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Racconti Erotici Etero

Marilena parte II

By 25 Agosto 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Era passato piu’ di un mese da quella memorabile notte in cui Franco e io facemmo l’amore la prima volta.
Avevamo trovato un certo ritmo, ormai lo vedevo un paio di volte alla settimana, di solito erano Martedi’ e Giovedi’, il secondo giorno lui restava a casa mia fino al mattino.
Ogni incontro era veramente speciale, cominciavamo a prendere confidenza con cio’ che ci piaceva e ci sentivamo sempre piu’ complici l’uno dell’altra o almeno, per me era cosi’.
Si finiva sempre per fare l’amore in continuazione, fino a sfinirci, e la cosa stava funzionando proprio bene, avevo completamente accettato l’idea di Franco ritenendo quei momenti un puro divertimento senza complicazioni sentimentali.
Dopo la prima sera ci furono dei momenti difficili, notti solitarie in cui mi chiedevo se cio’ che facevo aveva un senso, poi mi dissi che avevo sprecato i miei 34 anni senza la compagnia di nessuno e stavo da sola, quindi divertirmi in questo modo non era male.
Lui non mi aveva obbligato a fare nulla ed era stato chiaro: i nostri incontri, aveva detto, iniziano a letto e finiscono a letto.
Avrei potuto, dovuto, pretendere di piu’? Ma se lui allora avesse rinunciato, con pieno diritto, sarei stata sola ancora una volta: quindi non ci pensai piu’ e mi misi di impegno a divertirmi.
Solo una cosa mi disturbava: lui aveva veramente una ragazza, e io lo sopportavo a stento.
No, non era gelosia, quella sofferenza dettata dal sentimento, devo dirlo: io non amavo Franco, era piuttosto un disagio misto tra curiosita’ femminile, invidia, e’ possesso: certe notti me lo sognavo mentre faceva l’amore con una donna senza volto, lo vedevo mentre godeva e sapevo che li’ io non c’ero.
Cosi’ una sera, dopo esserci scaldati con un po’ di preliminari, decisi, anche per rendere un po’ piu’ frizzante l’ambiente, di affrontare l’argomento.
-Dimmi Franco’ com’e’ la tua ragazza?-
Lui smise di mordermi il seno e mi guardo dritta negli occhi.
-Come mai me lo chiedi?-
-Be’ sai, curiosita’ femminile’ siamo colleghe dopotutto!-
-Bambina birichina!- mi disse ridendo – tu vuoi sapere chi e’ meglio’ ci tieni a fare confronti!!-
Spalancai le labbra, sorpresa: ancora una volta mi aveva visto dentro piu’ di quanto io stessa sapevo fare.
Mi rendevo conto che aveva ragione, volevo essere la piu’ brava, la sua preferita.
– D’accordo allora, stiamo al gioco, perche’ di un gioco si tratta’ quali dettagli vuoi?-
-Com’e’ fisicamente?-
-Direi che e’ il tuo opposto: si chiama Elisa, bionda e occhi chiari, un po’ in carne, seno grosso e’ se vuoi saperlo lei e’ completamente depilata!!-
Mi disse quest’ultima sapendo che mi avrebbe provocata a reagire, e cosi’ feci:
-AH! Sembra che tu la apprezzi molto piu’ di me!!-
-Marilena, se devo essere sincero non mi sono mai preoccupato dell’aspetto fisico delle donne che mi porto a letto’ io sono attento ad altri dettagli.-
-Per esempio? Dimmi di questi suoi dettagli.-
-Fino dove vuoi arrivare?-
-Voglio sapere tutto,e quando dico tutto intendo TUTTO. Comincia con dirmi quando ci sei stato l’ultima volta e’ descrivi.-
Il gioco a quel punto l’aveva scaldato e, come avevo previsto, comincio’ a raccontare con gusto.
Mi disse che il giorno prima se la era portata a letto e mi racconto’ tutti i dettagli dell’amplesso, senza vergogna.
Seppi cosi’ che alla sua ragazza piaceva particolarmente essere leccata in una serie di punti, e che ogni settimana si faceva depilare il monte di venere proprio da Franco, il quale naturalmente non si faceva pregare e alla fine le spalmava la crema emolliente prima di possederla: la cosa mi sembro’ abbastanza eccentrica e lui ne convenne anche perche’, disse, la crema emolliente finiva sempre per fare un immane pasticcio con il suo sperma, ma a lei piaceva.
