PROLOGO
Appena compiuti 18 anni, Margherita F. era pronta per conoscere il suo padre biologico di cui sapeva soltanto il nome e l’età. Andrea, 45 anni. Sua madre non era d’accordo, memore di come le avesse abbandonate alla nascita di Maggie. Il suo patrigno, colui che l’aveva cresciuta, colui che sarebbe sempre stato il suo vero padre, invece era d’accordo.
‘è maggiorenne, ha il diritto di sapere’ aveva detto.
Dopo un mese da quella discussione, il telefono suonò in casa F. .
Il fato volle che anche suo al suo padre biologico fosse venuta l’idea di conoscerla, così, sconfitta di fronte al destino, la madre acconsentì.
L’incontro era fissato al Red Cafè per la settima seguente.
Aspettando in macchina, Maggie scrutava con il cuore in gola ogni persona che passava di lì, quando i suoi occhi si posarono su di un uomo appoggiato ad una Mercedes scura che fumava nervosamente una sigaretta.
Era lui. Lo sapeva. Lo sentiva.
Quando si avviò verso il bar e sua madre annunciò che era arrivato, non ebbe più dubbi.
“Ciao”
La voce da baritono, resa roca da anni di fumo, la fece fremere.
“Devi essere Margherita”
Tuttavia le parve una voce gentile, che accarezzava, che scivolava addosso come cuoio morbido.
‘Sì…sono io. Ciao’ gli rispose in un mormorio.
Andera V. era lì davanti a lei nel suo metro e ottantacinque d’altezza che le porgeva la mano. Come un automa allungò la propria. La sua mano era calda e un po’ ruvida. Il suo volto cordiale, le sue spalle larghe.
In quell’istante che sembrava durare un’eternità, notò che i suoi occhi erano del colore delle nocciole esattamente come i propri e anche i capelli rasati cortissimi erano del suo stesso colore. Neri.
La sua barba. Nera anche quella, intrecciata a qualche filo argentato.
Nonostante le continue proteste di sua madre, Maggie continuava a frequentare il padre biologico.
Alla fine di agosto, dopo circa due mesi dal giorno in cui si erano conosciuti, Andrea le propose di passare insieme un paio di giorni al mare. Lei e sua madre passarono intere giornate a litigare per questo, fino al provvidenziale intervento del suo patrigno che, come sempre, stava dalla sua parte.
Non poteva di certo immaginare di aver acconsentito alla travolgente passione che nacque tra Margherita e il suo padre biologico.
1.LA FIGLIA RITROVATA
‘Ho tanto freddo’ mormorò Maggie scossa da un brivido.
Gli si fece più vicino, appoggiandogli la testa sul petto nudo, proprio sopra il cuore. Lui l’avvolse con il braccio, deglutendo a fatica.
Non riusciva ad ammettere con sé stesso di essere tremendamente attratto da lei. Certo non l’aveva cresciuta lui ma rimaneva pur sempre sangue del suo sangue.
Una cosa riprovevole.
Eppure…in quei giorni passati assieme il loro rapporto si era sviluppato decisamente più come una profonda amicizia che come un rapporto padre-figlia. Dopotutto era l’uomo che l’aveva cresciuta, il suo vero padre.
Inoltre era così giovane. Diciott’anni compiuti da poco.
Come avrebbe mai potuto guardarsi allo specchio di nuovo se avesse oltrepassato quella linea?
‘Va…va meglio?’ le chiese sentendo delle scosse alla base del collo.
‘Mmmh…sì. Sei così caldo, come fai a non sentire il freddo?’
Ebbe un sussulto quando Maggie gli posò la mano sinistra sullo sterno. Quell’ulteriore contatto gli mozzò il respiro. Si sentiva il reduce di una lunga corsa tanto il suo respiro era irregolare.
‘Non…non so’ le rispose in poco più di un mormorio.
L’unica luce nella tenda era quella naturale proveniente dal cielo denso di stelle e dalla luna piena, che filtrava da una larga finestrella. Una luce fredda e argentea che sembrava aver sospeso il tempo.
Andrea diviso tra l’eccitazione e il disgusto per sé stesso, non poté che constatare la dura sconfitta di quest’ultimo. Pregava che Maggie non se ne accorgesse…anche se il folle dentro di lui lo voleva e lo sperava.
La ragazza emetteva i mugolii del sonno, rannicchiandosi sempre di più contro il corpo fremente del padre biologico. La sua mano si muoveva in maniera inconsapevole, leggermente, accarezzando il suo petto.
Andrea stava per impazzire, il membro durissimo stretto nei pantaloncini del costume gli doleva tremendamente; quando la mano di Maggie scivolò dal petto allo stomaco, gli si chiusero gli occhi, il respiro accelerò scomposto e la sua mano corse a quel pezzo di marmo bollente che si ritrovava fra le gambe.
Le dita di Maggie si erano fermate e ora stavano fredde e immobili sulla pancia sudata di Andrea. Le lanciò uno sguardo furtivo: gli occhi, color nocciola come i suoi, erano chiusi, i capelli neri erano sparsi sul suo braccio, la bocca leggermente aperta.
Avrebbe voluto stringere forte a sé quel corpo minuto e dirle che l’amava, che la desiderava, avrebbe voluto baciarla, introdursi dentro di lei e riempirla del suo seme, lo stesso che le aveva dato la vita diciott’anni anni prima.
Si infilò la mano destra nei pantaloni provando un gran sollievo quando finalmente riuscì a liberarsi dell’opprimente prigione di stoffa.
‘Andy…’
Quando abbassò gli occhi verso il viso della ragazza lei lo stava fissando.
‘Margherita…’ bofonchiò ‘…Maggie, io….’ avrebbe anche potuto morire lì, in quell’istante.
Lei volse lo sguardo in basso, dove Andrea si stava ancora stringendo quel grosso cazzo in fiamme. Il fatto di essere stato beccato, da una parte gli provocava un infinito senso di orrore, dall’altra lo eccitava ai limiti della follia.
‘Andy….’ sussurrò ripiantandogli gli occhi in faccia.
Forse l’uomo stava per dire qualcosa, quando la mano di Maggie si strinse attorno alla sua, là in basso, come se l’avesse afferrato per la gola tanto si sentì soffocare.
La ragazza si puntellò sul gomito destro senza mollare la presa, senza smettere di guardarlo negli occhi. Fece scorrere la mano sinistra su e giù per l’asta di carne, lentamente, facendo allontanare quella di Andrea che la guardava allibito, come se tutto fosse un sogno. Forse si era addormentato e stava semplicemente sognando.
Eppure sentiva le fredde dita della ragazza strette attorno al suo cazzo ormai sul punto di esplodere, vedeva quegli intensi occhi fissarlo in maniera disarmante.
‘Ma…Margherita…’ faticava ad articolare anche solo il suo nome.
Gli sfiorò i testicoli gonfi, in tensione, gli accarezzò i peli sul pube scorrendo sempre più in su, lungo la linea dell’ombelico fino al volto.
‘Andrea…’ mormorò l’ennesima volta. Sospirò distogliendo gli occhi dai suoi ‘…credo di averlo sempre voluto’ aggiunse in un sussurro concitato, ‘…dal primo giorno…dal nostro primo incontro al Red Cafè, ricordi?’
E come poteva dimenticarselo? Il giorno in cui rivide la figlia dopo diciotto anni, l’ultima volta era stata quando aveva appena un mese di vita. Il giorno in cui ritrovò sé stesso nei tratti di quella magra ragazzina timida che non disse una parola per la prima mezz’ora e che non la smise più di parlare una volta sciolta la diffidenza.
