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Racconti Erotici Etero

Nell’armadio

By 12 Gennaio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Ciabattine ed asciugamano legato sopra al seno, entro in camera, ho appena fatto un lungo bagno ed ho appena finito di asciugarmi i capelli. Noto l’anta della cabina armadio aperta, ma non ricordo di esserci entrata, quindi dovrebbe essere chiusa, a meno che, non l’abbia lasciata aperta mio marito, era di sotto a lavorare sul portatile, non l’ho sentito salire, ma del resto avevo la radio accesa, ci sta che sia lui l’autore del misfatto. Tolgo l’asciugamano e lo appoggio sulla spalliera della sedia, &egrave umido e non voglio bagnare il copriletto, entro dentro la cabina armadio un po’ arrabbiata con mio marito, lui e la sua maledetta abitudine di lasciare aperto tutto, lo fa con tutti i mobili, prende qualcosa e si dimentica di chiudere, sia l’anta del armadio, o uno sportello della cucina, una cosa che mi manda in bestia. Entro nella cabina armadio nuda, assorta nei miei pensieri, mentalmente sto cercando le parole per il predicozzo che gli farò da li a poco, appena sarò vestita e scenderò, quando mi accorgo che nella cabina armadio non sono sola. Il grido che voglio emettere mi muore in gola, il cuore mi balza in petto, l’uomo corpulento che mi sta facendo compagnia &egrave vestito da operaio, ha in mano un cacciavite ed un paio di forbici da elettricista, le mani abbandonate lungo i fianchi, sul viso un’espressione da ebete, anche lui &egrave rimasto basito. Lo spavento che ho provato mi ha messo a dura prova le coronarie, il cuore batte all’impazzata, perdo leggermente l’equilibrio e mi appoggio sul fondo del mobile, cerco di riprendermi un attimo e porto velocemente la mani sinistra sul pube, mentre con l’avambraccio destro mi copro il seno, anche se ormai serve a poco, ha avuto il tempo anche di radiografarmi, all’uomo sfugge di mano il cacciavite mentre se la porta al petto, si &egrave spaventato anche lui.
‘Merde!’, esclamo, mentre retrocedo verso l’uscita della cabina, chissà perché ultimamente quando devo imprecare lo faccio in francese.
‘M-ma… M-ma…’, balbetta l’uomo da dentro la cabina armadio, ma io ho già raggiunto la sedia e mi copro con l’asciugamano, rimetto le ciabatte senza dire nulla ed esco dalla camera, scendo le scale come un fulmine, cerco mio marito in soggiorno ma non c’&egrave, &egrave in cucina e sta bevendo.
‘Ale… c’&egrave un uomo nell’armadio!’, esclamo ancora spaventata, stupendomi per il fatto che lui comincia a ridere.
‘Sarà il tuo ultimo amante… &egrave vivo o morto?’, mi prende in giro.
‘Sei proprio scemo… chi cazzo &egrave?’, tuono inferocita.
‘L’elettricista Ily… ricordi? I faretti non funzionano!’, risponde come se nulla fosse.
‘Merde! Potevi avvisarmi… sono entrata nella cabina armadio nuda… mi &egrave preso un colpo e mi sa che &egrave preso anche a lui… senza contare che mi ha vista!’, continuo a redarguirlo.
‘Che cazzo ne sapevo che oggi non ci stavi due ore nella vasca… poi capirai… un uomo ti ha vista nuda, che notiziona, sarà il milionesimo… la notizia &egrave che non te lo sei scopato… intendo non ancora!’, mi dice tutt’altro che acido, continuando a ridere.
‘Fanculo! Non me lo faccio davvero… sempre che sia ancora vivo… quando l’ho lasciato era ansimante e si teneva il cuore!’, ribatto, mi sto riprendendo e comincio a stare allo scherzo, sicuramente ha in mente qualcosa, ma non me lo ha ancora detto.
‘Invece te lo fai… ho intenzione di presentarti come una puttana, non certo come mia moglie… voglio che te lo scopi e paghi in natura la riparazione… l’ho scelto brutto e grasso apposta, almeno ti ricordi di spengere le luci…’, mi rimprovera, ricordandomi che ognuno ha i suoi difetti.
‘Parli proprio tu?’, replico, indicando l’anta del pensile della cucina, ancora spalancata dopo che ha preso il bicchiere, meno male che almeno il frigo lo richiude.
‘Si ma il mio vizio non danneggia nulla… per il tuo invece ci vuole l’elettricista… vado a vedere se si &egrave ripreso e se ha finito il lavoro… tu aspetta qui, anzi, siediti sul divano e fai finta di farti le unghie… a proposito, di che nazione vuoi essere?’, mi chiede organizzando già il tutto.
