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Racconti Erotici Etero

Le colleghe mature

By 7 Ottobre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Questo è il primo di tre racconti. Sono storie vere anche se un po’ romanzate dei miei primi anni di lavoro, dove in tre posti diversi ho trovato tre colleghe molto intime, poi l’incantesimo si è rotto.

Anna è stata per un periodo una mia collega di lavoro, 49 anni, sposata da circa 20, 2 figli già grandi, un bel fisico un po’ appesantito ma con belle curve nei punti giusti, bionda con capelli lunghi.

Veniva spesso in ufficio con vestitini che facevano risaltare il suo corpo maturo, seno florido, ma vista la consistenza all’apparenza ancora ben tonico, sempre molto curata, trucco appena accennato a nascondere qualche ruga intorno agli occhi, un abbigliamento mai sopra le righe.
Un tipo, insomma, che non ti saresti girato se la incrociavi in strada, ma che osservandola bene esprimeva una sua sensualità, un che di erotico. Personalmente oltre che dal fisico ero attratto dalla sua voce, molto sensuale.

In ufficio, durante le pause dal lavoro, con altre colleghe erano sempre discorsi sulla famiglia, dei figli e marito. Spesso si lamentava della sua vita e come spesso fanno le donne diceva che se avesse potuto tornare indietro non si sarebbe più sposata.

Incontrandola spesso alla macchina del caffè socializzammo, all’inizio erano solo discorsi di lavoro, poi anche delle nostre vite fuori da quell’ambiente anche dei nostri sogni e dei nostri progetti:
– Beato te che sei single ed hai ancora dei sogni,chissà quanti sfizi riesci a toglierti- mi disse un giorno, con sguardo birichino , aggiungendo:
– Io ormai”lava, stira, fai da mangiare e niente di più.- poi abbassando la voce, aggiunse:
– Dimenticavo, qualche volta’..apri le gambe.- ed arrossì per la battuta.
rimasi shoccato dalla battuta, non mi sarei mai immaginato che Anna si lasciasse andare in quel modo, ma visto che eravamo sul discorso non persi l’occasione:
– Single o non single non vuol dire niente. Se tu volessi , anche se sei sposata, le occasioni non mancherebbero, del resto sei ancora una bella donna, se vuoi qualche divagazione puoi prendertela, magari senza andare molto lontano.-
mi guardò sorridendo, aveva capito della frase e non l’aveva lasciata insensibile.

Le nostre chiacchierate, non di lavoro, continuavano e Anna sembrava di gradire, sempre di più, la mia compagnia e forse, ne ero ormai convinto, avrebbe voluto qualcosa di più intimo.
Un giorno sembrava più giù del solito ed allora la invitai a chiamarmi anche al cellulare se aveva bisogno di sfogarsi o solo di parlare.

I nostri incontri alla macchina del caffè continuavano, ma tutto finiva lì. Credevo di essermi sbagliato, in fondo era pur sempre moglie e madre.

Poi una sera, era già passata mezzanotte, mi arriva un sms:
– Stasera è stato peggio del solito, so’ che non sto’ facendo la cosa giusta, ma vorrei tanto essere lì con te. ‘
– Io sono qui, quando vuoi.-
la mia risposta.

Il giorno successivo ed anche quelli seguenti Anna mi evita, non si faceva trovare mai sola, sempre con qualche collega. Penso che anche se la donna forse vorrebbe, la madre di famiglia aveva avuto il sopravvento.

Ma anche quella volta mi ero sbagliato. Sono alla mia scrivania quando noto la lucina del cellulare che lampeggia, quando lavoro metto il silenzioso, e un SMS di Anna: ‘Venerdì pomeriggio ho appuntamento con il dentista, potrei disdirlo’. Non ci penso due volte e rispondo: ‘per me va bene, ti aspetto a casa mia’.
Invento un problema famigliare e mi prendo il venerdì di ferie, tutto il giorno perché il mattino mi ci vuole a rimettere in sesto l’appartamento.

