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Racconti Erotici Etero

Non c’è cosa più divina

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Tutto era iniziato in quella non troppo lontana estate del 1996, quando ci ritrovammo con i miei zii ed il mio cuginone preferito per andare al mare.

Saliti in macchina, iniziai ad osservare Fabio: era cresciuto molto dall’ultima volta che l’avevo visto ed era cresciuto molto bene! Alto, spalle larghe da nuotatore, fisico asciutto, muscoloso, occhi e capelli scuri, pelle sempre abbronzata’insomma un gran bel ragazzo.

I miei occhi scivolarono lungo il suo corpo e non potei non notare la mano che teneva tra le gambe: cercava di riparare i suoi genitali dal mio sguardo! Non si stava toccando, si stava proteggendo, temeva i miei occhi: vedevo chiaramente il suo imbarazzo. Deglutiva in continuazione, chiudeva gli occhi e li riapriva sospirando’sintomi indiscutibili di un eccitamento prepotente.

Con indifferenza, tentai di richiamare la sua attenzione: sciolsi i miei capelli e li lasciai cadere sulle spalle scoperte, inebriando l’aria col profumo di pesca dello shampoo appena utilizzato: notai che Fabio respirava a fondo quell’odore dolciastro’

Presi a sbottonare la camicetta celeste, senza maniche, da cui traspariva il reggiseno del costume appena indossato: sentivo caldo; iniziavo a sentire i suoi occhi su di me e mi piaceva. Mi accarezzava il seno, passava languidamente sui capezzoli e li vedeva appuntirsi, sempre più turgidi, fino a fare capolino da uno di quei piccoli triangoli di stoffa che li coprivano’la mia eccitazione stava salendo.

Il pensiero di mio cugino, lascivamente seduto sul sedile della macchina, mi faceva impazzire. Lo guardai: la sua bocca era socchiusa, come alla ricerca di un contatto’un contatto che non avrei tardato ad offrire, se non fosse stato per gli zii, che, nel frattempo, sembravano non accorgersi di nulla’ La sua camicia, slacciata per metà, lasciava vedere quello splendido petto, messo in evidenza da goccioline di sudore, che lo facevano apparire ancora più possente.

Spostai lo sguardo in basso: la sua mano non proteggeva più i genitali’aveva superato l’inibizione: ora li accarezzava, da sopra i pantaloncini, spingendo con la mano sul pene, cercando di alleviare il dolore di un’erezione contenuta a forza nei boxer: sembrava volesse scoppiare di piacere ed io sapevo bene di essere la conduttrice del gioco.

I nostri occhi s’incontrarono: per la prima volta ci guardammo non come cugini’ma come due esseri bisognosi d’amore, bisognosi di sfogare i propri istinti: questo era il nostro unico desiderio!

Con la scusa del sonnellino, gli chiesi di voltarsi col corpo dalla mia parte e di lasciarmi appoggiare al suo petto: non rispose’eseguì! Mi lasciai andare tra le sue gambe, reclinando la testa sulla sua spalla, rivolgendomi verso il suo splendido volto: lo vedevo ancora deglutire e socchiudere le labbra’ero veramente eccitata!

Feci scivolare una mano sul suo petto. Lo accarezzai a lungo, senza mai smettere di guardarlo negli occhi: era questo che lo eccitava. Gli toccavo i capezzoli, li stringevo tra le dita, li sentivo più duri e lui mi accarezzava le gambe, chiudeva gli occhi, respirava con forza. Era in mio potere’

Scesi ancora un po’ con la mia manina’giunsi all’inguine e lui mi bloccò!

Non capivo’.Che c’era che non andava? Mi sussurrò: “Aspetta!”

Mi resi conto che lo zio stava entrando in un’area di servizio e con nostra gran gioia, vedendoci sonnecchianti, decise che sarebbe stato meglio se fossimo rimasti lì.