Mi racconto poi un’altra abitudine che aveva la sua ragazza: consisteva nella ‘notte casta’; periodicamente, circa un paio di volte al mese, non voleva essere penetrata, e si passava l’intera serata in masturbazione reciproca.
Quest’idea mi parve molto piu’ interessante, e il resto della notte fu, appunto, ‘casta’.

Quando ci svegliammo il mattino, io ripresi a tormentarlo, e lui alla fine sbotto’:
-Insomma basta! Dillo chiaramente! Tu vuoi che esprima un giudizio, vuoi sentirti dire che sei la migliore.-
Ammisi.
-Ma io non posso giudicare’ insomma siete donne diverse, viste in occasioni diverse, il vostro sesso e’ profondamente diverso, come farei secondo te a fare un paragone? Su quali basi?-
Non so bene a cosa stessi pensando, ma un’idea mi brucio’ la testa e non seppi trattenermi’
-Be’, forse se ci assaggiassi assieme, potresti’.-
Lui rimase un attimo bloccato poi rise:
-Ma come pensi’ insomma lei non sa che ci sei anche tu: non e’ gelosa e il nostro e’ un rapporto molto libero, pero’ proporgli una cosa del genere’ –
Rimasi anch’io sbalordita: un mese fa non mi sarei mai immaginata in una situazione del genere, ma ora le notti con Franco avevano cambiato completamente il mio modo di vedere le cose.
Il sesso era un gioco divertente, questo avevo imparato, e i limiti della partita li sceglievano i giocatori.
Lui intanto riprese:
-Visto che questa idea e’ tua, non ti dico di no, ma come dici dovremmo fare, eh?-
Ci pensai su poi dissi:
-Perche’ intanto non me la fai conoscere, cosi’ vediamo se c’e’ feeling’-
-Ma certo, ciao Elisa, questa e’ la mia nuova amica Marilena’ vorrebbe conoscerti per sapere chi e’ meglio a letto’No, guarda, non ci siamo proprio’-
Sbuffai.
-Aspetta’. ho una pensata’ perche’ non te la conosci da sola, come se fosse per caso? Ti do le indicazioni..-
e cosi’ facemmo.
Era ora di pranzo e stavo passeggiando per la zona dell’universita’: mi ero vestita con una tutina attillata che Franco mi aveva regalato, un monopezzo grigio scuro che partendo dalle caviglie mi avvolgeva fino al collo facendo voltare parecchi ragazzi, cosi’ per evitare distrazioni mi misi sopra anche un bel cappotto visto che oramai stava arrivando l’inverno.
Franco mi aveva suggerito di mettere un vestito sexy perche’ anche Elisa amava questo tipo di abbigliamento, ma non aveva il coraggio di indossarlo: in questo modo avrei ‘fatto colpo’.
Trovai subito il bar che Franco mi aveva indicato e mi guardai intorno.
Riconobbi subito Elisa, che mi era stata minuziosamente descritta anche nell’abbigliamento, e non potevo sbagliarmi: amava vestire in modo colorato anche d’inverno, e oggi aveva dei jeans azzurri molto stretti.
Capii subito perche’ Franco l’aveva scelta: era carina, ma soprattutto dichiarava con tutta se’ stessa di essere ‘diversa’, una di quelle persone che lasciano una traccia del loro passaggio e la trovai subito dotata di una forte carica di simpatia.
Presi un panino, una coca e mi avvicinai: il bar era affolato ma per fortuna lei era sola al tavolino.
-Scusa posso sedermi?-
– Ma certo, prego.-
Adesso dovevo trovare il momento giusto, ma almeno Franco mi aveva fornito le esche: attesi un paio di minuti, durante i quali rosicchiai il panino, poi dissi:
-Scusa se mi impiccio, ma ho visto che hai li’ delle foto bellissime, le hai scattate tu?-
Lei sorrise, in modo solare, e rispose: -No, me le ha date questa mattina il mio ragazzo, le ha fatte lui e vuole che gli dia un giudizio-
Naturalmente questo lo sapevo benissimo, era una delle esche che Franco aveva preparato per me, cosi’ proseguii:
-Non ti dispiace se ci do’ un’occhiata?-
Le foto di Franco erano veramente carine, ben eseguite, cosi’ dopo dieci minuti ci eravamo presentate e come vecchie amiche stavamo dando i voti a tutte le foto.