La prima volta con una donna mi manda sempre su di giri, questa volta, per di più, era la mia prima donna sposata, con quel fascino del proibito. Eccitazione ed adrenalina correvano un gran premio nelle mie vene.
Lei arrivò, era nervosa, tesa, forse era ancora combattuta. Non persi tempo, l’abbracciai e la tensione si sciolse in un bacio passionale, lunghissimo, sentivo il suo desiderio. Portava un vestito più corto del solito, tutto abbottonato sul davanti. Le mie mani scivolavano sui suoi fianchi, e mentre la spingevo contro di me, sbottonai il vestito e lo feci scivolare dalle spalle ai suoi piedi.

Portava delle belle mutandine nere trasparenti da dove faceva capolino l’ombra di una folta peluria , un reggiseno con ferretto che alzava le tette piene e prorompenti e, massimo della libidine, calze autoreggenti nere velate, veramente una donna desiderosa e desiderabile.
Le slacciai il reggiseno, le accarezzai il seno, pieno e ancora ben sostenuto, le baciai i capezzoli dalle grandi areole che subito si inturgidirono. Fece un respiro profondo e con le mani a coppa li alzava quasi ad offrirli alla mia bocca, passai più volte da un seno all’altro, sentivo la sua voglia aumentare e la sua mano cercò il mio inguine e lo accarezzò.

Finimmo a letto, aveva una figa con labbra pronunciate, il pelo scuro, allora non era bionda naturale, cominciai a leccarla dall’interno coscia per arrivare lì in mezzo, al suo fiore aperto. Quando introdussi un dito era già ben lubrificata, continuai e leccarla ,quando mi soffermavo sul clitoride, sentivo che fremeva, continuai perchè volevo farla godere così, sentivo il suo godimento crescere finche cominciò ad agitarsi, come se volesse a scappare via dalla mia bocca, io la tenevo stretta contro il mio viso.
Venne così senza dirmi una parola ma con un lungo rantolo, segno di una voglia repressa da molto tempo.

– Ora tocca a me. ‘
mi prese il cazzo muovendo la sua mano con un lento su e giù, era come se volesse prima dosare la consistenza.
– Ne hai fatte felici con questo vero? Ora è mio. ‘
Sorrisi, lo prese in bocca con una dolcezza incredibile, passava la lingua dalla
cappella fino a giù, lo prendeva in bocca tenendolo dalla palle, ci metteva una gran passione.
Qualche donna l’ho conosciuta, ma nessuna sapeva succhiare bene il cazzo come Anna, l’eccitazione accumulata in quei giorni non mi fece resistere molto e le venni in bocca, continuò a succhiare senza staccarsi, poi deglutì tutto.

Dopo poco tempo, ero dentro di lei, nonostante l’età ed i figli, era stretta, teneva le gambe alzate per permettermi di penetrarla meglio, ad ogni mio affondò, ripeteva:
– Mi piace, lo voglio, mi piace.-
Cominciò a gemere, quasi un sordo ululato e venne nuovamente.
Arrapatissimo come ero ed il sentirla godere, aumentò di molto la mia carica ed il ritmo dei miei movimenti, uscivo completamente da lei e poi la penetravo a fondo fino a quando non venni in lei.

– sai perché mi sono decisa? Perchè con mio marito, come l’altra sera, è ormai tempo che non ho un orgasmo, mentre qui con te in un amen sono venuta già 2 volte ed ho ancora voglia di te”

Scopammo tutto il pomeriggio, fosse stato per Anna si sarebbe fermata tutta notte, ma la famiglia la chiamava. Quando ci lasciammo un velo di tristezza adombrava il suo viso, forse era consapevole del fatto che non sarebbe stato facile per lei riproporre altre volte la situazione.

In realtà ci vedemmo ancora diverse volte, riuscì a liberarsi per qualche ora. Fu sempre molto intenso e la sua voglia di sesso inalterata, anzi sembrava che aumentasse tutte le volte.
Arrivo al punto di dirmi ‘ vorrei che mi prendessi dietro, lì sono ancora vergine, vorrei che fossi tu il primo’ mi sembrava strano che il marito in 20 anni non gliel’avesse mai messo in culo e glielo dissi, ma mi assicurò che il marito mai c’aveva provato.
Si era portata del lubrificante, segno di una voglia pensata.
Con delicatezza ed amore la presi anche dietro, dopo i primi lamenti vennero i gemiti di piacere ed arrivò l’orgasmo:
– Non credevo che si potesse godere tanto anche da lì. Certo che tu sai come prendere le donne –

