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Racconti Erotici Etero

Le storie di Caterina

By 15 Gennaio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Il gioco a premi

Appena uscita dalla doccia, Caterina Caldera si lasciò cadere sul divano. Aveva i capelli ancora umidi, avvolti da un asciugamani e indossava una vestaglietta larga, leggera e svolazzante sul suo corpo nudo. Appoggiò i piedi sul tavolino da caffè. Stancamente, osservò il lampeggiare del grande schermo della TV. L’unico pezzo bello in un soggiorno piuttosto banale. Una leggera brezza proveniva dalla finestra aperta e faceva fluttuare le tapparelle. Le gocce d’acqua sul collo di Caterina cominciarono ad asciugarsi. Era un altro giorno perfetto, pigro, noioso e interminabile dell’estate siciliana.

Quando la pubblicità di un deodorante fu rimpiazzata dalla sigla d’apertura dello spettacolo successivo, Caterina cominciò a strofinarsi i capelli ancora umidi con entrambe le mani. Alzando e muovendo ritmicamente le braccia, i suoi seni floridi strusciavano sulla stoffa satinata della vestaglia e lei sentì che i capezzoli, stimolati da quello strofinio delicato contro il tessuto leggero, le si indurivano. Eccitata da questa sensazione, cominciò a muovere le cosce l’una contro l’altra apprezzando ancora di più il contatto fra stoffa e pelle, e fra pelle e pelle.

Pietro Scandia apparve sul palcoscenico con i suoi occhi scuri luccicanti, il ciuffo di capelli neri noncurante sulla fronte e i perfetti denti bianchi scintillanti. Scandia introdusse al pubblico la sua assistente Sandra Maleri che a sua volta presentò i concorrenti e gli ospiti che avrebbero giocato insieme a loro.

Il concorrente era un uomo insignificante, una totale nullità. Insieme a lui avrebbe giocato una attrice avvenente e procace, di quelle che avevano fatto molti filmetti senza importanza, da tempo senza lavoro. L’altro concorrente era una ragazza molto giovane, probabilmente appena maggiorenne, tutta sorrisi e gridolini, che lanciava in continuazione sguardi di adorazione sia al suo compagno, un attore famoso per il suo ultimo film, che al presentatore. La ragazza indossava una maglia attillata e luccicante che lasciava percepire i capezzoli eretti. Sembrava che fosse incredibilmente eccitata da qualcosa e continuava a lanciare urletti e a parlare con Scandia.

L’attenzione di Caterina su ciò che avveniva sullo schermo si attenuò e dimenticò presto i concorrenti non appena i segnali provenienti dal suo sesso aumentavano di intensità. Cominciò a strofinarsi le braccia con la stoffa delle maniche della vestaglia. Dio, non si era mai sentita così eccitata come quel giorno. Era cosciente e sapeva benissimo che la sua eccitazione sarebbe aumentata ancora man mano che il montepremi aumentava. C’era qualcosa, nel fatto che una grossa somma di denaro veniva data in premio, che la faceva impazzire. Anche i modi affascinanti e allusivi di Scandia contribuivano a stimolare la sua fantasia.

Mentre passava la pubblicità, completamente ignorata, Caterina iniziò a giocare con la cintura della vestaglia. Cercò di resistere alla pulsione che la animava, ma tremava nello sforzo di controllarsi. Cose da pazzi, non aveva mai fatto una cosa del genere prima. Ma era una giornata estiva, calda, proprio la giornata adatta. Nessuno poteva vedere nel suo soggiorno. Lei era a casa da sola con la TV. Perché non avrebbe potuto mettersi nuda se avesse voluto? Sciolto il nodo, Caterina allargò la cintura e non appena si tolse la vestaglia per sentire la corrente d’aria che entrava dalla finestra aperta accarezzarle la pelle nuda, Pietro Scandia tornò sulla scena.

Immediatamente si sentì bagnare. Si inarcò e sollevò i seni per meglio esibirli all’ammirazione dell’uomo con gli occhi scintillanti che la osservava dallo schermo. A parte la tovaglia avvolta sulla testa a mo’ di turbante, era nuda davanti la TV. Incrociò le braccia sul seno in un atteggiamento difensivo e sentì il caldo peso delle sue tette che sollevò e strinse una contro l’altra. Stava offrendo i suoi seni, splendidi e nudi, a quell’uomo affascinante. Le sue dita scivolarono a toccare i capezzoli che si inturgidirono ancora di più. Cominciò ad accarezzarsi sentendo quella sensazione quasi di dolore mentre le tette le diventavano dure come la roccia.

Prese un cuscino e lo sistemò dietro la schiena in modo tale da rilassarsi e allo stesso tempo poter stare in una posizione semi-supina. I suoi muscoli addominali erano contratti per l’eccitazione. Cominciò ad accarezzarsi prima le gambe, poi l’interno delle cosce ed infine le sue dita incontrarono i riccioli umidi del pube. Allargò le gambe, proprio come quando suo marito Marco la toccava. Le sue grandi labbra rabbrividirono mentre gli umori vaginali le inumidivano il sesso e quindi anche le dita. Un ricciolo dei suoi capelli castani scivolò fuori dal turbante e le sfiorò il collo, facendola trasalire di piacere.

Nel frattempo, il gioco continuava e la posta si faceva sempre più ricca. Ad ogni vincita, la ragazza sussultava estaticamente sulla sedia e i suoi seni tremolavano eccitati. Dal modo in cui i suoi capezzoli premevano furiosamente contro la sua blusa, la sua eccitazione doveva essere almeno paragonabile a quella di Caterina. Il suo compagno, nascosto dalla alta postazione che condividevano, avrebbe potuto farle di tutto e nessuno avrebbe potuto vedere niente. Al solo pensiero di quello che sarebbe potuto succedere là dietro, la passera di Caterina divenne calda come un forno. Adesso spingeva le sue dita dentro e fuori dalla vagina, tremando di piacere mentre le due coppie sullo schermo si contendevano il turno successivo. La passera di Caterina era diventata ormai un lago di umori appiccicosi che erano spalmati sulla sua mano, sulle sue grandi labbra e sull’interno delle cosce. Ad ogni apparizione di Pietro Scandia, un nuovo fiotto fluido colava dal suo sesso. Ad ogni aumento del montepremi, la sua vagina si contraeva intorno alle sue dita, mentre il pollice rimasto all’esterno era pressato contro il suo clitoride e i suoi fianchi si muovevano ormai di moto proprio. L’orgasmo era vicino. Sotto il trattamento delle sue dita, ormai completamente imbevute dai suoi umori vaginali, stava per arrivare al piacere. Si contorse e gridò sul divano di fronte alla TV mentre ormai si masturbava disperatamente, con le gambe divaricate e mostrando lo scarlatto della sua topa allo sguardo luccicante dell’uomo del gioco a premi, della sua bella e bionda assistente, dei concorrenti e delle celebrità.

Caterina si immaginava che tutti loro la stessero guardando così come era, e il suo piacere crebbe ancora di più. Il pensiero di mostrare se stessa così, nuda e vogliosa a dei perfetti sconosciuti rendeva la sua eccitazione ancora più frenetica e le rendeva sempre più difficile tenere lo sguardo a fuoco sulla televisione mentre si avvicinava all’orgasmo.

La giovane concorrente vinse un altro giro e saltò su dalla sedia. I suoi seni tremolarono e i suoi capezzoli premevano sulla sua blusa aderente. Le luci lampeggiavano ed i campanelli suonavano mentre la ragazza lanciava sguardi di adorazione al suo compagno, all’assistente ed al presentatore.

Caterina cominciò a godere in lente e prolungate ondate. Il suo corpo si contraeva per un lungo momento per il tentativo di godere al massimo di quel momento per poi finalmente rilassarsi, poi di nuovo e ancora di nuovo sempre più intenso ad ogni ondata. Nel frattempo era iniziata la pausa pubblicitaria ma Caterina non se ne accorse nemmeno. Tutto ciò che lei provava era il piacere sconvolgente del suo orgasmo mai così intenso e profondo prima di allora. Infine, quel piacere che le aveva contratto tutti i muscoli, che le aveva lasciato il collo e la schiena dolorante in maniera deliziosa, terminò. Finita la pausa pubblicitaria, Scandia ritornò sullo schermo con il suo sorriso e i suoi occhi scintillanti come se sapesse ciò che era appena successo a Caterina, o almeno così le parve. Per un momento tremò di vergogna e di sensi di colpa e, allo stesso tempo di piacere, riconoscendo che il merito della profondità ed intensità del suo piacere era dovuta proprio al presentatore.

Un rimorso nei confronti del marito le germogliò nella mente, subito spento dalla considerazione che era stato troppo stanco ed occupato negli ultimi mesi per occuparsi di lei. La sua mancanza di interesse sessuale nei suoi confronti era frustrante, triste e preoccupante. La lasciava eccitata, insoddisfatta e vulnerabile.

Si alzò dal divano e raggiunse nuda la stanza da bagno per rinfrescarsi. In pochi minuti era di nuovo ad osservare lo show con i capelli sciolti sulle spalle nude. Il problema di guardare quello spettacolo è che le ricordava ciò che aveva appena fatto. La vista di Pietro Scandia che sorrideva alla telecamera la riempiva di voglia. Si, era di nuovo eccitata ed la sua eccitazione aumentava di pari passo con l’entità del montepremi. Lei era ancora nuda, le sue tette si muovevano su e giù mentre si asciugava i capelli. Anche la ragazza del gioco sarebbe potuta essere nuda dato l’effetto che i suoi seni avevano su quella camicetta aderente.

Era l’ultima domanda, e Caterina tratteneva il respiro. Smise di asciugarsi i capelli e posò la spazzola sul suo ventre. Il manico della spazzola le sfiorò il pube e il suo clitoride si risvegliò violentemente mentre la sua vagina ricominciò ad agitarsi. Onde di elettricità le percorrevano l’intero corpo.

La concorrente saltò giù dalla sedia, gridò la risposta esatta e cominciò ad abbracciare e baciare tutti quelli che le venivano a tiro fra un tripudio di suoni e di luci. Caterina spinse più forte il manico della spazzola contro il suo sesso in fiamme. La vincitrice continuò ad abbracciare tutti i presenti fino a quando riuscì ad acchiappare l’attore. Quindi prima che l’inquadratura potesse cambiare gli mise le braccia al collo spingendo e strusciando il suo bacino contro quello del suo compagno. La sua blusa era sollevata e tutta stropicciata nella parte delle spalle. Che cosa poteva essere successo dietro il podio durante il gioco?

Un’altra pausa pubblicitaria interruppe la trasmissione. Caterina continuava a strofinarsi la parte superiore del pube con il manico della spazzola, allargò le gambe e se la infilò dentro strusciandola dentro e fuori contro il clitoride. Sentiva delle vibrazioni che le percorrevano tutto il corpo mentre si penetrava. Per la prima volta si sorprese ad immaginare Pietro Scandia nudo ed in erezione. Si domandò che cazzo avesse potuto avere. Sicuramente ne avrebbe avuto uno grosso, mostruoso, svettante da un una folta peluria nera. Il suo corpo sarebbe stato sodo e abbronzato. Era appena riuscita a scacciare via questi pensieri della sua infedeltà mentale che la pubblicità ebbe fine. Quindi qualcosa della luce e del modo in cui il presentatore era ripreso riportò la sua immaginazione ai pensieri precedenti e le parve di percepire l’impressione di un fallo enorme costretto dolorosamente nei pantaloni attillati di Scandia.

Pietro, adesso pensava a lui su una base di maggiore confidenza, aveva il braccio destro intorno al busto della concorrente e le stringeva la vita minuscola. La luce era cambiata in modo tale che i capezzoli eretti delle sue tette erano chiaramente visibili. Per un istante Caterina pensò di poter vedere le tette della ragazza come se la blusa fosse trasparente poi decise che forse era solo l’effetto della sua immaginazione super stimolata.

Pietro spostò la ragazza in modo da essere fianco a fianco nella ripresa dell’ultimo gioco in cui la sua assistente doveva far girare una enorme ruota colorata illuminata dalla parte posteriore e con cerchio di lampadine accese intorno. Caterina ebbe un’improvvisa visione di una qualche donna nuda legata mani e piedi ai quattro raggi della ruota, la luce dello studio che si riflettendosi sulla sua pelle nuda lampeggiava mentre la ruota girava e girava. Naturalmente non era così nella realtà del gioco. La ruota girava, le luci si accendevano e spegnevano, il cerchio di luci esterno fisso in una direzione e quello solidale alla ruota nella direzione inversa. La posizione delle luci all’arresto della ruota avrebbe determinato l’entità del premio finale guadagnato dalla concorrente.

Intanto, senza accorgersene, Caterina aveva inserito il manico della spazzola completamente dentro la sua vagina mentre stava esposta a gambe aperte davanti alla televisione. Si, Pietro era eccezionalmente dotato ed era in stato di erezione. Attirava a se la ragazza al suo fianco sfiorando uno dei sei sodi della ragazzo con il braccio. La sua stretta, mentre faceva girare la ragazza verso la ruota, appariva comunque molto intima, almeno così venne percepita da Caterina. Ed immaginò di lasciare che quell’uomo la possedesse mentre la telecamera riprendeva tutta la scena.

Sandra, sorridendo, abbassò la leva che comandava il meccanismo di arresto della ruota e la rotazione cominciò a rallentare. Caterina lanciò un grido di piacere mentre si tormentava la figa con il manico della spazzola. Sentiva perfettamente adesso il rigonfiamento del manico dilatarle la vagina e gridò di sorpresa accorgendosi improvvisamente che almeno dieci centimetri di quel grosso affare di plastica era dentro il suo corpo. Scosse la testa, ritornò a guardare lo schermo e riprese a muovere dentro e fuori quella brutta imitazione di fallo che le sconquassava la figa inondata e dolorante.

Man mano che la ruota rallentava, la ragazza era sempre di più pressata al fianco del presentatore. Il suo culo, a forma di mandolino, oscillava di eccitazione nell’attesa del momento della verità. Pietro, nel frattempo, aveva fatto scivolare giù la sua mano fino a a quasi toccare la liscia e soda rotondità del suo culo.

La ruota era quasi ferma ormai. Il rullare dei tamburi sembrava diventare sempre più forte. Caterina si sentiva come se avesse un palo conficcato nel suo sesso. Aveva paura di guardare per scorgere quanto di quel sostituto di cazzo era penetrato dentro di lei. Invece, focalizzò la sua attenzione sulla crescente tensione dell’attesa. Cosa avrebbe fatto la piccola zoccola se avesse vinto. Caterina si rese conto all’improvviso di essere gelosa di quella ragazza. Gelosa perché lei era in televisione e gelosa perché riceveva tutte quelle attenzioni da parte di Pietro.

La ruota finalmente arrestò e le luci lampeggiarono più velocemente. La ragazza diventò matta, saltò in braccio a Pietro Scandia e strinse le gambe con una presa a forbice intorno al suoi fianchi, proprio lì sotto l’occhio della telecamera e di tutti gli spettatori. Caterina ormai posseduta da una frenesia inarrestabile pompò la spazzola dentro e fuori alla sua figa che grondava umori sul divano e sulle sue cosce mentre agitando la testa sentiva arrivare un secondo orgasmo assolutamente sconvolgente. Era totalmente insano. Con quella masturbazione in due tempi aveva goduto in una mezz’ora di più ed in maniera molto più soddisfacente di quanto avesse fatto con suo marito negli ultimi otto mesi.

Il picco di piacere, con le sue contrazioni, non scemò fino a quando l’ammontare della vincita non apparve sullo schermo. Poi finalmente apparvero sullo schermo i titoli di coda e l’indirizzo al quale rivolgersi per poter partecipare al gioco. Svogliatamente estrasse quell’aggeggio dalla sua passerina dolorante.

Ora, passata quella pulsione, si sentì male al pensiero di quello che aveva fatto. Era stata infedele a Marco, anche se solo mentalmente. Pensò di poter archiviare tutto come una fantasia innocente, ma la sua educazione piuttosto puritana non avrebbe permesso una soluzione così semplice. Essere infedele mentalmente era nella sua mente così grave come se fosse materialmente andata a letto con il prestante Pietro Scandia. Tutto quel contesto affascinante, i soldi, le luci, la musica, tutto adesso le sembrava solo un sogno malsano. Ma il sordo pulsare del dolore che provava al basso ventre, la quantità di liquidi che le colavano dalla figa strapazzata erano assolutamente reali.

Stancamente, Caterina si guardò intorno e vide il piccolo soggiorno con occhi nuovi. Ad eccezione dell’apparecchio televisivo, il carattere generale dell’arredamento era povero e banale. I mobili apparivano vecchi, la tappezzeria di sedie e divani era lise dall’uso. Almeno le pareti erano pulite, grazie alla mano di pittura che lei e Marco avevano dato in cambio di una mensilità di affitto. Ma le stampe appese alle pareti sembravano fotografie ritagliate da un calendario. Soltanto la TV aveva un aspetto nuovo e costoso, probabilmente perché in effetti era realmente costoso. Era stato un regalo di nozze dei genitori di Marco. Caterina aveva avuto l’impressione che Marco, se avesse potuto, avrebbe rifiutato tale regalo. Il suo stupido, stupido orgoglio sembrava destinato a trascinarli alla rovina. Con un mormorio di disgusto, lasciò cadere la spazzola sul pavimento. Si sentiva sudaticcia e appiccicosa e aveva bisogno di un’altra doccia, per cui si diresse verso la stanza da bagno e aprì i rubinetti della doccia. In realtà lei avrebbe preferito una vasca da bagno grande e comoda, ma tutto quello che avevano era quella doccia brutta e scomoda.

Mentre lavava via le tracce appiccicose del suo piacere, Caterina rifletteva alla situazione in cui si trovava. Marco non avrebbe permesso che lei lavorasse per migliorare il bilancio familiare. Doveva fare per forza tutto da solo. In effetti, lei non si sentiva una donna emancipata, per cui il fatto che suo marito fosse un maiale dispotico non la disturbava più di tanto. Ma le ristrettezze in cui era costretta a vivere invece la disturbavano alquanto. Sgusciò fuori dalla doccia e si asciugò e completamente nuda andò in soggiorno per prendere la sua vestaglia. Per un momento guardò incredula le macchie ancora umide delle sue secrezioni vaginali sulla vestaglia e fece una smorfia. Era l’unica vestaglia che aveva e non restava che metterla a lavare. Le sembrava che le pareti del suo piccolo appartamento si richiudessero su di lei. Non aveva alternative, in qualche modo doveva riuscire a sfuggire da questa situazione disperata.

Fuori il sole splendeva caldo e abbagliante. Senza pensare aprì la porta che dava sul cortile posteriore della casa e uscì allo scoperto. Quindi, improvvisamente, fu gloriosamente consapevole della sua nudità. Si girò intorno sentendo il delicato tocco della brezza mattutina sulla pelle, specialmente in quelle parti abitualmente nascoste dai vestiti.

Che cosa avrebbe potuto fare per tirare fuori lei stessa e suo marito dalla trappola in cui erano ? Il problema principale naturalmente, erano i soldi. Non ce n’erano abbastanza neanche per comprare una automobile usata, a buon mercato, che lei potesse usare per andare a lavorare. E questo era grave perché quella zona di periferia dove abitavano non era servita da mezzi pubblici. Se lei voleva andare da qualche parte doveva camminare per almeno tre chilometri fino alla fermata dell’autobus più vicino. Di bicicletta neanche a parlarne. Incatenata ad un palo alla fermata dell’autobus non sarebbe durata neanche 5 minuti.

Dio, che cosa avrebbero potuto fare con 25.000 euro, pensò Caterina. Questa era la cifra che la puttanella aveva vinto quella mattina nel gioco alla televisione. Più soldi di quanto ne avrebbe guadagnati Marco in due anni al ritmo attuale. Ma Marco non avrebbe mai permesso che lei partecipasse a quello spettacolo ed inoltre la sola idea la terrorizzava. Sapeva di essere attratta da Pietro Scandia, e che non avrebbe saputo resistergli se fosse andata a quel gioco. Allo stesso tempo, quella stessa attrazione di cui lei aveva tanta paura, faceva si che lei volesse fortemente partecipare a quel gioco. E poi c’era il premio in denaro e i regali. Anche se non avesse vinto il premio finale in denaro, i premi di consolazione erano tali da farle venire l’acquolina in bocca: cene gratis, libri, cibo, giochi e gadgets vari.

Ma non poteva, proprio non poteva. Marco non glielo avrebbe mai permesso. Sopratutto se avesse saputo che era per i soldi. Ma se lei gli avesse detto che era solo un gioco? Un gioco non avrebbe offeso il suo orgoglio, e se avesse vinto? Caterina pensava così, a voce bassa mentre il sole le bruciava sui seni nudi.

Presa finalmente una decisione, tornò in casa. Senza neanche vestirsi, si sedette al tavolo della cucina e scrisse una lettera per partecipare allo spettacolo all’indirizzo che aveva letto sullo schermo e che ancora le echeggiava nella mente. Velocemente, prima che potesse cambiare idea, chiuse la lettera, incollò un francobollo che aveva tenuto da parte senza sapere perché e si apprestò ad uscire per imbucarla. Quindi, ricordandosi che era ancora nuda, indossò un vestitino leggero sulla sua pelle nuda e uscì di casa.
Il presentatore

Caterina lisciò la sua gonna per la quindicesima volta e si guardò intorno. La sala d’aspetto aveva le pareti rivestite di pannelli di legno e dava un’impressione di solidità. Alle pareti, spaziate in maniera regolare, erano appese delle fotografie incorniciate della trasmissione, dei concorrenti e degli ospiti insieme ad un Pietro Scandia dall’espressione calda ed amichevole. Insieme a queste, c’erano anche le targhe dei premi che la trasmissione aveva vinto.

L’addetta al ricevimento ignorava Caterina. La ragazza stava diligentemente leggendo qualcosa sulla scrivania di fronte a lei. Ogni tanto sottolineava qualche parola. Caterina non riusciva più a resistere alla voglia di alzarsi e di andare via. Finalmente non poté stare più seduta e, cercando di nascondere il suo nervosismo, cominciò a studiare le foto appese alle pareti. Ancora e ancora i suoi occhi incontravano quelli di Pietro Scandia, che sembrava guardare, anzi fissare, proprio lei. Si ricordava bene, anzi benissimo, come Pietro avesse stretto con il braccio la vita di quella puttanella pochi giorni prima.

E ce n’erano delle altre di concorrenti abbracciate da Pietro, e la maggior parte di esse era costituita da giovani donne ragionevolmente attraenti. Caterina fu percorsa da un brivido di gelosia, e anche di desiderio. Sentì la sua figa riscaldarsi mentre fissava le foto una dopo l’altra. Tentò di controllare le sue emozioni. Fra l’altro, quel giorno lei sicuramente non avrebbe potuto incontrare Pietro. Più probabilmente sarebbe stata intervistata da uno dei suoi assistenti, un signor nessuno senza personalità. Ancora probabilmente avrebbe fallito e l’intervista sarebbe andata male. D’altra parte lei era una donna felicemente sposata e non aveva nessun buon motivo per pensare a Pietro Scandia in quei termini. Per salvarsi da questi ragionamenti, si concentrò sulle somme vinte dai concorrenti fotografati. La vista di quelle cifre con tutti quegli zeri precedute dal simbolo dell’euro la faceva stare male. Se lei avesse potuto vincere anche solo la metà di quello che avevano vinto i migliori giocatori, sarebbe stato comunque abbastanza da poter pagare tutti i conti e i debiti in corso e sarebbe rimasto lo stesso qualcosa di sostanzioso. Lei DOVEVA partecipare al gioco e VINCERE. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per avere anche solo la possibilità di vincere una grossa somma.

“Signora Caldera” gridò l’addetta al ricevimento per la terza volta, interrompendo il sogno ad occhi aperti di Caterina.

“Si, Cosa?” – Caterina era dalla parte opposta della sala d’attesa.

“Il Sig. Scandia la riceverà adesso”

“Il Sig. Scandia?” Le uscì dalla bocca con un filo di voce

“Entri da quella porta” le disse l’impiegata indicandole una porta con molta grazia prima di ritornare alle sue letture.

Caterina lisciò nervosamente la gonna ancora una volta. Le sue mani erano così sudate che aveva paura di lasciare cadere la sua borsa. La maniglia della porta le sembrò fredda e scivolosa. La porta dava l’accesso ad un’altra sala d’attesa, più piccola con due porte e dove c’era un’altra impiegata.

“Entri lì, Signora Caldera,” disse la ragazza indicando con la testa una delle due porte. Caterina ebbe la sensazione che fosse stata accuratamente valutata dall’impiegata in quei pochi secondi in cui era rimasta in quella stanza.

La vista di Pietro Scandia che si alzava dalla sua scrivania megagalattica fu come un pugno nello stomaco di Caterina. Era ancora più affascinante di presenza che in televisione. Il magnetismo di quell’uomo era incredibile. Caterina si vide tendere la mano verso di Pietro anche se lei non aveva l’abitudine di stringere la mano come saluto. Il palmo della mano di Scandia era caldo, asciutto e forte. Caterina senti come una corrente infuocata salirle dalla mano su per il braccio e poi attraversarle tutto il corpo rilasciando finalmente la tensione dell’attesa che le aveva irrigidito tutti i muscoli. I suoi occhi scuri incontrarono quelli di Pietro e Caterina sentì il suo sesso inumidirsi. Lui la guidò verso una poltrona confortevole di fronte alla scrivania. Lei gli fu grata per il tempo che impiegò a ritornare alla sua sedia dietro la scrivania. Ne aveva bisogno per riprendere il controllo di se stessa. Quindi, lui la guardò di nuovo e lei si dovette sforzare per controllarsi e non annegare nei suoi occhi.

“Signora Caldera” Fu un’affermazione e non una domanda.

“Si-i” lei farfugliò stupidamente.

“Lei è molto bella,” commentò con la sua voce profonda, perfetta per la televisione. Brividi di calore le risalirono per la spina dorsale.

“Oh, no, veramente no,” replicò modestamente Caterina, mentre attorcigliava la tracolla della borsa con le sue mani sudate. Scandia sorrise e pose un foglio di carta di fronte a se. Caterina vide che si trattava della lettera che lei stessa aveva scritto per partecipare al gioco. Dei cerchietti rossi erano stati marcati su alcune delle sue risposte. La sua foto, una di quelle prese sulla spiaggia, era fissata ad un angolo del foglio. Lei aveva tentato di trovarne una più adatta ma ne aveva potuto trovare solo una in costume da bagno in una posa semi-seducente e anche un pò imbarazzante.

“Lei ha 23 anni …”

“24 fra un mese,” disse velocemente.

“Leggo che lei ha fatto un anno e mezzo di università” notò Scandia.

“Si, in effetti ho abbandonato l’università a metà del secondo anno” disse in tono di scusa,. “Non sono un granché come studente.”

“Pochi di noi lo sono,” disse gentilmente. “Per lo spettacolo, noi preferiamo persone dell’Italia media. Casalinghe ed operai sono molto più rappresentativi di avvocati e dottori. E, ad ogni modo, i professionisti rendono molto poco nello spettacolo. Diventano troppo nervosi. Ora mi dica qualcosa di lei. Leggo che è sposata.”

Se avesse potuto pensare chiaramente, Caterina si sarebbe meravigliata dell’abilità di quell’uomo a metterla a proprio agio. In ogni caso, quasi balbettando cominciò a parlare di lei stessa. di Marco, del loro matrimonio e del loro disperato bisogno di denaro. Cercò di tenere la sua amarezza fuori dalla sua voce quando gli raccontò della loro casa e del loro perenne stare attenti ai soldi e tenere a bada i creditori. Infine, quando finì di parlare, incontrò di nuovo lo sguardo di Pietro per un momento. C’era qualcosa di profondamente sconvolgente nei suoi occhi. Distolse lo sguardo dai suoi occhi e si guardò intorno osservando l’arredamento lussuoso della stanza.

“Si alzi e cammini in giro per la stanza,” disse il presentatore. “Voglio vedere come si muove.”

Lasciando la sua borsa sulla sedia, Caterina si alzò nervosamente e si mosse nell’area dietro la sua sedia. Lo spesso tappeto attutiva i suoi passi. Era cosciente del suo sguardo intenso su di lei ed improvvisamente si sentì come nuda. L’improvviso indurirsi dei suoi seni la spaventò.

“Può togliersi le scarpe, per favore? Lei è alta più o meno come me. Così durante la trasmissione preferiamo che indossi scarpe basse.

“Oh, si, si va bene.” Appoggiandosi con una mano alla spalliera della sedia, si tolse le scarpe e le lasciò cadere sul pavimento. Si pentì di non essersi messa un paio di calze. I suoi piedi nudi strusciavano sul tappeto facendole il solletico. Mentre continuava a camminare avanti e indietro per la stanza, vide il presentatore alzarsi dietro la sua scrivania. I suoi occhi si posarono sull’inguine di Pietro. Aveva scorto l’enorme rigonfiamento nei pantaloni di Pietro. Il suo sguardo scivolò via in modo imbarazzante in un’altra direzione. Era spaventata dalla sua voglia improvvisa così come dalla sua erezione. Si avvicinò alla finestra e si sporse fuori sul balcone. Un movimento sul tetto dell’edificio di fronte catturò la sua attenzione. Un uomo stava tenendo una donna per mano e la conduceva sul terrazzo in pieno sole.

“Lei ha dei capelli molto belli,” disse Pietro Scandia, facendola sussultare. Era dietro di lei. Le sue dita sfiorarono la sua lunga treccia castana molto gentilmente.

“Grazie.” Sul terrazzo di fronte, la coppia si stava abbracciando. La donna si strusciava contro l’uomo. Caterina avrebbe voluto allontanarsi dalla finestra, ma la sua curiosità la inchiodò sul posto. Le dita di Pietro le sfiorono il collo. Lei rabbrividì.

L’uomo sul terrazzo stava con entrambe le mani sui glutei della ragazza stropicciandole. Le cosce della ragazza si aprirono per poi stringersi attorno ad una gamba di quell’uomo, quindi sostenendosi sulla gamba muscolosa del suo compagno si tirò su la gonna scoprendo prima le sue gambe poi le cosce ed infine i fianchi. Le sue mutandine erano rosa pallido molto attillate e sopratutto minuscole.

Le labbra di Pietro sfiorarono la gola di Caterina. Lei mugolò, cercò di allontanarsi da lui ma la sua eccitazione crescente ridusse la sua resistenza solo ad un debole movimento. L’uomo del terrazzo fece scivolare le sue mani nelle mutande della donna e le abbassò mettendo a nude le sue chiappe pallide, ma lasciandole là un po’ più in basso dell’inguine.

“Noooo,” Caterina gemette quando Pietro Scandia le abbrancò i seni e l’attirò a se, contro il suo corpo muscoloso. Sentiva la durezza del suo membro contro il suo culo. Una vera mazza. Lei pose le sue mani sulle mani dell’uomo con l’intenzione di scostarle dal suo seno ed invece le pressò ancora più fortemente proprio là sulle sue tette generose. Intanto le labbra, i denti e la lingua di Pietro stavano esplorando il suo collo.

Giù sul terrazzo di fronte, l’uomo aveva completamente spogliato la donna lasciandola nuda ed esposta al sole di mezzogiorno. Chi erano quei due? Un uomo e la sua segretaria in pausa pranzo? Un uomo e sua moglie si sarebbero mai potuti comportare così? Caterina provò a pensare a Marco, ma la sua mente non riuscì a trattenere questo pensiero mentre la sua camicia veniva sbottonata dall’uomo che la pressava da dietro, o più precisamente dall’uomo contro il quale lei si appoggiava. Si tolse la camicia e poi lasciò che Pietro le sfilasse il reggiseno. Quindi, lei si appoggiò con la fronte al freddo vetro della finestra e continuò a guardare la coppia di fronte che stava scopando. Le sue tette erano libere adesso e la stella della televisione formò delle coppe con le mani per sostenere i seni voluminosi di Caterina. Li sollevò e li soppesò. Il suo cazzo premeva con forza contro il suo bacino e lei lo poteva sentire distintamente attraverso i vestiti mentre lui giocava con le sue tette. Caterina poteva chiaramente sentire che le sue mutandine erano umide e diventavano sempre più bagnate.

Era pazza, completamente pazza si disse. Era una donna sposata e si stava lasciando sedurre mentre guardava una coppia che faceva l’amore. Era insano. Avrebbe dovuto respingere le attenzioni di Pietro Scandia. Ma se l’avesse fatto, quanto sarebbero state le possibilità di partecipare allo spettacolo? E lei e Marco avevano un bisogno disperato di quei soldi.

La donna sul terrazzo di fronte era ormai completamente nuda tranne che per le mutandine calate sui fianchi ed un paio di scarpe con i tacchi alti. Si tolse completamente le mutandine con un movimento ammiccante mantenendo le scarpe. Le sue tette erano sorprendentemente grandi per qualcuno con una corporatura così sottile. Apparivano veramente pallide sotto il sole abbagliante. I suoi capelli erano biondi. Mentre non si riusciva ad intravedere il colore del pelo pubico. Mentre la donna si faceva accarezzare le tette, cominciò a spogliare il suo compagno. Scoprì il suo cazzo, una impressionate colonna di carne bianca, proprio mentre Pietro fece cadere la gonna di Caterina per terra ed appoggiò la sua mano sul sesso ormai inondato di Caterina.

Caterina allargò le gambe e lasciò che lui le mettesse le mani in mezzo alle cosce. Lui le pressò il clitoride contro l’osso pubico e rivoli di fuoco le discesero per le gambe. Lei fece scivolare le mutande giù, mostrandogli così la sua figa.

Nel mentre, sul terrazzo di fronte, la donna stringeva il membro dell’uomo con tutte e due le mani, e lui con una mano le strapazzava la figa e con l’altra sbatteva una tetta contro l’altra. Caterina si meravigliò di pensare se la coppia si sarebbe distesa sul pavimento del terrazzo oppure no.

Mentre Scandia le ficcava due dita dentro la vagina, Caterina portò la sua mano al pube di Pietro per sentire la consistenza e la grandezza del suo cazzo. Trovò la cintura e la slacciò, sbottonò l’unico bottone e aprì la cerniera dei pantaloni che caddero così ai suoi piedi. Sempre con le mani dietro la schiena liberò quell’enorme arnese dalle mutande e lo afferrò mentre lui la scopava con le dita. L’altra coppia, nel frattempo, continuava i suoi preliminari.

La donna era alta e l’uomo basso. Lei allargò le gambe meravigliose e l’uomo piegando leggermente le ginocchia la penetrò così stando in piedi e in piena luce. La donna agevolava la penetrazione inarcandosi mentre l’uomo irrigidiva le sue gambe e la possedeva con colpi poderosi. La donna buttò la testa indietro come se fosse stata pugnalata, ed in un certo senso era così, ma pugnalata dal cazzo dell’uomo che la penetrava dal basso. I suoi seni erano pallide lune nella luce abbagliante del sole, ed i capezzoli dei punti neri. Le mani dell’uomo erano avvinghiate al culetto di lei mentre si lui si piegava e distendeva le gambe. Lei sussultava ad ogni colpo ricevuto.

Caterina piegò l’uccello di Pietro verso il basso, e Pietro continuò la manovra raggiungendole la figa dal di dietro e riempendo completamente quel buco affamato. Le sue dita frugavano il suo pelo pubico in cerca del clitoride bagnandosi delle sue screzioni vaginali. Il suo cazzo la fotteva comodamente dal di dietro.

Sul terrazzo di fronte, la donna si era sistemata con le mani sulle spalle dell’uomo. Era ancora inarcata, i seni si ergevano verso il cielo. Il suo viso luccicava per il sudore. La sua bocca era atteggiata in espressione di piacere profondo, mentre scuoteva la testa da un lato o poi dall’altro.

Pietro Scandia spingeva il suo uccello dentro e fuori, Caterina pensava di stare per morire. Era da tanto tempo, da così tanto tempo che non aveva un bell’uccello che le riempisse la figa. Scacciò via dalla sua testa la consapevolezza che l’uomo che le stava sbattendo il cazzo nella figa non era suo marito. Il suo fallo le sembrava titanico, deliziosamente mostruoso, mentre le dilatava il sesso. I peli ruvidi del pube di Scandia strusciavano sul suo culo ogni volta che il cazzo le penetrava a fondo.

Caterina si immaginava di sentire le urla di piacere della donna sul terrazzo. Poteva, infatti, vedere il petto della donna sollevarsi e la sua gola contorcersi nell’orgasmo. I piedi le si sollevavano da terra ogni volta che l’uomo entrava in lei, e i suoi splendidi seni ondulavano molto sensualmente ad ogni colpo.

Anche le tette di Caterina si muovevano sotto gli affondi di Scandia. La sua testa veniva pressata contro il pannello di vetro della finestra ad ogni colpo. Poteva sentire le sue palle che sbattevano sulle sue grandi labbra. Ad un certo punto la afferrò per i fianchi. Lei stava venendo. Veniva lentamente e profondamente. La sua mano scese a toccarsi il clitoride e senti fra le dita il fallo di Pietro unto e scivoloso che le entrava e usciva dalla figa. Le sue dita entravano in contatto con tutta la lunghezza del suo fallo. Pietro accelerò il suo ritmo aggiungendo anche un movimento rotatorio alla sua azione e finalmente Caterina sentì gli spruzzi di seme caldo nel suo ventre. Si sentiva come se lei stesse ruotando attorno al quel cazzo che le riempiva la figa di quel liquido vischioso ed infuocato man mano che il suo orgasmo si sviluppava. Si sentiva bruciare dall’estasi.

Dall’altra parte, sul terrazzo, gocce luccicanti di liquido vischioso discendevano sulle cosce spalancate della donna, mentre l’uomo le pompava il suo seme, sollevandola da terra ad ogni colpo. Le mani di Caterina erano impiastricciate di una mistura di sperma e secrezioni vaginali, e si serrarono sul membro di Pietro nel tentativo disperato di mantenere l’orgasmo più a lungo e di schermarla dal senso di colpa per il suo tradimento. Sussultò e sussultò ancora e mentre il rimorso di quello che aveva appena fatto le avvelenava l’anima. Il cazzo che le aveva dilatato la figa eruttò l’ultimo schizzo di sborra e poi cominciò a contrarsi e lei si sentiva mancare percependo i rumori acquosi provocati dall’agitarsi di quel fallo semi-eretto nella sua figa. Lacrime le scendevano sulle guance, mentre combatteva i singhiozzi che le salivano dal cuore. Finalmente il sesso di Pietro le uscì dalla figa ed rivoli di liquido caldo e appiccicoso le cominciarono a scendere giù lungo le cosce.

Ansiosa di sfuggire a questa depressione post-coitale, Caterina si rifugiò in bagno, si piegò sulla tazza e vomitò il pranzo. Continuò a provare nausea e a singhiozzare ancora per un bel pò di tempo. Finalmente, si sciacquò il viso e poi il sesso per cercare di togliersi di dosso quella sgradevole sensazione. Quando terminò, la pelliccia del suo sesso era di nuovo morbida e pulita. I suoi vestiti, però, erano rimasti nell’ufficio. Pensò di chiederli, si apprestò a farlo e poi si arrese al fatto: lui la stava aspettando e sapeva anche come. Questa consapevolezza le fece contrarre di nuovo la vagina con spasmi di desiderio puro.

Si disse che era perché lei e Marco avevano assolutamente bisogno di soldi. Ma questo pensiero la fece sentire ancora peggio, in quanto ciò, di fatto, la rendeva una puttana. Un pensiero nuovo le sopraggiunse per salvarle l’anima. Era tutta colpa di Marco. Se lui le avesse riservato un minimo di attenzioni, se non l’avesse lasciata a digiuno così a lungo non sarebbe mai arrivata a questo punto. Era ciò che si meritava e questo era tutto.

Con un brivido, mentre i suoi capezzoli si indurivano, Caterina aprì la porta. Per la prima volta il suo sguardo cadde su quella mazza che l’aveva riempita così bene. Anche così, in condizioni normali di riposo, era enorme. Si, aveva visto giusto. Pietro Scandia era fatto come un cavallo. Lui era seduto nella sua poltrona, con i piedi sul davanzale della finestra e ogni tanto sbirciava giù verso il terrazzo di fronte. Sentendosi completamente pazza ma ancor di più sexy, Caterina attraversò lentamente l’ufficio e si avvicinò al presentatore. Era consapevole del movimento che animava il suo seno esposto, del contatto a pelle nuda di coscia contro coscia e del tocco dell’aria fresca contro il suo sesso.

Di sotto, la coppia si era spostata nel piccolo cono d’ombra creato dall’alto palazzo di fronte. Entrambi erano completamente nudi. I loro vestiti erano rimasti al sole. L’uomo era appoggiato con le spalle contro il muro, la donna era in ginocchio di fronte a lui. Lei gli stava succhiando il cazzo mentre le sue dita gli accarezzavano le palle. Le sue labbra accerchiavano il suo fallo e la testa si muoveva lentamente avanti e indietro. I suoi occhi erano chiusi e sembrava che le piacesse molto quello che stava facendo.

Caterina stava in piedi, con un’aria sottomessa, accanto alla stella della TV e guardava affascinata quella scena. Sentiva questo desiderio illecito bollirle dentro. Non si sconvolse più di tanto quando Scandia le si avvicinò e le fece scivolare un dito nella figa dolorante, e cominciò a stuzzicarla.

