ però mi ero dimenticata della sua presenza quando avevo quella intenzione.
Ero stata fortunata e dovevo portare rispetto a quella fortuna.
– Se vuoi facciamo l’amore’ sempre a bassa voce’ ma senza metterlo ‘lì’.
In quel momento capii anche il marito di mia cugina.
Capii come si doveva sentire quando era costretto a rinunciare a qualcosa che desiderava molto.
– Mony’ e se provassimo a usare molto lubrificante?
– Molto lubrificante.
Ripetei.
Significava meno difficoltà e sensazioni meno intense’ significava riuscire a trattenere i gemiti.
Forse. Non potevo esserne certa’
– Sì. Proviamo! Usiamone tanto tanto.
Colsi al volo la proposta. La mia volontà si dimostrò di burro.
– Ooh Monica!
Distrattamente stavo ancora manipolando l’erezione di mio marito. Il mio improvviso ed entusiastico cambio di rotta aveva rischiato di farlo venire.
Mi fermai in tempo.
Poteva anche non essere un male. Era un metodo che avevamo già adottato.
Solo che richiedeva meno fretta. Avremmo fatto tardi e il mattino dopo svegliarsi per andare al lavoro sarebbe stata dura.
Io ero pronta. Io poi al lavoro non ci dovevo andare.
– Vorrei un’inculata lunga lunga e con tanto tanto lubrificante.
Espressi il mio desiderio con estrema chiarezza.
– Sì’ anche se’ non so se riesco.
Fu Stefano ad ammettere una sua difficoltà. Come lui aveva suggerito uno stratagemma per superare la mia difficoltà io suggerii come superare la sua.
– Sì’ che ci riesci.
Sparii sotto le coperte.
– Mony? Cosa vuoi fare?
– Voglio fare tutto quello che non vuole fare mia cugina.
E stavo per iniziare la prima fase del programma.
Sotto le coperte abbassai i pantaloni del pigiama di mio marito e gli presi in bocca l’erezione.
Il pompino durò poco.
In un paio di minuti Stefano venne. Venne in silenzio e io in silenzio accettai la sua venuta.
‘Ho fatto bene a iniziare così”
La seconda fase del programma me la volevo godere infatti.
Sbucai dalle coperte e rimanendo al buio recuperai il flacone del lubrificante.
Quando lo sentii tra le mani ricordai i pensieri che al mattino avevo fatto su quell’oggetto. Avevo bramato sensazioni forti’ ma quella notte ero costretta a cercarne di meno intense.
‘Prima o poi Arianna se ne andrà’ e io mi sveglierò sola a casa’ tutta sola e libera!’
Misi da parte quel programma per concentrarmi su quello in corso.
Tolsi il pigiama, mi spogliai completamente e rimasi tutta nuda’ mentre mio marito riposava.
– Guai a te se ti addormenti!
Lui aveva avuto la sua soddisfazione. Il rischio c’era.
Dovevo tenerlo interessato.
Tornai a girarmi su un fianco dandogli la schiena. A bassa voce gli sussurrai le indicazioni.
– Mettimi il lubrificante. Mettine tanto. Tanto tanto.
L’incarico lo interessò. E lo fece bene.
Prima massaggiando’ poi infilando un dito’ e poi infilandone due.
Io mi masturbai’ solo ansimando’ mi masturbai in silenzio fino al mio limite.
– Ste? Sei pronto?
– Sì.
Fu un sollievo udire quel ‘sì’.
– Allora fallo’ ma piano.
Mi penetrò con attenzione e il lubrificante abbondante con l’accurata preparazione si rivelò una combinazione azzeccata.
Entrò senza fatica.
Con cautela e controllata calma iniziò a prendermi.
– Va bene così Mony?
Era abbastanza piacevole e riuscivo ad evitare i gemiti.
– Va bene.
Sussurrai la mia risposta, ma mio marito non ne fu soddisfatto.
– Sei sicura?
– Magari’ solo un po’ più forte.
Osai’ ma ne valse la pena.
– Mmmhhh’ ecco . Va meglio.
