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Racconti Erotici Etero

Notti tropicali

By 26 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

L’aria della notte tropicale &egrave elettrizzante, una piccola scarica elettrica attraversa tutto il corpo ad ogni respiro. Eccitante &egrave forse il termine adatto, sarà merito dei profumi che porta con se, il calore che la permea, anche quando non fa proprio caldo, svela il luogo a clima tropicale in cui ci si trova. E’ la seconda notte di vacanza sul isola Dominicana, la prima &egrave servita per riposare dalle fatiche del viaggio e per preparasi al primo giorno in spiaggia. Ho la pelle che mi ricorda l’esposizione al sole della giornata, malgrado non sia stata tirchia ed abbia abusato sia della crema solare, sia di quella idratante dopo la doccia. Io e Federica stiamo facendo due passi, siamo appena uscite dal ristorante e smaltiamo un po’ la pancia piena, mentre ci dirigiamo lentamente verso il bar centrale del villaggio, il più grande, nello stesso stabile in cui si trova la reception, costruito in stile tropicale, come se fosse una enorme capanna con tetto di fronde di palma. Passeggiamo lentamente e commentiamo la bellezza della natura che si può osservare, nelle aiuole del immenso giardino in cui &egrave immerso il villaggio. Siamo vestite leggere, come in estate sul nostro litorale, la cosa bella &egrave che lo stiamo facendo a Febbraio e, anche se non siamo novizie ai tropici, &egrave un risvolto che riempie sempre di contentezza. Ci beviamo un caff&egrave sedute ad un tavolo nella gigantesca hall, passiamo una mezz’oretta chiacchierando fra noi, la nostra metà &egrave la discoteca del villaggio, molti di quelli che erano sul nostro stesso aereo ci sono già andati, ma noi siamo abituate diversamente, le nostre serate danzanti non iniziano mai prima di mezzanotte e quindi, ormai siamo più che navigate nel vivere il tempo fra il dopo cena e la discoteca.
Entriamo nell’ampia sala della discoteca in penombra, la musica non &egrave martellante come da noi, il volume non &egrave basso, ma molto più accettabile in termine di decibel, il tipo di musica poi, &egrave come essere immersi in una serata danzante a tema latino americano, il merengue la fa da padrone. In pista aitanti ragazzi creoli, intrattengono babbione straniere, le belle ragazze creole lo fanno con gli uomini, incredibile quanto siano belli gli indigeni, anche quando non lo sono fisicamente, sono talmente solari, che non appaiono mai brutti. Ci sediamo su due sgabelli attigui al bancone del bar, stando attente a non far salire troppo le minigonne, ordiniamo due cocktail dal nome impronunciabile a base di frutta tropicale e rhum, il zelante barista c’&egrave li serve nel classico bicchiere gigantesco, dai colori sgargianti, con cannucce lunghissime e una sgargiante decorazione di frutta ed ombrellini. Ridiamo prima di assaggiarne il contenuto, un cocktail così &egrave roba da bordo piscina, non certo da discoteca, dove per muoversi con un bicchiere simile in mano, bisogna farsi aiutare da una squadra di bodyguard. L’ora comincia a farsi tarda e le coppie di babbioni, soprattutto i tedeschi, cominciano ad allontanarsi verso le loro camere, lasciando spazio ai più giovani ed ai single, gli animatori cominciano ad essere più liberi dal loro lavoro, pochi minuti e ne abbiamo attorno una decina che ci chiedono di ballare, ma soprattutto attaccano discorso. Ridono e scherzano con noi, ci prendono in giro per la pelle arrossata, mostrandoci la loro abbronzatura, invisibile ai nostri occhi poco allenati, del resto la loro pelle &egrave già scura. Antonio, un ragazzo bellissimo e prestante, mi prende per mano e mi conduce in pista, &egrave l’unico che non me lo ha chiesto, mi ci ha semplicemente tirato, dimostrando di essere molto sicuro di se, oltre che bello. Porta i capelli completamente rasati, si vede anche se la testa &egrave coperta da una bandana dalla fantasia sgargiante, &egrave molto alto, sfiora sicuramente il metro e novanta, indossa una canotta da giocatore di basket, che gli mette in evidenza le spalle larghe ed i pettorali definiti, oltre alle