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Racconti Erotici Etero

Memorie intime – I – Apprendistato della sensualità

By 3 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci ho pensato a lungo, ma ancora adesso non mi è venuta in mente nessun’ introduzione che possa andare bene per queste ‘Memorie intime’.
E dire che ho passato tutta la mia (ormai lunghissima) vita a scrivere, pagina dopo pagina, senza che mai un dubbio o un’ incertezza potessero fermare la mia penna! Non so, forse è colpa dell’età che inizia a giocarmi di questi scherzi, o forse sarà quest’argomento, la sessualità, a mettermi in difficoltà’ Chissa!…
Comunque, credo che la cosa migliore sia iniziare con le presentazioni: nelle case per bene funziona così!
Piacere, io sono Giulia T. Sicuramente questo nome non vi dirà nulla, tuttavia è possibile che alcuni di voi abbiano letto qualche mio libro, o perlomeno qualche articolo di giornale pubblicato sotto uno pseudonimo che fino ad ora ha nascosto al pubblico la mia reale identità.
Ora, però, all’età di 74 anni (ebbene sì, 74! E mica li nascondo!) mi trovo a dover (o meglio, voler!) rispolverare le mie memorie più intime, e allora mi è sembrato giusto rispolverare anche il mio vero nome: Giulia!
Riguardo al cognome, quello non lo renderò mai noto, e dopotutto credo che a nessuno di voi possa interessare minimamente, perciò accontentiamoci di riassumerlo in una T. che può voler dire tante cose e niente tutte insieme.
A questo punto voi vi chiederete: ma se questa è una scrittrice, giornalista e chi più ne ha più ne metta’ perché non va a pubblicarle presso una casa editrice queste sue ‘Memorie’?
Bè, la risposta è semplice: per una volta voglio essere sincera, voglio raccontare la realtà dei fatti senza romanzare nulla. Voglio raccontarvi la mia vita senza veli, attraverso le mie esperienze sensuali, con tutta la carnalità e la crudezza che un simile argomento esige. Una casa editrice non me lo permetterebbe mai!
Ma ora, bando alle ciance! Ho sempre odiato le premesse troppo lunghe perché spesso ti fanno passare la voglia di andare avanti nella lettura: non vorrei esser proprio io ad annoiare voi in questo momento, perciò iniziamo.

Una ragazza nata nel lontano 1937 non poteva certo contare sulla famiglia, né tantomeno sulla scuola per imparare qualcosa sul mondo del sesso. Internet, con tutte le sue meraviglie e stupidaggini sarebbe arrivata una cinquantina di anni dopo, mentre la pornografia era rara e prerogativa dei maschietti.
Ciononostante il mio approccio a questo meraviglioso mondo avvenne alquanto presto.
Avevo all’incirca 12 o 13 anni quando il destino volle farmi conoscere la sensualità. Il destino è un ottimo insegnante, e non si accontenta di farti ascoltare la favoletta: preferisce rappresentartela davanti agli occhi, così da ricavarne tutti gli spunti e gli insegnamenti che ti serviranno in futuro. Così avvenne per me.
Quel giorno, ricordo che non erano ancora finite le vacanze estive perché ci trovavamo ancora nella nostra casa di campagna, stavo giocando tutta sola all’aria aperta.
Pur essendo nata in città, fin da piccola ho sempre potuto trascorrere lunghi periodi in campagna. Con i suoi silenzi, i suoi ritmi, la sua calda sensualità, la natura mi ha sempre affascinata!
A cinquecento metri da casa nostra, oltre un prato lasciato a pascolo, sorgeva una vecchia stalla dove dimoravano tranquille una ventina di vacche da latte. Animali fortunati: nessuno, da quando io ero nata, s’era mai sognato di ucciderle per la carne. A mio padre bastava che producessero il latte necessario per la nostra casa e che facessero bella mostra di sé nei campi circostanti, così erano trattate al pari di animali domestici.
Io le adoravo. Mi piaceva moltissimo accarezzarle, chiamarle per nome, dar loro da mangiare un pugno di fieno con le mie mani’ avevo anche imparato a mungerle!
