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Racconti Erotici Etero

Le vicende del mio culetto

By 17 Maggio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Chi di voi in passato ha letto i miei racconti, sa che non disdegno il sesso anale’ anzi, ad essere sincera mi piace proprio!
Non &egrave una questione di piacere fisico, ovviamente da quel punto di vista preferisco sempre una bella ripassata tradizionale, ma ci trovo qualcosa di unico a livello psicologico: mi eccita sapere che sto facendo qualcosa di trasgressivo (?) e sporco che fa infoiare il mio partner e che mi fa apparire ai suoi occhi come una gran porca.
Non so, magari sono pazza, ma questo &egrave sufficiente a trasmettermi una carica erotica che poi mi porta a godere.
Questo preambolo per arrivare al fatto che mi sono accorta di non avervi mai raccontato come &egrave iniziata l’epopea del mio culetto sfondato!
Niente paura, rimedio subito.

La prima volta che qualcuno ha avuto l’onore di sperimentare il mio buchino posteriore &egrave stata quando ero ancora alle scuole superiori (all’ultimo anno, così nessuno grida allo scandalo), con un ragazzo, di qualche anno più grande di me, che frequentavo da un po’.
E’ successo in modo abbastanza scontato, a ripensarci: io ero giovane e ingenua, lui scafato e soprattutto arrapatissimo; dopo aver scopato per qualche mese in tutti i modi, o almeno in tutti quelli che due ragazzi comunque poco più che adolescenti potevano conoscere e immaginare, lui mi fece capire che voleva qualcosa di più, e che se volevo che la nostra storia continuasse dovevo concedermi totalmente.
Io, come detto, ero ingenua e anche molto insicura, soprattutto del mio aspetto fisico da ragazza che stava ancora finendo la maturazione, per cui passai giorni a immaginare nella mia mente che senza di lui non avrei mai più trovato l’amore (come se quello fosse amore), e d’altra parte l’idea di darmi a lui anche in quel modo, a parte un po’ di logico timore, non mi sembrava poi così terribile.
Per cui in breve tempo capitolai, e così, in modo abbastanza squallido devo dire, in una casetta di campagna di quelle che ogni famiglia giù da noi ha, su un divano che di battaglie ne aveva viste molte, alcune delle quali avevano visto me come protagonista, il mio culo non fu più vergine.

Non ve la faccio tanto lunga, non vi farò un racconto dettagliato di come andò, per quante parole potrei sforzarmi di usare, una descrizione di un’inculata somiglia a tutte le altre che avete letto su questo sito o da altre parti.
Vi dirò invece che non fu traumatizzante, che mi accorsi che se a lui piaceva, a me poteva stare bene.
Ma ovviamente non mi piacque subito, non fu amore a prima vista.
Con lui, da quel momento, non esistette scopata senza un passaggio nel mio secondo canale.
Dopo qualche mese, in ogni caso, la storia si esaurì’ per un attimo pensai che forse mi ero data con troppa leggerezza, ma fu solo un attimo e passò in fretta.

Da allora in molti si sono avvicendati dietro di me, non saprei fare un calcolo preciso, ma se vi interessa credo di aver accolto nel caldo del mio retto almeno una trentina di cazzi diversi.
La maggior parte, a dire il vero, negli anni dell’università.
Il mio culo non era (e tuttora non &egrave) niente di che, un po’ abbondante, ma piuttosto tondo e sodo.
Ma avevo capito che non importava davvero come fosse e che la facilità nell’elargirlo sarebbe stata sufficiente a farmi avere successo con l’altro sesso, portandomi a vincere la mia insicurezza.
Del resto, ogni bravo maschietto che si rispetti davanti ad un sedere disponibile non fa tanto lo schizzinoso’ e la voce che il mio era facilmente penetrabile non ci mise molto a divulgarsi.