C’erano paesaggi, soprattutto, ma anche molte foto di Elisa, primi piani e mezzi busti, tutte veramente molto belle: Franco non me lo aveva detto ma doveva essere un vero esperto di fotografia.
Elisa era veramente una piacevole compagnia e quindi le chiacchiere cominciarono a fluire liberamente: come Franco aveva previsto noto’ il mio vestito e mi fece i complimenti per il mio coraggio nell’indossarlo.
Affrontammo diversi argomenti e cosi’ venni a sapere che studiava in uno dei corsi che sapevo essere seguiti anche da Franco e che aveva ventitre’ anni come lui: io le dissi, mentendo, che da poco lavoravo come impiegata nella zona.
Non mentii invece sulla mia eta’, cosa che mi procuro’ infatti una lunga serie di complimenti da parte sua: ma ormai sapevo che anche se non ero bellissima potevo essere aggressiva e seducente e la mia pelle era rimasta giovane, senza traccia di segni del tempo, quindi molti mi davano meno di trent’anni.
Ad un certo punto arrivammo a parlare dei rispettivi ragazzi: dovetti sforzarmi per non ridere, solo io sapevo infatti che stavamo parlando della stessa persona, anche se non era formalmente corretto ritenere Franco ‘il mio ragazzo’; si trattava piu’ del ‘mio oggetto del desiderio’.
Passarono almeno un paio d’ore, il bar si era svuotato ed Elisa ad un certo punto disse:
-Caspita quanto tempo e’ passato! Ormai le lezioni del pomeriggio sono andate’ che ne dici di passare per casa mia? Abito qui vicino, dovrebbe esserci anche il mio ragazzo, cosi’ te lo presento’tanto ormai siamo amiche’-
Io tentennai: Franco mi aveva detto che sarebbe andato fuori Milano, che invece mi avesse preparato qualche giochetto sporco? Come mi sarei dovuta comportare se lo avessi trovato li’?
Certo, avrei potuto rovinare tutto, pensai, poi pero’ mi venne in mente che questa dopotutto era una sfida: ormai Franco mi aveva abituata al gioco, quindi non mi sarei tirata indietro, cosi’ sia!
Elisa abitava in una piccola mansarda monolocale, presa in affitto con l’aiuto dei suoi genitori che erano di Parma.
Quando entrammo potei notare che il locale era molto carino e accogliente, l’arredamento economico ma colorato e simpatico, le pareti dipinte di azzurro ricoperte da molti poster, proprio nel suo, ormai l’avevo capito, inconfondibile stile.
Comunque di Franco non c’era traccia’ Elisa fece un’espressione delusa e si offri di fare un te’.
Mentre l’acqua del te’ si scaldava nel cucinotto, Elisa ando’ in bagno a rinfrescarsi e io rimasi sola nel soggiorno che serviva evidentemente anche da camera da letto.
Curiosa come un gattino cominciai a guardarmi intorno, e dopo un po’ cominciai silenziosamente ad aprire i cassetti per vedere se ci fossero foto di lei e Franco.
Cio’ che trovai mi lascio’ invece stupita: nel cassetto basso di un settimanale, spuntavano senza troppa vergogna due falli artificiali.
Non ne avevo mai visti da vicino, quindi gettai ancora un’occhiata al bagno per assicurarmi che Elisa non mi vedesse e poi mi dedicai ad osservarli: il primo era liscio, metallico e dorato, lungo circa quindici centimenti e dotato alla base di un interruttore rosso che probabilmente lo avrebbe fatto vibrare, il secondo era un cilindro di gomma trasparente abbastanza flessibile, lungo almeno mezzo braccio.
Franco non mi aveva mai parlato di questo! Quindi o mi aveva mentito o neanche lui conosceva bene la sua Elisa.
Richiusi il cassetto e mi sedetti sul divano euforica: ora probabilmente ne sapevo piu’ di Elisa di quanto ne sapesse Franco e viceversa, quindi adesso potevo essere io a controllare il gioco, potevo gestire la sfida.