E rimanemmo silenziosi.
Nel buio si sentiva solo il mio respiro affannoso accompagnato dal ritmo cadenzato dell’inguine di mio marito che batteva sulle mie natiche.
– Appena un po’ più veloce’
Osai ancora e venni accontentata di nuovo.
Andò ancora meglio.
Ripresi anche a toccarmi come durante la preparazione. Migliorò ulteriormente.
A fatica non gemevo, ma potevo ancora trattenermi.
– Ste’ mmmhh’ dimmelo quando stai per venire.
– Sì’ per ora resisto bene.
Andavamo avanti già da un po’.
Era un peccato non poter sfruttare quella prestazione così longeva a pieno.
Ma avremmo dovuto provare posizioni diverse e mi sarei dovuta lasciare andare.
Non era il caso. C’era mia cugina in casa nostra.
‘Un vero peccato”
Non mi dovevo poi accontentare troppo. In fin dei conti’ godevo.
Poi Stefano si fermò.
– Sei venuto?
‘Non me ne sono accorta e non mi ha detto nulla.’
– No. Non ancora. Mettiti a pancia basso.
Fu il mio turno di obbedire.
E quindi obbedii’ anche se in quella posizione toccarmi mi diveniva difficile.
Mentre mi giravo mio marito rimase contro di me’ dentro di me. Mi schiacciò col suo peso.
Non feci in tempo a sussurrare il mio disappunto.
Avvenne tutto molto velocemente.
Stefano puntò ginocchia e mani alleviandomi in parte dal suo peso e poi ricominciò a prendermi.
Subito mi trovai a rimpiangere la posizione originale’ ma poi apprezzai i pregi di quella nuova sistemazione. Il ritmo era lo stesso, il battiti cadenzati dell’inguine su di me erano identici’ ma i colpi erano più precisi e profondi. Mi sentivo davvero presa’ e poteva migliorare ancora.
– Più forte’
La mia preghiera venne ancora accolta.
‘Oddio!’
Il piacere fisico era perfettamente sopportabile, ma il piacere mentale si acuì paurosamente.
Non ero sempre in vena di quell’energia.
Ma quella notte, al buio, in cerca di sensazioni e con l’obbligo di tacere, trovai quel trattamento perfetto.
– Sì’ sì’
Sussurrai rapita.
– Non farti sentire Mony’
Avevo parlato troppo forte?
Per un istante portai l’attenzione lontana dal mio corpo. Ascoltai la stanza.
Stavamo facendo troppo baccano?
I colpi decisi di Stefano producevano un suono inconfondibile’ non poteva essere altro che sesso.
Il letto non cigolava, ma in sottofondo il materasso accompagnava il ritmo del coito con un rumore sordo.
Io ansimavo. Non di più. Forse avevo detto un paio di ‘sì’ ad alta voce.
Mia cugina chiusa nella sua stanza poteva sentire?
Probabilmente dormiva.
Oppure era sveglia immersa nei suoi pensieri, pensava al marito e al suo matrimonio, vigile e pronta ad origliare nel buio’ pronta a captare ogni minimo rumore che si distinguesse nel silenzio della notte.
Percepii una tentazione irresistibile.
– Ste’ mi piace’
Di nuovo ad alta voce.
– Parla piano’
Non rallentò. Continuò a montarmi con quel vigore che mi stava eccitando da impazzire.
E la tentazione si impossessò completamente di me.
– Nel culo’ sì’ mi piace’
– Mony!
L’ammonizione di mio marito era un sussurro. Lui ce la faceva. Io non volevo più trattenermi.
‘Che Arianna senta! Che senta come godo!’
– Ooohh’ sì’ nel culo’ nel culo’ sì’ sì’ nel culo’
Continuai e mio marito mi lasciò continuare senza fermarsi.
– Nel culo’ nel culo’ nel culo’ ooohh’ nel culoohh’ sì’ nel culo’ nel culo’
Non andò avanti poi molto.
Per Stefano fu il colpo di grazia. Venne e ci fermammo.
