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Racconti Erotici Etero

Mattina d’autunno

By 14 Gennaio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Lo so benissimo che tutto ciò non ha senso.
Non &egrave possibile che in un momento come questo io non pensi ad altro.
Eppure &egrave così. Dipenderà dal fatto che mi trovo nei giorni immediatamente antecedenti al ciclo: non riesco a togliermi il sesso dalla mente. Sono due giorni che non faccio altro che masturbarmi, perfino in ufficio, davanti ad un racconto erotico a video.
Stamattina in macchina, davanti ad un racconto erotico stampato, mentre aspettavo. Già mentre aspettavo’
Aspettavo quello che sarebbe stato l’ultimo capitolo della fine di un’era. L’ultimo trasporto, il magazzino svuotato, probabilmente la fine dei rapporti con quelle persone.
Avrei dovuto avere tutt’altro in testa: preoccupazione per il mio lavoro, per il mio futuro, per il mio Capo.
Invece no: solo sesso.
E quel ragazzo, così bello, così simpatico, non ha fatto altro che scombussolarmi ulteriormente gli ormoni.
Non &egrave molto alto ma ha un fisico ben proporzionato. E quegli occhi: due occhi azzurri da paura.
L’assenza del mio Capo ha favorito un’atmosfera molto rilassata tra di noi durante le operazioni di carico.
Ero sola con quattro uomini: abbiamo cominciato a ridere e scherzare. Mano a mano che il tempo trascorreva le battute sono passate da velatamente equivoche a esplicitamente erotiche.
Lui ha scherzato soprattutto con il collega più anziano: quando quest’ultimo lo ha accusato di ‘avere la pancetta’ &egrave successo l’irreparabile per la mia capacità di contegno: ha sollevato la maglia scoprendo gli addominali. Il ventre era perfettamente scolpito, la pelle leggermente abbronzata, la vita dei pantaloni un po’ larga lasciava intravedere due corsie di carne che vi si insinuavano convergendo verso l’inguine ‘ &egrave stato in quel momento che ho deciso che avrei dovuto averlo ad ogni costo.
Mi sono fatta più sfacciata: non ho tralasciato nessuna occasione per provocarlo.
Ho rimpianto di indossare i pantaloni, anche se neri e lucidi erano comunque abbastanza sexy, soprattutto perché accompagnati da stivali col tacco.
Fortunatamente avevo una maglietta rosa antico con una profonda scollatura a V che mostrava il primo tratto dell’incavo tra i miei generosi seni.
Dagli ‘attacchi verbali’ sono passata a quelli ‘fisici’: in almeno un paio di occasioni sono riuscita a sfiorarlo, o a farmi sfiorare da lui. Il suo avambraccio teso contro mio seno ‘ con conseguente irrigidimento dei capezzoli. A quel punto ho capito di aver fatto centro perché il suo sguardo &egrave rimasto allacciato a lungo a quei piccoli rigonfiamenti attraverso il tessuto della maglia.
Fortunatamente anche i suoi colleghi hanno capito cosa stava accadendo: hanno accusato un momento di eccessiva stanchezza e si sono incamminati a piedi verso il paese per andare a cercare ristoro. Siamo rimasti soli in mezzo al nulla circostante il magazzino (desolazione mai apprezzata così tanto prima di questa mattina!).
Eravamo dietro al cassone del bilico, parzialmente caricato. Le porte aperte, la scaletta tirata giù.
Mi sono appoggiata al bordo del cassone, un gomito sul piano, un piede sul primo gradino della scaletta, cercando di assumere un posizione falsamente non curante ma sensuale.
&egrave poco distante da me, lo guardo sorridendo maliziosa e gli chiedo perché non ha seguito i colleghi. Mi risponde che non gli andava. Mi rigira la domanda. Rispondo che non andava nemmeno a me.
L’azione stenta a decollare. Devo escogitare qualcosa, non voglio perdere questa occasione.
