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Le lezioni di disegno di Stefania

By 30 Luglio 2023No Comments

Mi chiamo Stefania e vi racconto dell’anno in cui fui rimandata in disegno tecnico.
Mia zia conosceva un ragazzo bravo e capace, Nicola di 18 anni, così lei prese gli accordi per me e 4 pomeriggi la settimana mi recavo da lui a imparare le proiezioni ortogonali.
Era Luglio e io mettevo solo degli short e una canottiera, e siccome era molto scollata usavo anche il reggiseno.
A 14 anni avevo le gambe lunghe e le mei tette anche se erano quasi una terza stavano su da sole, e vedevo spesso Nicola distratto dalla mia scollatura.
Quando un giorno non misi il reggiseno vidi Nicola strabuzzare gli occhi e cercare sempre la posizione che gli permettesse di guardare meglio attraverso la scollatura.
Di sicuro gli riusciva di vedermi capezzoli, belli eretti in cima alle tette.
Per farmi imparare meglio non mi aiutava mai, mi spiegava le cose senza mai mettere le mani sui disegni. Quella volta quasi le mise su di me.
Così smisi di mettere il reggiseno, stavo più fresca e mi divertivo a torturarlo, ero sicura che quando me ne andavo correva in bagno a sfogarsi con una sega.
Il giorno che misi la minigonna mi appioppò un disegno che mi costringeva a mettermi quasi stesa sul tavolo da disegno, e indovinate un po’, lui due passi indietro a rimirare le mutandine che a volte rientravano nello spacco delle chiappe.
Anche lui aveva gli short e ogni volta il rigonfiamento aumentava.
Quando andava in bagno era chiaro che non ci andava per pisciare.
Ci stavo prendendo gusto, così dopo un qualche altra volta ci andai senza le mutande ero sicuro che quando avesse visto le chiappe scoperte sarebbe volato in bagno.
Come prevedevo mi appiccicò il foglio in modo da farmi stendere piegata in avanti a 90°, dopotutto erano proiezioni ortogonali, ma resistette.
Il giorno dopo mentre disegnavo mi chiese: “Stefania, immagino che un pezzo di gnocca come te abbia un ragazzo”.
Cazzo, lo facevo timido, invece ecco una domanda fatta in un modo che nonostante la mia disinvoltura mi fece arrossire.
“Si, ho un ragazzo.”
“E lo sa che tu vieni qui tutti giorni a mostrarmi la patacca?”
“Cosa?” ero sicura di mostragli le chiappe ma non avevo pensato che tra le chiappe si sarebbe vista anche la figa. Quando sentii le dita della sua mano accarezzarmela mi resi conto dello sbaglio che avevo fatto.
Feci per serrare le gambe ma il suo piede tra i miei me lo impedì.
“E adesso sta buona o glielo dico io che ti piace mostrarla”
Rimasi senza fiato mentre lui continuava ad accarezzarmi, prima con un dito, poi due, poi tutta la mano sempre più insistentemente.
Stavo con un ragazzo e non gli avevo mai permesso di toccarmi, non gli avevo neanche mai mostrato le tette, e ora Nicola mi stava toccando la passera portandomi in uno stato di eccitazione che non avevo mai raggiunto prima nemmeno quando mi masturbavo da sola.
Con l’orgasmo finii stesa sul tavolo senza forze, con le chiappe in mostra probabilmente invitanti.
Mentre ero immobile e ansimante che cercavo di riprendermi sentii le sue mani salire sotto la gonna e prendermi per i fianchi, e qualcosa che continuava ad accarezzarmi la patacca.
Provai a girarmi e vidi i suoi short alle caviglie. Non il mio culo pensai, e facendo forza mi girai sul tavolo.
Appena completata la rotazione mi afferrò le cosce e me le tenne bella larghe mentre vi prendeva posto in mezzo.
Ora potevo vederlo, nudo sotto la maglietta con il suo membro duro come il marmo già accostato alla fessurina della passera.
Fu un attimo e lo vidi spingerlo dentro.
Per la sorpresa non emisi suono e mi limitai a subire le altre spinte, fino al dolore dell’imene che si lacerava
Un attimo dopo era in fondo, con tutto l’attrezzo dentro, almeno quello che ci stava.
Quando finalmente riuscii a dire “NO” aveva già preso il ritmo e di buona lena lo faceva scorrere avanti e indietro.
MI tenne giù con il suo peso mentre continuava l’opera sempre più infoiato e con l’uccello sempre più duro.
Dopo il dolore venne il piacere, e poi venni ancora, due orgasmi di intensità mai provata.
Quando venne lo sentii riempiermi, ma non gli si ammosciò, così continuò, e io venni nuovamente.
Quando finimmo il foglio da disegno era da buttare, sbavato stropicciato e macchiato di sangue e di sperma.
“Devi rifare il disegno” mi fece.
“Rifallo tu”
“Sei tu che devi fare l’esame di riparazione.”
“Facciamo domani”
“Come vuoi.”
“Ma la lezione di oggi non la pago, ha già avuto il tuo”
“No! Cara, sei stata tu a provocare, io ho provato a essere corretto.”
“Va bene, ma domani cosa vuoi fare?”
“Ti scopo prima, così non roviniamo il foglio”.
E così facemmo i giorni successivi: al mio arrivo gli calavo i pantaloncini, lo facevo sedere sullo sgabello e dopo averglielo fatto venire duro poi mi impalavo su di lui mentre mi facevo massaggiare le tette.

Fu questione di qualche giorno poi sorpresi il mio ragazzo portandolo una sera in camera mia facendomi trovare senza le mutande. Con il suo cazzetto più sottile di Nicola scivolò dentro in un attimo e per l’emozione venne alla terza spinta.
Le volte successive non si fece più sorprendere e fu sempre bravissimo a farmi godere

A Settembre passai l’esame a pieni volti, e con la pancia non più piatta.

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