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Racconti Erotici Etero

L’ultima notte in Erasmus

By 1 Gennaio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Era l’ultima notte che passavo in Svezia, il giorno dopo avrei preso l’aereo che mi avrebbe riportato in Italia e alla mia realtà di sempre, chiudendo il periodo Erasmus. Ero incredibilmente triste all’idea di andarmene. I sei mesi passati in Svezia erano stati un periodo estremamente intenso, fatto di cazzate, di sperimentazioni, con poco studio e tantissima vita sociale, molto più che in tutto il resto della mia vita e sarebbe stato triste dire addio e tornare ad una vita universitaria con molto più lavoro da fare e meno svago.

Ero cambiata anche come persona. La ragazzina timida e impacciata che ero all’arrivo era diventata un donna molto più sicura di sé e dei suoi desideri. Consapevole delle sue potenzialità, del suo effetto sugli uomini. Consapevole di poter fare quello che voleva con il suo corpo, pur nel rispetto di sé stessa e degli altri, ma senza più tutti i tremendi complessi ‘non sono abbastanza bella, non piaccio a nessuno’ che mi avevano bloccato fino a quel momento.

Sono una ragazza di 21 anni. Ho i capelli lunghi castani, mossi, con il ciuffo che mi cade sugli occhi e sposto continuamente con la mano. Anche gli occhi sono marroni, ho gli occhiali, ma di solito porto le lenti a contatto. Nelle normali giornate in università ho un look acqua e sapone, quando esco la sera invece mi trucco con smokey eyes neri. Mi piace giocare col trucco, per enfatizzare i miei occhi e farli sembrare più grandi. Il trucco sottolinea ancora di più uno sguardo malizioso e, facendo sembrare i miei occhi più grandi, mi da un’espressione “da cucciola” che ai ragazzi piace molto, in genere.

Sono piuttosto alta, cosa che mi permette spesso di lasciar perdere i tacchi. Ho un bel fisico, anche se non perfetto. Una terza di seno, due tette sode e rotonde come ovviamente quelle di una ventenne. Un fisico tutto curve, un bel culo sodo, che con le mutandine giuste fa la sua discreta figura.

Quella sera ci sarebbe stato il Farewell Dinner con tutti i compagni Erasmus e per questo ero particolarmente in tiro, con un vestino nero elegante e le calze velate, nonostante il gelo dell’inverno svedese. La serata si prospettava bellissima: era comunque l’ultima sera da K., il locale del campus, l’ultima volta con tutti i miei amici e, nonostante l’aereo la mattina dopo, il piano era di dormire ben poco quella notte.

Appena arrivati venne servito il cocktail di benvenuto. C’era un atmosfera dolceamara: tutti erano felici di essere lì, vestiti eleganti e pronti ad una bella serata, ma al tempo stesso tristi per la partenza imminente. A un certo punto, mentre chiacchieravo con le mie amiche più strette, venne a salutarci un ragazzo, M. Lo conoscevo, perché era uno dei capi della nostra section e per tutto il semestre aveva organizzato le attività e gli eventi per gli Erasmus. Lo salutai sorridendo e poi, facendomi trasportare dall’atmosfera nostalgica, gli dissi che lui e gli altri avevano fatto davvero un bel lavoro con noi questo semestre e che tornata a casa mi sarebbe piaciuto creare qualcosa di simile anche nella mia università. Gli dissi quanto questo semestre fosse stato speciale per me e quanto odiassi l’idea che fosse finito e ci fossero ancora delle persone che non conoscevo così bene o delle esperienze che non avevo fatto. Lui rise e mi rassicurò che sarebbe andato tutto bene e in ogni caso avevo vissuto un’esperienza che avrei ricordato per sempre.

‘Poi questa &egrave la tua ultima notte qui, sei ancora in tempo se c’&egrave qualcosa che vuoi fare e non hai fatto’ aggiunse, sorridendomi in modo strano, un po’ troppo vicino per quella che doveva essere solo un chiacchierata tra amici.

