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Racconti Erotici Etero

Lorna e Lorenzo

By 17 Novembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Lorna stava aspettando l’ascensore, quando lo vide uscire dall’ufficio accanto al suo. Quel giorno c’erano dei manager in visita al suo giornale. La sua Redazione cercava manager pubblicitari per creare pagine accattivanti per spot patinati. Lui di accattivante, secondo Lorna, aveva parecchio, soprattutto il modo in cui la guardava. Anche adesso, mentre stringeva le mani dei suo Redattore Capo, gli lanciò un altro sguardo piuttosto caldo. Lorna amava quel tipo di sguardi. Li considerava più eccitanti di un bel corpo. Per quanto, in quanto a corpo il manager, non scherzava. Alto, imponente. Lorna amava gli uomini grandi. Lei stessa non era mica piccola. Piuttosto in carne. E gli uomini con cui Lorna amava farlo erano, come amava definirli lei, solidi. ‘Aspetti, devo scendere anch’io!’. Lorna fermò l’ascensore, sollevando leggermente la gamba,. Lui si accertò che lo stava aspettando. Un altro sguardo. Dopo l’ennesima stretta di mano iniziò finalmente a percorrere, fissandola, il corridoio, Lorna approfittò di quegli istanti per specchiarsi.
Con la coda dell’occhio mise in rassegna il suo abbigliamento.Il cappotto e la borsa in mano. Tacchi, calze a rete con balza di pizzo nero ed un nastrino rosso molto intrigante. Un abito nero percorso nel mezzo da una lunga zip che arrivata fino al seno. Di una semplicità estrema. Accessori in acciaio. I suoi lunghi capelli biondi completavano il tutto. Niente rossetto, ma gli occhi verdi decisamente ben truccati. ‘Mi piaccio’ pensò Lorna, ‘vediamo che succede’.
Lui entrò e con lui una folata di ottimo profumo maschile. ‘Ok, &egrave la fine’ pensò Lorna divertita.
Il profumo maschile da sempre rapiva Lorna. Ricordava i suoi uomini spesso solo sentendo nell’aria spruzzi di un profumo che l’aveva conquistata.
I ricordi, spesso proprio grazie ad un profumo, diventavano indelebili per lei, una sorta di eternità. ‘Che piano?’
‘Meno uno, scendo a prendere la mia macchina’.
‘Io a quello prima allora, non ho la macchina qui a Roma, chiamerò un taxi.’
‘E’ venuto apposta per questo incarico?’
‘Si, anzi le dirò che ho intenzione di firmare un contratto con il suo giornale’Io mi chiamo Lorenzo, piacere!’.
‘Piacere mio e benvenuto. Io sono Lorna’.
Lo guardò dritto negli occhi che scoprì essere di un nero profondo, mentre la sua mano restò un attimo di più fra le sue mani calde.
‘Mi piace questo posto, &egrave un giornale pieno di persone interessanti e’di donne affascinanti, come lei’.
Un altro sguardo caldo.
L’ascensore era pieno di quel profumo che sapeva di sandalo e muschio. Mentre assaporava l’atmosfera, l’ascensore si aprì al piano terra.
‘ Sono arrivato. Spero di rivederla presto e’di trovare un taxi in fretta, con questo tempo’!
Nel dire questo si sporse fuori, senza proprio uscire dall’ascensore e fece notare a Lorna quanto piovesse. Poi si voltò e la guardò.
‘Posso darle un passaggio, se vuole.’
Non appena pronunciò questo invito Lorna vide lo sguardo di trionfo di Lorenzo.
Una increspatura di piacere si disegnò sulle sue labbra.
‘Sarebbe fantastico’.
Lorna ripremette il -1.
‘E’ solo un passaggio.’ disse, ma né lei né lui ci cedettero.
Percorsero insieme il parcheggio. Era buio e semideserto. In genere Lorna aveva paura di percorrerlo da sola e tutte le volte si riprometteva di scrivere alla direzione paventando rischi per le donne sole che si trovavano a doverlo attraversare la sera, al buio. Ma in quel preciso istante, quel buio e quel silenzio in compagnia di quel pezzo di uomo, con quel suo profumo di buono, eccitarono Lorna.
‘Eccola, &egrave quella blu, li, accanto al muro.’
Si diressero in quell’angolo che se possibile, era ancora più buio.
‘Come ha fatto a salire. La sua portiere &egrave attaccata al muro!’
Lorna ricordò solo in quel momento che quella mattina aveva maledetto il suo essere tanto maldestra nel parcheggiare!. E ricordò di come si era quasi slogata una gamba per uscire dalla parte opposta della macchina. Ebbe un attimo di panico. Ora avrebbe dovuto rifare lo stesso percorso al contrario, se voleva mettersi al posto di guida.