La cosa che più mi piaceva di lei, era vederla e sentirla godere, le piaceva molto prenderlo in bocca ancora un po’ moscio, voleva sentire il mio desiderio aumentare, le piaceva vedermi eccitato da lei. La sua carica erotica e la sua voglia di sesso la portavano a voler sperimentare tanti giochi. Le piaceva in particolare obbligarmi guardarla sdraiata a gambe aperte accarezzarsi e masturbarsi:
– Ti piace la mia passerina, guarda come è bagnata, ti vuole, vuole essere riempita.-
fino a quando non resistevo più e la prendeva penetrandola con forza da dietro, facendole ballonzolare le grosse tette fino a farla urlare di piacere.

Ma, come era giusto che fosse, Anna si accorse che eravamo andati troppo oltre, il rischio di continuare era troppo grosso e lei non lo voleva correre.
– Sai è meglio non vederci più, è stato tutto molto bello, ti ricorderò sempre per quello che mi hai dato, ma i miei figli sono prima di tutto. ‘
Ritornammo così ad essere solo buoni colleghi di lavoro, fino a quando non cambiai lavoro e non la vidi più.

Sono innamorata del mio collega. Fin dal primo giorno che lo vidi, il suo primo giorno di lavoro, è stato il classico colpo di fulmine. Quando per qualche motivo viene nel mio ufficio e mi parla, mi sciolgo. Non sono una ragazzina, dovrei avere più controllo, ma mi piace. Sarà che sono anni che un uomo non mi stringe fra le sue braccia. Avevo 30 anni, una figlia di due anni quando mio marito mi chiese il divorzio. Da allora la mia fiducia negli uomini è completamente andata perduta e credevo che mai più mi sarei innamorata. A 50 anni le campane dell’amore hanno ripreso a suonare.
Mia figlia convive con un ragazzo ed io sono rimasta ancora più sola.
Ho fatto e tentato di tutto per fargli capire che mi piace, che lo desidero. Molte volte ho avuto la sensazione che stesse sul punto di farsi avanti ma poi si ritrae. Nonostante l’età sono ancora una bella donna, non dovrei dirlo io , ma gli sguardi degli uomini me lo fanno capire. Il mio corpo suscita ammirazione negli uomini, alta 1,75, indosso una quarta quasi quinta taglia di seno e ho gambe lunghe e glutei non grossi ma pronunciati. Quindi non credo che sia il mio corpo a frenarlo. Però non posso dargli torto, oltre alla differenza di età, sono anche una sua superiore. Dovrei mettermi il cuore in pace, ma è più forte la voglia della ragione e continuo a fargli una corte spietata anche se discreta, che lui accetta anche se non sembra fare passi verso la mia direzione
Poi, improvvisamente, un giorno accadde quello che ho sempre sognato e desiderato.