Così, anche quel giorno, dopo aver dato un’ occhiata in giro e accertatami che nessuno mi vedesse, feci una corsa verso l’edificio, sollevai la pesante maniglia e mi chiusi dentro.
Mi era stato severamente vietato:
– Con un calcio possono ucciderti! Gai a te se ci entri da sola!… ‘ Aveva urlato mio padre, e già una volta m’ero beccata un sonoro ceffone per essere stata scoperta all’interno della stalla.
Ciononostante era così forte l’attrazione per quegli animali da indurmi a sfidare l’autorità paterna ed infrangerne le regole.

Dopo averle salutate tutte una per una presi un bicchiere e spostai il mio gabellino di fianco alla mia mucca preferita. Non ricordo come la chiamavo, ricordo però che era particolarmente affettuosa, cercava le carezze come un animale da appartamento.
Con tutta la delicatezza di cui ero capace allungai una mano verso le sue mammelle gonfie e gliele accarezzai. Erano così morbide, e i capezzoli così grossi e carnosi!
Massaggiandogliele con cautela iniziai a mungerla, anche se il latte che finiva a terra era più di quello che riuscivo a far colare nel bicchiere.
Finalmente, quando mi sembrò di averne abbastanza, mi abbandonai sulla sedia e sorseggiai quella bevanda squisita.
Il sapore del latte appena munto è indescrivibile. Ancora tiepido, dolciastro, leggermente acido.. Chi non l’ha provato non sa cosa si perde!
Avevo ancora il bicchiere in mano quando sentii il rumore di passi che si avvicinavano. Mi alzai di soprassalto e in quel momento potei distinguere con chiarezza la voce di mio padre:
– Dai, entriamo qua dentro, presto!… ‘ la sua voce tradiva un certo turbamento.
Non sapevo con chi stesse parlando, né riuscivo ad immaginare il motivo di tale agitazione, tuttavia non mi soffermai più di tanto su questi pensieri: in quattro e quattr’otto salii una scala a pioli che portava su di un soppalco adibito a fienile e mi nascosi dietro un mucchio di paglia dove non potevo essere vista..
– Dai, entra, presto!
Da quel nascondiglio non potevo vedere nulla, tuttavia ero proprio di fronte al portone, perciò sentivo tutto benissimo. Dal fiatone sembrava avesse corso e la cosa mi stupiva: mai l’avevo visto correre o fare attività fisica! Col suo quintale abbondante preferiva starsene coricato sul divano o stare seduto al tavolo da gioco!
Li per lì pensai che doveva essere successo qualcosa di serio, comunque me ne rimasi ben rintanata, con il cuore che batteva all’impazzata, aspettando il momento buono per mettermi a spiare.
Intanto mio padre aveva chiuso la porta e aveva messo il catenaccio, quasi avesse paura che qualcuno potesse entrare.
Fino a quel momento nessuno aveva aperto bocca. Finalmente il silenzio venne rotto:
– Non sai quanto ho aspettato questo momento’ Son due settimane che non penso ad altro!
Quelle parole mi fecero sobbalzare!
Quella voce’ la riconobbi all’istante! Era Rosanna, la moglie del custode!
La mamma non l’aveva mai potuta soffrire:
– Perché ti ostini a tenerla in casa nostra? ‘ rimproverava a mio padre ‘ Se non fosse per quel poveraccio di suo marito’ Ha più figli lei di una coniglia! E poi è così sciatta! E come se non bastasse’ si atteggia da regina! Sembra quasi che sia lei ad ospitarci in questa casa!
Mia madre non aveva tutti i torti. Quella donna, che all’epoca sarà stata sui 45-50 anni era davvero trasandata. Non era una brutta donna, questo no, tuttavia aveva un’ aria volgare: piuttosto sovrappeso, manteneva i capelli lunghi, ormai spruzzati di grigio, e indossava perennemente vestitini scuri che lasciavano scoperto più di quello che scoprivano.
Mio padre si difendeva dicendo che a lui quella famiglia faceva pena.. Che con tutti quei figli, se li avesse licenziati, sarebbero finiti in mezzo ad una strada’
E ora eccoli lì in quella stalla, insieme, da soli’ o quasi.
– Anch’io non ho pensato ad altro’ – rispose mio padre ‘ Vieni qua.
