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Nei panni degli altri

By 27 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Esco un attimo a prendere un po’ d’aria, il calore del caminetto e il leggero odore di fumo avevano saturato l’aria della sala principale della piccola baita, mi alzo in piedi a fatica, evidentemente il poco ossigeno e i bicchieri di vino mi avevano lasciata leggermente inebetita. Appoggio una mano sul bracciolo del divano sul quale sono seduta, di financo a me due miei compagni di classe stanno discutendo animosamente sul punto delle piste nel quale avevano corso il maggior rischio. Una bravata, niente di più, al liceo si &egrave soliti misurare il proprio coraggio, la propria forza, attraverso la più grande trasgressione delle regole, non ci sono scopi, non si può mettere in dubbio l’eticità delle proprie azioni, non esiste. Più ci si spinge oltre, più si viene considerati, più si disobbedisce, più ci si mette in mostra, più si fanno gesti folli, più aumentano le probabilità di accaparrarsi una vagina calda e umida che ti allieti le mattinate nei bagni della scuola o nel retro di qualche pub nelle brevi ma intense serate liceali. Getto di sfuggita un’occhiata di disgusto verso uno dei due ragazzi di fianco a me mentre mi volto per dirigermi verso la porta; scavalco letteralmente una mia compagna seduta sul grosso tappeto posizionato davanti al divano, sta parlando con la sua amica del cuore, o così dice, a 18 anni non si capisce mai quanto si parli per convenienza e quanto per reale attaccamento. Spesso non si impara mai a capire la differenza, forse ogni tanto basterebbe non parlare, tenersi dentro finti apprezzamenti, finte amicizie che portano a finti rapporti, ma si perderebbe anche la possibilità di avere finti momenti meravigliosi e forse tanto vale mentire a s&egrave stessi e lasciarsi trasportare dall’effimero tentativo di trovare la propria identità nelle relazioni con le persone che ci circondano senza pensare che più mentiamo e più il nostro riflesso nello specchio si allontana da noi. Rimani distaccata, non le guardare, per la seconda volta nei pochi secondi da cui mi sono alzata in piedi mi ritrovo a sforzarmi per non guardare male le persone che mi circondano, cerco di fissare il fuoco ancora un attimo, ma ancora una volta mi rendo conto che non riesco a mettere a fuoco al fiamma, la mia vista &egrave sfuocata, ho decisamente bisogno di uscire. Mi volto e faccio un paio di passi passando dietro al divano sul quale ero seduta, il parziale allontanamento dal calore del fuoco mi fa riacquistare la stabilità sulle gambe necessaria perlomeno a reggermi in piedi, in fondo alla stanza vedo i due professori che ci hanno accompagnato in gita seduti uno di fianco al l’altro, al bancone del bar, d’istinto mi domando se quella occasione può essere un momento di trasgressione anche per loro, per uscire dalla monotonia della propria vita familiare e passare qualche giorno flirtando con colleghi e colleghe. Non riesco a capirne la necessità, cos’&egrave che veramente fornisce la serenità di una vita tranquilla, il lavoro che hai sempre sognato di fare, una famiglia, gli amici la sicurezza della ripetitività.. o forse il cambiamento, non sono forse le piccole cose che cambiano che ci danno la spinta? Mi sale un senso di disgusto anche verso i miei insegnanti, ripenso al momento in cui alla partenza hanno baciato mogli e figli con fintissimi sorrisi e magari stanotte si faranno montare dal prof di educazione fisica e perch&egrave no, da qualche studente. Osservando l’espressione eccessivamente assorta della mia proferssoressa di matematica mi convinco che probabilmente non &egrave la prima volta che sfrutta queste occasioni per farsi un bella scopata, la sicurezza e la malizia dello sguardo non lasciano dubbi, quello che mi chiedo &egrave chi dei due stia veramente mettendo nel sacco l’altro. Chi sta mentendo a chi… ancora quel senso di disgusto.