Come si furono allontanati dalla macchina, mi strinsi a Fabio. Sollevai il capo e trovai i suoi occhi dritti nei miei: ci guardammo per poco e ci abbandonammo ad un intenso bacio.

Sentivo le sue mani scorrere sulle mie natiche, accarezzarle’il respiro si era fatto più affannoso: conoscevamo entrambi il desiderio che era in noi! Spinsi il bacino contro il suo e sentii una piccola parte della sua eccitazione’lo volevo in me’non mi rendevo più conto di quanto stesse accadendo fuori: sentivo la mia vagina pulsare e grondare d’umori. Il sudore del caldo e dell’eccitazione faceva scivolare i nostri corpi, facilitando i movimenti: la simulazione del magnifico amplesso che bramavamo stava dando i suoi frutti’sollevai la gonna e gli imposi di tirare fuori il pene’eravamo entrambi in balia del sesso; nessuno dei due si rendeva conto del pericolo che correvamo’o forse no: lo sapevamo perfettamente e questo non faceva che accrescere il desiderio.

Presi quel membro turgido, dritto; scostai le mutandine e non riuscii a frenare il bisogno di godere: iniziai a masturbarlo. Strofinavo il glande congestionato sul clitoride eretto e gonfio’cercavo un orgasmo intenso, stimolata ancor più dalle espressioni di piacere di mio cugino: reclinava il capo, respirava affannosamente, mi guadava implorandomi di non fermare la mano, quella giovane mano che gli procurava tanto godimento ‘

Mi sollevai un po’ e, puntato quel cazzo nella mia vulva ormai presa dall’oblio, m’impalai con forza, levando un silenzioso urlo di piacere! Vedevo i suoi muscoli guizzare ad ogni spinta, sentivo sul sedere le mani dare ritmo ai movimenti con forza, cercavo la sua lingua nell’intento di succhiarla, lo sentivo affondare dentro di me e percepivo la sensazione del piacere proibito, dell’incesto’ Potevamo immaginare la macchina vista da fuori, in preda a strani sussulti e tremavamo al pensiero degli zii, che avrebbero potuto vedere tutto’ma non ci fermammo, continuammo la nostra trasgressione e con colpi decisi, sentendo distintamente i testicoli battere contro di me e quel grosso pene scivolare all’interno della vagina, venimmo, gemendo sommessamente, abbandonandoci l’uno sull’altro, con i corpi madidi di sudore’

Quando mi staccai da lui, non contento di avermi riempito la fica del suo sperma bollente, scese col viso tra le mie gambe, risucchiando tutto il suo succo, assestandomi colpi superbi con la lingua vogliosa, assaporando tutto il gusto dei nostri umori mischiati’muovevo ancora il bacino come se mi stesse fottendo; con gli occhi chiusi respiravo quell’aria soffocante, impregnata dell’odore dei nostri sessi’e con pensieri osceni nella mente e col viso sconvolto dagli orgasmi e col respiro affannato dal piacere, venni ancora ringraziando il mio giovane amante, bramosa della sua lingua, ricca di sapori acri e inebrianti’

Restammo stretti ancora, fino a quando gli zii non tornarono in macchina, ben contenti di trovarci svegli e con due bei panini ed una coca fresca, che ci fece tornare (per poco) alla normalità.

Mio cugino ed io avevamo superato la soglia della normalità, abbandonando ogni formale ritegno’.

Mai e poi mai avrei creduto di poter avere una storia così folle’io, così giovane, tanto che i miei genitori pensavano giocassi ancora con le bambole; io, che avevo scoperto tanto presto il sesso e tutte le bellezze che esso ha con sé; io, Mirena’mi ritrovai complice, artefice, padrona dei sensi di mio cugino’

Non so dirvi bene per quale assurdo motivo, o per quale perversione, fosse nato questo gioco: il nostro primo incontro era certamente nato dall’istinto, l’impulso che ti prende la mente, la attanaglia…che non ti permette di scindere il giusto dall’errato…Stavamo sbagliando tutto?!

