Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Messaggi piccanti

By 30 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Togliti le mutandine.’

Leggo e rileggo quelle poche parole, nette ed inequivocabili nei loro esili caratteri neri, che si stagliano sullo sfondo bianco brillante dello schermo dello smartphone, mentre sento il battito del cuore che accelera leggermente. Non posso fare a meno di arrossire, e mi copro la bocca con la mano, per nascondere gli angoli di un sorriso che si sta aprendo contro la mia volontà.

‘Si può sapere chi &egrave che ti fa divertire così?’ mi chiede Paola, la mia amica Paola, che mi siede di fronte, nel lungo tavolo che occupiamo con gli altri colleghi.

‘No, niente…’ le rispondo, e la smorfia che ricevo di contro mi fa capire che non sono stata per niente convincente.

Pochi minuti dopo, un altro messaggio. Le stesse parole di prima.

‘Togliti le mutandine.’

Mi guardo intorno, facendo correre lo sguardo lungo il salone in cui ci troviamo. Sei là, al tavolo dei dirigenti, comodamente assiso, con quel tuo solito portamento così sicuro e solido che mi ha conquistato fin dal primo momento. Elegante, nel tuo completo firmato scuro, che ti sta così bene, scuro anche tu, con gli occhi neri, e quei pochi fili d’argento sulle tempie, intrecciati alla massa buia dei tuoi capelli mossi, ravviati dal gel e da sapienti tocchi di dita.

Seguo la danza delle tue mani, che accompagna il flusso delle tue parole, che escono dalle tue bellissime labbra carnose. La tavola &egrave tutta per te, per il tuo fascino così magnetico ed inevitabile, quel fascino che mi ha irretito e mi ha fatta definitivamente tua, quella sera in ufficio di qualche mese fa.

Ritorno con lo sguardo sulle tue mani, così grandi, così forti, così virili. Le ricordo sul mio corpo, ne rammento il calore sulla pelle, sui seni, sulle cosce, in mezzo alle gambe… Sento chiaramente il languore che si espande nel basso ventre, lento, a larghi cerchi concentrici, come un pigro, enorme serpente.

Mi bagno, pensando alle tue dita dentro di me.

I nostri occhi si incontrano. La brace che arde nel fondo delle tue pupille, il cui ardore percepisco nettamente su ogni cellula del mio corpo, mi fa capire che non puoi aspettare ancora, per vedere realizzato il tuo desiderio.

Prima di scivolare con le mani lungo le cosce, tocco col pollice la fede che adorna il mio anulare e penso che sono proprio una troia e che, però, non ci posso fare nulla.

Piano, pianissimo, stando quasi ferma, continuando a mantenere un contatto col mondo, sorridendo, rispondendo, annuendo, cercando di nascondere a tutti quello che sto per fare, mi muovo. Piego i polsi verso l’interno, insinuo gli indici negli spacchi laterali del mio vestitino estivo e forzo il tessuto, tentando di raggiungere l’elastico delle mutandine.

Ruoto leggerissimamente il bacino, anche per lenire il prurito liquido che sta crescendo in mezzo alle mie gambe: la gonna dell’abito sale, scoprendomi quasi interamente le cosce, ed io affondo la sedia in avanti, per nascondermi sotto la tovaglia.
Mi sento tutti gli occhi addosso, ma, tutt’intorno, nessuno pare far caso a me.

Finalmente, aggancio la seta del mio indumento intimo. &egrave il momento più delicato. Dura un attimo, ma per me &egrave dilatato quasi fino all’infinito. Facendo perno sulle punte dei piedi e contro lo schienale, mi alzo di qualche millimetro dalla seduta: le mutandine scivolano lungo le cosce, fino alle ginocchia.

&egrave fatta. Mi basta stringere le gambe per farle andare giù, attorcigliate alle mie caviglie. Pochi movimenti coi piedi per far loro toccare terra, poi mi &egrave sufficiente far cadere il tovagliolo per avere la scusa per raccoglierle. Le stringo nel pugno e le infilo rapidamente in borsetta.

Nessuno si &egrave accorto di nulla. Nemmeno Paola, ormai troppo impegnata a lanciare occhiate languide al Santini. Solo tu hai seguito ogni mia mossa. Pochi secondi dopo la fine del mio spettacolo, il mio smartphone vibra di nuovo.

