Dopo alcuni giorni si rividero, questa volta nel suo studio. Lei aveva accettato l’invito con naturalezza: un pranzo veloce, due cose da discutere sul lavoro. Niente di più.
Lui, però, aveva preparato qualcosa in più. Sapeva qual era il suo preferito: un aperitivo alcolico, fresco, servito con cura. Quando lei entrò, trovò il bicchiere già pronto sulla sua scrivania accanto alla finestra
Ti aspettavo… disse lui, con quel tono che sembrava ancora professionale ma lasciava intravedere altro.
Lei sorrise, togliendosi la giacca, e si avvicinò. ..Ma questo è il mio preferito… disse sorpresa, prendendo il bicchiere tra le mani.
Si sedettero vicini, all’inizio parlando di scadenze, di progetti, di compiti da smaltire. Ma il lavoro era solo la cornice: dietro ogni parola si nascondeva un non detto, dietro ogni sorriso una tensione.
L’aperitivo scaldava l’atmosfera, rilassava i gesti, abbassava le difese. Lui la guardava, seguiva i suoi movimenti, la luce che accendeva la sua pelle chiara, il modo in cui le labbra si inumidivano dopo un sorso.
A un certo punto, le pause tra le frasi si fecero più lunghe del discorso stesso. E in quel silenzio, lui comprese che il lavoro non era più l’argomento principale di quell’incontro.
L’ufficio era vuoto, i colleghi erano andati via da tempo. Restava solo il rumore ovattato della città dietro le finestre chiuse e il bicchiere dell’aperitivo sulla scrivania.
Si scambiarono uno sguardo più lungo del solito. Lei abbassò per un istante gli occhi, ma non si mosse. Lui colse quel silenzio come un varco. Si alzò lentamente, si avvicinò, e senza più pensare la prese per il viso.
Le loro labbra si incontrarono con forza, senza esitazioni. Un bacio lungo, caldo, ben diverso da quello rubato sulle scale. Ora erano soli, senza testimoni, e potevano lasciarsi andare.
Lei rispose subito, avvicinandosi ancora, come se avesse aspettato quel momento da tempo. Le sue mani salirono sulle spalle di lui, stringendolo. Il suo profumo, la pelle chiara che sfiorava la luce dell’ufficio, il battito accelerato: tutto lo travolse in un istante.
Era il loro primo vero bacio, senza limiti né interruzioni. E in quell’ufficio silenzioso, nascosto dal mondo, iniziò davvero la loro storia.
Rimasero lì, soli, per più di un’ora. Si baciavano, si staccavano solo per guardarsi negli occhi, per sorridere senza dire nulla, per respirare l’uno accanto all’altra. Ogni gesto era lento, naturale, carico di una dolcezza che si mescolava alla passione.
Il lavoro, il pranzo, i pensieri quotidiani sparirono. Esistevano solo loro due, quel contatto che non finiva mai, quella sete che trovava sfogo solo nel ripetersi dei baci.
Si avvicinò a lei con decisione, abbassandole lentamente i jeans, come a volerle togliere non solo un capo ma anche ogni resistenza. La guidò contro il vecchio armadio dello studio, e in quell’istante l’aria sembrò farsi più densa, intrisa di attesa. Si chinò su di lei, respirando il suo profumo, baciandole la pelle come se fosse un territorio da scoprire. Ogni carezza, ogni sfioramento era un crescendo che la sorprendeva e la accendeva allo stesso tempo. all’improvviso la sua intimità si trovò a pochi cm dalle sue labbra, senza chiedere prese a baciare le sue labbra, aveva davanti ai suoi occhi il suo sesso interamente depilato, era stupendo, il clitoride svettava ,complice i baci di prima , lo accarezzò subito con la lingua e prese a leccarlo senza fermarsi, lei all’inpiedi aveva iniziato a godere, lasciava che le mani gli si intrecciassero tra i capelli di lui, come a volerlo trattenere lì, in quel momento che sembrava sospeso dal resto del mondo. Non si sarebbe mai aspettata una tale audacia al loro primo incontro nello studio, eppure quella stessa impudenza era ciò che la stava facendo vibrare, rivelando un desiderio che covava da tempo e che ora esplodeva, senza più possibilità di essere trattenuto.
Alla fine non sentirono più la fame. Erano sazi così, di sguardi, di labbra, di mani che si sfioravano senza fretta. Quando si alzarono per andare via, la sensazione era quella di aver consumato un pasto intero fatto di desiderio e complicità.
Uscirono in maniera ordinata come colleghi ma con la certezza che da quel giorno niente li avrebbe più trattenuti.
Lui sentiva addosso una tensione continua. Non gli era mai capitato di trovarsi in una situazione del genere: anni di disciplina, di autocontrollo, di vita incasellata tra doveri e responsabilità. Con lei, tutto questo era crollato. Ogni volta che la guardava, il suo corpo reagiva prima della mente, e questa perdita di controllo lo spaventava e lo eccitava insieme.
