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Racconti Erotici Etero

Le cosce di Natasha

By 16 Settembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Aprimmo un club qualche anno fa. Era una buona soluzione
dato che eravamo solo uomini e dato che ero l’unico accoppiato del gruppo, e
dato che la mia ragazza con i miei amici non aveva niente da spartire.

Per noi era un ottimo ritrovo, soprattutto con l’arrivo dell’inverno,
e poi, ho approfittato del luogo per consumare un storiella extra”matrimoniale”.

Ma non &egrave questa scopata il punto, il punto &egrave l’arrivo di due
nuove ragazze. Diego e Marco avevano trovato l’amore durante i mesi freddi.
Precisamente Marco a Dicembre, con Sara, ragazzina appena diciottenne ma all’apparenza
dava l’impressione di averne almeno venti. Più in là, a Febbraio, fu la volta
di Diego, con Natasha, vent’anni.

Con l’arrivo di queste due ragazze il club prese un nuovo
colore. Chi pensava che Diego e Marco sarebbero spariti si sbagliava. Le due
ragazze entrarono nella nostra community di camerata, non dando neanche tanto
fastidio, perché spinelli, xbox, carte e film horror continuarono a essere pane
quotidiano. Le due ragazze, che avevano stretto amicizia (avevano
alternativa?), se ne stavano sempre sul computer.

La prima a colpirmi fu Sara, aveva un bellissimo viso, era
bassina, ma vestiva molto rocker con zeppe o tacchi neri vertiginosi. Aveva
stile, ma si vedeva che c’era in lei una purezza di fondo che la rendeva poco
appetibile ai miei occhi.

Dalla parte sua Natasha era più sciatta, vestiva sempre con maglioncini da
quattro soldi e jeans, nonostante tutto avevo notato dei fianchi ben
pronunciati, cosa che apprezzo sempre.

Fu un venerdì sera di metà Marzo che qualcosa cambiò.
Arrivai al club in tarda serata, c’erano tutti, giocavano a poker. Le ragazze
erano al computer, ma Natasha era diversa.

Era truccata, molto bene, l’ombretto celeste legava bene con
i suoi capelli castani. Ma soprattutto indossava un vestito bianco e nero molto
attillato, e se ne stava lì seduta con le gambe accavallate, due coscione da
sega, coperte da un paio di collant neri e il tutto completato da tacchi
vertiginosi neri.

Non feci nulla per nascondere il mio stupore davanti a lei,
gli occhi non mentivano, guardavano le cosce. Cercai di uscirmene con una
battuta “stasera si va a ballare e non mi avete detto niente?” Natasha rise,
Sara rispose “tutto merito mio, l’ho portata a far spese”. La sera continuò,
tornai a casa, mi sparai una sega, che cosce!

Il giorno dopo, sabato sera. Non passerò la serata con i
miei amici, ho una cena con la mia ragazza. Passo comunque dal locale. Natasha
&egrave all’entrata, vestitino bianco, collant neri e tacchi neri. Fuma, &egrave da sola. “Stasera
vai davvero a ballare!” dico scrutandola dalla testa ai piedi

“stai zitto, mi tocca stare qui anche stasera” risponde.

“Non uscite?” incalzo.

“No, &egrave la seconda sera che ci casco, domani non mi darò
tanto da fare nell’acconciarmi se devo stare qui dentro a impuzzolirmi d’erba”
dice scocciata.

“Beh effettivamente vestita così in mezzo a noi sei uno
spreco, sarà l’effetto del nuovo look, ma non &egrave abbigliamento adatto a questo
buco” suggerisco ridendo

“Ci ho provato, credevo che vedendomi vestita così mi
avrebbe portata fuori, ormai &egrave più di un
mese che si sta sempre qui” continua a sfogarsi sempre scocciata.

Io non riesco a togliergli gli occhi di dosso, imbronciata
ed estremamente attraente, andrebbe accontentata una così, ma prendo comunque
le parti del ragazzo “dai lo sai com’&egrave Diego, &egrave un po’ pantofolaio, l’idea del
club &egrave sua, &egrave lui che l’ha trovato il posto, &egrave quello che ci tiene più di
tutti. Io stesso ogni tanto evado, ti capisco”.

“Eh, infatti tu qui sei il più simpatico e non ci sei mai,
dove te ne vai la sera?” chiede con occhi maliziosi.

La richiesta mi spiazza, non avevo calcolato una sua domanda
così tendenziosa e non ero pronto al suo complimento, ero il suo preferito nel
gruppo. Rispondo “dove vuoi che vada? Ogni tanto si va a ballare, giusto per
cambiare un po'”.

“E stasera ci vai?” chiede, facendo l’ultimo tiro di
sigaretta e gettando la cicca a terra.

“Sì” rispondo seccamente.

“Mmm, uff, portami con te. Oppure convinci quelle mummie”
chiede sempre imbronciata.

“E chi li schioda?! Dai, ci vediamo più tardi” saluto con
bacio, e me ne vado senza entrare neanche più.