Io, nascosta su quel soppalco, non resistevo più. Ero troppo curiosa!
Muovendomi lentamente, come se stessi camminando sulle uova, mi girai su me stessa, in ginocchio, fino a che non riuscii a farmi uno spiraglio tra il fieno. Solo a quel punto riuscii a capire tutto, e la cosa mi fece rimanere come pietrificata.
Mio padre, appoggiato al portone di legno stringeva tra le braccia, di spalle, la signora Rosanna. Con una mano le massaggiava il seno ancora semi-nascosto, mentre con l’altra aveva già sollevato il vestitino nero e stava massaggiando tra le cosce.
Lei, dal canto suo, rideva gorgheggiando come un uccello alle parole che il suo amante le sussurrava all’orecchio e che io non potevo sentire.
Potete immaginare la mia sorpresa. Ero come imbambolata: non capivo se la cosa dovesse irritarmi o meno’ tuttavia non potevo fare a meno di guardare.
Il richiamo del sesso!
Solo, non potevo capire cosa intendessero fare! Nella mia ingenuità, credevo che certe cose si potessero (e dovessero) fare solo tra gente sposata. Ora, non capivo come poter interpretare ciò che i miei occhi avidi stavano vedendo: si trattava solo di uno scherzo tra amici? E la mamma’?
L’atmosfera, peraltro, era a dir poco surreale: questi due amanti erano immersi in quella stalla, circondati dalle vacche e dai loro muggiti’ dalla paglia’ dall’odore di fieno e di letame. Forse, tutto questo accresceva ulteriormente la sensazione di sensualità.
I miei pensieri, comunque, non impedivano a quei due di continuare nelle loro manovre.
Lei si contorceva come un’ anguilla e sfregava il fondoschiena contro l’inguine di mio padre che, visibilmente eccitato, continuava a palparla ovunque. Lei frattanto s’era sbottonata il vestitino e aveva fatto fuoriuscire due seni enormi e burrosi che mio padre stropicciava con ardore.
A quell’età non conoscevo ancora gli uomini bene come oggi e soprattutto non ne conoscevo gli ‘interessi’.
Ero frastornata: come poteva mio padre essere lì con quella donna così mal messa’ quando la mamma sembrava una principessa?! Non era ‘normale” Come poteva preferire questa grassa e sporca donnaccia a sua moglie?
Ero immersa in quei pensieri quando la scena cambiò.
Rosanna si voltò verso mio padre, lo baciò con passione e poi si inginocchiò ai suoi piedi.
Io ero elettrizzata: seguivo la scena con la tachicardia!
La vidi allungare le mani verso la cintola dei pantaloni di mio padre, sciogliergli la cintura, sbottonarglieli’I calzoni si afflosciarono immediatamente e scivolarono fino alle ginocchia, mentre lei iniziava a massaggiare con le sue mani sapienti il contenuto abbondante delle mutande.
Mio padre la teneva per i capelli, si guardavano carichi di eccitazione’
Io immaginavo cosa stesse per succedere, ma non ne avevo un’idea sicura.
In quel periodo avevo fatto le mie prime scoperte con il ‘piacere’ sensuale. Avevo da poco imparato a provocarmi piacere toccandomi delicatamente il clitoride e la vulva, avevo già assaporato il godimento straziante di un’ orgasmo clitorideo’
E dirò di più’ un paio di volte avevo spiato il mio fratello maggiore mentre si masturbava nel letto. L’avevo sentito ansimare mentre con le mani si manipolava il cazzo, ma l’avevo solo intravisto nella penombra della camera. Il giorno dopo, rifacendo il letto con mia madre, avevo scoperto le lenzuola macchiate, ma lei aveva fatto finta di nulla’ dal chè avevo capito che quel liquido doveva essere il prodotto dei maschietti, quello che a scuola ci avevano insegnato a chiamare ‘liquido seminale’.
Tuttavia le mie conoscenze non andavano oltre.
Quella mattina, però, avrei scoperto tutto ciò che ancora non sapevo.
Finalmente quella donnaccia abbassò le mutande di mio padre: il suo pisello sgusciò fuori in tutta la sua lunghezza, ancora mezzo molle. Era enorme! Penzoloni in mezzo alle gambe come un salame!