Lo guardai un po’ confusa, chiedendomi se davvero ci stesse provando con me o se me lo stessi immaginando. In quel momento annunciarono che era ora di sederci a tavola per la cena. M. sorrise di nuovo e, ringraziandomi per le belle parole, mi sfiorò il mento con una carezza e mi diede un bacio su una guancia. Sorrisi, ma ero anche più confusa di prima. M. &egrave svedese e i ragazzi svedesi di solito NON fanno così con le ragazze! Anzi, aspettano che siano loro a fare il primo passo e anche tutti quelli successivi, una cosa che mi ha sempre infastidito un po’ (molti mi sembrano così freddi!). Cosa voleva dire quel gesto?

Non avevo mai pensato ad M. in quel senso. Lo conoscevo, sì, ma solo come uno dei nostri capi, una persona a cui chiedere informazioni. In quel momento tuttavia mi fermai brevemente a pensarci. Era un bel ragazzo in fondo. Molto simpatico e sempre pronto allo scherzo. Capelli e occhi neri, poco più alto di me. Un bel sorriso.

Tuttavia, non era successo nulla di che, quindi andai a sedermi a tavola con le mie amiche e per tutta la durata della cena non ci pensai più, concentrandomi sul cibo, sulla conversazione e sui bei discorsi di addio tenuti degli altri capi della section. Alla fine della cena ci fecero alzare e ci spostammo nell’altra sala: il locale si trasformava per il dopo-cena da ristorante a club.

Andammo a prendere un drink con i miei amici italiani e, mentre eravamo al bar a chiacchierare, M. si avvicinò di nuovo e si inserì nella conversazione. Gli tradussi rapidamente l’argomento, visto che stavamo parlando in italiano, e lui replicò che non c’era problema, perché aveva già passato molto tempo con i miei compagni italiani e sapeva come se la cavavano con l’inglese.

‘In effetti, quando eravamo in Russia con M. ‘ disse, riferendosi a uno dei miei compagni ‘ lui ogni tanto si ingarbugliava un po’ con l’inglese, ma poi buttava giù un bel sorso di vodka e riusciva a farsi capire da tutti!’

Risata generale, poi M. aggiunse, rivolgendosi solo a me questa volta. ‘Anche se il tuo inglese &egrave molto buono, magari andrebbe anche a te qualcosa da bere?’

Sorrisi, un po’ imbarazzata da quell’invito esplicito fatto davanti ai’ miei amici, ma poi accettai. Mi cinse la vita con un braccio e mi portò dall’altro lato del bar, più vicino al bancone, estraendo la carta di credito per farsi notare dal barista. Mentre aspettavamo il nostro turno iniziò a chiacchierare: inizialmente argomenti neutri, poi, piano piano, incominciò a dirmi quanto mi trovasse carina e a come gli fossi piaciuta fin dai primi mesi li in Svezia.

‘Ma perché non sei mai venuto a parlarmi allora?’

‘L’ho fatto una volta, ricordi? Ma tu hai detto che non avrei dovuto perché ero un fadder e io l’ho preso come un rifiuto’

Io non mi ricordavo nemmeno di quell’episodio, ma era molto probabile che l’avessi detto per scherzare, per enfatizzare il senso del proibito, non sul serio.

Ci servirono i nostri drink e ci spostammo a parlare ad un tavolo. Cominciai a raccontargli quanto l’esperienza Erasmus mi avesse cambiato e quanto adesso mi sentissi molto più sicura di me stessa.

‘Per esempio, adesso sono molto più consapevole del mio effetto sui ragazzi.. e posso fare finta di essere molto più sexy di quanto non sia in realtà..’

‘Stai usando quel potere anche con me, adesso? Perché sta funzionando’

Sorrisi, lusingata, poi M. si avvicinò, prese il voltò fra le mani e mi baciò, dolcemente. Non mi sorprese, me lo aspettavo, ma fu comunque un gran bel bacio e mi staccai con il sorriso.

Lui la buttò sul ridere: ‘Che &egrave successo, non capisco! Un momento prima stavamo parlando e un momento dopo le mie labbra erano sulle tue! Che magia hai fatto?’

Risi, poi replicai ‘Lo sai che ho imparato un po’ di svedese in questi mesi? Non tanto, ma qualcosina sì..’

‘Davvero? Tipo cosa?’

