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Racconti Erotici Etero

Non desiderare la donna d’altri

By 29 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Il dolore era infinitamente piccolo in confronto al piacere che quella ragazza mi stava regalando.

Le unghie che scavavano dentro la mia pelle, nel momento dell’amplesso, erano solamente un diritto del corpo, un segnale di passione perpetuato tramite le sue affusolate unghie.

Guardavo i nostri corpi avvinghiati, animalescamente scattanti, sudati dalla battaglia che stavamo combattendo.

I vestiti, sparsi per la stanza, erano la dimostrazione della guerra cruenta.

Lo specchio era il mio doppio occhio; mi permetteva di vedere il suo viso riflesso.

La stavo scopando da tergo, come uno stallone impazzito, mordevo il suo collo e le mie mani erano sui suoi seni: io in piedi, lei piegata sul divano e lo specchio della sala a fare da cornice.

Vedevo i suoi occhi che luccicavano, una luce felina che si propagava e si scontrava con i miei occhi pieni di desiderio.

Ci scambiavamo parole mai pronunciate’

Il mio sesso, completamente immerso dentro il suo caldo rifugio, aspettava le contrazioni delle natiche.

I suoi fianchi sinuosi ballavano una danza del ventre attorno al mio membro e la stretta dei muscoli vaginali erano un delirio costante per il mio piacere.

‘ Avrei voluto conoscerti venti anni fa, se ti avessi conosciuta prima, adesso sarebbe tutto diverso”

Quelle parole erano la verità dei miei pensieri, trasformata in voce in quel momento di disperazione sessuale.

Mesi d’incontri segreti avevano trasformato un gioco della seduzione in un amore profondo.

Quello che doveva essere solo una buona scopata, si era trasformato in un legame intenso, sofferto.

‘ Mi piace scopare con te’stare al caldo della tua fica’riempirti del mio sperma’sentirti venire”

Guardavo il suo viso riflesso nello specchio e percepivo il suo piacere a quelle parole.

Il suo sguardo, sempre più perso con l’avvicinarsi del piacere, rimaneva fisso sullo specchio.

Più le dicevo del mio amore, più lei spingeva indietro il suo bacino.

In silenzio, rispondeva alle mie parole con i movimenti del suo corpo.

Le sue mani tese sui pomoli del divano spingevano decise il suo corpo contro il mio cazzo agognante dei suoi umori.

I testicoli sbattevano contro i suoi glutei e la scossa che mi provocava quel contatto era linfa vitale per le emozioni del mio cervello.

Sentivo le vene del mio sesso strette dalla sua calda carne e mi sentivo perso tra quei flutti vaginali

‘ Sei stupenda”

Mi sembrava impossibile riaprire gli occhi e vedere che stavo scopando la moglie di mio fratello, ma la verità era li, davanti a quello specchio.

Io che profanavo il suo corpo con il massimo del piacere e, dentro, il dolore dell’incestuoso tradimento perpetrato verso la carne della mia carne.

Sin dalla prima volta che ci avevano presentati avevo sentito attrazione per lei ed ero sicuro che la cosa fosse reciproca, ma i sentimenti fraterni erano un vincolo che aveva resistito per anni, sommergendo i desideri e le passioni.

Il tempo e la distanza avevano sopito la passione, ma la verità col tempo viene a galla’

Un giorno come un altro, incontrandola per strada, senza motivi o parole, la feci salire sulla mia macchina e la portai nel mio talamo.

Lei non disse niente, sapeva che doveva succedere, non combatté, ne resistette: come se fosse la mia donna da sempre, salì sulla vettura e reclinò la testa sulle mie spalle.

Mi sembrava di sentire esplodere il cuore’ un rumore pazzesco dentro la mia testa.

Il respiro ansimante: la paura del momento, il silenzio dell’imbarazzo’

La mano toccava i suoi capelli neri e giocava accarezzandoli per poi arrivare sul collo e furtivamente accarezzava la sua pelle.

‘ Doveva succedere’lo sai”

Le dissi quella frase per convincere lei, e soprattutto me, che quello che stava succedendo era giusto.

La mia coscienza cercava appigli per non aprire quella porta oltre alla quale tutto sarebbe stato sbagliato, ma niente e nessuno intervenne a spezzare quel momento di pazzia sentimentale.

La presi in braccio, come uno sposino novello, la strinsi a me e guardandola negli occhi, le dissi:

‘ Ti voglio’come non ho mai voluto nessuna”

Lei non disse niente.

Ancora una volta, il suo silenzio fu il suo modo di dirmi che tutto era lecito in quell’immoralità.

Si strinse forte al mio petto, si fece piccola e lasciò che la porta si spalancasse.

Sentivo per la prima volta il suo seno toccare il mio corpo: il suo cuore che batteva impazzito era l’unico contatto con la realtà.

Per la prima volta potevo accarezzare il suo viso, le sue labbra.

Un bacio atteso una vita.

Gli occhi chiusi per scacciare i sensi di colpa.

Scambi di lingua, di saliva, la sensazione di conoscerla da sempre’

I seni, liberi da ogni vincolo, si ergevano trionfanti.

Smisi di baciarla per scendere a sentire quei capezzoli tesi.

Leggeri morsi, piccoli sospiri, gemiti strozzati.

Le sue mani intrise dei miei capelli’

Le sue cosce divaricate’ sempre più indifese.

Frasi sconnesse, illogiche come quel rapporto’

‘ Prendimi’Ti prego’prendimi”

Dimentichi di tutto, lasciammo liberi i nostri istinti e ci amammo senza pensare al domani.

Cominciammo a scoprire i nostri piaceri, i nostri desideri.

I minuti divennero ore.

Il buio ci trovò ancora ansimanti e affamati di noi.

Con la lucidità del distacco imminente tornarono anche i sensi di colpa, i tentativi futili di fermare quella tempesta crescente’

In quello specchio rivedevo la nostra storia.

In quella visione erotica, famelicamente passionale, mi odiavo per quello che avevo fatto, ma nello stesso tempo, mi perdevo in lei.

Le sue spinte sul mio sesso avevano sortito il loro effetto e, mentre il mio sperma riempiva il suo corpo, ancora una volta mi ritrovai a dirle:

‘ Ti amo”
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