‘Sei bellissima. Ho il cazzo duro come la pietra. Quando inizia il discorso, vai in bagno. Voglio scoparti a morte.’

Deciso, diretto, anche volgare. Mi piace. Mi piace sapere quello che provi, quello che desideri, quello che vuoi da me. Mi piace che tu me lo dica così, senza fronzoli, senza tentennamenti, senza giri di parole. Vuoi scoparmi? Dimmelo. Lo voglio anch’io.

Alla fine della cena le luci in sala si abbassano e il presidente sale sul piccolo podio, per il solito discorso prima delle ferie. Io non aspetto altro che inizi, poi mi alzo e faccio quello che mi hai chiesto.

Fendo la sala a passi veloci e nervosi. Ti ho visto alzarti subito dopo di me, ed ora &egrave come se sentissi il tuo fiato sulle mie spalle.

Entro nell’anticamera dei bagni e sono un attimo indecisa su quale locale scegliere, quando una mano mi stringe il polso. Sei tu.

Mi trascini nella toilette delle donne, chiudi la porta e mi schiacci contro il muro con il tuo peso. Hai il fiato ingrossato, sei emozionato, ed io leggo il desiderio che avvampa nel buio magnetico delle tue pupille.

Ti passo le mani tra i capelli e premo il mio bacino contro il tuo. Avverto distintamente la tua erezione massiccia e calda che ti deforma i pantaloni. Tra le gambe, sono ormai fradicia.

Il bacio che ci isola dal mondo &egrave impetuoso, intenso, quasi violento. Senza parole, solo lingue che si intrecciano furenti, profonde, bagnate, dure e morbide, e labbra che si cercano e si inseguono, soffocando gemiti e sospiri.

Mi allarghi le gambe con la coscia, ed ora il tuo membro eccitato si appoggia sul mio pube. Ho un sussulto, ti stringo ancora di più a me, cerco di affogarti con la lingua, avvolgo il tuo viso tra le mie braccia.

Mentre continui a baciarmi mi sollevi il vestitino in vita, scoprendomi tutta. Impasti i miei glutei con forza, li apri, arrivi all’ano, li massaggi energicamente. Poi mi parli all’orecchio, sfregandomi la patta gonfia sulla fica ormai pregna di umori.

‘Ti adoro… Sei stupenda… Ti voglio… Ti voglio da impazzire…’

Io comincio a non capirci più nulla. Mi perdo nel calore compatto del tuo corpo. Godo del guizzare dei tuoi muscoli sotto il vestito. Riesco a toglierti la giacca, ad aprirti un po’ la camicia, a baciare il tuo petto ampio e forte.

Tu mi sollevi la testa e mi baci ancora, poi mi lecchi il collo, mi succhi il lobo dell’orecchio, risali alla bocca, scendi lungo la scollatura, affondi il naso nel solco tra i miei seni.

Mi spogli, abbassi le spalline del vestito e scopri le mie tette nude. Ti avventi su quella carne. So quanto ti piace farlo e so quanto piace a me ricevere le tue attenzioni. Baci i capezzoli, li succhi, li mordicchi leggermente, li tieni tra le dita, li baci ancora. Li fai diventare duri, durissimi, come piccole pietre. Mi porti quasi alla soglia del dolore, poi mi tocchi tra le cosce.

Trovi subito il mio clitoride, ed io mi contraggo sulla tua mano: sento le gambe cedere, stringo le braccia sulle tue spalle per rimanere in equilibrio, ti bacio fremendo, le tue dita che corrono sulle mie labbra, che mi aprono sempre di più, che ballano sulle mucose calde e congestionate, turgide, gonfie di sangue eccitato.

Mugolo sulla tua spalla, poi ti spingo contro il muro. Non voglio godere, ora. Ora, voglio darti piacere.

Ti bacio ancora, ti lecco l’orecchio vogliosa, mentre finisco di slacciarti la camicia e afferro la fibbia della tua cintura.

‘Adesso te lo prendo in bocca e ti faccio godere.’

Vibri, mentre te lo sussurro; sento il membro irrigidirsi ulteriormente nella tua patta. Ti piace, quando sono decisa e porca.

Corro con la lingua lungo l’intarsio dei tuoi addominali, ti apro i pantaloni e li faccio cadere a terra, insieme al tuo intimo. Il tuo sesso &egrave titanico nella sua erezione; &egrave grosso, lungo, già scoperto ed umido, con la cappella rossa che mi punta. Il mio viso &egrave lì, a pochi millimetri, e le dita danzano birichine sullo scroto, stimolando i grossi e pelosi testicoli, pesanti di sperma.