‘Jag gillar dig’ (= mi piaci)

‘Jag gillar dig ocks’ ( = mi piaci anche tu) rispose sorridendo ‘Hai capito cos’ho detto?’

‘Sì, direi proprio di sì’

A quel punto mi baciò di nuovo, ma fu un bacio diverso stavolta. Mi fece alzare e mi premette contro il suo corpo, stringendomi forte e baciandomi appassionatamente. Sentivo la sua erezione crescere nei pantaloni e non mi dispiaceva affatto sapere di star facendo quell’effetto ad un ragazzo.

A un certo punto tuttavia mi staccai. Siccome era la mia ultima sera in Svezia ed era solo mezzanotte, gli dissi che avrei voluto passare un po’ più di tempo con i miei amici prima, ma che avremmo sempre potuto vederci più tardi. Lui non si oppose, ma mi lasciò il mio numero di cellulare e mi disse di chiamarlo se restavo di quell’idea anche in seguito. Mi staccai da lui e andai a ballare con gli altri.

Un paio d’ore dopo, era tempo di andare a casa. Fu molto triste, perché siccome sarei partita la mattina dopo, dovetti dire un sacco di addii quella sera. Tuttavia, il pensiero che la serata non era ancora finita mi rendeva decisamente meno triste e più euforica.

Era morta la batteria del mio telefono così provai a cercare M. per parlargli di persona. Finalmente lo trovai, lo salutai sorridendo e gli chiesi che ne pensava di andare via adesso. Mi sorrise e senza dire nulla mi baciò di nuovo, poi si staccò e mi sfiorò la guancia con la sua, sussurrandomi all’orecchio: ‘Ci vediamo fuori fra 10 minuti’.

Poco dopo, ci stavamo incamminando verso il mio corridoio nello studentato. M. mi teneva per mano e parlava dolcemente di varie cose. Quando arrivammo, mi scusai perché camera mia era un macello visto che avevo fatto le valigie tutto il giorno e per darmi tempo di sistemare un po’ le cose lo portai in cucina e gli chiesi di fare un the. Pochi minuti dopo, ero seduta al suo fianco sul divano con in mano la tazza, troppo calda per essere bevuta, ma perfetta come argomento di conversazione. Cominciammo a parlare di come i ragazzi svedesi e gli italiani siano diversi nel provarci con le ragazze e lui mi disse che, in effetti, lui non era 100% svedese perché immigrato di seconda generazione, quindi forse era per quello che mi appariva meno freddo.

‘E allora tu come fai a provarci con le ragazze?’ gli chiesi per provocarlo

‘Comincia a venire a sederti più vicino” replicò sorridendo

‘Tanto sono in vantaggio io’ dissi mentre mi spostavo, per prenderlo in giro. ‘Penso di essere più brava di te a eccitarti’ lo eri già quando eravamo nel club’

‘Oh davvero, più brava di me?’ replicò lui, passando un braccio attorno alle mie spalle ‘Davvero?’

‘Credo proprio di sì” sorrisi, poi lo baciai di nuovo, gustandomi i primi momenti di eccitazione.

‘E se faccio così?’ aggiunse quando si staccò dalle mie labbra. Cominciò ad accarezzarmi le gambe sopra i collant, dolcemente e in modo circolare’ la mia gonna era salita in modo impercettibile mentre mi spostavo, ma non mi curai di rimetterla a posto. Lentamente ne raggiunse il bordo e, baciandomi di nuovo, si insinuò sotto, in mezzo alle mie gambe, facendomi sospirare.

‘Chi &egrave il più bravo adesso?’ chiese, strafottente.

‘Mmh, direi che devi impegnarti ancora un po”’

Ci spostammo in camera. Mi spinse sul letto, continuando a baciarmi e toccarmi al di sopra dei vestiti. Dopo pochi minuti però, questo non bastava più a nessuno di noi. Mi fece alzare di nuovo e mi sfilò l’abitino nero e, abbracciandomi da dietro e baciandomi dolcemente il collo, cominciò ad accarezzarmi seno, finché non mi tolse anche il reggiseno. Sospirai di piacere. Sì, era bravo e mi stava davvero facendo sciogliere fra le sue braccia. Mi mossi un poco, fino a sentire la sua erezione con il sedere, ma lui no mi permise di fare altro, perché mi spinse sul letto e, spogliandosi a sua volta, ricominciò a baciarmi appassionatamente. Prima le labbra, poi scese sul collo’ sul petto, dove si soffermò a lungo facendomi impazzire’ poi scese ancora sulla mia pancia.. e poi in mezzo alle gambe.. continuò a giocare con me, ritardando il momento del mio piacere, baciandomi e leccandomi tutto intorno ma senza mai arrivare al clitoride..