Devo fare alcune compere. Esco di casa. Giunta in strada lancio distrattamente lo sguardo intorno a me. A circa 50 metri di distanza noto la sua macchina parcheggiata lungo il marciapiede, la guardo bene è la sua sicuramente. Cosa ci fa da queste parti? Mi guardo intorno lo cerco con gli occhi. Niente, non riesco a vederlo. Mi dirigo al parcheggio dei taxi, lì all’angolo, monto sul primo della fila e dico all’autista di portarmi al centro commerciale. L’autista parte. Con la coda dell’occhio lo vedo correre verso l’auto, mi giro e vedo che sta seguendo il mio taxi. Il cuore comincia a battere all’impazzata. Forse è arrivato il tanto sospirato giorno. Non voglio illudermi. Di una cosa sono certa, non lo lascerò scappare. Il taxi arriva al centro commerciale. Scendo e dopo aver pagato la corsa mi avvio all’interno del centro non senza aver dato uno sguardo verso le aree di parcheggio per essere sicura di quanto speravo. Infatti eccolo lì che sta parcheggiando, allora è vero, mi sta seguendo. Mi addentro nel centro e mi fermo davanti ad uno specchio. Lo vedo entrare. Fa ruotare la testa nelle diverse direzioni. Mi sta cercando. Mi vede e lentamente si avvicina, quando è a pochi passi mi giro e con una finta espressione di sorpresa sul volto gli domando cosa ci fa al centro commerciale. Essendo stato colto in fallo non riesce a spiaccicare una parola. Dalla sua bocca escono solo suoni senza senso. Oh dio! Sta cercando una scusa. Prima che mi scappi dalle mani lo prevengo.
‘Ho la sensazione che mi stai seguendo.’
‘Ma no, Cosa vai a pensare. Perché dovrei seguirti?’
‘Perché finalmente ti sei deciso. Perché oggi hai finalmente deciso che è giunto il momento di confessarmi il tuo desiderio di avermi.’
Lui è sorpreso dalla mia sfacciataggine. Del resto se non agivo in quel modo lo avrei definitivamente perso.
‘Da quando ti sei accorto che ti desidero?’
‘Oh, dal giorno che sono entrato in ufficio, mi hai fatto da subito un filo spietato.’
‘Allora perché hai aspettato tanto?
Lui mi guarda, sorride, ma non risponde, beh l’importante è che finalmente si sia deciso. Mi avvicino. Sotto lo sguardo meravigliato dei passanti gli do un bacio sulle labbra. Andiamo al parcheggio, saliamo in auto e via verso casa sua. Durante il tragitto lancio un occhiata fra le sue gambe. Noto un grosso gonfiore, non ci penso due volte, allungo la mano e saggio la consistenza di quel gonfiore.
‘Togli la mano altrimenti corriamo il rischio di provocare un incidente, anche perché è talmente carico che rischia di esplodere.’
‘Buono, buono,non sprechiamo niente anche perché ti aspetta un compito abbastanza arduo. Io ho anni di arretrati che devo assolutamente recuperare.’
Siamo arrivati. Lui parcheggia l’auto e scendiamo. Entriamo nel palazzo. Prendiamo l’ascensore. Lui preme il pulsante dell’ultimo piano, è il decimo. Non ce la faccio ad aspettare. Devo vederlo. Mi inginocchio e gli sbottono i pantaloni. Infilo una mano nell’apertura ed aggancio il suo fallo. Lui geme. Lo tiro fuori. Dio! è come lo avevo immaginato, lungo e grosso. Di fronte a tanta meraviglia resto incantata. Più lo guardo è più sento una forza che mi attrae. L’ascensore pone fine alla sua corsa, lui mi prende per le ascelle e mi fa alzare.
‘Siamo arrivati. Dobbiamo uscire.’
Usciamo dall’ascensore e mi rendo conto che sul pianerottolo c’è una sola porta. Nessuno può vederci. Mi piego sulle gambe e lo tiro fuori di nuovo, la mia bocca è sul suo cazzo. Apro la bocca e lo accolgo, con la lingua lo schiaccio contro il palato e lo succhio. Lui grugnisce, mi mette le mani nei capelli e preme la mia testa contro il suo pube. I peli mi entrano nel naso. Un odore asprigno mi solletica le narici. Incomincio a fargli un pompino. In quella l’ascensore si mette in moto. Spaventato, si affretta ad aprire la porta e afferratami per le spalle mi tira dentro. Richiude la porta. Io mi ritrovo seduta sul pavimento. Questa volta è lui ad offrire alla mia bocca il suo poderoso cazzo.