Non sapevo ancora come avrei usato questa nuova scoperta, ma sentivo che mi sarei potuta divertire stuzzicando Franco, in qualche modo.
Mi trovai a pensare che il vero divertimento di quel pomeriggio poteva consistere nel conoscere effettivamente meglio Elisa, cosi’ da poter essere in una posizione privilegiata in questo particolare gioco di ruoli: d’altronde anche se ero arrivata in quel bar considerando Elisa semplicemente come un aspetto della vita di Franco, adesso invece lei mi appariva come una persona, interessante e tutta da scoprire.
Elisa usci’ dal bagno, e ando’ nel cucinotto per servire il te’; notai che aveva raccolto i capelli biondi con una coda di cavallo ma non si era cambiata: aveva ancora una maglietta bianca elasticizzata a collo alto che metteva in mostra i seni generosi senza alcun reggiseno e i jeans azzurri attillati a vita bassissima.
Quando si chinava un’audace paio di mutandine altrettanto azzurre facevano capolino: riconobbi il modello che Franco mi aveva regalato un paio di settimane prima (sebbene il mio fosse di un altro colore) e sorrisi pensando che quindi doveva aveva fatto un acquisto in coppia.
Ci sedemmo sul divano e prendendo il te’ ricominciammo a parlare: io dirottai nuovamente la conversazione all’argomento ragazzi.
-Oh a proposito’- disse lei -ho qui altre belle foto di Franco, vuoi vederne qualcuna?-
Detto questo apri un cassetto e comincio’ a tirare fuori numerosi piccoli album: incredibilmente dovevano esserci qualche migliaio di foto in quel cassetto.
-Scegliene due o tre, dai’a caso!-
Cominciammo a guardare dei paesaggi desertici della Tunisia poi, quando presi e aprii il secondo album rimasi paralizzata: richiusi immediatamente ma questo non servi’ a nulla.
Guardai Elisa, ed eravamo entrambe rosse in volto e imbarazzate’ le prime foto dell’album rivelavano un momento immortalato in questa stessa stanza, mentre Franco le stava leccando i seni.
Elisa rise forte per scacciare l’imbarazzo e mi prese l’album dalle mani:
-Oops, scusa Marilena, mi dispiace molto’ che vergogna!-
-No, e perche? Anzi.. le foto sono belle, e anche voi lo siete’ anzi’ posso guardare ancora? Naturalmente se a te non da fastidio’-
Lei ci penso’ su un attimo poi, con la mano leggermente tremula mi restitui’ il piccolo album.
Io lo aprii nuovamente e osservai la scena: -Ma chi le ha fatte?-
-Avevamo montato la macchina su un cavalletto, faceva foto a ripetizione’-
-E’ il tuo ragazzo?-
-Si’-
-Be” e’ carino, ma tu di piu’. Ah, vorrei avere anch’io due seni come i tuoi!-
Sfogliando le pagine le foto si facevano sempre piu’ spinte, mentre sentivo nell’aria la trepidazione di Elisa, un misto tra eccitazione e vergogna.
-Ah che bello..- dissi, osservando una foto dove Franco aveva il viso completamente affondato nelle cosce di Elisa.
Successe cosi’, in modo naturale, i nostri visi che erano gia’ vicini, si sfiorarono, e noi ci baciammo: fu un bacio dolce che mi infiammo’ completamente l’anima.
Non avevo mai baciato una donna prima e mi chiesi d’un tratto se dovevo fermarmi, sapendo quale fosse la logica conclusione di questo pomeriggio: qualche tempo fa non ci avrei neanche pensato, ma Franco mi aveva cambiata, come voi avete gia’ capito.
Ero forse bisessuale e non me ne ero mai accorta? In quel momento non sapevo cosa dire’ le labbra di Elisa erano morbide e le sensazioni che sentivo erano piacevoli, forse stavo scoprendo una pagina nascosta di me stessa che non avevo neanche pensato di avere.
Staccammo le nostre labbra e ci guardammo per un momento negli occhi, entrambe rosse in viso: a cosa stava pensando Elisa? Sapeva di essere bisessuale o anche per lei era la prima esperienza?
Presi l’iniziativa: -Baciami ancora Elisa’- e ricominciai a baciarla, con le labbra socchiuse stavolta, ma ancora senza lingua.