Il sabato sera &egrave andato alla grande, sono alticcio quanto
basta, sono le 3 del mattino, e non voglio tornare a casa. Le luci del club
sono accese, sono ancora lì. Un odore di ottima erba mi accoglie, c’&egrave un casino
della madonna, gli stronzi si stanno divertendo. C’&egrave della musica house,
abbastanza insopportabile, e ballano tutti, sono visibilmente ubriachi o almeno
brilli quanto basta per ballare.

Sul computer chinata a scegliere le tracce c’&egrave Natasha, che
appena mi vede mi viene incontro, barcollante, slanciata su i suoi tacchi, mi
abbraccia, mi bacia sulla guancia, ride, &egrave un po’ sconnessa e mi dice “hai
visto? Alla fine ho vinto io. Si ballaaaaa. Yuuuuuh!” e mi casca addosso. La
serata indipendente però sembra essere arrivata quasi alla fine. Diego ha già
uscito le fiches, e grida “ragazzi, giro di poker ubriachiiii, waaaaaa”. Quando
&egrave così esuberante &egrave quasi irriconoscibile.

Ci sediamo, prendiamo posto. Capito proprio accanto a lui.
Si gioca.

Dopo cinque minuti Natasha prende una sedia e si siede tra
noi due, accavalla le cosce. Cristo!

Bado molto poco alla partita, il mio occhio cade,
insistentemente e non curante sulle sue cosce abbracciate dai collant. Il
vestito &egrave molto corto, lo stacco di coscia &egrave scandaloso, cosa non darei per toccarle
e stringerle. E’ troppo arrapante.

La sera finisce, torno a casa dopo essermi scolato altre tre
birre. Sono ubriaco, mi faccio una supersega su quelle cosce.

Durante la settimana passiamo al club quasi tutte le sere,
Natasha sembra essere tornata alla normalità, jeans e maglioncino. Meglio così
dai, stavo impazzendo.

Domenica pomeriggio. A casa mi sono rotto il cazzo, passo
dal locale. Natasha &egrave di nuovo hot, porca puttana, tutta in nero. Vestitino con
maniche corte in pizzo. Bordo della veste sempre in pizzo, e poi immancabili
arrapanti collant neri e tacchi neri.

Gli altri stanno giocando a carte, Natasha va a farsi una
sigaretta sul retro che da su un cortile incustodito. La seguo, la voglio. Arrivo sul retro, lei &egrave seduta su un muretto
scassato, le gambe accavallate, scoscio da schizzo immediato, fuma.

“Sei tornata in ghingheri, stasera si va a ballare?” replico
con poca originalità

“E basta prendermi per il culo? – risponde infastidita – no,
avevo voglia di vestirmi bene e l’ho fatto. E’ domenica”

“Non te la prendere, anzi, stai benissimo, guarda là che
femmina – sorrido – &egrave che mi spiace, ripeto, sei sprecata”

“Mi vesto così per Diego no? Ma preferisce le carte a quanto
vedo” ammette sconsolata.

“Scopate?” ci vado giù pesante.

“Sempre meno, e stiamo insieme da poco più di un mese”
sempre sconsolata.

“E di fronte a quelle cosce che dice?” sempre più pesante.

“Ti piacciono?” chiede maliziosa, conosco quello sguardo.

“Ehi, che domande. Dico solo che vestita così dovr….” mi
interrompe.

“bla bla bla – mi canzona – credi che non me ne sia accorta,
ho visto come guardi le mie cosce. Toccale” mi dice con fare autoritario.

“Non &egrave il caso, non qui” affermo comunque timoroso di essere
scoperto.

“Toccale ti ho detto ” sempre con autorità lei.

“Se le tocco non mi fermo certo lì. Lascia stare, qui non &egrave
il caso” respingo ancora.

“Perché? Qui non vengono mai. Sai quanto tempo sto qua da
sola senza che nessuno mi cerchi?” argomenta lei con fare convincente.

“Sì ma se sanno che stiamo in due forse ci cercherà qualcuno
che dici?” dico.

Lei sbuffa.

“Aspetta – provo a rimediare – facciamo così, entro di nuovo
nel locale, saluto tutti e me ne vado. Ritorno qui da quel muretto dietro la
siepe, aspettami, cinque minuti”.

Lei sempre seduta sul muretto scassato e con le gambe
accavallate mi strizza l’occhio in segno d’intesa. Prima di andare via do una
manata sulla cosciona. Carnosissima, una goduria. Le infilo la lingua in bocca,
lei la massaggia con avidità, la lascio lì, vado a fare la mia recita davanti
agli altri.

Come promesso sono di nuovo nel cortile dopo cinque minuti.
Scavalco. Lei non attende un secondo. Si fionda su di me, mi bacia con la
lingua, &egrave vogliosa. Io le alzo il vestitino, le tocco il culo, entro con le
mani nei collant, mmh, indossa un perizoma, che bel culone. Lo stringo forte
mentre la bacio, a lei piace, ansima.