Le mise una mano sulla nuca e l’attirò a sé. Assaporò le sue labbra dal gusto salmastro, lasciò che fosse la sua lingua ad entrargli in bocca, prima lentamente quasi sondando il terreno poi sempre più energicamente finché non la sentì intrecciarsi alla propria. Parve passata un’eternità quando si staccarono.
Maggie ansimava, calda in volto. Le sue dita si erano scaldate.
‘Il mio primo vero bacio’ gli confessò in un sussurro, sorridendo timida.
‘Dici davvero?’ non riusciva a crederci. Allora…. ‘Sei ancora vergine’ fu più un’affermazione che una domanda. Lei annuì senza guardarlo negli occhi.
‘Vieni qui…’ se la attirò vicino, stringendosi la testa al petto, baciandole i capelli.
Maggie lo abbracciò inspirando il suo odore, sconosciuto eppure così familiare, come se l’avesse sempre conosciuto.
Allungò la mano verso il cazzo di Andrea, appoggiato sulla pancia, in attesa, sollevandolo. Seduta sulle ginocchia ora, sempre tenendo la testa sul suo petto, nonostante la fioca luce notturna, riusciva a distinguerne ogni particolare: la cappella ben definita svettava in cima ad una colonna di carne calda, morbida e dura insieme. Le pulsava in mano. Lentamente dalla punta fece scorrere la mano in basso, fino alle palle rigonfie ammirando come la pelle seguisse i suoi movimenti.
Si voltò verso Andrea sorridendogli.
‘Cosa c’è?’ le chiese riavviandole i capelli.
‘Niente…è che…è…maestoso direi’ gli rispose quasi con innocenza.
Gli scappò una risatina: ‘Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile!’
La baciò di nuovo, ingordo di lei, mentre la sua mano si muoveva lenta sulla giovane schiena.
‘Non puoi neanche immaginare quanto io ti desideri’ le sussurrò sulle labbra che si incurvarono in un sorriso timido, ‘ma…’
‘Shhh’ lo precedette lei ‘non importa se….se sei mio padre’ lasciò la presa e allungò la mano sinistra ad accarezzargli i capelli rasati, ‘infondo siamo come due sconosciuti’ gli sfiorò il volto così simile al suo.
Prima che potesse replicare, Maggie riportò la sua attenzione (e la sua mano), verso il cazzo di Andrea. Si avvicinò con il viso: notò solo in quel momento la vera grandezza del membro, quanto fosse grosso più che lungo. Le venne una vera acquolina al pensiero di assaggiarlo, inebriata dal pungente odore di maschio mescolato a quello del mare.
Quando la lingua di Maggie gli toccò la cappella, tutto il corpo di Andrea ebbe un fremito. Si alzò con la schiena appoggiandosi sulle mani: la vista della figlia che gli leccava il cazzo, la sensazione che gli dava…era pura follia. Era scosso da potenti brividi che lo stordivano. La ragazza alzò lo sguardo su di lui; la metallica luce lunare le faceva luccicare la bocca umida, il suo petto si alzava e abbassava come un mantice. Gli sorrise l’ennesima volta e lui la tirò a sé con forza, le baciò la spalla, il collo sentendo il suo fiato caldo sul volto: ‘Sei bellissima…sei la mia meravigliosa creatura’ le mormorava assaggiando la sua pelle.
Le faceva il solletico con la barba, scatenandole risolini infantili: ‘Voglio sentire che il sapore hai’ disse tornado a stuzzicargli il cazzo. Con una mano andava su e giù per l’asta, con l’altra gli massaggiava i grossi testicoli pronti ad esplodere. Gli passò la lingua sulla fessura nel glande facendolo quasi sobbalzare.
‘Oddio….’ gemette. Non voleva venire, non poteva lasciare il paradiso, non ancora ‘Ehi…piccola mia vieni qua’
Gattonò fino alla sua bocca e si lasciò afferrare la nuca affinché lui potesse baciarla. Si fermò a pochi centimetri dal volto di Maggie: le sue labbra lo desideravano disperatamente. Le leccò il mento umido.
‘Vieni, vieni…’ gli si avvicinò e lui le tolse il pezzo superiore del costume.
Due piccoli frutti tondi e dall’aspetto un po’ acerbo. Sembravano lì per lui, sembravano averlo aspettato da sempre.
Maggie incrociò le braccia, abbassando lo sguardo: ‘No….sono orribili’
‘Ma…? Che dici, sciocchina!’ le sciolse il nodo alle braccia. La tirò verso di sé abbracciandola: ‘Sono minuscole’ piagnucolò aggrappandosi alla sua schiena.
Andrea avvertiva i capezzoli della ragazza strusciarsi sul suo petto. Erano piccole palline turgide di colore scuro.
‘Questo non vuol dire che siano brutte’ replicò lui abbassando il volto al loro livello.
Quando le strizzò dolcemente un capezzolo, Maggie sussultò; si attaccò con la bocca ad uno di quei bottoncini e se non l’avesse sostenuta, lei si sarebbe allontanata di colpo.
Maggie ansimava assaporando quella nuova strana sensazione che le faceva vibrare il basso ventre. Istintivamente portò una mano dentro le mutandine del costume.
Si sentì afferrare il braccio: abbassò lo sguardo su Andrea il quale scosse la testa e le allontanò la mano. Le accarezzò un seno e lentamente scivolò sul ventre della ragazza, infilandosi sotto il costume. Maggie emise un verso strozzato; era talmente bagnata che le si erano inumidite anche le cosce.
Andrea intinse le dita nei suoi umori e se le portò alla bocca sotto gli occhi sgranati della ragazza: ‘Non ho mai assaggiato nulla di così buono’ le sussurrò tornando a succhiarle i capezzoli. Con un braccio le cingeva la vita, tenendo il volto premuto contro il suo sterno mentre con l’altra mano le abbassò gli slip intrisi.
Bastò un leggero tocco di Andrea sul clitoride per farle avere un potente orgasmo che la scosse tutta, tanto era eccitata.
‘Ancora ti prego! Ancora!’ lo supplicò baciandolo.
L’uomo si distese: ‘Non prenderò la tua verginità’ disse di fronte alla titubanza della giovane nel sedersi su di lui, ‘non stanotte’.
Lei si sbarazzò degli slip. Andrea la fece sedere sul suo membro steso sulla pancia; il contatto con quel caldo e umido fiore gli fece temere un orgasmo immediato. Percepiva chiaramente le piccole labbra fradice avvolgergli il cazzo con ingordigia, mentre si stringeva al petto il corpo sudato e sussultante di Maggie.
Dalla finestrella entravano solo il rumore del mare e i metallici raggi lunari, l’aria era pesante e impregnata degli odori del sesso.
La ragazza si dimenava furiosamente sul corpo del padre in preda al piacere più totale, strofinandosi sulla sua verga bollente, baciandolo, facendosi abbracciare, succhiare, mordere.
‘Sto…! Sto per venire di nuovo!’ farfugliò tra i fremiti, sollevandosi dal petto Andrea.
Come se non bastasse lui allungò una mano verso il clitoride rovente della figlia.
‘Oddio! ODDIO!!’
L’urlo animalesco che uscì dalla sua gola squarciò l’aria come un fendente.
Si accasciò sfinita su Andrea che le cinse la schiena.
Le accarezzò i capelli sudati: ‘Hai ancora freddo?’ chiese sornione.
Lei voltò gli occhi verso i suoi scoppiando a ridere. La risata cristallina di Maggie era il più bel suono che lui potesse udire. Dopo i suoi orgasmi, si intende.
La giovane strisciò all’indietro fino ad arrivare al cazzo dell’uomo. Aveva cercato di trattenersi dal venire perché Maggie se la godesse, riuscendoci anche, ma ora non ce la faceva più. Quasi gli doleva.
