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Racconti Erotici Etero

Ma preferisce sciare a me?

By 21 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Era una giornata tersa e freddissima. Ma per fortuna senza vento.
Finalmente avevamo avuto il coraggio di fuggire dalle nostre monotone vite e di regalarci una vacanza insieme. Non era stato facile combinare gli impegni di lavoro con le scuse per i nostri partner e con le disponibilità delle ferie. Ma ci eravamo riusciti. E alla fine eravamo in un posto meraviglioso ed isolato sulle montagne delle Dolomiti.
Eravamo usciti con calma dalla nostra baita con gli sci ai piedi. La prima discesa che ci portava agli impianti di risalita ce la facevamo sempre con calma. Non era ripida e praticamente sulla neve fresca.
Quindi ci fermavamo ogni tanto ad ammirare il panorama, a prenderci a palle di neve e a ruzzolarci nella neve fresca….
Poi appena riprendevamo a scendere lei continuava a sfottermi che non sapevo sciare bene come lei e io dovevo fare una fatica pazzesca per starle dietro.
Mi aspettavano giornate durissime… Sciava come una forsennata… su e giù per quelle piste senza fermarsi nemmeno un secondo… e io dietro con la lingua penzoloni…
E pensare che le previsioni per quel giorno davano neve. E invece ecco li il sole a manetta nel cielo che sembrava la giornata più bella dell’inverno.
Però io su ogni cabinovia non perdevo l’occasione di piazzare una mano sul suo bel sederino o sotto la sua sciarpa appositamente poggiata sul suo grembo per ricordarle il vero motivo per cui eravamo in montagna. Lei sul momento sembrava gradire ma appena vedeva la pendenza dimenticava tutto.
A metà mattinata però delle nuvole minacciose cominciarono a fare capolino all’orizzonte.
Fu li che cominciai a tirar fuori tutte le preghiere che ricordavo.
E a ora di pranzo in effetti il cielo era plumbeo.
Facemmo appena in tempo a mangiare il solito piatto di patate speck e uova e a farci i nostri soliti due grappini nel rifugio sulla vetta che cominciammo a vedere fuori i primi fiocchi di neve.
E vai… forse ce l’avrei fatta!!!
Inforcai gli sci e le lanciai la sfida. “Se arrivo primo ci chiudiamo in baita”.
Se volevo vincere dovevo mettercela tutta. Ero fortunato perch&egrave io avevo la mascherina e lei no. E quindi con la neve che cadeva ero avvantaggiato.
Infatti riuscivo a starle sempre qualche metro avanti.
Il mio piano era chiaro. Portarla nella nostra baita e scoparla fino a sera, anzi no fino alla mattina dopo.
Ma dovevo riuscire a non farmi superare… altrimenti avrebbe sciato fino alla sera!!!
Evidentemente la mia voglia di prenderla era così forte che sciavo quasi come non pensavo fossi capace. Non ero mai andato così veloce in vita mia.
Ce l’avevo quasi fatta. La baita si cominciava a intravedere.
Mi giro per guardare a che punto fosse e lei con nonchalance mi supera e comincia a filare verso la baita lasciandomi indietro come un principiante.
Forse aveva capito??
se non si fermava ero finito….
Che stronza… non mi aveva superato fino alla fine per farmi credere che ce la stavo facendo e poi invece mi aveva dato il colpo finale…
E infatti la stronzetta non si era fermata. Aveva sfilato la baita con una curva spruzzando la neve verso la finestra ed era scomparsa nella discesa.
Io sfinito da quella corsa decisi di non seguirla.
Mi fermai davanti alla porta ad ammirare le sue movenze sinuose curva dopo curva. Non capivo quali curve mi piacevano di più: se le sue o quelle che faceva sulla neve…

Mi ero rassegnato… ma almeno ero a casa… L’avevo vista allontanarsi con la sua sciata possente ed elegante e non sapevo quando sarebbe rientrata. Intanto fuori la neve continuava a cadere copiosa.
Accesi il camino e mi misi sulla poltrona a leggere il mio libro. Nel frattempo l’acqua era sul fuoco per preparare un té rinvigorente.