Di esperienze avute in quegli anni potrei raccontarvene parecchie, ma me ne viene in mente una in particolare, in cui mi sono sentita molto porca e in cui forse &egrave scoccata quella scintilla che mi porta ad amare il sesso anale.
Grazie alle mie performance ero diventata abbastanza popolare in città, ma non mi accontentavo e volevo ‘alzare il tiro’, cercando di conquistare uno dei ragazzi considerati più fighi del posto.
Che poi, a pensarci ora, &egrave diventato un mezzo sfigato, ma all’epoca era il sogno di tutte le ragazze’ ed ovviamente non mi considerava proprio, dato che poteva avere praticamente qualunque essere di sesso femminile di cui avesse voglia.
Ero riuscita, però, con l’ausilio di un suo amico, con cui già in passato mi ero “aperta”, a fargli arrivare il messaggio che gli avrei concesso tutto, e così una sera finalmente uscimmo.
Io mi vestii per provocarlo, con una di quelle gonnelline larghe, che andavano di moda alla fine degli anni 90, e una maglia bianca attillata. Sotto avevo messo un perizomino bianco ce era come se non ci fosse e un reggiseno coordinato, che si intravedeva da sotto la maglia. Avevo provato anche a mettere la maglia senza reggiseno, ma avevo dovuto rinunciare, ero troppo oscena.
Insomma, ero evidentemente pronta a una nuova battaglia.
Mi offrì una cosa da bere in un baretto di quartiere, provò ad abbozzare un minimo di conversazione, ma decisamente le parole non erano il suo forte.
La serata stava prendendo una piega strana, ma per fortuna dopo una mezzoretta mi propose di andare a vedere la ‘redazione del suo giornale’.
Quanto se la tirava per questa cosa! Ma io sapevo che era solo uno stagista in un giornalino locale’
Comunque la cosa importante era che era in possesso delle chiavi, e lì dentro potevamo stare un po’ tranquilli.
Una volta entrati, e avendo capito che c’era solo un motivo se mi aveva portata lì (per fortuna), decisi di dare io una svolta alla serata.
Mi fece fare un rapido giro dei locali, fino ad arrivare alla sua scrivania’ e a quel punto feci una delle cose più da maiala della mia vita, che se ci ripenso ora mi viene un sacco da ridere.
Mi avvicinai con fare sensuale (o almeno, spero fosse sensuale) alla sua scrivania, poggiai le mani sul tavolo, iniziai a piegarmi in avanti, lentamente, sporgendo al contempo il sedere all’indietro’ poi girai la testa verso di lui e dissi una cosa del tipo ‘e quante ragazze ti sei fatto qui sopra?’
Lui rimase un attimo stupito, ma non disse nulla, prese invece l’iniziativa, alzandomi la gonna e palpandomi il culo. Prese il gemito che emisi per un incoraggiamento e mi sfilò il perizoma, si abbassò facendomi allargare le gambe e mi leccò per cinque minuti buoni, sia davanti che dietro.
A quel punto immagino volesse darmi una sorta di lezione, oppure il nostro amico comune gli aveva detto quello che mi piaceva, o forse era interessato solo a una parte di me, perché si rialzò, si sbottonò i pantaloni, ne fece uscire un cazzo che neanche ricordo com’era e me lo infilò direttamente ne culo, che in quel periodo era piuttosto allenato e quindi rispose bene nonostante una lubrificazione non perfetta.
Non durò molto, ma la situazione mi aveva eccitata così tanto che, facendomi aiutare dalle esperte dita della mia mano, riuscii a godere, prima che lui scaricasse tutto dentro di me.

Parole di circostanza e la serata finì così. Non uscimmo più insieme.
Si era tolto lo sfizio di farmi il culo.
Ma anche io mi ero tolta lo sfizio di farmelo.
Magari era uno stronzetto, ma alla fine devo pure ringraziarlo, o magari devono ringraziarlo tutti i partner che ho avuto dopo di lui, che si possono godere tutte le mie grazie senza limitazioni e anzi, incitati a fare di me quello che vogliono!

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