La ragazza iniziò a leccare quel fradicio palo che aveva inondato dei suoi umori, gustandosi quei nuovi e forti sapori. Non riusciva più di tanto ad infilarselo in bocca, a mala pena ci entrava la punta, e all’inizio aveva paura di spingerlo più infondo. Ma dopo quello che aveva provato lei, decise che Andrea si meritava qualcosa in più di semplici leccate. Lo sentì sfiorare le tonsille prima di esplodere in una tosse convulsa.
‘Maggie!’ Andrea si sollevò di colpo.
‘No!’ lo bloccò lei, con una mano sullo sterno, ‘sto bene, sto bene’
‘Non devi per forza…’
‘Shhh! Devo imparare…per te’ aggiunse queste due parole quasi in un sussurro.
Lui si mise in ginocchio e le piantò la lingua in bocca, assaporando il gusto salino degli umori che aveva sulle labbra: ‘Non sai quanto ti amo’ mormorò.
Lei gli sorrise prima di chinarsi e ricominciare a lavorarsi il suo cazzo.
Ad ogni tentativo andava sempre più affondo, iniziavano perfino a piacerle quegli scombussolanti conati. Rivoli di densa saliva sgocciolavano sul pavimento della tenda e sul mento della ragazza; Andrea le teneva i capelli, in trance di fronte a quella visione paradisiaca e alla sensazione che quella piccola bocca stretta attorno al suo uccello gli provocava.
Maggie avvertì il momento in cui lui venne, con un verso strozzato e prolungato a raschiargli la gola: il suo cazzo sussultava quasi avesse il singhiozzo schizzandole fiotti di seme bollente in gola e sulla lingua. Era uno dei sapori più strani che avesse mai sentito, denso e salato con una punta dolciastra, che si disciolse velocemente nella sua bocca.
Si sollevò sulle ginocchia: “Hai un gusto strano sai?” disse ad Andrea gettandogli le braccia al collo.
Lui la strinse al petto, ansimando: “Davvero?”
“Sì…ma mi piace”
Si coricò trascinandola giù con sé. Il contatto con la sua pelle calda e sudata lo inebriava, si sentiva come ubriaco. Come la persona più felice del mondo.
‘Perché non….?’ stava per domandargli.
‘…Non ho voluto sverginarti? Perché non eri pronta’ le baciò la fronte.
‘Non preoccuparti, c’è tempo’ continuò, intrecciando a mezz’aria le sue dita con quelle della figlia ritrovata, ‘abbiamo tutto il tempo che vogliamo’ ‘Ciao Rosa’
‘Ehi Maggie, come va?’
Margherita picchiettava nervosamente le dita sulla scrivania.
‘Ho un gran favore da chiederti’
‘Dimmi’
‘Dovresti coprirmi per martedì sera’
Non era di certo la prima volta che chiedeva di essere coperta per una notte, anzi di solito era proprio lei che con l’amica Rosa chiedeva un alibi a qualcuno.
‘Come mai?’ chiese in tono sornione, ‘…aspetta aspetta! Hai un ragazzo e non me lo hai detto?!’
Maggie sospirò. L’aveva immaginato che le cose avrebbero preso quella piega, ma lei era la persona migliore a cui chiederlo.
‘Ti dirò….ma tu prima dimmi se puoi’
Ci fu un attimo di silenzio dall’altro capo del telefono. Era certa che non avrebbe accettato prima di averne saputo di più.
‘Solo se mi dici qualcosina! Eddai…per non avermi detto niente deve essere qualcosa di grosso, in tutti i sensi’ ridacchiò Rosa.
Anche Margherita sorrise pensando che l’amica in effetti non aveva tutti i torti.
Cosa poteva dirle?
‘è qualcuno che non conosci’
‘Uh-uh. E poi?’
E poi?
‘…è più grande’
‘Ah sì?! Dimmi dimmi! Quanto più grande?’
‘…Abbastanza’
‘Che vuol dire? Abbastanza?! Abbastanza quanto?’
‘Abbastanza’
Abbastanza per essere suo padre.
‘Mmh…d’accordo vedo che non vuoi sbottonarti…non con me almeno!’ disse ridendo, congratulandosi con sé stessa per quelle geniali trovate.
Maggie si rilassò un poco: ‘Grazie sei un’amica. Ti devo un favore’
‘Mi ripagherai con i dettagli!’
Si salutarono e riagganciò.
Era fatta.
2.SERATA SPECIALE
‘E cosa farete tu e Rosa sta sera? Uscite?’
Margherita stava preparando un borsone infilandoci dentro il pigiama e altri oggetti per la notte. Non poteva uscire senza niente e pensare di non attirare l’attenzione.
‘Ma che ne so mamma’
Sul fondo era piegato e impacchettato un vestito comprato per l’occasione.
La pendola in soggiorno batté le otto e mezza. Doveva darsi una mossa.
‘Mamma devo andare adesso’
‘Mangerete fuori vero?’
Non riusciva a sopportarla quando le faceva il terzo grado: ‘Sì suppongo’
Prese il casco del motorino. Rosa abitava troppo lontano per andarci a piedi, non prendere il casco sarebbe stato un errore madornale.
‘Che fai? Non saluti papà?’ le disse mentre stava per uscire.
‘Ciao papà!’ non aspettò la risposta e si richiuse la porta alle spalle.
Quando entrò nell’ascensore, il suo cuore cominciò a battere forte.
Iniziò a frugare nel borsone alla ricerca del vestito. Arrivata al pian terreno scese le scale che portavano alle cantine: avrebbe dovuto prepararsi nel polveroso sottoscala delle cantine, circondata da muffa e ragnatele.
‘Schifo….’
Accese la luce fissa proprio un attimo prima che quella delle scale si spegnesse.
Si sfilò i vestiti e li appallottolò nella borsa. Si tolse anche reggiseno e mutandine mettendosi un paio di slip di pizzo nero preso in occasione della serata. Il vestito che aveva comprato non richiedeva il reggiseno: era un semplice abito nero sopra il ginocchio con le spalline sottili.
Un po’ di fard, un filo di lucidalabbra ed era pronta.
La Mercedes nera di Andrea era parcheggiata poco più in là dall’altro lato della strada e lui era appoggiato fuori che fumava. Solo nel vederlo Margherita si sentì elettrizzata; era da due settimane che non lo vedeva, da quella notte al mare, e in quei giorni non aveva fatto altro che pensare a lui e a come l’aveva fatta sentire.
Si avvicinò correndo quasi.
‘Ehi!’ esclamò vedendo Margherita venirgli incontro con un borsone e un casco.
‘Ciao’ lo salutò concitata.
‘Che fai? Mi saluti così? Non mi dai neanche un bacio?’
Mollò tutto per terra. Quando Maggie lo abbracciò, Andrea immerse il naso nei suoi lunghi capelli neri inspirando profondamente il suo fresco profumo. Lei si alzò sulle punte dei piedi e lo baciò.
‘Sei bellissima’
‘Allora dove andiamo?’ gli chiese una volta per la strada.
‘Ho riservato un tavolo in un ristorante’ le mise un braccio intorno alle spalle e l’attirò a sé, ‘come hai fatto a uscire?’
‘Mi faccio coprire da un’amica’ gli rispose appoggiandogli una mano sulla coscia. Lo sentì sobbalzare leggermente: ‘è per questo che ho tutta quella roba…serve per la copertura’ la sua mano si avvicinava pericolosamente all’inguine di Andrea che continuava a fissare la strada facendo finta di niente.
Quando però la sua mano si ritirò ne rimase un po’ deluso.
‘E dopo…dopo il ristorante?’
Si fermarono in coda ad un semaforo. Lui si voltò a guardarla. Sorrise sornione: ‘Una sorpresa’
Giunti a destinazione, Margherita non poteva crederci. Era un vero ristorante, non un McDonald’s o un sushi bar.