‘Francese!’, dico immediatamente, ‘Ho imprecato in francese quando l’ho visto…’, concludo.
‘Ok!’, sospira incamminandosi su per le scale. Passa un quarto d’ora prima che scenda di nuovo assieme al elettricista, li guardo e sorrido, mentre fingo di ritoccarmi con la lima per unghie. Sono seduta abbastanza composta, sul bordo del divano con le gambe serrate, anche se vestita solo con il telo da bagno bianco, l’uomo mi sembrava più vecchio prima, avrà una quarantina d’anni, anche se fisicamente &egrave abbastanza corpulento, si &egrave lasciato andare, forse &egrave sposato e la moglie &egrave una brava cuoca. Mi guarda con la faccia costernata, apre la bocca per dire qualcosa, ma lo stronzo di mio marito lo blocca subito.
‘Tranquillo! Come ti ho detto &egrave una troia… si &egrave spaventata perché non si aspettava di vederti li, ma abbiamo già chiarito, non preoccuparti, non sei davvero il primo uomo che la vede nuda…’, lo tranquillizza mio marito.
‘Ma non si offende?’, chiede l’elettricista ancora un po’ in imbarazzo.
‘Non capisce un cazzo… &egrave francese, l’ho conosciuta a Parigi e me la sono portata qualche giorno in Italia… &egrave una bella figa e volevo sbattermela ancora per un po’… domani o dopodomani però la sbatto fuori, mi costa trecento euro al giorno ed io non sono un robot… oggi non l’ho nemmeno trombata!’, gli racconta con tono confidenziale, facendolo ridere e rincuorandolo un po’.
‘Cazzo… &egrave proprio bona! Ma con quello che ti costa fai bene a mandarla via!’, ribatte l’uomo che sembra aver preso un po’ di coraggio.
‘Allora… quanto ti devo?’, gli chiede mio marito, mentre lui ha ancora lo sguardo fisso su di me, io ricambio e sorrido come una ebete.
‘Sarebbero settanta euro… c’&egrave il diritto di chiamata e l’ora di lavoro… vuoi la fattura?’, chiede l’elettricista, senza riuscire a distogliere lo sguardo e sorridendomi di rimando.
‘Te li prendo subito… un secondo che prendo il portafogli… per la fattura, lascia perdere, tanto non mi serve!’, risponde mio marito andando in cucina, lasciandomi qualche minuto sola, a sorridere ed a sbattere gli occhi in maniera civettuola.
‘Scusa ma… non sono andato al bancomat ed ho solo pezzi grossi… hai da farmi il resto?’, chiede mio marito recitando la parte ed allungando all’uomo un pezzo da cinquecento.
‘Cazzo, no… non li ho davvero! Ora come facciamo?’, esclama l’uomo un po’ scocciato.
‘Non lo so proprio… aspetta magari chiedo a lei se ha qualcosa…’, ribatte mio marito, ammiccando verso di me, si gira per farmi la domanda, sarà imbarazzante, visto che in francese saprà dire al massimo tre parole.
‘Aspetta! La cosa &egrave un po’ strana… ma visto che siamo in confidenza… la puttana mi arrapa… che ne dici se mi faccio lei ed andiamo pari?’, propone l’uomo, si dimostra più disinibito del previsto e ci leva l’incombenza di continuare tutta la manfrina.
‘Non lo so… non &egrave una battona, questa &egrave una puttana da soldi… &egrave capace che se facciamo una cosa del genere, mi mette in conto una cifra pazzesca per il fuori programma… e poi ti dico la verità, fare scopare una puttana in casa mia da uno che conosco da così poco, un po’ mi da fastidio… il letto &egrave sacro!’, replica mio marito, &egrave proprio come me, basta che qualcuno ingenuamente gli fornisca un piccolo appiglio e lui ci si aggrappa con tutto il peso.
‘Hai ragione… ma che cazzo, tu non hai di che pagarmi ed hai una figa da sballo in casa, oltre tutto &egrave una puttana… certo il letto &egrave sacro, ma io me la faccio anche in cucina, non mi frega niente, dai parlaci, mettiti d’accordo sulla cifra…’, cerca di mediare l’elettricista.
‘Ok… lasciami parlare un attimo con lei… Vien avec moi!’, continua a recitare, parlandomi in francese in maniera quasi ridicola. Mi prende per mano e mi porta in cucina, bisbigliamo sottovoce vicino al tavolo, facendo finta di discutere, mentre l’uomo ci guarda speranzoso dalla porta aperta, io fingo un po’ di indignazione e pronuncio qualche insulto in francese, non si sa mai, magari lo parla anche lui, quindi mi prende per mano e mi riporta in soggiorno.