Fece poi venire anche me con la lingua’ e lo feci con dei sospiri. Di confusione ne avevo già fatta abbastanza.

Era passato Natale e poi capodanno e persino l’epifania’ ed io non avevo ancora notizie di mia cugina Arianna. Se ne era andata il giorno dopo’ il giorno dopo la notte in cui non avevo trattenuto i miei gemiti amoreggiando con mio marito. Ero convinta che se ne fosse andata proprio per avermi udita.
Io non avevo avuto il coraggio di chiederle spiegazioni e avevo accettato passivamente la sua motivazione. Preferiva togliere il disturbo’ a suo dire eravamo stati anche troppo gentili ad ospitarla per un paio di notti. Io non la trovavo credibile solo per il repentino cambio di posizione.
Era per me ovvio. Lei si era sentita offesa dai miei atteggiamenti’ ed io mi sentivo tremendamente in colpa.
Proprio quando avevo quasi trovato il modo per aiutarla’ ero caduta in errore rovinando tutto.
Con quel peso sulla coscienza non avevo trascorso delle feste serene.
Stefano aveva provato a tirarmi su il morale più di una volta. Lui sosteneva che se i parenti non avevano avuto brutte notizie allora doveva essersi sistemato tutto.
Io cercavo di mettermi l’anima in pace, il passare dei giorni mi era di aiuto’ ma a differenza di quando combinavo dei guai che riguardavano me, il timore di aver una responsabilità nella rovina del matrimonio di un’altra persona non si estingueva mai del tutto. Tornava, specie quando il sole calava, la sera’ la notte.
– Monica non dirmi che sei di nuovo depressa?
Mi chiese mio marito uno di quei giorni. Ci stavamo coricando, lui leggeva e io guardavo il soffitto seduta nel letto al suo fianco.
– No.
– No? Allora a cosa stai pensando?
Se su certe cose mentirgli mi riusciva perfettamente, ce ne erano altre su cui mi risultava proprio impossibile per quanto ci provassi.
– E va bene. Lo ammetto. Sto pensando di nuovo ad Arianna’ e sono tormentata come al solito. Mi sento che lascerà il marito e la colpa sarà anche mia che non sono riuscita ad aiutarla quando ne aveva bisogno.
– Le solite paranoie.
– Sì Ste… le solite. Tu dici che se Arianna e suo marito fossero sul punto di lasciarsi lo sarei venuta a sapere’ ma non sono nemmeno rassicurata del contrario. Se avessero sistemato tutto mi avrebbe telefonato’ invece no’ mia cugina non mi chiama. Sai perché? Perché è arrabbiata con me, perché non ha risolto nulla e perché si sta separando cercando di non farlo sapere a tutta la famiglia.
Mio marito sospirò.
– Non credo sia così Mony.
– Io credo di sì.
– Ti dico che ti sbagli.
– Sbagli tu.
– Non io non sbaglio Monica. Ne sono sicuro.
Era passato dal credere all’averne certezza. La sua fede era più forte della mia. Oppure era superficialità e credulità.
– Non puoi essere sicuro.
– Invece posso.
– E come?
‘Ora spiegamelo. Spiegami su che assurde basi è costruita la tua certezza.’
Stefano si agitò sul letto nervosamente. Lo vidi in seria difficoltà.
– Ecco’ lo immaginavo.
Conclusi così. Ma fu proprio il mio ‘cantare vittoria’ che fece svuotare il sacco a mio marito.
Ed io ignoravo che ci fosse un sacco.
– Monica’ ne sono sicuro perché ho le prove. Ho le prove che tua cugina non ce l’ha con te’ anzi credo che ti sia grata, ma probabilmente per lei è troppo imbarazzante ammetterlo.
Rimasi senza parole. Sbigottita.
‘Ma di cosa sta parlando? Le prove?! Quali prove?’
Continuai a fissare mio marito per un po’. Lui si era rimesso a leggere seccato.
Alla fine recuperai il controllo’ e lo spronai a parlare.
– Allora? Mi vuoi spiegare?
– No.