Ancora oggi quell’immagine non mi si è cancellata dalla memoria: sicuramente col tempo quel ricordo si è ingigantito’ l’ho idealizzato’ fattostà che se ci penso me lo vedo ancora adesso davanti agli occhi in tutta la sua grandezza! Era davvero grosso, come pochi altri ne ho visti in vita mia!
La signora Rosanna non doveva essere nuova a quello spettacolo:
– Ah!… il mio cucciolotto! ‘ e già se l’era preso tra le mani.
Lo maneggiava con cura, ma con sicurezza. Mio padre la teneva stretta per i capelli, la tirava a sé’ lei giocava a fare la preziosa’ Prima di prenderglielo in bocca voleva torturarlo ancora un po’! Così si leccava le dita, gli stropicciava lo scroto’ se lo strofinava contro il seno morbido.
Dalla mia posizione privilegiata vedevo tutto. Avrei voluto anche sentire le loro parole, ma non osavo spostarmi ulteriormente’ Solo qua e là mi arrivava qualche frase pronunciata ad alta voce:
– Che troia che sei!..
– La tua troia!
– Dai, fammi godere, su’
– E cosa vorresti’ sentiamo? ‘ intanto continuava a scappellarlo lentamente e a strofinarselo sulle mammelle. Era scuro, olivastro, in netto contrasto con il pallore di quel seno.
Si guardavano avidamente. Mai avevo visto due persone così travolte dalla passione.
– Succhiamelo, dai! ‘ sbottò mio padre
Non se lo fece ripetere. Abbassò ubbidiente il capo e si fece sparire la cappella dentro la bocca.
Da quell’altezza non potevo vedere bene, tuttavia, la cappella lucida brillava scivolando fuori dalla bocca, unta di saliva. Si stava inturgidendo’lo vedevo tendersi tra le mani di quella bagascia. E mio padre sembrava gradire: gemeva, sospirava’ la incoraggiava’ e con la mano le spingeva ritmicamente la testa verso il suo bacino, fin quasi a strozzarla riempiendole la bocca con tutta quella carne.
Quella scena mi aveva preso incredibilmente. Mi aveva presa a tal punto che senza neppure accorgermene avevo allungato una mano tra le mie cosce e avevo preso a massaggiarmi attraverso le mutandine. Me ne accorsi solo quando sentii la stoffa umida tra le mie dita’ Ero bagnata fradicia!
Intanto Rosanna, sempre con il cazzo tra le labbra, aveva iniziato a massaggiarsi il seno. Con tutte quelle gravidanze era diventato davvero abbondante. Mio padre, con la mano libera, tolse il suo pisello da quelle fauci fameliche e lo appoggiò nel solco tra le mammelle. La sua amante capì al volo. Se le schiacciò l’una contro l’altra facendo scomparire quel salame in mezzo alla sua abbondanza e iniziò a dimenarle su e giù.
Quella era una cosa che non avevo nemmeno mai immaginato. Come tutto il resto mi eccitò enormemente, ma avevo paura di fare rumore, perciò facevo violenza su me stessa e tenevo le mani a bada. Quanto avrei voluto godere anch’io! Me lo sentivo’ eccitata come ero in quel momento mi sarebbe bastato un niente per arrivare a provare piacere come già m’era capitato al sicuro nella mia cameretta.
Quei due continuarono in quella maniera ancora per un paio di minuti, fino a che non gli sembrò di essere sufficientemente eccitati, allora cambiarono posizione.
Mio padre la fece alzare, sollevandola per le braccia e la fece appoggiare alla cancellata sopra la greppia. Un paio di vitelli si allontanarono spaventati, ma loro non vi fecero alcun caso.
Lui si sfilò i pantaloni, rimanendo in calzini e con la camicia sbottonata. Lei, invece, era ancora vestita, così mio padre si chinò e le sfilò le mutande.
Le sollevò il vestito fin sopra le spalle e per un po’ lo vidi maneggiare con le sue manone in mezzo alle natiche di quella disgraziata. Non potevo vedere nulla, solo un cespuglio di peli scuri sotto i quali doveva nascondersi qualcosa che attirava molto mio padre. Infine lo vidi inginocchiarsi dietro di lei, aprirle le natiche e affondare la sua bocca in quell’ammasso di carne.