La donna sul terrazzo aveva almeno metà di quel cazzo, anzi di più, in bocca. E mentre gli strizzava le palle, lo fece scivolare ancora di più nella sua bocca. Quindi portava indietro la testa e poi di nuovo avanti. Il cazzo era scivoloso, e brillava bagnato dalla saliva, e dagli umori vaginali.

“Succhiami il cazzo,” disse Pietro in un tono dolcemente confidenziale, palesemente fasullo.

Caterina si morse le labbra, meravigliandosi del perché stesse facendo quello che stava facendo e appoggiandosi al bracciolo della poltrona avvicinò il suo viso al cazzo di Pietro. Sollevò quella mazza di carne semi-moscia che odorava di sperma e di figa e se lo portò alle labbra.

La donna sul terrazzo aveva accelerato il movimento avanti e indietro della sua testa facendo si che anche i capelli fluttuassero al ritmo che applicava al pompino. Sicuramente il cazzo le doveva arrivare fino in gola perché ogni volta che affondava il viso spariva completamente dalla vista di Caterina. I seni le si sollevavano e abbassavano al ritmo della suzione che applicava a quella splendida mazza. Quella scena era sconvolgente per Caterina. Sentiva, allo stesso tempo, l’acquolina formarsi nella sua bocca e la figa bagnarsi.

In effetti Caterina non aveva una grande esperienza, inoltre la sua educazione condannava questi atti. Marco, poi, non le aveva mai chiesto niente del genere. Tutte le sue avventure sessuali erano avvenute dopo il matrimonio e in modo molto frettoloso e con la luce spenta.

Con molta cautela, Caterina prese l’intero glande in bocca circondandolo con le labbra. Sentiva il sapore dello sperma di Pietro e quello dei suoi umori. Cominciò a giocare con lingua tutto intorno all’asta sentendo il sangue che cominciava a gonfiare quell’arnese. Si girò in modo tale da poter vedere giù dalla finestra mentre teneva quella grossa salsiccia in bocca.

L’uomo sul terrazzo, intanto, aveva preso il controllo della situazione spingendo con lo stesso ritmo il suo bacino contro il viso della donna. Caterina, eccitata in modo inverosimile, spinse giù la testa prendendo che cazzo mostruoso fino a quando le solleticò il fondo della gola facendola tossire.

Le lacrime le scivolarono sulle guance, mentre si tirava su per riprendere fiato e per calmarsi. La donna sul terrazzo non aveva problemi a prendere completamente una verga altrettanto lunga. Ma come faceva? Ritornò ad occuparsi del cazzo di Scandia facendo scivolare la sua lingua su tutta la lunghezza di quel fallo enorme. Sentire quel pezzo di carne in bocca le cominciava a piacere come pure godeva del dito che le frugava l’interno della sua passera, tanto che ondeggiava pure il bacino per facilitargli il compito. Si meravigliò ancora una volta della quantità di secrezioni che la sua figa riusciva a produrre in risposta al pompino che stava facendo. In effetti, comprese tutto ad un tratto, lei era una pompinara nata ed il solo suono di quella parola così volgare rendeva la sua eccitazione ancora più grande.

L’uomo sul terrazzo stava affondando il cazzo nella bocca della donna. La testa di lei veniva sbattuta indietro ad ogni spinta, ogni volta che le entrava completamente dentro. L’espressione del viso della donna era un misto di dolore e di piacere mentre subiva quel trattamento anzi sembrava proprio che lo anelasse.

Caterina tentando di resistere al riflesso di vomitare, turò la sua gola con il cazzo di Pietro e provò ad ingoiarlo. Sentì il glande scivolarle giù per la gola, e per poter respirare tirò la testa indietro e inspirò con il naso. Quindi provò ad inghiottire di nuovo e lavorando con le labbra riuscì a far entrare un altro poco dell’enorme uccello di Pietro dentro la sua bocca.

“Fantastico,” esclamò Scandia. Caterina pensò si riferisse alla coppia sul terrazzo. Quindi la sua mano scese verso la sua nuca e capì che invece si riferiva a quanto del suo cazzo era riuscita a far entrare nella sua bocca. Sconvolta dall’eccitazione e da un orgoglio malsano spinse il cazzo ancora più a fondo nella sua gola. La sua epiglottide si contraeva su quella colonna di carne cercando di espellerla e la sua gola cominciava a farle male. Ciò nonostante, desiderava di poter fare arrivare in qualche modo quel magnifico cazzo giù fino al suo stomaco,

“Aspetta,” disse il presentatore. “Guarda, lui sta venendo!”

Caterina, per quanto potesse muoversi impalata com’era dal cazzo di Pietro, guardò l’uomo godere. Aveva tirato il cazzo fuori dalla bocca della donna e le stava sborrando in viso. Lei chiuse gli occhi di riflesso e poi cercò la sorgente di quegli spruzzi con la bocca, leccando e succhiando il risultato del suo piacere.

Caterina ebbe un ulteriore sussulto di eccitazione al pensiero di inghiottire il seme e il suo clitoride era diventato così duro da farle male. La bocca della donna sul terrazzo, intanto, continuava a lavorare inghiottendo tutta la crema che poteva e non smise fino a quando il fallo dell’uomo non fu completamente svuotato, e asciugato.

A quel punto Caterina era riuscita a far entrare tutto l’uccello di Pietro nella sua bocca ed il suo naso era entrato in contatto con i neri folti e ricci peli del suo pube. Ruotò un po la testa e il cazzo le ruotò in bocca ed in gola. Prese fiato, tirò indietro al testa e poi di nuovo avanti contro il bacino di Pietro sentendo il cazzo che le scendeva giù per la gola. Faceva un male del diavolo tentare di ingoiare quel cazzo, ma il dolore aumentava in qualche modo il suo piacere. Avrebbe voluto sentire il seme scorrere giù per la gola, ma l’avrebbe voluto anche in bocca per poter sentire il suo sapore. Era qualcosa che lei voleva fare veramente. Sì, aveva proprio una voglia pazzesca di assaggiare il suo sperma.

Accelerò il ritmo dei suoi movimenti, cercando di adattarlo al ritmo delle spinte del bacino di Scandia, meravigliandosi di come la gola si fosse abituata così presto a quella carne intrusa che le scivolava dentro e fuori. Anche Pietro ormai era eccitatissimo e aveva pure smesso di toccarle la figa e Caterina non se ne curò più di tanto. Tutto ciò che le interessava era quel cazzo enorme e meraviglioso che le scivolava contro la lingua e la soffocava.

“Succhialo ancora. Succhialo ancora. Non ti fermare,” gemeva Pietro.

Lei accelerò ancora di più.

“Stringimi le palle,” disse. “Falle ruotare nelle tue mani. Senti come sono gonfie di sperma”

Lei ubbidì. Prese i coglioni di Scandia per apprezzarne la massa. Erano grossi come uova. Li strinse e li tirò avanti e indietro tirandoli verso la base del cazzo in modo da poterli sfiorare con le labbra quando inghiottiva il cazzo a fondo. Il primo schizzo di sperma la colpì proprio nel fondo della gola. A quel punto Caterina tirò indietro la testa in modo tale da poter sentire il secondo schizzo contro la sua lingua. La sborra le fluiva sulla lingua come una massa densa e vischiosa e Caterina per evitare di affogarsi dovette inghiottire quel flusso di saliva e di sborra che improvvisamente le riempì la bocca. La sua lingua lappava il glande mentre schizzi di sborra sempre più densi continuavano ad arrivare. Caterina si meravigliò di quanta sborra era riuscito a produrre Pietro. Lei pensava o aveva letto da qualche parte che in genere lo sperma eiaculato in un singolo rapporto era pari ad un cucchiaino da te. Ma lei aveva avuta l’impressione di averne inghiottito almeno un litro. Saliva e sperma le colavano da un angolo della bocca ed il suo stomaco era pieno di quel liquido vischioso dall’odore acre.

La sensazione di quel cazzo che perdeva le sue dimensioni e consistenza era piacevole e triste allo stesso tempo. Era una sensazione piacevole il modo con cui quella colonna di carne cominciava ad ammorbidirsi e contrarsi. Era piacevole sapere che era lei che l’aveva portato al piacere e solo con la sua bocca. Ma, allo stesso tempo, era triste perché significava che non c’era più sborra da assaporare, non più schizzi di seme da ingoiare. Significava pure che sarebbe dovuta scendere giù dalle altezze della sua passione erotica e fare fronte alla realtà di ciò che aveva fatto.

Continuò a succhiare e leccare quell’arnese fino a quando diventò un piccolo verme morbido. Finalmente, lei comprese che era finita. Doveva lasciare andare il cazzo e alzare la testa. Diede un ultimo risucchio mentre il suo stomaco si contrasse per il rimorso ed il disgusto. Sentì la sborra e la saliva sul suo mento e delle goccioline che le cadevano sul petto nudo mentre si sedette sul pavimento accanto all’uomo nudo.

Questa volta prese i suoi vestiti prima di andare in bagno. Ma, per quanto si potesse lavare, niente avrebbe potuto rimuovere la consapevolezza di ciò che aveva fatto. Si vestì e tentò di ricomporsi. Cercò di togliere le tracce ormai secche di sperma dai capelli e tirò un repiro profondo. Le tette le facevano male contro il reggiseno. Le sue mutande erano umide ed appiccicose. Ma la cosa peggiore era che lei era ancora eccitata.

Torno nell’uffcio. Pietro si era vestito ed era nuovamente seduto dietro la scrivania. O Dio! Ma perchè la sua vista faceva si che lei avesse voglia di spogliarsi di nuovo? In qualche modo Caterina riuscìè a sedersi.

“Lo farà,” le disse Pietro.

“Lo farò?”, borbottò Caterina, dimenticando momentaneamente per quale motivo si trovasse là.

“Lo spettacolo”, aggiunse pazientemente.

“Ah, naturalmente. Grazie” riuscì a dire Caterina.

“Qui c’è scritto quando e dove si deve presentare” le disse porgendogli un appunto.

“Come mi devo vestire?” lei domandò.

“Quello che indossava oggi andava benissimo. Ci vorrà circa un’ora e mezza per il trucco. La registrazione comincerà alle 10:30. Faremo una pausa peril pranzo alle 12:30 e finiremo intorno alle 15.00.”

“Intervista lei tutti i concorrenti ?” Domando Caterina improvvisamente.

“Soltanto le ragazza più promettenti,” rispose Pietro con un sorriso sornione. “Sandra intervista gli uomini.”

Improvvisamente Caterina comprese. “Allora era Sandra sul terrazzo di fronte.”

“Giusto. Per favore sia puntuale per la registrazione,” puntualizzò. “Oh, giusto per saperlo, lei è una vincente.”

Caterina avrebbe voluto domandare che cosa avesse voluto dire con quell’ultima frase, ma non lo fece. Era troppo abbattuta ed senza forze per quello che aveva fatto. Riuscì a trovare la via di uscita in qualche modo e a scappare via. Si sentiva sporca, strapazzata, terrorizzata e soddisfatta allo stesso tempo. Nessuna delle due impiegate alla ricezione le rivolse lo sguardo quando Caterina uscì.
Il Produttore

“Buon giorno Signora Caldera”

Caterina studiò l’uomo seduto dietro la scrivania. Era stata invitata per incontrare il Sig. Bernasconi, il produttore dello spettacolo, il giorno prima della registrazione. L’invito le aveva procurato una sensazione di paura, forse sarebbe stata esclusa dal gioco per qualche ragione. Rassicurata, comunque, dall’appellativo vincente con cui l’aveva definita il presentatore, aveva fatto una certo numero di acquisti a credito e aveva già speso tutti soldi che le sarebbero dovuti bastare fino alla fine del mese. Se lei non avesse partecipato allo spettacolo, Marco sarebbe diventato furioso.

“Buon giorno,” rispose cortesemente.

“Signora Carlucci, non ci sono per nessuno,” ordino con voce autoritaria all’interfono.” E che nessuno ci disturbi.”

Caterina si sentì immediatamente a disagio nel sentire quelle parole.

“Ho saputo che lei parteciperà allo spettacolo di Pietro Scandia di domani,” osservò l’uomo dai capelli grigi.

Caterina lo guardò in modo circospetto. Era un uomo dalla corporatura massiccia, imponente, ben vestito. Sicuramente un uomo di potere.

“Si,” rispose.

“Pietro dice delle meraviglie di lei.”

Caterina tremò la pensiero di ciò che Pietro avesse potuto raccontare di lei.

“Pietro mi ha detto che la sua conoscenza del francese è stupefacente,” continuò l’uomo.

Caterina tremò confusa. “Ma, io non so proprio niente di francese.”

Bernasconi ridacchiò. Non era un suono rassicurante. “Mi piacciono le ragazze con il senso dell’umorismo. Veramente.”

Il disagio di Caterina aumentò ancora.

L’uomo intercettò l’insicurezza della donna e questo sembrò aumentare il suo divertimento. Il suo ridacchiare diventò una risata profonda. Le rughe sul suo viso si accentuavano man mano che il suo sorriso si allargava.

“Mia cara Signora Caldera, lei è veramente troppo timida” le sospirò con condiscendenza. “Lei è una esperta di cultura francese e neanche lo sa?”

Caterina era completamente paralizzata dalla paura, ormai. Lei pensava si trattasse della materia sulla quale le sarebbero poste le domande durante lo spettacolo. Forse Pietro Scandia aveva sbagliato nell’informare il produttore. Quali erano le possibilità di partecipare allo spettacolo su qualcosa di cui non conosceva niente. Come poteva pretendere di sapere qualcosa che non conosceva ?

“Perché non si toglie i vestiti, Signora Caldera,” suggerì il produttore.

“Come dice ?” replicò Caterina credendo di avere sentito male..

Il sorriso dell’uomo era scomparso. Il suo viso aveva adesso un’espressione fredda e calcolatrice.

“Signora Caldera, il suo posto nello spettacolo può essere preso all’istante da decine di altri candidati. Pietro mi ha fatto un rapporto dettagliato delle sue abilità orali. Ora le suggerisco di mostrarmi come ha fatto ad impressionare così bene Pietro, e prima che la mia pazienza si esaurisca.”

Caterina era pietrificata dall’orrore. Aveva finalmente realizzato che quando l’uomo aveva detto francese non intendeva per niente la lingua o la cultura francese. Solo la sua ingenuità le aveva impedito di cogliere l’ovvio significato.

“Le suggerisco anche di impegnarsi molto molto bene,” continuò il produttore con sufficienza. “Ho già visto tutto questo molte e molte volte. Ci vuole veramente qualcosa di speciale per impressionarmi. E sono sicuro che lei capisce che la sua partecipazione allo spettacolo dipende in gran parte dal mio giudizio.”

Caterina si sentì male. Era arrabbiata con se stessa come con la situazione in cui si era cacciata. Il pensiero di succhiare il cazzo del produttore le stimolava la salivazione e le faceva bagnare la figa. Anche il piacere sadico del produttore era per lei uno stimolo terrificante.

In una ricerca veloce e disperata, esaminò tutte le sue possibilità. Sarebbe potuta andare via da quell’ufficio lussuosamente arredato per tornare allo squallore del suo appartamento. Avrebbe dovuto spiegare a Marco perché ed in quale modo aveva speso tutti soldi che dovevano bastare fino alla fine del mese. Avrebbe anche dovuto dire come mai aveva raggiunto il tetto di spesa della carta di credito. Se avesse dovuto fare tutto questo, sapeva, il suo matrimonio avrebbe subito una crisi gravissima. In più, Marco le faceva paura. I suoi scoppi di ira potevano essere veramente terrificanti. Ma malgrado ciò, lei gli voleva bene e non riusciva ad immaginare una vita senza di lui.

Quindi, sarebbe rimasta e avrebbe fatto ciò che il Signor Bernasconi le chiedeva. Sapeva che non aveva nessuna speranza di eluderlo senza pregiudicare la sua partecipazione al gioco. Lo guardò. I suoi occhi incontrarono lo sguardo duro, freddo e sicuro dei suoi occhio grigi. Era piuttosto attraente seppure in modo cattivo e crudele. Si disse amaramente che non avrebbe fatto niente di diverso da ciò che aveva già fatto con un altro uomo. Forse sarebbe stata anche fortunata e scopata per bene. Cristo, era così dannatamente eccitata.

Quindi, rispose alla questione del produttore posando la borsa sulla poltrona e togliendosi la giacca. Era facile per lei muoversi in modo provocante e posare per lui, sebbene non avesse mai fatto niente di simile nella sua vita. Ma le riusciva naturale, così naturale che cominciò a dubitare della sua vera natura.

Mostrandosi proprio di fronte a quell’uomo, cominciò a sbottonare lentamente la sua camicetta, mostrando i seni alti e generosi. Si muoveva con attenzione senza un tentativo deliberato di essere seducente, lasciando che il suo corpo parlasse al posto suo. Posò la camicetta sulla poltrona cosciente del movimento che facevano i suoi seni nel seguire i suoi movimenti. Poi tolse la gonna che cadde ai suoi piedi. Si chinò per raccoglierla e riporla accuratamente sullo schienale della poltrona. Questa volta aveva messo delle calze sorrette da un reggicalze merlettato bianco in coordinato con le sue mutandine e reggiseno.

Portò le mani dietro la schiena per sganciare il reggiseno facendo risaltare ancora di più il suo seno già rimarchevole.
Senti che i seni le si abbassavano un po’ quando il supporto del reggiseno venne a mancare. Le sue tette si stavano inturgidendo e i capezzoli puntavano orgogliosi verso l’alto, anche a causa della corrente di aria fresca del condizionatore. Dopo aver fatto cadere giù il reggiseno, Caterina, succube della sua eccitazione, cominciò a massaggiarsi le tette. Questa sensazione di libertà dal reggiseno la inebriava. Si ricordò di quella giovane ragazza che aveva partecipato e vinto il gioco senza indossare reggiseno e riflettendo pensò che con il suo seno così prosperoso non sarebbe potuta comparire in TV senza indossarne uno.

L’interesse del produttore per la sua esibizione era evidente anche se il suo inguine era nascosto dietro la scrivania. Un sottile pellicola di sudore rendeva lucida la sua fronte. Si leccava le labbra in continuazione e i suoi occhi scuri non perdevano di vista neanche per un secondo i movimenti del suo corpo ormai quasi completamente nudo.

Caterina infilò i pollici sotto l’elastico delle mutandine e le tiro giù per le gambe liberandosene. Poteva sentire i riccioli del pube che si espandevano non più compressi dal tessuto dello slip. Era una sensazione pazza ed eccitante rimanere solo con le calze e reggicalze. Caterina fece il giro e si sedette sul bordo della scrivania non facendo alcun gesto per nascondere o esporre alla vista la sua figa. Si distese indietro appoggiandosi sulle mani e guardò il produttore.

“Bene, e adesso?” domandò Caterina.

“Interessante,” aggiunse lui bruscamente. “Almeno per adesso.”

“Non mi avete mostrato ancora niente,” puntualizzò lei.

“Deve venire a prenderlo lei stessa,” rispose lui. Ovviamente, se voleva partecipare allo spettacolo doveva prima umiliarsi e degradarsi davanti a lui. Sapeva che voleva entrambe le cose e questo pensiero la rendeva furiosa con se stessa. Con un fare brusco si alzo dalla scrivania e camminò per la stanza allontanandosi da lui. Sentiva i suoi occhi sul suo culo. La voglia di sesso era un verme che la stava rimescolando tutta.

Si voltò a guardare l’uomo. Portò nervosamente le sue dita scorrendole giù sul tutto il corpo fino a raggiungere la sua passera. Fece scivolare le dita nella sua vagina. Adesso giocava con la sua figa, si toccava e penetrava mentre l’uomo la osservava con molta attenzione. Le sue dita facevano pressione sul suo clitoride e i suoi fianchi ondeggiavano mentre il piacere la bruciava. Si leccò le labbra e cominciò a respirare affannosamente mentre la passione diventava sempre più forte. Si porto entrambe le mani all’inguine, allargò le grandi labbra mostrando l’interno della sua figa bagnato e luccicante della sua eccitazione. Con gli avambracci pressava le tette spingendole avanti ed in alto facendo ingrandire il solco fra di esse. Allargò le gambe per poter infilare le dita nella vagina più comodamente. Le sue dita mimavano il movimento del fallo andando dentro e fuori, mentre il movimento dei fianchi si accentuò. Bernasconi le si avvicinò, e Caterina poté finalmente scorgere un tozzo rigonfiamento all’altezza del suo bacino. Doveva essere qualcosa di corto e grosso proprio nello stesso modo in cui il suo corpo sembrava un barile.

Caterina estrasse le dita dalla vagina e leccò le sue secrezioni. Si mosse verso il produttore. Era assolutamente consapevole del suo portamento, del movimento delle sue anche e delle sue tette. Si inginocchiò di fronte all’uomo e raggiunse la cerniera dei suoi pantaloni, abbassandola. Quindi infilò la mano dentro i pantaloni e liberatolo dal boxer gli tirò fuori il cazzo attraverso la patta dei pantaloni. Aveva ragione, il cazzo di Bernasconi era lungo soltanto la metà di quella meraviglia del cazzo di Scandia, però era almeno il doppio in diametro. Si ergeva sul folto e nero pelo pubico del produttore come un rospo osceno. Il glande, di colore rosa, era lucido mentre l’asta sembrava corrugata. Era evidente che aveva subito una circoncisione.

Con entrambe le mani, Caterina apprezzò la rigidità del cazzo di Bernasconi e la morbidezza della sua pelle. Quindi, piazzò i suoi palmi su entrambi i lati dell’uccello e iniziò a ruotarlo in un verso e poi nell’altro e nello stesso tempo avanti ed indietro. Sapeva che stava per succhiare quel cazzo. Sapeva che si sarebbe riempita la bocca con il seme caldo e cremoso di quell’uomo. Ma ciò che era ancora peggio e che lei si sarebbe divertita e avrebbe avuto piacere a farlo.

Provò ad immaginare questo cazzo tozzo infilato nella sua figa e senti la sua vagina contrarsi per l’eccitazione. Lui l’avrebbe potuta spaccare di quanto era grosso. Ma Dio, quanto le sarebbe piaciuto !

Abbassando ancora la testa, leccò la punta del suo cazzo tutto intorno, stringendolo con le labbra, come se fosse un cono con gelato. Ma il sapore era puro sapore di uomo, salato e delizioso. Piccole gocce di saliva le scendevano sul mento. Lei lo guardò e vide l’eccitazione dell’uomo a vederla nuda e umiliata davanti a lui.

Piegando la testa in avanti prese tutto il glande fra le labbra. Era uno sforzo non indifferente riuscire a fare entrare quella mostruosità nella sua bocca senza graffiarlo con i denti, ma le riuscì e si sentì orgogliosa di quello che stava facendo. Prenderlo tutto in bocca non fu difficile, non raggiungeva neanche il fondo della gola. Che differenza con il lungo cazzo di Scandia. Sentiva la pelle di quel cazzo scivolare mentre muoveva la testa avanti e indietro lentamente. Al contempo passava la lingua tutto intorno al glande. I peli serici del pube le solleticavano il naso dandole quella sensazione di dover starnutire da un momento all’altro. Lei combatté questa sensazione sapendo che se avesse starnutito avrebbe inevitabilmente serrato i denti mordendo il cazzo del produttore, e questo non poteva permetterselo. Per evitare ciò circondo la base dell’asta con tutte e due le mani evitando il contatto fra il suo naso ed i peli del pube. Lo stimolo a starnutire passò.

Caterina era una succhiacazzi nata e lei ne era consapevole. La sua figa colava e gocce di piacere le scorrevano sull’interno delle cosce mentre spompinava. Il suo ventre si contraeva, non per il disgusto ma per il godimento che quell’atto le procurava. La sua bocca era in piena salivazione non per la nausea ma per la voglia di sentire il gusto e la consistenza della sua sborra.

Continuò la sua azione con movimenti circolari delle labbra e della lingua, ma ogni volta che asciugava il glande era premiata con ulteriori gocce di liquido che sgorgavano nella sua bocca. Pressò il viso contro il corpo di lui. Il suo cazzo era completamente dentro la sua bocca. Muovendo la testa a destra e sinistra sentiva il contatto di quella mazza di carne contro l’interno delle sue guance e ciò le provocava altre ondate di piacere.

Ciucciava e succhiava e sentiva quella salsiccia vivente gonfiarsi ed indurirsi a causa della sua suzione. Gocce di liquido pre-orgasmico le fluivano in bocca. Lei tremava di piacere e strusciava i seni contro la stoffa un pò ruvida dei suoi pantaloni. La sua vagina era un lago di diabolico piacere. Accelerò il movimento avanti e indietro. Le mascelle le davano segnali di stanchezza costrette alla massima apertura per accomodare quella nerchia così robusta. Ogni tanto sfiorava con i denti la parte più sensibile del cazzo, e lui gemeva di protesta. Lui le prese la testa con le mani e cominciò a dettarle il ritmo e la profondità del pompino. Muoveva il bacino avanti e indietro come se la stesse penetrando. Solo la ridotta lunghezza del cazzo evitava che lui le sfondasse la gola con quei movimenti così violenti. Caterina si sentiva stanca e strapazzata. Le sue labbra e l’interno della bocca le facevano male e cominciava ad avere problemi per respirare per la velocità di quell’azione e lo sforzo di tenere la bocca così aperta da consentire al cazzo di entrare dentro. Pregava che lui venisse presto perché il dolore che provava era adesso di più di quello che poteva sopportare.

Lui, adesso, le sbatteva il viso contro le sue cosce. Le sue guance venivano stressate ogni volta che lui le spingeva il cazzo dentro la bocca. Sentiva come se i capelli le fossero strappati via dalla testa tanto era forte e senza riguardo la sua presa.

“Sto venendo,” borbottò l’uomo con voce rauca.

Caterina pregava fosse così.

“Sto venendo,” gridò con un tono rabbioso. “E tu lo dovrai ingoiare tutto.”

Per Caterina non faceva molta differenza fra ingoiare o non ingoiare il suo sperma. Tutto ciò che voleva era che finisse presto quell’azione brutale e violenta che le deformava la bocca e le guance.

“Vengo,” sospirò il produttore.

Caterina lo sentì e succhiò ancora più forte di prima sentendo la sua mano contro il suo naso.

“GAAAAAHH!!!”

Il primo fiotto di sperma fu così copioso che Caterina pensò di affogare. Affannosamente, inghiottì in un solo colpo tutto il liquido dalla consistenza di crema che aveva in bocca. Lo sentì scivolare lungo tutta la gola. Gli schizzi successivi furono meno copiosi e meno frequenti nel tempo ma così potenti che li sentì spiaccicare contro il retrobocca. Inghiottendo e deglutendo percepiva il caldo di queste masse vischiose che le scendevano giù per la gola e che si raccoglievano a formare una pozza calda nella sua pancia. Gli ultimi schizzi erano più liquidi e meno aromatici. Caterina usò la lingua per nettare il cazzo che ormai si contraeva e perdeva la sua rigidità. Quando la presa dell’uomo sui suoi capelli si allentò, Caterina poté finalmente sollevare la testa e allontanarla dal cazzo.

Affaticata, si sedette sui suoi talloni e si passò il dorso prima di una mano e poi dell’altra per pulirsi il mento. Aveva le mascelle doloranti come se se le fosse slogate. Le facevano male i capelli sottoposti a quella presa così brutale, e le sue tette le bruciavano per lo strusciare sulla stoffa ruvida dei pantaloni.

Ansimando di soddisfazione, il produttore si sedette sulla sua poltrona cercando di riprendere fiato. Il suo cazzo pendeva in modo ridicolo dalla patta aperta dei suoi pantaloni. Il sudore luccicava sul suo viso e aveva bagnato il colletto della sua camicia.

“Il bagno?” domando glaciale Caterina.

“Quella porta,” disse lui indicandogliela.

A Caterina doleva l’intero corpo mentre abbandonava quella posizione che aveva tenuto così a lungo. Nel bagno si sciacquò il viso e la bocca e bevve due bicchieri colmi d’acqua. La aiutarono a smorzare l’acre e persistente sapore di sborra. Fu un grande sollievo sedersi sulla tazza, allargare le gambe e lasciarsi andare alla piacevole sensazione di fare pipì e svuotare così la vescica. Non si era accorta quanto ne avesse un disperato bisogno. Quindi si forzò a ritornare da quell’uomo brutale e schifoso. Indossava ancora solo calze e reggicalze.

“Non si rivesta ancora,” le ordinò, dirigendosi verso il bagno e lasciando la porta aperta in modo che lei potesse vedere. L’uomo orinò e poi comincio a spogliarsi con grande sorpresa di Caterina. Era peloso come una scimmia e con una costituzione molto robusta. Sembrava un gorilla. I muscoli delle spalle gli si gonfiavano in modo impressionante mentre si toglieva i vestiti. Si girò a guardarla e Caterina rabbrividì dall’eccitazione. Il cazzo che aveva appena spompinato si stava alzando lentamente per essere pronto per una seconda botta.

“Sulla mia scrivania,” ordinò. “Si sieda di fronte alla mia sedia.”

“Perché dovrei?”

“Perché sei una troia, come tutte le altre,” rispose. “E perchè vuoi vincere. Ecco perché”

Caterina tentò di negare entrambe le affermazioni, ma non ne fu capace. Mestamente girò attorno alla scrivania e se sedette dove lui le indicò. Il produttore si lascio cadere sulla sua sedia appoggiandosi allo schienale con molta sicurezza ed un’aria di superiorità.

“Adesso toccati. Allarga queste splendide labbra della tua figa e gioca con il tuo clitoride.”

Caterina si sentì pervadere da un caldo flusso di vergogna e di eccitazione. Dopo tutto lei aveva già fatto questo di fronte a lui. Le sue dita trovarono il clitoride e le grandi labbra. Le allargò con una mano, lasciando la parte più interna del suo sesso esposto allo sguardo di lui. Portò due dita all’imbocco della figa mentre portava un altro dito al clitoride. L’uomo la guardava con uno sguardo vizioso mentre lei si toccava.

“Ti piace fare questo?” le domandò.

Caterina si morse le labbra e si concentrò sul folle piacere che stava provando.

“Ti piace fare questo?” ripetè a voce più alta ed insistente.

“Si,” gemettè. “Oh, si, mi piace. Che Dio mi aiuti, mi piace.”

“Le piace guardarmi, non è vero?” “Mi piace essere guardata,” gemette ancora Caterina.

Lei, realizzò improvvisamente, si stava veramente divertendo ad avere uno spettatore. Si ricordò come fosse arrivata all’orgasmo, e che orgasmo, di fronte alla televisione durante lo spettacolo di Pietro Scandia. Adesso era reale. Lo stava facendo mentre un uomo la guardava a meno di un metro di di stanza. Anzi, lei gli stava mostrando l’interno della sua figa mentre lei, senza alcuna vergogna, si toccava il clitoride e si infilava le dita dentro la vagina.

“Non fermarti,” le ordinò l’uomo. “Qualunque cosa succeda, non ti fermare.”

Caterina non poteva immaginare che cosa lui avrebbe fatto, ma, in ogni caso, non aveva nessuna intenzione di fermarsi. Lei si stava avvicinando lentamente al momento cruciale. Si penetrò più profondamente con tre dita. L’uomo allungò la mano sulla scrivania dietro le sue spalle e prese una lunga penna.

Con noncuranza, lui usò l’estremità di quella lunga penna per esplorare i petali della sua passerina. Lei si sentì sfiorare con qualcosa di freddo intorno buco dove lei teneva le dita. Improvvisamente sentì un dolore quasi piacevole quando lui le infilò la penna nel buchino della pipì. Le ruotava la fredda punta di plastica della penna all’entrata della stretta apertura dell’uretra e lei sentì la penna entrare leggermente dentro di lei. Caterina, terrorizzata, riuscì a non muoversi. Un movimento improvviso avrebbe potuto ferirla. L’uomo fermò l’esplorazione ed estrasse la penna. Lei ricominciò a toccarsi sentendo che la sua figa era ancora più bagnata di prima con le secrezioni che la impiastricciavano la peluria del pube fin da sotto l’ombelico. Lui le stimolò il clitoride con la punta della penna ed il corpo di Caterina ebbe una contrazione istintiva. Lei era appoggiata con una mano sulla scrivania cercando di continuare a toccarsi con l’altra mano.
Il tocco intermittente della penna contro il suo clitoride ipersensibile per l’eccitazione le sembrava come una scarica di corrente elettrica ad alto voltaggio. Ad ogni scarica i suoi fianchi si sollevavano e le sue gambe si distendevano di scatto scalciando. Disperata, cercando di controllarsi, si aggrappò con i piedi ai braccioli della sedia dove era seduto il produttore. Un altro tocco della penna le provocò un’altra ondata di piacere. Quindi, lui abbandonò questo bersaglio.

“Continua a toccarti,” le ordinò con un tono confidenziale, sembrando in qualche modo distratto.

Guardando in basso, Caterina vide che Bernasconi descriveva pigramente dei cerchi sulla scrivania proprio di fronte al suo sesso. Si sorprese a pensare dove e come sarebbe stato il prossimo colpo. Dove era stata quella penna prima che lui la penetrasse con quell’oggetto e che genere di infezione le avrebbe potuto procurare. Ma il pensiero più presente era che piacere le avrebbe potuto ancora fatto provare? Si rese conto improvvisamente che non le importava nulla di dove fosse stata conservata la penna. Tutto ciò che realmente le interessava era che le desse ancora piacere. Lei voleva quell’oggetto in qualche posto, in qualunque posto le potesse procurare quel piacere bruciante quasi insopportabile che aveva sperimentato poco prima.

Lei osservò i movimenti della penna fermarsi. La penna si avvicinava lentamente verso di lei. Caterina arrestò il movimento delle sue dita nella vagina e sentì la penna sfiorarle le dita, era proprio sotto le dita e la stava sfiorando il perineo, quella parte di pelle ultrasensibile fra l’apertura della vagina e quella anale. Perse di vista la penna ed il suo cuore si fermò nell’attesa di ciò che sarebbe successo.

Quando la penna le sfiorò il buco del culo, un grido di piacere le sfuggì dalla bocca. La punta della penna le stimolava l’area intorno al buchetto che, di riflesso, si contraeva facendole provare un piacere che non aveva mai nemmeno immaginato. La penna descriveva dei cerchi intorno al buco del culo. I muscoli della sua vagina si contraevano per l’estasi. Caterina ricominciò a masturbarsi mentre sentiva la punta della penna avvicinarsi all’entrata del culo, fino a quando ne sentì la spinta contro il suo buco. Mentre era seduta sulla scrivania, a gambe larghe e sollevate, con il sesso esposto agli occhi di lui e una mano quasi tutta dentro la figa sentì che l’uomo le spingeva lentamente la punta affusolata della penna su per il buco del culo. Gemette di piacere e ruotò sfacciatamente il bacino in avanti per premettergli la migliore vista possibile della figa e del culo. Si meravigliò di quanto piacere le potesse dare quella piccola cosa. Si accorse anche di come gli occhi del produttore brillassero di lussuria nel vedere la penna scomparire lentamente nell’ano di Caterina.

Ansimando ormai completamente fuori controllo, infilò le altre dita nella vagina dilatandola in un modo che non avrebbe mai creduto possibile. Percepiva la penna spingere e ruotare dentro di se. Le sua anche ondeggiavano nell’assecondare il movimento delle dita e della penna. Caterina sapeva che la penna le avrebbe potuto procurare delle gravi ferite, ma in quei momenti non se ne curò affatto. La paura era soltanto un altro aspetto meraviglioso del suo piacere così sconveniente.

Caterina venne improvvisamente, violentemente quasi inaspettatamente. L’orgasmo le percorse tutto il corpo come una vampata di fuoco. Brividi di puro piacere le percorrevano le gambe tremanti e le occorse uno sforzo terribile per tenere fermo il bacino per evitare di essere perforata dalla penna. In verità, sentiva la penna profondamente dentro di sé. Fluidi le scendevano dalla figa sulla mano, sulla penna e sulla scrivania. Tirò fuori la mano dalla figa e si distese sulla scrivania. Sentì i fogli di carta dietro le spalle e le cinghie del reggicalze tendersi mentre allargava ancora di più le gambe.

La penna si muoveva ancora dentro di lei. Improvvisamente vide Bernasconi torreggiare sopra di lei. Lo sentì spostare la mano dalla figa ed appoggiare e poi spingere il suo cazzo tozzo dentro il suo sesso reso scivoloso dai succhi del suo orgasmo.

Caterina allargò le braccia facendo volare a terra una pila di carte, sentendosi impalata da un grosso cazzo nella figa e una penna sottile nel culo. Il clitoride subiva la pressione del bacino dell’uomo e la sua figa era dilatata da quel cazzo di grosso calibro.

Lui cominciò a scoparla. Le sbatteva il cazzo dentro ed il suo culo si contraeva ad ogni colpo. La penna le si muoveva dentro mentre il cazzo entrava ed usciva. La pancia pelosa e ruvida dell’uomo le strusciava la pancia. Caterina gemeva e ansimava ad ogni assalto.

Cominciò a venire. Fu un’altra eiaculazione lenta e potente, proprio come quella che aveva avuto nella bocca di Caterina. Lei sentiva gli spruzzi pesanti, densi e caldi di sborra raccogliersi nella vagina mentre i suoi testicoli si svuotavano. Lui le rimase sopra fino a quando il suo uccello si ridusse ad un niente. Quindi si sollevò.

Caterina rimase immobile mentre l’uomo si sedeva sulla sua poltrona. Sentì qualcosa aprirsi e chiudere e poi il tipico rumore di un accendino. Quindi una puzzolente zaffata di fumo di sigaro le raggiunse il naso. La sua testa pendeva giù oltre il bordo della scrivania e le sue gambe ancora aperte pendevano dal lato opposto. Poiché aveva ancora la penna nel retto rimaneva rigida e ferma. Passata la sensazione di piacere. era terrorizzata di potersi procurare qualche ferita grave.

Finalmente uno stimolo improvviso le fece espellere la penna, e con un sospiro di sollievo si poté alzare. Il produttore stava seduto tronfio sulla sua poltrona un sigaro in una mano e la penna nell’altra. Delicatamente odorò prima il sigaro e poi la penna che le aveva ficcato nel culo.

Caterina ebbe uno spasmo di nausea e fece appena in tempo ad arrivare alla toilette. Quando ebbe finito, si guardò alo specchio. Il suo corpo pieno, le sue belle tette il suo sesso bruno tutto appariva come prima, apparentemente niente era cambiato. Ma dentro di sé, si sentiva diversa. Stava scoprendo piaceri ed azioni che la sua educazione bocciava e condannava, e che fino a qualche giorno prima non avrebbe neanche potuto immaginare. Si trovò a pensare che cosa quell’uomo brutale avesse ancora in serbo per lei. Se l’uomo le avesse chiesto di leccare la penna che le aveva appena infilato nel culo, sapeva che l’avrebbe fatto. Era caduta così in basso.

Ritornò nell’ufficio e si sedette sulla poltrona che lui le indicò senza neanche pensare di rivestirsi. Anche lui era ancora nudo. Prese una pila di fogli umidicci che stavano sulla scrivania e li tese a Caterina. “Queste sono le domande che le faranno domani mattina.”

Caterina tossì per la sorpresa e non fece alcuna mossa per prendere quei fogli umidicci di sperma e secrezioni vaginali.

“Ma questo è barare!!”

“Senti, dovrai rispondere alle domande se vuoi ottenere qualcosa. E il tuo avversario non è un idiota. Prendile.”

“Che cosa ha dovuto fare lui per ottenere la partecipazione allo spettacolo?” domandò in tono amaro.

“Merda, ti sei divertita e lo sai,” tagliò corto l’uomo. “Hai qualche problema con queste domande?”

Caterina diede una scorsa veloce alla lista delle domande. Erano semplici. Si chiese se quello che aveva appena fatto fosse un prezzo che valesse la pena pagare. Quindi ammise a se stessa che le era piaciuto e che si stava divertendo ancora adesso sedendo nuda davanti a Bernasconi che malcelatamente le guardava le tette e la figa con uno sguardo da porco sadico.

“Perché sta facendo questo? Non è illegale?”

“Si, ma lo fanno tutti” rispose.

“Perché?”

“Perché al pubblico piacciono i vincenti e i perdenti, se quelli che vincono o perdono sono i personaggi giusti. Tu sei una casalinga credibile, giovane e graziosa ma non troppo bella da suscitare invidie. Il pubblico sarà automaticamente dalla tua parte e quando vincerai li farai sentire bene.”

“E il mio avversario?” domandò lei.

“Lui è un bel giovane che noi vogliamo faccia bene. Ma non vogliamo che vinca,” rispose il produttore. “Lui non ha la stessa carica di simpatia che hai tu. Lui sarà un avversario difficile, ti farà fare una bella figura e andrà a casa con meno soldi di quelli che vincerai tu, ma non tanti di meno.”

“Ma cosa succede se io fallisco?”

“Questo è un tuo problema. Noi ti daremo tutto l’aiuto possibile, ma ci sono dei limiti. E metti un reggiseno. Non possiamo permetterti di distrarre tutto il pubblico con tutto quel ben di Dio.” Bernasconi riaccese il sigaro.