Guardò Lorenzo e si mise a ridere.
‘Ok, lascia stare il lei. Ora io farò questa cosa e guai a te se racconti in giro che non so parcheggiare!’
Questo guizzo di spontaneità ruppe il ghiaccio. Lorenzo sorrise malizioso e gli offrì il suo aiuto. Lorna aprì lo sportello. Poi dopo aver messo sui sedili posteriori il cappotto e la borsetta, salì in ginocchio sul primo sedile, divaricando leggermente le gambe. Il vestitino cominciò a salirgli sulle gambe. Dietro di lei sentiva la presenza di Lorenzo. Si allungò e con le mani afferrò il volante. Nel fare questo si piegò invitante in avanti, lasciando Lorenzo a contemplare il bordo delle sue autoreggenti ed il malizioso fiocchetto di raso rosso. Sentì immediatamente una mano percorrere l’interno delle sue cosce. Si voltò di scatto e vide Lorenzo che si abbassava i pantaloni. ‘Cosa vuoi fare?’ ‘Indovina? Resta così, ti prego, ti farò impazzire!’
Poi le sue mani gli sollevarono il resto della sua gonna, scoprendogli il culo ed in un attimo gli abbassò il perizoma e finalmente la penetrò. Lorna nemmeno si accorse di essere tanto bagnata. Ma quando lo senti dentro di lei ebbe un sussulto. Lui cominciò a sbatterla, così in piedi, mezzo fuori e mezzo dentro la macchina. Lorna si vide così piegata dentro la sua auto mentre veniva così sapientemente scopata da uno perfetto e molto dotato sconosciuto. Cominciò a godere di quei movimenti, era bello sentirsi presi così. Lui continuava a sbatterla, incurante di trovarsi in un parcheggio.
Ad un tratto senti un getto caldo invaderla.
‘Spostati dai’ Lorna ci rimase male, lei era tutta bagnata e non avrebbe voluto che lui uscisse da lei. Si mise seduta al posto di guida. Lui entro ma non si rimise i pantaloni.
‘Questo &egrave solo il principio, ora ci penso io a te!’
Abbassò il sedile, Lorna si ritrovò sdraiata. Lui cominciò a baciarla. Furono baci pieni di passione e desiderio. La sua lingua era un tornado. Gli percorreva le labbra, le guance, il lobo dell’orecchio, mentre con voce calda gli sussurrava ciò che gli avrebbe fatto.
‘Ora metterò le dita nella tua splendida figa. Voglio sentirti gemere. Poi quando starai per venire, ti farò aprire le gambe e ci metterò la lingua.’
Lorna stava impazzendo e cominciò a miagolare. ‘Si, ti prego, toccami’.
Allora lui, partendo dalle ginocchia infilò le mani fra le sue cosce. Superò il bordo di pizzo e tuffò le dita in un mare di umori. Cominciò ad accarezzargli il clitoride e ad ogni carezza Lorna gemeva. Poi prese un po’ di quegli umori e si bagnò le labbra e la baciò.
Lorna sentiva ora il suo sapore misto a quello di lui. Lento gli aprì tutto il vestito, poi gli abbassò il reggiseno e cominciò a leccargli i capezzoli. Il naso di Lorna era fra i suoi capelli. Ancora quel profumo. Gli piaceva. Nel frattempo le mani di lui erano di nuovo dentro di lei, ma questa volta lui la penetrò. Il piacere fu una scossa per Lorna che gemendo prese ad incurvarsi. Voleva essere leccata. ‘Ti prego, leccami.’
Lorenzo infilò la sua lingua laddove c’erano state le sue dita. Lorna cominciò a muoversi mentre con la mano lo spingeva. La lingua di Lorenzo era dura e dritta, Lorna si sbatteva su e giù, facendo scorrere la sua figa addosso a quella lingua fantastica. Stava impazzendo.
Allungò quindi la mano per sentire se Lorenzo era eccitato. Percorse con un dito un membro durissimo e la voglia di scoparselo divenne irrefrenabile.
‘Aspetta’gli disse ‘voglio scoparti, adesso’ Rapido lui abbasso il suo sedile e lei lo cavalcò.
Ebbe cura di farsi penetrare con molta calma per assaporarne tutto il piacere. Poi quando non ne era rimasto fuori niente, cominciò a muoversi. Lui gli toccava il clitoride e lei si sbatteva.
Non durò molto perché entrambi erano troppo eccitati. Nel parcheggio si udirono due magnifiche urla di piacere.
‘Che ne dici se ti fermi a bere qualcosa da me, prima di tornare a casa?’, gli disse scostandogli i lunghi capelli biondi dalla faccia accaldata.
‘ Mi sembra il minimo, dopotutto ti sto dando un passaggio!’.
Si rimisero in sesto, sorridendosi. Un minuto dopo una macchina blu lasciò quel buio parcheggio, sbandando un po’.

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