Ebbe un’esitazione: ‘Ma…e se qualcuno ci vedesse?’
‘Che vuol dire?’
‘Boh…non so’
‘Non ti preoccupare’ le mise una mano tra i capelli avvicinandole il volto al proprio. Per un attimo rimase a guardarla, gli occhi chiusi, la bocca in attesa. Le avvolse le labbra con le sue, affamato, e sentì lievitare i pantaloni. Bastava così poco tanto era attratto da lei. Venne preso alla sprovvista quando Maggie gli si mise a cavalcioni.
‘Che stai facendo?’ gli chiese ridendo. Stava iniziando a sudare di brutto.
Lei gli rispose con un bacio. Sentire la barba di Andrea pizzicarle il volto, le loro lingue intrecciarsi, il suo respiro sulla faccia, la faceva impazzire. Era come una droga, ne bastava un assaggio per volerne sempre di più.
Avvertì la sua erezione e si staccò divertita: ‘Ehi ehi! Senti qua’ ridacchiò strizzandogli il cavallo dei pantaloni e quello che c’era dentro.
‘No dai, Maggie’ dovette fare appello a tutta la sua buona volontà per respingerla, ‘…dobbiamo andare! Non posso mica entrare così’
‘D’accordo…’ replicò lei in tono malandrino. Aprì la portiera del guidatore e scese da lì, tutte le preoccupazioni volatilizzate.
Una volta al tavolo, ordinarono da mangiare chiacchierando del più e del meno. Margherita sembrava essersi calmata anche se ad Andrea sembrava sempre sul punto di combinare qualcosa. In tavola c’era un forte vino rosso che aveva ordinato lui; Maggie non ne aveva bevuto molto ma sentiva i suoi effetti in tutto il corpo, le guance calde, lo stomaco bruciante, una crescente euforia.
Ne mandò giù un altro sorso fresco e dentro di lei divampò un fuoco.
‘Allora com’era la cena?’ chiese la cameriera portando via i piatti.
‘Davvero ottima’ rispose Andrea con un sorriso.
‘Volete il dolce?’
Lui ci pensò su un attimo: ‘Ho visto che avete il tiramisù’
‘Certo’
‘Allora una fetta per me’
‘Perfetto’, si rivolse a Maggie, ‘E per la sua bella figliola?’
Si pietrificarono entrambi all’istante.
‘Per me niente, grazie’ rispose lei come un’automa.
Quando la cameriera se ne fu andata, Andrea ricominciò a respirare. Non se lo sarebbe mai aspettato.
‘La sua bella figliola!’ Maggie ridacchiò: ‘Ha detto la sua bella figliola!’
‘Ho sentito, Margherita, ho sentito’ Andrea si era spaventato non poco. Ma dovette ammettere con sé stesso che sentire Maggie definita come ‘la sua figliola’, l’aveva fatto eccitare da morire. Se aveva dovuto sopportare una mezza erezione, affievolitasi con la cena e il vino, adesso non riusciva a darsi pace. Ogni posizione che assumeva sulla sedia gli sembrava un girone infernale.
‘Che c’è? Qualcosa non va?’
Margherita aveva capito esattamente quale fossero i pensieri che attraversavano la mente dell’uomo seduto di fronte a lei. Si diede un’occhiata attorno; nessuno sembrava badare a loro.
Andrea sobbalzò facendo saltare tutto il tavolo quando si sentì toccare l’inguine.
Guardò in basso e vide il piedino scalzo di Maggie: ‘Che stai facendo?!’
Lei lo guardava con un sorrisetto scaltro: ‘Ahahah! Papà ce l’ha duro!’
La cameriera arrivò e porse gli porse il dolce sorridendo, senza sapere minimamente che lui stesse per esplodere.
‘Margherita…’ mormorò quasi in tono supplichevole. L’avrebbe presa e sbattuta sul tavolo all’istante. Allungò una mano sul piede della ragazza, accarezzandole il collo, la caviglia, il tallone. Liscio come la seta.
Aveva uno smalto porpora.
‘Se non lo mangi, lo prendo io il tiramisù’ gli disse come se niente fosse.
Andrea non sapeva se quando si alzarono e pagarono, qualcuno notò che nei suoi pantaloni ci fosse un pezzo di marmo. Sapeva soltanto che non sarebbe più tornato in quel ristorante.
Appena si furono seduti in macchina, afferrò il volto della figlia e le piantò la lingua in bocca. Aveva il sapore del vino rosso.
‘Maggie…mi farai impazzire!’ le disse appena si staccarono a riprendere fiato.
‘Credo di essere un po’ brilla!’ bofonchiò lei agitandosi sul sedile.
Andrea accese la macchina e fece manovra, cercando di capire cosa stesse facendo. Dovette frenare di colpo non appena si ritrovò le sue mutandine in grembo. Fortunatamente non erano ancora usciti dal parcheggio semi deserto.
‘Un regalo per te!’ esclamò Maggie ridendo.
Lui le raccolse con uno sguardo allucinato e se le portò al volto, strofinandoci il naso in mezzo. Il profumo della figlia gli stravolse i sensi, una folle smania di lei si impossessò del suo cervello.
La baciò con foga mentre la sua mano corse sotto il suo vestito. Quando la toccò lei ebbe un sussulto; era bollente e bagnata fradicia.
Le infilò un dito senza staccarsi dalla sua bocca. Era stretta ma non quanto si aspettava: ‘Dì la verità’ le mormorò sulle labbra, ‘qua dentro ci hai già ficcato qualcosa’ disse infilandole un altro dito e iniziando a muovere il pollice sul clitoride.
Maggie gli afferrò il braccio contorcendosi: ‘S…sì. Nel comodino ho…ho un vibratore’ mormorò ansimando.
‘Sei una monella’ le sussurrò all’orecchio.
Le sue dita non si fermavano; l’indice e il medio si agitavano come vermicelli mentre con il pollice le torturava quel duro bottoncino di carne.
L’orgasmo non tardò ad arrivare, sconquassandole tutto il corpo. Strinse le gambe attorno alla mano di Andrea dimenandosi furiosamente, emettendo acuti sibili, singhiozzando dal piacere.
Si abbandonò sul sedile con gli occhi stralunati. Lui estrasse le dita, la mano completamente bagnata quasi l’avesse immersa in acqua; se la portò al naso, inalando l’odore degli umori di Maggie, assaggiando il loro sapore salino. Si ripulì negli slip della ragazza che poi si infilò in tasca.
La ragazza ansimava rumorosamente. La scarica che Andrea le aveva dato l’aveva lasciata stordita e affamata; bramava il suo corpo, voleva essere presa, perdersi in lui.
Nessuno dei due parlava, non era necessario. Margherita si appoggiò alla sua spalla, respirando il suo profumo. Gli mise una mano sull’inguine, massaggiandogli quel duro uccello chiuso in gabbia, cercando di alleviare la sofferenza che si immaginò dovesse patire a stare lì dentro.
Fosse stato per Andrea avrebbe parcheggiato in qualche vicolo e l’avrebbe scopata fino a farle uscire l’anima. Ma non voleva che andasse così; aveva prenotato quell’hotel da due settimane, dalla loro giornata al mare. E poi la amava davvero, voleva che fosse una notte speciale per lei.
Senza staccare gli occhi dalla strada, le baciò la testa.
L’uomo alla reception li guardava male.
‘Non vogliamo casini qui’ sibilò registrando l’entrata al computer.
Margherita e Andrea si tenevano per mano aspettando che quel lentissimo individuo finisse con la burocrazia. Maggie stava tremando: di lì a poco avrebbe potuto stringerlo tra le braccia, fondersi con il suo corpo, diventare sua. Gli strinse la mano, quella che fino a venti minuti fa era dentro di lei, impaziente, scalpitante.