Il dubbio ci prese. Fabio per un po’ preferì ignorarmi e i miei zii credettero alla balla dello screzio’non potevano neppure immaginare quali oscuri atti e quali peccaminosi pensieri si celassero dietro le nostre menti pensierose.

La cosa che complicava tutto era che, come tutti gli anni, Fabio ed io dormivamo nella stessa stanza, con i letti vicini’e se questo ci aveva fortemente ispirato nelle notti insonni per il caldo e l’eccitazione, certo ora ci opprimeva allo stremo.

Una mattina mi alzai presto e notai che Fabio non era nel suo letto: questo era fatto, ben custodito; di lui nemmeno una traccia’non dissi nulla agli zii, per paura di creare litigi e fastidiose discussioni: avevo ben altro da risolvere!!

Uscii. Mi ritrovai a vagare per la città senza una meta precisa, senza un’idea di dove stessi andando. Solo il cuore mi guidava: mi sentivo come in estasi e lasciavo che le mie gambe mi portassero dove sapevano’dopo un’ora di cammino, sotto il sole che si faceva sempre più cocente, con la fronte sudata, i capelli raccolti dietro la nuca e le goccioline d’umori che scendevano dietro al collo, mi ritrovai dalla parte opposta della località marittima in questione. C’era un pontile e molte barchette attraccate. Ora avevo l’immagine chiara di dove fosse Fabio: sapevo esattamente dove trovarlo.

Da piccoli, di nascosto dai nostri genitori, venivamo spesso fin qui a chiacchierare e a prendere il sole, lontani dallo sguardo inquisitorio dei vicini d’ombrellone’ricordo che proprio dietro allo scoglio sulla destra, in una piccola insenatura, della spiaggia, Fabio mi convinse a prendere il sole in topless’mi vergognavo da matti: come poteva chiedermi di spogliarmi di fronte a lui? Di mostrare i miei seni ai suoi occhi? Ma lui, con la voce calda che fin da piccolo sapeva impostare al momento propizio, venne alle mie spalle e, con un gesto semplice e delicato, sganciò il mio reggiseno, lasciandolo scivolare sulla pelle morbida’ricordo i brividi che mi percorsero la schiena al contatto col suo petto e l’emozione nel liberare i miei ancora piccoli e ingenui seni, mai sfiorati dalla luce del sole, né, tanto meno, dalle mani di un uomo’

Mentre seguivo questi pensieri m’indirizzai come un automa verso l’insenatura: Fabio doveva essere là.

Lo trovai accoccolato sul telo, sonnecchiante, con le sue splendide forme baciate da quei raggi mattutini’mi avvicinai a lui: sapevo che non mi voleva accanto a sé, per questo si era alzato mentre io ancora dormivo!

Ero stanca di questa situazione, non potevo pensare di dover trascorrere ancora due mesi con questa angoscia, con l’impossibilità di parlare, di aprirmi a lui’ avevo bisogno di spiegazioni!

Non si era accorto della mia presenza ed io mi accostai a lui piano, con dolcezza. Passai una mano sul suo capo e scesi sulle spalle. Si destò. Mi guardò senza parlare’i suoi occhi parlavano chiaro, mi parlavano al cuore. Capii che aveva pensato a lungo alla nostra condizione, agli incesti consumati nella sua casa paterna, nella macchina’alle complicazioni che questi avrebbero portato tra noi, con i genitori, con i nostri fidanzati’tutto terribilmente strano e assurdo.