‘La troia fa la preziosa… mi ha chiesto duecento euro, pensa un po’, sta puttana ingrata… le ho detto che la butto fuori adesso di casa, senza nemmeno farla vestire ed &egrave scesa a cento…’, inventa il mio maritino, mentre l’uomo arrossisce, ha paura che gli chieda il resto.
‘Cazzo che stronza sta puttana… e per un pompino quanto vuole?’, dice l’uomo tentando di continuare a mediare sul prezzo.
‘Dai che cazzo… ma l’hai vista bene?’, ribatte sorridente, mentre mi toglie l’asciugamano e lo getta sul divano, lasciandomi nuda davanti agli occhi del uomo, ‘E’ topa da morire e poi &egrave una vacca da sballo, questa &egrave sempre in calore, dovresti sentire come urla quando gode, vale davvero il prezzo che costa, non puoi arrivare a Roma e non vedere il papa… e che cazzo! Facciamo così… io me ne sbatto di quanto vuole, te la trombi e gli fai quello che ti pare, ma quando avrò di nuovo bisogno di un elettricista, vieni gratis!’, propone, mentre io penso a che razza di marito stronzo mi ritrovo, non solo mi fa pagare in natura, ma si fa regalare anche una prestazione successiva.
‘Va bene, ci sto! Ma voglio montarmela e se ci riesco le faccio anche il culo!’, negozia ancora l’elettricista, che vuole avere l’ultima parola, mentre mio marito mi mostra come se fossi merce al mercato, facendomi girare su me stessa.
‘Falle quel cazzo che vuoi, a sta puttana… ma lo sai come funziona, vero?’, gli chiede improvvisamente, quando sembrava che la transazione fosse conclusa, l’elettricista fa cenno di no con la testa.
‘Fa tutto con il preservativo la puttana… anche i pompini… ma ricordati, trattieniti perché per lei la prestazione finisce quando il preservativo &egrave pieno, due preservativi, due pagamenti, quindi devi fare tutto con uno!’, spiega velocemente, mentre io mi sento già lo schifo in bocca al pensiero del gusto di lattice e lubrificante.
‘Ok… ok… ma ora basta parlare… sono infoiato e voglio trombare!’, conclude l’uomo, spostando mio marito e mettendomi entrambe le mani sulle tette. Me le strizza con vigore e mi fa pure male, mentre mi spinge all’indietro verso la cucina, si piega e mi succhia i capezzoli, alternandosi su entrambi, mentre continua a strizzarmi con foga, io mi lamento un po’ per il dolore, ma cerco di mascherare i lamenti da gemiti di piacere, mentre mio marito entra e lo interrompe.
‘Scusa ma il preservativo c’&egrave l’hai?’, gli chiede ingenuamente, mentre l’uomo si rimette eretto e lo fulmina con un’occhiata, non &egrave molto più alto di me, sarà sul metro e settanta.
‘No che non c’&egrave l’ho… ma scusa, sta puttana, con quello che si fa pagare, potrebbe anche metterceli lei i preservativi…’, bofonchia un po’ adirato, con la voce già roca per l’eccitazione.
‘Infatti questi sono i suoi… ma dove cazzo pensavi che c’&egrave l’avesse? E’ già nuda!’, lo schernisce mio marito, allungandogli il condom che tiene in mano, poi si gira e se ne va.
‘Io sono in soggiorno a vedere la televisione… se hai bisogno di qualcosa, che so, magari un interprete…’, dice uscendo dalla cucina, mentre io colgo la palla al balzo e accarezzo in faccia l’uomo.
‘Mon amour…’, gli dico accarezzandolo, ma lui non &egrave interessato.
‘Zitta troia!’, esclama burbero, appoggia il preservativo sul tavolo e mi ci spinge contro con le natiche, riprendendo a succhiarmi i capezzoli ed a strizzarmi le tette. Si lascia andare e comincia ad ansimare, preda dell’eccitazione che lo sta prendendo, diventa frenetico a toccarmi, mi strizza le natiche, mi muove la mano nella fessura rudemente, io continuo a fingere che mi piaccia ed a gemere, intanto che gli slaccio i pantaloni da lavoro, che gli cadono subito attorno alle caviglie. L’elettricista &egrave veramente infoiato, mi spinge all’altezza del torace con la mano, facendomi sdraiare con la schiena sul tavolo, si mette a leccare la mia passerina glabra ed ogni tanto si lascia andare e mi morde, &egrave completamente partito, in preda alla libidine e non si accorge che mio marito &egrave in piedi sulla porta e ci guarda. Mi strizza l’occhio ed io muovo le labbra esageratamente per fargli leggere il labiale, senza smettere di gemere, ‘Mi sta facendo un male boia… sta mordendo!’, gli dico e lui ride ancora più di gusto. L’uomo grugnisce come un maiale, mentre si gusta la mia fica, anche se sembra che se la voglia mangiare, più che leccare, sento la sua bava colarmi verso l’ano. Improvvisamente si ferma e si rimette eretto, mio marito fa giusto in tempo a nascondersi dietro al muro, si cala le slip bianche anni settanta che indossa e mi mostra orgoglioso il pene, io mi dipingo un’espressione di stupore sulla faccia, alzandomi sui gomiti per vedere, come se fosse di dimensioni spropositate, invece di essere più che normale, tendente al piccolo, sicuramente non più lungo di una quindicina di centimetri.