‘Bene, finalmente! Ho un gran sonno’ disse Andrea stiracchiandosi, una volta in camera. Si tolse la giacca e si sedette sul letto.
Lei gli lanciò uno sguardo interrogativo. Si avvicinò posizionandosi di fronte a lui e si sfilò il vestito: ‘Sei sicuro di voler dormire?’
Andrea le avvolse le braccia intorno ai fianchi e l’attirò a sé, appoggiando il viso sul petto nudo. Poteva sentire il suo cuore battere all’impazzata.
‘Beh, se la metti così…’ le disse volgendo lo sguardo all’insù.
Maggie amava sentire la sua barba pizzicarle la pelle. Iniziò a sbottonargli la camicia con le mani tremanti; si sciolse dalla stretta di Andrea, inginocchiandosi per arrivare all’ultimo bottone. Guardando verso l’alto rabbrividì eccitata, incrociando i suoi occhi e leggendovi pura lussuria.
Andrea tirò un respiro di sollievo quando finalmente la cerniera dei suoi pantaloni venne aperta. Margherita gli afferrò il cazzo pulsante osservandolo per bene alla luce soffusa delle lampade sui comò: più scuro del resto del corpo, la cappella era rigonfia e rosa scuro. Piccole venuzze partivano dai testicoli e attraversavano tutta l’asta.
Se lo infilò tra le labbra succhiando avidamente.
‘Mmmh sì….’ gemette Andrea accarezzandole i capelli. Aveva incontrato poche donne nella sua vita che amassero prenderlo in bocca, ma sua figlia sembrava esserne incredibilmente ghiotta.
Maggie si alzò e si sedette sulle sue gambe, con le braccia intorno al collo e il suo membro dritto appoggiato sulla pancia. Gli sfilò la camicia, sfiorandogli le spalle, passando le mani sul suo petto villoso, avida, bramosa.
‘Voglio che mi scopi’ mormorò strofinandosi il suo cazzo sullo stomaco, ‘tu devi essere il primo’
Andrea si alzò in piedi all’improvviso stringendo il sedere della ragazza che d’istinto gli avvolse le gambe alla vita.
‘Non puoi neanche immaginare quanto io ti voglia’ le sussurrò all’orecchio prima di deporla delicatamente sul letto. Sbarazzatosi dei vestiti rimase per un attimo ad osservare lo spettacolo che aveva davanti.
Margherita era sulla schiena, le ginocchia sollevate e leggermente aperte tanto da permettergli di vedere quanto fosse eccitata, quanto fosse pronta per ricevere il suo cazzo fremente. Si inginocchiò e la tirò verso il suo viso; le leccò il clitoride, le infilò dentro la lingua, tenendola ferma per le cosce. Maggie si agitava, delle scosse di piacere le facevano tremare le gambe, la barba del padre strusciava contro la sua pelle sensibile imbevendosi dei suoi umori.
Appena avvertì che era sul punto di venire, Andrea si staccò lasciandola sussultante e tremante. Gli lanciò uno sguardo supplicante: ‘Perchè hai smesso?’
Senza dire una parola, lui appoggiò un ginocchio sul bordo del letto allungandosi sul corpo di Maggie senza toccarlo, costringendola ad arretrare fino ad avere la testa sui cuscini. Lei deglutì a fatica, avvertendo scariche di adrenalina in tutto il corpo: si sentiva la preda di una belva affamata. Voleva esserlo
Andrea la baciò con impeto; scese sul suo collo, sul suo seno, sulla sua pancia. Le diede un ultima leccata prima di prendersi il cazzo in mano. Quando lo appoggiò sul clitoride, Maggie trasalì trattenendo il respiro.
‘Rilassati’ le sussurrò inumidendosi per bene. Gli sorrise e guidò lei stessa quel duro arnese nel più sacro dei suoi buchi. La cappella scivolò dentro facilmente per poi fermarsi quasi a metà dell’asta. Margherita sussultò, non era di certo come masturbarsi con un vibratore. Il cazzo di Andrea la riempiva completamente; con lenti movimenti del bacino cercava di farlo entrare tutto. Maggie gli afferrò un braccio e lo strinse: ‘Ti fa male?’ le chiese accarezzandole la fronte. Lei scosse la testa. Non le faceva male ma la sensazione era quasi fastidiosa.
Con un colpo secco la penetrò fino in fondo. La ragazza spalancò la bocca in un urlo muto. Poteva sentire la punta del grosso cazzo toccarle il fondo dell’utero, i testicoli a contatto con i suoi glutei.
Pian piano l’uomo iniziò a muoversi nella stretta e bollente fighetta dalla figlia. Non gli pareva vero tale era l’ebbrezza del momento; vederla sotto di sé, con gli occhi socchiusi e la bocca aperta, il suo piccolo seno sussultare ad ogni spinta…si sentiva come se stesse chiudendo un cerchio, cominciato più di un mese addietro quando per la prima volta aveva sentito la voce di Maggie al telefono. Si chinò sul suo corpo, baciandola ovunque riuscisse ad arrivare, continuando a spingersi in lei.
Margherita gli avvolse le braccia intorno alla schiena, graffiandogli la carne ogniqualvolta il suo cazzo toccava un punto sensibile.
Sentiva il proprio corpo fuso con quello di Andrea, i duri capezzoli contro il suo petto; il clitoride strusciava contro il suo pube mandandole brividi lungo tutta la spina dorsale. Riusciva a percepire nelle viscere la sensazione dell’orgasmo ancora lontana, che si avvicinava sempre più. Dalla sua bocca uscivano mugolii di piacere e parole sussurrate: ‘Così…Andrea…sì…sì….’
Lui si alzò e le afferrò le gambe, portandosele sulle spalle, aggrappandosi agli esili fianchi. Lei spalancò gli occhi e Andrea capì di aver trovato il punto giusto: con pochi, vigorosi assalti il corpo di Maggie venne sconquassato dai tremiti.
‘ODDIO! ANDREA! ODDIO!’ il suo bacino si inarcò freneticamente tanto che il cazzo sgusciò di fuori. Andrea le premette una mano sulla pancia, spingendola in giù e si infilò in lei con forza, pompandola con tutto il suo peso.
Dalle grida che Maggie lanciava, sembrava la stessero squartando. Si agitava, si contorceva nell’orgasmo più forte che avesse mai provato.
Quando si calmò era stremata; ansimava ad occhi chiusi accarezzando il petto di Andrea. Lui la osservava estasiato, felice di averla fatta urlare in quel modo. Non si sentiva fiero di sé, anzi, era stupidamente fiero di lei.
La baciò teneramente, muovendosi piano: ‘Avrai svegliato tutti quanti’
Lei aprì gli occhi e si mise a ridere. Si sentiva sempre incredibilmente euforica dopo un orgasmo: ‘è colpa tua!’ gli accarezzò il mento, ‘è la seconda volta e mezzo che mi fai venire sta sera…non pensi che dovrei ricambiare?’ gli chiese maliziosa.
Le strizzò un capezzolo facendola sussultare: ‘Adesso girati’
Udendo queste due semplici parole, il cuore di Maggie ebbe un fremito.
Si voltò a pancia in giù tremando dall’eccitazione.
‘Su! Su il culetto’ le disse Andrea dandole leggeri schiaffi.
‘Non vorrai mica mettermelo nel culo?!’ chiese allarmata cercando il suo volto nella luce soffusa.
‘No…non adesso almeno’ rispose lui. Senza un minimo di preavviso lo ficcò dentro con una poderosa spinta, mozzandole il respiro.
