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Racconti Erotici Etero

Nessuno me l’ha mai leccata così.

By 15 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Saranno mesi che nessuno me la lecca come si deve. Così quando la sera sono a letto mi concentro, infilo una manina nelle mutande e piano piano ripenso a quella sera di quando ero piccola.
Eravamo adolescenti e lui, alto, magro, scolpito, moro e con i capelli lunghi, aveva appena preso la patente. Era sera ed andammo a parcheggiarci in una stradina di campagna. Avevamo litigato come succedeva spesso in quel periodo.
Eravamo due broncioni al buio che fumavano sigarette in una macchina spenta con lo stereo a palla. A un tratto mise la mano sulla mia coscia morbida e bianca, praticamente tutta scoperta perché la minigonna militare era finita tutta tirata su e quasi non si vedeva più, sotto alla t-shirt di qualche gruppo metal. Quella mano grossa e calda mi fece sussultare e sentii la mia cosetta contrarsi.
Senza guardarci in faccia facevamo i vaghi, io mi eccitavo e lui mi accarezzava, infilando le dita tra una coscia e l’altra, che dove si toccavano erano un po’ bagnate per via dell’umidità della sera estiva…. per ora….
Iniziavo a dondolare un po’ il bacino in avanti sperando che con quelle dita risalisse più su, ma lui di colpo tolse la mano e io lo guardai negli occhi. Mi sorrise al buio spegnendo la cicca nel portacenere, si chinò verso me e mi infilò di lato la testa tra le gambe, restando sul suo sedile. Sollevò la gonna ancora un po’, scostò di lato il perizomino striminzito tutto pizzi, uno di quelli che andavano tanto di moda allora, e tirò fuori la lingua.
Nessuno me l’ha mai leccata così.
Lui poggiava quella bocca carnosa e semiaperta sulla mia fica senza bagnarla troppo, con vigore ma delicatamente, e mi infilava la lingua nel buchino, tenendo la mano sul mio pube tutto depilato, schiacciando un po’.
Diciamo un po’ al contrario, di solito gli uomini infilano un dito dentro e leccano il bottoncino… Senza sapere nulla….
Dopo poco fece una specie di movimento sinuoso da gatto e si spostò dal suo sedile in ginocchio tra le mie gambe. Non so some facesse a ripiegarsi così.
Ero in estasi, la sua lingua grossa, calda, bagnata, si muoveva lentamente dentro me, poi intorno, poi di nuovo dentro, mentre quella manona mi massaggiava tutta e mi teneva un po’ ferma, quasi per non farmi scappare.
Io ansimavo come dopo una corsa in montagna, avevo i brividi sul palato e i grossi e bianchi seni doloranti per quanto erano diventati turgidi. Quella lingua dentro me mi stava facendo impazzire, mi faceva arrivare quasi alle stelle, tenendomi sul filo della lama per un tempo che sembrava infinito. Ero da non so quanto sul punto di venire, ma non finiva mai. Impazzivo!
Così ad un tratto decisi che era ora di agire.
Spinsi via la sua testa sottraendomi a quella sevizia, tirai la leva che serviva per abbassare lo schienale del sedile e indietreggia sullo schienale stesso col sedere, facendolo abbassare tutto. Poi mi girai di schiena a quattro zampe, col culo sodo e liscio sotto la luce della luna.
Sapevo che quel grosso cazzo era pronto per me da un pezzo. Che sintonia. Lui capì al volo, salì in ginocchio sul sedile e in un attimo mi appoggiò la punta tra le gambe, sulla mia patatina ormai aperta e quasi gocciolante. Gemetti e lui quasi grugnì, dando un colpo assestato bene che quasi non mi fece s-venire. Non me lo scordo.
Iniziò a spingersi dentro me con quella presenza ingombrante e pulsante, mentre io finalmente avevo quello che bramavo. Eravamo lì sotto le stelle, come due animali, a farlo a pecorina con una classe da pochi.
Mi teneva per i fianchi mentre grugniva e di tanto in tanto si chinava su di me per mordermi una spalla, oppure mollare la presa e spostarla sulle tette, che intanto dondolavano, sbattendo tra loro, in sincrono col rumore che faceva sbattendomi.
Godevo tantissimo, quel pisello durissimo scivolava avanti e indietro, dove prima c’era la sua lingua, e le palle mi sbattevano con decisione sul clitoride, ormai gonfio e sensibilissimo. Ero così eccitata che a mia volta mi spingevo verso lui, raddoppiando la forza dell’impatto.
Gridavamo di piacere, nella macchina con i vetri appannati che dondolava, fino a che non raggiungemmo l’orgasmo insieme, quanto di più fantastico si possa chiedere. Sentire l’asta del cazzo che vibra da fuori fino alla punta mentre la fica si contrae perché stai venendo &egrave una sensazione bellissima. Venne dentro me con un ultimo, lungo e lentissimo colpo, mentre mi teneva una mano su una chiappa, per tenermi tutta aperta, e l’altra sotto la pancia, per massaggiarmi il pube. Era un maestro.
Io tremavo tutta come se fossi caduta in una piscina gelata. Avevo delle contrazioni nella figa così forti che scuotevo anche i capelli biondissmi, ormai diventati mossi per il sudore.
Ci sdraiammo così, a pancia giù, uno sopra e dentro l’altra, baciandoci come contorsionisti, mentre si imbrattava il sedile.

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