Si sollevò e mi guardò fissa negli occhi. I capelli spettinati dalla brezza mattutina rendevano il suo sguardo sensuale: lo desideravo con tutta me stessa! Accostai le mie labbra al suo volto e lo sfiorai con delicatezza’quel luogo e i ricordi ad esso legati mi riportavano all’infanzia, ai giochi, ai castelli di sabbia’alle prime attenzioni, alle carezze’un istinto prepotente m’indusse ad abbracciarlo, a stringerlo forte, per trovare quella sicurezza che ormai era venuta meno. Sentii allora le sue braccia chiudersi intorno alla mia vita, le sue mani risalire verso le spalle’era quello che più desideravo: amore, dolcezza. Non m’importava della trasgressione! Non parlò: mi accarezzò il viso e lo accostò al suo; poi, con una dolcezza inaudita, prese a baciarlo ovunque’la fronte, gli occhi, la punta del naso, le guance, le tempie’e ancora e ancora’le labbra’giunsi al contatto delle sua lingua con la mia e fu come una pace ritrovata’disse solo:” ti desidero'”. Non c’era altro da aggiungere!

Fece scivolare le sue mani forti sul mio corpo esile, accarezzò ogni luogo: mi sentivo sua!

Nel profondo avvertii il desiderio crescere. Mi lascia andare sulla sabbia: era lui a condurre il gioco e lo lasciai fare, non m’intromisi in alcun modo!

Sfilò dolcemente il mio vestitino e, mentre lo faceva scendere, passava la lingua millimetro per millimetro’scostò piano il costume: i capezzoli erano già turgidi tanta era l’emozione! Prese a succhiarli dapprima con dolcezza, poi, sempre con maggiore vigore, forza’l’eccitazione saliva e i nostri corpi si trovarono presto aggrovigliati come durante una lotta, in cui si vince in due. Mordicchiava la punta, mentre con una mano strizzava la mammella’

Avevo brividi in tutto il corpo! Lui, steso sopra di me, si muoveva piano, impercettibile, ma ad ogni suo gesto, sentivo il suo sesso crescere, salire, farsi duro’conoscevo bene quella sensazione, ma ora era diverso: lui era parte di me!

Lo sentivo gemere, contraeva i suoi forti muscoli, provocando forti vibrazioni’cercai di sollevarmi. Lo feci stendere: volevo rendergli quelle stesse sensazioni!

La mia lingua roteava sui suoi capezzoli, messi in evidenza dalla contrazione dei pettorali’niente di più seducente si poteva offrire ai miei occhi’continua a scendere, più giù, in basso… fino a quel tenero ombelico, dalla forma perfetta’ lo leccavo, piano con dolcezza, senza alcuna fretta’avevo tutto il tempo per prendermi quello che c’era da prendere’ la gioia crebbe di più quando avvertii che Fabio muoveva il bacino, simulando un malizioso amplesso con il mio seno: aveva tirato fuori il pene ed io lo avevo lasciato fare’ora lo muoveva tra le mie tette con passionalità, godendosi ogni gesto; strinsi il seno intorno a lui e leccai avidamente le vene del pube’seguendo il loro corso giunsi fino alla base del suo grosso e turgido membro, che attendeva con ansia le attenzioni della mia avida bocca’al primo tocco della mia lingua, Fabio contrasse i muscoli, spingendo dentro la punta’ lo masturbavo con i seni e con la bocca’era mio, solo mio’ dal profondo sentii il bisogno di essere penetrata da quel sesso’ cercai di sollevarmi, ma Fabio trattenne la mia testa e disse'”Ancora un po’!”‘

Lo guardai e lo vidi in preda al godimento sfrenato che solo un’abile bocca sa regalare’ Continuai ancora a succhiare, mordere, strizzare tra le labbra il bel pene familiare e presto avvertii i sintomi del suo orgasmo’mi fermai’non potevo permettere che venisse così: lo desideravo con tutta me stessa’

Mi stesi accanto a lui ed attesi che si fosse po’ calmato’non appena il respiro si fece più regolare, Fabio mi guardò fissa’si inginocchiò davanti a me, senza parlare: continua va a guardarmi’aveva superato ogni ritegno’con il pene eretto in vista, allargò con forza le mie gambe e, scostato il costume, m’infilò dentro la sua virilità’spinse fino in fondo’guardandomi negli occhi’ aveva acquisito un forte carisma su di me ed ora ero pronta a seguirlo nella folle corsa verso la cima del piacere’