“Adesso ti puoi rivestire,” aggiunse freddamente.

Caterina si rivestì lentamente riflettendo a ciò che il produttore le aveva appena detto, lasciando la lista delle domande sulla scrivania.

“Hei, non le vuoi queste?” lui le domandò mentre si annodava la cravatta

“No,” rispose fieramente. “No, non le voglio. Lo farò senza aiuto oppure niente.” Il truccatore gay

Caterina si appoggiò allo schienale della poltrona da barbiere. L’uomo del trucco la fermò. “Aspetta un attimo, tesoro. Meglio togliere la camicetta. Non vorrei sporcarla di cipria o qualcos’altro.”

Fece per protestare. Poi ci ripensò. Dal modo in cui parlava, camminava ed era vestito non aveva proprio niente da temere da quell’uomo. Si ricordò amaramente di tutto quello che aveva già fatto. Perché rifiutare di togliersi la camicetta?

Lui le sbottonò la camicia con molta destrezza e la aiutò a levarsela. Quando si distese, la pelle della poltrona era fredda sulla sua pelle nuda. Sentì brividi di freddo mentre l’uomo aggiustava l’altezza e l’inclinazione della poltrona.

“Sembra che tu senta freddo,” osservò l’uomo. “L’aria condizionata è impostata a una temperatura troppo bassa. Ora regolo meglio il termostato.”

Caterina tentava di rilassarsi e di non pensare allo spettacolo al quale doveva partecipare e che sarebbe stato registrato fra un paio d’ore. L’artista del trucco si aggirava nello studio quindi si sedette su una sedia alla sua destra proprio accanto a lei. C’era un tavolo rotondo pieno di cosmetici a portata delle sue mani.

“Hmmm, vediamo,” mormorò. “Capelli castano chiaro. Molto belli, direi. Uhmm, occhi blu ed un bell’insieme. Sfortunatamente, le luci ti sbiadiranno tutti i colori facendoti sembrare grigia come un lenzuolo vecchio. Quindi dobbiamo aggiungere un accenno di luce qui, rialzare lievemente gli occhi, un tocco di rossetto e sarai una meraviglia.”

La sedia e la stanza si stavano riscaldando, ma Caterina sentiva ancora freddo. Inoltre, i modi effeminati di quell’uomo la disturbavano. La completa indifferenza e mancanza di reazioni alla vista del suo seno scoperto la irritava. Era abituata a fare ben altro effetto sugli uomini. Benché fosse evidente che lui fosse più interessato ad esponenti del proprio sesso, non si capacitava di come non degnasse le sue bellissime tette neanche di uno sguardo. Lei era lì. distesa sulla poltrona, semi-nuda e lui la trattava come fosse stata un esemplare da museo. Si agitò per il nervosismo, cercando una posizione più confortevole.

“Non capisco perché abbia bisogno di tutto questo,” osservò lei nello sforzo di farsi trattare come una persona. “Mi sono già truccata stamattina.”

“E hai anche fatto un buon lavoro,” replicò lui. “Benché non sia d’accordo con la scelta del rossetto. Ma, tesoro, questa è la TV. In pratica dobbiamo accentuare i colori cosicché tu possa avere il tuo aspetto reale.” E sorrise.

“Che colore di rossetto mi raccomanderebbe?” domandò lei mentre lui le toglieva dal viso il trucco che lei aveva applicato con tanta fatica.

“Beh, prima parliamo degli occhi.” rispose lui. “Tu hai degli occhi dolci, molto belli.” Le sue dita le sfioravano delicatamente le sopracciglia ammorbidendole. “Un ombra di colore che accentui il bellissimo blu è quello che raccomanderei. Come questo.” porgendole un tubetto.

“Capisco,” mormorò, contenta che finalmente aveva ottenuto la sua attenzione e i suoi complimenti. Sentì i seni che si indurivano e tremò per l’eccitazione. Si leccò le labbra nervosamente.

“Per il fondo tinta direi questo,” continuò porgendole un altro tubetto. Caterina, ignorando il rossetto, gli piantò uno sguardo profondo negli occhi. Lui aveva degli occhi color nocciola, dolci con una espressione tenera. Il suo viso era liscio come quello di un bebè con degli zigomi pronunciati. I suoi capelli di media lunghezza erano di colore castano, folti e puliti. Nella scollatura a v della sua maglietta poteva intravedere una peluria riccia. Le venne voglia di metterci le dita.

“E per queste splendide, bellissime labbra, una tinta un più ricca,” continuò.

“Che cosa raccomanderebbe per il mio corpo?” gli chiese Caterina, domandandosi se avesse potuto sedurre quest’uomo oppure no.

“Be visto che me lo chiede, prima di tutto lei avrebbe bisogno solo di un leggero fondo tinta per nascondere queste macchie, Lei sa che io faccio il body make-up?”

“Cosa fa?” domandò intrigata Caterina.

“Oh, si. Mi chiamano spesso sul set di molti film porno. Io sono capace di nascondere cicatrici e altri grossi difetti della pelle. E’ un campo totalmente nuovo e si chiama body make-up.”

Caterina si slacciò il reggiseno. “Che ne dice dei miei seni? Dovrei metterli in risalto con qualcosa?” disse Caterina accarezzandosi e stimolando i capezzoli fino a provocarne l’erezione. Vide l’uomo del trucco passarsi la lingua sulle labbra mentre studiava il suo seno. Finalmente!

“Bellissimi,” disse con voce emozionata. “Proprio un tocco di questo, forse.”

Le sue dita sfiorarono i suoi capezzoli. Caterina rabbrividì di piacere mentre un’ondata di calore le fluiva dalla punta dlle sue tette. Mentre lui le studiava i capezzoli, ruotandoli e pizzicandoli, lei si chiese quanto fosse veramente gay. Forse era soltanto una posa. Forse non lo era per niente.

“Ma io non vorrei troppa attenzione su mio petto,” aggiunse. “Cioè, dopo tutto, c’è molto di più in una donna oltre alle sue tette.”

“Oh, certamente, sicuro,” disse l’uomo imbarazzato. “Ma io …”

“Perché non chiude a chiave la porta,” suggerì Caterina in tono provocante, meravigliandosi della sua sfacciataggine. “Così mi può mostrare come si nasconde una cicatrice di appendicectomia, anche se io non ne ho.”

“Beh, io…”

“E la mia passerina,” mormorò Caterina. “Come posso rendere la mia patatina più attraente?” Non appena l’uomo si girò per andare a chiudere la porta, lei si tolse velocemente la gonna come pure le mutandine. Quando l’uomo del trucco ritornò, si ritrovò sotto gli occhi lo spettacolo della folta e ricca peluria del suo sesso.

“Che passera,” sospirò l’uomo, “graziosa, una bella, veramente bella gnocca.” Quindi l’uomo sembrò recuperare il controllo di sé. “Beh, se lei avesse una cicatrice da appendicite, Io la potrei nascondere. Ma il modo dipende anche dalla sua posizione. Ultimamente si usa quello che si chiama un taglio da bikini. Cioè molto più in basso di come si faceva prima.”

“Dove sarebbe allora?” lo incalzò Caterina. Era di nuovo nuda con un uomo vicino.

“Proprio qui,” rispose. Lei tremò quando il suo dito tracciò una linea sul suo inguine, molto in basso.

“E la mia figa?” gemette lei, allargando le cosce.

“Graziosa, bella, una bellissima figa,” annuì l’uomo sempre più imbarazzato. Caterina pensò per un momento che fosse geloso del suo equipaggiamento.

“Per essere realmente magnifiga, dovremmo ritoccare la pelliccia, appena un poco.”

“Perché non se ne occupa lei? Per me è veramente difficile farlo. Io non riesco a vedere bene quello che posso fare laggiù,” puntualizzò Caterina

“Basta tagliare un poco questa striscia che rende la peluria asimmetrica,” disse l’uomo in tono confidenziale, prendendo un paio di forbici da barbiere. Caterina sentì un tocco superdelicato ai suoi peli, e sentì anche la figa inumidirsi sotto il caldo alito dell’uomo che si inchinava sempre più vicino ai suoi riccioli castani. Una mano era ora appoggiata in alto sull’interno delle sue cosce.

“Inoltre dovremmo cotonare i peli in modo da renderli morbidi e gonfi,” continuò.

L’uomo passò una spazzola sopra il suo pube e lei senti la passera che si inondava di liquido che profumava di sesso. Allargò le gambe per quanto le fu possibile posando i piedi sui braccioli della poltrona.

“Debbo togliere questa dannata cosa fuori dei piedi,” mormorò l’uomo del trucco. Lei sentì il rumore del poggiapiedi che veniva spostato. La poltrona si alzava lentamente. Lui la stava sollevando lentamente cosicché avrebbe potuto avere un accesso più facile al suo inguine. Stava anche inclinando indietro lo schienale in modo che i suoi fianchi fossero più in alto della testa.

“Grazie, così è molto meglio. La schiena mi stava facendo male.”

“Che gliene pare di laggiù in mezzo alle mie cosce?” domandò Caterina.
“Non crede che ci sia qualcosa da fare ? Non mostrano la figa nei film porno?”

“Mia cara, ormai i film sono diventati praticamente ginecologici,” rispose lui. “Ginecologici. Inoltre, anche le altre aperture vengono mostrate.”

“La mia passerina,” gemette ancora Caterina, allargando le grandi labbra con le dita e mostrando la parte più interna della figa. “Non si trucca la parte interna della passera?”

“N-No,” balbettò lui “Oh, signore! Oh, sembra così bella che non riesco a resistere al desiderio di leccarla, di sentirne il sapore!”

Con le mani all’interno delle sue cosce, l’uomo chinò la testa verso il suo sesso. Caterina rabbrividì sforzandosi di aprire ancora di più le gambe. Sentiva il fiato dell’uomo sfiorarle la figa come se un vento torrido le riscaldasse la vagina.

Quindi l’uomo pressò la sua bocca contro le sue grandi labbra umide e gonfie. La sua lingua la penetrò profondamente. La sentì muoversi dentro di lei. Il flusso di secrezioni che produceva era diventato un rivolo e percepiva chiaramente la lingua dell’uomo che cercava di asciugare questo torrente.

“Mmmmm, yum,” mugolò l’uomo, sollevando la testa per un momento. Il suo naso ed il suo mento erano bagnati e luccicavano del suo piacere.

“Ancora,” sussurrò Caterina. “Fallo ancora, per favore.”

Di buon grado, il truccatore sprofondò la testa in mezzo alle sue gambe. La sua bocca si attaccò ai petali della suo sesso e cominciò a succhiare. Lei sentì la parte interna delle sue grandi labbra che veniva risucchiata nella bocca dell’uomo. Sentì anche che il clitoride veniva stirato dalla suzione. Le labbra dell’uomo erano proprio incollate a ventosa al suo sesso e i fianchi di Caterina si alzavano verso la sua testa.

Tenendosi stretta ai braccioli della poltrona, Caterina tremava, i seni le ballonzolavano ed il suo respiro era degenerato in gemiti affannosi. Era follemente eccitata dall’azione di quell’uomo. Sentì la lingua penetrarla ancora profondamente ed il suo corpo rispondere con un altro fiotto di secrezioni. Sentiva anche l’uomo succhiare e ingoiare i suoi liquidi.

“La mia figa,” riuscì a dire con voce rauca. “Leccala tutta. Leccala dentro e fuori!”

L’uomo iniziò un movimento verso l’alto, passando dalla parte interna della vagina, per il buchino della pipì e salendo verso la parte più sensibile. Le succhiò ancora il clitoride e fu come se lo stesse staccando. Quindi lo strinse in modo magistrale fra le labbra e cominciò a picchettarlo con la lingua.

Caterina aveva la vaga impressione di essere risucchiata a morte. Vampate di calore la avvolgevano ogni volta che la lingua le colpiva il clitoride. Ondeggiava la testa a destra e sinistra. Stava venendo, stava godendo, stava bagnando il mento di quell’uomo. Sentiva la sua vagina contrarsi. E lui continuava a stuzzicarle il grilletto. Allora gli prese la testa con tutte e due le mani spingendogliela con forza contro l’inguine. La sua bocca abbandonò il bottoncino e lei lo guidò di nuovo verso la sua vagina. La sua lingua la penetrò profondamente fino a sentirla lappare i liquidi direttamente dalle pareti interne. Era una stimolazione che nessun cazzo avrebbe mai potuto fare.

Il suo naso le strusciava il clitoride e poi le entrò anch’esso nella figa. I fianchi di Caterina si muovevano avanti e indietro contro il viso dell’uomo senza controllo nel parossismo del piacere. L’orgasmo continuò ad ondate fino a quando lei non ne poté più. Le facevano male tutti i muscoli a causa delle violente contrazioni. Doveva fermare e allontanare quell’uomo dalla figa strapazzata.

“Basta,” gridò lei. “Oh, Gesù. Basta. E’ troppo. Basta, Basta.”

“Mi dispiace,” si scusò l’uomo completamente senza fiato. “Mi dispiace. Mi dispiace. Non so cosa mi abbia preso.”

Caterina si trattenne dal dirgli che lei aveva goduto e che i resti del suo piacere gli bagnavano ancora il viso. “No, va bene. va bene così, era così forte che non riuscivo più a sopportarlo.” aggiunse. “Sono io che l’ho voluto. Io ho voluto che accadesse. Ed è stato bellissimo, anzi meraviglioso.”

“Non avevo fatto niente di simile da un sacco di tempo,” confessò l’uomo del trucco.

“Non è proprio il tuo stile abituale. Non è vero?” osservò Caterina.

“No,” ammise. “E’ che ……”

“Le donne possono fare agli uomini le stesse cose che gli uomini si fanno fra di loro.” asserì Caterina.

“Vuoi dire…”

“Come fare un pompino, per esempio,” continuò lei, diventando una pedina del desiderio dell’uomo.

“Io sono una succhia-cazzi, molto brava anche. Scommetto che questa poltrona va benissimo anche per questo.”

E mentre diceva questo pensava com’era diversa questa Caterina da quella di meno di tre settimane prima quando non riusciva neanche ad immaginare un pompino.

“Si va bene, oh, se va bene,” annuì l’uomo. “Cioè se non ti da fastidio stare a testa in giù.”

“Basta provare per scoprirlo,” suggerì Caterina con voce rauca. Aveva una potente salivazione al solo pensiero di avere nuovamente una bella nerchia fra le sue labbra.

“Sono molto pulito,” la rassicurò l’uomo del trucco mentre sistemava la poltrona, abbassando lo schienale fino a quando Caterina fu quasi sottosopra. Lei aveva ancora le gambe appoggiate sui braccioli e le cosce larghe quasi come in un lettino ginecologico. Era una posa comica se non ridicola che le lasciava i buchi della figa e del culo completamente esposti. Lo specchio alla parete le rimandava l’immagine della sua posizione. L’aspetto sfacciato della sua posizione le dava una misura della sua depravazione.

Quindi l’uomo del trucco si sporse sul suo viso. Lei vide le sue mani sulla cintura e vide poi i pantaloni scivolare a terra verso di lei. Indossava in paio di slip molto attillati che modellavano molto intimamente il suo uccello di dimensioni notevoli. Abbassò lo slip, ed il suo cazzo sgusciò fuori come fosse un serpente. Era lungo come quello di Pietro Scandia, ma più sottile. L’uomo era circonciso. Lei osservò come la pelle scivolò lasciando esposto il glande purpureo.

Caterina, si passò la lingua sulle labbra e inghiottì la saliva di cui aveva piena la bocca anche se era difficile farlo con la testa così indietro. Se non fosse stato per la mano dell’uomo che le sorreggeva la nuca non ci sarebbe mai riuscita.

“Avvicinati,” lo incitò. “Avvicinati.” Lei aprì le labbra e si protese verso il suo cazzo già quasi completamente eretto che si avvicinava al suo viso. Dopo aver catturato l’asta con la sua bocca, si protese ancora spingendo i fianchi dell’uomo verso di sé in modo tale che il cazzo le scivolasse nella bocca fino a raggiungere il fondo della sua gola. Praticamente inghiottì il suo glande. Era facile, una volta scoperto come fare, riuscire a prendere tutto l’uccello in bocca. Quindi arrivò a sentire il suo viso solleticato dalla peluria del pube di lui.

“Oh, cazzo!” gridò l’uomo appena vide il suo uccello, pur di rispettabili dimensioni, sparire inghiottito dalla bocca di quella donna sorprendente. Caterina ebbe un riflesso, la sua gola si contrasse su quel palo di carne come se volesse vomitarlo fuori. Aggiustò l’angolazione della testa fino a quando raggiunse una posizione confortevole e poter respirare anche con la gola ingombra, quindi cominciò a stimolare con la lingua la base del cazzo. Quindi lo sputò tutto fuori, lavandolo con la lingua e assaporando il liquido pre-orgasmico e giocando con la lingua sotto lo sguardo di lui.

Distesa sulla poltrona da trucco come in una specie di sacrificio, Caterina leccava contenta il cazzo ormai duro dell’uomo. Lei lo teneva per i fianchi e dopo aver giocato con la lingua sul glande succhiandolo e strusciandolo, lo tirò di nuovo verso di sé. Lo inghiottì di nuovo, sentendolo scivolare in gola come fosse una salsiccia mostruosa. Al contempo si portò una mano alla figa e si mise un paio di dita dentro. Le sue tette ondeggiavano in tutte le direzioni mentre lei si agitava in totale abbandono. Si sentiva rimescolare dentro con la figa piena delle sue dita e la bocca piena di cazzo.

Cambiando la presa, mentre succhiava e tirava un profondo respiro, afferrò le sue palle con la mano rimasta libera. Le diede una meravigliosa sensazione di potere sapere che con una semplice stretta poteva ridurre procurare a quell’uomo un terribile dolore. Ma si accontentò di utilizzare quella presa per conferire un ritmo la movimento del cazzo dentro la sua bocca. Quando lo allontanava, sentiva distintamente il rumore del cazzo che scivolava fuori dalla presa delle sue labbra.

Caterina riusciva adesso a coordinare i movimenti dell’uomo e la sua respirazione, cosicché lui si muoveva dentro e fuori a tempo con la sua suzione. Allo stesso tempo si menava la figa con l’altra mano. Dandosi piacere con la mano rendeva molto più facile inghiottire e succhiare il cazzo dell’uomo del trucco.

L’uomo si adattò finalmente al ritmo e prendendo il viso di Caterina con entrambe le mani continuò a muovere i sui fianchi avanti e indietro come se la stesse scopando. Lei si accorse dello sguardo estatico dell’uomo che le guardava quella bocca incredibile e poi i movimenti delle sue tette e del suo seno cercando di mantenere quel ritmo che le permetteva di non soffocare. Questo le consentiva di concentrarsi sul proprio piacere e sulla sua figa.

“Lo sai che cosa mi piacerebbe?” domandò lui imbarazzato.

Caterina si meravigliò a pensare cos’altro poteva volere quell’uomo cui stava facendo un pompino memorabile.

“Mi piacerebbe che giocassi con il mio culo.,” sospirò. “Mi piace da morire essere penetrato. Perché non mi metti un dito nel culo? Fallo, mettimi le tue dita nel culo. Fallo. Per favore. Ti prego.”

Caterina non aveva bisogno di essere pregata. Il pensiero di ficcare le sue dita nel culo la eccitava terribilmente. Era solo questione di spostare le dita che gli stringevano i coglioni più indietro alla ricerca del buco del culo. Con un tocco gentile, lei trovò facilmente il buco e ruotandolo e spingendo glielo infilò lentamente.

“Ooooo si, così,” sospirò l’uomo. Il movimento dei suoi fianchi adesso pur mantenendo lo stesso ritmo diventò più potente. Le sbatteva il pube in faccia ogni volta che le spingeva il suo cazzo in gola. Le sue labbra erano gonfie dalla frizione continua. ” Mettili più dentro,” la esortò. “Ancora. Si. Sfondami il culo. Fammi sentire la tua mano dentro di me e bacerò il tuo splendido culo..”

Caterina spinse un altro dito nel suo buco. Si ricordò della squisita sensazione che aveva provato quando il produttore le aveva infilato la penna nel culo solo il giorno prima. Il ricordo di quella sensazione le fece spingere le dita più profondamente.

“NNNNHHHHYEAH!” l’uomo lanciò un gemito di piacere. Le sue mani stringevano la testa di Caterina, mentre i suoi fianchi spingevano il suo cazzo giù per la gola di lei. I suoi coglioni ondulavano e sbattevano sul suo naso ad ogni affondo. Con l’altra mano lei si penetrava freneticamente la figa facendo un rumore liquido, appiccicoso come di una ventosa che si tappa. Aveva due dita che le entravano e uscivano dalla figa mentre sbatteva il palmo contro il suo pube.

“Si, si, si, siiiiii,” cantava lui a tempo con le sue spinte. “Sto venendo. Sto per godere. Vengo. Si, ti sborro. Ti inondo di seme. Vengo. Si, vengo!”

Caterina non aveva bisogno di sentirselo dire. Ormai le erano familiari i sintomi dell’orgasmo e prese un profondo respiro prima che il suo cazzo cominciasse a pulsare e pompare. Sentì il seme caldo riscaldarle la gola. Le sembrò di impazzire nel non poter sentire il sapore di quella crema che le scendeva direttamente nello stomaco. Poteva sentire il cazzo eiaculare. Poteva sentire i fiotti caldi di sperma scivolarle giù per l’esofago. Ma in quella posizione non poteva sentirne il gusto. Poteva sentire anche l’odore del suo culo sulle sue dita.

Lei amava queste sensazioni. Ne era pazza. E fu ancora più contenta quando lui tirò fuori il cazzo così da permetterle di respirare e di assaporare le ultime gocce di sperma. Assaggiò e odorò la sua sborra prima che la sua saliva diluisse gli ultimi residui del suo piacere.

Anche quando il suo cazzo diventò moscio e lui stava cercando di liberarsi di lei, Caterina lo tenne vicino a sé con le dita ancora profondamente conficcate nel suo culo. Gli massaggiava gentilmente la prostata e gli teneva i coglioni nella mano. Non lo lasciò andare se non quando sentì la contrazione dei muscoli dello sfintere che cercavano di espellere le sue dita. A quel punto lei si rilassò, lasciando cadere le sue braccia e riprendendo fiato.

“Oh, tu sei una porca, una splendida maiala,” singhiozzò l’uomo. “Mio dio, non avrò mai più un orgasmo simile con Giacomo.”

Caterina provò a sollevare la testa, ma i quella posizione le veniva molto difficile e lui le sistemò lo schienale.

“Perché non glielo insegni?” domandò lei.

“Oh, lui è molto puritano rispetto a certe cose. Mi piace il buco del culo. Ti piacerebbe se te lo leccassi?”

Lei rabbrividì. Si sentiva completamente soddisfatta, come se l’avessero prosciugata di tutti i desideri. Ma il pensiero di un uomo che giocava con il suo culo la intrigava. Si ricordò ancora una volta di Bernasconi che le infilava la penna nel culo e si sentì rimescolare.

“Se ti fa piacere. Mi piacerebbe poter vedere quello che fai. Puoi girare la poltrona verso lo specchio?”

“Sicuro,” assentì l’uomo. “Posso fare di meglio. Ho uno specchio che puoi tenere in mano. Se sporgi i fianchi un poco in avanti dovresti essere in grado di vedere tutto.”

Caterina si spostò sulla poltrona mentre l’uomo del trucco regolava lo schienale cosicchè poteva vedere nello specchio sia la sua figa che il suo culo. Posizionò al meglio lo specchio tenendolo nelle mani inzaccherate di succo di figa e controllò il suo sesso strapazzato. Al di sotto poteva vedere la rosetta più scura del buco del culo.

L’uomo del trucco si inginocchiò davanti a lei. le sfiorò delicatamente il culo con dita esperte. Il tocco dei suoi polpastrelli sul piano perineale le procurò uno visibile spasimo di piacere. Lui le soffiò sul buco. Ebbe l’impressione di essere stata toccata da un cubetto di ghiaccio. Le sue labbra giocavano su quella zona supersensibile fra l’entrata della vagina e l’ano. Lei percepiva la calda e vellutata lingua dell’uomo sulla sua carne pallida avvicinarsi sempre di più al suo buchetto anale. Caterina tremava per quella sensazione incredibilmente squisita. Il desiderio avvampò di nuovo il suo corpo nell’attesa di quello che doveva ancora accadere.

L’uomo le strusciava il buchetto con la lingua. Caterina si mosse in modo da facilitargli il compito. La sua lingua la lappava dal basso in alto percorrendo tutto il solco fra i glutei fino ad arrivare alle grandi labbra. Lei poteva osservare tutto nello specchio che teneva in mano. La vista di quell’uomo che la leccava le procurava un’eccitazione che le rimescolava le budella.

“Dentro,” sibilò, “Mettimi la lingua dentro!”

“Oh si,” assentì l’uomo, “oh si, certamente.”

Mentre lei guardava, lui le allargò i glutei fino a stirarle la pelle. Si abbassò e appoggiò la lingua proprio sul buchetto. I muscoli dello sfintere si contrassero di riflesso. Quindi, sotto lo sguardo eccitato di lei, le pressò la lingua contro per forzare l’entrata. Caterina vide e sentì la lingua farsi ed entrare per quanto era possibile nel canale anale.

La sensazione di questa cosa viva calda ed in movimento era la cosa più eccitante, più erotica che avesse mai provato. Caterina venne senza preavviso. Il suo corpo fu percorso da brividi e tremori incontrollabili che lo percorrevano come fossero vampate di fuoco. L’uomo continuava a lavorarla con la lingua cercando una penetrazione più profonda. Lei tentò di aprirgli di più il passaggio e vide un fiotto di umori caldi che le fluivano fuori dalla vagina e le scivolavano sulla pancia fino alle tette. Le sue grandi labbra erano gonfie, congestionate, rosa pallido e risaltavano rispetto alla peluria castana del suo pube. Avrebbe voluto afferrare la testa dell’uomo ed infilarsela nel culo, ma non voleva perdere la presa su quello specchio che le permetteva avere una vista perfetta della penetrazione

L’uomo del trucco aveva ormai il naso dentro la topa di Caterina ed il mento che le pressava il culo. La sua lingua era come un pennello infuocato. Caterina si sentiva rimescolare con una pazza sensazione al livello del suo ano che si contraeva al ritmo delle ondate di piacere fino a quando un brivido più forte le fece spingere via la lingua che l’aveva solleticata così bene. Lui barcollò indietro e si sedette a terra con il respiro affannoso ed il petto che si sollevava e abbassava mentre prendeva fiato.

Caterina si rilassò finalmente e grugnì di piacere. Lentamente distese le gambe doloranti per la posizione tenuta troppo a lungo e per l’irrigidimento dei muscoli.

“Oh, che maiala meravigliosa, stupenda, eccezionale,” gemette l’uomo, alzandosi in piedi e tirandosi su i pantaloni. “Non avrei mai immaginato che una donna potesse essere così come sei tu.”

“Ci sono tanti tipi di donna, proprio come ci sono tanti tipi di uomini,” replicò Caterina debolmente.

“Ti posso aiutare a rivestirti?” domandò lui.

Caterina ebbe un giramento di testa quando si alzò dalla poltrona. “No, va tutto bene.” Cercò le sue mutandine ma non erano in vista.
Dopo una breve ed inutile ricerca, mise la gonna senza niente sotto.
“E’ meglio sbrigarsi. Non abbiamo più tanto tempo e dobbiamo ancora rifare il trucco,” osservò l’uomo, guardando l’orologio. Quindi mise la poltrona in posizione normale e molto gentilmente la aiutò a sedersi.

“Tu capisci che non avrei mai cercato di sedurti, oppure no?,” le spiegò l’uomo mentre le truccava il viso.

“Come scusa?”

“Io trovo gli uomini più attraenti.,” asserì lui. “Generalmente, ad ogni modo. Penso di essere bisex piuttosto che un puro omosessuale.”

“Oh, perché c’è tutto uno spettro di posizioni?” chiese Caterina divertita.

“Esattamente. In qualsiasi momento tu voglia un poco d’azione, fammelo sapere. Io sono Paolo.”

“E il tuo ragazzo si chiama Giacomo,” continuò Caterina. “Come è Giacomo?”

“Sicuramente ti piacerebbe. In effetti anche tu gli piaceresti. Perché non capiti qualche volta e organizziamo qualcosa in tre?”

Caterina gongolò e senti un brivido di eccitazione al solo pensiero. “Non so, vedremo”. E penso ma che depravata che sono.

“Bene. In ogni caso tieni presente che tu sei sempre la benvenuta,” le disse l’uomo mentre le passava il rossetto su quelle labbra che fino a pochissimo tempo prima avevano succhiato il suo cazzo.

“Grazie,” replicò cortesemente Caterina. Stava già cercando di tenere il suo pensiero lontano da ciò che aveva fatto e dalla persona che stava diventando.

Povero Marco, pensò. Povero Marco così quadrato e così puritano. Solo posizione del missionario, luce spenta e neanche una parola. Il sesso era tabu. E quando era stanco, cioè quasi sempre, niente di niente. Beh, forse con i soldi che avrebbe vinto tutti e due avrebbero finalmente potuto avere anche un pò di piacere insieme.

Si meravigliò a pensare cosa avrebbe potuto sperimentare ancora, o piuttosto con chi e dove. Mentre rifletteva a tutto ciò il truccatore finì il suo lavoro e si complimentò ancora per il suo aspetto. “Sei tremendamente bella e sexy, secondo me li stendi tutti”.
L’assistente

“Pausa pranzo!” annunciò l’altoparlante. Caterina si alzò lentamente dalla poltrona. La sessione del trucco e la prima parte della registrazione l’avevano sfiancata. Intorno a lei, il personale dello studio ed i tecnici abbandonarono tutto e sparirono in un baleno.

Le luci si abbassarono. Il suo partner, un celebre attore di cui non aveva mai sentito parlare le diede una pacca sul fianco e scomparve. Lei rimase lì accaldata, sudata a guardarsi intorno con curiosità. Nessuno sembrava fare attenzione a lei. In alto, di fronte a lei, nella cabina di regia poteva vedere Bernasconi ed il regista che chiaccheravano con qualcun altro.

Anche il suo avversario era scomparso. Pietro Scandia era andato via da qualche parte circondato da un codazzo di persone. Tutti erano già andati via o stavano per farlo.

“Vieni a pranzo con me?” le domandò Sandra Maleri, fermandosi davanti a lei.

“Oh, si, grazie,” assentì Caterina. “Dove?”

“Io non posso uscire vestita così,” fece presente Sandra riferendosi al suo vestito molto succinto. “Almeno non in questa zona e a quest’ora del giorno. D’abitudine io ordino qualcosa e mangio nel mio camerino. Perché non ti unisci a me?”

“Bee, grazie tanto. Va bene, cioè,” rispose Caterina troppo velocemente. Il suo stomaco le mandava dei segnali molto forti ricordandole quanto fosse affamata.

“Ti piacerebbe fare un bagno mentre aspettiamo il pranzo?” le domandò Sandra dopo aver ordinato il pranzo per telefono.

“Un bagno?” Caterina non poteva credere alle sue orecchie. Forse quel ‘perché non ti unisci a me’ non si riferiva solo al pranzo, le suggerì la sua fantasia perversa.

“Mi abbassi la cerniera, per favore?” le chiese con voce molto calda e gentile Sandra. “Ho bisogno di rilassarmi dopo la registrazione della mattina. Vieni anche tu. Se fai attenzione ai capelli e al trucco andrà tutto bene. Ti posso anche prestare un accappatoio ed una cuffia per i capelli.”

Caterina fece scivolare cerniera del vestitino di Sandra, esponendo il dorso minuto, ben proporzionato della donna. Si accorse con sorpresa che non portava né mutandine né reggiseno. Sandra era completamente nuda sotto il vestito.

“Ah, già mi sento meglio,” sospirò Sandra, appendendo il vestito con molta attenzione per non stropicciarlo. Poi, senza alcuna vergogna aprì una porta che dava su una sala da bagno molto pacchiana con una megavasca dove sarebbero potute entrare comodamente almeno sei persone. “Dai, spogliati e raggiungimi qui,” le disse Sandra facendo scorrere l’acqua.

Caterina non se lo fece ripetere due volte. Si spogliò impazientemente. Non si ricordava neanche quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva potuto farsi un bel bagno in una vera vasca con l’acqua calda.

“Ahhhh, essere una star della televisione ha le sue compensazioni,” singhiozzò Sandra mentre sprofondava nell’acqua fumante. Era magra si, ma ben proporzionata a parte il seno. Aveva due tette grandi con due areole molto grandi e scure e i capezzoli erano piatti e rilassati.

Sandra era una vera bionda, notò Caterina. Il suo pube era un cespuglio di colore rosso pallido.

“Wow, hai un corpo magnifico,” esclamò Sandra appena Caterina si immerse nella vasca.

“Oh, Sono un poco cicciottella, penso,” rispose Caterina imbarazzata.

“Meglio che essere secchi come uno stecco. Diavolo, guardami. Se non fosse per queste,” disse Sandra prendendosi le tette con le mani e sollevandole, “Sarei come un asse da stiro..”

“Io penso che sei bellissima,” ammise Caterina onestamente.

“Si? Non lo dici per farmi piacere? Grazie comunque. Fortunatamente per me, circa nove uomini su dieci hanno una fissazione per le tette grosse. Sarei completamente fuori dai giochi se questa fissazione sparisse,” ammise Sandra amaramente.

“Oh ragazzi, che goduria,” esclamò Caterina mentre si rilassava nell’acqua calda. Finalmente quel groppo di tensione che aveva all’altezza dello stomaco cominciava a sciogliersi.

“Che ne dici di un piccolo massaggio con il sapone per tirare via il sudore,” suggerì Sandra. “Prima te lo faccio io e poi tu ricambi.”

“Io, hmmm, veramente, cioè va bene,” acconsentì Caterina. “Certamente, volevo dire, per me va benissimo!” Era il secondo messaggio che le lanciava Sandra. Stranamente sentì l’eccitazione risalirle di nuovo. Poi penso che dopo tutto era solo un bagno. Ed insieme ad una donna per giunta.

“Prima la schiena,” le ordinò Sandra, prendendo una spugna morbida impregnata si un sapone molto profumato.

Obbediente, Caterina si inginocchiò nella vasca e piegò la testa in avanti. Il tocco della spugna e delle mani di Sandra che le percorrevano la schiena era inaspettatamente piacevole e sensuale. Caterina si abbandonò pigramente al tocco di quelle mani che le alleviavano quel noioso dolore alle spalle che aveva già da un po’ di tempo. Indubbiamente Sandra era molto esperta in questo genere di cose.

Quando Sandra le girò attorno e la fece distendere indietro con la testa appoggiata al bordo della vasca, Caterina non oppose alcuna resistenza. Sandra rivolse la sua attenzione alle gambe di Caterina una alla volta. Poi le massaggiò i piedi e le dita, tirando fuori tutta la stanchezza dal suo corpo. Caterina avvertiva un’onda di puro piacere mentre fluttuava in quella vasca così grande.

Le mani di Sandra le arrivarono inaspettatamente allo stomaco. Caterina rabbrividì di sorpresa e di piacere, quindi si rilassò di nuovo. Un flusso di piacere le fluiva attraverso il corpo. Se Sandra trovava piacere nell’accarezzarla, perché non avrebbe dovuto assecondarla? Sandra risalì fino ad accarezzarle i seni generosi, e Caterina sentì i capezzoli che rispondevano immediatamente a quello stimolo. Sandra cominciò a giocare con le tette di Caterina. Non ebbe più alcun dubbio. Caterina seppe immediatamente che non era per cortesia che Sandra l’aveva invitata e come sarebbe andata a finire. E, francamente, lei non avrebbe voluto che fosse andata in un modo diverso. Ormai la sua voglia era palese per entrambe. Le prese le mani e se le pressò con forza sul petto in modo da pressarle sulle sue tette.

Sandra sorrise e tormentò le bocce di Caterina con le sue dita forti e le unghie appuntite. Caterina si contorceva a causa di quella mistura di piacere e dolore. Le sue cosce si aprirono e sentì l’acqua calda bruciarle la figa che, ancora una volta, era pronta al piacere.

Una mano di Sandra le scivolò dal collo lungo tutto il busto fino al pube. Un dito insaponato si intrufolò nella vagina di Caterina che rispose istintivamente inarcandosi per facilitarle la penetrazione. Ruotando su se stessa Caterina portò una mano su una delle cosce sode e muscolose di Sandra, poi muovendola verso l’alto sentì le sue dita che incontravano la peluria del pube di Sandra e poi le sue grandi labbra.

Sandra muoveva le sue dita dentro e fuori dalla vagina di Caterina che muoveva i fianchi allo stesso tempo provocando delle vere e proprie onde nella vasca. Si, decisamente era una animale sessuale. Aveva scoperto dentro di lei una Caterina che non conosceva, e non le importava per niente quale fosse la sorgente del suo piacere. Quando le labbra di Sandra si avvicinarono al suo viso, fu la bocca di Caterina ad aprirsi per prima e fu sempre la sua lingua che per prima cercò la bocca di Sandra. Accarezzando e penetrando gentilmente la figa di Sandra come Sandra faceva con lei, Caterina si abbandonò a quel piacere che la infiammava tutta.

Sandra si distese nell’acqua accanto a Caterina. Le due donne si abbracciarono trovandosi faccia a faccia. Le cosce di Caterina erano larghe permettendo ad una gamba di Sandra di insinuarsi in mezzo. Caterina sentiva la peluria del pube di Sandra contro la sua pelle satinata, e ricambiò pressando il suo inguine contro il bacino di Sandra. Seni premuti contro seni, la pancia delle due donne a contatto mentre si baciavano.

Il bacio durò a lungo, mentre le donne continuavano ad accarezzarsi a vicenda. Caterina interruppe il bacio solo perché doveva respirare. Prese fiato e girò la testa di modo che Sandra potesse baciarle e leccarle il lobo dell’orecchio.

“E’ arrivato il pranzo, signora Maleri,” qualcuno gridò dallo spogliatoio. Caterina si raffreddò immediatamente rimanendo pietrificata.

“Lo lasci sul tavolo,” rispose Sandra con un tono calmo e sicuro di sé, per niente sconvolta dall’interruzione. Le sue labbra sull’orecchio riportarono l’eccitazione di Caterina alle stelle. Caterina fece scivolare una mano fra i loro corpi umidi e caldi, trovò il pube di Sandra e dolcemente infilò un paio di dita nella sua figa. Adesso, Caterina scopava lentamente la figa scivolosa di Sandra, mentre lei iniziava un movimento sinuoso, languido, liquido con il bacino a mimare il coito. Caterina cercò il clitoride di Sandra con il pollice, lo trovò e cominciò a strofinare il suo pollice intorno ad esso fino a quando Sandra le conficcò i denti nel collo. Per un lungo sfibrante, agonizzante ed estatico momento Caterina e Sandra furono avvinghiate come in un nodo orgasmico che stirava loro i tendini di tutti i muscoli. Caterina percepì chiaramente un fiotto di liquido caldo scorrerle sulla mano che scopava Sandra, le contrazioni della sua vagina intorno alle sue dita, e sentì il proprio corpo tendersi in un orgasmo potente.

Finalmente le due donne si rilassarono nell’acqua calda e spumeggiante. Quando ebbero ripreso respiro, finirono di sciacquare via la schiuma e uscirono dalla vasca. Si drappeggiarono un grande tovaglia soffice e calda intorno al corpo e Caterina asciugò l’altra donna. Sotto una pulsione improvvisa prese una spazzola e iniziò a spazzolare il pelo del pube di Sandra.

“E’ il mio turno adesso,” disse Sandra prendendo la spazzola dalle mani di Caterina e inginocchiandosi comincio a spazzolare la pelliccia inguinale di Caterina, prima dall’alto in basso e poi viceversa. Infine con un gridolino, Sandra lasciò cadere la spazzola e tirò a se i fianchi di Caterina. Caterina tremò, senti tutti i peli del corpo rizzarsi e quasi cadde giù per terra quando la calda lingua di Sandra si insinuò tra le sue grandi labbra e raggiunse il suo clitoride.

Caterina pose le sue mani sulle spalle di Sandra accogliendo la sua lingua ancora più profondamente dentro di se scatenando un’ondata di fluidi quando la lingua raggiunse il suo clitoride. Quindi Sandra continuò a stimolarla con la lingua passando dall’interno della topa al clitoride in un lento movimento circolare e Caterina veniva percorsa da brividi alternati a vampate di calore.

Gemendo dolcemente, Caterina afferrò la testa di Sandra e la tirò violentemente a sé. Nello grande specchio Caterina poteva vedere l’intera scena. Sandra inginocchiata davanti a lei con la testa in mezzo alle sue cosce. La vista della splendida linea di Sandra, il suo culo alto e sodo, le sue gambe affusolate contribuivano ad aumentare la sua eccitazione ed il suo piacere. Non avrebbe mai osato o potuto pensare di avere un’avventura erotica con una donna. Ma la lingua sinuosa e le calde tette di Sandra che erano pressate contro le sue gambe, le mani che le stringevano i glutei le davano un piacere ed una tensione erotica assolutamente insospettabile ed inaspettato.

“Awww, sto per venire,” gemette Caterina.