Altri due passi verso l’attaccapanni, inizio già a riprendere fiato e la situazione mi diventa più nitida, la quantità di ormoni in questa stanza &egrave veramente impressionante, tutti che cercano di approcciare qualcun altro, rivedo gli stessi finti gesti, gli stessi finti sguardi in tutte le persone che ho intorno, non voglio essere così, non voglio lasciarmi bruciare da relazioni non reali e menzogne, non voglio che la mia vita sia così. Mi infilo velocemente la giacca a vento e sbatto la porta dietro di me. Finalmente, la freschezza dell’aria di montagna mi riempie le narici e i polmoni, al primo impatto la temperatura non semba eccessivamente bassa, probabilmente sono ancora accaldata dai vapori di fumo e alcol presenti nella stanza. Appena fuori dalla porta un bella veranda spaziosa faceva il giro tutto intorno alla baita, giro a sinistra fino a sparire dietro l’angolo, il lato sinistro &egrave decisamente più buio, tiro un altro sospiro e cerco di caricarmi ancora di ossigeno, adesso va meglio, mi appoggio alla sponda e osservo il meraviglioso panorama che mi si staglia davanti, lo spettacolo delle dolomiti al chiaro di luna &egrave veramente insuperabile, vedo nelle meravigliose montagne che ho di fronte l’autenticità che non sono riuscita a trovare nelle persone all’interno, mi perdo con lo sguardo sognando di incamminarmi lungo le pendici della montagna e con calma iniziare a salire, niente &egrave finto, solo io e la montagna, un incontro vero autentico sincero. Quando ci si trova a contatto con la natura non si ha la possibilità di mentire, neppure e sé stessi, quello che si vuole raggiungere &egrave sempre davanti sé, basta lottare, impegnarsi e raggiungerlo. Se la vita funzionasse come una scalata sarebbe molto più semplice, sapresti dove devi andare, e sapresti che alla fine del viaggio non otterrai nient’altro che te stessa. Mi sento inebriata da questa situazione, come se tutto quello che voglio fosse d’un tratto diventato chiarissimo. Sento dei passi avvicinarsi dietro di me, non mi muovo per non perdere il contatto con la natura, voglio restare lassù, in mezzo alle rocce e agli alberi non voglio tornare indietro. Qualcuno mi cinge dolcemente le mani intorno ai fianchi e avvicina la bocca al mio orecchio. Marco, un mio compagno di classe mi sussurra qualche tenera parola, un complimento, mi bacia delicatamente sulla guancia senza allontanare il suo viso dal mio. Rimango immobile, l’entusiasmo per il panorama mi fa sentire a mio agio, non ho assolutamente voglia di fermarlo, continua baciarmi delicamente dalla guancia fino a sotto l’orecchio, allungo il collo in modo da sentire l’aria gelida entrare sotto alla giacca, mi attraversa un brivido. D’altra parte ricomincio ad essere accaldata, come se fossi ancora davanti al fuoco, voglio che lui continui baciarmi, voglio che continui a farmi viaggiare con la fantasia in mezzo ai boschi e alla natura selvaggia. Ancora lentamente infila le mani dentro alle mio tasche della giacca e incrociando le braccia inizia risalire verso il mio seno. Mi stringe prima con forza i fianchi e accarezza la mia zona addominale, poi risale, lentamente, e inizia a massaggiarmi i seni tenendoli dalla parte inferiore. La mia seconda misura gli sta comodamente in mano e dopo qualche secondo in cui i brividi di piacere si impossessano di me, decido di cominciare a muovermi. Indietreggio leggermente con il sedere muovendolo lentamente sulla sua zona inguinale, a causa della grossa giacca che porto non riesco a sentire la sua eccitazione, ma credo che approvi il mio impegno dato che ha iniziato a leccarmi anche l’interno dell’orecchio con grande vigore.
Mi lascia per un attimo i seni e ancora con la faccia rivolta verso la montagna, lo sento aprirsi la giacca, poi delicatamente alza anche il retro della mia e mi appoggia il membro sulla parte alta del culo. Adesso lo sento, eccome, Marco &egrave decisamente più alto di me, quindi per cercare di provare piacere devo alzarmi il più possibile in punta di piedi, al mio minimo movimento lui capisce tutto e questa volta me lo appoggia ancora ma partendo dal passo, in modo che mi prema esattamente tra l’ano e la vagina.Il movimento diventa sempre più insistente, continua a spingere, io entro in confusione, non so più quello che voglio, non riesco a pensare a nient’altro che alla montagna e al sesso, non mi importa chi sia, voglio sentire quella forza della natura dentro di me. Senza aspettare un attimo di più mi abbasso i pantaloni delle tuta rimanendo solo con il perizzoma, Marco intanto di slaccia velocemente i jeans e tira fuori il suo meraviglioso uccello, vorrei girarmi, guardarlo e assaggiarlo, esattamente con avevo già fatto una mattina a scuola, mal’eccitazione per la situazione era veramente insostenibile, le uniche cose che sono riuscita a dire sono state: ‘scopami, adesso’ con un solo filo di voce sporgendomi all’indietro verso la sua guancia. Lui non se lo fa ripetere, appoggia il glande sulle mie labbra e inizia a spingere. Tutto il membro sprisce in un attimo dentro di me, mi sento bruciare, scoppiare, non voglio smettere, non voglio che smetta mai, lo voglio per sempre qui fuori, dove non dovrei essere, dove un ragazzo mi sta penetrando con tutte le sue forze, dove respiro l’aria pulita e il suo odore di sperma contemporaneamente. Marco continua a spingere come un forsennato, non sento neanche il freddo, la parte del mio culo non coperta dal perizzoma viene costantemente sbattuta dai movimenti del suo bacino, ad ogni colpo lo sento sempre di più, sempre più a fondo, lo sento dentro, lo voglio, voglio che il suo sperma caldo mi riempia a dovere e che mi continui a colare sulle coscie mentre guardo la luna. Ancora un colpo, ancora più forte, inarco la schiena mostrandogli ancora meglio il culo, ancora un colpo, ancora, poi un ultimo poderoso e lo sento stringermi, tenermi stretta, non uscire, resta qui, lo supplico di non uscire, di affondarmi ancora, finch&egrave riesce’
Poi, delicatamente com’&egrave arrivato, Marco ringrazia e torna dentro, baciandomi dolcemente sulla guancia.
Mi sono appena fatta scopare in gita scolastica, da un ragazzo che non &egrave il mio ragazzo, da un ragazzo del quale non mi interessa niente, se non i meravigliosi 18 cm del suo uccello, tutto per la trasgressione di sentirmi riempita di sperma qui, all’aria aperta.. e nonostante non sia neppure arrivata all’orgasmo, lo rifarei altre 100 volte.
Forse non sono diversa fagli altri, forse anche io, come loro, sto solo cercando me stessa, e perché no’ tanto vale farlo attraverso il sesso.

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