‘Dai completa l’opera.’
Non mi faccio pregare. Lo imbocco e lo chiavo. Usa la mia bocca come se fosse la mia vagina. Il cazzo entra ed esce con sempre più velocità. Io ho le mani sui suoi glutei ed accompagno le sue movenze. Di colpo sento i glutei irrigidirsi. Grugnisce. Sta per godere. Mi preparo a ricevere il suo sperma. Un attimo ed ecco che il primo copioso caldo spruzzo di liquido seminale raggiunge la mia gola. Lo ingoio. Avverto che la stretta delle sue mani sulla mia testa si allenta. Alzo gli occhi e lo guardo. Lui sorride. Gli do un ultima leccatina sul glande per raccogliere l’ultima gocciolina di sperma e mi alzo. Gli cingo il collo con le braccia e lo guardo fisso negli occhi.
‘Lo sai che da oggi tu mi appartieni. Sei mio.’
Non mi risponde. Mi prende per mano e mi trascina in camera da letto. ‘Spogliati.’
Lentamente e con mosse studiate mi spoglio. Prima il vestito poi i collant,il reggiseno a balconcino, anzi a terrazzo, viste le dimensioni delle mie mammelle lo tengo per evitare smottamenti ed infine gli slip, ora sono praticamente nuda di fronte a lui. Lui ha gli occhi fuori dalle orbite, il suo sguardo è carico di libidine. Lo guardo fra le gambe e vedo che il cazzo è rifiorito. Si avvicina. Mi da una spinta e mi fa sedere sul letto. Si spoglia restando, anche lui, completamente nudo. Sì. Senza ombra di dubbio il suo fisico risponde alle mie aspettative. Si inginocchia e con le mani mi apre le gambe. Afferra i miei piedi e li solleva facendo poggiare i talloni sul bordo del materasso. Ho le gambe dilatate al massimo. La mia vagina è completamente depilata. ‘Aprila. Fammela vedere.’ Metto le dita sulle grandi labbra ed esercito una pressione verso l’esterno. Una esclamazione di meraviglia gli esce dalla gola. ‘Dio, come è bella.’ Resta a guardare la mia vulva per lungo tempo. Poi avvicina le dita e con l’indice disegna delle linee immaginarie sulle grandi labbra. Gioca con le piccole labbra strizzandole e titillandole, infine artiglia il clitoride e lo stringe tra due dita. Lancio un urlo di piacere. il clitoride si indurisce e si allunga. Lui avvicina la bocca e lo circonda con le sue calde labbra. Lo avviluppa con la lingua e lo lecca, lo succhia, contemporaneamente introduce due dita nell’orifizio vaginale e mi fotte. Dio mio come è bello. Avevo dimenticato cosa significa provare piacere. Sotto l’azione della sua lingua sul mio clitoride e il dentro fuori delle sue dita nella mia vagina, il mio corpo diventa preda di violenti scosse. Un primo violento orgasmo mi sconquassa il corpo. Porto le mani sulle mie grosse mammelle liberandole dal reggiseno e con le dita artiglio i capezzoli. Li strizzo e li torco. Lui continua a succhiarmi il clitoride. Altri orgasmi si susseguono uno dietro l’altro. Poi non sento più niente. Apro gli occhi e vedo che si sta allungando sul mio corpo. Sento il glande che preme contro la mia vagina. è giunto il momento tanto atteso. Allungo una mano ed afferro il cazzo e lo guido verso l’entrata della mia figa. Al suo avanzare le grandi labbra si aprono. Lentamente mi penetra. I miei occhi sono puntati nei suoi. Dopo tanti anni un cazzo la torna a visitare. Finalmente un uomo torna a scoparmi. Porto le gambe sulla sua schiena e lo imprigiono. I miei muscoli vaginali si stringono intorno al su cazzo, il suo glande è contro il mio utero. la spinta si ferma. Si abbandona sul mio corpo e con la bocca raggiunge le mie mammelle, lecca e titilla i miei inturgiditi capezzoli. Raggiungo un altro orgasmo che viene annunciato da un grido che soffoco contro una sua spalla.