Lei accetto’ il bacio, ma dopo un attimo si stacco’ da me e disse:
– Ma’ e i nostri due ragazzi? –
Capii dal suo tono preoccupato che Elisa non voleva tradire Franco, ma ormai mi ero gettata nel mio ruolo di provocatrice, cosi’ risposi:
-Non vuoi tradire il tuo ragazzo? Non l’hai mai fatto?-
-Ho avuti altri ragazzi, e a volte li ho traditi, ma non il mio Franco’ ci tengo sai.-
Sorrisi e tornai all’attacco:
-Tuttavia questo non deve essere necessariamente un tradimento’ e’ la prima volta che baci una donna?-
-Si..-
-Quindi questa e’ soprattutto un’esperienza nuova, una cosa bellissima secondo me, che ci e’ successa con trasporto e naturalezza; un’esperienza che il tuo ragazzo non ti puo’ dare.-
Proseguii sempre piu’ infervorata:
-Neanch’io ho mai’ Quindi qui non vedo un tradimento, semmai un gioco bellissimo in cui potremmo essere complici’ vorrei essere la tua amica molto speciale. So di averti appena conosciuto Elisa, ma’ anch’io ci tengo a te.. davvero..- tentai nuovamente di baciarla, lei non si sposto’ e finalmente, dopo circa un minuto di lievi tocchi delle mia labbra, comincio’ a rispondere al bacio.
Continuammo a baciarci per un bel po’ mentre io cominciavo a esplorare il corpo di Elisa con le dita: la sua pelle era liscia e aveva spesso delle piccole lentiggini, i suoi seni erano veramente imponenti, non riuscivo a prenderli completamente nella mia mano aperta.
A questo punto mi feci coraggio e cominciai a spogliarla, slacciando il primo bottone dei jeans: visto che mi lascio’ fare andai avanti, e cominciai a levarli.
Lei rise, un po’ imbarazzata forse, poi si sollevo’ dal divano in modo da aiutarmi e cosi’ rimase con le gambe nude e le sue mutandine azzurre bene in vista: la sua maglietta era ormai appiccicosa di sudore e notai che non aveva affatto un odore sgradevole.
Non sapevo se Elisa avrebbe preso mai l’iniziativa, cosi’ mi alzai e mi misi in piedi davanti a lei.
Guardandola intensamente negli occhi misi le mani dietro la schiena e cominciai, lentamente, ad aprire la zip che chiudeva il mio sensuale monopezzo.
Quando la zip fu scesa praticamente fra le natiche ruotai lentamente su me stessa per dare modo ad Elisa di osservare la mia schiena e le mie natiche nude: non portavo alcun tipo di biancheria intima.
Mi girai nuovamente verso di lei, e lasciai di fianco a me gli stivaletti neri a tacco altissimo che avevo portato fino a quel momento e sempre molto lentamente, feci scendere a terra il mio vestito, rimanendo nuda.
Ebbi un bridivo di piacere quando vidi quella luce negli occhi di Elisa:
-Ohh Marilena, come sei sensuale, e che bel fisico, vorrei essere come te.. io non saprei mai spogliarmi cosi”-
Mi avvicinai in modo da avere il suo volto all’altezza della mia pancia, le presi il viso tra le mani e mentre lo avvicinavano al mio ombelico risposi:
-Allora ti insegnero’ se tu lo vuoi, e se vuoi comincio adesso: baciami tesoro’-
Alzai lievemente il tono delle ultime parole in modo che la frase suonasse come un comando e, come avevo sperato, Elisa accetto’ il comando e comincio’ a baciarmi la pelle.
Con le mani guidavo il suo viso in modo che baciasse i punti che mi interessavano e quindi lentamente la tirai su fino a che non comincio’ a baciarmi i capezzoli: ero eccitatissima.
Ripresi il controllo del gioco: feci alzare Elisa e le sfilai la maglietta: i seni enormi e duri ballonzolarono fuori.
Presi un unico seno tra le due mani e cominciai a succhiarlo con una certa decisione, ricordando cio’ che Franco mi aveva descritto dei loro giochi: sotto le mie mani sentii Elisa che si stava eccitando sempre di piu’.
La stesi sul divano, le presi le ginocchia e gliele alzai allargandogli cosi’ le gambe, godendo dello spettacolo di una vagina perfettamente depilata sotto quelle mutandine trasparenti.