‘Oh ti prego… mi stai facendo impazzire” lo implorai

Infine mi accontentò e cominciò a lavorarmi con la bocca, facendomi uno dei più bei cunnilingui che abbia mai ricevuto. Sapeva esattamente come controllare il mio piacere, portandomi fino all’orlo dell’orgasmo senza lasciarmelo raggiungere, giocando con me come il gatto con il topo. Io gemevo e sospiravo, godendomi il momento. Ad un certo punto infilò un dito dentro di me e aumentò il ritmo, strappandomi gemiti sempre più forti. Alla fine venni una prima volta. M. si rialzò e si riavvicinò a me, avvicinando le sue dita alla mia bocca per farmele leccare e farmi sentire il sapore del mio stesso orgasmo.

‘Sì, sei bravino anche tu in questo” gli dissi sorridendo e baciandolo di nuovo ‘Ma anche io me la cavo con la bocca’ vuoi provare?’

‘E me lo chiedi?’

Gli tolsi le mutande, scoprendo un cazzo ben messo e già mezzo duro. Cominciai a leccarlo e succhiarlo come solo una donna affamata di cazzo sa fare ben presto divenne completamente duro. M. mi posò una mano sulla nuca e cominciò a darmi il ritmo e scoparmi la bocca con foga. Ma presto ripresi il controllo e iniziai a succhiare con gusto, aspirando quel cazzone completamente in bocca e arrivando a fare quasi deeptroath. Sono abbastanza brava nei pompini e, soprattutto, mi fa impazzire sapere di avere il controllo del suo piacere. Quella sera diedi il meglio di me.

‘Oh sì, sei fantastica’ sei così sexy’ sospirò M. e io mi concessi una pausa per sorridergli, prima di riprendere il mio lavoro.

Dopo qualche minuto, entrambi decidemmo che ne avevamo abbastanza. M. mise il preservativo, mi fece sdraiare sulla schiena ed entrò in me, prima dolcemente e poi con maggior foga. Dopo qualche minuto cambiammo posizione, mi fece mettere alla pecorina sul letto e ricominciò a fottermi, questa volta con pochissima dolcezza, ma con molta foga e passione. Io gemevo sempre più forte, non curandomi dei miei vicini sul corridoio. Dopo qualche tempo, venni una seconda volta, gemendo forte.

M. rimase in piedi davanti a me con il cazzo ancora in tiro e l’aria di non averne per nulla abbastanza. Mi inginocchiai davanti a lui, togliendogli il preservativo e ricominciai a fargli un pompino, guardandolo negli occhi mentre avevo il suo cazzo in bocca e lo succhiavo.

Ad un certo punto mi interruppe per chiedermi ‘Tu ingoi?’

‘Certo che sì, non &egrave un vero pompino altrimenti’ replicai, sorridendo con aria birichina.

M. non se lo fece ripetere due volte e in un attimo mi rinfilò il suo cazzone dritto in gola. Mentre mi ripeteva quanto ero sexy e brava a farlo, cosa che mi faceva eccitare moltissimo, continuai il pompino con foga e, dopo qualche tempo, mi venne in gola, riempendomi la bocca con il suo sperma caldo.

Dopo il sesso, ci sdraiammo entrambi sul letto e mi fece appoggiare la testa sul suo braccio, circondandomi con in un abbraccio e dandomi piccoli baci sul collo e sulle labbra. Mi sentivo così bene, completamente appagata, felice e protetta tra le sue braccia e sentivo che non avrei potuto chiedere di più dalla mia ultima notte di Erasmus. Passammo tutta la notte abbracciati e al mattino fu molto dura dirci addio. Rimane, per me, uno dei più bei ricordi di questi mesi.

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