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Racconti Erotici Etero

Lo stratagemma del soldato

By 24 Marzo 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

All’epoca in cui visse Cecilia camminare a testa alta incrociando lo sguardo degli uomini non era visto di buon grado ma piuttosto come atteggiamento di sfida e, come tale, inammissibile per una donna. Invece Cecilia era una fanciulla rispettosa delle buone maniere oltre che timida e riservata.
Figlia del miglior maniscalco del paese, viveva una vita semplice, fatta dei pochi agi che il lavoro del padre poteva procurare.
Sua madre, santa donna, l’aveva cresciuta nella purezza e nella castità come la santa cui l’aveva consacrata alla nascita, Santa Cecilia, sposa vergine decapitata per il suo culto.
Immolatasi al Signore.
Cecilia usciva raramente di casa e le poche volte in cui lo faceva si recava alla Chiesa di San Giovanni a pregare per la sua anima e per quella dei peccatori.
Dopo aver a lungo pregato, usciva dalla chiesa avvolta nel pesante scialle che portava sul capo celando i lineamenti leggiadri di fanciulla.
Un mattino si scoprì essere osservata.
Incrociò gli occhi di uno di quei giovani soldati che si aggiravano in città ma velocemente calò lo sguardo timorosa nonché imbarazzata.
Poco dopo sentì dei passi seguirla.
‘E’ il soldato!’ pensò.
Percepì il calpestio dei piedi sulla pietra che lastricava le strade durante tutto il tragitto fino a che non giunse all’uscio di casa.
Intimorita vi entrò chiudendo frettolosa la porta alle sue spalle senza voltarsi.
Sperò in cuor suo di non essere più fissata e tanto meno inseguita o insidiata. E in sé pregava santa Cecilia che le desse la forza di preservare il più a lungo possibile la sua virtù.
Ma da quel giorno incontrò ogni mattino il giovane soldato, il quale si recava dinanzi la porta della chiesa ad attendere l’uscita della giovinetta per poterla osservare ancora.
Ne accarezzava il corpo con gli occhi, seguiva i sinuosi lineamenti celati dai casti vestiti e la desiderava’ mai aveva visto una maggior sensualità in semplici movimenti.
Una leggiadria che a lui parve divina. I suoi pensieri però’ erano tutt’altro che innocenti.
In sé desiderava possederla, scorgere negli occhi della giovane l’ardore che celava’ era certo di ciò’ lei era molto più di quello che mostrava.
In breve gli sguardi si trasformarono in sorrisi amorosi cui Cecilia rispondeva seppur con pentimento. Sentiva il cuore battere forte e una strana sensazione al basso ventre, un calore impetuoso che si spandeva fin sul viso arrossandola in volto. La notte iniziò a sognare le mani del soldato toccarle i pochi lembi di carne scoperta fino ad entrare tra le sue gonne’ per poi distogliere in fretta i pensieri imbarazzata ella stessa di ciò che aveva desiderato. Si voltava e rivoltava nel letto cercando di allontanare quel fantasticare e pregando nella speranza di non aver peccato concedendosi a lussuriose meditazioni.
Si accorse col tempo di recarsi alla Chiesa di San Giovanni principalmente per incontrare il ragazzo più che per pregare e, nonostante ne fosse consapevole, la voglia di sentirsi accendere dentro come un fuoco prevaleva sul rammarico per essersi fatta incantare dalle emozioni terrene.
‘Le passioni ci rendono schiavi del demonio’ le ripeteva ogni giorno la madre da quando era bambina e lei aveva sempre seguito rigorosamente gli insegnamenti cristiani, ma ora?
La tentazione era così intensa’ un piacere sottile, sublime’ come poteva una sensazione simile essere frutto dell’arte malefica del diavolo?
Non era forse il diavolo portatore solo di dolore e perdizione?
Cecilia non soffriva, tanto meno si sentiva smarrita agli occhi del signore, cui rivolgeva ancora le sue ardenti preghiere. Non provava nulla di tutto ciò, solo gioia immensa e vitalità’ voglia di vivere e’ perché no’ di concedersi al soldato, pur non sapendo in quale modo’ donargli il suo corpo affinché lei fosse sua.
Non poteva immaginare che le sue fantasie notturne potessero davvero concretizzarsi, tantomeno aspirava a tanto ma le notti erano sempre più insonni e il desiderio del calore di un altro corpo rendeva i suoi atteggiamenti sempre più sfacciati tanto da offrire ella stessa al soldato, con un pretesto, il suo fazzolettino odoroso della sua pelle più intima.