Spingeva, spingeva piano, lentamente, ma molto a fondo: mi sentivo piena di lui, carne della mia carne’ il caro vecchio missionario emozionava profondamente i nostri corpi: la possibilità di continuare a guardarci negli occhi, per vedere fino a che punto si potesse arrivare con quella dolce tortura ci estasiava’

Spinse più forte, due tre quattro colpi che sembravano volermi sfondare’e poi, di nuovo piano’stringevo forte i muscoli vaginali: doveva sentire di essere mio!

Si sollevò da me’mi prese le gambe e le pose da un lato’non era uscito! Spingendo e aderendo al mio corpo, mi fece mettere carponi’si sedette sui talloni e mi fece accomodare su di lui; sentivo i testicoli sul clitoride’e lui lo sapeva quanto mi facesse morire tale stimolazione’si muoveva piano, perché io godessi di ogni spostamento di quelle piccole mele sotto di me’la penetrazione era totale ed io non capivo più ciò che era intorno a me. Sentivo che l’orgasmo stava arrivando ed era meglio prepararsi ad accoglierlo!

Fabio riprese a muoversi con formidabile decisione’dentro fuori, dentro fuori’colpi forti e possenti, colpi lenti e profondi’.passionalità e perversione’tutto riassumibile in un’unica parola: INCESTO!

Lo sentivo gemere, rantolare, godere fin dal profondo’era mio! Ed io ero la sua preda, la sua vittima’l’oggetto del suo desiderio!

I gemiti divennero urletti e gridolini: la sua voce calda mi riempiva l’anima’mi sembrava di sentire perfino il rumore dei nostri genitali che si contorcevano tra loro’e sotto: le onde che si infrangevano sulla spiaggia’i nostri colpi brillanti di sudore’il sole che scottava’il nulla!

Solo l’oblio dell’orgasmo’ continuavamo a muoverci’

Il mio bacino seguiva tutti i suoi movimenti: s’incontravano quando lui spingeva e si lasciavano subito dopo’entrava ed usciva entrava ed usciva’.senza tregua’.

La ragione non seguiva più tanto piacere’aveva lasciato spazio all’istinto animale’

Ed eccolo il piacere arrivare, con prepotenza: contemporaneamente ci stringemmo! Fabio cinse la mia vita e spinse con una forza che sembrava mi spaccasse’ma il piacere che ne provai, lo ripagò di tanto sforzo! Contrassi tutti i muscoli e lo trattenni dentro il più possibile: ad ogni getto di sperma, corrispondeva una sua contrazione’m aveva riempito’

Restammo stesi sul fianco’lui ancora dentro di me, finché il pene tornò alla normalità’raccolse allora con una mano i nostri umori grondanti dalla vulva e li portò alla mia bocca’leccai la sua mano che sapeva di noi’.

Ci baciammo ancora e restammo lì, nudi, abbandonati sulla sabbia, perpetrando quel gesto fino all’ultima goccia: ora sapevo che, per lui, ciò significava diventare tutt’uno ed era ciò che entrambi volevamo’

E così il tempo passava’Fabio ed io eravamo ormai una cosa sola: un’anima, un sangue, una sola carne’ godevamo della nostra situazione e continuavamo a celarla a chiunque, poiché nessuno avrebbe mai potuto comprendere quello che era nato tra noi.

Un sentimento bello, fresco pulito, anche se il senso comune avrebbe di certo urlato allo scandalo se avesse saputo! Eravamo felici, gioiosi’due innamoratini alle prime armi, due giovani amanti appassionati e gaudenti ‘ Il mare era diventato l’alcova, la spiaggia, la pineta: ogni luogo poteva andare bene per trascorrere delle ore beate. Il Nirvana era alle porte ogni volta che eravamo insieme.