Bacio il frenulo, lo lecco, mentre stringo leggermente le tue belle palle gonfie; riesco a farti diventare ancora più duro; sorrido, poi ti accolgo nella mia bocca.

Sei davvero dotato, il tuo glande rovente mi riempie, io mi impegno per prenderti ancora di più. Esaltata dai tuoi gemiti, dai rantoli che lasciano le tue labbra mentre mi afferri i capelli, forzo il tuo cazzo nella mia gola.

Ti ingoio pezzo per pezzo, facendoti toccare con la punta quel luogo così morbido ed umido della mia ugola. Ti estraggo, laccato di saliva, e ti guardo negli occhi: il nero &egrave ormai annebbiato, il fumo nasconde la luce della tua lussuria. Sei perso, abbandonato, completamente alla mercé della mia bocca e della mia gola.

Inizio a masturbarti, percorrendo la corona con piccoli guizzi di lingua, e tu gemi ancora. Ti lecco i testicoli, li prendo in bocca uno ad uno, li bagno, poi li lecco alla base, quasi arrivando all’ano. Con le mani, intanto, ti coccolo, mi muovo lenta ed inesorabile, scoprendoti e incappucciandoti con erotico metodo.

Sei sempre più teso, sento i tuoi muscoli scattare sotto l’involucro sodo e scuro della tua pelle; la testa &egrave abbandonata contro il muro, le mani torcono e tormentano i miei capelli. Capisco che sei vicino al limite, e voglio accelerare per farti godere, ma tu tiri la mia chioma più forte e mi fai alzare.

Mi schiacci il viso contro il muro, ti appoggi su di me, col cazzo scorri libero nel solco tra i miei glutei. Scivoli di nuovo con la mano tra le mie cosce, trovi la fica ormai allagata, aperta, disponibile.

‘Adesso ti spacco.’
‘Fallo, porco.’

Rispondo a tono, nel nostro solito gioco.

Entri. Sento il glande che lento mi allarga, il tuo sospiro roco, mentre l’asta avanza decisa e costante dentro il mio lago caldo, sfregando contro le mie pareti morbide.

Ti avvolgo, stringo i muscoli della vagina e cerco di bloccarti dentro di me, ma ovviamente tu sei molto più potente, e continui a muoverti, con colpi lenti e duri, che sento vibrare sulla mia cervice. L’unico risultato del mio sforzo &egrave renderti la corsa un po’ più difficoltosa, e amplificare le nostre sensazioni, che si tramutano in ansimi e versi rochi che escono dalle nostre labbra.

Mi afferri i seni da sotto, li prendi tutti nelle mani, con i capezzoli intrappolati tra l’indice e il medio. Li strizzi, li impasti, li massaggi energicamente, mentre mi baci le spalle e il collo e mi fotti con forza sempre maggiore.

‘Sei bellissima… Voglio stare dentro di te per sempre…’

Io ormai posso solo mugolare versi sconnessi, mentre sento l’orgasmo salire rapido e prepotente. Tu lasci i miei seni e scendi con le mani sui miei fianchi; li usi come perno per scoparmi ancora più forte.

Io sono appoggiata alla parete, con i gomiti sulle mattonelle, e mi sforzo per evitare di andarci a sbattere contro mentre incasso i tuoi colpi virili.

Quando la tua mano torna tra le mie cosce, ed io sento contemporaneamente le tue dita sul clitoride e il tuo cazzo dentro fino al pube, non riesco più a resistere. Vengo, vengo urlando roca, incurante che qualcuno possa sentirmi. Tu mi infili due dita in bocca, per zittirmi, ed io le mordo.

Ti sento tenderti, poi non capisco più nulla e mi abbandono al piacere.

Quando ritorno cosciente, mi accorgo che mi stai sostenendo per impedirmi di cadere, e che sei ancora completamente dentro di me. Non so come tu abbia fatto, ma non sei venuto, e il tuo membro mi riempie ancora, duro come non mai. Mi afferri per i capelli, mi sollevi e mi parli nell’orecchio, schiacciandomi alla parete.