‘ Oh amore mio, Sì Sì Sìììì continua così, non ti fermare. ‘
I suoi movimenti sono lenti. Il dentro fuori del suo cazzo nella mia figa è impercettibile. Lo tira fuori con lentezza esasperante e poi sempre lentamente lo affonda. Questo suo modo di scoparmi mi provoca esplosioni di fuochi nel cervello. Mi sta facendo impazzire dal piacere.
‘Dai. Non farmi soffrire. Non resisto. Ti prego sii più veloce.’
Niente. Continua imperterrito nel suo ritmo sconvolgente. Ecco. Sto arrivando. Il mio corpo incomincia a vibrare. Un urlo mi sale dalla gola. La stanza si riempie dei miei suoni. Mi irrigidisco e sollevo il bacino. L’orgasmo mi coglie impreparata. Godo e vengo. Le scosse hanno termine. Perdo conoscenza. Lentamente incomincio a connettere. è stato meraviglioso. Non sono mai stata scopata in questo modo. Come ho potuto rinunciare per tutti questi anni alla presenza di un uomo dentro di me. Lui sta giocando con i miei capezzoli. Con le dita disegna dei cerchi intorno ad essi. Sollevo la testa e guardo in direzione del suo cazzo. Non ha goduto. Com’è possibile? Allungo una mano e lo accarezzo. Una scossa lo attraversa. Capisco. Lo scavalco con una gamba. Facendo forza sul suo petto mi sollevo quel tanto che basta da permettere al suo glande di posizionarsi in direzione dell’apertura della mia vagina. Lentamente mi calo su quel favoloso cazzo. Sento che mi sta penetrando. Che meravigliosa sensazione. La mia figa riesce a contenere tutta la sua lunghezza. Il glande è contro il mio utero. Le dita delle mie mani si contraggono sul suo petto. Le unghia lo graffiano. Mi chino verso il suo viso e gli offro le mie mammelle che si precipita ad artigliare con le mani. Solleva la testa e con le labbra aggancia un capezzolo. Lo morde. Lo succhia. Nitrisco. Incomincio a muovermi. Su e poi giù. Ancora su ed ancora giù. Il suo cazzo entra ed esce dalla mia vagina. Questa volta sono io a scoparlo. Lo guardo. Ha gli occhi chiusi e con la bocca è agganciato ad un mia tetta. Sta succhiando. Ogni tanto mugola. Aumento l’andatura. Il dentro fuori diventa frenetico. Lui smette di succhiare e con entrambe le mani mi comprime le mammelle. Il suo respiro si sta facendo pesante. Io mi dimeno come una danzatrice orientale. Poi due lunghi ululati, il mio ed il suo, si propagano per la camera. Raggiungiamo all’unisono uno sconvolgente orgasmo. Insieme veniamo. Lui riversa nella mia vagina caldi e copiosi fiotti di sperma, mi riempie. Mi abbatto su di lui. La mia bocca è sulla sua. Ci baciamo.
‘Che scopata, ho sognato molte volte che mi prendevi e mi facevi godere, ma la realtà ha superato l’immaginazione.’
‘Che stupido che sono stato, avevo una figa calda ed accogliente che mi stava aspettando ed io ho indugiato tutto questo tempo. Però ora ci rifacciamo. Abbiamo tutta la notte davanti, quando avremo finito ci cuoceremo le uova per la colazione tra le tue gambe.’
E’ stato di parola nelle ore successive mi ha preso e ripreso. Mi ha infilato il suo cazzo in bocca, tra le tette, in figa ed è stato il primo che me l’ha messo, con un misto di dolore e piacere, nel culo.
Dopo questo tour de force, ci siamo addormentati uno sull’altro.
Il mattino successivo, al risveglio, i postumi di quella sbattuta si fanno sentire. Sono indolenzita da tutte le parti, gambe spalle e reni dopo tutta quella ginnastica sono di legno e come mi aveva promesso ho in fiamme figa e culo.
Lui dorme beatamente, nudo e con il bastone a riposo, sembra impossibile che, quello che ora sembra un fiore appassito, abbia potuto darmi tutto il piacere che mi ha dato.