“Si,” sibilò Sandra attraverso i peli del pube di Caterina. “Vieni, Caterina. Si, vienimi in bocca.”

La lingua di Sandra le scivolava tra le grandi labbra ed il clitoride. Caterina era ormai arrivata. Le sue gambe tremavano mentre lei premeva disperatamente la sua figa contro la bocca di Sandra e strofinandola sul suo viso senza fare alcuna attenzione al danno che arrecava trucco meticoloso ed elaborato di Sandra. L’unica cosa importante era soltanto l’estasi del proprio orgasmo. Le sue tette tremolavano mentre i brividi si trasformavano in convulsioni di piacere. Alla fine, quando il piacere cominciò a scemare, si accasciò sul bordo della vasca per la debolezza. Sandra si tirò indietro ancora accosciata sulle sue scarpe con i tacchi alti. Il suo viso era una macchia con varie tonalità di rosa dovute alle tracce di rossetto che l’azione di Caterina aveva lasciato su tutto il viso. I suoi denti brillavano attraverso le labbra socchiuse mentre respirava affannosamente. Dallo stato dei suoi capezzoli si poteva desumere che era ancora in uno stato di profonda eccitazione.

Caterina si avvicinò di nuovo a Sandra e la aiutò a rialzarsi. Poi strette insieme, corpo nudo contro corpo nudo, si trasferirono nel camerino. Si sedettero ancora nude una accanto all’altra sul piccolo divano. Caterina cercava di mantenere la propria mente sgombra da tutti i pensieri mentre scartava il suo panino. Sandra le porse un bicchiere di vino. Mangiarono in silenzio per un breve tempo, poi improvvisamente Sandra cominciò a ridacchiare.

“Che c’è di così buffo?” domandò Caterina.

“Mi domandavo che cosa direbbero tutte queste dolci innocenti casalinghe qui fuori se sapessero che cosa succede dietro le quinte di questo spettacolo,” rispose Sandra continuando a ridacchiare.

Caterina sorseggiò il suo vino e poi posò il bicchiere facendo molta attenzione. “Io sono, o meglio, ero una di queste casalinghe. Ricordi?”

“Non intendevo prenderti in giro,” si scusò Sandra. “Mio dio, è a causa di tutti i simpatizzanti di questo spettacolo che io posso avere tutto questo,” indicando il lussuoso camerino e l’armadio pieno di vestiti eleganti.

“Io penso che la maggior parte dei simpatizzanti sospetti che in realtà non tutto sia come sembra essere,” aggiunse Caterina. “Io credo che ci siano anche momenti sexy. E’ tutto organizzato con molta cura, non è vero?”

“Uh-huh,” assentì Sandra.

“Come quella biondina che ha partecipato un paio di settimane fa. Sicuramente lei è stata scelta con molta cura, non è vero? Un tipo sexy dolce ed innocente.”

Sandra fece una smorfia. “Dolce ed innocente? Secondo il Direttore, si è fatta tutto lo studio.”

“Veramente?”

“Si. Non soltanto, ma anche i tecnici dello studio hanno avuto la loro parte,” aggiunse Sandra con un sorriso malizioso.

“Caspita, vuoi dire che è successo mentre eravate in onda?” domando Caterina.

“Cristo no! Ma c’è un video messo in giro da qualcuno,” rispose Sandra. “La pollastrella non lo sa ma è diventata una pornostar.”

Caterina si trovò a pensare di farlo davanti all’occhio di vetro di una telecamera puntata su di lei e rabbrividì di eccitazione. Pensò di essere legata alla ruota, alle luci che si accendevano e spegnevano mentre lei era scopata ancora e ancora e a tutti quei milioni di spettatori che la guardavano. Rabbrividì ancora e scosse via quella visione dalla sua mente, ma la sua figa aveva ripreso a pruderle di nuovo per il desiderio.

Sandra, vedendo il suo tremore, si voltò verso Caterina . “Stai bene?” le domandò, preoccupata.

Invece di rispondere, Caterina si gettò addosso all’altra donna. Caddero in un ingorgo di braccia, gambe, cosce e tette. La lingua di Caterina trovò quella di Sandra e le infilò la lingua profondamente, sentendo il sapore del vino che Sandra aveva appena bevuto. Le sue mani catturarono il seno generoso di Sandra e le sue dita sprofondarono nella carne morbida delle tette.

Sandra rispose facendo scivolare una mano su per l’inguine di Caterina e le sue dita ricominciarono ad esplorarle la figa. Caterina si strofinò disperatamente contro la mano di Sandra e spinse ancora di più i suoi fianchi contro Sandra.

Interrompendo bruscamente il lungo languido profondo bacio Caterina si allontanò da Sandra. “Aspetta, aspetta un attimo,” disse. “Tu mi hai fatto godere. Ora è il mio turno. Ti voglio leccare, leccare, mangiare, bere i tuoi succhi. Adesso è il mio turno di leccarti e farti godere.”

“Si,” gemette Sandra affannosamente. “Leccami. Succhiami il clitoride, leccami e baciami la figa e bevi la mia sborra. Fallo Caterina, fallo. Per favore, fallo ora.”

Caterina si fermò un momento per assaporare il piacere dell’attesa e per guardare lo splendido corpo dell’altra donna. Il cespuglio di Sandra rosso oro e splendente era morbido e arruffato. Le sue cosce erano due colonne d’avorio. La sua pancia era liscia soda e piatta. Sandra allargò leggermente le gambe cosicché Caterina poté vederle le grandi labbra, rosa e gonfie di desiderio, fare capolino tra i peli della figa. Sembravano proprio i petali di un fiore.

“Succhiami,” ansimò Sandra, distendendosi sul divano e spalancando le cosce. “Succhiami e leccami. Voglio godere”

Lentamente Caterina si abbassò fino a quando la sua bocca fu all’altezza del pube rossiccio poi cambiò obiettivo. Pressando le sue labbra sull’ovale dell’ombelico di Sandra gli infilò la lingua e allo stesso tempo succhiò. Sandra si inarcò. Contorcendosi, Sandra riuscì a portare il suo inguine contro il viso di Caterina. Le sue mani agguantarono la testa di Caterina e la pressarono contro il suo ventre. Sandra cominciò a sussultare come se fosse percorsa da una corrente elettrica mentre Caterina le lavorava la topa.

Nel suo percorso dall’ombelico alla figa, Caterina aveva lasciato una calda e luccicante scia di saliva sulla pelle liscia e pallida di Sandra. Il pelo dorato del pube le faceva il solletico e lei poteva sentire il forte e sensuale odore dei succhi vaginali. Con una manovra delicata delle dita Caterina lisciò i peli della figa per scoprire le grandi labbra, per esporre il rosa del sesso di Sandra.

Sembrava proprio come la riproduzione del sesso femminile che aveva visto un giorno in un libro. Era tutto lì sotto i suoi occhi. C’era la figa, un piccolo bottone rosa sotto una specie di arco che, allargato, formava le piccole labbra interne. Proprio sotto il clitoride circondato da un cerchio di pelle più grinzosa c’era un buchino, il buco della pipi di Sandra. Più in basso, come se fosse il cuore di una rosa, c’era l’entrata splendente della vagina. Ancora più giù il piano perineale che si trasformava in una stretta valle che culminava su un anello di carne molto più scuro che circondava il buco del culo.

Abbassando la testa in modo tale da poter arrivare dalla vagina al clitoride Caterina cominciò la sua opera affondando la sua lingua nella pelliccia di Sandra. Sotto questo stimolo, Sandra si contorceva gemendo di piacere.
“Oh, si succhiami, mangiami tutta, fammi morire,” sospirava Sandra.

Caterina strofinava la sua lingua viola per tutta la lunghezza della figa, arrivava al clitoride, indugiava sul buchino della pipi e poi scendeva di nuovo dentro la vagina sentendo il sapore salato e metallico della sborra di femmina. Leccò, portò in bocca i succhi che sgorgavano copiosamente dalla figa e li inghiottì.

Sandra aveva raggiunto uno stato parossistico. Le sue anche ondeggiavano contro il viso di Caterina mimando il coito. Caterina muoveva la lingua profondamente dentro la figa di Sandra. Il suo naso era inondato dall’odore della figa e del buco del culo di Sandra. Questi odori così forti facevano sballare Caterina che pressava la testa violentemente contro il pube. Sandra usava le cosce come una specie di grande pinza cercando con queste di trattenerla dentro di sé.

Caterina si accorse improvvisamente che una mano la stava accarezzando su una delle natiche. Con molta attenzione, Caterina si spostò verso il divano trascinando Sandra con se fino a quando entrambe le donne furono distese con il viso fra le cosce dell’altra. Caterina sentiva la sua figa invasa dalla lingua esperta di Sandra.

Il fulmine di piacere che la colpì la spinse a succhiare ancora più fortemente. Caterina stringeva fra le labbra il clitoride e tutta la carne intorno ad esso e con la lingua la percorreva in piccoli cerchi. Pressò il suo inguine contro la faccia di Sandra che le cominciò a leccare il buco del culo, e per tutta riposta Caterina affondò le sue dita sui glutei sodi di Sandra per mantenere la pressione sul suo viso. Ormai le due donne agivano di concerto aumentando e diminuendo ad arte la pressione sulle parti più sensibili.

Caterina era inebriata dal flusso di succhi vaginali che le bagnavano il naso, le labbra ed il mento. I suoi denti erano molto vicini al clitoride di Sandra e lei cominciò a mordicchiarlo mentre un muto grido di piacere le saliva dalla figa per scoppiarle nella pancia quando sentì i denti di Sandra rinchiudersi sul suo grilletto. Caterina spinse la testa ancora più fortemente contro il pube di Sandra. Lei aveva voglia di prendere una parte più grande del sesso di Sandra nella sua bocca ma non ci riusciva. Frustrata espirò profondamente e l’aria che le usciva dalla bocca faceva un rumore come di scorreggia sfuggendo dalla figa di Sandra.

Continuò il suo lavoro di lingua sulla vagina. Il suo naso affondava nel buco del culo di Sandra e sentiva che le sue viscere si attorcigliavano per il piacere ed il disgusto. Caterina decise di andare ancora più avanti nello sperimentare della sua sessualità e si tirò su per raggiungere il buco del culo. Ora oltre a sentirne l’odore lo poteva anche vedere proprio di fronte a lei. Era una rosetta di carne circondato da un anello corrugato di pelle più scura. Abbassò la testa e diede un tocco gentile con la lingua a quel fiore di carne. Sandra fu percorsa da un tremito e si fermò un attimo indugiando con la lingua sulla figa aspettando impazientemente il prossimo tocco.

Caterina sfiorò di nuovo il buchetto e lo lasciò luccicante e umido di saliva. Osservò mentre l’anello di muscoli si contraeva dolcemente a causa dello stimolo che provocava la sua lingua. Si, l’avrebbe fatto. Già solo pensarlo le faceva piangere la figa.

Lentamente appoggiò la lingua e cominciò a spingere e pressare la lingua su quell’anello di carne fino a quando senti il muscolo dilatarsi ed abbracciarle la lingua. Incoraggiata da questo risultato spinse ancora di più per quanto glielo consentisse la lunghezza della lingua, dilatando il culo di Sandra. Stava violando il culo di una donna con la propria lingua. L’eccitazione bolliva nella pancia di Caterina. Le piaceva quell’idea. Le piaceva il sapore. Le piaceva la sensazione di quel muscolo che le stringeva la lingua. Le piaceva quell’odore. Ma quello che le piaceva di più, quello che la faceva sballare era la consapevolezza di quello che stava facendo.

In pochi giorni, se non in poche ore, aveva scoperto più cose sui propri desideri e tentazioni di quanto ne avesse scoperto nel resto della sua vita. Povero Marco, così quadrato e puritano. Mentre pensava tutte queste cose continuava ad affondare la lingua nel culo e il mento nella figa di Sandra.

La bocca di Sandra agiva come una ventosa sulla figa di Caterina e lei sentiva la sua vagina spolverata dalla lingua di Sandra. Caterina sentì l’orgasmo salirle potentemente come una onda ardente che bruciava tutto sul suo passaggio lasciando solo il piacere. Il suo corpo era una massa scintillante di elettricità sessuale mentre le ondate di piacere si susseguivano una dopo l’altra. Il mondo intorno a lei era prima impallidito e poi scomparso annichilito da quell’uragano di piacere che la sconvolgeva. Finalmente si rese conto che aveva trattenuto il fiato per un sacco di tempo. Aspirò golosamente l’aria e estrasse la lingua dal culo di Sandra.

Con un gemito lasciò cadere la testa appoggiando una guancia sulla coscia di Sandra e riprese fiato. Sentiva il corpo di Sandra vibrare sotto il suo. Anche l’altra donna respirava affannosamente e il suo fiato bollente le scottava le cosce.

Passato il desiderio, l’odore del culo di Sandra ridiventò puzza. Caterina sentì l’urgenza di andare in bagno dove si lavò il viso e si sciacquò la bocca. Quando ritornò nel camerino vide Sandra che si stava mettendo una specie di vestaglia.

“Meglio mettersi qualcosa addosso, ho mandato a chiamare Paolo per rifarci capelli e trucco,” le disse Sandra.

Caterina si rivestì lentamente. Stava sistemando la gonna quando qualcuno bussò alla porta. Paolo, l’uomo al quale aveva fatto un pompino memorabile qualche ora prima entrò nella stanza.

“Ciao, belle signore avete avuto un buon pranzo?” domandò Paolo con un tono intrigante mentre apriva il cofanetto dei trucchi.

“Delizioso,” rispose Sandra.

Paolo lavorò silenziosamente prima su Sandra e poi su Caterina. Non diede alcun segno di sospettare qualcosa di ciò che le due donne avevano fatto benché fosse evidente dallo stato dei loro visi. Non fece neanche alcun commento su quello che avevano fatto lui e Caterina. Quando Paolo andò via e chiuse la porta Sandra fece una smorfia alla porta

“Qual’è il problema, non ti piace lui?” domando Caterina.

“Non mi direbbe neanche l’ora, il bastardo,” grugnì Sandra. “Dio, gli farei vedere io che cosa e come è una vera donna.”

Caterina fu sul punto di lasciarsi sfuggire quello che aveva fatto con Paolo. “Ma io …” cominciò. “Io penso che se lui…. mm vuole essere quello che è, … hmmm in fondo sono affari suoi……,” concluse impacciata.

“Ma è un insulto per il mio ego, cara, e non lo sopporto” rispose Sandra.

“Oh.” Caterina decise che era stato un bene non aver raccontato quello che era successo fra lei e Paolo..

“Bene, si ritorna a combattere,” disse Sandra quando il direttore dello studio bussò alla porta.

“Sono esausta,” sospirò Caterina. “Non ci riuscirò mai.”

“Rilassati e lascia che sia il tuo compagno a portare parte del peso. In ogni caso lui ha bisogno di stare al centro dell’attenzione nella speranza che qualche grande produttore sia impressionato dalla sua prestazione.”

“Ma è così stupido,” borbottò Caterina.

Sandra assentì. “Yeah, ma lui conosce già tutte le risposte di questo pomeriggio. E io mi assicurerò che se le ricordi.”

Caterina cominciò a domandarsi se c’era qualcuno onesto in quello spettacolo.

“Sarà un lungo pomeriggio,” disse cautamente.

“Mezz’ora di pausa ogni ora questo pomeriggio,” la rassicurò Sandra. “Dobbiamo registrare tre puntate, Questo significa che ci saranno due pause. Ci riuscirai.”

“Lo spero.” disse Caterina.

Le due donne si avviarono lentamente verso lo studio. Caterina si diresse verso la sua postazione, raggiunse la sua sedia e sorrise timidamente al suo compagno che era già al suo posto.

“Heila!” bofonchiò. Caterina trasalì. Lui aveva bevuto pesantemente durante tutta la pausa pranzo. I suoi occhi sembravano velati almeno fino a quando non misero a fuoco le sue tette. Pose la mano sul suo ginocchio e la fece scivolare sulla sua coscia. Il podio lasciava alla vista delle telecamere soltanto la parte superiore del busto, nascondendo quindi tutto ciò che poteva succedere sotto.
Caterina si rese conto che sarebbe stato un lungo e pesante pomeriggio.
L’attore

“B-Borgo Panigale,” Caterina tentò di controllarsi. Sperava che il suo tremore, il suo balbettare fosse interpretato come nervosismo. Cercò di sistemarsi meglio sulla poltrona mentre un dito le esplorava la figa scoperta. Le luci erano accecanti su di lei. Gli obiettivi di quattro telecamere sembravano penetrarle l’anima. E oltre le telecamere, nascosto alla sua vista dalle luci abbaglianti, c’era il pubblico dello studio, un universo di persone dai visi pallidi ed indefiniti che si intravedevano come macchie rosa fuori portata al di là del muro di luci. Essi erano un piccolo campione che le ricordava i milioni di telespettatori con cui le telecamere la mettevano in contatto.

Caterina allargò le cosce. La sua voglia ruggiva di nuovo. Il suo compagno , un attore di cinema, le stava frugando la figa bagnata con una mano. Le sue dita la scopavano con un movimento lento dentro-fuori, mentre con il pollice le strofinava il clitoride. Neanche cinque minuti dopo l’inizio della registrazione si era accorto che non portava le mutandine. Le aveva rivolto un caldo sorriso malizioso e aveva cominciato a masturbarla. Ora arrivati a metà dello spettacolo, la stava facendo impazzire con la sua mano.

Caterina cercava disperatamente di seguire ciò che Pietro Scandia stava dicendo. La sua condotta era stata regolare ed era in testa alla fine delle cinque parti che occorreva superare per competere per il premio finale. Aveva cominciato lasciando che il suo compagno rispondesse alle domande. Ma era così stupido. Apparentemente Sandra non aveva riscosso alcun successo con lui nel fargli ricordare le risposte esatte. Ad ogni modo, lui mostrava veramente poco interesse sui suoi risultati nello spettacolo, anzi nessun interesse. Era interessato molto di più alla sua topa nuda.

Caterina premette il suo pulsante e diede la risposta corretta alla domanda prima che una calda ondata di piacere la travolgesse. Era il pollice dell’attore che le strofinava il clitoride con movimenti circolari e variandola velocità che la faceva morire.

Il presentatore proseguì con la domanda successiva. Caterina aveva molte difficoltà a seguire ciò che stava dicendo, era troppo distratta dalla mano nella figa. Adesso aveva un dito che le sfiorava la pelle sul perineo e che si dirigeva verso il buco del culo. Si sistemò in modo da facilitargli il compito.

“Catania,” arrivò a dire con un tono flebile vincendo altri 500 euro.

“Esatto!” Scandia esclamò, poi le rivolse uno sguardo sospettoso. “Per favore, Caterina, cerca di parlare a voce più alta. Bene ora è tempo di una piccola pausa a favore delle persone che offrono i premi e rendono possibile questo spettacolo. Saremo di nuovo in onda dopo un breve messaggio pubblicitario.”

La lucetta rossa della telecamera si spense. Caterina lasciò uscire un gemito soffocato mentre si rilassava e si appoggiava allo schienale della poltrona. La cosa che le faceva più paura di ciò che le stava accadendo era che in effetti si stava divertendo come mai si era divertita in vita sua. E ancora più insano era che si stava divertendo principalmente a causa di tutte quelle persone che la guardavano. Amava l’idea di essere sul palcoscenico illuminato di uno spettacolo e di tutte quelle telecamere, tecnici e spettatori che la guardavano.

L’unico rimpianto che aveva era che non poteva buttare giù il podio. Era dispiaciuta di non poter allargare ancora di più le cosce e mostrare alle telecamere le sue cosce, la sua topa e la mano che la stava pompando. Avrebbe desiderato che la visione della sua figa bollente fosse potuta giungere in tutte le case del paese. Adesso sapeva che nel profondo dell’anima, lei era una zoccola esibizionista.

“E’ meglio che stai attento al gioco, Giovanni,” disse Pietro Scandia al compagno di Caterina”

“E perché? Questo tesoro di signorina sta andando molto bene, si proprio molto bene,” replicò Giovanni, continuando ad esplorare l’interno della vagina di Caterina con le dita. “La mia signorina non ha bisogno del mio aiuto. Non è vero signorina?”

Caterina avrebbe voluto replicare che lei non era il suo tesoro di signorina, ma la presa di lui nella sua figa diceva esattamente il contrario. In quel momento lei era sua. Anzi lei era anche di tutti gli altri. Lei non era più la donna di suo marito, era la figa di tutti. Si era fatta il presentatore, il produttore, l’assistente del presentatore, l’uomo del trucco e adesso si stava facendo fare dal suo compagno. Spingi il bottone giusto e guarda la bambola che si sdraia e apre le sue cosce!

Ma tutto questo la faceva sentire così bene, dannatamente bene. Marco non aveva mai fatto niente di simile con lei. Era stata una rivelazione incredibile per lei che il sesso in privato o in pubblico con persone differenti era molto meglio di quello che aveva sempre fatto con suo marito nell’intimità della sua camera da letto. Lei amava che ammirassero il suo corpo, amava essere stimolata in tutti i modi possibili. Amava prendere il cazzo in bocca. Amava leccare il culo. Amava farsi scopare ed essere sodomizzata.

Si sporse verso il suo compagno e gli abbassò la cerniera dei pantaloni. Pietro Scandia ricominciò a parlare di nuovo. Caterina rispose alla domanda successiva mentre con la sua mano stringeva il glande del suo compagno. Quando la telecamera si spostò verso l’altro podio, Caterina abbassò lo sguardo verso l’uccello che teneva in mano. Muoveva la mano su e giù, sentendo la pelle soffice scivolare sulla minchia eretta. Sentì goccioline di un liquido vischioso bagnarle le dita e si domandò se per caso il microfono potesse catturare il rumore erotico e delicato della sua mano che masturbava il cazzo del suo compagno. Si immaginò di si.

Il suo compagno sospirò silenziosamente. I suoi fianchi si muovevano e agitavano sulla poltrona. Rimase congelato quando la telecamera tornò ad inquadrarli. Caterina sputò la risposta sbagliata e vide il suo montepremi dimezzarsi. Quindi riuscì a soffocare un gemito di piacere quando sentì un dito pressare contro il buco del suo culo. Le sue gambe si aprivano e chiudevano in modo incontrollabile. Avrebbe voluto portare le ginocchia al petto per agevolare i movimenti del suo compagno ma non lo poteva fare. Doveva rimanere seduta lì e fare finta che tutto era normale anche con un dito nella figa e uno nel culo mentre continuava a menare quel cazzo.

E ogni volta che le luci la illuminavano e le facce degli spettatori erano rivolte verso di lei, si immaginava di essere nuda, seduta su un alto sgabello con le cosce aperte cosicché tutti avrebbero potuto vedere il suo sesso offerto. Questa visione faceva si che la sua figa grondasse come una fontana. Le sue tette dolorosamente costrette nel reggiseno erano dure come il marmo.

Sentì il dito che la penetrava nel culo e si sorprese a pensare che cosa avrebbe fatto il suo compagno quando lo avrebbe estratto. Dove l’avrebbe pulito e asciugato. Un sorriso pazzo cominciò ad apparirle sul viso mentre si agitava sulla sua poltrona.

Chiaramente, era sull’orlo di un nuovo orgasmo. Proprio là sulla scena e di fronte alla telecamera. E la necessità di apparire quanto più normale possibile rendeva quell’orgasmo fantastico. Il bisogno di godere assolutamente in silenzio conferiva al momento del piacere il carattere di una eruzione violentissima. Poiché l’unica manifestazione che avrebbe potuto mostrare sarebbe stato solo un piacere muto. Non avrebbe potuto gemere, gridare, contorcerci, inarcarsi. L’unica cosa che avrebbe potuto fare sarebbe stata godere e godere del suo piacere.

E in quanto al suo compagno. Che cosa sarebbe successo se fosse venuto? Cristo! La sua eiaculazione avrebbe potuto sputare sborra oltre il podio, proprio sulla telecamera. La gente avrebbe pensato che c’era un geyser dietro il podio. Il seme si sarebbe sparso sui suoi pantaloni, macchiandoli e così quando si fosse alzato tutti si sarebbe accorti che aveva goduto.

Caterina nascose un singulto mentre dava una risposta disperata alla domanda di Pietro Scandia. Il dito era penetrato profondamente fin quanto era possibile dentro il suo culo. L’attore la teneva come se fosse una palla da bowling, il suo pollice nella figa ed il medio nel culo. Muoveva la mano con un movimento ondulatorio in modo che quando il pollice penetrava nella figa il medio le usciva dal culo e poi viceversa.

Caterina accelerò il movimento su e giù della sua mano sul cazzo ormai umido. I fianchi dell’uomo si muovevano ritmicamente con lo stesso tempo della sua mano. Probabilmente, anche lui era prossimo all’orgasmo. E questo le fece stringere più forte l’asta.

Si avvicinava il momento del piacere mentre il suo bacino ondeggiava sotto la spinta di quella doppia penetrazione. Le sembrava di avere il culo e la topa in fiamme, e queste fiamme diventavano più grandi e più alte e presto o tardi l’avrebbero portata a ruggire attraverso di lei come un’esplosione.

Non avrebbe mai potuto nascondere il suo piacere alla telecamera. Le camere che tutto vedono avrebbero registrato per sempre la fine della sua rispettabilità. Quegli occhi di cristallo avrebbero catturato ogni tremito e convulsione dei suoi muscoli. Anche il trucco pesante che aveva non avrebbe potuto celare la luce che le avrebbe illuminato il viso nel momento del suo piacere, l’ondata di rossore che le avrebbe inondato il viso.

E comunque, quello che realmente lei desiderava era di stare lì con le gambe spalancate come se fosse una farfalla infilzata sopra un vetrino. Desiderava che una ripresa facesse un primo piano a colori sui petali rosa del suo sesso mentre due dita la penetravano.

Ripensò a quello che Sandra le aveva detto sulla biondina. In qualche posto, l’immagine della ragazza che si faceva un cazzo dopo l’altro era registrata su nastro magnetico. Quando si rese conto che, prima che la giornata fosse finita, anche lei sarebbe stata immortalata su nastro mentre si faceva scopare ebbe una violenta contrazione alla vagina. Era così eccitata da questi pensieri. Si era spinta così avanti che adesso aveva voglia di fare tutto e con chiunque.

Lo spettacolo fu interrotto da una pausa pubblicitaria e quasi senza preavviso Caterina cominciò a venire. Aveva soltanto un minuto per godere delle sue convulsioni. Lei era lì seduta a tramare e contorcersi sapendo che Pietro, Sandra, il produttore, il direttore di scena, i tecnici e probabilmente anche tutto il pubblico era consapevole di ciò che stava succedendo. Desiderò che avessero potuto vedere il flusso di secrezioni che le colavano dalla vagina. Avrebbe voluto che avessero potuto sentire il forte odore del suo orgasmo.

Il suo compagno venne come un geyser. Lei gli strinse il membro con tutte e due le mani e lo tenne diretto verso il basso in modo che la sborra non oltrepassasse il podio. Freneticamente provò a smorzare gli schizzi con le mani tentando di evitare che il seme andasse in aria e li colpisse. Lei sentì i fiotti di sperma colpirle il palmo delle mani e poi scendere giù lungo prima lungo le sue dita e poi lungo il cazzo. Lui continuava a sborrare coprendole le mani di quella pasta vischiosa. Stava ancora eiaculando quando la camera, impietosamente, ritornò ad inquadrare Pietro Scandia.

Quando la telecamera ritornò ad inquadrarli, entrambi avevano smesso di godere, ma Caterina era rimasta con le mani impiastricciate di sperma, e nessun posto dove pulirle.

E venne la domanda successiva ed in qualche modo riuscì a rispondere mentre sentiva lo sperma diventare una pasta appiccicosa e poi come una crosta sulle sue mani. Con la coda dell’occhio vide il suo compagno rimettersi il cazzo nei pantaloni. Lei si sistemò la gonna che le era risalita quasi sopra i fianchi.

Quindi finalmente e fortunosamente poté riconcentrarsi sul gioco per riguadagnare il vantaggio sul suo avversario. Il suo compagno sembrava talmente contento si essere stravaccato sulla poltrona senza esserle di aiuto. Se il presentatore o qualsiasi altro sospettava ciò che era successo, non lo mostrava. Da quello che Caterina aveva appreso del gioco quello che lei ed il suo compagno avevano fatto non era inusuale. Presumibilmente nessuno ne sarebbe rimasto scioccato.

Adesso era rimasta da sola a giocare. Non riusciva ad immaginare che cosa sarebbe diventata e che cosa sarebbe rimasto del suo matrimonio quando tutto questo sarebbe finito. Lei stava vincendo. Era sicura che avrebbe guadagnato l’intero montepremi. Così, infine, avrebbe avuto il denaro. Ma non aveva detto a Marco cosa stava facendo. Come avrebbe potuto spiegare l’assegno di 50.000 euro?

Ma cosa la preoccupava di più era come avrebbe fatto a ritornare nella sua casa così scialba, a quella vita così tranquilla, al suo matrimonio così incolore dopo tutto quello che aveva fatto e scoperto su se stessa? Dio, sarebbe stato il colmo dell’ipocrisia ritornare da Marco come se niente fosse accaduto. Come si sarebbe potuta accontentare del suo modo così puritano di fare sesso dopo tutto quello che aveva sperimentato negli ultimi due giorni?

Ma, malgrado tutto questo lei lo amava. Totalmente. Marco era orgoglioso e puritano, ma era un buon uomo. Era un uomo giovane e disperatamente orgoglioso che li stava mantenendo in povertà, ma era un grande lavoratore e aveva ottime prospettive di lavoro. Era gentile e assennato. E lei lo amava.

Rispose all’ultima domanda e si congratularono con lei per avere vinto di nuovo.
Finalmente poté rilassarsi mentre le luci della scena si abbassavano e le persone cominciarono ad abbandonare lo studio. Il produttore annunciò che la registrazione era terminata e che ci sarebbe stata una pausa di mezz’ora prima della registrazione successiva. Ci fu un ressa verso l’uscita.

“Hei, vieni con me,” la invitò il suo compagno.

Caterina lo osservò studiando quel viso così bello e fine su quel corpo troppo mascolino. Sentì di nuovo le corde dell’eccitazione vibrare.

“Dove?” domandò.

“Nel mio camerino,” rispose lui dandole il braccio mentre lei si alzava.

Si lasciò condurre. Pensava di farsi scopare da quel cazzo e sentì la sua figa ribollire di nuovo. Era una pazzia! Stava diventando una macchina per scopare!

“Oh, anche tu hai una vasca da bagno?” domandò lei ansiosamente.

“Huh? Nooo, ma ho una doccia se vuoi,” rispose.

Una volta arrivati nel camerino, lui chiuse la porta a chiave e la prese fra le braccia. Lei pressò il suo corpo contro il suo, sentendo il calore del corpo dell’attore. Sentì la sua voglia crescere di nuovo quando lui le mise una mano dietro il collo e una sotto la gonna e sul suo culo. Per un breve istante lei lo lasciò fare, poi si allontanò. Sapeva che stava per intraprendere il prossimo passo avanti o indietro, secondo i punti di vista, nella sua educazione sessuale e degradazione.

“Non abbiamo molto tempo,” puntualizzò. “Perché non ti spogli?”

“Si, certamente,” assentì ansiosamente, mentre lei comincio a togliersi la gonna. Caterina fece cadere i vestiti su una sedia e si soffermò ad ammirare il corpo così ben proporzionato di quell’uomo. Percepì le sue tette vibrare mentre gli si avvicinava.

Giovanni si sbarazzò velocemente dei suoi vestiti mostrando il suo corpo muscoloso e abbronzato. Il suo cazzo era semi eretto, un cilindro di carne oscillante sui testicoli grossi e scuri. I suoi occhi blu brillavano per l’eccitazione mentre squadrava Caterina dai seni generosi e duri al cespuglio castano dei suoi peli pubici.

“Fatti vedere tutta, bella signora, fammi vedere tutto ora,” le ordinò.

Caterina fece il giro della stanza con passo lento e sensuale. Lei era sfacciatamente orgogliosa del suo effetto su di lui. Il suo cazzo diventava più duro a vista d’occhio mentre lei faceva ondulare le tette che le si indurivano per il desiderio. L’aria stava asciugando del tutto il seme che aveva sul pube.

Si ritrasse e si sedette sul bordo del tavolo da trucco, Lentamente allargò le gambe rivelando i dettagli del suo sesso. Con le sue gambe disposte a v, cominciò a toccarsi il pube, con le dita allargò le grandi labbra mostrando l’interno della figa. Si titillava il clitoride e si infilò due dita nella topa.

Il cazzo dell’attore ormai era in piena erezione e pulsava al ritmo della sua eccitazione. Si ergeva come l’albero di una barca a vela. Ma Caterina non era ancora arrivata alla fine della sua dimostrazione, doveva ancora mostrare a Giovanni quale era il bersaglio che voleva lui prendesse di mira. Sollevandosi dal tavolo si girò rivolgendogli la schiena. Lei poteva vedere il suo riflesso nello specchio. Tremò nel vedere l’eccitazione ed il desiderio nei propri occhi ed il proprio corpo nudo nello specchio. Lentamente si piegò in avanti sempre più avanti mostrando il culo. Nello specchio poteva vedere anche che l’attenzione di Giovanni si era focalizzata sul suo culo ed era proprio ciò che voleva.

Giovanni si avvicinò e le afferrò i glutei separandoli. Senza alcuna vergogna lei si sporse ancora più in avanti per mostrargli il buco del culo. Lo stava invitando a sodomizzarla con quel suo grosso arnese. Lo stava pregando di incularla. E per rendere ancora più palese il suo invito portò dietro una mano e mise un dito dentro il buco. Lentamente lavorò con il dito fino ad infilarlo profondamente. Lei amava la sensazione di un dito che le frugava il buco del culo. E più ancora adorava l’espressione di voglia erotica del viso dell’uomo che la stava guardando. Con una lentezza teatrale lei spingeva il dito dentro e fuori. Le sembrava di avere il culo in fiamme. Finalmente, con un ultimo atto di voluttà estrasse il dito e se lo portò al naso odorando il forte e ricco odore che ne emanava.

L’attore inghiottì un singhiozzo e si strinse il cazzo con la mano e fece due passi verso di lei. Caterina prese un vasetto di crema dal tavolo, intinse le dita in quella crema bianca e spalmò la crema proprio là intorno al suo buco. Quindi coscienziosamente cominciò a lubrificare l’anello del suo sfintere. Quindi fece la stessa cosa sul glande dell’uomo.

Con un movimento lento, controllato e sinuoso si sdraiò sul tavolo da trucco stringendo i bordi del tavolo con le mani e sollevò il bacino verso il cazzo dell’attore.

“Inculami,” lo incitò. “Sfondami il culo!”

L’uomo fece un ulteriore passo in avanti e lei si sentì colpire dal cazzo che le toccava il perineo. Percepì i muscoli del culo che si contraevano per l’eccitazione e poi si rilassavano. Lui spinse, e lei sentì la pressione e il buco che cominciava a dilatarsi e per aiutarlo nell’azione provò a spingere. Sentì il cazzo penetrarla a poco a poco poi più violentemente. Adesso i suoi muscoli erano stirati dal glande e man mano che il cazzo la penetrava più profondamente sentiva il suo buco dilatarsi per accomodare quell’arnese. La pressione sul suo culo cresceva man mano che la penetrazione diventava più profonda. Ormai la parte più grossa, il glande, era tutto dentro e i suoi muscoli stringevano adesso l’asta. Il suo culo bruciò come il fuoco quando Giovanni le ficcò tutto il cazzo dentro fino ai coglioni.

“Aaaaah, Dio!” gemette Caterina sentendo il suo culo riempito da quella massa brutale che le arrivava fino allo stomaco. “Gesù, me lo sento fino all’ombelico!”

“Cristo, quanto è stretto,” disse l’attore quando finalmente riuscì a farlo entrare tutto. Con fare esperto le lasciò un poco di tempo affinché i muscoli si abituassero alle sue dimensioni. Poi cominciò a tirarlo fuori ma Caterina si sporse indietro freneticamente per poterlo avere di nuovo tutto dentro.

“Aspetta ancora,” le sussurrò. “Fammi gustare questa sensazione ancora per un poco.” Il dolore che aveva provato all’inizio stava scomparendo lasciando il posto ad un piacere differente che cresceva dentro di lei, fino a quando Caterina si sentì pronta. “Va bene adesso, vai fottimi ora.”

L’attore estrasse il cazzo lentamente dal culo ma lasciando il glande dentro di lei, quindi la penetrò di nuovo e Caterina sentì di nuovo questa potente sensazione che le squassava la pancia. Portò una mano sulla sua topa e si infilo tutte le dita dentro fino a sentire il cazzo di lui a contatto della sottile parete che separa la vagina dal canale rettale, e questo pensiero la fece impazzire. Adesso lui aveva preso un lento movimento dentro-fuori e si era appoggiato sulla sua schiena e con le mani le stringeva i seni giocando con i suoi capezzoli. Lei sentiva l’anello muscolare del suo ano che veniva tirato fuori insieme al cazzo e rimesso dentro quando lui la penetrava di nuovo. Sentiva anche i coglioni sbatterle sulle cosce quando arrivava in fondo.

Caterina stava morendo di piacere. Il suo corpo era percorso da brividi incontrollabili. Lui le tormentava i seni con una stretta crudele. Ondate fiammeggianti di piacere le correvano lungo la spina dorsale ogni qualvolta lui tirava fuori il cazzo e poi lo rimetteva dentro. Ormai l’intera essenza del suo corpo era schiavizzata dal piacere, un piacere insano, perverso, sfrenato e squisito. Furiosamente spingeva la mano contro la sua figa.

Sentì il cazzo che cominciava a vibrarle dentro e i coglioni risalire lungo le cosce e comprese che lui era sull’orlo dell’orgasmo. Adesso la penetrava con colpi profondi e violenti. Sentiva il suo respiro caldo e affannoso sulle sue spalle. Lo vedeva appoggiato sul suo corpo con le mani affondate sui suoi seni generosi.

Finalmente sentì gli spasmi del suo cazzo dentro il suo canale diventato ormai cedevole e scivoloso ed un fiotto caldo inondarle l’intestino come quando, da bambina, sua madre le faceva le perette. Era come se un clistere caldo di sperma le riempisse l’intestino.

Per il piacere i suoi muscoli si contrassero in modo incontrollabile intorno all’uccello di Giovanni. Nella sua figa, riempita dalle sue dita, iniziò il familiare tremito che precedeva l’orgasmo, e rivoli di succhi vaginali le scendevano lungo le dita e l’interno delle cosce.

Il dolore ed il piacere erano concentrati in una sfera bollente e mostruosa che le rotolava sul corpo portandosi via la sua coscienza. Per un tempo che non avrebbe potuto né saputo quantificare perse la consapevolezza di sé. Era diventata un essere che gemeva e tremava colmo di un piacere primevo, animalesco. Si dovette sostenere con le mani sul bordo del tavolo per evitare di cadere e sbattere il viso.

Fino a quando il suo corpo non avesse espulso il cazzo che le riempiva il culo, non si sarebbe potuta rialzare. Così i muscoli si agitarono e si contrassero come quando andava in bagno per espellere l’uccello che l’aveva dilatata e riempita come mai le era successo prima. Finalmente con un ultimo rumore, come quando si stappa una bottiglia, fu liberata e Giovanni si ritrasse da lei lasciandole libere e doloranti le tette che aveva stretto fra le dita e che ancora mostravano il segno di quella stretta.

Giovanni si lasciò cadere su una sedia, con il cazzo ormai moscio e scarico che gli penzolava sopra i testicoli. Tracce di sperma luccicavano tra i peli delle sue cosce. Il suo viso era congestionato e lucido di sudore. Il petto gli si abbassava e sollevava mentre cercava di riprendere fiato.

Caterina pensava quanto ancora sarebbe stata capace di fare. La sua voglia incredibile stava raggiungendo proporzioni impensabili per la Caterina di qualche giorno prima. E pregustando l’attesa di quello che sarebbe ancora potuto succedere, si scoprì contenta che erano rimaste ancora due puntate da registrare ed un’altra pausa. Non riusciva ad immaginare cosa avrebbe fatto o si sarebbe fatta fare nelle prossime due ore.

“Cristo, pensavo che il mio agente mi dicesse fesserie quando mi ha procurato la partecipazione a questo spettacolo,” disse l’attore. “Quanto mi sbagliavo.”

“Ah si?” Caterina si rialzò e si girò verso di lui. Si era talmente abituata ad essere nuda che la fredda sensazione dei rivoli di succhi vaginali e di sperma che le colavano lungo le cosce non le faceva più impressione.

“La paga è ridicola,” spiegò l’attore. “Ma mi disse che i veri bonus addizionali non erano manifesti. Quali fossero i bonus addizionali, pensavo fossero buoni spesa, una vacanza premio oppure gadget offerti dalle case. Ora so che cosa erano i bonus di cui parlava. Avevo sentito dei pettegolezzi al riguardo ma fino ad oggi non ci avevo mai creduto.”

“Stai dicendo, cioè, che tutti sanno quello che succede qui, cioè che gli ospiti si fanno le concorrenti — che sono questi i bonus non manifesti, in qualsiasi modo tu voglia chiamarli?” domandò Caterina.

