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Avevo mangiato in fretta, come facevo da un mese ormai. Lei mi aspettava nei giardini in cima alla collina, lontano dai nostri genitori.

Lei saliva per pascolare le pecore, e io invece avevo i pomeriggi liberi.

Per non insospettire nessuno prendevo la via del fiume, per poi entrare nella foresta della piana. Una volta protetto dalle ombre della fitta vegetazione aggiravo la collina e salivo da lei.

Stavo per arrivare in cima. Sentivo già le pecore belare. Lei era lì.

Mi fermai dietro al solito tronco. Lei mi vide da lontano.

Si mise a quattro zampe e sparì in mezzo al gregge.

Feci la stessa cosa, e mi mischiai con le sue 100 pecore. E cominciai a cercarla tra loro.

Io e lei eravamo così.. un amore impossibile, da tenere nascosto. Quel prato era la nostra stanza segreta, e quelle pecore erano le tende che celavano il nostro incontro. Era il nostro mondo
Racchiuso tra cielo e terra, circondati da lana bianca.

Con le mani appoggiate sul prato, eravamo aggrappati alla natura, alle nostre radici. La nostra passione. Eravamo immersi negli odori, di prato, di bestiame, di fiori.

A volte impiegavamo qualche minuto prima di riuscire ad unirci, ma non sbirciavamo mai da sopra il manto delle pecore. Una volta entrati in quel mondo non si usciva.

Ci cercavamo

E ci trovavamo sempre

E ogni volta restavamo in silenzio. Come se la parole rompessero la magia di quella realtà parallela. Lì non esistevano parole. Solo i nostri sguardi, la pelle calda sotto il sole, le sue labbra rossissime.

Ogni volta io dimenticavo tutta la mia vita, e speravo che la realtà potesse trasformarsi tutta in un immenso prato, di silenzi, di fiori e profumi, nei queli vivesse la mia fata, nascosta tra cielo e prato, nella moltitudine di pecore non curanti.

E le giornate si misurassero a tempo dei nostri baci

Autore Pubblicato il: 7 Novembre 2013Categorie: Racconti Erotici Etero0 Commenti

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