Tutto perfetto’forse troppo. Un equilibrio nato da una serie d’incesti non poteva certo durare a lungo’

Fabio chiedeva sempre di più, sempre di più: non riuscivo a capire quello che volesse! Solo sesso? O anche la mia mente e i miei sentimenti avevano un valore? Sembrava che ragionasse solo con i testicoli’non capivo dove fosse finito l’amante di qualche settimana prima! Tanto amore aveva caratterizzato i nostri primi incontri, ma ora? Che dire? Mi stava sempre dietro, ovunque andassi, lui era lì: si avvicinava con sensualità, con bramosia’ mi afferrava, mi prendeva, mi baciava con forza’non sentivo l’amore’sentivo solo il suo corpo che si strofinava su di me’mi voleva in ogni modo, senza ritegno, senza tregua.

A volte si avvicinava da dietro, senza farsi sentire’tutt’un tratto mi assaliva: m’afferrava la vita, spingeva le mani sul seno, lo stringeva forte. Con una mano scendeva tra le mie gambe e mi toccava, senza spogliarmi: mi stringeva i fianchi e spingeva la sua virilità sul mio sedere, presentando il vigore del suo giovane membro, voglioso di un rapporto, desideroso di metterlo fino in fondo alla mia vagina, senza pietà.

Sebbene m’infastidisse questo modo di fare, senza alcun sentimento, da ninfomane puro, non opponevo alcuna resistenza: godevo di quella brutalità, di quel desiderio! Sentivo una forte voglia crescere dentro’ iniziavo presto a bagnarmi’i miei umori bagnavano la biancheria, o il costume, fino a diventare evidenti sotto le sue abili mani.

A quel punto non resisteva neppure lui: spostava quel tanto lo slip, per poi affondare con ingordigia la dita nella mia femminilità! Spingeva fin dove era possibile’ ed io gemevo! Il respiro si faceva affannoso, caldo; le labbra diventavano rosse, sporgenti, alla ricerca di qualcosa da baciare, o magari, da succhiare, da leccare, da stringere con forza’ la gola si seccava e, improvvisamente, una forte sete mi cresceva dentro: era sete di quel caldo getto, che apparteneva al mio dolce cuginetto! Il suo sperma che inondava la mia gola, scendeva piano, rinfrescando la mia bocca’inebriando la mente, lasciandola cullarsi nella sottile perversione’ l’unica realtà era la necessità di godere. Avevamo entrambi bisogno d’orgasmi dopo orgasmi! Avevamo raggiunto una buona media: almeno tre al giorno’se si considera che lo facevamo ogni giorno’diventavano tanti tanti’eppure non eravamo mai stanchi.

O meglio’a dire al verità un po’ di stanchezza la sentivo: il mio corpo era saturo, non riuscivo più a contenere tanto piacere e devo ammettere che quel pene che tanto mi aveva fatto sognare nei primi tempi, ora dava quasi fastidio!

Era davvero troppo: non perché non avessi voglia di sesso (quella non mi passava mai!), ma perché mi aveva precluso amicizie, spassi, divertimenti’per non parlare poi del “rimorchio”: come facevo a rimorchiare nuovi amori se Fabio si strusciava sempre contro di me?!

Ammettiamo pure che il sesso mi sarebbe dovuto bastare, ma non è così: avevo voglia di pene, ma non del suo!

Una sera decisi di lasciarlo da parte ed uscii sola con un paio d’amiche: Molly e Giusy erano due ragazze come me, sempre in cerca di bei ragazzi da traviare! Le nostre avventure di sesso senza amore erano ormai storiche: da anni ci destreggiavamo tra il sesso forte! Eravamo passate dalla gavetta del bacetto sulle labbra, alla “pomiciata”, alla “paccata” (o al petting, che dir si voglia!), fino ad arrivare al primo orgasmo vero, unico, inimitabile!