“Merda, chiamali come vuoi, libertinaggio, prostituzione.” Brontolò l’attore. “Tutti fottono con tutti, e il concorrente che fa l’impressione migliore a tutta le gente dello studio è quello che vince la posta più alta.”

Caterina lottava disperatamente con se stessa. In effetti dentro di se aveva intuito qualcosa del genere dopo essere stata con il produttore. Che cos’era peggio? Fare quello che aveva fatto e che stava facendo per soldi o perché si divertiva a farlo? Chi o che cosa era lei. Una puttana che si stava prostituendo? Oppure una gran troia che avrebbe fatto tutto con tutti?

Ma in effetti, si convinse, qual’era la differenza? Lei lo stava facendo e questo era tutto. E l’avrebbe fatto ancora, ancora e poi di nuovo ancora. Ed in più ne traeva un piacere che non aveva mai provato. Decise di non pensare a cosa e come sarebbe stato il giorno seguente a quello che stava vivendo. Invece, fece una doccia veloce, si pettinò i capelli arruffati, mise reggiseno, camicetta e gonna. Non sentiva neanche più la mancanza delle mutandine. Poteva percepire i liquidi densi che le colavano dalla figa e dal culo.

Si sorprese a pensare come si sarebbe sentita a scopare con due o tre uomini contemporaneamente. Il pensiero le fece vibrare di nuovo le corde del desiderio e senti che la figa rispondeva a quei pensieri contraendosi e producendo nuove secrezioni.
Orgasmo elettrico

“Tutti fermi, per favore” annunziò il regista attraverso gli altoparlanti nello studio. “Abbiamo un piccolo problema. Facciamo una piccola pausa. Per favore, la signora Caldera è pregata di venire in sala regia.”

Caterina si stupì. La chiamata era completamente inaspettata. Lentamente, si alzò dalla sua postazione dietro il podio e facendosi largo tra l’intrico di cavi e e fili si diresse verso la cabina di regia. Mentre camminava attraverso il palcoscenico, il pubblico la seguiva con sguardi curiosi. Era sicura che potevano sentire l’odore dello sperma che le colava dal culo e dalla figa.

La stanza illuminata da luci soffuse era affollata di interruttori, quadranti, strumenti di misura e altri apparecchi non meglio identificabili. Un’intera parete, quella che dava sullo studio a partire dal pannello di controllo fino al soffitto era trasparente.

Le altre pareti erano rivestite di scaffali pieni di strumenti. Una serie di schermi video mostrava le diverse viste dello studio catturate dalle telecamere.

Non appena gli occhi di Caterina si furono abituati alla penombra della stanza, nel gruppo di persone presente nella stanza riconobbe il produttore, il signor Bernasconi. Con lui c’erano altri tre uomini. Due di essi erano in maniche di camicia, il terzo in un elegante completo scuro, probabilmente di lino.

“Il signor Bonetti qui è il rappresentante dei finanziatori del programma,” disse Bernasconi, indicando l’uomo con il completo scuro.

“Buon giorno, come va?” lo salutò Caterina cortesemente.

“Il signor Bonetti, fra le altre cose, è interessato a lei, e alle sue qualifiche come potenziale vincitrice del nostro gioco,” spiego Bernasconi, studiandosi non molto casualmente le unghia delle mani.

“Non capisco,” mormorò Caterina, anche se invece aveva capito benissimo il significato di quel gesto apparentemente casuale.

“Volevo dire,” continuò Bernasconi, “che dovrebbe mostrare al signor Bonetti esattamente quello di lei che ieri mi ha impressionato così favorevolmente durante la sua intervista prima dello spettacolo.”

Caterina scuoté la testa. “No,” rispose. Era stanca e dolorante e improvvisamente ne ebbe abbastanza di tutta quella scena. “No. Non penso proprio di fare niente di quel genere.”

“Ma, mia cara signora Caldera,” continuò Bernasconi con un tono mellifluo e accondiscendente, “Io le sto chiedendo di fare qualcosa che lei ha già fatto con me, con Pietro, Sandra, Giovanni e sicuramente con qualche altro del nostro personale.”

“Non me ne frega niente ……..” Caterina rispose più decisa.

“Signora Caldera, sarebbe un vero peccato per noi, ma soprattutto per lei, se a questo punto del gioco fossimo costretta a squalificarla per qualche ragione,” disse Bernasconi cortesemente ma con un tono di voce tagliente e duro come l’acciaio. “Tutte le sue vincite sarebbero annullate, e questa giornata di registrazione sarebbe andata completamente sprecata con un costo non indifferente per noi, potrei aggiungere. Io sono sicuro che lei comprenderà che noi non vogliamo arrivare ad una decisione così drastica per una banalità senza importanza.”

Caterina filtrò le parole del produttore e focalizzò la sua attenzione sul fatto che i suoi favori sessuali erano considerati una ‘banalità senza importanza’. O almeno era stato Bernasconi a metterla in questo modo. Notò pure che i due uomini in maniche di camicia si occupavano degli strumenti della console di controllo. Ma lei sapeva che stavano ascoltando con molta attenzione tutto quello che si diceva in quella stanza. Sapeva anche che lei non si sarebbe potuta aspettare alcun aiuto da quegli uomini. Loro non avrebbero mai preso iniziative in suo favore.

“Ora, le suggerisco di fare quello che lei sa fare così bene, e per essere chiari, si prepari a quel lavoretto di lecca e succhia con la sua boccuccia innocente prima che il signor Bonetti diventi impaziente,” continuò Bernasconi con lo stesso tono glaciale.

Bonetti, l’uomo in abito scuro, era un uomo alto dalla corporatura snella e dal portamento un poco rigido. Aveva i capelli lunghi e un viso piuttosto invecchiato. Indubbiamente aveva un’età che non si accordava né con lo stile del vestito né con il taglio di capelli. Il suo uccello in erezione formava una protuberanza evidente contro i pantaloni.

“Ehi bambola, vieni qui e leccami il cazzo,” la invitò il rappresentante dei finanziatori con un tono cattivo, imperioso. Abbassò la cerniera dei pantaloni e tirò fuori il suo cazzo. Esso cresceva in dimensioni mentre Caterina lo osservava. Era lungo e sottile come il suo proprietario ed era leggermente incurvato verso l’alto. Nella luce soffusa della cabine di regia, appariva pallido tranne il glande che invece era decisamente marrone scuro e grande in modo sproporzionato rispetto alle dimensioni dell’asta. Sembrava proprio un fungo.

“Signora Caldera?” domandò Bernasconi con un tono confidenziale.

“Bastardo,” sibilò Caterina non perdendo di vista il cazzo che le veniva offerto. Malgrado la quantità di sesso di cui aveva potuto godere in quella giornata, sentì che la sua voglia si stava risvegliando alla vista del cazzo di Bonetti. La sua figa pulsava di nuovo di desiderio.

Si avvicinò all’uomo magro che era seduto su uno sgabello alto. Era troppo alto perché lei potesse mettersi in ginocchio e quindi lei si chinò in avanti appoggiandosi con una mano su una coscia dell’uomo. Con la mano rimasta libera gli prese il cazzo stringendolo alla base vicino ai testicoli e lo leccò. Aveva un sapore salato e odorava di sudore.

Sentì rumore di sedie che si spostavano e si guardò intorno. I due uomini in camicia si erano girato verso di lei per osservare la sua degradazione. Caterina cacciò via dalla mente tutti i pensieri per trasformarsi in ciò che si aspettavano da lei, una vorace vogliosa succhia-cazzi. Con la lingua cominciò a disegnare dei cerchi di saliva tutto intorno alla testa di quel cazzo disarmonico quasi animalesco. Quindi fece scivolare il cazzo ormai duro attraverso le sue labbra continuando il movimento circolare della lingua fino a raggiungere il retrobocca riuscendo a dominare il riflesso di vomitare, quindi succhiò con tutta la sua forza.

“Di più,” ordinò Bernasconi. “Prendilo tutto, bambola. Inghiottilo tutto! Proprio come hai fatto con me.”

La bocca di Caterina era completamente riempita di cazzo, per cui non tentò nemmeno di puntualizzare che il cazzo di Bernasconi non era lungo neanche la metà di quello di cui si stava occupando. Ormai, però, era rassegnata. Ciò che voleva veramente era che tutto ciò finisse al più presto. Quindi aggiustando la sua posizione per assecondare la curva di quell’uccello inghiottì il glande combattendo il riflesso di tossire ed espellere quell’affare dalla sua gola. Inoltre, la posizione non la aiutava per niente.

L’uomo pose le sue mani sulla sua testa e spinse, forzandola contro il suo sesso. Lei che teneva l’uccello alla base si rese conto che l’unico modo per uscire da quella situazione era cedere a quella richiesta e con un ulteriore sforzo riuscì a fare scivolare il glande ancora più profondamente dentro la gola. Poi, mentre era impalata in quel modo, quasi incapace di respirare, con la bocca aperta oltre misura, dolorante per lo sforzo, pensò agli uomini che la guardavano, li osservò e senti un torrente di sensazioni violente, un desiderio prorompente che le scorreva per il corpo. Era una esibizionista. Si, lei adorava essere guardata mentre commetteva atti depravati. Le piaceva che la gente potesse vedere quanto troia e porca era. Pensò, farò tutto, proprio tutto e di più ancora mentre mi guardano.
Qualcuno cominciò a sbottonarle la camicetta. Senza interrompere l’azione, lasciò che le togliessero la camicetta e il reggiseno. Le tette le sgusciarono fuori e adesso si muovevano ritmicamente a tempo con il movimento della sua testa. Qualcuno le allentò la gonna e gliela abbassò. Caterina se ne liberò con un movimento sensualissimo. Adesso era completamente nuda in presenza di quattro uomini e stava facendo un pompino mentre tre paia di mani le esploravano il corpo nudo. Dita le pizzicavano le tette, il culo, le cosce, si infilavano fra le grandi labbra. Insomma era diventata il giocattolo di quei quattro uomini rintanati nella sala di regia, e nessuno al di fuori della stanza poteva sentire o vedere quello che succedeva lì dentro.

Improvvisamente e brutalmente fu penetrata nella figa. Senza avvertirla, qualcuno la stava penetrando da dietro e si aggrappava alle sue tette. Si ricordò del pensiero che aveva avuto neanche tanto tempo prima, e cioè come sarebbe stato fare l’amore con più uomini insieme. Bene non c’era più bisogno di lavorare di fantasia. Il suo seno adesso si muoveva sotto le spinte violente dell’uomo che la stava possedendo.

Caterina non smise di spompinare, solo cercò di adattare i suoi movimenti al ritmo di chi la sbatteva da dietro e alla sua necessità di respirare. La sua testa adesso andava su e giù, su e giù e allo stesso tempo la sua mano stringeva con forza l’asta. Tutto ciò le piaceva. Le piaceva essere presa con forza e amava il sapore del cazzo in bocca. Si odiò per tutto questo, ma il piacere che ne traeva era decisamente molto più forte dell’odio che provava per se stessa. Amava la sensazione bruciante del cazzo che si strofinava sulle pareti della sua vagina ed il tocco dei testicoli sulle sue cosce ad ogni affondo. Amava anche la sensazione del glande che le stuzzicava la parete della gola. Era una vera troia, non c’era alcun dubbio.

Desiderò di morire annegata nello sperma. Desiderava litri di sborra densa e calda nella sua bocca, in gola, nello stomaco, nella figa e nel culo. Voleva essere riempita di sperma.

Mentre tutti questi pensieri le attraversavano la mente come dei fulmini, il cazzo nella sua bocca cominciò a pulsare e la riempì con una sborrata titanica dall’odore e sapore acre. Succhiando e inghiottendo, sentiva le gocce di sperma che le scendevano nello stomaco. Più o meno contemporaneamente percepì che anche l’altro cazzo stava eiaculando profondamente piantato nella sua figa.

Fu tirata via, rigirata e sbattuta sul pannello di controllo. Strisce di sperma le colavano ancora dalle labbra, quando un altro cazzo le fu piantato in figa e il desiderio le esplose violentemente nella testa come se fosse stata percorsa da corrente elettrica. Sollevò le gambe portandole sulle spalle dell’uomo per facilitargli il compito e godendosi il cazzo che le sfondava la figa talmente scivolosa da emettere una serie di rumori umidi come quando si cammina con le scarpe piene d’acqua.

La sborra del coito precedente veniva pompata fuori dalla sua figa dal cazzo che adesso la stava penetrando vigorosamente. La sua penetrazione era così profonda che poteva sentire il cazzo arrivarle fino al collo dell’utero. Ormai non le importava più niente, ma proprio niente di niente tranne che del cazzo. Tutto ciò che desiderava era cazzo, anzi Cazzo. Non importavano le persone, gli individui, era l’idea del Cazzo. L’idea del Cazzo era l’unica cosa veramente importante. Lei era diventata il posto del Cazzo. Cazzo e ancora Cazzo. Nella figa, in bocca e nel culo. Non le importava di chi fossero quei cazzi, lei non era altro che un ricettacolo di cazzi e di sborra.

Quando l’uomo che la stava montando cominciò a dare segni di orgasmo, Caterina provò una sensazione di paura perché lei non aveva ancora avvertito i sintomi familiari del suo piacere. Forse aveva avuto così tanto cazzo da non poter più godere? Percepì il piacere dell’uomo che le stava eiaculando profondamente dentro la figa ormai dilatata oltre misura. Improvvisamente fu consapevole che forse avessero finito con lei lasciandola in quello stato di desiderio disperato di godere, o ancora peggio che avrebbe dovuto affrontare il giudizio della sua coscienza. Lo sperma le colava sulla console ed improvvisamente la sua figa fu libera. Mentre cercava di rialzarsi dalla console di controllo che le aveva lasciato sulla schiena i segni di manopole, pulsanti ed interruttori, il quarto e ultimo uomo la impalò violentemente con un suono liquido, senza darle il tempo di abbassare le gambe.

“UH!” gridò Caterina, non appena la mazza di carne la lasciò senza fiato per la violenza della penetrazione. La sua figa era infiammata e dolorante, ma lei desiderava disperatamente godere ancora una volta. Mani le avevano afferrato le tette con una presa violenta e gliele torcevano, facendole male. L’uomo aveva affondato le sue dita nella carne tenera dei suoi seni come se in qualche modo volesse spremerli. Lei tese le braccia e mise le mani sulle spalle dell’uomo avvicinandoglisi. Voleva sentire dolore, dolore e ancora dolore fino a quando il piacere avrebbe obliterato tutto.

Mentre i tre uomini esausti e prosciugati osservavano la scena, Caterina accolse l’assalto finale al suo corpo strapazzato. Emetteva rumori e grugniti incoerenti come un animale. Il grande pannello di plastica trasparente dietro la sua testa rimbombava dei colpi di cazzo che si trasmettevano lungo il suo corpo, mentre i pannelli degli strumenti vibravano in una pazzesca sintonia con i movimenti di quella sbarra di carne che affondava ed emergeva dalla sua figa. Una manopola era pressata profondamente in uno dei suoi glutei ed era come un chiodo piantato nella sua carne che ad ogni colpo le straziava la carne.

Ma ancora, malgrado la sua eccitazione fosse alle stelle, senza alcun controllo, non riusciva a venire. Malgrado il trattamento che le sue tette subivano, il cazzo che le riempiva la vagina fino a profondità incredibili, non riusciva a venire. Ebbe paura di non poter venire mai più. Era stata sulla sommità del piacere troppe volte.

Quindi anche l’ultimo uomo cominciò a godere, e lei gridò perché l’orgasmo dell’uomo segnava la fine di tutto. Dopo tutto, c’erano quattro uomini nella stanza, e lei li aveva sfiancati tutti e quattro. Era finita. Non c’era più cazzo. Non c’erano più cazzi per la sua figa o per la sua bocca o per il suo culo.

L’ultima eiaculazione aveva colmato la sua vagina di sperma che adesso le scorreva fuori verso il suo clitoride e poi anche lungo il perineo fino a raggiungere il solco fra i glutei per terminare il suo percorso sulla console di regia.

Improvvisamente, avvertì una specie di solletico al clitoride causato sicuramente dalla sborra proveniente dalla figa. Il solletico le percorse l’intera lunghezza del suo inguine. Era come un pizzicore che le stimolava tutti i nervi della regione pubica che cresceva, cresceva ancora e poi ancora sempre più forte e poi diventò un torrente di fuoco che la bruciava dentro il corpo e che risalì lungo la schiena dal culo fino alla testa irradiandosi in tutto il corpo come se tutti i nervi fossero andati in corto circuito. Tremava tutta, sentiva i muscoli contrarsi e rilassarsi a velocità pazzesca. Tutto questo sembrò durarle un’eternità. Le sembrò di morire. Lampi di colore le apparivano davanti agli occhi, sentiva sirene assordanti nelle sue orecchie. La sua figa era un nodo aggrovigliato di muscoli contratti. Tutti i muscoli erano doloranti per le contrazioni continue. Il suo petto si alzava e abbassava in modo assolutamente anormale, non riusciva né a inspirare né a soffiare fuori l’aria dal suo corpo. Il suo corpo batteva un tempo sincopato, aritmico. Poi finalmente o purtroppo ogni cosa scomparve lasciandola incosciente.

Rinvenne e si accorse dell’uomo che le stringeva il naso e le soffiava l’aria nella bocca. Cacciò fuori l’aria che l’uomo le aveva insufflato e prese fiato da sé stessa. Quando vide i suoi occhi aprirsi e chiudersi, l’uomo che le stava sul petto si ritrasse. Lei prese un respiro profondo.

“Gesù, ci siamo andati molto vicino” disse l’uomo, mentre si nettava il sudore dalla fronte e la guardava nervosamente. Caterina era ancora completamente nuda. Era sdraiata per terra sulla moquette della sala di regia. I quattro uomini erano in piedi tutto intorno a lei.

“Che è successo?” domandò debolmente. Quell’orgasmo potentissimo, increbile e terrificante era un ricordo vago nella sua memoria, ma i residui la marcavano con l’indolenzimento di tutti i muscoli.

“Deve essere stata tutta quella sborra,” le rispose uno degli uomini in camicia. “Eri sul pannello di controllo e il liquido avrà fatto scattare qualche interruttore.”

“E’ stato un colpo di corrente elettrica, allora?” concluse Caterina debolmente.

“Si,” assentì l’uomo. “Stavi scopando e quando Carlo ha iniziato a venire hai avuto le convulsioni. All’inizio abbiamo pensato che stavi venendo, che avevi un orgasmo fantastico. Ma poi le convulsioni sono diventate più forti quindi hai smesso di respirare. Ti abbiamo tirato giù dal pannello di controllo. Non sentivamo più il tuo polso. Eri morta!”

“Stavo morendo,” assentì Caterina. “E’ stato così splendido. Non avevo mai provato niente del genere prima. E’ stato un orgasmo cosmico.”

“Be è andata bene, se tu non avessi chiuso a meta quell’interruttore vicino al tuo culo, sarebbe stato il tuo ultimo orgasmo. Se fosse stato tutto aperto, come è di solito, ti saresti illuminata come un insegna al neon.”

Lei provò ad alzarsi. I due uomini che si erano preoccupati di prestarle soccorso la aiutarono a sedersi. Non si sentiva ancora in grado di mettersi in piedi. Carponi si diresse verso i suoi vestiti rifiutando le mani che volevano aiutarla.

Il regista stava controllando il pannello di controllo. “Dobbiamo cancellare la registrazione per il resto della giornata e forse anche per domani,” disse al produttore Bernasconi. “Si deve smontare l’intero pannello, pulire e asciugare i circuiti e rimontare il tutto.”

“Merda!” esclamò il produttore. “Be poteva finire molto peggio,” aggiunse.

“Si,” commentò uno degli uomini in camicia con un tono preoccupato. “Lei sarebbe potuta morire.” Caterina le lanciò un sorriso di apprezzamento mentre si agganciava il reggiseno. Lui sembrava essere l’unico a preoccuparsi di lei.

“Beh, allora dobbiamo registrare di nuovo tutto lo spettacolo,” disse Bernasconi seccato. “Dite a tutti di andare a casa e di ritornare dopodomani. Cominceremo la registrazione alle 10:30.”

Quando Caterina finì di vestirsi, tutti gli uomini erano già andati via tranne quello che aveva mostrato almeno un poco di considerazione per lei. Le domandò come si sentisse e se avesse bisogno di qualcosa. Caterina accennò un gesto con la testa benché tutti i muscoli fossero indolenziti. “Sto bene,” gli disse. “E’ già successo qualcosa di simile prima?”

“Cristo no! Usualmente sono solo gli alti papaveri che si fanno a turno le concorrenti. Mi presento, sono il direttore tecnico. Bernasconi intervista, diciamo così, tutte le concorrenti, e naturalmente anche il vecchio dei finanziatori,” continuò il direttore tecnico. “Pietro, però, le ammorbidisce prima di tutti. Uh, mi scusi.”

“Cioè…”

“Noi poveri mortali siamo fuori gioco quando c’è da spartirsi una pollastrella,” aggiunse l’uomo con tono amaro.

“Cioè io sarei una pollastrella da spartire ….,” notò Caterina.

“Oh, si, cioè, veramente..” balbettò l’uomo confuso ed imbarazzato sulla scelta delle parole giuste da usare.

“Beh, d’altra parte, tu sei stato l’unico che ha mostrato un poco di preoccupazione per me,” disse Caterina con tono riconoscente.

“Non è niente. Tu sei una persona, una brava persona,” rispose l’uomo tentando di fare il duro e cinico. “Se tu fossi morta l’intero spettacolo sarebbe andato a puttane. avremmo avuto un inchiesta e io avrei probabilmente perso un buon lavoro.”

Caterina intuì che lui non pensava veramente quello che aveva detto. “Forse sarò capace di ringraziarti per avermi salvato la vita. Ma non oggi,” gli disse.

“Scusami, se io non mi fossi comportato come un animale, non sarebbe successo niente,” si giustificò. “Non mi devi proprio niente.”

“Va bene. Ci vediamo dopodomani allora,” disse aprendo la porta della sala regia.

“Prenditi cura di te. Se per caso ti senti svenire o ti viene la nausea o le vertigini dovresti andare da un dottore.”

Caterina sorrise. “Si e come potrei spiegare che ho preso un colpo di corrente in uno studio TV? Sopratutto considerando dove ho i segni?”

Fuori dallo studio camminò fino a quando le gambe glielo permisero. Quindi trovò una fermata dell’autobus. Non osò sedersi, la sua figa era così inondata di sperma che in qualsiasi posto si fosse seduta ne avrebbe lasciato sicuramente una grande pozza. Rimase in piedi sull’autobus anche se c’erano un sacco di posti liberi, e l’autista la osservò sorpreso con uno sguardo curioso.

Una volta a casa, si tolse gonna e camicetta e si diresse verso la stanza da bagno. Entrò nella doccia e mentalmente fece il raffronto con la lussuosa ed gigantesca vasca da bagno di Sandra. Le sembrava che tutto fosse accaduto settimane e non un paio d’ore prima. Dopo essersi insaponata tutto il corpo si sciacquò con la doccia e tentò di lavare via l’incredibile quantità di sborra che aveva ancora nella figa. Poi prese una peretta e si sciacquò diverse volte prima si sentirsi a posto.

Quindi si sdraiò sul letto, nuda e rimase a osservare il soffitto. Che le piacesse oppure no, era arrivato il momento di affrontare sé stessa. Non poteva rimandare questo confronto ancora più a lungo. Non era capace di dire a sé stessa che aveva odiato ogni minuto di quello che era successo, e neanche poteva dire di essere stata costretta. La maggior parte delle cose le aveva fatto di sua spontanea volontà. E si era anche molto divertita. Anche la sua temporanea morte era stata piacevole. In questo caso dire che aveva goduto da morire non era per niente una metafora.

L’unica cosa che aveva odiato erano stati alcuni degli uomini coinvolti. Per questi non era altro che un pezzo di carne. In effetti, pensandoci bene, per Sandra, Bernasconi, Bonetti, il suo compagno attore, e Pietro Scandia lei era soltanto una figa, solo una di una lunga serie.

Gli unici che avevano mostrato di considerarla una persona erano stati Paolo il truccatore ed il direttore tecnico. Quest’ultimo aveva mostrato di tenere a lei più di quanto avesse fatto suo marito nell’ultimo mese. Certo anche quell’uomo l’aveva scopata come del resto anche tutti gli altri. Ma in fondo era stata lei a chiederlo e le era anche piaciuto. Per non parlare poi dell’ultimo orgasmo, una cosa fenomenale.

Sarebbe dovuta ritornare allo studio fra due giorni. Cosa la spaventava di più della sua situazione era che non soltanto avrebbe dovuto affrontare di nuovo tutti questi uomini, ma che, dentro di sé, lei desiderava andarci e voleva una serie infinita di scopate e di pompini. Sapeva che avrebbe rifatto tutto un’altra volta. Ma non voleva che quei bastardi figli di puttana avessero l’idea che lei fosse solo un’altra figa da usare come tutte quelle che l’avevano preceduta. In realtà, lei aveva voglia di essere scopata. Ma voleva essere scopata da uomini per cui lei significasse qualcosa e non una semplice figa.

Lei voleva essere speciale. In qualche modo, avrebbe dovuto gestire tutto questo senza pregiudicare le sue possibilità di vincita al gioco. Lei doveva essere una grande vincente. Non sapeva che cosa ne sarebbe stato del suo matrimonio dopo che tutto questo fosse passato. Ma se non avesse vinto non avrebbe avuto alcun futuro. Le sue infedeltà si sarebbero potute spiegare e anche comprendere e scusare ma tutti i debiti che aveva fatto per partecipare al gioco sicuramente avrebbero pregiudicato per sempre la sua vita.
Al supermercato

Caterina era nervosissima. Il giorno che doveva passare prima di fare la seconda registrazione era un calvario. Una tensione nervosa la aveva mantenuta sveglia tutta la notte che aveva passato girandosi e rigirandosi nel letto fino a quando suo marito già stanco e sfinito dal lavoro se ne era andato a dormire sul divano del salotto-soggiorno. Senza niente da fare, se non aggirarsi per quella casa piccola, anonima e squallida, stava diventando matta. Non era nemmeno sicura se era solamente troppo ansiosa per l’attesa del giorno dopo o se era eccitata. Finalmente, cercando una scappatoia, fece una lista della spesa e uscì per andare al supermercato che si trovava ad un paio di isolati di distanza. Non era una grande distanza, ma il percorso era praticamente quasi tutto in pieno sole ed era il sole dell’estate siciliana.

Quando arrivò al supermercato era in un bagno di sudore ed il leggero vestitino di tessuto sintetico le si incollava addosso come una seconda pelle. Non appena entrò nel supermercato l’aria condizionata sparata a temperature polari le fece venire un tuffo al cuore, e per l’aria fredda i suoi capezzoli diventarono duri e appuntiti come chiodi. Si guardò il petto e improvvisamente si ricordò che non aveva messo né reggiseno né mutandine prima di uscire di casa. Ora la sensazione di freddo che le induriva i seni, faceva si che le sue tette risaltassero in maniera orgogliosa e fiera. Inoltre, poiché il vestitino era umido di sudore e le si attaccava ai seni era come se fosse nuda.

Caterina era squisitamente consapevole della sua apparente nudità. L’aria fredda le faceva uno strano effetto alla topa mentre spingeva il carrello tra i corridoi degli espositori. Nella zona della frutta e verdura c’era una catasta di cetrioli e zucchine che furono trasformati in un esercito di falli dalla fantasia di Caterina che adesso avvertiva i sintomi dell’eccitazione. Girandosi dall’altro lato, cercando di controllare le sue emozioni, si trovò di fronte una serie di caschi di banane di notevoli dimensioni e stavolta la sua topa si contrasse e cominciò a salivare.

Adesso si, non c’era alcun dubbio era eccitata in modo terrificante e avrebbe dovuto aspettare un intero giorno prima di potere saziare la sua voglia. Un giorno intero di questa voglia l’avrebbe fatta diventare matta. Se soltanto avesse avuto un uomo per marito e non una dannata macchina da lavoro, non sarebbe stata così disperata. Ma quando tornava a casa l’unica cosa che faceva era quella di buttarsi sul letto e addormentarsi. La sera prima non si era neanche accorto che lei era andata a letto completamente nuda.

Caterina perdeva tempo fra i vari scaffali del supermercato cercando di far passare il tempo anche se quel mattino la maggior parte di essi era vuota. Ma lei non aveva bisogno di molte cose. Ma dovunque posasse lo sguardo c’era sempre qualcosa che le riportava alla mente lo stesso pensiero. E se non erano i cetrioli, le zucchine o le banane erano le confezioni di deodorante o quelle di dentifricio. Sentiva la necessità di curvarsi per calmare la palla di nervi che adesso aveva nello stomaco.

Nella parte posteriore del negozio, c’erano due porte oscillanti che davano nel grande magazzino refrigerato dove venivano conservati gli ortaggi, le verdure e la frutta. Caterina spinse una delle porte e diede uno sguardo dentro. Il magazziniere stava lavorando vicino la vasca dove le verdure venivano lavate e preparate per l’esposizione. Era un ragazzo nero di una ventina d’anni, alto e muscoloso.

Caterina cercò di ricordarsi il suo nome. Lo aveva visto moltissime volte ed in genere lui salutava educatamente. Lavorava per il supermercato già da un paio d’anni e lei aveva visto moltissime volte la targhetta con il suo nome che portava al petto.

Si chiamava Pietro? No Pietro era il nome di Scandia, il presentatore dello spettacolo. Spingendo il suo carrello in un angolo si guardò discretamente in giro. Nessuno guardava dalla sua parte. Scivolò fra le porte entrando furtivamente nel magazzino che odorava di verdure e di terra avvicinandosi alla zona dove venivano preparate le verdure. Le porte si richiusero dietro di lei con un rumore soffocato.

“Signora Caldera!” esclamò il magazziniere che aveva sentito il rumore delle porte aprirsi e rinchiudersi. “Lei non dovrebbe trovarsi qui dentro.”

“Stamattina sto cercando qualcosa di fresco,” rispose Caterina. Sentiva i seni indurirsi ancora di più per la differenza di temperatura e per l’eccitazione. Il giovane indossava un paio di jeans neri attillati. Il rigonfiamento all’altezza del pube era impressionante.

“Qualcosa di speciale?” domando il giovane.

“Si, in effetti si potrebbe dire così,” assentì Caterina, muovendo un dito sul bordo di un vaso. “Qualcosa di lungo, fresco e succoso,” Una calda sorgente di desiderio si stava sprigionando nel suo ventre.

“Ho delle carote bellissime e freschissime.”

“Non è esattamente quello che avevo in mente,” replicò Caterina con tono confidenziale. “Ma sono della forma giusta.” E si meravigliò di come la figa arrivasse a bagnarsi così in fretta.

Il pacco all’inguine del ragazzo diventò ancora più grosso. I suoi occhi scuri e brucianti le percorrevano il corpo soffermandosi sui suoi capezzoli che duri come chiedi erano perfettamente visibili attraverso il tessuto leggero e umido del vestitino, poi sui suoi seni generosi e sulla curva sensuale dei suoi fianchi.

“Qualcosa che rassomiglia di più alla forma di un cetriolo piuttosto che ad una carota?,” domandò lui, con un tono che la diceva lunga sul fatto che il ragazzo aveva capito benissimo dove Caterina voleva arrivare.

“Qualcosa di simile,” confermò lei.

“Allora diciamo qualcosa di forma arrotondata, duro e lungo,” continuò il giovane nero. “Qualcosa che spruzzi il succo quando viene morso.”

“Esattamente,” disse Caterina contenta. Il suo respiro era diventato affannoso ed il cuore le batteva all’impazzata.

“Penso di avere quello di cui ha bisogno,” la rassicurò il giovane. “Solo un momento. Vado a chiudere le porte così non saremo disturbati.”

Caterina udì il rumore degli zoccoli sul pavimento di cemento e poi il rumore dei chiavistelli delle porte. Adesso era chiusa lì dentro con lui. Il magazziniere si girò. Stava in piedi vicino le porte e con le mani si stava toccando la cerniera dei jeans. La abbassò e tirò fuori il suo uccello nero. Con un movimento lento, molto lento, fece scivolare nera la pelle giù scoprendo il glande color porpora scuro. Si accarezzò con la mano lentamente facendo scorrere la pelle su e giù.

“Era questo che stava cercando?” domandò lui molto gentilmente.

“Si,” sussurrò Caterina. “Oh si,” gemette. “Oh, Signore, si era proprio questo.” Trotterellò verso di lui con gli occhi che fissavano il cazzo nero che avrebbe avuto dentro di lei, che avrebbe sputato il suo seme dentro di lei e che avrebbe scacciato l’inferno di desiderio che le torturava lo stomaco.

Senza neanche chiederlo, si buttò in ginocchio di fronte a lui. Con entrambe le mani prese delicatamente e teneramente il cazzo del giovane. Accarezzò il suo cazzo nero sentendo come fosse soffice e vellutata la pelle e invece duro ciò che la pelle ricopriva. Stuzzicò la parte di sotto lungo la vena dorsale, lungo il canale che avrebbe portato lo sperma cremoso dentro di lei.

Chinandosi in avanti Caterina si impadronì del suo cazzo usando la bocca calda. Rotolava la lingua tutto intorno al glande, Lo assaggiò, lo assaporò tutto. Con la lingua stuzzicò il filetto di pelle che partiva dal glande. Qualche goccia di liquido seminale le arrivò sulla lingua in conseguenza della sua suzione e la deliziò con il suo sapore ed aroma. Circondata da pomodori broccoli zucchine e melanzane lei faceva un pompino al magazziniere nero. Ne prese metà in bocca e già il glande le arrivava in gola.

Mentre con una mano stringeva e massaggiava il cazzo, usò l’altra mano per tirarsi su il vestitino fino a scoprire il suo corpo pallido e il suo seno generoso. Adesso la sua topa bruna, il suo seno, sul quale risaltava il rosa chiaro delle areole e dei capezzoli, era esposto alla vista del giovane.

Caterina cominciò ad ondeggiare eroticamente, strofinando i seni sulle gambe del ragazzo mentre lo spompinava. Le mani del ragazzo le accarezzavano i capelli e la forzavano gentilmente a prendere più cazzo.

Dimenandosi e muovendosi con il corpo e con la testa Caterina continuò a succhiare l’uccello del magazziniere cercando di inghiottire il glande come aveva imparato a fare con Pietro Scandia allo studio della TV. Indubbiamente, pensò, devo avere un talento speciale per questo. Ormai avendo imparato il trucco, sapeva come fare per far scivolare quell’arnese lungo la gola e allo stesso tempo lavorandolo con la lingua e riuscendo anche a respirare senza ne affogare né vomitare. Finalmente, il suo naso arrivò a contatto con i peli serici del pube poi si tirò indietro per prendere un poco d’aria.

Stava ripetendo la manovra quando inaspettatamente il giovane si tirò indietro. Tirò fuori il cazzo dalla bocca di Caterina e cominciò a strofinarglielo sul viso. Le spalmò il viso di saliva e di quelle gocce di liquido seminale che accompagnano l’erezione. Mentre con una mano le teneva la testa, con l’altra le sbatteva il fallo sulle guance, sulle labbra e sul naso. Adesso il viso di Caterina era tutto bagnato e lei si ritrasse per permettergli di vedere la crema che le aveva sparso dappertutto.

“Sai cosa avrei voglia di farti, bella signora?” le domandò il giovane.

“Che cosa?” rispose Caterina, stuzzicata dal pensiero di un piacere incognito.

“Mi piacerebbe pisciarti addosso, dappertutto. Ho voglia di vedere la pipì scendere in rivoli sul tuo corpo.”

“Oh, Dio!” gemette Caterina arrossendo non per l’imbarazzo o la vergogna ma per l’eccitazione che quel pensiero le suscitava.

Lui continuò a sbatterle il cazzo sul viso e a spargerle ancora saliva e liquido seminale sulle guance. “Mi piacerebbe farti pipì proprio in faccia,” incalzò. “Pisciarti in bocca e guardare la pipì che ti cola dalla bocca giù sul tuo corpo bianco come tanti rivoli gialli.”

“Si,” replicò Caterina stavolta. “Qualsiasi cosa, si fai tutto quello che ti piace, pisciami se ti piace.”

“Togliti il vestito,” le ordinò bruscamente.

Caterina si tolse il vestitino e lo lanciò da un lato. Adesso era nuda e in ginocchio davanti al ragazzo nero che faceva il magazziniere al supermercato. Allungò una mano per sfiorargli il fallo nero e lucido di saliva e poi lo afferrò e si preparò per quello che stava per succedere. La sua bocca era semiaperta in attesa.

Per un lungo, doloroso minuto non successe niente. Sentì che il cazzo del giovane si ammorbidiva un poco, e poi lo sentì pulsare e vibrare nella sua mano. Qualcosa di caldo e bagnato la colpì in viso. Un liquido caldo e salato la colpiva sul naso entrandole in bocca e nelle narici scendendole per la gola, per il petto lungo i seni giù per il corpo i rivoli brucianti. Sentì il cazzo ancora nelle sue mani mentre si liberava di tutto il suo carico di pipì, riempendo l’aria intorno a lei di un odore caldo e penetrante.

Lei era nuda, in ginocchio di fronte ad uomo, tenendogli il cazzo in mano mentre lui le pisciava su tutto il corpo! E le piaceva. Sentì che la sua figa era attraversata da una serie di spasmi mentre lei godeva di quella pioggia che le colava addosso. Aveva goduto così velocemente che stentava a credere che una cosa così le sarebbe mai potuta succedere. Per quello che le sembrò un’eternità, il flusso caldo irrorò il suo corpo poi lentamente si affievolì e terminò. Lei era adesso completamente bagnata e tremante per la sensazione di freddo. Sporgendosi in avanti lei prese quel cazzo che l’aveva innaffiata di pipì e lo prese di nuovo in bocca. Lo sentì riprendere la durezza di una erezione completa.

Con un grugnito animale, Caterina si distese sul pavimento duro bagnato e scivoloso e offrì la su topa al giovane nero. Senza nessun preliminare lui la penetrò profondamente nella figa umida. Lei lo allacciò con le gambe mentre i suoi fianchi ondeggiavano avanti e indietro con assalti possenti. Il suo cazzo dentro la sua figa produceva un rumore umido seguito dal rumore della pelle che cozza contro pelle quando la schiaffeggiava con il bacino. La sua figa era dilatata in ampiezza ed in profondità per accomodare tutta quella grazia di Dio.

Il secondo orgasmo la colpì come un fulmine mentre lui la sbatteva lì sul pavimento. Lei aveva affondato i talloni nei suoi glutei mentre lui affondava il fallo dentro di lei. Sentì il cazzo che la pompava cominciare a vibrare e quindi si sentì riempire da fiotti caldi di sborra mentre le ondate di piacere la percorrevano dal bacino fino a trafiggerle il cervello.

Quindi tutto finì, il suo cazzo si riduceva a dimensioni normali e anche lei stava scendendo dal picco di piacere. Quando infine lui tirò il cazzo fuori dalla sua figa gocciolante, lei divenne consapevole del contatto del cemento bagnato di pipì con la sua pelle nuda. Mentre ancora giaceva a terra con la sborra che le colava dalla figa e si mescolava alla pipi tutto intorno a lei vide che lui si strappava la maglietta e la gettava lontano. Comprese che anche lui doveva essersi bagnato di piscio mentre la possedeva.

Per un momento, lui la guardò. Lui stava tremando, apriva e chiudeva le mani nervosamente. “Dio, che cosa ho fatto??” domandò.

“Niente che io non abbia chiesto,” lo rassicurò lei dolce triste. “Niente che io non abbia voluto.”

“Si,” assentì lui, sollevato. La paura delle possibili conseguenze di ciò che aveva fatto stava scemando. “Si, penso che sia così.”

Sentendosi, sporca anzi disgustosa e imbarazzata dalla vergogna, Caterina si alzò in piedi. Poi si diresse verso la vasca delle verdure. Sporgendosi in avanti aprì l’acqua. Quindi, mentre il giovane la guardava, usò una pezza per sciacquarsi e lavare via dal suo petto ed dal viso i residui di pipi che, fra l’altro, cominciavano ad asciugarsi.

Dopo essersi asciugata con un asciugamani di carta, si rivestì. Adesso tremava dal freddo. Senza dire una parola a quell’uomo con cui si era degradata, sbloccò le porte e ritornò all’interno del negozio. Come fosse in un sogno, riprese il suo carrello e si diresse verso il corridoio successivo allontanandosi dal reparto frutta e verdura.

Piano, piano cominciò a considerare ciò che aveva appena fatto, a ripercorrere con la mente tutti aspetti di questa nuova esperienza. Sognò di lasciarsi pisciare ed eiaculare addosso da un plotone di uomini e la sua topa rispose a questi pensieri contraendosi e lanciandole nuovi segnali di eccitazione. Cercò di ricreare la sensazione di quel cazzo nero che l’aveva riempita e inondata e sentì l’urgenza di una nuova scopata crescere dentro di lei.

Stava diventando una folle. Sicuramente era una ninfo-maniaca, rifletté. Ma da qualche parte, forse alla televisione, aveva sentito che le ninfomani non riescono mai a trovare soddisfazione nell’atto sessuale. Lei invece otteneva un piacere enorme dallo scopare e questo era il vero problema. Se il sesso non le avesse dato tutto il piacere che in effetti le dava, forse non l’avrebbe fatto così tanto e spesso.