Mi stesi su di lei, ventre contro ventre, e ricominciai a baciarla, questa volta con passione senza lesinarle morsi sul collo i quali sapevo essere molto graditi.
Lei dal canto suo mi cinse con le gambe comincio’ ad accarezzarmi la schiena.
Ma io sentivo di dover dominare il gioco, sentivo che questo sarebbe piaciuto ad Elisa, ed anche a me: quindi mi rialzai, misi le ginocchia sul divano e attorno a lei in modo da rimanere sopra la sua pancia dove cominciai a muovermi con il bacino.
In questo modo i miei peli e le labbra della mia vagina le accarezzavano l’ombelico: lei si sforzava di sentire quel contatto chiudendo gli occhi e inarcando la schiena.
Durante questi movimenti il suo seno si muoveva maestoso e io cominciavo a bagnarmi, cosi’ decisi di risalire in modo che fossero i suoi capezzoli a solleticarmi tra le cosce.
Lei capii’, sorrise e aiuto’ con le mani il suo seno in modo da toccarmi proprio tra le piccole labbra: io ero veramente pronta cosi’, ricordando cio’ che le avevo detto prima, le ordinai:
-Adesso bambina, la prima lezione: scendi ancora e leccami.-
Lei era un po’ titubante, dovetti quindi farmi sentire:
-Allora, vuoi imparare o no? D’accordo, ti faro’ vedere io, ma solo questa volta!-
Mi rialzai di corsa dal divano e mi tuffai con il viso tra le sue cosce: era anche per me la prima volta, ma dopotutto’ non e’ che mi mancasse la fantasia.
Allargai la mutandina e usai due dita per scostare le labbra: cominciai a leccare con forza’ fui ampiamente ricompensata da una serie di gridolini di piacere provenienti da Elisa.
In seguito irrigidii la lingua e la tirai fuori piu’ che potevo, cominciando a usarla come un pene: la cosa sembro’ funzionare bene, Elisa era ormai bagnatissima e io stavo continuamente bevendo i suoi umori che avevano un sapore simile ai miei.
Naturalmente non dovevo continuare:
-Hai capito adesso? Alzati!-
Lei lo fece e io mi misi al suo posto sul divano, nella mia posizione preferita.
-Inginocchiati e prova bambina mia..-
Ubbidiente, lei si avvicino’ al mio buchetto e ripete’ le mie mosse in modo preciso: non dissi nulla, ma lei era molto piu’ brava di Franco in questo gioco, quindi cominciai veramente a godere, senza respiro.
Non mi era mai successo, ma ebbi un orgasmo completo esplodendo sul viso di Elisa una quantita’ enorme di umori, che le inzupparono i capelli e le colarono sul seno.
Gridai.
-Hai imparato bene, bambina mia, vieni adesso’- le presi la mano, la tirai a me e cominciai a leccarle il viso e il seno in modo da rimanere entrambe impiastricciate, poi chiesi:
-Vuoi la seconda lezione?-
-Si Marilena, voglio godere come hai fatto tu’-
-Non e’ facile sai, bisogna dare tutte se stesse’-
-Provero’, so che posso’-
-D’accordo allora’- poi aggiunsi -hai in cucina una carota, o una zucchina?-
Lei rise e, come avevo sperato disse:
-Apri quel cassetto’-
Sapevo cosa c’era dentro ma mi finsi sorpresa:
-Brutta porcellina!! Avevo ragione quindi, pensavo che lo fossi, ed ecco qua’ –
Lasciai perdere il vibratore, non sapevo neanche come accenderlo e mi volevo invece mostrare esperta, presi quindi l’incredibilmente lunga proboscide gommosa e gliela ficcai letteralmente in bocca:
-Scalda e prepara questo affare mentre io preparero’ la tua passerina!!-
Sapevo come fare: leccai con impegno e regolarita’ fornendo ingenti quantita’ della mia saliva, finche’ la vagina di Elisa e il divano sottostante non furono fradici di un sensuale e odoroso miscuglio.
Poi strappai l’arnese dalle mani di Elisa e lentamente lo infilai nella sua vagina: non fece alcuna resistenza, cosi’ continuai fino a che ne raggiunsi il fondo.