– Come no? Devi!
Sbuffò di nuovo, ma mi diede attenzione.
– Mony’ io non volevo dirtelo’ anzi’ temo che quando lo saprai ti arrabbierai.
– Ormai è tardi. Hai parlato di prove. Bene. Se non mi fornisci le prove allora sì che mi arrabbio.
Lasciò perdere definitivamente la sua lettura.
– Ti mostrerò le prove.
– Ottimo.
Si alzò. Io incuriosita lo seguii con lo sguardo.
‘Mi mostrerà le prove’ mostrerà? Allora si tratta di qualcosa di concreto. Una lettera forse?’
Stefano prese il suo smartphone.
‘Un sms allora.’
Perché mia cugina aveva scritto a lui e non a me? Era imbarazzata secondo Stefano. Non capivo.
Mio marito tornò a letto al mio fianco.
– Giura di non arrabbiarti.
Non volevo giurarlo.
– Stefano io sto cominciando a preoccuparmi.
– Va bene’ va bene’
Lo vidi toccare lo schermo del telefonino. Aprì la gestione di immagini e video.
‘Immagini e video?!’
Fece partire un filmato’ lo mandò avanti e poi girò lo schermo verso di me.
Era un video piuttosto strano’ buio’ con una bizzarra luce verde.
Corrugai la fronte e mi sforzai di osservare meglio. Ci misi un po’ a riconoscere la nostra camera degli ospiti’ e nel letto c’era mia cugina Arianna che si rigirava agitata sotto le lenzuola.
– Ma’ ma’
Balbettai cercando di esprimere il mio stupore senza successo.
‘Come fa Stefano ad avere questo video?’
Aveva nascosto il telefonino nella camera degli ospiti? Perché era tutto verde?
E soprattutto’ quello che stavo vedendo come poteva rappresentare una prova della tesi di Stefano?
Ero troppo confusa.
Rinunciai a parlare.
In quel momento mio marito con un gesto dell’indice alzò il volume del filmato’ fu allora che venne il peggio.
Dopo un paio di secondi In sottofondo si udì un flebile ‘sì’ seguito da sporadici deboli gemiti…
– Oddio!
Di colpo riuscii a collocare temporalmente le immagini che stavo vedendo. Il video era stato registrato la notte prima della partenza di Arianna. La famigerata notte. I gemiti provenivano dalla mia stanza da letto’ i gemiti erano i miei.
Misi in ordine le idee. Dovevo capire. Dovevo.
Ero pronta a fare il terzo grado a mio marito. Per prima cosa volevo sapere come era in possesso di quel video.
Ero decisa a domandarglielo, ma poi tacqui vedendo sullo schermo vidi Arianna liberarsi delle coperte.
Sgranai gli occhi e spalancai la bocca.
– Vedi Monica?
– Sì’
Mia cugina aveva una mano infilata nel pigiama’ e da come si contorceva era chiarissimo cosa stesse facendo. Si stava masturbando.
Io non potevo credere ai miei occhi.
– Io non penso proprio che ce l’abbia con te. Io penso piuttosto che ti sia grata Mony.
Mi era difficile assumere che mia cugina si fosse comportata a quel modo’ ma dopo tutto non era niente di così strano’ si era eccitata e si era data piacere. Il fatto che si fosse eccitata per i miei gemiti, per quanto intrigante, spiegava forse la sua partenza improvvisa’ il suo silenzio’ l’imbarazzo nei miei confronti quindi.
Un imbarazzo del tutto suo personale perché io fino a quel momento ignoravo tutto.
Non significava però che le cose col marito si fossero sistemate.
Sospirai.
– Questo dimostra che mi è grata per un ditalino’
Stefano sorrise.
– Aspetta.
– Aspetto’ ma’
Riprese il suo smartphone e mandò più avanti il filmato.
– Ora guarda Monica.
L’audio mi arrivò alle orecchie prima che lo schermo fosse di nuovo rivolto verso di me.
Nel filmato si udì chiaramente la mia voce oltre le mura ‘nel culo’ nel culo’ nel culo”
Arrossii violentemente ancora prima di vedere.