Mentre spingeva il carrello attraverso il reparto della gastronomia i suoi occhi caddero su una catasta di zucchine in offerta speciale.
Si fermò a studiare quei lunghi ortaggi verdi dall’aspetto così verosimilmente fallico e contemporaneamente sentì una sensazione di solletico all’interno della figa. Pensò di prendere uno di quei lunghi cilindri e di affondarselo nella topa. Oh Dio, come l’avrebbe riempita. Oppure su per il culo. Sicuramente l’avrebbe graffiata anzi sfondata.

Si allontanò in fretta per evitare di cadere nella tentazione. Sembrava non ci fossero più limiti alla sua immaginazione. Sembrava non avere più alcuna inibizione. Proprio nessuna. Ad ogni modo, perché non farlo? Girò nel corridoio dove c’era la zona caffè. Adesso era in uno stato di eccitazione indescrivibile. Doveva trovare qualcuno che le alleviasse questa sensazione di mancanza.

Raggiunse il reparto della carne e vide il macellaio al lavoro dietro la vetrata trasparente. Stava tagliando delle costate di maiale con colpi precisi e poderosi. Dopo averle impacchettate e pesate le portò dentro una cella frigorifera la cui porta si richiuse alle sue spalle. Dopo qualche minuto tornò fuori con un carrello pieno di confezioni che cominciò a sistemare nel banco di esposizione quasi di fronte a Caterina.

Lei aspettava, tremando per la paura e per l’eccitazione. Il macellaio sistemò tutti i pacchetti in bell’ordine e fece per ritornare nella zona lavoro.

“Ciao, Mario,” lo salutò lei con voce roca.

“Salve Signora Caldera,” le disse l’uomo con un tono della voce caldo e confidenziale. “Posso fare qualcosa per lei?”

“Ho bisogno di qualche tocco di carne, Mario,” rispose, stavolta, con la voce ancora più rotta dall’emozione.

“Certo Signora, sono qui proprio per questo.”

Caterina guardò maliziosamente il banchetto delle esposizioni facendo scorrere lo sguardo da destra a sinistra e poi di nuovo sul macellaio e quindi intorno a lei. Nessuno in vista. “La carne che sto cercando qui non c’è,” gli disse con un tono cospiratorio.

Mario fu sorpreso. Guardò il banco delle esposizioni che aveva appena sistemato e dove c’era ogni ben di Dio.

“Non so proprio cosa possa essere,” pensando di avere dimenticato qualcosa. “Abbiamo vitello, agnello, maiale, pollo e tacchino. Manca soltanto la carne di cavallo e di montone,” scherzò lui.

“Perché non andiamo insieme nella cella per vedere se posso trovare lì quello che cerco,” lo stuzzicò Caterina.

“Ma io non dovrei permettere a nessuno di entrare lì dentro,” rispose Mario perplesso.

Caterina stava per rinunciare. Quell’uomo era incredibilmente poco perspicace. Lei si toccò la topa attraverso il vestito sottile. Si infilò un dito dentro la figa e lo inumidì con la sborra del ragazzo di colore.

“Io non credo tu abbia capito, Mario,” sospirò. A questo punto gli occhi blu del macellaio di sbarrarono mentre lui la guardava e realizzava il significato delle parole di Caterina. “Questo è un’ordinazione molto speciale che solo tu puoi preparare. E deve essere preparata in privato,” gli disse.

Mario arrossì, si leccò le labbra. Si stropicciò le mani poi le passò sulla grembiule e si guardò intorno nervosamente. “Beh, si va bene, ma in fretta così nessuno la può vedere,” disse lui a bassa voce.

Caterina abbandonò il suo carrello e lo seguì nella stanza delle preparazioni e poi dentro la cella frigorifera. Mario chiuse la pesante porta dietro di loro e Caterina sentì il rumore della serratura scattare con un click rassicurante.

La cella era illuminata a giorno da alcuni tubi fluorescenti posti sul soffitto. Al centro della cella c’era un grande tavolo da lavoro lungo almeno tre metri e largo come un materasso di una piazza e mezza. Appesi a dei grossi ganci lungo le pareti c’erano quarti di vitello ancora da preparare e poi anche mezzi maiali e agnelli. Sembravano tutti pallidi e nudi e vergognosi di essere lì.

“Adesso che siamo qui,” disse Mario sentendosi più sicuro in quell’ambiente a lui familiare, “qual’era questa ordinazione speciale che avrei dovuto preparare per lei?”

Caterina non esitò neanche un attimo e si tolse il vestitino rimanendo completamente nuda davanti a lui tremando per l’eccitazione e per il freddo. Nella cella c’erano appena 5 gradi. Le sue tette erano dure come il marmo ed i capezzoli duri e appuntiti miravano verso il tetto.

“Come vorresti preparare un pezzo di questa?” gli domandò accarezzandosi il cespuglio castano del suo pube e stuzzicandosi il clitoride.

Mario diventò rosso come un peperone. Si passò la lingua sulle labbra mentre la studiava. Le sue mani grandi e forti, mani da lavoratore, andarono al suo seno pesante e generoso sollevandolo. Con i pollici sfiorò i capezzoli con un tocco insospettabilmente leggero. Caterina chiuse gli occhi per il piacere mentre brividi di fuoco le percorrevano la schiena. Immaginò di essere immolata su quel tavolo e di essere tagliata a pezzi da coltelli appuntiti e affilati e tremò ancora mentre la sua vagina diventava una fontana di secrezioni.

Le mani di Mario scesero sui lati del corpo di Caterina fino alle sue anche e poi in mezzo alle sue cosce e quindi le allargò i petali della topa con le dita incredibilmente morbide e leggere.

“Come la giudichi?” gli domandò lei.

“Prima qualità,” rispose lui. “Carne assolutamente di prima scelta, soda. Non troppo grasso ne troppo poco, tenera e succosa.”

Lui fece scivolare un dito nella sua topa. Lei non gli disse che metà del liquido che la bagnava era lo sperma di un altro uomo. Invece allargò le cosce e sporse in avanti il suo bacino per facilitargli il compito. Lui la prese con il dito dal basso in alto come se l’avesse presa all’amo e la sollevava ogni volta che affondava il dito dentro di lei e lei si alzava sulle punte dei piedi come se volesse volare. Se non fossero sembrati così appuntiti e pericolosi, avrebbe chiesto a Mario di infilare uno di quei grossi ganci ai quali erano appesi i quarti di animale nella sua figa. Immaginò che il dito di Mario fosse uno di quei ganci luccicanti. Immaginò di essere appesa per la topa a pendere dal soffitto accanto ad uno di quei pezzi di vitello.

Lui continuò a giocare con la sua vagina ancora per un poco fino a quando si accorse che la pelle di Caterina cominciava a diventare bluastra per il freddo. Quindi con un movimento agile e possente la sollevò da terra e la distese sul tavolo dove d’abitudine lavorava la carne. Caterina sentiva il legno del tavolo freddo e unto sulla pelle del culo e della schiena. Mentre giaceva in attesa lì sul tavolo vide Mario spogliarsi. Mario aveva una corporatura robusta con una pelle dal colorito rosa pallido. Cosa strana per un siciliano aveva i peli del petto e quelli dell’inguine rossicci.

Il suo cazzo era grosso e solido già pronto per la sua topa. Caterina ebbe la sensazione che gli animali macellati appesi alle pareti la stessero guardando mentre lei era distesa su quell’enorme tagliere. Sulla sua testa pendeva una serie di coltelli, forbici e seghe scintillanti e di tutte le taglie. Lui si sollevò e si appoggiò su di lei. Il suo cazzo le sfiorò la figa. Immediatamente, come se fosse un riflesso, Caterina sollevò il suo bacino come a dare il benvenuto a quell’uccello che prometteva di riempirle la figa per bene. Allargò ancora le gambe e le braccia. Il corpo di Mario massiccio e pesante la inchiodò sul tavolo. Finalmente, le infilò il cazzo nella figa senza alcuna difficoltà tanto scivolosa era la sua vagina di secrezioni e dello sperma del magazziniere.

Caterina si stirò immaginandosi di essere legata alla ruota della tortura. Immagino che la stessero tirando per le braccia e le gambe come se gliele volessero strappare. Sentiva al contempo il cazzo che la pompava ed i peli serici le strofinavano il clitoride. La sua eccitazione sessuale era arrivata al limite. I coltelli luccicanti sopra di lei si trasformarono sotto i suoi occhi in nuvole splendenti.

Il macellaio ormai la fotteva con colpi poderosi schiacciandola contro il tavolo, il suo cazzo bruciava dentro di lei nel suo movimento dentro fuori e poi di nuovo dentro fuori. Il suo clitoride veniva strofinato e stuzzicato dai movimenti del coito. Caterina avvertì i sintomi del suo piacere arrivare, salirle per la schiena e scoppiarle nel cervello trasformandola in una carcassa tremante e abbandonata. Non si accorse neanche dell’eiaculazione di Mario se non quando estrasse il cazzo dalla figa tormentata. Lei giaceva su quel tavolo, in una stanza gelida con un altro carico di sperma che le colava dalla figa. Mario si stava già rivestendo. Lei rotolò sul tavolo e si mise in piedi. Lui le porse vestiti e sandali senza guardarla mentre si rivestiva.

Con molta cautela aprì la porta della cella e guardò fuori, la scortò velocemente dalla parte esterna del reparto carne, quindi sparì di nuovo nella sua zona di lavoro senza dirle niente.

Caterina adesso tremava dal freddo. La sborra le colava in rivoli densi e lenti giù per le cosce dalla figa nuda. Un’onda di miseria la travolse. Si era fatta fottere già due volte in un modo veramente squallido ed ancora aveva un’intera giornata desolante davanti senza alcuna prospettiva.

Malgrado gli orgasmi brucianti che aveva raggiunto, la sua voglia non si era ancora sopita. Mentre portava il carrello di corridoio in corridoio guardando distrattamente le merci, sentiva le parti interne delle cosce diventarle umide e appiccicose, e questa sensazione stimolava la sua eccitazione. Tutta questa sborra dentro di lei le sviluppava di più l’appetito di sesso. Si ricordò dell’orgasmo elettrico che le era quasi costato la vita il giorno prima. Il piacere che aveva provato con il magazziniere ed il macellaio le apparivano così pallidi e banali in confronto.

Passando davanti ad una piramide di scatolette girò l’angolo del corridoio quasi investendo un giovane robusto che stava caricando di scatolette uno scaffale. Lei le lanciò un lungo ed intenso sguardo e si chiese come fosse il suo uccello e che cosa avrebbe provato a sentirselo dentro.

“Posso fare qualcosa per lei?” le domando lui vedendo la sua esitazione.

Caterina avrebbe voluto chiedergli di scoparla, invece scosse la testa. “No grazie. Stavo solo pensando. I prezzi sono sicuramente al rialzo in questi giorni. Non è vero?”

“Si, Signora,” assentì lui gentilmente e ritornò a lavorare.

Lei rimase a guardarlo, combattendo l’impulso di spogliarsi e di saltargli addosso. Finalmente, sforzandosi, riuscì ad allontanarsi lungo il corridoio. Adesso poteva sentire l’odore di sborra e di figa. Stava diventando pazza e irresponsabile. Prima il reparto verdure e poi quello macelleria. E aveva quasi violentato il fattorino proprio in mezzo al corridoio.

Si fermò un attimo a prendere fiato e coraggio dietro una colonna di scatole di pomodori pelati. Tirò fuori la sua lista della spesa e tentò di leggerla. Le sue mani tremavano così violentemente che le dovette appoggiare al carrello. L’unica cosa che aveva già preso era la carta igienica. Poi, guardando nella borsa, si accorse che aveva dimenticato a casa il portafoglio. A quel punto non riuscì più a contenere le emozioni e gridò.

Ma come aveva fatto a ridursi in quello stato? Non le sembrava possibile. La dolce, innocente, timida e timorata Caterina era arrivata vergine al matrimonio, si era conservata pura per suo marito. Lei, in verità, non aveva mai sentito dei desideri né voglie particolari e aveva scoperto il piacere sessuale solo dopo il matrimonio. Stava diventando una puttana. Solo che lei non lo faceva per denaro. Al liceo era stata una di quelle ragazze per bene, che non aveva avuto storielle con i suoi compagni. Ora invece non c’era niente che non avrebbe fatto e che non avesse voglia di provare.

Con gli occhi pieni di lacrime amare ritornò allo scaffale da dove aveva preso la carta igienica per rimetterla a posto prima di ritornare a casa. Fece il giro del reparto ma era così sconvolta che passò oltre il corridoio giusto e fu costretta a tornare indietro.
Mentre si voltava si sentì afferrare da dietro. Una mano sulla bocca le impediva di gridare. Tentò di debolmente liberarsi ma senza successo. Fu trascinata attraverso una porta che dava su uno degli uffici del supermercato.

Sentì delle mani rudi che le stringevano i seni e senti di nuovo la voglia tradirla, bollendole in pancia, o meglio più in basso.
In pochi istanti il suo vestito le fu sollevato e arrotolato fino a scoprirle il petto e si ritrovò praticamente nuda per la terza volta nella mattinata. Improvvisamente e senza neanche una parola, l’uomo la stava già scopando con il cazzo profondamente infilato nella topa, e lei gemeva di piacere.

Caterina cercava di mantenere a fuoco la vista tra le lacrime e riconobbe l’addetto alla sicurezza del supermercato. Con i pantaloni grigi della sua uniforme abbassati e ancora il cappello in testa la stava violentando con brutalità. Lei cominciò a godere di nuovo. Lui era un uomo di mezza età, con un pò di pancia. Aveva sempre un aspetto dolce e gentile, ma adesso la stava violentando. Era stato sempre cortese ed educato con lei. Le apriva la porta e la salutava cordialmente. E ora era li a scoparla con un cazzo duro come una mazza di legno.

E le piaceva, se lo gustava tutto, cosa che nel profondo la sconvolgeva. Lui, con il viso coperto di sudore, la spinse verso uno schedario, e continuò a possederla furiosamente, quindi cominciò a venire. Il suo fallo le spruzzò un fiotto di sborra che le riempì la figa.

“Awwwww,” Caterina gemette e venne anche lei. Il suo corpo era dolorante per il trattamento subito e dagli orgasmi che aveva avuto nella mattinata. Tremò nel sentire i rivoli di seme che le fluivano fuori dalla figa e le scendevano lungo le cosce. Sentì un rumore come una scoreggia provenirle dalla topa mentre l’uomo le assestava gli ultimi colpi cercando di mantenere l’orgasmo più a lungo.

Quindi lui si allontano da lei, quasi inciampando sui suoi stessi piedi. Il suo petto si sollevava e abbassava affannosamente mentre cercava di riprendere fiato. Tutto quello che Caterina riusciva a fare invece era di rimanere appoggiata allo schedario. Il suo vestito era arrotolato sotto le ascelle, mentre petto pancia e topa erano completamente esposti. Sentiva ancora i fiotti di piacere sulle cosce che cominciavano a formare una crosta, mentre aveva la pelle del l’interno delle cosce arrossata dalla frizione dei coiti ripetuti.

Ma per la prima volta quel giorno era soddisfatta. Il nodo di eccitazione che aveva provato da quando si era svegliata si era finalmente dileguato. Finalmente aveva un pò di sollievo.

“Signor Restivo, lei mi sorprende,” riuscì a dire Caterina.

“L’ho vista con il macellaio sulla TV a circuito chiuso,” replicò la guardia con poca convinzione. “Mi dispiace, ma quello che ho visto mi ha sconvolto. Dovevo averla. Dovevo. Non ho potuto farne a meno! Lei completamente nuda sotto questo vestitino che non copre niente che fa proposte a Mario e al povero Guglielmo, lasciando che le facessero cose terribili. Dovevo averla! Dovevo.”

Caterina non fece alcun tentativo di coprirsi. Non le fregava proprio niente ormai. E, ad ogni modo, lo sperma si sarebbe asciugato prima in questo modo. Non voleva che il vestito si macchiasse di sborra. “Lei ha visto tutto, quindi.”

“Ogni cosa. Anche quando quell’animale del magazziniere le ha pisciato in faccia. Anche quello. E sembrava le piacesse. E con Mario, sembrava come se lei fosse sul punto di essere squartata. E lei aveva una espressione come se si stesse divertendo.”

Caterina chiuse gli occhi e rabbrividendo visualizzò nella sua mente quello che quell’uomo doveva aver visto.

“Mia moglie non è stata più interessata al sesso già da molti anni,” continuò l’uomo con un tono di scusa. “Io mi guardo qualche film porno ogni tanto e mi masturbo. Ma vedere lei fare e farsi fare quelle cose era molto di più di quello che avrei potuto sopportare. Se lei mi vuole denunciare lei può, ne ha tutto il diritto e riconosco la mia colpa.”

Caterina scosse la testa. “Io non ho diritto di fare niente,” rispose lei amaramente. “Io l’ho chiesto e me lo sono meritato. Io l’ho voluto, tutto quello che mi è stato fatto l’ho voluto io. E lo stesso penso di quello che perfino lei ha fatto,” si corresse.

“Lei ha detto perfino me,” osservò lui amaramente. “Io sono un vecchio grassone. Non assomiglio per niente ad una sexy star.”

Caterina voleva continuare a parlare con quell’uomo, lo voleva rassicurare. “Sei stato molto bravo,” disse lei a bassa voce. “Non sono più eccitata, sono appagata adesso..”

“Davvero?”

“Si, tu sei riuscito ad appagarmi finalmente,” le disse lei.

“Incredibile!” L’orgoglio che era spuntato sul viso di quell’uomo era toccante.

“Penso sia meglio che adesso io vada a casa.,” disse Caterina infine abbassandosi il vestito a coprire il ventre nudo.

“Che cosa le è successo Signora Caldera?” le domandò la guardia. “Lei non si è mai comportata così prima.”

Caterina si morse le labbra nervosamente. “Penso che forse sto cambiando, Sig. Restivo.”

“Per favore, mi chiami Michele.”

“Marco non mi sta accordando nessuna attenzione ultimamente,” ammise lei, poi decise di cambiare argomento. “Lei ha detto che guarda film porno?”

“Li affitto quasi tutte le settimane. Sa è abbastanza caro, ma quando ho il giorno libero, riesco in genere a guardarmene uno, qualche volta anche due quando mia moglie va a trovare sua sorella.”

“Quanto costano?”

“5 euro l’uno al giorno, generalmente. Non è tanto, ma il mio stipendio non è molto alto e le spese sono tante e dobbiamo fare attenzione.”

Caterina pensò alla registrazione del giorno successivo. Sentì che l’eccitazione nel suo ventre stava risalendo. “Vorrebbe vedermi di nuovo in azione?” domando lei.

“Che cosa?”

“Siete libero domani?”

“Si.”

Lei le spiegò dove si trovava lo studio televisivo e quando doveva trovarsi là. “Ma io non capisco,” disse lui. “Diciamo che sarà la mia ultima prestazione,” le disse. “Farò tremare i muri.”
L’accordo

“Oh, cara mia, al Signor Bernasconi tutto questo non piacerà per niente,” osservò Paolo quando vide che Caterina era senza reggiseno.
Caterina si era tolta la camicetta non appena la porta della sala del trucco si era chiusa. Lei era eccitata al pensiero di quello che sarebbe successo quel giorno.

“Ah, si?” domandò lei innocentemente.

Paolo scuoté la sua testa dubbiosamente e guardò i suoi seni pieni e pesanti. “Li farai ballonzolare per tutto il palcoscenico.”

“Bernasconi non sembrava essere contrariato della pollastrella bionda senza reggiseno.”

“Be lei non aveva niente da poter far ballonzolare, tutt’al più li poteva fare appena tremare,” Paolo puntualizzò delicatamente.

Caterina si accomodò sulla sedia con le tette che sotto l’attrazione della gravità si assestavano in una nuova posizione di equilibrio. “Non ci metterò molto con il trucco,” la rassicurò.

“Quanto conosci il direttore tecnico?”

Paolo era occupato con la cassetta dei trucchi. “Non molto bene, ma Giacomo si. Be non intimamente, capisci.”

“Mi piacerebbe incontrare Giacomo,” annunciò Caterina. “Stamattina”

“Proprio adesso lui non è occupato,” disse Paolo iniziando a lavorare il viso. “Vuoi che lo chiami? Ti vuoi coprire?”

“Chiamalo, e io aspetterò così,” rispose Caterina.

“Anche Giacomo è alto,” buttò lì Paolo.

“E allora sistema la sedia come l’altra volta,” scherzò Caterina.

“A pensavi a quello? Lui sarà deliziata della tua tecnica di fare pompini.” Paolo aveva già il telefono in mano.

“Fallo venire qui subito,” disse Caterina senza alcun scrupolo.

Quando lui chiuse la chiamata, Caterina poteva vedere che l’uomo del trucco aveva una erezione mostruosa. Lei aveva lo stomaco che si contraeva per la voglia. Sentiva le tette si indurivano. “Perché non sistemi la sedia e ti prepari nel frattempo?”

Paolo abbassò lo schienale della sedia fino a quando lei non fu in posizione praticamente orizzontale. Lui stava vicino alla sua testa e sistemò il poggiatesta. Il naso di Caterina era a pochi centimetri dall’inguine di Paolo. Lei aveva appena raggiunto e liberato il cazzo già pienamente eretto quando la porta si aprì e Giacomo entrò.

Caterina studiò la sua figura riflessa, sottosopra, e sentì i suoi muscoli contrarsi di desiderio. Giacomo aveva una corporatura da surfista, spalle larghe, vita snella, capelli biondo sabbia ed una abbronzatura dorata. I suoi occhi puntarono il suo busto nudo con ammirazione e il suo uccello si gonfiò poderosamente nei suoi pantaloni stretti.

“Paolo mi ha detto grandi cose di te,” disse Giacomo. La sua voce era sorprendentemente profonda.

“Ho capito che lei conosce bene il direttore tecnico,” disse Caterina.

“Abbastanza bene,” Giacomo ammise cautamente. “Lui é una delle poche persone di qui che trattano me e Paolo come essere umani. Forse perché è uno dei pochi uomini del personale che è sicuro dei suoi desideri. Lui non si sente minacciato da noi. Scandia invece si, per esempio.”

“Lo conosci bene abbastanza da ottenere un appuntamento dietro le quinte per, diciamo, le dieci?” domandò Caterina.

“E a me che me ne viene?” domandò Giacomo.

“Giacomo!” esclamò Paolo.

“No, ha ragione,” assentì subito Caterina, rassicurando l’uomo del trucco. “Quello che è giusto è giusto. A causa di quello che io sto organizzando oggi questo spettacolo e tutti quelli coinvolti in esso potrebbero rimanere senza lavoro.”

“A noi non ci importa più di tanto,” aggiunse Paolo con sufficienza.

Caterina ignorò il commento di Paolo. “Qualsiasi cosa tu voglia,” disse a Giacomo. Non aggiunse che lei era molto eccitata e che si sentiva fortemente attratta da lui.

Giacomo rifletté per un breve istante, quindi andò al telefono. Un minuto dopo aveva già preso l’appuntamento che Caterina aveva richiesto. Riappese il telefono si girò e mentre ritornava accanto a lei si abbassò i pantaloni in modo da liberare il suo cazzo lungo e snello in piena erezione. Avvicinò il cazzo al suo viso e glielo strofinò contro. Caterina poteva vedere una goccia di liquido che già spuntava sul glande. “Qualsiasi cosa?” domandò lui.

“Qualsiasi cosa,” confermò Caterina. I suoi occhi erano su quella meraviglia a pochi centimetri dalla sua bocca.

“Mostragli come fai a prendere tutto il cazzo e ad inghiottirlo,” la incitò Paolo, dandole colpetti con il suo cazzo.

“Anche io sono un amante della figa,” osservò Giacomo, sbottonando la gonna di Caterina che sollevò il bacino per favorirlo nell’operazione. Adesso lei era completamente nuda e allargando e sollevando le gambe espose completamente il cespuglio castano del pube e il rosa della sua figa. Le sue piccole labbra erano distese e formavano una piccola corolla rosa al cuore della sua pelliccia.

Nello specchio, lei poteva vedere gli occhi di Giacomo che bruciavano di desiderio alla vista del suo sesso così esposto.

“Succhialo,” ordinò Paolo, afferrando la sua testa e spingendo il suo uccello verso il suo viso. “Inghiotti il mio cazzo.”

Caterina aspettò un attimo con il cazzo che le faceva pressione sulle labbra e poi le aprì, lasciando che l’uccello le entrasse lentamente in bocca esercitando comunque una certa pressione con le labbra. Questa frizione da sola provocò la fuoriuscita di un fiotto di liquido che lei apprezzò sulla lingua.

Senti la sedia cigolare e spostarsi mentre Giacomo sistemava il poggiapiedi per sistemarsi meglio. Poi sentì le mani di lui sul suo culo che la sollevavano e un cuscino venne sistemato sotto le sue cosce. Nel frattempo il cazzo di Paolo era arrivando al fondo della bocca e Caterina aprì la sua gola per lui, come aveva imparato, per inghiottirlo.

Lui spinse e il glande fece pressione sulla gola di Caterina. La posizione di Caterina, distesa sulla sedia con la testa indietro faceva si che la bocca e l’apertura della gola fossero sulla stessa linea. Era come un mangiatore di spade che stesse inghiottendo la sua lama.

“Guarda,” sibilò Paolo. “Guarda, Giacomo. Questo è il modo di farlo. Lei riesce a prenderlo tutto ma proprio tutto giù per la gola. Guardami mentre la scopo ora.”

I suoi fianchi si muovevano adesso, avanti e indietro. Il suo cazzo entrava e usciva dalla bocca e Caterina respirava a tempo con i movimenti di Paolo, aggiungendo dei succhioni potenti. I muscoli della sua pancia erano tutti contratti per il piacere ed il desiderio. Sapeva che l’altro uomo la stava osservando. Si adattò al ritmo di Paolo. Il suo collo si muoveva in modo tale da facilitare lo scorrimento dell’uccello nel profondo della sua gola. Con movimenti rotatori della lingua lavorava la base dell’asta. Riuscì a controllare pure il riflesso dei muscoli della sua gola esercitando un’ulteriore pressione su quell’uccello che pareva volesse arrivargli nello stomaco. I coglioni di Paolo le sbattevano sul naso mentre spingeva il cazzo dentro di lei, e le sue mani le stringevano le tette pressandole contro il suo petto.

Caterina era completamente alla mercé dei due uomini, e questo pensiero la stuzzicava molto. Lei giaceva, praticamente sottosopra, sulla sedia del trucco. Le sue gambe erano allargate e poteva sentire una corrente d’aria lambirle il culo nudo e la topa scoperta. Allungò le mani per toccare i testicoli di Paolo e cominciò a massaggiarli alternando tocchi leggeri e più forti.

Improvvisamente sentì un tocco leggero sulla sua figa ed ebbe un sussulto di riflesso rilassandosi però subito dopo. Era Giacomo che aveva cominciato a lavorarla con la sua lingua. Le sue mani tentavano di allargarle le gambe così tanto che si sentiva come se volesse strappargliele. Sentì la sua lingua percorrere il perimetro delle sue piccole labbra fino ad arrivare al clitoride già così inturgidito da farle quasi male e gemette di piacere, per quanto glielo permetteva il cazzo di Paolo.

Lei si aggrappò alle cosce di Paolo e lo attirò verso di lei in modo da far penetrare l’uccello ancora più profondamente nella sua gola. Il suo naso era a contatto con i suoi testicoli pelosi. Lei lo spinse via e sentì il cazzo scivolarle fuori fino a quando ebbe il glande fra le labbra. Arrotolò la lingua intorno al glande in modo da dargli piacere e allo stesso tempo di assaggiare la crema pre-sborra. Intanto Giacomo si adoperava sulla sua topa penetrandola con la lingua. Lui agitava la lingua dentro e fuori dalla sua figa grondante di secrezioni. Strofinava il naso sulle grandi labbra con movimenti sempre diversi.

Lei prese di nuovo il cazzo di Paolo in gola. Lei ormai controllava il riflesso che l’avrebbe costretta a vomitare riuscendo a far entrare quell’arnese. Non solo ma riusciva ad aggiungere un lieve movimento della testa da un lato e dall’altro per inghiottire l’ultimo millimetro di quell’uccello. Le palle di Paolo le pendevano da un lato e dall’altro del naso, mentre lo scroto caldo e vellutato era praticamente a contatto delle sue narici.

Infine con un rumore liquido di risucchio, Giacomo abbandonò la figa di Caterina che allontanò Paolo in modo da prendere un po’ di fiato. Non appena inspirò, un cazzo caldo e determinato le fu appoggiato sulla topa e piano piano ma inesorabilmente le riempì la vagina dilatando le pareti vellutate con la sua massa. Lei riprese a succhiare il cazzo di Paolo, mentre Giacomo la fotteva con colpi lenti e profondi. Presto anche il cazzo di Giacomo completamente dentro di lei, e i testicoli le sbattevano contro i glutei ad ogni affondo.

Improvvisamente Giacomo tirò fuori il cazzo e Caterina si senti abbandonata e vuota malgrado il cazzo in bocca. Poi qualcosa le toccò il culo e Caterina gridò di piacere dentro di lei. La sua eccitazione crebbe al pensiero di quello che Giacomo stava sicuramente per farle. Sollevò le gambe e Paolo gliele afferrò, Giacomo sistemò il cuscino dietro la schiena di modo che il suo culo era completamente a vista.

“Avevo dimenticato di dirti che anche il culo è la mia passione,” mormorò Giacomo. Spinse il cazzo contro di lei e Caterina sentì i muscoli dello sfintere che tendevano ad aprirsi sotto la pressione continua esercitata da Giacomo. Lei cercò di combattere il riflesso che tendeva a contrarre i muscoli in modo da facilitargli il compito. Adesso era presa da due lati. Paolo la scopava in bocca mentre stava cercando di far entrare il cazzo di Giacomo nel suo culo.

Ormai conosceva la sensazione del suo culo che si dilatava ma questa volta era sicura che il suo buco si sarebbe lacerato e quasi quasi sperava che succedesse. Così avrebbe potuto accogliere quella grossa mazza di carne su per il suo retto. Provò un pizzicore strisciante quasi come quando aveva avuto quel flusso di corrente elettrica che le era risalito per la figa nella cabina di regia. Ormai il cazzo di Giacomo scivolava dentro di lei risalendo il tunnel del retto provocandole un bruciore dovuto alla frizione. La sua figa grondava di secrezioni e tremava di gelosia per il culo.

Caterina inghiottì di nuovo la minchia di Paolo quando percepì il bacino di Giacomo contro le sue cosce. Immaginò come doveva apparire e rabbrividì per l’eccitazione. Pensava ai due falli profondamente dentro di lei, immaginava che in qualche modo potessero incontrarsi nel mezzo. Immaginava che il cazzo di Paolo potesse essere così lungo da poter risalire dal culo attraverso tutto il suo corpo per poi uscirle dalla bocca, dandole la possibilità di afferrarlo con le mani e di poter girare come una trottola attorno ad esso.

Per un momento, il mondo attorno a lei cominciò a girare vorticosamente e lei pensò che stava per morire ancora una volta. Lei amava morire. Paolo entrava ed usciva dalla sua bocca, Giacomo entrava e usciva dal suo culo e lei era travolta, annegata da un’immensa ondata di piacere. C’erano momenti che Paolo e Giacomo la penetravano allo stesso momento e momenti in cui invece si alternavano nell’azione. Uno entrava mentre l’altro usciva. Era come se il suo corpo scivolasse avanti e indietro lungo un palo che le attraversava tutto il corpo.

La luce che arrivava sul suo viso cambiò e Caterina aprì gli occhi. Vide che i due uomini si stavano baciando in modo molto appassionato mentre le sbattevano il cazzo da parti opposte. Avvertì i prodromi dell’orgasmo presentarsi violentemente. Si, stava arrivando. Era come una palla di fuoco rombante che obliterava tutto sul suo cammino tranne la sensazione dei cazzi che la stavano trombando alla grande.

La minchia dentro il suo culo cominciò a vibrare e lei senti come un clistere caldo di sborra che le invadeva l’intestino. Anche il cazzo che le sfondava la gola cominciò ad eiaculare e la sborra le colava direttamente dentro lo stomaco. Lo sperma colava dentro di lei da entrambi i lati. Lei cavalcava una calda onda di sperma caldo e denso. Giacendo distesa sulla schiena, nuda, con le cosce larghe, infilzata su due cazzi che eruttavano seme. Caterina si lasciò annegare. Riuscì a tirare un respiro quando Paolo tirò fuori il suo cazzo permettendo all’aria di entrare di nuovo. Infine anche Giacomo estrasse il cazzo, ormai in fase di rilassamento, dal suo culo. Lei riprese i sensi e consapevolezza di se sputando seme dalla bocca su Paolo e dal culo su Giacomo.

Con un gemito felice e appagato raddrizzò le gambe e le lasciò penzolare non curandosi di come il suo corpo nudo fosse inarcato e la sua figa completamente esposta. Giacomo rimise a posto il poggiapiedi per permetterle una posizione più confortevole. Paolo invece rimise nella posizione corretta il poggiatesta. Caterina poté così rilassare completamente tutti i muscoli mentre riprendeva fiato
.
Poteva sentire ancora il lieve solletico che le faceva la sborra che le colava dal culo spalmandosi sui glutei e sulle cosce. Poteva anche sentire l’acre sapore dei residui di sborra e di saliva che già cominciavano a seccarsi sul suo viso.

Giacomo e Paolo stavano in piedi davanti a lei. “Che cosa hai intenzione di fare per rovinare questi bastardi pervertiti che gestiscono questo spettacolo.?” domandò Paolo. Lui aveva il braccio attorno alla vita di Giacomo.

“Non ve lo posso dire,” rispose Caterina. La sua voce mostrava la sua forte determinazione. “Ma rimanete qui in giro per la parte finale dello spettacolo. Dovrebbe essere comunque eccitante.” Vide che i due si guardarono e sorrisero poi Giacomo andò via. Paolo nettò velocemente le tracce di sperma sul viso di Caterina e quindi le preparò il trucco per la registrazione.

Finito il trucco, Caterina si alzò dalla sedia e si asciugò la sborra che le colava dal culo con una tovaglietta di carta. Sentiva lo sguardo dell’uomo del trucco su di lei. Si rimise la gonna e la camicetta tralasciando mutandine e reggiseno e sentiva che i capezzoli venivano eccitati dal contatto con la stoffa. Non era abituata ad andare in giro senza reggiseno e i suoi seni muovendosi liberamente erano continuamente stimolati dalla frizione con la camicetta.

“Sei veramente decisa a passare all’azione. Non è vero?” osservò Paolo mentre lei calzava i sandaletti.

“Ci puoi scommettere il tuo bel culetto che lo sono.”

“Non è che io sia particolarmente attaccato al nostro amatissimo produttore e alle nostre stelle,” continuò Paolo, “ma non capisco esattamente perché sei così determinata a rovinarli.”

“Perché mi hanno usata,” rispose Caterina.

“Mi hanno usata come come hanno usato una gran quantità di altre persone. Questo spettacolo è fasullo e truccato. I concorrenti che si piegano agli sporchi desideri di Bernasconi sono quelli che vincono.”

“Ma tu non è che hai proprio insistito sulla tua castità,” puntualizzò Paolo.

Caterina si morse le labbra, riconoscendo la verità di quell’affermazione. “Ma io lo faccio, lo voglio fare, quando ne ho voglia e con chi voglio perché ho desiderio di farlo. Non voglio che mi sia estorto.”

“Ammirevole,” le disse Paolo. “Che cosa ne pensa il signor Caldera di tutto questo?”

Caterina sentì come una lama gelida trafiggerle il cuore sentendo chiamare in causa suo marito Marco. “Lui non ne sa niente,” rispondendo sinceramente.

Non si accorse che Paolo aveva la bocca aperta e che stava per dire qualcosa. Lei scivolò fuori dalla porta in ansia per il suo appuntamento con il direttore tecnico. Prese la strada attraverso i vari corridori dietro le quinte fino a quando arrivò proprio dietro il palcoscenico. Fu costretta a muoversi con cautela facendo attenzione al labirinto di cavi che alimentavano le luci dello studio.

Lui era già lì ad aspettarla, praticamente dietro la ruota del montepremi. Caterina notò che la ruota era montata su un grosso telaio di acciaio e che nella parte di dietro c’era un volano per bilanciarne il peso. Notò pure che qualcuno del personale aveva annotato le somme delle vincite in modo da scegliere quando e dove fermare la ruota. Cazzo, anche la ruota era truccata.

“Signora Caldera?” la salutò il direttore tecnico in modo interrogativo.

“C’è un posto dove possiamo parlare?” domandò lei nervosamente. Uno degli aiutanti di studio li stava osservando curiosamente.

“Da questa parte.” Il direttore tecnico la condusse attraverso quell’intrico di tubi e cavi fino ad un piccolo magazzino dove entrarono chiudendo la porta dietro di loro. Arrangiati in buon ordine, appesi alle pareti, c’erano matasse di cavi, lampade, fari ed una quantità impressionante di piccoli fili e utensili.

“Ora che c’è di così importante e misterioso?” domandò lui. “Giacomo mi ha detto che questa cosa è particolarmente importante per lei! E che è un segreto.”

“Che problemi dovrebbe affrontare se dovesse cercarsi un altro lavoro?” domandò lei.

“Non molti. Ho già avuto parecchie offerte.”

“Lei non sembra amare molto i padroni di questo spettacolo,” continuò lei cercando di coinvolgere l’uomo di fronte a lei

“Sono dei gran bastardi,” grugnì lui a denti stretti.

Sentì un’ondata di simpatia e di desiderio per quell’uomo. “Con il suo aiuto, io li rovinerò, li metterò con il culo a terra,” affermò lei.

“Ma mi potrebbe costare il posto di lavoro,” disse lui, per niente sconvolto ma giusto costatando un fatto.

“Si, in effetti potrebbe,” concordò lei.

“Che cosa vuole che faccia?”

Caterina fece un respiro profondo. “Voglio che tenga una telecamera attiva anche dopo che la registrazione dello spettacolo è finita. Voglio che lei registri tutto quello che succederà, ma non voglio che Bernasconi o qualsiasi altro del suo gruppo ne sia a conoscenza prima che lei mi dia il nastro.”

“Ma lei li vuole ricattare,” ipotizzò il direttore tecnico.

“Io non farò loro niente di diverso di quello che loro non abbiano già fatto a me e ad un sacco di altra gente. Ma se Scandia e Bernasconi cadono anche Sandra ne subirà le conseguenze.”

“Lei è una montagna di ghiaccio,” disse il direttore tecnico. “Lei è una frigida tentatrice che non viene mai. Se le si mostrerà la vera troia che è questo fatto la distruggerà.”

“Quindi rimane l’uomo dei finanziatori e Bernasconi stesso, naturalmente.”

“Se lei comincia a darla sul palcoscenico, quello non resterà nella camera di regia per più di dieci secondi,” disse il direttore tecnico amaramente:

“Loro dicono che il giro delle pubblicità comprende un sacco di lecca culi,” disse Caterina. “Perché non scoprire quanto è veramente bravo a farlo?”

“Ma tu sei pazza, non è vero?”

Caterina non rispose a questa domanda. “Bernasconi,” continuò invece, “che cosa possiamo fare a Bernasconi?”

“Le uniche cose che gli piacciono più dello spettacolo e delle donne sono quei sigari schifosi e puzzolenti che fuma.”

Caterina sorrise lentamente. “Bene allora, credo che gli lascerò avere uno dei suoi sigari.”

Il direttore tecnico appariva perplesso ma non disse niente. “Avrò bisogno di un uomo al registratore,” precisò.

“Puoi trovare qualcuno?” domandò lei.

Lui si mostrò poco convinto. “C’è qualcuno di cui mi posso fidare, almeno penso. Ma avrebbe bisogno di un incentivo.”

“Manterrà il suo impegno, una volta che lo assume?” domandò Caterina.

“Io penso di si.”

“Fallo venire qui,” ordinò Caterina con una calma che in realtà non provava.

Dopo che lui tornò dal telefono, Caterina gli si avvicinò e pressò il suo corpo caldo e morbido contro il suo e cominciò a giocherellare con la sua cintura, e tanto per cambiare era di nuovo eccitata come non mai.

“Hey, non hai bisogno di fare niente con me,” le disse l’uomo.

“Ma io lo voglio,” lo rassicurò lei. “D’altra parte, tu sarai nella stanza dei controlli, e tutto quello che potrai fare sarà guardare. E’ quindi giusto che tu abbia la tua parte del divertimento della comunità.” Detto questo, lei aveva già tirato fuori il suo cazzo, mentre i suoi pantaloni erano scesi giù alle sue caviglie. Guardando giù verso quell’amabile erezione, Caterina cominciò a segarlo teneramente.

“Be, che cosa volevi?” domandò entrando l’uomo del videoregistratore senza bussare poi vide Caterina e quello che stava facendo. “Cazzo che figa!”

