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Racconti Erotici Etero

Le calde tette di Serena

By 25 Settembre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Serena e Giulia decisero di fare un week-end altrove, decisero per la città di Venezia, che entrambe non avevano mai visto. Si erano conosciute all’università, ai corsi. Serena era fedelmente fidanzata da quattro anni, mentre Giulia era semplicemente libera, ed era risaputo che non riusciva a stare con le mani ferme. Si imbatteva sempre in avventure di ogni tipo, e ne era fiera. Probabilmente un pò invidiava il fatto che Serena avesse un rapporto stabile, ma sapeva anche che ormai si era ridotto ad un paio di scopate all’anno. Si incontrarono alla stazione, Giulia era come suo solito vestita molto hippy, con vestiti di tessuti leggeri e colorati. Un pantalone verde e una camicia marrone. I tratti del viso vagamente arabi avevano affascinato tantissimi ragazzi, e lei a poco alla volta, e quando ne aveva voglia, cercava di appagare le loro voglie. Serena invece era più alla moda, con dei pantaloni di jeans stretti, una camicia bianca sbottonata all’altezza delle tette, per mettere in mostra la sua fantastica quinta. Le sue grandi tette avevano sempre fatto ammaliare tutti, e in molti avevano dedicato a loro almeno una masturbata. A coprire i suoi capelli scuri (ma con tinte rossastre) aveva un cappello nero. Nella stazione la guardavano tutti, ogni passo le tette le ballavano in un modo semplicemente spettacolare.
– Serena – disse Giulia guardandola di traverso. – Stai dando spettacolo!
Eh sì, perchè poi Giulia era quella classica persona che si mascherava da perbenista, che aveva un forte senso del pudore, quando poi la sua immagine reale era quella della ninfomane, in cerca di avventure ad ogni costo (a differenza di Serena). Salirono sul treno, che le avrebbe portate a Venezia, la città delle lagune, e delle belle arti. In treno studiarono quasi tutto il tempo, ma Giulia non resisteva alla tentazione di ridere, ogni qualvolta qualcuno entrava nello scompartimento, e nel vedere la pericolosa scollatura di Serena ci finiva del tutto dentro con gli occhi. Il viaggio era stato organizzato molto alla buona, neanche sapevano dove andare a dormire la notte, ma Giulia continuava a ripeterle che non doveva preoccuparsi, qualcuno che le ospitava a casa sempre l’avrebbero trovato. Magari qualcuno come “Johnny Depp”, diceva.
– Tu devi essere pazza – gli rispose Serena. – E io dovrei dormire a casa di qualcuno che neanche conosco!
– Dai, Serena! – la zittì. – Non comportarti come una vecchia di settant’anni. Oggi i giovani si arrangiano in questo modo. E poi cosa fai, ti preoccupi per il tuo fidanzato? Ma lascialo perdere!
Finalmente arrivarono a Venezia. Camminarono tra le strade, guardando le gondole passare, guardando i canali. Di tanto in tanto si fermavano a mangiare qualcosa, per poi ritornare in giro. Serena aprì la borsa che portava al braccio e cacciò un pacchetto di sigarette. Fecero una breve pausa e poi ritornarono al loro cammino.
Si fermarono a Piazza San Marco, ai tavoli di un bar. Un’orchestrina suonava, e Giulia si accorse che due ragazzi, veramente belli, le stavano fissando. In principio fece finta di nulla, poi diede un colpetto sul braccio di Serena, e gli fece capire di guardare a destra, così che anche lei potette accorgersene. I due ragazzi parlavano tra di loro, ma continuandole a guardare, come un animale guarda la sua selvaggina.
– Sono belli, vero? – domandò Giulia.
– Beh, devo dire la verità… sì. Ma rimettiamoci in cammino, altrimenti si fa tardi.
– Come vorrei che ci abbordassero – continuò Giulia.
– Ma la vuoi smettere? Eppure lo sai che sono fidanzata!
– Sta parlando la santarellina – disse scimmiottandola. – Non dirmi che non ti sei già tutta bagnata.
– Giulia, tu sei arrapata. Dai andiamo via.
Si alzarono dal tavolo, presero sotto braccio le borse e si avviarono. Ma con somma gioia di Giulia i due ragazzi le corsero dietro. Le fermarono e le salutarono.
– Ciao ragazze – disse uno di loro. – Vedo che siete tutte sole. Noi siamo di Venezia, possiamo portarvi noi a vedere qualche posto, se vi va. Io sono Nicola e lui è Arturo.