C’incontrammo al solito bar e finimmo gli ultimi ritocchi: tacchi altissimi, gonne micro, magliette strech’ gambe abbronzatissime, seno prosperoso’capelli leggermente raccolti’ ed una biancheria tutta da mostrare! Mi ero eccitata al solo indossarla!

Mentre camminavamo per raggiungere il luogo prescelto, molti uomini d’ogni età si voltarono per fare complimenti a noi e alle nostre mamme, che ci avevano fatte con tanto amore! La mia parte più femminile si sentiva in parte appagata, ma non le bastava: avevo voglia di un uomo che non fosse Fabio!

Il desiderio era quello di trovare un uomo adulto, maturo’non il solito giovanotto sfigato’ volevo un uomo bello e prestante. Non m’interessava se avesse famiglia, o fidanzata o figlia a carico: volevo solo scopare una notte!

Mi prenderete per una bestia, per una maiala, ma dovete capire che anche le donne, anche quelle giovanissime, hanno a volte dei desideri irrefrenabili, un istinto animale che ti prende tra le gambe e non ti lascia, finché non è stato saziato!

Ebbene quella notte sentivo proprio questo forte bisogno.

Entrate nella splendida discoteca all’aperto, ci mettemmo subito in cerca. Mi accostai al bancone del bar, cercando qualcosa di fresco e un po’ alcolico, quando qualcuno da dietro ordinò due Martini dry: “Per me e per la signorina!”‘

Mi voltai, osservando attentamente il galantuomo: un bel ragazzo, sui trent’anni, mediterraneo, muscoloso, abbronzato, possente’un volto familiare’chi era?? Iniziammo a parlare della serata non troppo “edificante”: a quanto pare eravamo lì per lo stesso scopo’ che fortuna esserci incontrati!

Alex era un istruttore di nuoto, che si trovava al mare per lavoro’ aveva trentadue anni ed era bellissimo’ Proprio il rubacuori da mare’

Alla domanda: “E tu quanti anni hai?”, non potei fare a meno di glissare velocemente con un: ” Qualcuno in meno di te!”‘sorrisino malizioso, occhio ammiccante!

Lieve sollevamento della gonna che già lasciava intravedere tutto’sentii distintamente il suo sguardo che accarezzava le mie gambe ed un leggero brivido mi attraversò la schiena. Il più era fatto: orami bastavano pochi colpi, per stendere la preda’

Salutai con orgoglio le mie care amichette, cui la serata aveva riservato ben poche sorprese, e mi avviai con il mio uomo verso una casa sul mare. Mi spiegò che quella era la sua dimora per il resto dell’estate e che gli era stata messa a disposizione dai suoi “datori di lavoro” ‘ ero sicura di conoscerlo, ma chi poteva essere questo Alex? Non avevo molte informazioni, ma per quella notte mi sarebbero bastate!

Ci sedemmo sulla veranda e con un fresco drink, dal sapore leggermente fruttato, iniziammo a scambiarci delle attenzioni particolari, molto particolari. Alex seguì con un dito il profilo del mio seno, provocando dei forti brividi sulla mia schiena. Mi abbandonai a quelle coccole e mi recai piano verso la sponda della veranda, appoggiandomi con le mani, reclinando il capo di lato, finché non sentii le sue mani sulla vita e le sue calde labbra sul collo scoperto’ le mani salirono, raggiungendo il seno già gonfio, sensuale: lui lo strinse nel palmo, come in una coppa di champagne’ mi leccava piano dietro le orecchie, regalandomi a tratti della sensazioni forti.

Massaggiava con maestria il seno e lo scopriva lentamente del leggero tessuto che lo racchiudeva: sentivo il desiderio crescere in me’avrei voluto che mi prendesse subito, lì’

Strinsi i suoi durissimi glutei tra le mani e lo avvicinai ancora di più al mio sedere: volevo che si strofinasse a me, per riuscire a stimolare i punti adatti con movimenti sapienti e adeguati!