“Abbiamo bisogno del suo aiuto,” replicò Caterina avanzando verso il giovane. Era contenta che fosse un bel ragazzo giovane. Il direttore tecnico spiegò cosa volesse, mentre il nuovo arrivato guardava perplesso la sua erezione bene in mostra.

“Neanche a me piacciono questi tipi,” precisò il giovane. “Ma non so niente di tutto questo.”

Caterina iniziò a sbottonarsi la camicetta. “Non vorresti almeno vedere per che cosa sono tutti eccitati?” domandò. Si tolse la camicetta, e gli occhi gli si dilatarono quando le vide le tette. Con un fruscio di cerniera si tolse anche la gonna rimanendo completamente nuda. Si avvicinò al ragazzo, si sollevò le tette e gliele strofinò contro il petto.

“Di che lo farai,” sussurrò. “Prometti che lo farai, ed io sarò tua in cambio.”

Il pomo d’Adamo del giovane saliva e scendeva per l’imbarazzo. I suoi occhi la squadravano dall’alto in basso. Gocce di sudore gli imperlavano la fronte. “Veramente?” disse lui con voce stridula.

Caterina passo la mano su e giù per il suo pube, valutando la dura massa del suo uccello. Guidò la mano del giovane sul suo seno generoso. “Veramente,” lo rassicurò. “Proprio qui, e proprio adesso.” Lei gli sbottonò la camicia.

“Okay,” accettò lui mentre lei gli abbassava i pantaloni. “Lo farò, lo prometto.”

Lei gli avvolse la mano intorno all’uccello e cominciò a segarlo come se gli stesse stringendo la mano per suggellare un patto. Quindi, lentamente, si mise in ginocchio in fronte a lui, gli prese il cazzo in bocca e cominciò a succhiarlo con cura amorevole. Muovendo la sua testa avanti e indietro gli succhiò l’uccello fino a quando sentì il sapore delle prime gocce di liquido pre-sborra sulla lingua.

“Non abbiamo molto tempo,” lo incitò. “Perché non ti sdrai e lasci che sia io a fare tutto?”

Di buon grado, il giovane si distese con le spalle sul pavimento. Lui la guardava ancora incredulo quando lei si mise sopra di lui con le gambe aperte. La sua topa era già in fiamme dalla voglia quando strinse il bacino del giovane con le sue ginocchia. Lui alzò le mani e le afferrò quei seni gonfi e pesanti che gli pendevano a poca distanza dal viso.

Lei ebbe una sensazione inebriante di potere mentre agevolava l’entrata del fallo nella sua vagina. Era lei ad avere il controllo. Poteva scegliere la profondità, la velocità e l’intensità della penetrazione. Prima strofinò il glande contro le sue grandi labbra, poi con piccoli movimenti lenti accennava alla penetrazione per poi segarlo un po’. Lei lo stava e si stava torturando deliberatamente con la lentezza dell’azione.

Sentì che lui, non resistendo più a quella struggente provocazione, cominciava a muovere il bacino verso di lei e tentò di tenerlo fermo ma senza successo. Allora si lasciò andare giù sul cazzo proteso come un obelisco accogliendolo su per la figa.

“Aww merda!” imprecò miserabilmente il giovane quando il suo cazzo sovra-eccitato comincio a pulsare per l’orgasmo incombente.

Caterina realizzò troppo tardi che aveva esagerato con i suoi giochetti. Il cazzo ormai era arrivato, pulsava senza controllo e tremava. Lei sentì i fiotti di sborra inondarle la topa. Sentì il liquido seminale copioso e denso che scendeva lungo l’asta accumulandosi in una piccola pozza sull’inguine del giovane.

“Noooo,” gemette lei, tremando per la delusione. Lei era arrivata solo a metà strada del cammino che conduceva alla vetta del suo piacere. Si mosse più rapidamente in un tentativo disperato di accelerare i suoi tempi ma fallì miseramente. Senti la minchia sparare l’ultimo schizzo di seme e poi cominciare a contrarsi. Provava una sensazione di vuoto e di frustrazione.

“Mi dispiace,” gridò il ragazzo quasi in lacrime per l’imbarazzo. “E’ stata colpa mia. Tutta colpa mia, mi dispiace, mi dispiace tantissimo.”

Caterina si accorse improvvisamente che, malgrado lui non l’avrebbe mai ammesso, quella era stata la sua prima volta. Provò un’ondata di simpatia e comprensione per il ragazzo che, in qualche modo, alleviò la sua delusione. Sporgendosi in avanti si distese sopra di lui facendogli sentire la pienezza del suo corpo in un atto di conforto, mentre lo sperma si spalmava fra le loro pance con una sensazione scivolosa. Lei lo baciò teneramente con le tette che formavano come un morbido cuscino fra di loro. Il suo cazzo era ancora nella sua vagina.

“E’ tutto a posto,” lo rassicurò lei. “E’ tutto a posto, ti capisco.”

Mentre lei stava ancora rassicurando il ragazzo, sentì qualcosa dietro di lei. Qualcosa di caldo e duro le veniva strofinato fra i glutei. percepì distintamente che un fallo le sondava il buco del culo e guardandosi indietro vide il direttore tecnico carponi che tentava di sodomizzarla.

“Troppo asciutto,” gemette lei con il culo che le bruciava. “Mi dispiace,” si scusò il direttore tecnico. “La mia figa è bagnata,” sussurrò lei. “Gesù,” esclamò il giovane quando il suo cazzo ancora nella figa di Caterina venne pressato e spostato lateralmente dal tentativo di intrusione del cazzo dell’altro uomo.

Per un momento di incredibile emozione, Caterina ebbe due cazzi nella sua figa. Uno duro come il ferro ed uno un po’ flaccido. Quindi quello in erezione fu estratto con un rumore liquido, mentre l’altro cominciò a gonfiarsi ed allungarsi dentro di lei penetrando più profondamente.

Il cazzo del direttore era di nuovo in prossimità del suo culo cercando di forzare il passaggio e questa volta era lubrificato dalle secrezioni vaginali di Caterina e dallo sperma del giovane. Questa volta il suo buco si dilatò e lasciò entrare quell’arnese. Il direttore si teneva l’uccello con una mano per irrigidirlo e lo osservava sparire nel retto di Caterina.

“Awww,” gemette Caterina. “Di più, Gesù, ancora di più.” E ottenne di più e poi ancora di più. Ebbe più cazzo nel culo e più cazzo nella figa. Era la prima volta che provava questa sensazione di riempimento. L’uccello del ragazzo dentro la sua figa aveva ripreso vigore e pulsava sempre più gonfio e grosso nella sua topa. Le sembrava di avere un palloncino che veniva gonfiato nella sua vagina.

Allo stesso tempo un pistone monumentale le stava slargando il buco del culo e dilatando tutto il canale rettale. Questa volta non aveva sentito dolore quando il glande le era entrato dentro. Tutto ciò di cui era consapevole adesso era che l’intera asta scivolava attraverso il buco e tirò la testa indietro inarcandosi sentendo quella meraviglia di cazzo che riempiva il suo culo.

“Gesù, lo posso sentire,” gemette il ragazzo sotto di lei. “Posso sentire il suo cazzo entrare dentro di te. Gesù! Gesù, è bellissimo.”

Caterina era contenta che il ragazzo le fosse già venuto dentro. In questo modo il cazzo del direttore era stato lubrificato abbastanza da renderle piacevole anzi fantastica la sodomizzazione. Inoltre questo significava che il ragazzo questa volta avrebbe avuto una grande resistenza. Si sentiva come se fosse spaccata in due verso l’alto a partire dal pube. Adesso aveva l’intera espressione delle erezione di due uomini dentro di lei. Quello nella sua figa le sembrava grosso come una mazza da baseball. Quello nel suo culo ancora più grosso. La metà inferiore del suo corpo era riempita da due cazzi duri come la roccia.

“Mi piace,” gemette lei parossisticamente. “Oh, Gesù benedetto, quanto mi piace! Così grossi e duri, così piena. Aaaahh. State fermi un attimo. Fatemi gustare questa sensazione, fatemi abituare. Oh benedetto Dio!”

Entrambi si fermarono ma lei non pensava di potersi veramente abituare a tutto ciò. Le piaceva, amava la sensazione ed il pensiero di essere penetrata in figa ed in culo contemporaneamente. Le piaceva veramente un sacco. In modo esitante iniziò a muovere il bacino e sentì i cazzi che ricominciavano la loro azione. Decise, così, che l’unica cosa più bella e appagante di due cazzi sarebbe stata averne tre. Il suo movimento di bacino era stato come un segnale di via libera. Il cazzo nel suo culo fu estratto e poi affondato di nuovo e Caterina sentiva che le pareti di carne del suo retto venivano tirate e spinte ad ogni movimento della penetrazione. Sentì anche che la parete che separava il retto dalla vagina veniva sottoposta ad uno sforzo da entrambi i lati.

Adesso l’azione divenne più fluida con il ritmo dettato dal movimento di Caterina che si sollevava e si abbassava sulla minchia del giovane ed il direttore che assecondava i suoi movimenti. Adesso lei era in qualche modo compressa tra i due uomini.

“Cazzooo!” le gridò il giovane all’orecchio, mentre il cazzo usciva dal suo culo e poi veniva spinto di nuovo profondamente dentro.

“Lo posso sentire!” esclamò il ragazzo eccitatissimo. “Posso sentire il cazzo entrarti dentro e poi uscire! Oh Cristo!”

Caterina si muoveva sull’affare del giovane e sentì l’uomo alle sue spalle tremare. Se il ragazzo poteva percepire il cazzo nel suo culo, allora il cazzo nel suo culo poteva sentire quello nella sua topa! E lei li poteva sentire tutti e due. Ad un certo punto mentre si sollevava, l’uomo dietro di lei si tirò indietro e lei, dopo essere stata piena davanti e dietro, si ritrovò vuota, terribilmente vuota. Si abbassò di nuovo e con le mani si tirò dentro l’uomo dietro di lei, tremando dal piacere di essere di nuovo colma.

“Troppo,” gemette. “E’ troppo bello!” Afferrò l’uomo dietro di lei sui fianchi. “No, Dio mio no non uscire, resta dentro di me. Awwww!”

La sua voce si fece roca quando lei cominciò a godere senza preavviso. La sua figa produceva una specie di schiuma intorno al cazzo del giovane, mentre il suo culo si contraeva ritmicamente sull’altro cazzo.

“Muovetevi a turno,” gemette ancora lei mentre il piacere cominciava a scemare. “Continuate a muovervi a turno.”

L’uomo che la sodomizzava si mosse per primo. Lui tirava il cazzo fuori dal suo culo e poi lo infilava di nuovo. Quando era profondamente dentro per tutta la sua lunghezza continuava a spingere in avanti facendole uscire l’altro cazzo dalla figa. Poi si fermava e Caterina si portava di nuovo indietro facendosi penetrare di nuovo nella figa. Quando la minchia era di nuovo tutta nella sua figa, quello nel suo culo ricominciava a uscire per poi ricominciare.

In pochi secondi riuscirono a prendere un ritmo armonico che la stava deliziando di piacere. Un momento la sua figa era piena di cazzo ed il suo culo invece vuoto, il momento successivo il contrario. Nel bel mezzo di questo movimento lei aveva due mazze di carne che le riempivano i suoi buchi. Lei era una macchina da fottere a doppia canna.

Adesso lei aveva ridotto i suoi movimenti poiché erano i due uomini che facevano tutto il lavoro. Lei rimbalzava su e giù in quella deliziosa cavalcata. Il suo bacino saltellava su e giù sul ragazzo attirando dentro il suo cazzo, guidato dal ritmo dell’uomo alle sue spalle, e dallo squisito piacere che ne derivava. Lei si muoveva incoscientemente poiché il piacere le aveva in qualche modo tolto la consapevolezza di se.

Stava venendo, forse più di una volta. Non era facile dirlo perché era come se avesse una lunga serie di orgasmi piuttosto che uno lungo che durava così tanto che i suoi muscoli no le obbedivano più.

“Sto venendo di nuovo,” gemette il ragazzo sotto di lei.

Lei non lo sentì nemmeno.

“Continua,” lo incitò l’altro uomo. “Continua, anche io sto per venire.”

La nerchia nella sua figa cominciò a vibrare e pulsare ed un potente fiotto di seme invase la sua vagina. Un secondo fiotto la colse mentre la vagina era in preda alle contrazioni di un orgasmo interminabile. Lei sentì la sborra densa e calda che le colpiva la parete più interna della sua vagina e la pressione che la parete esercitava sulla colonna di carne che la riempiva. Sentiva una colata di lava bollente scorrere fuori dal suo canale vaginale sul suo pube e su quello del ragazzo a formare una crema scivolosa fra il suo addome e quello del ragazzo.

Quindi anche la mazza nel suo culo cominciò a pulsare e a eiaculare. Entrambi i cazzi le stavano pompando dentro il loro seme come se lei fosse un serbatoio da riempire. Lei stava annegando, travolta da un’ondata di marea di sborra, ed il suo cervello era trascinato via da questa marea.

Caterina rimase in trance fino a quando i due falli, esaurite loro capacità eiaculatorie, si ridussero a piccolo dimensioni. Era una sensazione selvaggia e di grande soddisfazione sentire i cazzi dentro di lei che rimpicciolivano ritraendosi dalle profondità della sua topa e del suo culo. Era talmente selvaggia che fu colpita da una serie contrazioni di piacere, come dei mini-orgasmi postumi. Lei si aggrappò all’uomo dietro di lei e se lo strinse addosso mentre si appoggiava sul giovane sotto di lei con tutto il peso. Voleva mantenere i due sessi ancora dentro di lei.

Non li lasciò andare se non quando il cazzo dentro il suo culo non ebbe più la consistenza sufficiente a restarle dentro. A quel punto si sollevò liberando anche l’altro e girandosi su un lato si distese sul duro pavimento. Sentiva che la sborra diventava una specie di crosta sulla sua pancia, sulle cosce e sui suoi glutei.

“Gesù, bella signora stai bene?” le domandò il giovane un po’ preoccupato.

“Sto bene, anzi benissimo,” sbottò Caterina.

“Gesù mio,” ripeté, “Gesù mio, è stato fantastico.”

“Hey! Odio interrompere questo momento ma si è fatto tardissimo,” disse il direttore tecnico mentre si sistemava i pantaloni.

“E’ meglio che io mi pulisca un po’ e mi rifaccia il trucco,” disse Caterina mettendosi in piedi. “Posso arrivare nella sala-trucco senza che nessuno mi veda?”

“Yeah, certamente basta che passi dietro le tende e nessuno ti vedrà.”

“E’ che non vorrei sporcare i miei vestiti,” sorrise nervosamente. Adesso si sentiva un po’ isterica ed ansiosa per quello che sarebbe successo. Aveva puntato molte aspettative sul suo piano.

“Bella signora, lo sai non sei costretta a fare questo,” le disse l’uomo mentre la guidava lungo la strada per la sala trucco.

Caterina nuda lo seguiva con i vestiti ripiegati su un braccio. “Ma io lo farò.”

“Sei una pazza,” le disse con un tono di ammirazione.

“Forse no. Perché in realtà è proprio quello che voglio fare, lo voglio fare veramente. Lo voglio realmente fare, tutto e fino in fondo.”

Lui la lasciò dietro la porta della sala trucco. In pochi minuti Paolo la aiutò a ripulirsi, e le rifece il trucco. In pochi minuti il suo aspetto era tale che nessuno avrebbe potuto immaginare che neanche 5 minuti prima aveva provato uno degli orgasmi più travolgenti della sua vita. Quindi appena pronta si avviò verso lo studio sentendosi pronta per affrontare il suo avversario, e l’intero personale dello studio e a metterli tutti in ginocchio.

Era meravigliosamente consapevole del suo corpo nudo sotto la gonna e la camicetta. Era di nuovo eccitata al pensiero di come lei avrebbe condotto il gioco fino all’orgia finale. Dopo che avrebbe coinvolto Bernasconi, Scandia e l’uomo degli sponsor in una avventura sessuale memorabile, e questa era sicuramente la parte più facile, avrebbe mostrato al mondo di che pasta erano fatti quegli uomini fasulli. Sarebbe stato un pomeriggio fantastico.
Lo spettacolo finale

Caterina era contenta della lunga pausa pranzo che aveva interrotto la registrazione mattutina dello spettacolo. Le aveva dato il tempo di recuperare dopo le favolose scopate della mattina. Inoltre, per il nervosismo aveva bevuto del vino durante il pranzo. Adesso che era seduta al suo posto dietro lo schermo del suo podio, l’alcool che scorreva nelle sue vene la avvolgeva con una calda sensazione.

Ma quello che la rendeva ancora più euforica era il pensiero della rovina del presentatore, della sua assistente, del produttore e dell’uomo dei finanziatori. Sopra tutte queste sensazioni, però, regnava regina una eccitazione sessuale potentissima che le faceva ribollire e salivare la topa in anticipo.

A causa del cambiamento di programma, c’era stata poca affluenza di pubblico e si intravedevano solo poche facce fra le luci abbaglianti dello studio. Probabilmente erano tutti leccaculi del produttore. Tutti, però, sembravano essere lì pregustando in anticipo la fine orgiastica della registrazione. Ma solo pochissimi di loro sapevano quanto orgiastica sarebbe stata in realtà la fine della giornata. Caterina era pronta e determinata, la sua figa già lubrificata ed in attesa. Ogni volta che lei catturava lo sguardo di Bernasconi nella sala regia, la sua voglia e insieme la sua furia le ribollivano dentro, sempre più intense.

All’inizio della pausa pranzo, il produttore aveva tentato di farla andare in sala regia, ma lei si era rifiutata. Inoltre, invece di diventare pazza per la voglia, era riuscita ad incanalarla per un momento più rovente alla fine della registrazione. Lui le aveva suggerito di mettersi un reggiseno. Lei si era messa a ridere e aveva agitato il suo petto in modo che le tette le ballonzolassero in modo sensuale e provocante a pochi centimetri dal suo viso. Il movimento delle sue tette esprimeva una potente carica sessuale che lei stava usando per provocare il produttore. Inoltre lo sfregamento dei capezzoli nudi sulla stoffa della camicetta le provocava una sensazione deliziosa. Chiaramente aveva volutamente ignorato il suo consiglio circa il reggiseno.

Adesso, che la fase finale dello spettacolo era in corso, lei sparava le risposte una dietro l’altra molto sicura di sé. Il suo avversario era completamente annichilito e, per la verità, sembrava più interessato alle sensuali curve del suo corpo piuttosto che a qualsiasi altra cosa. Be, anche lui avrebbe potuto avere il suo momento quando tutto sarebbe finito. Meritava sicuramente un premio di consolazione, decise Caterina.

Sentì che il suo compagno faceva scivolare la sua mano sotto la sua gonna cercando di allargarle le cosce. Le sue dita entrarono dentro la sua vagina calda e umida di secrezioni mentre l’occhio della telecamera era messo a fuoco sul suo viso sorridente. Indulgentemente, lasciò che l’attore disoccupato le lavorasse la figa con le dita. Quindi anche lei si diede da fare mettendo la sua mano sulla parte superiore della coscia, praticamente a ridosso del pube dell’uomo. Lui le sorrise, come se fosse orgoglioso di lei che rispondeva correttamente alle domande. In effetti, invece, stava sorridendo della sua mano che adesso era arrivata al suo inguine e gli massaggiava il cazzo dopo averlo liberato dai pantaloni.

Facendo finta di schiarirsi la voce, Caterina sbottonò il bottone in alto della sua camicetta. Poteva sentire l’occhio rovente della telecamera su di lei. Pensò di spogliarsi di fronte a migliaia, se non milioni, di telespettatori, e la sua topa rispose a questo pensiero inondando di fluidi la mano dell’attore. Lei si agitava sulla sedia, mentre la sua eccitazione cresceva come pure il suo coinvolgimento nel maneggiare la minchia snella dell’attore. Le sue tette erano dure, i suoi capezzoli più sensibili del solito mentre venivano stuzzicati dal contatto con la stoffa della camicetta.

Pietro Scandia la guardava in attesa della sua risposta. I suoi occhi erano deliziati dalla vista del suo seno generoso e dalla scollatura della sua camicetta. Deglutiva e si leccava le labbra. Il suo cazzo si intuiva dalla protuberanza all’inguine dei suoi pantaloni attillati. Caterina vide il produttore dire qualcosa al regista ed il regista reindirizzarlo a qualcun altro. L’addetto alla telecamera che inquadrava Scandia assentì con la testa, sorrise leggermente,e fece una ripresa in campo più corto sul presentatore.
Sicuramente era arrivato l’ordine di restringere la ripresa su Scandia solo al busto in modo da nascondere al pubblico a casa l’evidente erezione. Anche il suo primo piano si era ristretto solo al suo viso, tralasciando quindi la vista della sua generosa scollatura della sua camicetta.

Caterina ne approfittò per sbottonare il secondo bottone, proprio quello sotto le sue tette. Quindi lasciò che la camicetta si aprisse in modo che le curve del suo seno generoso fossero visibili. Sentiva il caldo delle luci sul solco fra i due seni, Avvertiva la tensione erotica creata nello studio dalla sua premeditata e calcolata esposizione, e la sua figa cominciò ad avere delle piccole contrazioni di piacere.

Bernasconi disse qualcosa al direttore tecnico che, però, scosse la testa. Allora prese il telefono e parlò in modo concitato, dopo di che lo sbatte giù e gridò qualcosa al regista. Le telecamere si avvicinarono ancora di più a Caterina e Scandia. Caterina realizzò che stava ottenendo un aiuto imprevisto. Ovviamente, Bernasconi avrebbe voluto fermare la registrazione, ma qualcuno, l’addetto alla registrazione, probabilmente, aveva rifiutato. Fra l’altro non c’erano più pause pubblicitarie previste, quindi la registrazione doveva continuare a prescindere di quello che lei avrebbe fatto.

Caterina ricacciò giù un singulto. Non riusciva a capire come avrebbero fatto a inquadrare l’importo della sua vincita che lampeggiava sul podio di fronte a lei senza inquadrare almeno il suo busto mostrando molto di più di quello che era concesso dai regolamenti televisivi, perché lei intanto aveva sbottonato anche l’ultimo bottone.

Vide il presentatore strabuzzare gli occhi quando lei fece scivolare la camicetta dalle spalle. Prese un respiro profondo. Le sue tette salivano e scendevano al ritmo del suo respiro completamente esposte. Il suo avversario sembrava sul punto di svenire mentre la sua compagna, l’attrice, francamente sembrava invidiosa.

Senza un battito di ciglia, senza fare niente che potesse mostrare la sua folle eccitazione, Caterina rispose all’ultima domanda. Il direttore, come al solito, fece partire lo spettacolo di luci e di suoni che accompagnavano la vittoria di un concorrente, e Caterina fu travolta da una eruzione psichedelica. A quel punto si sbottonò anche la gonna. L’attore accanto a lei era l’unico che potesse vedere quello che stava realmente facendo e non riusciva a creder ai suoi occhi.

Pietro Scandia stava guardando intorno freneticamente sperando in un aiuto esterno. A questo punto, durante una registrazione normale, lui avrebbe avuto il vincitore in piedi accanto a lui. Quindi si sarebbe fatta girare la ruota del montepremi per decidere la vincita.
Disperatamente, guardò verso la cabina di regia, sperando che gli dessero istruzioni sul cosa fare, chiaramente non avrebbe potuto chiamare la concorrente vincitrice accanto a lui. Era a seno nudo! Proprio lì, di fronte alla telecamera e al pubblico dello studio.

Caterina era consapevole della confusione che regnava in cabina regia. Bernasconi si nascondeva la testa fra le mani. Gli occhi del regista erano agganciati sulle sue tette. Il più calmo di tutti nella cabina con la parete trasparente era il direttore tecnico. L’uomo dei finanziatori, invece, aveva un sorriso compiaciuto e chiaramente stava pregustando quello che sarebbe seguito.

Finalmente, non sapendo cos’altro fare, Scandia annunciò che lei era la vincitrice e la chiamò accanto a lui alla ruota della fortuna.
Caterina sorrise trionfante. Il suo sorriso era un misto di eccitazione, voglia di sesso mescolato alla freddezza e crudeltà del suo trionfo. Lei si alzò e la gonna le scivolò giù attorno alle caviglie. Con una grazia misurata mise i piedi fuori dalla gonna e uscì da dietro il podio. Indossava solo il suo sorriso, il trucco e i suoi sandaletti.

Qualcuno lasciò cadere qualcosa dietro le quinte. Sandra si appoggiò ad una parete mugolando. Il concorrente di Caterina aveva gli occhi quasi fuori dalle orbite. Lei gli sfilò davanti con le tette generose che ballonzolavano orgogliosamente. La sua passerina era gonfia di desiderio e continuava a produrre una quantità impressionante di umori sotto le luci della ribalta. Gli occhi neri delle telecamere la seguivano con devozione in campo stretto mettendo a fuoco solo la sua testa.

Lei pensò che Pieto Scandia stava per avere un attacco di cuore. E malgrado tutto ciò, lo spettacolo continuava. Caterina si aspettava di sentire un qualche segnale dalla cabina di controllo, ma non succedeva niente. Nella pancia aveva una palla di nervi contratti per la voglia. Lei bruciava di desiderio. Tutti quegli occhi che la guardavano e che erano affascinati dal suo corpo nudo! Poteva vedere vagamente attraverso le luci che la abbagliavano che il pubblico era tutto in piedi ad osservarla in un silenzio attento. Lei era il loro spettacolo. Era orgogliosa delle sue curve sensuali, del suo seno generoso, della curva dei suoi fianchi della pelliccia castana che le nascondeva parzialmente il sesso.

Scandia stava impalato come una statua. Lei gli si avvicinò, gli prese un braccio e lo guidò intorno alla sua vita nuda. Gli strofinò il petto con una delle sue grandi tette. Lei gli sorrise e gli toccò l’uccello attraverso la stoffa dei pantaloni e poi con pochi abili movimenti glielo tirò fuori dai pantaloni.

Il presentatore stava cercando nella sua testa una di quelle soluzioni normali che adottava negli spettacoli quando succedeva qualcosa di imprevisto e non riuscendo a trovare niente ripiegò sulla scaletta normale e cominciò a spiegare il funzionamento della ruota della fortuna. I suoi occhi però ritornando su Caterina vedevano il suo sguardo famelico di desiderio.

La ruota girava e le luci lampeggiavano per la delizia di Caterina che sentiva accrescere la sua voglia. Le sue tette si strofinavano contro il presentatore come fossero animate da vita propria e allo stesso tempo lei stringeva con una presa decisa e determinata il cazzo di Scandia. Per brevissimi istanti, l’attenzione della maggior parte della gente nello studio fu catalizzata verso la ruota, anch’essa truccata, che decideva l’entità della vincita dei concorrenti. Mentre Caterina guardava la ruota girare, la topa le si era ormai un secondo cuore pulsante. L’insieme delle luci lampeggiava simulando una rotazione solidale con la ruota e quando questa cominciò a rallentare Caterina trattenne il respiro.

Chiunque fosse a controllare la ruota dietro le quinte fece in modo che si fermasse proprio in corrispondenza alla massima vincita. Aveva vinto 50.000 euro! Caterina esultò di gioa e saltò addosso al presentatore cingendolo con braccia e gambe, ed quando lei avvicino il suo bacino a quello del presentatore, il suo uccello la penetrò senza difficoltà nella vagina ribollente. Quindi, mentre strusciava le tette sul petto di lui, fece in modo di muovere il bacino avanti ed indietro per farsi scopare.

Pietro Scandia era al parossismo ormai, tentava freneticamente di chiudere lo spettacolo tenendo in mano il microfono con una disperazione maniacale. Il concorrente di Caterina si alzò dalla sua sedia, si avvicinò ai due mentre il presentatore leggeva i titoli di coda per i consueti ringraziamenti. Le venne incontro da dietro con il cazzo già sguainato e la inforcò nel culo.

La penetrazione inaspettata ed a secco la fece gridare di dolore, ma in poco tempo il dolore impallidì sostituito da un piacere sempre crescente. Adesso stretta fra i due uomini era infilzata nella figa e nel culo. Abbagliata dalle luci che erano rimaste accese a piena potenza e che la riscaldavano si lasciò prendere simultaneamente dai due uomini. Si abbandonò a quella sensazione che la colmava e lasciò che fossero i due uomini a sostenere il suo peso.

I tre caddero a terra nel momento in cui Sandra, arrivando velocemente, li urtò turbando il loro equilibrio. La minchia di Pierto Scandia sfuggì dalla figa di Caterina che, in verità, non se ne curò più di tanto, aveva ancora il cazzo del suo concorrente nel culo.
Brutalmente spinse Pietro lontano. Anche lui era eccitato e insoddisfatto ma a Caterina questo non importava per niente. Invece fece in modo da farsi penetrare ancora più profondamente dal suo concorrente e allargando al massimo le cosce riuscì a mostrare un primo piano di quella inculata favolosa alla telecamera e al pubblico attonito.

L’uomo che le stava stantuffando il cazzo nel culo affrettò il ritmo e la profondità della sua penetrazione. Lei sentiva il cazzo cominciare a pulsare e quindi eiaculare e la sborra che le scorreva fuori dal culo. Caterina era completamente presa dal suo orgasmo mentre l’uomo la riempiva di sperma.

Quando finalmente i sussulti dell’uomo cominciarono ad impallidire e lei sentì che il sesso gli si contraeva lo spinse fuori. Quando lo sfintere si richiuse, un rivolo di sperma scolò fuori provocandole una sensazione di caldo sul perineo, quella zona iper-sensibile fra il buco del culo e l’apertura della vagina. Lei era al centro dell’attenzione di tutti. Era l’oggetto delle voglie di Pietro Scandia, dei desideri safici di Sandra Maleri, l’obiettivo del cazzo del suo compagno famoso, la furia e la cruda lussuria del produttore che nel frattempo era sceso giù dalla cabina di regia e si era avvicinato brontolando.

Co un agile e grazioso movimento Caterina si divincolò dalla stretta di tutte quelle mani e si appoggiò con la schiena contro il disco della ruota della fortuna. Percepì l’asse della ruota premerle contro la sua schiena nuda. Come un animale legato alla catena, mostrò i denti a tutti ed essi rimasero come folgorati.

“Voi mi volete,” sibilò. “Voi tutti mi volete, non è vero?” Non aveva bisogno di una risposta a parole perché l’intensità con la quale la desideravano era stampata palesemente nei loro occhi, nelle loro evidenti erezioni, nelle mani che la accarezzavano. Essi erano affamati del suo corpo nudo e sensuale.

“Tutti voi mi volete, non è vero?” rise lei. “Bene voi mi avete usato. Ora, per Dio, sarò io ad usarvi.”

“Signora Caldera?” protestò il produttore. Stava sudando freddo.

“Caterina,” sbottò Pietro Scandia. Il suo cazzo era ancora lucido e luccicante a causa dei suoi umori vaginali.

“State zitti,” ordinò con un tono determinato. “Ancora una parola da uno qualsiasi di voi e io suonerò la fine del vostro spettacolo.

Loro sapevano che lo avrebbe fatto veramente e quindi smisero di cercare di afferrarla.

“Che cosa vuole?” sussurrò Bernasconi.

Caterina gli sorrise, ma non era un sorriso piacevole. “Dammi uno dei tuoi sigari puzzolenti,” disse con tono estremamente calmo.

Balbettando qualcosa, l’uomo tiro fuori un dei suoi grossi sigari. Caterina lo guardò con attenzione, era un sigaro Montecristo fatto a Cuba. Delicatamente lei fece rotolare il sigaro fra le dita.

“Ora spogliati,” ordinò lei dolcemente. Stava ribollendo di voglia.

“Ma…”

“Non discutere,” lo avvisò lei. “Non è che non ti abbia mai visto nudo prima. Ricordi?”

Con un brivido, sotto gli occhi di tutti, il produttore cominciò a spogliarsi. Le sue mani tremarono quando mise a nudo il suo corpo tondo e robusto. Il suo cazzo tozzo era gonfio e paonazzo di desiderio.

Caterina si mise il sigaro in bocca e lo aspirò come se succhiasse un uccello. “Adesso, girati e mettiti a pecorella,” continuò lei sempre con un tono di voce pacato e dolce.

Il produttore sudava e tremava, si girò. Guardando dietro di sè, la osservava ma si piegò lo stesso in avanti e assunse la posizione ordinatagli. Caterina pose una mano sulla sua schiena fino a quando le mani del produttore toccarono terra lasciando il suo grosso culo completamente esposto.

Con un modo di fare estremamente teatrale lei mostrò il sigaro umido della sua saliva. Con molta cura allargò i glutei con le dita dell’altro mano. Mentre tutti la osservavano, eccitati, lei appoggiò il sigaro sul buco peloso e scuro del culo del produttore. Il suo sorriso deliziato metteva in mostra i suoi denti. Caterina spinse lentamente il sigaro nel culo recalcitrante del produttore. A poco a poco il rotolo di tabacco fu spinto dentro. Lei guardava mentre lo sfintere a poco a poco inghiottiva il sigaro.

Le piaceva l’espressione mostrata dal viso del produttore. L’orrore si era trasformato prima in dolore. Quindi, mentre il sigaro penetrava più profondamente nella sua strada merdosa, un’onda di piacere aveva attraversato le sue fattezze. Contro la sua propria volontà, quella cosa, essere penetrato da uno dei suoi avana, gli stava piacendo.

Caterina non si fermò che quando il sigaro fu dentro per due terzi della sua lunghezza. In effetti, lei fece una pausa per mostrare come stesse inculando il produttore. Quindi strusciando le cosce pelose dell’uomo gli afferrò il cazzo tozzo e cominciò a menarglielo mentre spingeva e tirava fuori il sigaro dal suo culo. Mentre tutti guardavano, lei lo masturbava e lo sodomizzava. E tutti potevano vedere il patron dello spettacolo mentre veniva trattato da Caterina e come ciò gli piacesse.

Non ci volle molto per farlo eiaculare sul pavimento del palcoscenico. Caterina girò il sigaro ne suo culo mentre continuava a mungere il suo cazzo. Il produttore gemeva in estasi mentre godeva di fronte a lei. I suoi testicoli si contrassero mentre sputava fuori l’ultima goccia di sperma sul palcoscenico. Quindi si rialzò con il sigaro che spuntava appena fuori dal suo culo. Il suo sfintere si contrasse e lentamente il sigaro fu espulso. Lui continuava a tremare e a gemere affannosamente

Pietro Scandia borbottò qualcosa astiosamente ma istantaneamente si se ne pentì istantaneamente quando l’attenzione di Caterina si focalizzò su di lui.

“Vieni qui,” le ordinò lui dolcemente.

Come un coniglio ipnotizzato da un serpente, il famoso presentatore obbedì. Il suo cazzo svettava fuori dai pantaloni mentre le si avvicinava mestamente. Il suo uccello aveva già visitato la figa di Caterina, ma era stato sfrattato prima di poter innaffiarla con il suo seme.

Delicatamente, gli prese l’uccello in mano e iniziò ad accarezzargli la parte inferiore dell’asta. Lei poteva sentire che il suo uccello era ancora scivoloso per gli umori della sua vagina.

“Leccami la figa,” ordinò al presentatore. Come una marionetta, si buttò in ginocchio di fronte a lei. Lei spalancò le cosce e spinse la sua figa contro il suo viso. Con le dita allargò le grandi labbra mostrandogli l’interno della sua vagina. Lui si leccò le labbra e si apprestò a leccarla. Lei sentiva il suo fiato caldo sulla sua figa. Lui affondò il viso nel cespuglio castano del suo pube. Lei gli strusciò la figa contro.

“Nella figa,” ordinò lei. “Mettimi la lingua dentro la figa.”

Sentì la lingua intrufolarsi dentro di lei e lo sentì anche che succhiava i suoi umori vaginali. Lei lo afferrò per i capelli e gli presso la testa contro il pube. Ondate di fuoco le attraversavano l’inguine mentre la sua lingua le esplorava il sesso.

A quel punto sentì un’altra caldissima pulsione, una necessità biologica nel suo ventre e sentì la sua eccitazione rombarle dentro mentre il pensiero prendeva forma nella sua mente. Era così deliziosamente adatto alla situazione! Perfettamente appropriato a quell’uomo curato abituato a fare il macho e che adesso era in ginocchio davanti a lei a rovistare nella sua figa. Lo doveva fare, si lo doveva fare. Lei usò la presa sui capelli ricci dell’uomo per allontanare il suo viso dalla sua topa. Il naso , le guance ed il mento erano luccicanti per la saliva ed i suoi umori. Lui la guardava con uno sguardo misto di desiderio e ammirazione.

Mantenendo una mano nei suoi capelli, lei usò le dita dell’altra mano per separare le grandi labbra. Sporgendo il bacino in avanti, lei spinse un po’ ed un getto caldo di pipi colpì il presentatore in pieno viso, che non tentò neanche di tirarsi indietro.

Con gli occhi chiusi si lasciò coprire di pipi assaporandone l’aroma caldo e acre. Ondeggiando il bacino, Caterina innaffiò il suo bel viso abbronzato di piscio. Lo bagnò sugli occhi, sulle guance, sul naso e sulla bocca. Lui aprì la bocca per lappare i rivoli che gli scendevano sulle labbra. La pipi, scorrendo giù dal viso, gli macchiava le spalle ed il colletto della giacca quindi bagnava la camicia fino ad arrivare ai suoi pantaloni e al suo uccello nudo.

Il piacere abietto di quella vile umiliazione era stato un vero capovolgimento di ruoli, ed una sorpresa incredibile per Pietro. Lui, da sempre era stato quello con il potere e adesso stava sperimentando più piacere di quanto ne avesse mai sperimentato nella sua vita.

Lui stava godendo mentre quel getto caldo lo colpiva sul viso per poi scorrere giù lungo tutto il corpo bagnandogli i vestiti. Il suo cazzo stava inseminando il palcoscenico e andava a cadere anche sui piedi e le caviglie di Caterina. Caterina finì di urinare mentre le ultime gocce di sperma del presentatore si aggiungevano a quelle del produttore. Bernasconi stava seduto per terra come un budda completamente spiazzato da quegli avvenimenti con il sigaro che l’aveva violato in una mano.

Con un grido, Caterina forzò Scandia di nuovo contro la sua figa. “Succhia,” gli sibilò Caterina obbligandolo a leccargli la figa ed il clitoride poi in un impulso improvviso gli spinge giù la testa costringendolo a leccare la sua sborra che gli bagnava i piedi. Caterina ormai era sopraffatta da un orgasmo in arrivo preannunciato da un’ondata di secrezioni che la sua figa produceva. Riportò la testa di Pietro alla sua figa per inondarlo con i suoi umori dopo la pipi. Gli mantenne la testa là fino a quando gli ultimi sussulti del suo orgasmo furono passati.

Finalmente gli lasciò libera la testa e lo spinse lontano. Lo guardò mentre ancora frastornato si dirigeva verso il produttore. I suoi abiti erano fradici di piscio. Sul suo viso c’era un’espressione di soddisfazione mista a vergogna. Si fermò accanto al produttore, anch’esso incredulo, con l’uccello che gli pendeva fuori dai pantaloni.

Caterina guardò oltre, verso il pubblico e sorrise. Su un lato della platea, con il viso splendente di delizia e divertimento c’era Michele, l’addetto alla sicurezza del supermercato. Era riuscito a venire, quindi, e lei gli aveva offerto uno spettacolo che non avrebbe mai dimenticato.

Decise che era ora di occuparsi di Sandra quando realizzò che la donna si era già arrangiata per i fatti suoi. Infatti, la bella fredda Sandra era impegnata in un testa-figa con l’attrice compagna del suo concorrente. Le due donne nude, contagiate dall’atmosfera di lussuria dello studio erano impegnate in leccarsi la figa a vicenda. Sandra oscillava e girava la testa nel cespuglio nero dell’attrice, affondando la sua lingua dentro di lei. Le sue anche si muovevano anch’esse sotto lo stimolo della lingua e del naso dell’altra donna.

Ovviamente, non c’era alcuna scoperta da entrambe le parti. Infatti, l’atto mostrava che le due donne avevano una discreta esperienza nella stimolazione reciproca. Esse raggiunsero un orgasmo fiammante e simultaneo in pochi minuti. I loro corpi tremavano sul palcoscenico mentre la corrente dell’orgasmo le attraversava, con i seni pressati sulla pancia dell’altra, le mani a stringere i glutei e le unghie conficcate nella carne tenera. Stavano tentando di mangiarsi vicendevolmente.

Sandra allontanò il viso dal pube dell’attrice. Per un momento, Caterina poté vedere gli umori del piacere sul viso di Sandra, quindi lei ricominciò a leccare la figa dell’attricetta. Poi spostò la sua attenzione sul suo culo e infilò la lingua nel buchetto scuro. Ormai anche lei si era abbandonata all’atmosfera sensuale che si era creta nello studio, testimoniata da un gemito collettivo proveniente dal pubblico e dai lavoratori dello studio.

Caterina rideva. Era una risata carica di soddisfazione crudele e di piacere. Sentiva il suo culo, ancora bagnato di sperma, contrarsi al ricordo della lingua che le aveva frugato il culo neanche tanto tempo prima. Improvvisamente colse lo sguardo dell’uomo di finanziatori. Lui cercò di passare inosservato ma implacabilmente Caterina gli fece un cenno di invito.

