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Racconti Erotici Etero

MALEDETTO TRENO

By 1 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Maledetto treno. Anche oggi primo agosto mentre tutti sono in ferie mi riporta a casa dopo una giornata di lavoro. Primo pomeriggio, poche persone sul binario, scelgo la carrozza più decente tra quelle ormai fatiscenti e rifaccio la mia vita di sempre. Il pendolare.

Mi sistemo in uno scompartimento libero e apro il finestrino per far circolare un po’ d’aria. Di quella climatizzata vi è rimasto solo la scritta sulla carrozza. Accendo il mio ipad per allietare il mio solito tran tran e nel frattempo un po di persone si sistemano nelle mie vicinanze.

Ascolto musica classica e questa scelta mi concede un leggero rilassamento che mi porta ad appisolarmi.

Sento il treno iniziare il suo lavoro e i miei pensieri rivanno ad una lettura della sera precedente.
Una dolce lettrice del sito ‘I racconti di Milu’ si concede la libertà di esprimere le sue emozioni erotiche raccontando di essere violata dal collega del marito. Scritto bene il racconto, delizioso, ben curao e mai banale tanto che dopo una giornata di lavoro ancora lo ricordo. E quel ricordo stimola in me emozioni al basso ventre.

Tra uno scossone del treno e una folata di vento eccessiva procurata dal finestrino lasciato aperto apro gli occhi.

Sublime.

Davanti a me seduta vi è una donna.
Ben curata, bionda, occhiali da sole grandissimi che avvolgono il suo viso nascondendolo. Non avrà più di 35 anni. Ha indosso un vestitino sobrio di colore verde che ben si intona alla sua capigliatura. Lunghe gambe sode e affusolate messe in risalto dal sottile lembo di cotone che prova a coprirle, terminano con una calzatura che fascia il suo piede lasciando scoperta la sua caviglia. Un buon profumo ora invade quel piccolo anfratto e il colore olivastro della sua pelle mi fa pensare che la donna mediterranea merita particolare attenzione per la sua bellezza.

Una bellezza quotidiana che siamo quasi portati a dimenticare ma che con l’avvento di tante straniere sono riportato a rivalutare.

I nostri occhi si incontrano.

Ormai il mio ipad è solo un ricordo per me. Lo rigiro tra le mie mani cercando di non destare in lei il sospetto di essere guardata, scrutata, analizzata. Il vento che entra dal finestrino ora coccola i suoi capelli. Le sue lunghe chiome bionde sono spostate dall’aria, il suo viso abbronzato immobile.

Chiudo gli occhi. Il pensiero per quella donna diventa prorompente, impulsivo e faccio fatica a controllarmi. Chiudo gli occhi di nuovo. Il mio compagno di sempre ormai resta intrappolato dalla sua erezione non prevista. Chiudo gli occhi.

Mi accorgo che il vagone è quasi vuoto e che dietro di me nella mia stessa direzione vi è un uomo sulla trentina, alto, muscoloso, di colore.

Ormai non resisto. Apro gli occhi e noto con piacere che le sue gambe sono schiuse. Il rollio del treno le fa dondolare consegnando alla mia vista una proiezione gradita. Il piccolo vestito non può in quella posizione coprire le parti nascoste della donna.

Sono teso ora. Mi risistemo sul sedile e noto che ora lei mi fissa. Anche se nascosti dai grandi occhiali intravedo le sue pupille che mi cercano. Il tutto è confermato dal fatto che il movimento delle gambe non è dovuto solo dal treno.

Impossibile. Queste cose capitano nei film, nei romanzi. Questa è realta. Sicuramente sarà la classica persona che al primo movimento sospetto ti sputtana.

Invece stavo assistendo dal vivo al suo compiacimento. Ora è evidente che prova anche lei una sorta di piacere nello stuzzicarmi.

Biglietti signori, biglietti!!! aprendo la porta urla il controllore.