Maggie constatò con non poca soddisfazione che scopandola, Andrea aveva perso quasi completamente quel fare pacato che lo caratterizzava.
Lei ora era la sua femmina da montare e dominare.
Le mani di Andrea stringevano saldamente i glutei della figlia, facendoli sbattere rumorosamente contro il proprio corpo; Margherita se ne stava con la faccia stravolta dal piacere premuta contro il materasso e le mani lanciate in avanti alla convulsa ricerca di qualcosa a cui appigliarsi.
Lui le afferrò le braccia e gliele portò dietro la schiena, pompandola senza un attimo di tregua.
Con un grido soffocato riuscì a staccarsi dal suo corpo appena in tempo per schizzarle le natiche e parte della schiena.
Ansimante si accasciò su di lei, accarezzandole le spalle.
‘Sei…sei incredibile’ gli disse Maggie voltando la testa e baciandolo, assaporando la sensazione del suo torace sulla schiena. Si stese su di un fianco facendogli cenno di avvicinarsi.
Se ne stavano in silenzio, sudati e abbracciati, godendosi ogni istante di quel momento, ascoltando l’uno il respiro dell’altra. Margherita si sentiva come non si era mai sentita prima: il contatto con il corpo di Andrea la faceva sentire al sicuro, sapeva che con lui lo sarebbe sempre stata.
‘Dovrei farmi una doccia’ disse lui ad un certo punto, stendendosi a pancia in su.
‘No no!’ esclamò Maggie ‘…no’ appoggiò la testa sul cuore del padre, ‘mi piace il tuo odore’
‘Il mio odore?! Ma puzzo come un animale!’ sbadigliò.
‘Appunto’ gli mordicchiò un capezzolo. Avrebbe potuto ricominciare ma lui era davvero stanco. Stava socchiudendo gli occhi, il suo respiro stava acquistando la regolarità del sonno. Maggie dovette alzarsi a malincuore, spegnere le luci e impostare la sveglia. Quando tornò al letto, Andrea dormiva.
Sorrise e lo coprì con il lenzuolo per poi infilarcisi sotto, addormentandosi poco dopo. 3.PUNIZIONE
Andrea gettò la sigaretta dal finestrino e guardò l’orologio; di lì a poco le porte della scuola si sarebbero aperte lasciando scorrere fuori una fiumana di ragazzi finalmente liberi. Difatti dopo una manciata di minuti i lontani schiamazzi di centinaia di voci lo raggiunsero e gli fecero aguzzare la vista. Quando vide Margherita comparire nella folla era insieme ad un gruppo di ragazze e ragazzi. Uno di loro le aveva messo un braccio sulle spalle. Il primo pensiero che fulminò il cervello di Andrea fu quello di scendere e prendere a calci quel ragazzino, ma ovviamente non si mosse di un centimetro. Maggie arrivò fiondandosi in macchina: ‘Ciao! Come va? Che freddo fa…che fame!’
Lo salutò con un bacio da fargli tremare le viscere: ‘Come è andata oggi?’ le chiese.
‘A mangiare sta roba ogni settimana diventerò una botte’ disse Maggie prima di azzannare il suo panino McDonald’s.
‘Ma se sei magrissima! Bah….’
Avevano preso il pranzo da mangiare in macchina su insistenza della ragazza che, nonostante il fast food fosse dall’altra parte della città rispetto la scuola, non voleva rischiare di essere vista con Andrea da qualche suo conoscente. Sarebbe bastato che uno solo di loro l’avesse vista per essere sommersa da una valanga di domande a cui non aveva certo voglia di rispondere.
Ogni giovedì passavano la giornata insieme dato che i suoi genitori non sarebbero tornati a casa fino alla sera.
‘Senti un po’…’ Andrea prese un sorso dalla sua bibita, ‘…ma chi era quello?’
‘Quello chi?’
Non capiva se fingesse o se davvero non capisse: ‘Quello…’ si sentiva come uno stupido ragazzetto geloso, ma non poteva proprio farne a meno, ‘quello che ti ha messo il braccio intorno alle spalle’ cercò di darci un tono di noncuranza.
‘Chi? Mattia?’ si pulì la bocca, ‘è un amico’
Le pareva una domanda un po’ strana. Poi capì: ‘Ma…ma che sei geloso?’ gli chiese ridendo.
‘Io? Di quel bambinetto? Tzè’
‘Ahahahah! Sei geloso, sei!’
‘Ma ti ho detto di no invece’ si pentì di essere stato così stupido.
‘E invece sì!’ ci pensò su un attimo, ‘…non sai che razza di cazzone che ha’ la buttò lì.
‘EH?!’
Margherita non poté che scoppiare a ridere di fronte alla sua reazione, ai suoi occhi sgranati e increduli.
‘L’hai scopato?’ le chiese iniziando a scaldarsi, infiammandosi ancora di più davanti alle sue risate, ‘rispondi porca puttana!’
‘Stai calmo sai! Ma cosa vuoi che l’abbia scopato…è gay!’
‘Gay…?’ si sgonfiò di colpo.
‘Esatto. Gli piace il cazzo….come a me’ disse allungandosi verso di lui e strizzandogli il pacco, ‘solo che a me piace il tuo e non potrebbero piacermene altri’
‘Ah quindi sono solo il tuo cazzo vero?’ le chiese facendo l’offeso.
‘Certo’ gli rispose baciandolo.
Dovevano passare per l’ufficio di Andrea a prendere alcune pratiche che aveva dimenticato.
‘Quando arriviamo a casa, devo dirti una cosa’ le disse in tono serio prima di scendere. Maggie iniziò a torturarsi; cosa poteva essere? Glielo aveva detto in maniera così strana che non poteva essere uno scherzo o qualcosa del genere. Rinunciò a pensarci e durante il viaggio non gli disse niente.
‘Dio come sono stanca!’ Margherita si lanciò sul divano. Osservò Andrea di sottecchi mentre controllava alcuni fogli sul tavolo del soggiorno.
‘Allora….di che dovevi parlarmi?’ gli chiese quasi a bassa voce. Lui si voltò, le sorrise nervosamente sciogliendosi il nodo alla cravatta e si avvicinò.
‘Vedi….non te ne ho mai parlato e…francamente non so il perché ma…’ sospirò, sedendosi accanto a lei ‘non te l’ho mai detto ma…io ero sposato e…ho avuto dei figli’
‘Dei figli?!’
La notizia dapprima non le fece né caldo né freddo; quando riuscì a metabolizzarla sentì il petto bruciarle. Di curiosità. Di rabbia. Di gelosia.
Ciò che più la infastidiva era che glielo avesse detto solo adesso, dopo tutto quello che lui sapeva sulla sua vita. In effetti si rese conto di non conoscere un granché sul suo padre biologico.
‘Perché non me l’hai mai detto?’ gli chiese alzandosi di colpo, infuriata.
‘Non me l’hai mai chiesto…’
‘Non vuol dire un cazzo! Avresti dovuto dirmelo lo stesso!’ non riusciva a stare ferma, ‘e perché proprio adesso poi?’ camminava avanti e indietro senza sosta.
‘Non c’è una ragione particolare’
‘Vaffanculo!’
‘Ehi’ si alzò e le andò incontro, ‘questo non cambia niente! Io ci tengo davvero a te’
‘Ah sì?’ era incazzata da morire con lui. E con sé stessa perché non riusciva a soffocare i sentimenti nei suoi confronti. ‘Sei un coglione’
‘Margherita…’
‘Sei un gran bastardo!’ si sentiva sul punto di esplodere ‘una testa di cazzo sei!’
‘Margherita smettila!’ non si sarebbe fatto offendere gratuitamente.
Le si avvicinò per calmarla. Ma lei lo respinse.