Questo è stato il primo di una lunga serie di venerdì sera di sesso, solo sesso, puro sesso. Una lunga serie di venerdì nei quali arrivavo a casa sua, entravo e mi mettevo in libertà, completamente nuda e lui anche e rimanevamo così fino all’indomani quando ritornavo a casa sempre con figa e culo in fiamme.
Quando il responsabile vendite, la mia prima mattina di lavoro, mi accompagna in quello che sarebbe stato il mio ufficio mi dice che ero fortunato perché avrei lavorato con una collega brava e molto simpatica: Lara.

Lara è una donna sui cinquant’anni,non bella, anche se presumo che in gioventù lo sia stata.
Piuttosto grossa, non grassa, mammelle da latteria sociale e cosce da prosciuttificio che finiscono in un culone notevole, ma è di una simpatia unica, anche se, come tutti, ha le sue fisime, le sue antipatie.
Una di queste antipatie è Cristina, una collega dell’amministrazione, giovane, bella e corteggiata da molti colleghi, me compreso, anche se lei tiene tutti a debita distanza.
Lara non la può vedere, è sempre pronta a criticarla, per come si veste, per come parla, per come si atteggia, anche con termini crudi e volgari:
‘Quanto se la tira quella la”..sembra che ce l’ha solo lei”.sarà sicuramente una figa di legno”meglio farsi una sega che scoparsi una come lei.’
Comunque Lara, a parte l’antipatia per Cristina, è veramente una collega eccezionale, pronta ad aiutarti e soprattutto sempre allegra e gioviale.
Tutto sembrava incanalato sui binari del più sano rapporto tra colleghi fino a che:

E’ stata organizzata una cena, in campagna appena fuori città, dove finisce la periferia e cominciano i campi e la brughiera. Si va in un agriturismo aperto da un ex collega, che aveva fatto la sua scelta di vita.
Siamo nel bel mezzo dell’estate, in città si soffoca, lì nel verde a parte le zanzare, è tutta un altro vivere. La compagnia è allegra, le caraffe di frizzantino fresco girano sul tavolo e si svuotano rapidamente.
Cristina non è dei nostri, per un impegno ha dovuto rinunciare.
Ben mangiati e ben bevuti siamo stravaccati sotto il bersò quando Lara comincia a prendere in giro io ed altri fans di Cristina.
‘Eccoli lì. Guardate come sono abbacchiati, ci fosse stata quella la, sarebbero lì a svolazzargli intorno.’
Gli sfottò non accennano a smettere ed un collega s’inalbera, ne nasce un battibecco tra lui e Lara che sediamo con un giro di frizzantino. Ormai è tardi ed è ora di tornare in città, Lara è macchina con me, siamo soli e colgo l’occasione per dirle ciò che penso delle sparate che ha fatto. Lei non accetta le mie critiche anzi rilancia:
‘ O solo detto la verità, eravate la mogi e silenziosi, ci fosse stata quella figa di legno, sareste stati arzilli e pimpanti’
‘Ma piantala, eravamo così perché siamo pieni come delle uova.’
‘ eeh si le uova’. guardati, sei li come un baccalà, se ci fosse Cristina seduta qui al mio posto, saresti tutto eccitato, cominceresti guardarti in giro per cercare un posto dove fermarti, per infrattarti.’
Sarà stato il frizzantino che mi faceva prendere quelle parole come un invito, sta di fatto che mi guardo in giro, e trovo una stradina che si addentra nel bosco e la prendo:
‘cosa fai, non fare lo scemo, torna indietro.’
‘ho voglia d’infrattarmi con te.’
Lara scoppia in una risata:
‘Senti, non ho più l’età per andare in camporella”e poi su questa macchina. Se vuoi scoparmi portami in un motel.’
Inverto la rotta e mi dirigo verso il motel più vicino. La mia vettura non sarà adatta per la camporella, però ha il cambio automatico e mi lascia libera una mano che appoggio sul ginocchio di Lara e poi faccio risalire sotto la gonna tra le cosce. Lei non fa una piega,anzi si alza la gonna e allarga le gambe per farmi accarezzare meglio la sua patatona e con la mano sinistra comincia ad accarezzare il mio cazzo duro da sopra il tessuto dei pantaloni.
Entriamo in camera, lei si dirige immediatamente in bagno, sento l’acqua che scorre e quando esce e coperta solo da un piccolo asciugamano, si stende sul letto e mi lancia l’asciugamano:
‘Allora cosa fai lì come un baccalà, abbiamo poco tempo o forse ti sei spaventato da tutta questa carne.’
Effettivamente di carne ce n’era in abbondanza, due tettone budinose con dei capezzoli grandi e scuri ed uno spacco, coperto da un folto pelo, che lei si sta già accarezzando.
Mi spoglio velocemente:
‘Però, ben fornito il ragazzo. Vieni qui, fammi assaggiare il tuo biscottone.’
Avvicino il mio cazzo duro alla bocca di Lara che si dedica a succhiarmelo avidamente. Sento la sua lingua calda scorrere sulla mia cappella mentre la mano mi accarezza i testicoli. Mi chiede di sdraiarmi sul letto a pancia in su e comincia a leccarmi tutto iniziando dai piedi. Indugia ancora sul cazzo con una voluttà che mi fa temere di non resistere e di venirle subito in bocca, allora la faccio stendere sul letto, le allargo quelle grosse cosce , mi accovaccio e comincio a leccarle la figa grondante. Continua a muovere il bacino supplicandomi di farla venire. Dopo poco, sentii che il suo corpo si irrigiscie e comincia ad ansimare sempre più forte. Capisco che la mia lingua sta sortendo l’effetto sperato e, dopo un attimo, lei si scioglie in un orgasmo che la fa urlare. Non la faccio riprendere e la penetro immediatamente, sento le contrazioni della sua figa. La scopo violentemente, lei si è alzata le gambe per farmi penetrarla meglio ed ad ogni mio colpo ansima e dice:
‘ Sii, così, così. Scopami!’
Ad un certo punto mi ferma, si gira con il sedere verso di me, vuole essere presa in questo modo.
La prendo afferrandola per i fianchi e tirandola verso di me e spingendo il mio bacino verso di lei.
” Come ti sento. Mi riempi tutta.’
mi dice con una voce strozzata dal piacere e abbassa la testa appoggiando il viso al letto.
La vista di quei due mappamondi, quelle due grandi natiche mi solleticano un’idea, voglio prendermi quel culo immenso. Le spalanco le natiche divaricandole con i pollici e le osservo quel buco del culo umido degli umori colati dalla sua figa. Mi legge nel pensiero:
‘ Vuoi mettermelo nel culo?’
‘ Sì, adesso ti voglio inculare!’
Vedo le sue grandi natiche vibrare, mentre le do delle sonore pacche a mano aperta:
‘Bagnamelo un po’ con la tua saliva’
Comincio così a leccarle il culo fino a sentire il muscolo rilassarsi e allargarsi davanti a me.
‘Inculami adesso’
Accosto il cazzo al suo buchino e comincio lentamente a spingerlo dentro quanto più possibile.
Non un lamento, solo un lungo, intenso, mugolio di piacere. Quando le mie palle le toccano le grandi labbra, quando il mio cazzo scompare completamente nel suo culo accogliente, lei inizia a masturbarsi.
Mentre la inculo, con le mani le accarezzo le grosse mammelle con i capezzoli puntati come chiodi. Ricomincio a sculacciarla e ad ogni schiaffo la sento fremere e gemere dal piacere.
Comincia a tremare come una foglia, si irrigidisce, spingo il mio cazzo con maggior vigore dentro di lei:
‘ Sto godendo come una troia. Riempimi il culo, schizzami dentro!’
‘Godi, bella vaccona culona.’
e non potendo più trattenermi, vengo dentro di lei, stringendole le natiche fino a lasciarle dei grossi segni rossi.
Ci accasciamo sul letto spompati, Lara respira affannosamente, io le guardo i segni che gli ho lasciato sul culo ed accarezzandoli le dico:
‘Probabilmente ti verranno due bei lividi’
‘Probabilmente avrò dei problemi a sedermi’.e non per i lividi’
Poi gli scappa l’occhio all’orologio:
‘Oh mio Dio è tardissimo’
Scatta giù dal letto e raccatta i suoi vestiti dirigendosi in bagno, anch’io mi rivesto in tutta fretta e lasciamo la camera
Vista l’ora le strade sono quasi deserte non ci vuole molto ad arrivare nei pressi di casa sua, prima di svoltare l’ultimo angolo mi fa fermare e avvicina le sue labbra alle mie per un piccolo bacio, l’accompagno fino al portone dietro il quale scompare.
Il lunedì successivo arrivo in ufficio, Lara è già alla sua scrivania e mi ordina di chiudere la porta, ha una faccia seria, penso che probabilmente ha avuto problemi con il marito e glielo chiedo:
‘No, nessun problema, mio marito non si è neanche che non ero nel letto però venerdì era venerdì oggi è lunedì e quello che è successo non succederà più.’
Visto il tono che ha usato non posso fare a meno di annuire.
Tra me e Lara non c’è stato più niente tra se non un molto cordiale rapporto colleghi.

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