Ma dopo appena mezz’ora sento bussare alla porta. Mi affaccio ed era lei. Livida in volto. Evidentemente il freddo si faceva sentire e perfino lei aveva dovuto rinunciare.
“Ma quanto hai sciato veloce?”
“Avevo voglia di vederti” mi rispose strizzando l’occhiolino.
Le diedi appena il tempo di scongelarsi un pò e di sorseggiare un pò di té che già l’avevo assalita sul divano.
Cominciai ad aprirle il giaccone e a sbaciucchiarle il collo.
Man mano che la scoprivo la sua pelle fredda diventava più calda.
Con tutto quell’abbigliamento tecnico era complicatissimo. Veramente un vestiario anti stupro.
Ma non mi feci intimidire.
Le mie mani cominciavano ad infilarsi sotto toccandole prima la pancia e poi salendo piano fin quasi ad arrivare sotto al seno.
La giacca era partita da un pezzo. Piano piano stavo togliendo gli strati di pile e finalmente era rimasto solo il reggiseno. Non molto sexy a dire il vero ma il contenuto mi stava facendo già impazzire.
Le sue tette sode non avrebbero avuto bisogno di quel sostegno ed infatti i due capezzoli erano già così duri che fra un pò lo avrebbero bucato.
io mi divertivo a girargli intorno con il dito. E ad ogni giro diventavano sempre più duri.
Con le labbra continuavo a baciarle il collo e con l’altra mano avevo cominciato ad aprirle i pantaloni.
Evidentemente il giochetto le piaceva perch&egrave cominciava ad inarcare la schiena, segno che aveva voglia di sentire la mia mano stringere con vigore maschile il suo seno.
Ma doveva ancora soffrire…

Intanto le avevo sfilato i pantaloni e le calzamaglie che aveva sotto.
La vista del suo immancabile perizoma e di quelle gambe così perfette me lo avevano fatto diventare più duro di quanto era già.
Mi ero messo in ginocchio tra le sue gambe aperte e avevo iniziato a baciarle la pancia mentre il mio dito continuava a girarle intorno al capezzolo.
Dovevo fare uno sforzo terribile per non impalarla li sul momento.
Ma non meritava un tale favore.
Con la lingua giravo intorno all’ombelico, poi andavo verso i fianchi poi ritornavo al centro e la affondavo nel buco. La sentivo gemere e muoversi ad ogni mia sollecitazione.
Piano piano con la lingua arrivavo sempre più in basso fino al bordo del perizoma.
Quando succedeva lei allargava le gambe, come per invitarmi ad andare più giù e allora io risalivo su.
Questo giochetto durava da una decina di minuti e lei era ormai allo stremo…
si vedeva che la sua voglia era arrivata ad un punto insopportabile e quindi con un unica mossa le afferrai il seno con la mano destra mentre con la sinistra le spostavo il perizoma per far spazio alla mia lingua che con un unico movimento, partendo dal buchino, si fece spazio tra le grandi labbra per infilarsi con un unica mossa nella sua patatina bollente.
Nel frattempo l’altra mano era libera e aveva potuto raggiungere l’altro seno.
Scoparla con la lingua era sempre una goduria. Il suo sapore così eccitante mi faceva venire voglia di infilarla sempre più in fondo, poi di ritirarla fuori e di leccare tutto quel succo partendo dal buchino e arrivando al clitoride dove mi fermavo a mordicchiare e a succhiare con le labbra. Il mio cazzo era in completo visibilio. Lo sentivo tirare come un forsennato.
Le mani nel frattempo avevano sollevato il reggiseno e adesso affondavano su quei seni meravigliosi che ogni tanto rimiravo dal basso con occhi estasiati.
I capezzoli erano cime svettanti e io impazzivo nello stringere i seni come per farli schizzare fuori.
Mi sorprese quando mi poggiò i piedi sulle spalle. Lei seduta sul divano io in ginocchio ai suoi piedi, in quella posizione potevo leccarla come volevo.
Mi divertivo a starle minuti interi nella patatina muovendo forsennatamente la lingua e poi per altri minuti a leccarla dall’ano al clitoride con lappate lunghe e approfondite.
I suoi seni maciullati dalle mie mani gridavano refrigerio. Tant’&egrave che mi afferrò con violenza per i capelli e mi tirò su fino a mettermeli davanti la bocca.
A quel punto non potei tirarmi indietro. Cominciai ad afferrarli con le labbra e a succhiarli come un bambino affamato.
Il mio cazzo a quel punto era sfuggito dalla mutanda. Ma non volevo ancora impalarla.
Quindi con nonchalace lo appoggiai più in basso. Sapevo che lei non gradiva, e che non avrei mai potuto prenderla li, ma quando si sentiva buona mi lasciava tenerlo un pò li appoggiato solo sull’ingresso a fantasticare quanto avrei potuto godere se mi avesse dato il permesso di entrare.
Ero riuscito a conquistare questo piccolo compromesso ed ero già molto contento così.
Però per tenerla buona dovevo lavorare il doppio sui suoi capezzoli.
Mentre stringevo i seni dal basso la mia lingua roteava vorticosamente inotrno a quei datteri dolcissimi spostandosi dall’uno all’altro. E quando un capezzolo era libero dalla lingua subito la mia mano saliva e le dita lo afferravano tirandolo, accarezzandolo, massaggiando anche tutto il seno.
Era una fatica senza respiro ma mi eccitava da morire succhiare quegli oggetti meravigliosi e sentire quanto lei godeva