Fortunatamente mi guarda. Un sorriso di quei meravigliosi occhi azzurri e il gioco &egrave fatto: uno sfarfallio nella pancia, un brivido lungo la schiena, un tremore tra le grandi labbra ‘ la perdita di ogni controllo.
Allungo un braccio, lo afferro per la maglia ed esercito un tentativo di tirarlo verso di me, al quale reagisce positivamente.
&egrave fatta. Il suo corpo &egrave a due centimetri dal mio. Mi guarda fisso negli occhi: prima la sfida, poi un sorriso dolce che quasi mi squaglia.
Lo bacio senza ulteriori esitazioni. &egrave un bacio da sogno, esattamente come me lo sono immaginato per tutte queste ore: dolce, divertente. Va avanti per un po’, un bacio lungo, quasi adolescenziale. Poi ci stacchiamo, ma restiamo allacciati con lo sguardo. Mi sorride. Gli sorrido.
Non resisto: gli infilo le mani sotto la maglia. Voglio toccare quel ventre teso ed eccitante. Ho le mani un po’ fredde: sussulta e mi sorride ancora.
Mentre con i polpastrelli seguo quel disegno di pelle e carne lo bacio ancora. Bacio le sue labbra. Esploro delicatamente la sua bocca con la lingua. Poi mi sposto sul collo ed in un percorso di baci arrivo all’orecchio. Nessuno può sentirci ma io sussurro ugualmente: ti voglio.
Un altro sorriso, questa volta più malizioso, tendente all’infuocato. Mi solleva per la vita, &egrave forte, mi side sul camion. Senza che i suoi occhi mi abbandonino mai avvicina le due ante, salta su e da dentro le socchiude.
Io nel frattempo mi sono spostata dal bordo. Sono seduta con la schiena contro la parete, le gambe divaricate, piegate, i piedi poggiati a terra. &egrave in piedi di fronte a me. Mio Dio: sono come ipnotizzata. Come fa a continuare a tenermi così allacciata nei suoi occhi’?
Si inginocchia tra le mie gambe. A questo punto sarebbe naturale consumare tutta questa eccitazione con foga, ed in fretta.
Ed invece no, si muove come se fossimo usciti dal tempo e dalla situazione.
Uno per volta mi sfila gli stivali, i pantaloni, io fremo, ho i brividi, le sue mani sulle mie gambe, sulle mie cosce, salgono fino alla vita, mi sfilano le calze, lo aiuto rapita, con movimenti del bacino che vengono da soli.
Mi toglie le mutandine, fradice dell’eccitazione che mi ha causato. Per la prima volta dall’inizio della danza i suoi occhi lasciano i miei per spostarsi sul mio sesso, grondante e pulsante, poi lo copre con la mano destra, riportando gli occhi nei miei. Schiude lo spacco percorrendolo con il dito medio dal basso verso l’alto.
Mi sento una bambola di pezza senza volontà, che anela solo ad avere di più. Di tutto il mio corpo percepisco solo il clitoride. Del suo solo il dito che sta compiendo piccoli movimenti circolari su quest’ultimo.
Si stacca. Provo quasi dolore. Ma il premio &egrave la vista della sue braccia che lo liberano della maglia e mettono in mostra il torace perfetto.
La bambola di pezza riprende vita: mi alzo, in ginocchio di fronte a lui, lo bacio sul collo, sulla gola, sul petto. Finalmente lo sento gemere. La sua mano di nuovo in mezzo alle mie labbra bagnate. Le mie mani sulla sua cintura, sul bottone, sulla cerniera e finalmente sul suo centro pulsante, situato alla convergenza delle linee perfette di quel ventre fantastico.
Comincio a carezzarlo: caldo e duro.
Mi solleva la maglia, il reggiseno, mi bacia i capezzoli turgidissimi. Mi bacia la gola. Emetto gemiti, forse gridi, non so.
Ancora i seni. Ha due dita dentro di me. Le mie pareti le comprimono con contrazioni involontarie.
