Skip to main content

Moreno era un ragazzo prestante, non particolarmente bello ma dolce. Aveva un paio d’anni più di me e insisteva per uscire con me.
Avevo solo quindici anni ed eravamo all’inizio degli anni.
Non ero mai uscita sola con lui, con noi c’erano sempre Paolina e il suo ragazzo Federico.
Moreno, vedendo che Paolina si lasciava palpare da Federico anche quando eravamo assieme, ci provava con me, ma fino ad allora non gli avevo concesso nemmeno un bacio, ma ero convinta che da li a poco glielo avrei concesso.
Un giorno di fine estate stavo ero appena uscita di doccia quando sentii bussare alla porta.
Con l’accappatoio addosso andai a vedere: era Federico.
“Ciao Michela, Paolina non è in casa così sono venuto a vedere se è qui date.”
“Non c’è. È ancora dalla parrucchiera e credo che tarderà molto.
“Ah! ….”
“Entra, non farmi stare sulla porta in accappatoio, puoi aspettarla qui da me se vuoi.
“Va bene.”
“Accomodati sul divano, ti vado a prendere qualcosa da bere.”
Andai al frigorifero e nella parte bassa dell’elettrodomestico cercai cosa c’era di fresco.
“C’è solo birra.”
“Per me va bene, mi fai compagnia?”
Presi due birre e ne porsi una Federico. Ero tranquilla, era il ragazzo di mia cugina, con Moreno non l‘avrei mai fatto avevo paura che mi saltasse addosso capendo che sotto l’accappatoio non c’ara altro.
“Come va con Moreno?” mi chiese
“È insistente. “
“Lo sarei anche io, hai due belle gambe da donna, e anche il seno risalta bene”.
Arrossì porgendogli la birra.
Si sedette sul divano e mi sedetti accanto a lui.
“Davvero ho due gambe da donna?”
“Si, tua cugina è minuta, mingherlina, ha due gambe molto sottili, quasi secche, non c’è molto da accarezzare, invece le tue sono più piene.” disse scostando il lembo dell’accappatoio scoprendomi una coscia. “E penso siano anche morbide.” e con i polpastrelli lisciò la mia pelle.
Ero lusingata da quel complimento, e immaginavo quando avrei permesso a Moreno di accarezzarmi le gambe.
Bevemmo la birra, io la bevvi d’un fiato, bella gelata e non essendo abituata mi girò un po’ la testa.
Federico continuava ad accarezzami la coscia, e nel frattempo l’accappatoio di era aperto un antro po’ coprendo ormai completamente tutte e due le cosce e mostrando una generosa scollatura.
“Vedo che non hai bisogno di reggiseno, hai due tette che nonostante siano discrete stanno su da sole.
Arrossivo sempre di più a quei complimenti, e cedevo alle lusinghe, non mi rendevo conto che l’accappatoio non si apriva da solo, ma Federico lo stava aiutando.
Allungò una mano e lo sentii tastare attraverso la stoffa.
“…ma…” volevo fermarlo ma non mi uscì altro.
“Volevo sentire se le hai più sode di Paolina”
Non protestai quando la mano entrò nell’accappatoio e raggiunse il capezzolo che reagì subito.
“Caspita, hai delle tette veramente favolose.” Mi aprì l’accappatoio e di chinò a baciarle.
L’accappatoio era completamente aperto e gli stavo mostrando il triangolo di pelo tra le gambe.
Continuando a baciarmi il seno si inginocchiò di fronte a me e prese posto tra le mie gambe con le mani che accarezzando le cosce me le tenevano divaricate.
I suoi baci scesero sul ventre, raggiunsero il pube, la passera.
La sua testa si tuffò tra le mie gambe e la sua lingua cominciò ad esplorare il mio sesso.
Non avevo più intenzione di fermarlo, gli stavo facendo esplorare tutto il mio corpo, e io volevo sentire il suo contatto.
Gli sfilai la maglietta, allora lui di drizzò in piedi e di fronte a me si liberò di jeans e slip.
Rimasi ammirata, era la prima volta che vedevo un cazzo in tiro, mi sfilai completamente l’accappatoio, tanto ormai non copriva nulla e lo attesi.
Mi abbracciò stendendomi sul divano, facendo aderire il suo corpo al mio, e io lo accolsi, accolsi le sue carezze, accolsi i suoi baci, accolsi il suo pene che accarezzava le labbra della mia passerina, lui sempre più duro e io sempre più bagnata, poi lo accolsi dentro, e il mondo cominciò a ruotare mentre Federico entrava e usciva.
Paolina mi aveva descritto quando Federico la scopava, ma solo ora mi rendevo conto, capivo cosa volesse dire orgasmo.
Federico si fermò esausto, lo avevo fatto venire, ero felicissima, avevo fatto venire un ragazzo, mi ero fatta riempire della sua sbora, avevo aperto la strada a Moreno.
Mi girai e un attimo dopo sentii la verga di Federico tornare dentro la figa da dietro, e il suo bacino sbattere ripetutamente sulle mie chiappe. Ero in baia di lui, avevo la sensazione di essere posseduta, mi lasciai andare.
Venne per la seconda volta, mi girò e mi montò nuovamente da davanti. Non gli si era ancora ammosciato, non capivo se fossi io a eccitarlo così o era lui che era insaziabile.
Poi il rumore sordo di un vaso che si infrangeva sul muro e l’urlo di Paolina “STRONZO! Non ti voglio più vedere, e neanche te, lurida puttana.” e la porta che sbatteva dietro Paolina che usciva.
Dopo due giorni, uscii con Moreno, questa volta da soli per forza di cose e Moreno apprezzò i miei cambiamenti ricompensandomi con un uccello maggiore di quello di Federico senza mai sapere che per averla avuta avrebbe dovuto ringraziare qualcuno.
Non avrebbe capito, e anziché ringraziarlo gli avrebbe rotto la faccia.

6
16

Leave a Reply