Il mio cazzo sull’orlo di quel buchino meravigioso continuava a stare li appoggiato e a muoversi piano piano. Ma se rimaneva in quel posto di li a poco lo avrei inondato di sperma caldo.
La sola idea di averlo li mi provocava delle incontenibili voglie di venire.
Quindi decisi di passare al piano b.
Mi alzai, presi il plaid e lo buttai per terra davanti al camino.
La afferrai e la feci mettere in ginocchio a quattro zampe.
Le allargai un pò le ginocchia e cominciai a leccarla da dietro. Era uno spettacolo mozzafiato. Quel suo culo tondo e sodo mi faceva venire al solo guardarlo.
Con il mio ditino vibrante le tenevo il clitoride e con la mia lingua la leccavo dovunque potevo. La scopavo, la leccavo la mordicchiavo e la baciavo.
In quella posizione però non riuscivo a resistere a lungo. Dopo solo mezz’ora decisi che era ora di impalarla.
La afferrai per la vita e le appoggiai la cappella all fighetta che grondava umori da tutte le parti.
Cominciai a muovermi per due centimetri avanti e due indietro. Stavo li sul bordo. Mi muovevo lentamente facendo fare conoscenza alla mia cappella con le sue labbra.
Mi piaceva in particolar modo sentire lo scalino del glande essere avviluppato e poi subito dopo ritirarlo indietro.
Lei stava impazzendo.
Sapevo che voleva sentire il vigore della mia mazza fino in fondo. E io morivo dalla voglia di darglielo. Ma non era ancora ora.
Quindi lo tirai fuori e cominciai a farglielo scorrere dal buchino fino al clitoride come facevo prima con la lingua, allargandole bene le labbra quando ci passavo in mezzo.
Per me era una sofferenza immensa non impalarla, ma immaginavo quanto soffriva lei e quindi godevo di gioia e continuavo.
Però ad uno dei passaggi mi fregò. Con un colpo secco quando era proprio all’imbocco si tirò in dietro e me lo fece sprofondare dentro.
Allora tornai ad afferrarla alla vita e cominciai a dare dei piccoli colpi di affondo. Tenevo il suo culo ben premuto al mio bacino e ogni volta spingevo un pò più in fondo.
Con le mani le allargavo le chiappe per far entrare il mio cazzo più in fondo possibile.
Quando non riuscii più ad andare in fondo cominciai a muovermi lentamente su e giù..
Erano movimenti meravigliosi. Sentivo la sua fighetta stringersi intorno al mio cazzo e massaggiarlo dall’interno… Era un godimento sublime. Avrei potuto innaffiarla di sperma in qualunque momento e facevo una fatica terribile a resistere.
Dopo una decina di minuti di questi giochetti ci eravamo abbastanza rilassati entrambi e quindi decisi che era ora di cominciarla a pompare.
Quindi tirai indietro il mio cazzo fino quasi ad uscire, e poi lentamente lo riportai fino in fondo.
Sentire tutta l’asta che veniva percorsa dalle sue labbra era meraviglioso.
Cominciai ad accelerare un pò il ritmo ma era sempre lento. Ci mettevo cinque secondi per fare una pompata completa.
Lei gradiva ma sapevo che non avrebbe resistito a lungo a questa lentezza.
Infatti quando tornavo dentro cominciava ad arretrare per sentire la forza dell’urto.
Decisi che era ora. L’afferrai per bene e cominciai a pompare come mi piaceva.
Colpi secchi e profondi. La velocità saliva piano piano e ad ogni affondo tiravo più forte con le braccia la sua vita verso il mio bacino. I colpi delle sue chiappe sulle mie anche erano come schiaffi.
Quella schiaffeggiata durò per una ventina di minuti… Poi feci appena in tempo a tirarlo fuori e ad appoggiarlo sul suo buchino per godermi una venuta da manuale….

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