Comincia a parlarmi: -come sei calda, sei un fuoco piccola-. Lo dice sorridendo, &egrave dolce e forte. Mi piego per assaporarlo meglio.
Sempre massaggiando l’asta bacio quel ventre che mi ha fatto impazzire, prima solo con le labbra, poi con tutta la bocca, scendo verso quel morbido cespuglio nero, comincio a percorrere il suo turgido piacere con la lingua. A lungo, in entrambi i sensi, per tutta la circonferenza. Mi soffermo sul filetto teso, sul piccolo forellino. Con la mano destra lo tengo alla base. La lingua si dedica ai contenitori del suo ardore sottostanti. Li prendo in bocca uno per uno. E poi finalmente, per dare sollievo ad una tensione ormai palpabile prendo in bocca lui. Un lento su e giù che lo fa gridare, assensi, più volte.
Forse sul punto di scoppiare mi ferma. Si alza in piedi e mi tende una mano per aiutarmi a fare altrettanto. In un attimo ho di nuovo la schiena contro la parete del mezzo, il suo corpo contro il mio. Alzandosi si &egrave liberato dei pantaloni.
Le mie mani sui suoi glutei sodi. Una mano sotto la mia coscia: la solleva. Baciandomi mi entra dentro. Sono fuoco liquido intorno al suo sesso. Continua a baciarmi: il viso, la bocca, la gola, quella zona così sensibile dietro l’orecchio. Comincia a pregarlo. Mi sembra di impazzire, non so nemmeno io cosa voglio ma lo voglio. Si muove dentro di me. Mi sembra che si indurisca e cresca ancora.
Una sua mano tra di noi. Il bottoncino magico stuzzicato da dita evidentemente molte esperte, mentre il sesso esce quasi completamente e poi riaffonda, una, due, non so quante volte.
Ho le lacrime agli occhi da quanto &egrave intenso il piacere che sto provando.
Gli accarezzo la schiena, l’incavo dei reni. Con una mano mi insinuo tra quei due globi sodi e perfetti. Con un dito arrivo a massaggiare la zona tra l’ano e lo scorto.
Non ce la facciamo più. Ricomincia gli affondi profondi, sempre più rapidi. Mi parla: -se fantastica-. Gli parlo: -mi fai impazzire-.
Mi parla: -sto per impazzire, sto per esplodere-. Gli parlo: -voglio sentirti bruciare, voglio che mi bruci dentro-.
Ancora gli occhi negli occhi, il mio segno di assenso. Gridiamo ‘ e veniamo.
Mille contrazioni intorno alla sua carne, liquido infuocato che mi cola lungo le cosce. Un bacio profondo come non ricordo di averne mai dati.
Scivoliamo nel baratro ‘ e siamo di nuovo a terra. I respiri affannosi, poi mille bacini. Ridiamo. -Sei stata una sorpresa-. -Sei stato fantastico-. -Sei una porcellina-. -Anche tu!- ‘ -Non avrei mai immaginato-. -Nemmeno io-. Baci e risate.
Il ritorno alla realtà &egrave dolce come non lo credevo possibile.
-Dai sistemiamoci-.
-Sarà meglio-.
Apre le porte.
Poco distante i tre colleghi: parlano tra loro, due fumano, uno no.
Scendiamo. Ci guardano, li guardiamo. Camminiamo verso di loro. Recupero dalla tasca un pacchetto di sigarette un po’ schiacciato, ne tiro fuori una, me la metto fra le labbra. Uno dei due mi fa accendere.
Credo di avere la faccia viola!
Loro ridono e scrollano la testa, lui ride: ha una bellissima risata.
Torna l’atmosfera scherzosa: -Ragazza, tu fumi un po’ troppo-, parla il più anziano.
Io: -dai continuiamo, se non finiamo più-.
Risate.
Ci hanno graziato. Non so da quanto fossero li, non mi importa. &egrave stato bellissimo.

Tasha

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