In quella posizione la ‘signora’ metteva in mostra tutta la sua mole: la pancia molle le poggiava sul ventre, mentre il culo era disgustosamente grosso (o, almeno, così parve a me: mio padre, invece, sembrava gradire!) e confluiva in due cosce e due gambe altrettanto tozze.
Come poteva, mio padre..?
Eppure non ero affatto disgustata da quella scena, anzi. Ero talmente eccitata!
La troia gemeva dal piacere, rideva, ansimava.. Si aggrappava a quella ringhiera come se avesse paura che il diavolo in persona volesse strapparla da lì
Lui, in effetti, sembrava indemoniato! La leccava, la toccava.. Affondava il suo viso e le sue mani in quelle carni’
Ma ad un tratto si alzò:
– Voglio scoparti, dai’
– Si, scopami, dai’ ma’ fa’ attenzione!
Non sapevo mica a cosa dovesse fare attenzione, in realtà nemmeno pensavo in quel momento: ero troppo impegnata a guardare!
Mio padre le si mise dietro, con la mano indirizzò la sua verga nella guaina sfondata di quella bagascia e finalmente si aggrappò ai suoi fianchi, iniziando la cavalcata.
Se molte volte avevo fantasticato su come potesse essere ‘fare l’amore’ con il proprio uomo, mai avevo immaginato una situazione così animalesca. Come un toro che monta la sua vacca, così, ora, avevo davanti agli occhi l’immagine di mio padre che sfogava la sua voglia di sesso dentro le carni di quella megera.
La quale, peraltro, si dimenava come una posseduta e gemeva come una bestia ferita.
Non appena lui incominciò ad ansimare, però, Rosanna si arrestò:
– Ora mettimelo nel culo, dai.. fammi godere!
Quelle parole, urlate in modo rabbioso, mi turbarono. Non capivo’ perché voleva una cosa del genere? Nella mia virginale innocenza non riuscivo ad immaginare niente di più scandaloso.
Mio padre, dal canto suo, non mi sembrò affatto scandalizzato. Tutt’altro! Nonostante fosse ben preso nella monta si arrestò sull’istante.
Se lo aspettava, immagino! Solo col tempo riuscii a capire quell’insieme di frasi spezzate e di azioni misteriose: quel ‘fa’ attenzione’ e quella richiesta di sesso anale, altro non erano che un’antiquata forma di misura anticoncezionale! Ma allora, che ne potevo sapere io!…
Mio padre, invece, doveva saperla lunga perché si sfilò da quella fica rotta, si chinò sul culo della amante e ci sputò sopra’
Com’era tutto misterioso, per me! Una specie di rituale magico’ tutta quella carnalità e sensualità per me fino allora neppure immaginate!…
Intanto lui aveva fatto colare la saliva tra le natiche e stava aprendosi la strada con le dita:
– Ti piace, eh, troia!?
– Si, si! Mi piace!… Ficcamelo dentro, ficcamelo dentro’
E allungando la mano da sotto cercava avidamente quel cazzo vigoroso.
– Aspetta ‘ la riprendeva mio padre ‘ vuoi mica che te lo rompa?
– Dai, non perdere tempo! Lo sai quanto godo quando me lo ficchi nel culo!
– Che troia che sei!
E così dicendo lui le si avvicinò e lei, afferrato quel paletto di carne se lo puntò contro il buco del culo.
Il mio cuore batteva a mille! Da quella posizione non potevo certo vedere bene, tuttavia scorgevo la sua mano manovrare quel cazzone.. poi la vidi irrigidirsi e scivolare verso il basso lentamente: doveva essere penetrato.
Quel calibro doveva essere piuttosto doloroso, anche per un culo allenato come certo era il suo.
Inizialmente fu solo lei a muoversi, mentre mio padre, da soggetto passivo, si limitava a stare fermo, le ani sulle spalle dell’amante. Lei stringeva i pugni contro la ringhiera’ mugolava, respirava affannosamente’ poi, progressivamente, ecco mio padre incominciare a pompare. Prima con calma, ma con affondi sempre più profondi.