‘Voglio tutto… tutto…’

Mi fai piegare a novanta gradi, facendomi appoggiare il busto al lavandino. Ti allunghi sopra di me e ti riempi la mano con un’abbondante dose di sapone liquido, che prendi dal dispenser accanto allo specchio. Nel frattempo sei rimasto in me, ed i tuoi movimenti hanno rapidamente riacceso la mia voglia. Mi sporgo indietro, ruotando il bacino. Espongo quello che desideri, e intanto ti massaggio il cazzo.

‘Prendilo. E’ tuo.’

Ricominci a scoparmi e intanto col dito bagnato di sapone esplori il solco tra i miei glutei, ti avvicini all’ano, ne percorri il bordo, inizi a forzarne l’apertura. Sento una piccola fitta, quando la prima falange del tuo dito mi penetra, e scendo con la mano al clitoride per darmi sollievo.

Mi masturbo, mentre continui ad aprirmi.

Entri prima con un dito, poi riesci ad inserirne due, e li muovi avanti e indietro fino a quando non li senti scivolare senza ostacoli. Quando mi pensi pronta, esci dalla mia fica, ti sporchi il cazzo col sapone che ti &egrave rimasto in mano e appoggi il glande al mio ano.

Premi, spingi, forzi, ed io ti sento entrare. Cerco una delle tue mani e la mordo, soffocando così il mio dolore. Ora mi sei tutto dentro, ed io so che il peggio &egrave passato, e che la sofferenza, piano piano, lascerà spazio al piacere.

Esci e rientri, esci e rientri, esci e rientri: mi fotti il culo (letteralmente…), guidando i miei fianchi contro il tuo cazzo duro. Perdi progressivamente il controllo. So che prendermi così ti fa quest’effetto, e ne sono orgogliosa e felice.

Acceleri i colpi, mi schiaffeggi, spingi col bacino più che puoi, schioccando contro la mia pelle sudata. Ansimi sempre più forte, i tuoi movimenti si fanno scomposti, convulsi, frenetici e scoordinati. Fisso i tuoi occhi nello specchio e vedo l’orgasmo che ti annebbia. Voglio venire con te, e accelero i tocchi sul clitoride.

L’ultimo minuto &egrave una corsa selvaggia e liberatoria, tremenda e potente, squassante e rigenerante insieme. Ormai puoi tutto, mi hai sfondato completamente, ed io subisco impotente ed eccitata i tuoi affondi finali, sempre più duri, sempre più veloci, sempre più profondi. Sento lo schiocco del tuo bacino sui miei glutei, il tuo fiato sempre più spezzato, che si intreccia al mio, sconvolto allo stesso modo ma più acuto. Continuo a toccarmi, rimanendo sul filo del piacere, aspettando il tuo.

Capisco chiaramente, nel delirio dei sensi, quale sarà il tuo ultimo colpo. Quando arriva, quando sei pronto a lasciarti andare, lo faccio anch’io.

Affondi il viso nei miei capelli, tra la spalla e il collo, ci urli dentro il tuo desiderio e, finalmente, sborri. Io ti seguo nell’orgasmo.

Buio, di nuovo. Disorientamento. Perdita dei punti di riferimento. Formicolio generale. Testa sospesa. Cuore a mille. Pensieri stupendi.

Quando riemergo, sei ancora su di me, distrutto. Mi respiri sulla pelle, e questo mi eccita e mi fa tenerezza. Ti sfili, ed io sento lo sperma colare lungo le cosce. Mi giri e mi abbracci. Mi baci, stringendomi forte.

In quel momento c’&egrave tutto: la nostra passione torbida e meravigliosa, le nostre famiglie a dividerci, la promessa che ce ne sarà un’altra, e un’altra ancora. La voglia di vivere così, sul limite della vita, tra la luce e l’ombra, tra il permesso e il proibito, tra il concesso e il peccato.

‘Aspetta cinque minuti, prima di rientrare…’ mi sussurri all’orecchio. Poi ti sistemi meglio che puoi. Ti rifaccio il nodo alla cravatta, tra un bacio e l’altro. Alla fine esci, ed io mi guardo allo specchio.

Il trucco &egrave da rifare, il rossetto &egrave sbavato e i capelli lasciamo stare. Rido, con le farfalle dell’orgasmo ancora nello stomaco e tra le cosce.

‘Chissà cosa mi dirà Paola…’ penso, poi rido ancora.

Leave a Reply