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Racconti Erotici Etero

Miriam, una ragazza facile

By 3 Ottobre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Per chi non mi conoscesse, io mi chiamo Miriam. Sono la compagna di Helios. E la puttana di altri.
Vorrei raccontarvi la mia storia, dall’inizio.
Sono nata nel 1971 in un paesino dell’area vesuviana di Napoli. Una sorella maggiore, tre fratelli minori, un padre agricoltore e una mamma sarta. Ce la cavavamo piuttosto bene, grazie anche ai terreni ereditati da mio nonno ed ero una bambina felice.
Fino ai 17 anni ho sempre vissuto secondo i dettami e le regole della morale cattolica, immune dai turbamenti adolescenziali che sembravano colpire tutte le mie coetanee.
Poi mia sorella si fidanzò con un poliziotto, conosciuto tramite un’inserzione sul giornale.
La prima volta che venne a casa portò un bel mazzo di rose a mia sorella e restò a cena da noi.
Era un bravo ragazzo sulla trentina, non molto bello ma affascinante. Un metro e settanta di altezza, viso scavato con un naso grande, capelli folti e neri e sempre perfettamente rasato. Magro, forse troppo.
Si mise a parlare con mio padre di politica, di filosofia.
Parlava un italiano perfetto. Restai affascinata dalla sua voce calda, dal suo modo di gesticolare, dalle parole forbite che usava.
Cominciai a corteggiarlo, nascosta a tutti ma morbosamente sfacciata con lui.
Gli facevo piedino sotto al tavolo, gli strizzavo l’occhio’ E le rare volte che restavamo soli, non facevo altro che fissarlo e sorridergli.
Lui era imbarazzatissimo, ma non aveva il coraggio di dirmi nulla, né di accogliermi né di respingermi.
Un giorno lo incontrai per caso in biblioteca, seduto al tavolo da solo. Stava prendendo appunti da un grosso libro. La sala era deserta, non c’era nemmeno la bibliotecaria.
‘Ciao Giovanni’
Si girò verso di me e mi salutò con un cenno. Poi si rimise a leggere.
‘Guarda qui cos’ho’ dissi con voce maliziosa e mi scoprii un seno.
Rimase incantato a fissarmi l’areola grande e rosea, il capezzolo già duro.
Poi si tolse gli occhiali e mi guardò dritto negli occhi. Sospirò.
‘Sei mia cognata. Non dovresti comportarti così’
Mi avvicinai ancora di più e gli presi la mano, me la portai sul seno scoperto.
Lui si ritrasse subito, come se fosse stato punto da una vespa.
‘Basta Miriam’ Smettila di ossessionarmi’
Lo ignorai e mi sedetti sulle sue ginocchia, abbracciandolo.
Le sue braccia pendevano inerti, ma sentivo qualcosa sotto il mio sedere. Non gli ero indifferente.
Cominciai a baciarlo sulle guance, sulla fronte, poi sul collo ruvido.
‘Miriam’ ti prego’ Non facciamoci male’
La sua era una timida preghiera, dettata dall’ultimo barlume di razionalità che gli era rimasto, ma il suo corpo aveva ceduto. Non cercò di scostarmi e mi abbracciò.
Lo baciai sulla bocca, una, due volte, e poi lo fissai.
‘E’ da quando ti ho incontrato che ti desidero”
Ogni difesa di Giovanni fu abbattuta… Mi prese la testa con le mani e mi baciò con foga, premendo forte le sue labbra sulle mie. Poi mi strappò via la maglietta e le mie tette nude premevano sul suo petto.
Il tempo si era fermato e non c’eravamo altro che noi due, era bellissimo. Per mesi gli avevo dato la caccia senza tregua, senza vergogna, e avevo scoperto che anche lui ricambiava.
Nessuno di noi due pensava che eravamo in un luogo pubblico e che poteva entrare qualcuno da un momento all’altro.
Ci eravamo arresi ai più bassi istinti della carne, e non ci importava più nulla.