La penetrazione aveva fatto mugolare Elisa, quindi cominciai a girare il fallo di gomma in modo da sollecitare tutte le sue pareti interne: fu un lavoro di polso, accoppiato ad un sapiente uso della lingua sul suo clitoride ormai durissimo.
Per portare Elisa dove volevo feci bene attenzione a rallentare i miei movimenti quando la sentivo vicina all’orgasmo, in modo da ritardarne l’avvio: in quel modo riuscii a farla durare piu’ di dieci minuti per poi essere ricompensata di un orgasmo pieno e denso di umori.
Anche Elisa si rivelo’ una fontana, sprizzandomi liquido addosso un po’ dappertutto, ma il mio gioco non era affatto finito: lasciai il fallo nella sua vagina e mi avvicinai al suo viso sorridente:
-Hai goduto bambina mia?-
-Oh si, Marilena’ ho goduto tantissimo’- ansimo’.
-Non crederai che sia finita qui vero? Ci sono altre lezioni da imparare lo sai?-
-E quali?-
-Ora vedrai. Prendi il tuo giocattolino con entrambe le mani, ma tienilo bene dentro di te’-
Lei lo fece: come mi aspettavo quel tubo di gomma era cosi’ lungo che pur inserito nella vagina di Elisa e attorniato da entrambe le sue mani rimaneva scoperto per almeno quindici centimetri.
A quel punto mi girai sul divano mettendomi alla pecorina e mostrando cosi’ in primo piano a Elisa il mio bel culetto: -Adesso sei tu l’uomo bambina, mettimelo dentro’-
Lei si alzo’ e si avvicino a me dicendo: -Non so se sono capace’-
-Certo tesoro, se ti impegni sono sicura che sarai bravissima, dai, datti da fare’-
E fu effettivamente bravissima: mi penetro’ la vagina come fosse un uomo, comincio’ a pompare aiutandosi con le mani: non fu difficile per lei perche’ ormai ero gia’ tornata a bagnarmi.
-Brava tesoro, ma come impari in fretta’ un po’ piu’ lenta adesso’ cosi’- la elogiavo e la incoraggiavo, regalandole teneri mugolii di piacere mentre il suo ritmo mi faceva sobbalzare: anche per me era la prima volta, non ero mai stata penetrata con falli di gomma, e anche se in passato mi ero masturbata con qualche oggetto non mi ero mai penetrata interamente.
La posizione di Elisa era comunque un po’ scomoda poiche’ la costringeva a tenere l’attrezzo completamente piegato per poter penetrare entrambe: cio’ significava che lei pompava essenzialmente con le mani senza ottenere piacevoli movimenti nella sua vagina: mi venne quindi un’idea: avevo superato con Elisa quasi ogni barriera e adesso avrei passato anche l’ultima:
-L’ultima lezione bambina, sei pronta?-
-Si, dimmi cosa vuoi che faccia-
– Devi sederti sopra il mio sedere e infilarmi quel bel tubo nel culetto’ dobbiamo farlo sparire..-
Lei si imbarazzo’: -Ma’ ho paura di farti male!!-
-Ti aiutero’ io’ non avere paura’ lasciati guidare da me e muoviti lentamente.-
Estrassi l’attrezzo dalla mia vagina ancora non ben soddisfatta e lo portai sullo sfintere: la gomma era cosi’ bagnata che penetro’ senza difficolta’, d’altronde l’attrezzo era molto lungo, ma piu’ stretto del pene di Franco che cosi’ bene mi aveva servito negli ultimi tempi.
Allungando la mano presi l’anca di Elisa e la guidai finche’ non si trovo’ sopra di me nella giusta posizione:
-Adesso, sempre lentamente, comincia ad andare su e giu”-
In questo modo il fallo era in posizione quasi verticale, circa un terzo nella vagina di Elisa e circa un terzo nel mio sederino; muovendoci all’unisono acquistammo un ritmo meraviglioso e riuscimmo veramente a farlo sparire dentro quasi del tutto.
La ricompensa che attendevo non tardo’ ad arrivare: un nuovo orgasmo di Elisa, adeguatamente condito da una serie di gemiti mi inondo’ abbondantemente le natiche e la schiena.
Mentre Elisa si accasciava sopra di me riuscii a godere anch’io al termine di una estenuante masturbazione: nuove macchie colarono impietose sul suo divano.

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