– Oh, certo! – rispose Giulia. – Fa sempre comodo avere due cavalieri valorosi come voi.
Nicola raccolse una mano di Giulia e la baciò, Arturo fece lo stesso con la mano di Serena. Iniziarono il loro camminare tra le strade di quella splendida città, conoscendosi anche un pò meglio. E in quell’arco di tempo, tra una parola e un’altra, chissà per quale circostanza Nicola riuscì a trovare il sistema per passeggiare tra quelle strade mano nella mano con Giulia. E Arturo, con la stessa delicatezza riuscì a portare un braccio lungo i fianchi di Serena, che si lasciava trasportare dalla sua ironia, dalla sua parlata facile. Tra l’altro continuava ad ironizzare sui suoi grandi seni, e a dire cose del tipo:
– Guarda qui che balcone che abbiamo! – disse guardando la sua bellissima scollatura. – Mi ci infilerei dentro.
– Ehi ehi – rispose Serena. – Poca confidenza che sono fidanzata.
Anche Giulia era divertita dal suo modo di ironizzare.
– E dai, non credo che il tuo fidanzato sia geloso se faccio qualche complimento alle tue tette. Sbaglio o è una quinta?
– Beh sì, è una quinta – rispose Serena cercando di coprirsi ulteriormente il seno. Ma infondo le piaceva essere guardata in quel modo “selvaggio”.
Alle sei del pomeriggio si fermarono, decisero che probabilmente era ora di ritornare a casa. Stava facendo quasi buio. Nicola propose a Giulia di andare da lui se voleva, e Serena sarebbe potuta andare da Arturo. All’idea Giulia non stava più nella pelle, nei loro appartamenti sarebbe successo l’impossibile pensò. Ma Serena prese in disparte la sua amica e cercò di parlarle:
– Ma sei pazza? – domandò. – E mi lasceresti andare da sola a casa di questo tipo che abbiamo conosciuto solo oggi?
– Ma dai, cos’hai, paura di tradire il tuo fidanzato? Dì la verità, da quanto tempo non te la fai una scopata? è giunta l’ora di ritornare a gustarci un buon cazzo bello grosso. Ciao! – con queste parole raccolse la mano di Nicola e si avviarono verso casa.
Arturo portò Serena nel suo appartamento. Molto spazioso e luminoso, con qualche pianta, un televisore, qualche poltrona e un divano abbastanza grande.
– Mettiti comoda se vuoi – disse Arturo. – Puoi toglierti la camicia.
– Ma sotto ho solo della lingerie – avvertì.
– Ancora meglio. Dai, spogliati, che ho in mente qualche giochino.
Serena era un pò dubbiosa, quel giorno avrebbe tradito il suo fidanzato dopo quattro anni di fidanzamento. Con delicatezza sbottonò la camicia, lasciando venir fuori le sue bocce, coperte da un corpetto scuro molto sexy, aperto nel mezzo, che lasciava intravedere il suo ombelico e quel poco di pancetta. Arturo si complimentò per le sue dimensioni dei seni, poi sparì oltre una porta, ritornando qualche attimo dopo con una boccetta di olio per il corpo.
– Voglio che ti spogli completamente e che ti spargi quest’olio su tutto il corpo. Dai, abbassati i pantaloni.
Serena ubbidì, abbassandosi i jeans. Era eccitata dal suo modo di guardarla, e sentiva nell’aria che tra qualche attimo avrebbero scopato. Questo era certo. Restò vestita solo del suo cappello nero, dei suoi bracciali color oro al polso destro e del suo collier, che le aveva regalato il fidanzato per uno dei loro anniversari.
– Chi te l’ha regalato questo? – domandò riferito al suo collier. – Il tuo cornuto? Dai spalmati l’olio sul corpo.
Serena prese la bottiglietta e cominciò a spalmarsi l’olio sulle sue grandi tette, poi sulla pancia e sulle gambe. In breve tempo il corpo fu pieno di quell’olio. Giocò con i suoi seni, lasciandosi guardare da Arturo. Come plastichina li premeva uno contro l’altro, li schiacciava con i polsi, poi Arturo la raggiunse, le si mise alle spalle e iniziò a maneggiarli lui, portando le mani verso il suo voluminoso petto. Con le dita stringeva quella sua carne, sfiorò i capezzoli, fece sbattere i seni uno contro l’altro e li stringeva tra le mani.
– Guarda qua che tette! – disse. – Ci vorrei sborrare sopra, è vero che mi farai sborrare sulle tette?