Questo normale controllo ci desta da un’atmosfera erotica che si stava scatenando tra noi senza nemmeno sfiorarci. Passano pochi minuti e siamo di nuovo soli.

Ho problemi ora. Ho difficoltà. Qualsiasi cosa penso non va bene, qualunque cosa dica sembra inutile. Le labbra ora sono prive di saliva e il mio cazzo spinge sempre di più creando una vistosa sporgenza tra i pantaloni.

La donna ha ormai lo sguardo fisso su di me. Mi accorgo che è concentrata su quello che sta succedendo al mio basso ventre.

Continua il suo movimento letale con le gambe lasciando scoprire sempre di più la sua intimità. Ora mi rendo conto di essere ridicolo, sbracato su quel posto cercando di guardare il più possibile di lei. Sono un tipo abbastanza deciso nella vita e prendo quello che voglio ma questa valchiria mi sta mettendo in serie difficoltà.

Ho deciso.

Lascio continuare quel martirio. La lascio fare. Sono eccitato e quella visione mi accorgo che è meglio di tante scopate fatte in passate. Il mio organo ormai incomincia a emettere dolci umori. Lei si sistema ancora meglio davanti a me. Non sono più cosciente di dove mi trovo, se devo scendere alla prossima o se nello scompartimento vi sono altre persone.

Ormai ci siamo solo io e lei.

Passo una mano sui pantaloni e la donna in quel preciso istante si morde un labbro. Pulsazioni sempre più estenuanti crescono in me. La razionalità incomincia a fare a botte con l’istinto. Vorrei avvicinarmi ma mi sento paralizzato.

Lei continua. Lei mi tortura.

Il paesaggio fuori corre veloce così come corre veloce ora il sangue nelle mie vene. Sono ad un bivio adesso. Osare o cambiare posto. L’eccitazione ormai si è impadronita di me e non mi sento più di rispondere delle mie azioni. Mi sposto. Cerco di avvicinarmi a lei, intanto il suo delicato profumo fa il resto. La mia mano è a pochi centimetri da quello spettacolo e cerco l’azzardo. Un ultima spinta e sarei tra le sue gambe. Chissà come sarà la sua peluria. Chissà se è anche lei è piena di suoi umori. Chissà se mi terrà in se. Chissà…

Vuoi scopare? – all’improvviso apostrofa lei.

Quella domanda inaspettata mi coglie di sorpresa gelando il mio corpo. E come se avessi ricevuto un secchio di acqua ghiacciata all’uscita di un bagno turco. Sento irrigidire ogni parte di me, sento il mio cazzo ancora duro dentro gli slip. In questo momento si decide tutto e devo farmi forza.
Farfuglio qualcosa cercando di assecondare la sua risposta. Il suo sguardo ora privo di qualsiasi copertura mi folgora. I suoi occhi sono bellissimi. Verdi acqua marina. Profondi e vispi. Si avvicina ancora di più. E’ innegabile che sa il fatto suo la signora non trascurando la parte maliziosa che ha generato quel terremoto in me. E’ a pochi cm dalla mia bocca. Ci siamo. Ora appoggia le sue labbra sulle mie. Ecco di nuovo. Un turbinio di sentimenti si rimpossessa di me. Ora di nuovo è tutto vibrante.

Con un fare deciso sposta la sua testa portando ora la sua bocca al mio collo. Risale. Sento il suo fiato sul mio collo. Tremendamente eccitante. Profumo inebriante. Si ferma al mio lobo, lo sfiora con la lingua. Adesso è lì. Davanti al mio orecchio.

Sono duecento euro caro e senza culo!!! sentenzia.

Quella frase mi fredda. Uno sparo. Colpito nella parte vitale di me stesso. Crepato.

Maledetto treno. Maledetto primo agosto.
Non è un film né un racconto. E’ la triste verità.

Mi avvicino a lei. Mi porto anch’io all’altezza del suo orecchio e incomicio a parlare.

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