Gli slaccai i pantaloni e gli tirai fuori il cazzo. Grosso, eretto, duro.
Cominciai a menarlo, la pelle che si alzava e scendeva, scoprendo la cappella rossa.
Giovanni ebbe un fremito… Sicuramente con quella bacchettona di mia sorella non era abituato a essere coccolato.
Io volevo farlo sentire uomo, doveva essere virile con me.
Mentre lo toccavo mi baciò le tette, me le leccò avidamente.
‘Che bella che sei…’
Mi strinse forte a sé, avevo le sue mani sulla mia schiena, affondò la faccia tra i miei seni e il suo pene adesso era tra le mie cosce, che mi solleticava il monte di Venere. Sentivo bene quanto era umido, nonostante avessi le mutandine.
‘Ti prego facciamolo… Sto scoppiando!’
Com’&egrave strana la vita. Adesso era lui che pregava me!
Mi alzai in piedi e mi tolsi le mutandine, guardandolo bene negli occhi.
Salii di nuovo su di lui e mi ci strusciai addosso, come una gatta maliziosa.
‘Siii… Allarga bene le cosce dai, che te lo metto dentro…’
Ma io volevo farlo impazzire… Continuai a strusciarmi, ma senza permettere che il suo cazzo entrasse.
Lo squillo del telefono della biblioteca ci interruppe. Lui si alzò improvvisamente, facendomi quasi cadere per terra, e si precipitò a rispondere.
‘Pronto??’
Era mia sorella evidentemente, lo controllava dappertutto.
Mi veniva quasi da ridere. Era lì, con i pantaloni e le mutande abbassate, il cazzo ancora eretto per me, a inventarsi ogni sorta di scuse.
Mi spogliai completamente e mi avvicinai a lui.
La cornetta del telefono gli cadde dalle mani e restò a bocca aperta.
Io lo presi e chiusi la chiamata, poi mi inginocchiai sul tavolo a gambe aperte, con la mia fichetta rasata in bella mostra.
Cominciai a masturbarmi… Avevo cominciato a farlo dopo aver conosciuto lui. Giovanni non disse nulla e mi saltò letteralmente addosso… Mi inchiodò i polsi alla scrivania e me lo infilò tutto dentro, senza chiedermi il permesso, senza preliminari.
Io urlai di dolore, per me era la prima volta… Era come essere trafitta, ferita…
Lui mi baciò e mi disse di stare tranquilla, che era normale che mi avrebbe fatto un pò male.
Iniziò a scoparmi lentamente e mi faceva male quando spingeva, ma mi trattenni. Stavo diventando una donna, stavo crescendo!
E proprio con il primo uomo che avessi mai desiderato.
Non durò tantissimo, anche perché era molto eccitato. Dopo cinque minuti uscì e mi schizzò poco sotto l’ombelico.
‘Ti ho fatto male piccola?’
‘Un pò, ma &egrave stato bellissimo amore mio…’ dissi tutta contenta
Lo rivestii e lui rivestì me poi corsi in bagno per pulirmi. Mi sentivo appiccicata e dolorante.
Asciugai le gocce di sangue e feci un tampone con la carta igienica.
Quando ero uscita, Giovanni non c’era più e mi aveva scritto un biglietto:
‘E’ stato fantastico, non ti scorderò mai. Addio.’
Stracciai il foglietto e lo gettai via da qualche parte.
Non pensai di cercarlo, ero troppo delusa. Non piansi, non lo meritava.
Mia sorella soffrì molto invece. Si chiese come mai era sparito così. Pensò che era successo perché lei non si era mai concessa.
Si &egrave sposata dopo pochi mesi con un vedovo del paese… un uomo grasso e antiquato, nemmeno ricco per giunta.
Io invece me ne sono fottuta e per anni ho fatto solo sesso, senza sentimento, prendendo in giro gli uomini e spezzando cuori. Solo passione, solo lingue che si intrecciano, corpi che si sfogano. Momenti e basta insomma. Ma le altre mie porcate e le mie cattiverie le racconterò un’altra volta!

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