Trovai un membro duro ed eretto a contatto il mio sederino: lo sentii gemere a quel contatto. Ero certa che mi volesse! E anche io non avrei resistito a lungo’

Una sua mano scese tra le mie gambe, regalandomi un sussulto’mi aprii subito a lui: allargai leggermente le gambe e gli lasciai scostare il perizoma. Con delicatezza prese a masturbarmi con quelle mani possenti, forti; mi trovò bagnata e non esitò ad inserire ancora un dito al mio interno: lo accolsi subito con un gemito di piacere’

Piano sfilò le dita, con rantolo di disapprovazione da parte mia’risalì fino all’elastico e lasciò scivolare il perizoma lungo le mie gambe’ ero pronta ad assecondarlo, qualsiasi cosa mi avesse voluto fare!

Mi fece volgere verso di lui e mi baciò con forza, guardandomi negli occhi. Mi accomodai sulla balaustra e lui s’inginocchiò subito di fronte a me: iniziò a leccarmi con vigore, con forza, mordendo piano il clitoride, assaporando il mio sapore’ muovevo il bacino, seguendo ogni sua mossa della lingua’sentivo già il piacere crescere, l’orgasmo farsi strada nella mia testa’

Quando mia accorsi di essere sull’orlo, lo pregai di fermarsi, ma lui continuò: non mi lasciò scelta e venni nella sua bocca, con la sua lingua che leccava ogni mia secrezione’ ebbi un lungo orgasmo, finché lui leccava, io continuai a godere, gemere. Dovetti stringere la sua testa tra le gambe per farlo smettere: mi sembrava di morire, la testa mi scoppiava e anche il clitoride sembrava voler esplodere’

Si fermò, sollevandosi da me, con il volto rosso, mi strinse tra le braccia tanto ero stremata e mi baciò con foga: assaporai ancora una volta il mio sapore dalla bocca di un uomo’di uno sconosciuto’ l’idea mi stava facendo nuovamente bagnare’

Aderì al mio corpo con il suo bacino e lo lasciai fare tanto era il desiderio di averlo dentro di me. Non riuscivo neppure a pensare alle precauzioni da prendere tanto ero eccitata’per fortuna lui era ancora un po’ lucido! Estrasse dalla tasca un preservativo e mi disse con voce ferma: “Mettimelo!”.

Sbottonai i pantaloni e abbassai la cerniera. Estrassi quel membro duro e forte, dritto che puntava alla mia vagina vogliosa’ mi sbrigai a sistemarlo ‘.non potevo attendere oltre: lo afferrai e lo puntai contro di me.

Lo spinsi dentro e lasciai che mi aprisse nuovamente: una penetrazione lunga, lentissima, piena di piacere’ mi tenni con le mani alla balaustra e presi a muovermi su di lui con perizia.

Alex mi prese i fianchi: voleva scoparmi! Mi affondava dei colpi netti, distinti, brevi e lenti’ mi baciava, le nostre lingue guizzavano, si incontravano, si aggrovigliavano’lo vedevo godere, lo sentivo gemere, sentivo il suo corpo fremere’un uomo adulto godeva di me!!

Continuammo la nostra danza di sesso per poco tempo: Alex entrava ed usciva da me sempre più velocemente, rantolando sempre più forte’finché strinse forte i miei glutei e mi spaccò in due con colpi violenti: mi sentii piena fino alle viscere! L’orgasmo mi prese con forza, quasi con violenza.

Ci stringemmo: rimase dentro di me finché il respiro non tornò calmo’

Mi chiese ancora una volta quanti anni avessi’dissi solo “troppi meno di te!”‘

Sorrise e compresi che aveva capito perfettamente il concetto. Si accontentò, non chiese oltre’ per quella notte ci eravamo scambiati le informazioni più opportune’

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