‘Ti incazzi se qualcuno mi tocca, se un amico gay!, mi abbraccia e poi pretendi che io non batta ciglio?! Sei un idiota’
‘Smettila di offendermi in questo modo!’ le si era parato davanti a pochi centimetri.
‘Sennò che fai?’ gli chiese fissandolo dritto negli occhi con aria di sfida.
‘Mi vedrò costretto a darti una lezione’
Il tono di Andrea era fra il serio e lo scherzoso. In qualche modo doveva pur mantenere un minimo di autorità su di lei, se non altro per non farsi prendere a calci da una ragazzina…non che si sarebbe messo a sculacciarla. O forse sì.
‘Sei ridicolo’
Andrea si voltò e se ne andò in camera per cambiarsi: ‘Ah! Adesso scappi eh?’
Era certo che l’avrebbe seguito.
‘Sì bravo, così si fa! Si scappa di fronte alle questioni’
Maggie gli si posizionò dietro, tra la cassettiera e il letto; lui si tolse la giacca, non badandola. Il pensiero di punirla non gli sembrava così male alla fine.
‘Sei senza palle’
Si girò di scatto dandole uno schiaffo non troppo forte ma abbastanza perché le si arrossasse la guancia.
‘Ma…!’ si massaggiò il volto ‘Brutto figlio di puttana!’ cercò di mettergli le mani addosso ma per quanto fosse tenace era pur sempre un’esile ragazza contro uno e ottantacinque per novanta chili.
Le afferrò le braccia senza troppa fatica: ‘Cosa vuoi fare? Eh?! Mi vuoi menare?’ le disse stringendola. Lei si dibatteva inutilmente.
La scaraventò sul letto. La sua furia glielo aveva fatto diventare duro e non riusciva ad abbandonare l’idea di darle una lezione; schivò i suoi calci e le salì a cavalcioni, immobilizzandole le gambe. Allora Maggie tentò di arrivare al suo viso: ‘Maledetto bastardo!’ non si rendeva conto che in quel modo peggiorava solo le cose. O forse se ne rendeva conto benissimo, dopotutto era impossibile che non avesse sentito la turgida virilità di Andrea premerle sul pube. Con una mano le prese le braccia mentre con l’altra si slegava la cravatta. Era stupito della forza che veniva da quel corpicino magro, fosse stato meno imponente sarebbe riuscita a sopraffarlo.
‘Mi vuoi scopare adesso?’ urlò tentando di liberarsi.
‘Voglio punirti, così imparerai a portare rispetto a chi di dovere’ le disse togliendosi la cravatta e legandole stretti i polsi. Quando la lasciò, lei scagliò le mani verso la sua faccia. Lui riuscì ad evitarle ma la sua camicia no. Gli fece saltare i primi tre bottoni.
‘Guarda! Guarda cosa hai fatto’ le bloccò le braccia un’altra volta.
Non poteva continuare a tenerla con una mano sola.
La strattonò fino alla testiera del letto e ci legò la cravatta.
‘Ecco così va meglio non credi?’
Ebbe il coraggio di sputargli in faccia colpendogli la bocca.
Ci rimase completamente di stucco; il suo spirito ribelle gli infervorava le viscere, se non si fosse opposta avrebbe perso tutto il suo interesse.
Si leccò le labbra e si avvicinò alle sue: ‘Sei davvero cattiva’ premette con forza sulla sua bocca.
Maggie non riuscì a non accogliere la lingua di Andrea. Malgrado fosse furente e si sentisse umiliata, era tremendamente eccitata. Non voleva dargli la soddisfazione di accorgersene ma non poté proprio resistere a uno dei suoi baci.
Trasalì quando sentì la sua mano intrufolarsi nelle mutandine: ‘Sei tutta bagnata! Piccola troietta…Ci godi da morire eh?’
Ebbe un brivido. Era in suo potere, avrebbe potuto farle qualsiasi cosa, chiamarla in qualsiasi modo. Voleva il suo cazzo. Voleva essere sbattuta come una puttana.
Ma difficilmente lo avrebbe ammesso.
Con uno strattone le sfilò pantaloni e slip insieme e le tolse anche le scarpe, lasciandola con la morbida camicetta e le calze che le arrivavano sotto il ginocchio. Tornò sopra di lei passandole una mano tra le cosce chiuse, facendola tremare. Andrea amava il sapore della sua eccitazione; le aprì la camicetta con uno scatto, strappando tutti i bottoni.
‘Bastardo! Questa è la mia preferita’ piagnucolò. Quel gesto aveva alimentato la sua rabbia e lui parve compiacersene.
Non portava il reggiseno, davanti agli occhi di Andrea si presentarono i suoi capezzoli duri. Le strizzò un seno togliendosi la cintura e poggiandola in un angolo del materasso: ‘Questa potrebbe servirci dopo’
Saltò giù dal letto, sbarazzandosi dei propri pantaloni; alla vista del membro dritto di Andrea, Maggie non trattenne un sorriso malizioso. E lui se ne accorse: ‘Ti piace vero?’ le chiese slegando la cravatta dalla testiera del letto. In risposta ottenne uno sguardo truce. La trascinò giù in ginocchio: ‘Apri la bocca’ di fronte al suo rifiuto strattonò la cravatta tirandole le braccia in alto, che afferrò con una mano.
‘Apri la bocca!’ le spinse la cappella sulle labbra che si schiusero lasciandolo entrare. Per un attimo Maggie ebbe l’idea di morderglielo, strinse leggermente i denti: ‘Se mi mordi giuro che ti prendo a schiaffi in faccia!’ la minacciò.
Dovette arrendersi e aprire la bocca più che poté. Non lo aveva mai fatto senza averne il controllo, senza poterlo spingere fin dove volesse lei. Con la mano libera Andrea le afferrò la testa; iniziò a muoversi avanti e indietro, dentro e fuori fra i gemiti e i conati soffocati della figlia.
Margherita respirava a fatica dal naso, gli occhi avevano iniziato a lacrimarle, filamenti di densa saliva gocciolavano sul mento fino al seno. Sentiva la punta del suo grosso arnese sbattere contro il palato molle, sfiorarle l’ugola. Le stava letteralmente scopando la faccia.
Tirandola per i capelli, Andrea le liberò la bocca.
Tossì, prese enormi boccate d’aria come fosse rimasta a lungo in apnea.
‘è questo che volevi no?’ le chiese voltandole la testa verso i propri occhi, ‘non era questo che desideravi? Ammettilo….ti piace essere punita da tuo padre‘
Il cuore della ragazza sussultò; era la prima volta che si autodefiniva così senza esserne imbarazzato. Anzi! sembrava fosse proprio quello ad infiammarlo.
Non poté replicare perché lui le ficcò il cazzo in gola, spingendole la nuca fino quasi a farle toccare il pube con il naso, la presa salda come una morsa. Attimi che parvero infiniti: le viscere di Maggie si contorsero. Credette di vomitare, di soffocare, quando lui lo tirò fuori e lasciò le braccia che ricaddero pesantemente trascinandola a terra.
Era stremata. E non era mai stata tanto eccitata in vita sua.
Andrea la fece alzare e la rimise in ginocchio; le prese il mento e lo sollevò. Maggie era pronta per un’altra soffocante sessione invece lui si chinò a baciarla, assaporando le lacrime che le imbrattavano il volto: ‘Dillo. Di’ che vuoi il mio cazzo’ le mormorò sulle labbra.
La mascella le doleva da impazzire: ‘Sì…io…lo voglio…’
‘Più forte! Così non ti sento’
‘Voglio il tuo cazzo! Voglio che me lo sbatti dentro! Hai capito?!’ gli urlò in faccia.
La tirò in piedi e la spinse sul letto riannodando la cravatta alla testiera.