Lei aveva sempre saputo, nel profondo, di avere una parte dolce, tenera, capace di dare carezze e attenzioni. Ma per anni quella dolcezza era rimasta nascosta dietro la sua forza, dietro i suoi modi rapidi e decisi, dietro l’immagine di madre efficiente e donna sicura.
Con lui era diverso. Era come se ogni bacio, ogni sguardo, ogni gesto di cura aprisse un varco. Accanto a lui non aveva bisogno di fingere di essere forte o impenetrabile: poteva lasciarsi andare, mostrarsi vulnerabile, e scopriva che proprio in quella vulnerabilità stava la sua vera forza.
Grazie a lui la sua dolcezza non era più un pensiero nascosto, ma un fiume che finalmente poteva scorrere libero. E lei stessa si meravigliava di quanto fosse bello sentirsi donna in quel modo: non solo desiderata, ma amata nella sua parte più intima, più vera, quella che fino a quel momento era rimasta in silenzio.
La prima volta a casa sua
Lui non avrebbe mai pensato di trovarsi lì, davanti alla porta di casa sua. Era una follia, eppure non poteva resistere.
Bussò da lei , aveva in mano alcuni regali per i figli, era una semplice e banale scusa per poter andare da lei.
Lei non si aspettava la sua visita ma lo accolse con un sorriso disarmante, semplice, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Entrò esitante, sentendo il cuore battere forte. Ogni dettaglio della casa – le foto, i libri, i segni della vita quotidiana – lo metteva davanti alla realtà: era il luogo che raccontava chi lei era davvero, madre e donna insieme. E questo lo terrorizzava.
Si sedettero, parlarono poco. Gli occhi, più delle parole, facevano tutto. Lui cercava di trattenersi, ma ogni gesto di lei – un sorriso, una carezza, il modo in cui si avvicinava – cancellava i freni uno a uno.
Poi, senza quasi accorgersene, le labbra si incontrarono. Un bacio lungo, famelico, che li trascinò via. La paura di essere lì svanì, e restò solo il desiderio.
I vestiti di lei scivolarono piano, la pelle bianca di lei brillava nella luce soffusa della stanza, le sue mani si aggrappavano al suo corpo con dolcezza e forza insieme. Lui era esitante, abbassò il pantalone ma restò con la camicia sebbene lei avesse iniziato a sbottonarla
Fecero l’amore per la prima volta lì, tra quelle mura che custodivano la sua vita più intima. Lui, nonostante la tensione e il terrore di stare lì, si lasciò andare per buona parte come non gli era mai successo. Lei, invece, si mostrò completamente: donna, madre, dolce e sensuale. Inizio a penderla lentamente, non poteva crederci che erano due corpi intrisi di sesso, sapeva che era un momento unico per la prima volta stava facendo l’amore con lei. prese a baciarla forte, aveva fame di lei di ogni sua parte del corpo , la guardava mentre era dentro di lei, a volte si fermava per sentire il contatto delle loro intimità, poi riprese a spingere più forte e con più ritmo.
All’inizio aveva temuto per la sua reazione fisica , invece sembrava non finisse mai, la tensione di avere un orgasmo veloce si era attenuata , era scomparsa e ora c’era solo la voglia di prenderla e cosi stava facendo. Lei godeva del momento e dell’ardore che lui manifestava verso di lei, tutta la voglia di lui la faceva stare bene la lusingava, capiva però che era solo l’inizio e cha avrebbero dovuto piano piano iniziare a conoscersi anche in quel senso. Lei stava godendo finalmente, stava godendo, ma non era come le altre volte. Il ritmo era diverso, non dettato dalla fretta né dall’istinto, ma da una lenta intensità che la faceva tremare dentro. Ogni suo respiro si intrecciava a quello di lui, ogni carezza sembrava scavare più a fondo, come se volesse toccarle non solo la pelle ma l’essenza stessa.
Ogni gesto arrivava lento, profondo, carico di attenzione. Non sentiva soltanto il piacere del corpo, ma la certezza di essere considerata, amata e posseduta per ciò che era davvero.
Quel momento non si riduceva a un istante di passione: era un abbraccio totale, un riconoscimento intimo che la faceva vibrare dentro e fuori, come se finalmente qualcuno avesse saputo guardarla oltre la superficie.
Non era soltanto desiderata, era considerata. Non era soltanto accarezzata, era amata. Non era soltanto posseduta, era riconosciuta per quello che era: una donna intera, con il suo mondo, con la sua verità. E proprio per questo la passione si accendeva in lei con forza nuova, come se per la prima volta qualcuno fosse riuscito a guardarla oltre ogni apparenza.
Sentiva il calore della sua presa, la fermezza che non soffocava ma rassicurava, la dolcezza che si mescolava al desiderio. Ogni gesto era una dichiarazione silenziosa, ogni sussurro un modo per dirle che lì, in quel momento, lei non era un corpo da amare, ma un’anima da vivere.
E più lui la stringeva, più lei si abbandonava, scoprendo che il piacere più intenso non era soltanto quello fisico, ma quello di sentirsi finalmente accolta, vista, scelta



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
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Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...