“No,” borbottò l’uomo. “Per favore.”

Lei vide il desiderio nei suoi occhi. Lui sapeva che lei voleva e lui voleva farlo. E l’avrebbe fatto e gli sarebbe piaciuto.

“Baciami il culo,” sibilò lei.

“No,” grugnì lui. Quell’unica sillaba conteneva allo stesso tempo dolore, vergogna e desiderio. Anche se lui stava protestando si avvicinò a Caterina mettendosi con le ginocchia sul pavimento fradicio della sborra lasciata dai due uomini già sottomessi e dal piscio di Caterina.

“Fallo,” ordinò Caterina. “Fallo!”

“Oh, Dio, tu piccola troia!” gemette l’uomo con rabbia mentre lei lo sovrastava come una nuda dea dell’amore . “Gesù!” borbottò lui.

“BACIAMI IL CULO,” ripetè, determinata e sicura di se. Gli rovesciò la testa indietro e allargò le cosce. L’uomo strisciò carponi sotto di lei e poi si girò. Lei tirò il bacino all’indietro e sentì le sue mani sui suoi glutei. Li separò esponendo il buchetto ancora imbrattato di sborra. Sentì il suo fiato sul culo e sentì anche che lui glielo odorava.

Quindi, incurante della sborra, uscì la lingua e cominciò un attento e paziente lavoro di pulizia mentre lei si appoggiava con le mani sulle ginocchia. Quindi abbassò il bacino contro il suo viso mentre lui le succhiava il buchetto. La lingua le girava intorno al buchetto provando a penetrarla ma con una lentezza snervante per Caterina. Lui provò ad infilarle la lingua dentro e questa trovò lo sfintere lubrificato e già rilassato. La penetrazione era grandemente facilitata da tutto lo sperma che aveva già ricevuto. Mentre lei era concentrata sul quello che l’uomo dei finanziatori le stava facendo, sentì un’altra lingua esplorarle la figa. Era l’attore suo compagno, anch’esso ai suoi piedi, che si era messo carponi ed aveva incollato la sua bocca alla figa di Caterina.

Mento contro mento, i due uomini affondavano le loro lingue nelle intimità di Caterina. Lei rabbrividiva dal doppio trattamento e sentiva un altro orgasmo arrivare, accompagnato da un rivolo copioso di umori vaginali. I suoi liquidi passavano per la bocca dell’attore poi le scivolavano dietro e gocciolavano sul viso dell’altro uomo. Mentre la nuova ondata di piacere le percorreva il corpo, i suoi muscoli erano sottoposti ad una serie di contrazioni inconsulte mentre le sue tette gonfie e indurite per l’estasi erotica ondeggiavano.

L’aveva fatto! Lei li aveva tutti in suo potere. Li aveva atterrati e messi a terra con il suo corpo. E a ognuno di essi era piaciuto, essere sottoposti al potere che lei aveva su di essi.

Caterina lasciò che i due continuassero ad occuparsi di lei fino a quando fu esausta. La sua figa era dolorante per tutto ciò che aveva fatto e subito. Finalmente, con una spinta mandò i due uomini a terra sul palcoscenico imbrattato di saliva, sperma, piscio e umori vaginali. In aria l’odore di sesso era fortissimo.

Improvvisamente, senza alcun avvertimento, due uomini l’afferrarono e la portarono vicino alla ruota. Troppo stanca anche solo per protestare, aveva appena la forza di tenersi in piedi. Ad un ordine del produttore nudo come un verme, Caterina fu sbattuta con la schiena contro la ruota, e forzata a mettersi in punta di piedi. Scuotendo i capelli che le nascondevano la vista tentò di immaginare cosa stesse succedendo. Cercò di liberare le mani dalla presa dei due uomini per accorgersi che erano legate alla ruota!

Quando riuscì a vedere il produttore si accorse che lui non era per niente contento dell’espressione del suo viso. Invece di terrore o umiliazione, era uno sguardo sicuro come quello di un predatore in agguato.

Barcollando per un breve momento, Caterina sollevò un piede e lo appoggiò su uno dei supporti della ruota. La ruota, libera di muoversi girò un poco costringendola a trovare un appoggio per l’altro piede, ma invece di appoggiarsi scalciò sul pavimento e la sua insana fantasia veniva realizzata! La ruota girò un poco e anche i suoi piedi furono assicurati ai supporti dove erano appoggiati. Adesso lei era fissata alla ruota come un esemplare di una collezione. Era come quando una volta al circo aveva visto il lanciatore di coltelli delineare la figura di una giovane assistente con le sue lame mentre lei girava su una grande ruota.

Nuda, a gambe e braccia larghe, con rivoli si liquidi che le gocciolavano dalla topa ed il suo petto che si sollevava e abbassava affannosamente, Caterina guardò il produttore. L’uomo tozzo e nudo aveva un sorriso crudele sulle labbra. Le si avvicinò e le pizzicò un seno così forte fino a quando lacrime di dolore le sgorgarono dagli occhi. Il flusso delle sue secrezioni vaginali ed i suoi spasmi aumentarono.

“Adesso vediamo a chi tocca il prossimo colpo alla giovane signora,” sibilò cattivo. Afferrò uno dei supporti dove Caterina era legata e lo tirò giù facendo girare la ruota e Caterina con essa.

Strettamente legata al disco rotante, sotto la luce impietosa delle luci del palcoscenico, Caterina si trovava a ruotare in una serie di giravolte. I suoi capelli erano mossi dalla forza centrifuga e dalla gravità. Tutto intorno a lei le luci lampeggiavano immergendola in un bagno di luci colorate, mentre il cerchio di luci più esterno girava in senso inverso.

Adesso era lei la ruota della fortuna e dei premi. Il suo seno si muoveva in modo molto sensuale con il cambiamento di posizione. I legacci ai suoi polsi e alle sue caviglie affondavano nella sua tenera carne e cominciavano a farle male. Cominciò a sentire un po’ di nausea mentre la ruota continuava a girare.

Finalmente, la ruota cominciò a rallentare. Il lampeggiare delle luci avvertì Caterina che la ruota stava per fermarsi. Sfortunatamente, lei era sottosopra. Disperatamente cercò di liberarsi dalle corde che la immobilizzavano senza peraltro riuscirci.

“E’ il mio turno,” gridò Sandra, avvicinandosi a Caterina, sospesa a testa in giù con il sesso esposto e senza alcuna possibilità di difendersi. La sua topa era il bersaglio perfetto per le voglie di Sandra. Con un sospiro di felicità, l’assistente del presentatore, dal fisico snello ma dalle grandi tette, affondò la bocca nella figa di Caterina e le morse le piccole labbra. Caterina gemette. Il sangue le affluiva alla testa mentre piacere e dolore le fluivano attraverso il suo corpo capovolto. Si inarcò e si stirò cercando di liberarsi dalle corde. Sandra, ignorando tutti i suoi movimenti, di dedicò completamente alla topa di Caterina. La violentò con le labbra, con la lingua e con i denti. Caterina travolta da tutte quelle sensazioni violente era sull’orlo di perdere conoscenza.

Ci fu una pausa e improvvisamente la ruota ricominciò a girare e Caterina si ritrovò in posizione normale. Si accorse che delle mani armeggiavano vicino ai suoi polsi e alle caviglie e in pochi istanti si ritrovò libera e cadde sul palcoscenico.

Un uomo le venne sopra e la penetrò brutalmente nella figa. Lei allargò le cosce per farsi penetrare più profondamente. Lei si contorceva di piacere e ad un certo punto rotolandosi fu lei a essere sopra. Era lei che stava violentando lui. Qualcosa le solleticò il culo e subito dopo sentì un altro cazzo che la penetrava nel culo. Ancora una volta aveva due cazzi dentro di lei!

Era penetrata davanti e dietro. Caterina sentiva che la sottile parete fra i due buchi era stirata, ma non le importava, perché il piacere che provava sovrastava e faceva impallidire tutte le altre sensazioni. Qualcun altro le afferrò i capelli e tirò la sua testa indietro e le spinse l’uccello in bocca. Adesso erano tre i cazzi che la lavoravano. Si mise a succhiare avidamente mentre veniva riempita nel culo e nella figa. Il suo corpo tremava e si agitava in modo incontrollato mentre godeva un’altra volta. Un’altra fantasia realizzata!

Il cazzo nel suo culo le spruzzò una quantità incredibile di seme dentro il retto ed lo sfintere prese a contrarsi ritmicamente. Ma non appena l’uccello ormai svuotato e stanco le fu tirato fuori, un altro pienamente eretto e vigoroso trovò il passaggio aperto e ben lubrificato. Anche il cazzo nella sua figa eiaculò e l’uomo sotto di lei la sollevò e fece in modo che l’uomo che la sodomizzava stava adesso con le spalle sul pavimento e lei sopra. La sua figa era ancora dilatata e pronta per un nuovo assalto. L’uomo che le aveva infilato l’uccello in bocca e che nel cambiamento di posizione era rimasto a guardare, approfittò della nuova posizione più agevole per lui e le infilò tutto l’uccello in gola giusto in tempo per spararle la sborra direttamente in gola. Caterina ebbe un attacco di tosse e sputò uccello, saliva e sperma. L’uccello libero le spruzzo il resto della sborra sulle labbra, sugli occhi e sui capelli.

Senza neanche pensarci tanto, lei alzò una mano per spalmarsi quella crema sulla pelle, ricoprendosi il viso del liquido sessuale di quell’uomo sconosciuto. Più o meno allo stesso tempo l’uomo sotto di lei che la stava inculando cominciò a venire, e al suo gemito di piacere anche quello che la scopava nella figa non riuscì a trattenersi ulteriormente. Caterina stava ricevendo un doppio carico di seme. Infilzata dai due uomini e con un terzo che le stava innaffiando il viso Caterina perse completamente il controllo e la coscienza di se e si sciolse in una marea di piacere.

Si accorse vagamente della sensazione per niente familiare di qualcuno che la abbracciava e la cullava senza usare nessuno dei suoi buchi. Senza alcuna consapevolezza si lasciò andare a quell’abbraccio gentile e confortevole. Dopo un po’ cercò di nascondere a se stessa i suoi ricordi. Le luci sul palcoscenico erano state spente.

“Oh, Caterina,” singhiozzo una voce familiare.

“Marco?” Caterina rabbrividì quando un lampo di paura la schiaffeggiò violentemente. Si tirò indietro e guardò e lentamente, dentro di sé e morì alla vista dell’espressione del marito. Era Marco che la stava abbracciando e cullando ed era completamente nudo. Caterina avrebbe voluto scomparire in un buco nero e non riaffiorare mai più.

“Va tutto bene,” sospirò lui. “Va tutto bene.”

“Oh Dio mio, che cosa stai facendo qui?” gemette lei disperata.

“Mi è stato detto di venire qui,” rispose lui. “Il produttore mi ha detto che probabilmente tu saresti stata la vincitrice finale. Loro sono contenti di avere lo sposo o la sposa del vincitore per l’evento. Bernasconi non si aspettava per niente la fine che tu hai provocato e neanche io me l’aspettavo.”

“Perchè non mi hai fermato?” sussurrò lei. “Oh mio Dio, che cosa hai visto!”

“Ho visto cose che avrei dovuto sapere anni fa. Ti ho visto fare cose che avrei voluto chiederti di tentare ma che non ho mai avuto il coraggio di dirti. E ti ho visto mettere in ginocchio questi bastardi farabutti.”

“Chi era che mi stava scopando alla fine? domandò lei timidamente.

“Io, e qualcun altro del pubblico,” rispose Marco. “Abbiamo fatto andare via tutti quei bastardi schifosi, ma eravamo troppo eccitati per non prenderti anche noi. Mi dispiace.”

“Non ti devi dispiacere,” singhiozzo lei sollevata. “E’ stata la cosa più meravigliosa che io abbia mai provato in vita mia.” Caterina rabbrividì al ricordo dei tre uomini che l’avevano posseduta alla fine. “E Bernasconi?”

“Lui ti pagherà la vincita. Non potrebbe fare diversamente. Potrebbe finire su tutti i giornali e forse anche in prigione se non lo facesse. E, inoltre ti posso dire un’altra cosa.”

“E cioè?”

“Da ora in avanti, il gioco non sarà più truccato, ha imparato la lezione.”

Caterina si strinse contenta addosso a suo marito. “Potremmo fare qualche gioco una volta ogni tanto?” domandò.

“Ci puoi scommettere il culo che lo faremo,” rispose lui teneramente.
Mentre Caterina si riprendeva molto lentamente dall’indigestione di sesso che aveva fatto all’ultimo giorno di registrazione del gioco a premi, Marco covava un gran risentimento dentro di sé. Risentimento per la mancanza di coraggio che aveva dimostrato nel non riuscire a comunicare con Caterina. Per la scarsa considerazione che lui aveva provato verso le donne cui il sesso piaceva. Verso tutte quelle pratiche sessuali che lo avevano sempre incuriosito ma che non aveva mai sperimentato perché le sue esperienze si erano limitate a qualche toccamento con le compagne di scuola. Infine, ma non per questo motivo, meno importante si sentiva defraudato del suo ruolo di maschio con i pantaloni che porta i soldi a casa. Caterina era riuscita a procacciarsi 50.000 euro in tre giorni di registrazione televisiva. Lui per guadagnare la stessa somma ci avrebbe impiegato almeno 3 anni.

Marco non era uno stupido e sapeva bene che se non si sta attenti i soldi guadagnati facilmente, altrettanto facilmente volano via. Quindi per prima cosa niente manie di grandezza. Certo avrebbero risistemato casa e poi avrebbero speso gli altri in modo tale da poter aspirare ad un futuro migliore. Lui pensava di fare un corso di specializzazione in un campo tecnico dove la mano d’opera è sempre stata carente di numero e di qualità. Magari dopo un po’ di pratica avrebbe potuto anche in proprio. Questa idea era da mettere meglio a fuoco.

In quanto a Caterina, sicuramente non sarebbe stato molto saggio lasciarla di nuovo a casa. Era una donna intelligente. A scuola era sempre andata abbastanza bene e si era diplomata anche con buoni voti. Ma non bastava. Anche lei avrebbe dovuto fare un qualche corso. Ne avrebbero discusso insieme. Intanto, Marco aveva una voglia pazzesca di fare l’amore, ma si rendeva conto che non sarebbe stato così facile riprendere una relazione, diciamo così, normale con Caterina.

Per la verità Marco era terrorizzato. Aveva paura di non essere desiderato, di non essere all’altezza della situazione. Caterina avrebbe potuto fare sgradevoli confronti fra lui e gli altri uomini che aveva ‘provato’ in questi ultimi giorni. Per questo motivo dormiva da due notti sul divano riflettendo su ciò che provava e su ciò che avrebbe voluto fare. Intanto pesava su di lui la consapevolezza delle corna, culturalmente inaccettabili nella sua cerchia di amici. Se l’avessero scoperto? E certamente l’avrebbero scoperto prima o poi. L’avrebbero chiamato il ‘becco contento’.

D’altra parte, i suoi amici si lamentavano spesso delle scarse abilità sessuali delle rispettive mogli, peraltro anche poco frequentemente dimostrate. Certo donne fedelissime erano, almeno ufficialmente. Ma la fedeltà per mancanza di desiderio non è che sia un gran virtù. E poi chissà se erano veramente fedeli, e non molto talentuose nelle attività sessuali. Spesso le donne mentono, e lo sanno fare molto meglio degli uomini.

Insomma Marco era combattuto tra la consapevolezza che Caterina era una gran troia ed il desiderio incredibile che aveva di lei, sovralimentato da ciò che le aveva visto fare. Era una grandissima pompinara. Le aveva visto prendere in bocca un cazzo di dimensioni incredibili e farlo sparire tutto nella sua bocca. L’aveva vista cavalcare un cazzo con gli occhi velati dal desiderio. Tutte cose che lui aveva provato solo nella sua fantasia. Mentre pensava tutto questo, disteso sul divano in attesa che suonasse la sveglia per andare a lavorare, aveva una erezione possente che le mutande non riuscivano a contenere. Non sentì arrivare Caterina, In effetti stava sognando di lei. Improvvisamente, ebbe la percezione che qualcuno fosse accanto a lui, apri gli occhi e la vide in piedi di fronte a lui, che lo osservava con un sorriso divertito.

‘Siamo già svegli,’ fece guardando il glande gonfio e congestionato che gli fuoriusciva dalle mutande. ‘credo che tu abbia bisogno di un piccolo aiuto per poterti calmare.’ E prima che Marco avesse il tempo di rispondere, Caterina si era inginocchiata sul pavimento e aveva cominciato ad accarezzare l’uccello di Marco. Non l’aveva mai fatto prima. Anzi, per la verità, avevano fatto l’amore solo al buio o tutt’al più in penombra. Per cui poteva dire che il cazzo di Marco le era sconosciuto. Marco rantolò di piacere. La sua eccitazione era alle stelle. Caterina si avvicinò di più e lo baciò sulle labbra.

‘Dobbiamo recuperare un sacco di tempo perso,’ disse, ‘se tu sei d’accordo e mi vuoi ancora, ben inteso.’ A Marco vennero le lacrime agli occhi. Caterina era splendida, bellissima. I lunghi capelli neri le coprivano appena il seno sfacciatamente abbondante. Caterina riprese a baciarlo mentre gli accarezzava dolcemente il cazzo che pulsava al ritmo del suo cuore e pareva dovesse esplodere da un momento all’altro. ‘Il sesso è una cosa bellissima,’ continuò Caterina, ‘e io non ho intenzione di farne a meno. Quindi adesso dipende da te. Se vuoi parlare dei tuoi desideri senza imbarazzo e senza vergogna lo possiamo fare. Siamo stati degli stupidi a non dirci niente. Purtroppo la nostra educazione non ci ha permesso di essere schietti e sinceri. Ma io ho scoperto che si può provare un gran piacere e non sono più disposta a rinunciarci. Io ti amo da sempre, sei mio marito e ho giurato davanti al prete di vivere per sempre con te. Ma è stata una fregatura. Non ero consapevole di quello che stavo giurando. Ora la domanda è semplice. Io voglio amore e tanto ma tanto sesso. Tu cosa vuoi veramente?’

Marco era annichilito dalla franchezza e dalla determinazione di Caterina. La sua Caterina che arrossiva se qualcuno le rivolgeva la parola. Che in compagnia non spiccicava una parola per la timidezza. Caterina che non aveva mai visto veramente nuda. Caterina che era stata l’unica donna della sua vita. Caterina si era trasformata. Era sempre stata bella. Ma adesso aveva un qualcosa in più che le luccicava negli occhi. Non solo, anche il suo corpo sembrava che splendesse, che emanasse una forza esotica che la faceva apparire molto più che bella.

Marco si rese conto che era ad un bivio. La sua vita con Caterina dipendeva da ciò che avrebbe risposto. Non voleva rinunciare a lei. Pensò di nuovo al giudizio dei suoi amici. Avrebbero detto ecco Marco il cornuto contento. Poi pensò alle loro mogli. Nessuna di loro era lontanamente paragonabile a Caterina. Valeva la pena di perderla per una questione di stupido orgoglio maschilista? Che andassero tutti a farsi fottere. Che pensassero alle loro banali scopatine del sabato sera nel buio delle loro camere da letto. Lui voleva la luce. Aveva una Caterina tutta da riscoprire, lui. Il suo desiderio era diventato doloroso, sentiva i suoi testicoli gonfi e le fitte di dolore all’inguine.

‘Caterina, amore mio. Sono stato cieco e stupido. Cieco perché non ho saputo vedere quello che c’era in te. Stupido perché non ho fatto niente per scoprire e portare alla luce i tuoi desideri. Ma tutto cambierà. Non voglio perderti. Sei importante per me. Ti ho sempre amato, ma adesso ti desidero come non ho mai desiderato nessun altra. E tu lo sai che non sono stato mai con altre donne. Io ti voglio, e voglio restare insieme a te. Ti chiedo solo una cosa, e cioè la tua complicità. Prometto di non essere geloso, mai più , ma tu mi devi promettere di non nascondermi più nulla. Voglio sincerità e complicità.’

‘Mi sembra giusto. Ma dobbiamo fare ancora un lungo percorso. Vedi io ho avuto tante esperienze in questi ultimi giorni che non ho ancora digerito. E non so quante di queste esperienze mi siano realmente piaciute. Ma tu, prima di impegnarti, devi sapere tutto, in modo che non ci siano equivoci fra di noi. Ma per questo abbiamo tempo. Ora mi occuperò di te in modo che la tua decisione sia ancora più semplice.’ Detto questo Caterina impugnò l’uccello di Marco e iniziò a segarlo lentamente. ‘Puoi anche parlare,’ disse Caterina.’Se non mi dici cosa ti piace diventa più difficile per me scoprirlo.’ Nel frattempo si chinò e gli diede un bacio sulla punta del glande. Marco in preda al parossismo non sapeva che fare. Le piaceva essere toccato e nessuno gli aveva mai fatto un pompino. Trovò il coraggio che non aveva mai avuto. ‘Si Caterina, baciami l’uccello. Sto impazzendo dal desiderio. Nessuno me l’ha mai fatto prima. Ho visto che lo hai fatto là sul palcoscenico e impazzivo di gelosia. Lo hai fatto a quegli uomini e a me invece mai’

‘Scemo che sei,’ rispose Caterina con il cazzo a un centimetro dalla bocca.’ Perché non hai mai parlato? Beh ora non ha più importanza.’ E affondò il cazzo di Marco nella sua bocca, fino a quando toccò lo scroto con le labbra. Era la prima volta che prendeva il cazzo di suo marito in bocca e lo assaggiava con piacere. Aveva un gusto salato e pulsava in modo veloce. Sicuramente Marco era vicino all’orgasmo. Non era il caso di prolungare oltre quello stato, Marco era tutto irrigidito in attesa del piacere. Ma era la prima volta per Marco e allora meritava un’attenzione speciale. Tirò indietro la testa fino a quando poté avvolgere il glande con le labbra e cominciò a giocherellare con la lingua con movimenti rotatori molto lenti.

Marco non riusciva più a distinguere fra il tocco della lingua e quello delle labbra. Ma erano comunque movimenti molto lenti che lo stimolavano in modo quasi insopportabile, doloroso. Sentiva il seme quasi alla base del cazzo, lì lì per schizzare fuori, ma il suo corpo era talmente irrigidito e teso nello sforzo di raggiungere l’orgasmo che paradossalmente otteneva l’effetto opposto. Caterina si rese conto che Marco era troppo rigido e istintivamente gli strinse i coglioni e spostò il campo della sua azione. Cominciò ad accarezzarlo sulle cosce e vicino al perineo, mentre gli sfiorava il pube con le labbra. Guardò Marco negli occhi, e lo vide con lo sguardo velato dall’attesa del piacere.

‘Lasciati andare, non essere così rigido. Non hai bisogno di fare niente. Goditi il piacere dei miei baci e delle mie carezze e non avere fretta di godere,’ disse Caterina. ‘Lascia fare tutto a me.’ Gli riprese l’uccello in mano e dopo averlo inumidito di saliva cominciò ad accarezzarlo indugiando di più sulla parte più sensibile. ‘Si, si,’ mugolo Marco, completamente in estasi. ‘Ancora, non ti fermare’.

Caterina decise che era tempo di dare sollievo al desiderio di Marco. ‘Guardami mentre ti succhio l’uccello. Osserva come sono brava.’ Detto questo accostò di nuovo le labbra al glande continuando ad manipolarlo. Fu la goccia che mancava per far esplodere il piacere di Marco. Uno potente schizzo di sperma eruttò nella bocca di Caterina. E poi ancora, e ancora. Caterina assaporava la sborra di Marco. Non era molto diversa da quella degli altri uomini, ma era quella di suo marito e se le cose fossero andate bene ne avrebbe potuto avere quanta ne voleva. E anche quando la voleva. Si trovò a pensare che era in una situazione di potere e che Marco, che lei amava, sarebbe stato in suo potere per sempre. Marco, intanto, dopo aver eiaculato una quantità di sperma impressionante, la scorta di tanti mesi, si sentiva svuotato. Aveva provato un piacere mai sentito prima. Le scopatine che aveva fatto in precedenza impallidivano al confronto. Si, non c’era dubbio. Caterina, sua moglie, era una gran troia, e non era assolutamente un difetto. Che andassero a fanculo gli amici e i loro giudizi. Avrebbe fatto di tutto per tenersi Caterina. Anzi, la voleva così tanto che l’uccello gli rimase in piena erezione, con grande meraviglia di Caterina.

‘Vedo che hai ancora voglia, ma adesso è tardi e devi andare a lavorare. Ma stasera, quando torni, ti prometto che faremo ancora l’amore. Anzi farò in modo che sarai tu a dirmi basta. E poi abbiamo un sacco di cose da discutere. Cosa fare di tutti quei soldi prima di tutto. Alzati pigrone e sbrigati. Ti prometto che farò la brava mogliettina oggi.’

Per Marco la giornata si preannunciava lunga e dura. Tanto per cambiare la giornata era caldissima e lui avrebbe dovuto lavorare sotto il sole. Una ragione in più per fare un corso e poter fare un lavoro meno estenuante. Inoltre il suo pensiero ritornava continuamente a Caterina. La sua eccitazione non si era calmata anzi ogni volta che ripensava a ciò che era successo al suo risveglio la sua erezione si rinnovava in modo doloroso. Mille pensieri ed immagini gli attraversavamo la mente, e non riusciva a concentrarsi sul suo lavoro. Già tre volte il suo compagno, stavano tirando su un tramezzo in una villa in costruzione, lo aveva dovuto richiamare perché non prestava attenzione e aveva già rischiato di cadere giù dall’impalcatura. Anzi gli aveva chiesto più volte se aveva problemi, se aveva bisogno di soldi. Marco aveva risposto in modo vago ed evasivo. Quella giornata di lavoro gli sembrava interminabile. In ogni caso aveva preso una decisione. Qualunque cosa gli avrebbe detto Caterina, lui non aveva nessuna intenzione di perderla o lasciarla a andare. Finalmente, dopo tanto sole e fatica, la giornata di lavoro terminò e Marco si precipitò a casa.

Appena entrato si accorse che c’era qualcosa di strano, qualcosa che non arrivava a decifrare. Caterina aveva disposto i mobili in modo diverso. Aveva coperto il banalissimo divano a fiori con una stoffa di stampo orientale. Nell’aria aleggiava un odore di incenso che proveniva da due incensiere posizionate sul la credenza anche quella ricoperta da una stoffa orientale. Caterina era uscita a far spese e aveva dato un sapore differente alla loro casa che sembrava pure più accogliente.

Caterina aveva sentito la porta d’ingresso richiudersi e accolse Marco con un ‘Ciao tesoro. Che bello averti a casa. Vai a farti una doccia veloce che la cena è quasi pronta. Stasera mangiamo in terrazza.’

‘Ciao amore mio,’ disse Marco. ‘Sono stanco morto, una bella doccia mi farà proprio bene. Cinque minuti e sono da te. Ma non ci saranno troppe zanzare in terrazza?’

‘Ho provveduto anche a questo,’ gli rispose Caterina. ‘Dai sbrigati che sono già pronta e ho una fame da lupo.’

Marco entrò in camera da letto. C’erano candele accese dappertutto che spargevano un buon odore di citronella ed una luce calda e accattivante. Si spoglio e andò in bagno. Anche lì c’erano dei cambiamenti. La vecchia tendina della doccia non c’era più. Adesso c’era un box doccia nuovo e luccicante. Insomma la casa era sempre la stessa, ma aveva un apparenza diversa molto più attraente. Si lavò velocemente e si mise gli abiti puliti e stirati preparati per lui sul loro letto. Appena entrò in cucina fu colpito dall’odore di buon cibo.

Caterina era seduta in terrazza che lo aspettava. Aveva apparecchiato il tavolo con molto gusto. Anche in terrazza c’erano candele dappertutto. Caterina indossava una specie di vestito che Marco non aveva mai visto. Anzi non era un vero vestito era una specie di drappo che le avvolgeva il corpo facendo risaltare la bellezza delle sue forme e dei suoi capelli.

‘Siediti, tesoro,’ gli disse con un tono dolce ed invitante. ‘Ho preparato qualcosa di speciale per stasera. Intanto ti piace il mio vestito? E’ un sari, un vestito orientale molto semplice che si porta con molto piacere e sotto non ho né mutandine né reggiseno ‘. Comunque a questo possiamo pensare dopo. Intanto, dai, siediti e mangiamo.’

Marco era completamente soggiogato dal fascino di Caterina. Se mai avesse avuto dei dubbi su ciò che avrebbe deciso, lo spettacolo che Caterina aveva preparato per lui avrebbe spazzato via ogni incertezza. Iniziarono la cena con calma, Caterina sorrideva compiaciuta. Sapeva di dover dire delle cose che avrebbero ferito profondamente Marco. Ma era necessario. Il suo matrimonio non sarebbe potuto continuare sulla stessa linea del passato. Troppe cose erano successe ed era giusto che Marco sapesse tutto prima di prendere una decisione. Lei aveva solo barato un po’, per indorare l’amara pillola che stava per propinare a Marco.

‘Caterina,’ cominciò Marco. ‘Ho riflettuto a lungo sul nostro matrimonio e su quello che è successo allo studio televisivo.’

‘Aspetta,’ lo interruppe Caterina. ‘Prima di prendere qualsiasi decisione o fare qualsiasi cosa devi sapere tutta la verità, altrimenti non sarebbe giusto. Devi sapere che quello che è successo allo studio l’ultimo giorno della trasmissione non è tutto. Io ero molto arrabbiata con te e quando sono andata agli studi televisivi per il colloquio preliminare sono stata con il presentatore. Il giorno prima delle riprese il produttore mi ha fatto chiamare e sono stata anche con lui. Poi il primo giorno delle riprese sono stata con il truccatore e con l’assistente del presentatore. Poi nello stesso pomeriggio sono stata insieme al produttore, al finanziatore del programma, al direttore tecnico e al regista. Questa volta mi hanno scopato tutti e quattro contemporaneamente.’

‘Aspetta,’ disse Marco annichilito dalla rivelazione. ‘Non hai bisogno di dirmi tutte queste cose. Lo so che cosa hai fatto non c’è bisogno che entri nei particolari.’

‘No invece è necessario. Se dobbiamo continuare a stare insieme è meglio che non ci siano più cose non dette. La situazione deve essere chiara. Tu devi sapere tutto ora per evitare malintesi o che tu mi possa rinfacciare qualcosa in futuro. Io ti amo, sei mio marito e vorrei continuare a vivere con te. Ma non potrei sopportare di avere rinfacciate le mie azioni. O le accetti così come sono, in tutta la loro gravità oppure è meglio che ognuno vada per la propria strada. Quindi, anche se questo ti potrà fare male, devi sapere tutto.’

Marco ancora stordito dalle rivelazioni di Caterina e non sapeva più cosa dire. Il suo convincimento di prima si era liquefatto. Aveva rimosso lo spettacolo del palcoscenico con Caterina nuda e scopata in pubblico. Ma adesso la visione di quegli atti gli ritornava in mente e lo feriva come un coltello che veniva rigirato in una ferita aperta. Riuscì comunque a balbettare qualcosa che Caterina interpretò come un assenso.

‘Vedi Marco, non è ancora finita,’ continuò Caterina. ‘La ripresa del programma venne interrotta a causa di un incidente tecnico.’ Caterina omise di raccontare la causa di quell’incidente tecnico. ‘Le riprese furono rinviate di due giorni per poter riparare il guasto ed il giorno dopo io andai al supermercato per fare la spesa. Ero talmente eccitata che non ho resistito al desiderio e ho scopato con il ragazzo della verdura, il macellaio e con l’addetto alla sicurezza. Il resto l’hai visto con i tuoi occhi’

Gesù, pensò Marco, pure con l’addetto alla sicurezza, un uomo anziano e con la pancia. Insomma Caterina aveva scopato in tre giorni più volte di quanto avesse fatto lui in tutta la sua vita, e per giunta con tanti uomini diversi. Non era un boccone facile da mandar giù. E poi con l’addetto alla sicurezza, questo era davvero incredibile. Quell’uomo anziano e insignificante. Marco non sapeva più che dire, era troppo sconvolto per riuscire a dire qualcosa.

Caterina fu all’altezza della situazione. Si alzò prese Marco per mano e lo tirò verso di lei. Lo abbracciò e gli disse in un orecchio. ‘Prendi questa sera come un regalo per te. Un regalo d’addio, se vorrai, oppure un regalo per l’inizio di una nuova fase della nostra vita. Ora vedrò se sei capace di superare tutto questo. Non ti chiederò perdono o scusa per quello che ho fatto. E’ successo. Sarebbe successo comunque, prima o poi. Non si possono spegnere le emozioni o i desideri. E io ho tanta voglia di vivere e di provare piacere. Tu sei stato troppo assente. Anche quando c’eri non hai mai pensato che anche io ho le mie esigenze. Lo so che è stato anche a causa della nostra educazione. Ma proprio per questo è stato necessario un momento di rottura radicale. Io me ne sto rendendo conto solo adesso.’

Detto questo con un gesto molto semplice lasciò cadere il sari e rimase completamente nuda e bellissima alla luce delle candele. ‘Amami Marco,’ gli sussurrò all’orecchio. ‘Amami come hai sempre voluto e non hai mai avuto il coraggio di fare. Chiedimi le cose che non hai mai avuto la forza di chiedere. E se mi ami veramente non parleremo mai più di quello che è successo e noi saremo amanti e complici per sempre.’

Marco aveva le lacrime agli occhi dalla commozione e stranamente, però, l’erezione dolorosa che lo aveva accompagnato per tutto il giorno si era liquefatta. Dopo aver desiderato Caterina con tutto il suo corpo per tutto il giorno, adesso il suo desiderio sembrava scomparso. Non se ne capacitava. Il suo corpo seguiva regole differenti dalla sua testa. Caterina si accorse dell’imbarazzo di Marco e si rese conto che dentro di lui c’era un conflitto profondo e complesso da risolvere. Le sarebbe occorso tutto il suo amore e la sua abilità per arrivare a vincere le sue resistenze istintive, mentre sapeva già di possedere la sua mente. ‘Non c’è premura,’ esclamò Caterina. ‘Prendi il tuo tempo. Abbiamo tutta la notte davanti a noi visto che domani non lavori. Intanto baciami e portami a letto.’

Marco non se lo fece ripetere un’altra volta, la sollevò con facilità e la portò nella loro camera. La depose sul letto e rimase a guardare quello splendore di donna che era sua moglie e che, in pochi giorni, lo aveva fatto cornuto ripetutamente con uomini e donne. Era lì nuda e sfacciata davanti a lui con le gambe divaricate e la figa esposta ai suoi sguardi. Non l’aveva mai vista da vicino. Anzi non ne aveva mai visto una dal vivo.

Caterina intuì i suoi pensieri e con voce calda ed invitante lo invitò. ‘Perché non vieni più vicino e me la coccoli un po’? Ho voglia di sentire i tuoi baci e la tua lingua dentro la mia figa. Ho sempre sognato di questo ed ora finalmente ho il coraggio di chiedertelo.’

Marco si chinò con la testa in mezzo alle sue gambe ed in modo esitante avvicinò la sua bocca al sesso di Caterina che emanava un odore invitante di spezie e di cannella. Caterina allungò le mani e poggiandole sul capo di marco lo attirò a se. ‘Fammi sentire come mi lecchi. Sapessi quanto ho desiderato questo momento in tutti i giorni e le notti che mi hai lasciato da sola. Fammi sentire come la tua lingua si fa strada dentro di me. Fammi gridare. Fammi morire. Dai entra dentro di me.’

Marco era sconvolto adesso. Il suo corpo aveva accettato la nuova situazione ed era di nuovo in attesa. Il suo cazzo era di nuovo gonfio e duro e gli faceva male. La presa di Caterina sul suo capo era gentile ma decisa. Finalmente si decise. Vinse la sua timidezza e diede un colpo di lingua in mezzo alle grandi labbra di Caterina. ‘Siiiii, sei vicino,’ mugolò Caterina. ‘Devi arrivare lì su dove c’è quel piccolo bottoncino rosa, che si chiama clitoride. Ecco e adesso leccalo e succhialo e mi darai un grande piacere.’

Marco non aveva mai fatto niente del genere ma si applicava con diligenza. Diede ritmo al movimento della lingua passando lungo tutto il suo sesso partendo dal perineo e arrivando al clitoride di Caterina. Poi provò a spingere la lingua dentro la vagina. Con suo stupore, si accorse che la topa di Caterina era molto stretta. ‘Stai andando benissimo,’ disse Caterina. ‘Ma non è giusto che tu sia lì a coccolarmi ed io non faccia niente per te. Spogliati e vieni qui accanto a me.’

Caterina fece in modo che Marco si distendesse sul letto supino e poi si posizionò sopra di lui in modo da presentargli la sua fica offerta. ‘Dai leccami, ‘ disse. ‘Intanto io mi occupo del tuo pisello. Ho voglia si sentirlo crescere dentro la mia bocca, di sentire il pulsare del tuo sangue con le mie labbra. Tu lo sai che mi piace prenderlo in bocca. Penso che te ne sarai accorto e che sono anche molto brava a farlo.’

A queste parole Marco provò una fitta terribile di gelosia. A sua moglie piaceva avere il cazzo in bocca e lui non l’aveva mai saputo. Ma quante cose si era perso? Nel frattempo continua la sua lingua percorreva la topa di Caterina dal perineo al clitoride. Aveva un buon odore ed un buon sapore. Marco scoprì che gli piaceva molto leccare la figa. Sentire le piccole labbra che si allargavano sotto la spinta della sua lingua, spingerla a forza all’ingresso della vagina, assaporare questa specie di crema dolce che ne fuoriusciva. Marco percepì un cambiamento sia nella densità che nella quantità delle secrezioni di Caterina. La sua opera era apprezzata! Si inorgoglì al pensiero di poter dare piacere. Fino a quel giorno non aveva mai pensato a ciò che le potesse dare piacere. Anzi per la verità quest’idea non lo aveva mai sfiorato. E aveva amaramente scoperto cosa poteva succedere grazie alla sua trascuratezza. Non sarebbe più successo.

La decisione era stata presa. Non avrebbe lasciato Caterina. Non gli importava niente se lei aveva scopato con altri. Se lui fosse stato all’altezza non sarebbe successo. Ma da quel giorno sarebbe stato all’altezza, e si sarebbe occupato diligentemente e puntualmente delle voglie di Caterina. Intanto la lingua di Marco calda e larga cominciava a sortire effetti importanti. Caterina era molto vicina all’orgasmo e voleva godere. Ma voleva anche che Marco potesse godere dentro la sua bocca. Aveva voglia di sentire il sapore acre del suo sperma. Fu un attimo e poi la situazione precipitò. Caterina senti l’orgasmo arrivare improvvisamente, l’eccitazione percorrerle la schiena dal capo verso l’inguine, là dove l’instancabile lavoro della lingua di Marco aveva stimolato il suo piacere. E in un momento, mentre sentiva le contrazioni della sua vagina, gridò il suo piacere.

‘Si, Marco, si. Quanto tempo ho aspettato questo momento. Erano mesi che non facevamo l’amore. Tu mi hai trascurata per troppo tempo e non ho intenzione di chiederti perdono per quello che è successo. Ma adesso rilassati e lasciati andare. Tocca a me farti sentire desiderato, amato.’ Quindi continuo l’opera già cominciata con movimenti lenti e avvolgenti, soffermandosi più spesso nella parte inferiore del glande che stimolava con la lingua e con i denti. Nello stesso tempo usava le mani per tenere scoperto il glande e le parti più sensibili del cazzo. Era decisa a rendere indimenticabile il momento della riconciliazione. Sapeva che Marco non aveva una grande esperienza in fatto di sesso, ma ci avrebbe pensato lei a farlo diventare un super esperto. Sentì che Marco si inarcava nei prodromi dell’orgasmo e si preparò allo spruzzo di sperma nella sua bocca. L’avrebbe assaporato come fosse una crema e poi avrebbe leccato e ripulito il cazzo di Marco. Sapeva bene che nei momenti successivi all’orgasmo, il cazzo diventa molto sensibile. Ogni bacio avrebbe procurato a Marco delle emozioni fortissime che lui non aveva mai provato. E così avvenne. Marco gridò, e poi gridò ancora. Era annichilito. Il suo cuore batteva all’impazzata. Ed immediatamente dopo senti i colpi di lingua sotto il glande che gli procuravano una sensazione piacevole al limite del sopportabile.

‘Oh Caterina, mi fai impazzire di piacere. Ma perché abbiamo perso tutti questi anni? Ma quanto sono stato stupido. Ora mi rendo conto del perché i miei amici si lamentano delle scarse capacità delle loro mogli. Non hanno mai fatto niente del genere. Tu sei incredibile. Io non voglio lasciarti. E non voglio che te ne vai. Non ti voglio perdere.’

‘Ne riparliamo domani. Abbiamo ancora un sacco di tempo stanotte e io ho ancora voglia di fare l’amore. Adesso vai a letto e rilassati. Io metto un po’ d’ordine e poi ti raggiungo.’ Il messaggio era chiaro. Caterina gli aveva detto di andare a coricarsi nel loro letto e non nel divano. Un’altra vita poteva ricominciare. Dipendeva solo da lui.

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