Ad ogni colpo Rosanna emetteva delle urla selvagge (sicuramente fingeva, ma allora mica potevo immaginarle certe cose!) e mio padre, sempre più eccitato, aumentava il ritmo.
Ad ogni affondo le chiappe della bagascia schioccavano come colpite da una frusta. Quanto mi eccitava quel suono! E poi, dall’alto del soppalco, avevo un primo piano dei coglioni di mio padre, grossi, penzoloni sotto il culo, che sbatacchiavano disperse in quel trambusto.
Quanto avrei avuto voglia di sditalinarmi! Ma ora ero tropo presa dalla scena’ me lo sentivo che non sarebbe potuta durare ancora a lungo!
Ed infatti ecco un ruggito:
– Vengo, vengo!…
– Si, si!… Vieni’ Sborrami nel culo, si!
Le loro voci si mescolarono, così come i rumori della stalla e dei loro movimenti.
Un ruggito mi avvertì: mio padre aveva aperto i rubinetti e sconvolto dall’orgasmo stava riempiendo di sborra le budella di quella troia.
Lei gemeva.. ora che gli affondi erano profondi e accelerati doveva provare un po di dolore, tuttavia non lo dava a vedere. Continuava a dimenarsi come prima’Fino a quando mio padre non rallentò le spinte e le crollò letteralmente sulla schiena.
Silenzio!
Solo il sospiro affannoso dei loro corpi’ in mezzo ai muggiti e al ronzare delle mosche..
Così per un paio di minuti che mi parvero interminabili’ minuti in cui il terrore di essere scoperta mi portava a trattenere il respiro nonostante il batticuore: in un’oretta avevo fatto un viaggio come non ne avevo mai fatti! Quante cose avevo scoperto!
Finalmente mio padre si sollevò leggermente: il cazzo, ammosciatosi, schizzò immediatamente fuori da quel buco di culo, seguito da una colata di sborra che andò a spiaccicarsi sul pavimento di pietra.
Lentamente, senza aprire bocca, si ripulirono con fazzoletti di stoffa, poi si rivestirono. Solo allora mio padre allungò le braccia verso l’amante e se la strinse a sé, avvolgendola in un bacio passionale.
Dopodichè lui aprì il portone, si guardò intorno e come se niente fosse sgattaiolò fuori.
Rosanna lo seguì dopo pochi secondi.
A quel punto mi ritrovai nuovamente sola.
Mi sollevai lentamente, avevo le gambe che tremavano tanto ero stata in tensione.
Quanti pensieri affollavano la mia mente! Aspettai ancora un paio di minuti, poi piano piano scesi la scala a pioli.
Mi stavo dirigendo verso la porta, quando il mio sguardo fu attirato da una pozza biancastra, sul pavimento.
Allora era quella la sborra, il liquido seminale del nostro professore di scienze!
Mi chinai per osservarla più attentamente: era leggermente marroncino in alcuni punti.. ne immaginai il motivo.
Tuttavia ce ne era una grossa goccia pulita che scintillava illuminata dalla luce degli spioncini.
Allungai l’indice fino a toccarla: quel liquido lattiginoso si appiccicò al mio polpastrello’
Lo annusai.. sapeva un odore strano’ Senza pensare a cosa stavo facendo avvicinai il dito alla lingua: un sapore strano, acidulo, mi riempì la bocca! Non era buono, tutt’altro! Tuttavia non era neppure cattivo, anzi!…
Ero senza forze, così mi sedetti sullo gabellino’ avevo ancora il dito in bocca, lo succhiavo avidamente, ora! Con l’altra mano, invece, scivolai in mezzo alle cosce’ scostai le mutandine: ero un lago! Bagnata fradicia’
Su quella sedia rimasi più di un’ ora, raggiungendo un’orgasmo dopo l’altro’
Per la prima volta nella mia vita sapevo per cosa stessi godendo!

Uomini o donne che siate… Eccitazione, noia, emozione, desiderio, curiosità, disgusto’ qualsiasi sensazione sia riuscita a produrre nel vostro animo, scrivetemi pure a questo indirizzo, sempre che abbiate piacere a chiacchierare con una vecchia pazza: donnadaltritempi@hotmail.it
A presto

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