L’uomo scarta il preservativo quasi con ferocia, se lo appoggia sul glande e lo indossa srotolandolo, me lo appoggia alle piccole labbra e con una spinta decisa mi penetra per tutta la lunghezza, i suoi lunghi peli pubici mi solleticano le labbra glabre.
‘Oui! OUI!’, urlo esageratamente, come se stessi godendo alla grande, mentre lui si aggrappa alle tette e mi scopa con foga, vibrando dei colpi di fianco esagerati. Gli appoggio entrambi i piedi sulle spalle e poso di nuovo la testa sul tavolo, mio marito &egrave tornato a spiarci, io continuo a fingere di godere come non mai, urlo e lo incito in francese, mentre l’uomo mi sbatte con furia, facendomi anche un po’ male. Io rincaro la dose e gli carezzo le guancie con gli alluci, lui si volta di scatto e se ne infila in bocca uno, lo succhia come se mi stesse facendo un pompino, mentre pompa sempre più forte, tanto che un paio di volte esce anche fuori e va a vuoto, ma io lo aiuto guidandolo di nuovo dentro di me. L’uomo non ci pensa nemmeno a fermarsi, monta come un toro, sbuffa ed ansima come un mantice e dopo qualche secondo si ferma immobile nel punto di maggior penetrazione ed emette un paio di gemiti strozzati, mentre io urlo come se fosse l’orgasmo più bello di tutta la mia vita. Quindici secondi circa dopo, comincia a perdere l’erezione e si sfila velocemente, io mi metto a sedere sul tavolo, impiastricciandolo di umori, saliva e lubrificante del preservativo, tanto dopo lo dovrò lavare io. L’elettricista resta fermo in piedi a rifiatare, la scena &egrave quasi comica, gambe leggermente divaricate, pantaloni e mutande attorno alle caviglie, con il pene ormai moscio ed il preservativo che sporge dal glande per più di metà della lunghezza srotolata, con la punta resa più pesante dalla tutt’altro che abbondante eiaculazione, probabilmente si &egrave trattenuto, penso, per godersi il più a lungo possibile quella che crede essere una marchetta. Sorridente, come se gli fossi grata per la vita, gli porgo un foglio di carta assorbente, con il quale si ripulisce e poi vi ripone il preservativo, appallottolandolo dentro, uno lo uso per me, mentre lui si riveste.
‘Mercì’, gli dico, dandogli un bacino sulla guancia, mentre mi incammino verso il soggiorno, dove mio marito si &egrave seduto sul divano e finge di essere rimasto a guardare la tele, l’uomo mi segue e resta a seguirmi con lo sguardo mentre io prendo l’asciugamano per un lembo e mi incammino sinuosa su per le scale.
‘Già fatto?’, chiede mio marito, più stronzo che mai.
‘Cazzo… avevi ragione… &egrave una topa da sballo… una vacca in calore! Mi sono fatto prendere dalla foia! Che ci vuoi fare, sarà un mese che non trombo… colpa di quella stronza di mia moglie!’, esclama costernato per essere durato poco l’elettricista.
‘Va bh&egrave, dai… non te la prendere… l’importante &egrave che te la sei fatta…’, ribatte mio marito.
‘Dai vado via… allora siamo d’accordo, quando hai bisogno mi chiami, tieni il mio biglietto, c’&egrave il cellulare sopra…’, gli dice pasciuto il corpulento elettricista.
‘Ok… ciao dai… ci sentiamo allora!’, gli risponde, prima che la porta si apra e si richiuda ed io mi decida a scendere di nuovo in soggiorno.
‘Hai goduto?’, mi chiede curioso.
‘Tu che ne pensi?’, gli domando, cercando di darmi un tono malizioso.
‘Eri falsa come una banconota da quindici!’, risponde sorridente.
‘Infatti… io ho fatto il mio… ora tocca a te! Tu non lo vuoi vedere il papa? Dai che quel caro ragazzo mi ha messo fame!’, esclamo mettendomi seduta sul divano con le gambe spalancate, mentre lui si sta già spogliando.

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