Si sfilò la camicia e fece voltare la figlia a pancia in giù. Maggie temette seriamente di essere sodomizzata, invece sobbalzò quando Andrea si infilò con forza nella sua fighetta stretta.
‘è questo che volevi?’ le chiese di nuovo strizzandole i glutei, affondando in lei fino alle palle. Lei annuì ad occhi e denti stretti. Le tirò indietro i capelli: ‘Ti ho fatto una domanda! Esigo la riposta!’
‘Sì!’ gridò, ‘sì…!’
‘Dillo che godi da morire a farti scopare da tuo padre’
Quello era un pensiero che aveva attraversato spesso i pensieri di Margherita. Era da circa sei mesi che lo conosceva ed era da più di quattro che si faceva chiavare, che godeva con il cazzo del suo padre biologico. E doveva ammettere di provare un’eccitazione assurda all’idea di essere la figlia di Andrea, di venire dallo sperma che tanto amava ingoiare.
Di infrangere il tabù dei tabù.
Le arrivò un forte schiaffo su una natica.
‘Ah!’ sentì gli spilli nella carne, ‘bastardo! Mi hai fatto male’
‘Te lo meriti’
Gli stava per chiedere il perché quando una scarica le attraversò la schiena e le parole si tramutarono in suoni disarticolati.
Andrea uscì dal suo corpo non appena percepì in lei primi spasmi dell’orgasmo; rimase ad ammirare Maggie agitarsi alla ricerca del suo cazzo, tentando di liberare una mano per toccarsi e raggiungere l’apice del piacere.
‘Ti prego! Ti prego, mettilo dentro!’ lo supplicò. Cercò si strusciarsi contro il materasso ma lui le sollevo il bacino a forza.
‘Perché…?!’ mormorò ancora scossa dall’orgasmo interrotto.
Per tutta risposta lui si alzò in piedi e la penetrò, stringendole i fianchi, sbattendola violentemente.
‘Sei la mia piccola troietta’ le diceva conficcandosi profondamente, ‘ripetilo!’
Margherita non gli avrebbe dato la soddisfazione di sentirselo dire così facilmente, curiosa anche di vedere come avrebbe reagito: ‘Fanculo!’
‘Ah sì?’ senza uscire dal suo corpo si allungò per prendere la cintura che aveva lasciato in un angolo, la ripiegò su sé stessa e frustò le natiche della figlia.
L’impatto le mozzò il fiato dalla sorpresa e dal dolore.
Non aveva nessuna intenzione di dargliela vinta.
‘Sei testarda sei!’ e la colpì ancora e ancora, alternando colpi di cinghia a colpi di bacino.
Ad ogni sferzata udiva come la ragazza soffocasse le urla tra le lenzuola, percepiva il suo giovane corpo sussultare tutto contraendo ogni muscolo, stritolandogli il cazzo tra le bollenti e morbide pareti di carne. Ogni volta che la colpiva osservava come una nuova striscia di fuoco si disegnasse sulla sua pelle bianca.
Margherita si sentiva bruciare; se l’avesse frustata ancora, ne era certa, avrebbe iniziato a sanguinare.
‘Sì!” gridò, “sono la tua troia! Sono la tua piccola troia!’
Immediatamente Andrea si fermò. Abbandonò la cintura e le accarezzò il culetto martoriato: ‘Brava cagnetta, stai imparando chi comanda finalmente’
Maggie era stordita dal male e da un’eccitazione ai limiti della follia, avrebbe voluto toccarlo, baciarlo. Nonostante il modo in cui la stava trattando non lo aveva mai desiderato tanto.
Senza slegarle le mani, la fece voltare a pancia in su. Si avvicinò al suo volto arrossato fissandola negli occhi: percepiva un desiderio disperato ardere in lei, percepiva come la voglia delle sue labbra la stesse divorando.
Decise di accontentarla e la baciò. Sentire la propria bocca avvolta da quella calda di Andrea, per Margherita fu come l’acqua nel deserto.
‘Sono la tua cagna…’ mormorò. Avrebbe strappato quella maledetta cravatta a morsi pur di poterlo stringere tra le braccia. Brividi bollenti si espansero lungo tutto il suo corpo quando le strusciò il cazzo sul clitoride.
‘Sì che lo sei’ la baciò ancora e si spinse con forza dentro di lei mordendole leggermente il labbro inferiore; le accarezzò la pancia sudata, scorrendo le mani sui piccoli seni, strizzandoglieli ad ogni affondo.
Maggie gli avvolse le gambe attorno alla vita, stringendolo ai fianchi, cercando il più possibile di trattenerlo a sè. Si sentiva totalmente sua, gli apparteneva anima e corpo.
Era sua figlia e la sua amante.
Andrea si sciolse dalla sua stretta, le sollevò una gamba e portò l’altra mano sul suo ventre; con il pollice iniziò a torturarle il tumido bocciolo di carne.
I suoi gemiti, le parole biascicate che le uscivano dalla bocca…”Sì, piccola troietta mia…così! Vieni, vieni sul cazzo di papà” diceva pompandola come un forsennato.
L’orgasmo esplose con una tale forza da sconvolgerla. Scosse infuocate si dipanarono per le gambe, per la schiena, nelle viscere. Andrea le premette una mano sulla bocca per evitare che si mettesse a gridare; il suo corpo si dimenava in preda ad un piacere atroce.
Il petto di Margherita si alzava e abbassava come un mantice, le girava la testa, le braccia le dolevano da matti. Non aveva mai immaginato una cosa del genere, la possibilità di raggiungere una sensazione simile.
Aveva varcato di poco la sottile linea che divide dolore e piacere e ne era rimasta totalmente stordita. Andrea si accasciò su di lei, esausto e ansimante, avvolgendole le spalle, senza uscire dal suo corpo ancora scosso dai brividi.
“Andrea…” sussurrava Maggie.
“Andrea…” non riusciva a dire altro.
Le assestò pochi altri colpi ed esalando rochi gemiti la riempì di seme bollente.
Sfinito, rimase immobile sopra di lei, gustandosi la sublime sensazione della fighetta di Margherita innondata che gli avvolgeva il cazzo sussultante. Le baciò la fronte, le labbra, il collo assaporando la sua pelle sudata.
Si sentiva completo, si sentiva come se avesse adempiuto ad un qualche antico compito.
In quel momento a nessuno dei due poteva importare di una possibile gravidanza, l’eccitazione era troppa per preoccuparsene; quando Andrea si tolse dal corpo della ragazza, un rivolo di sperma imbrattò le lenzuola. Con due dita raccolse il proprio succo dal frutto della figlia e glielo portò alle labbra. Lei leccò e succhiò avidamente senza staccare gli occhi da quelli del padre, implorandolo con lo sguardo di slegarla. Lui parve accorgersi della sua muta richiesta e non appena la liberò si ritrovò le sue braccia sulle spalle, ad attirarlo verso la sua bocca, in un bacio da togliere il fiato.
Andrea si distaccò e si distese al suo fianco, afferrandole i polsi arrossati e doloranti, posandoci sopra le labbra e baciandoli teneramente. Adesso si sentiva quasi in colpa per il modo in cui l’aveva trattata, per la furia con cui l’aveva scopata.
Margherita sembrò intercettare i suoi pensieri: “è stato…incredibile…” mormorò allungando una mano verso il suo volto, accarezzandogli la barba umida, “sono tua, capisci? Tua!”
La prese e la strinse al petto: “Sì….tu sei mia”
Grazie Rebis
Bellissima storia, molto realistica
Pisellina… fantastico! Un buon mix di Femdom e umiliazione
Storia molto intrigante. Per favore, continua! :)
In tutte le volte in cui Maria ordina a Serena di spogliarsi, Serena rimane sempre anche a piedi nudi oppure…