Poi vidi.
– Oddio!
Arianna era sul letto praticamente nuda e per darsi piacere usava tutte e due le mani.
Con la destra si massaggiava intensamente il clitoride’ con la sinistra si palpeggiava il di dietro.
Poi addirittura la vidi portare le dita anche tra le natiche.
– Ma cosa sta facendo?
– Secondo te Mony?
Avvicinai il volto allo schermo per vedere meglio.
– Si sta’
Non osai dirlo. Non si vedeva benissimo, ma era inequivocabile.
Divenne ovvio quando la vidi anche portare la mano sinistra al volto, succhio il dito medio e poi lo guidò indietro’ da dove proveniva’ proprio tra le natiche.
– Si sta proprio’
– Sì Monica’ si sta proprio facendo un ditalino nel sedere.
Nel frattempo la mia voce nel video continuava a sottolineare l’oggetto dell’azione.
Cercai di ritrovare un minimo di contegno. Mi raddrizzai composta.
– Questo video non prova nulla.
– Io credo invece che sia la prova che tua cugina ha deciso di fare qualche esperimentuccio’ed è tornata a casa con una propensione cambiata.
Deglutii’ poi distolsi lo sguardo.
– Può essere, ma anche no.
– Continua a guardare’ tra poco mi darai ragione.
Avevo già visto abbastanza.
– Spegni.
– Io credo che dovresti proprio vedere come va a finire.
Effettivamente se me lo raccomandava così la curiosità l’avevo.
– No.
Decisi di tenere il dubbio. Era la scelta più adeguata.
– Sicura?
– Sì. Spegni.
Stefano sbuffo e poi interruppe il video.
Buttò il telefonino sulla coperta e sbuffò ancora.
– Lo sapevo Mony.
– Cosa sapevi?
– Non dovevo mostrartelo. Ti sei arrabbiata.
Non ero arrabbiata.
– Sono solo un po’ scombussolata. Dammi un secondo per riflettere.
Vedere mia cugina nella sua intimità mi aveva fatto uno strano effetto. Un intimità così poi.
– I fatti sono questi Monica’ lei non voleva dare il culo, ma quando ha sentito come piace a te ha cambiato idea. Ad oggi lo avrà già provato col marito con immensa soddisfazione di entrambe’ ma non può venirtelo a dire, se ne vergogna dopo tutte le storie che ti ha fatto.
Poteva essere così. Quasi ci credevo.
– Forse hai ragione.
– Allora ora ti senti meglio Mony?
– Sì’ credo di sì.
Era effettivamente vero. Mi sentivo meglio’ anzi ero persino un po’ eccitata.
Pensandoci non mi sarebbe dispiaciuto un po’ di sesso’ sesso anale.
Istintivamente alzai la coperta per sbirciare mio marito nella zona sotto l’ombelico.
Nei pantaloni del pigiama c’era già una bella erezione pronta.
– Ti è venuto duro per Arianna.
– Ti da fastidio?
‘Non troppo ora che lei non è più in casa nostra.’
– Quante volte ti sei masturbato guardando quel video?
– Qualcuna’
Immaginai la scena. Poi immaginai che avrei potuto anche dargli una mano io mentre se lo guardava una volta in più’ per quanto non fosse molto rispettoso nei confronti della mia parente.
Interruppi bruscamente quelle fantasie sul nascere. Stavo dimenticando dei particolari importanti.
– Un attimo.
Sbottai severamente.
– Stefano… hai spiato Arianna.
– Sì’ lo so’ non avrei dovuto.
– E me lo volevi tenere nascosto.
– Sì’ ho sbagliato anche in questo, me ne rendo conto, ma, te l’ho detto, credevo che ti saresti arrabbiata.
Avevo tutti i diritti di essere arrabbiata. In effetti ero arrabbiata’ molto arrabbiata.
– Ora mi dirai tutto per filo e per segno. Voglio sapere da dove viene questo video.
Mi chiesi anche se aveva mai spiato me allo stesso modo.

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