– Vedremo, da come ti comporterai – Serena sorrise, poi si inginocchiò ai suoi piedi e lo aiutò ad abbassarsi i pantaloni. Poi Arturo si sfilò anche la maglietta, mentre Serena ricopriva il suo corpo con la rimanente parte dell’olio per il corpo, fino a finire al suo arnese, che era già dritto e duro. Lo masturbò delicatamente, ricoprendolo di baci a timbro. Emanava uno strano fetore, che però le piaceva da impazzire. Poi lo portò tra le labbra, facendo annegare nella sua bocca il glande pulsante di quell’attrezzo. Raccolse un pò di saliva e poi sputò sull’asta, masturbando sempre in modo lento. Il suo pugno serrava con forza il pene di Arturo.
– Basta, adesso voglio la tua passera – disse facendola alzare. Le disse di mettersi a novanta grandi, Serena ubbidì, e iniziò ad avvertire le sue dita, che entravano tra le sue labbra bagnate. Emise un lamento di piacere. La colpì con diversi schiaffi sui glutei, poi la prese per un polso e la portò con se, verso una poltrona. Si mise a sedere, e le disse che gli avrebbe sfodanto immediatamente il culo. Serena ritirò il suo culetto di scatto.
– No! Non l’ho mai fatto prima.
– Figurati quanto possa interessarmi – le rispose, poi l’afferrò per un braccio e l’avvicinò a se. Posizionò il suo arnese verso il buchetto del suo culo, e la penetrò delicatamente.
– Aspetta! – esclamò Serena, che prese con una mano il cazzo durissimo e delicatamente cercò di farselo entrare nel culo. La sua faccia divenne un’espressione di dolore, man mano lo sentiva sempre più dentro, così che Arturo con un colpo del bacino la penetrò completamente, fino ad arrivare ai testicoli. Serena rimase senza fiato, con la bocca spalancata. Cercò di muoversi, e man mano avvertiva il suo ano dilatarsi. Iniziò a prenderci gusto, spingendo dall’alto verso il basso, fino a prendere un ritmo velocissimo. E ogni suo movimento faceva ballare le sue tette. Si manteneva con le mani sui braccioli della poltrona e spingeva, poi ad un certo punto tirò un sospiro e si fermò, iniziando ad ondeggiare con i fianchi. Riprese infine lo stesso ritmo rapido di prima.
– Oh sì, scopami! – urlò. – è da quattro mesi che non scopo col mio ragazzo!
– Quattro mesi che il tuo ragazzo non ti scopa? – chiese tenendola per i fianchi e aiutandola nel movimento dal basso verso l’alto. – Io ti scoperei ogni giorno, vacca puttana! Scopi meglio delle altre puttanelle che mi sono fatto in questi mesi.
Serena staccò il suo culo dal suo cazzo, e andò a stendersi sul divano.
– Lo voglio nella passera! – disse invitandolo ad entrarle dentro allargando le cosce.
– Certo – rispose Arturo alzandosi dalla poltrona e posizionando il suo arnese in direzione della fica di Serena. La penetrò entrandole fin dentro, con un movimento velocissimo, quasi fino a farle male.
– è durissimo! – ansimò. – Godo, godo! – sentì il cazzo di Arturo gonfiarsi dentro di se, quasi come se le stesse venendo dentro. Ma poi si staccò da lei, e le disse di inginocchiarsi. Serena si mise ai suoi piedi, e aspettando la sborra continuò a premere le sue tette una contro l’altra. Arturo sborrò sulle sue grandi bocce, e in parte sulle sue labbra.
– Ohh, sììì! – urlò puntando il suo cazzo sulle sue tette. Poi lo avvicinò alle sue labbra e si fece fare ancora un pompino. Le labbra erano piene del suo sperma.
– Succhialo, come un gelato alla crema – disse Arturo.
Effettivamente un gelato alla crema con un sapore molto più speciale, che le fece perdere del tutto la testa. Lo masturbò ancora, ma questa volta il suo pugno andava molto più rapido.
– Io vado a farmi una doccia, amore – disse Arturo accarezzandogli le spalle. – Tu puoi dormire qui stanotte. Diciamo che mi ripagherai in natura, domani, quando ti scoperò nuovamente – la baciò sulle labbra e si diresse verso la doccia.
Serena si portò via la sborra dalle labbra con il polso destro. Aveva tradito il suo fidanzato, ma era stato bellissimo.
Anche Giulia riuscì a farsi la sua bella scopata.

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