‘Non abbiate fretta di rendermelo giovane soldato o, se proprio volete, che sia la notte a guidarvi a me affinché l’odore che sul lembo di stoffa percepite appena possiate sentirlo dalla fonte’ gli sussurrò.
Il soldato ben comprese le allusioni della fanciulla e colse al volo l’occasione offertagli così, quella stessa notte, si mosse verso casa di lei ed entrò leggero dalla finestra come fosse un fruscio di vento. Sinuoso si adagiò accanto a lei e con un palmo le sfiorò il volto pallido rischiarato dalla luna.
La giovane fece spazio all’uomo nel suo letto e sotto le calde coltri la trovò fremente di voglia. Le sue mani penetrarono tra la stoffa dei pesanti abiti incontrando poche imbarazzate resistenze finchè finalmente non trovarono la sua morbida carne. Con gesti lenti ovattati dalle coperte, il soldato scoprì il corpo di Cecilia mostrandolo ai raggi azzurrini che filtravano dalla finestra. Ai suoi occhi apparve una pelle lattea, pallida come la luna e liscia come la seta. Nei suoi palmi strinse i due seni acerbi, ritti dalla tensione e dal fresco pungente della notte. Con la bocca si calò su di essi ad assaggiarli e fece roteare la lingua sui rosei capezzoli turgidi. Iniziò a succhiarli con forza come fosse un bambino cercando di estrarre da essi il piacere della fanciulla. Cecilia si dimenava in preda al godimento, con le sue mani guidava quelle dell’uomo dove l’istinto femminile le diceva di premere maggiormente e così le dita virili finirono sul clitoride pulsante della giovane, sodo e lucido come una piccola perla. Le dita iniziarono così a prendere il ritmo del suo appagamento mentre brevi scariche di elettricità le pervadevano il corpo in attesa di un piacere più forte che si lasciava palesemente presagire e mentre Cecilia sentiva il godimento avvicinarsi il giovane ne smorzava i gemiti coprendole la bocca con la sua. In preda all’eccitazione più forte l’uomo si denudò a sua volta mostrando un corpo violato dal dolore delle lotte, da segni e cicatrici sui forti muscoli, e una verga ritta e maestosa, un sesso roseo con la cappella rossa di voglia, desiderosa di piacere.
Con un dito penetrò nello stretto pertugio di vergine facendola sussultare e trovando, come immaginava, la sua virtù intatta. Si posizionò tra le gambe di lei e riprese il piacevole massaggio cercando di rilassarne i muscoli contratti dall’eccitazione e dalla paura.
Dopo brevi e intense carezze, mentre il piacere si spandeva ancora pervadendo i sensi della fanciulla, iniziò a spingere l’asta dura come il ferro nel pertugio e con una mano le serrò le labbra per impedirle di parlare. Un rivolo di sangue discese impregnando il cotone del lenzuolo, testimone della perduta purezza. Iniziò a possederla con più forza e vigore fino a che i gemiti di dolore non si trasformarono in sussulti di un lussurioso piacere e la stessa fanciulla iniziò a spingersi incontro al membro dell’uomo in preda ad un godimento prima di allora a lei sconosciuto. E mentre godeva più e più volte infine la colse un orgasmo così forte da farle vibrare il sesso. Ella sentì come se il benessere si fosse convogliato tutto nel basso ventre e con la forza di un’onda avesse iniziato a propagarsi da quel piccolo fulcro di piacere ad ogni remota fibra del suo corpo.
Da quell’istante in poi il soldato la fece godere fino al sorgere del sole quando anch’egli venne svuotandosi sul bianco ventre della fanciulla. Prima che il seme caldo prendesse consistenza sul suo corpo, Cecilia lo raccolse su un dito e lo assaggiò così da conoscere il sapore del suo amante.
Dopo che la follia notturna fu scemata, Cecilia iniziò a chiedersi spaventata come avrebbe giustificato alla sua famiglia la perdita della verginità e mentre il suo volto roseo impallidiva per la paura dell’infamia che avrebbe investito lei e la sua famiglia, il soldato dopo essersi rivestito le porse un sacco dicendole di aprirlo una volta sorto del tutto il sole e così lei fece. Quando al mattino la madre si accinse a svegliare la figlia vide un serpente strisciare sul freddo pavimento. In preda al panico corse verso il letto di Cecilia e vide la macchia scura di sangue rappreso impressa nella tela del lenzuolo’ il demonio aveva preso la virtù della sua adorata bambina!
Nel frattempo il serpente, ignaro di ogni cosa, guizzò fuori dalla casa insieme all’accusa di infamia che Cecilia, con lo stratagemma del soldato, non corse il pericolo di vedersi ascrivere più.

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