Le voglio scopare la bocca, voglio scopare il suo viso
innocente e ingenuo. La spingo giù, lei non oppone resistenza, a cavalcioni con
le coscione ben aperte slaccia la mia patta e fa uscire fuori il mio cazzo a
mezz’asta. Lo infila tutto in bocca, con grande maestria, lo fa scomparire e
ricomparire, lo sega con la giusta velocità. Sa cosa fare, lo vuole far
diventare duro al punto giusto.

Prendo io il comando, le blocco la testa, spingo col bacino
e le scopo la bocca come desideravo. Lei ingoia, accoglie il mio cazzo fin dove
può “aaaah dai voglio sentire le tonsille” e così dicendo spingo sempre più
giù. E’ in mio possesso.

Continua a leccarmelo, scende giù fino alle palle, le bagna
con la sua lingua avida, intanto sega con più foga il mio cazzo. E’ una pietra.

Si alza in piedi, va verso il muretto, si abbassa in un sol
colpo collant e perizoma. Leggermente piegata mi offre la sua fica. Io mi
chino, con un gesto inaspettato mi prende il capo e me lo sbatte sul suo culo
carnoso “dai leccami la fica, dai leccamela e poi fottimi, dai” dice ansimando
la porca.

Le lecco la fica, entro vorace con la mia lingua nella
fessura, ha un buon profumo. Lecco e schiaffeggio il suo culo, cerco di
affondare il più possibile con la lingua. Do un ultimo schiaffone sul culo, mi
alzo in piedi, la voglio fottere, il cazzo &egrave durissimo.

Lei si china un po’ di più “dai scopami” mi invita. La
prendo per i fianchi con decisione, punto la cappella verso la fica, entro. La
sbatto, lei gode, anche a voce sostenuta, poi si controlla, ed emette rantolii
sommessi ancora più eccitanti. E’ ben più rumoroso il mio bacino che si
schianta a ogni botta contro il suo culo carnoso. Non riesco a distogliere lo
sguardo dalla sua carne “voglio farti il culo” esclamo.

“Mmh, sì dai, sono eccitatissima, fai piano però” risponde
ingorda.

Esco il cazzo bagnatissimo dei suoi umori, lo appoggio sul
forellino, scendo piano, entro. Mmh, &egrave strettissimo, una goduria, ho paura di
venire. Inizio a sbatterla con un certo ritmo, &egrave lo stesso ritmo quasi ipnotico
a frenare il mio orgasmo, a ogni botta scendo sempre di più, entro
completamente nel suo culo, le mie palle sbattono sulla sua fica a ogni
penetrazione.

“Mettimi sotto” mi dice gaudente “mettimi sotto che godo di
più, scopami davanti”.

La faccio issare sul muretto dove era intenta a fumare
precedentemente. Entro subito nelle fica fradicia e pompo come un matto, entro
ed esco a gran velocità, e la porca gode “ooooh si si si così scopami
forte,forte, aaaaaah continua”. Le infilo un dito in bocca, lo succhia come
fosse un cazzone, mi guarda negli occhi e come un’infoiata continua a istigarmi
“scopami scopami dai aaaaaah si dai voglio venire”.

La acchiappo per le cosce. Sono nude, mie, le stringo e la
sbatto con molta forza. I risultati sono straordinari “aaaaaah si si si vengo
uhmmm dai uuuuuuh aaah uuuuh ooooooooooooh siiiiii” la troietta viene mugolando
come una cagna. “Dai vieni anche tu, non so reggere una scopata dopo un
orgasmo. Vieni subito. Sei vicino?”

Io rispondo “no”

“Uffa. Dai, ti faccio un pompino” si propone lei zelante.

“No” ancora io “voglio venirti sui collant, accavalla le
gambe dai”.

Lei appare un po’ stranita, titubante. Poi sorride, si morde
il labbro “sei un maiale” mi dice.

Così si riposiziona sul muretto scassato, si ricompone,
accavalla le gambe con le coscione coperte dai collant bene in vista.

Io mi sego davanti a lei, guardo le sue cosce, il vestitino
alzato fino all’inguine, voglio schizzare con tutta la forza che ho.

“Dai schizza sulle mie cosce, mmmmh dai sborrami addosso,
sborrami addosso, riempi di sborra queste coscione” mi dice schiaffeggiandole “riempile,
riempile, schizza porco dai, schizza, schizza”.

Non capisco più nulla. Indietreggio, sento la potenza dei
miei caldi fiotti arrivare. Nonostante la posizione distante, la colpisco oltre che
sulle cosce, anche sul vestito. Lei, lesta, raccoglie tutto ciò che c’&egrave in
eccesso e assapora il mio nettare.

Scende dal muretto, si china sul mio cazzo sfinito e
penzolante e lo bacia sulla cappella. Si ricompone, strizza ancora una volta l’occhio
come segno di complicità, e torna verso il club.

Io, non potendo entrare nel club dal retro, faccio il giro. Mi
ripresento. Lei seduta accanto a
Diego, con le cosce ricoperte di sperma.

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