braccia muscolose, ed un paio di pantaloni di una tuta in acetato. Malgrado la differenza di altezza sostanziale, riesce ad adattarsi bene, si piega leggermente sulle ginocchia ed infila una coscia fra le mie, mentre mi tiene il braccio sinistro stretto attorno al fianco e con il destro sorregge alta la mia mano. Cominciamo il sinuoso movimento di anche e la mia patatina, protetta solo dal sottile tessuto del perizoma, comincia a strusciare sul suo quadricipite, duro come il marmo, contratto dalla posizione che ha assunto. Ho le gambe leggermente divaricate e la posizione in cui balliamo, unita alla frenesia dei movimenti, provoca scariche di piacere nel mio corpo, un ballo sensuale ed eccitante, chiaro riferimento al sesso, che rapisce subito, proprio come le note della musica che lo guidano. Il ragazzo &egrave bravissimo a condurmi, certo &egrave il suo lavoro, ma ballare con lui &egrave diverso dal farlo con un maestro di balli latino americani in Italia, sarà l’aria, sarà il suo meraviglioso aspetto indigeno, chissà, il fatto &egrave che tutto sembra più divertente, magico, eccitante. Balliamo per una mezz’ora buona senza sosta, passiamo da una musica all’altra senza che neanche mi renda conto, continuando a strusciarci l’uno sull’altra. Ogni tanto mi fa fare un paio di piroette, per me sono un tocca sana, perché man mano che il ballo continua, il movimento comincia ad assumere sempre più i connotati di una vera e propria masturbazione, staccarmi da lui mi fa tirare un sospiro di sollievo, ma ormai sono partita, il calore sta progressivamente e paurosamente aumentando al basso ventre, invadendomi tutto il corpo. La notte tropicale non &egrave caldissima, ma l’interno della discoteca lo &egrave diventato eccome, mi sento sempre più accaldata ed il motivo &egrave l’eccitazione che mi permea, ma non sono la sola, anche Antonio sta sudando, gli odori dei nostri corpi si spandono attorno a noi e l’effetto &egrave afrodisiaco, il grosso bozzo che ho percepito fino ad ora contro al fianco sinistro e su parte della coscia, adesso sembra cominciare a prendere consistenza. Mi sento il volto in fiamme, ho paura che il perizoma adesso non trattenga più la mia eccitazione, immagino la figuraccia che farei a lasciare un alone umidiccio e viscido sul tessuto di acetato dei pantaloni di Antonio, gli metto una mano sul petto e lo allontano, mentre mi appoggio la destra sul cuore ed inspiro platealmente, per fargli capire che sono stanca e voglio fermarmi. Antonio si rimette eretto e mi guarda sorridente, mi prende per mano e mi riporta allo sgabello vicino al bancone del bar, da dove mi aveva trascinato in pista, il mio cocktail &egrave ancora li, il contenuto &egrave aumentato per merito dello scioglimento del ghiaccio, mi siedo e ne prendo un lungo sorso, l’effetto &egrave leggermente dissetante e rinfrescante, anche se il gusto ormai &egrave sciapo.
Antonio siede sullo sgabello che era stato di Federica ed ordina da bere al barista, che gli riempie un bicchiere di coca e glielo mette davanti, senza tanti fronzoli.
‘Devo riprendere fiato…’, ansimo, senza dovermi avvicinare troppo al orecchio del mio compagno di ballo, incredibile, in discoteca da noi, non sarebbe mai riuscito a sentirmi.
‘Fai con comodo… fa caldo, eh?’, mi risponde in un italiano quasi perfetto, rispondo con un sorriso e prendo un altro sorso dal bicchiere, ormai il cocktail fa proprio schifo, con un gesto della mano chiamo il barista e gli chiedo pure io una coca, a me la serve con ghiaccio ed una scorza di limone. Mi poggia il bicchiere davanti, mentre mi sento spingere su un fianco, mi volto verso Federica, sembra ancora più accaldata ed ansante di me. Dietro di lei un ragazzo creolo le tiene un braccio sul fianco, meno prestante di Antonio, ma anche lui molto bello.
‘La prendi anche a me una coca?’, strilla Federica, evidentemente non si &egrave adattata ai decibel più umani della discoteca in cui siamo. Faccio cenno al barista di servirci un’altra coca, il ragazzo che &egrave con lei fa da solo.
‘Cazzo Fede… sei stravolta!’, le dico in un orecchio.
‘Ily… se continuavo ancora un minuto, venivo!’, ribatte ridendo.
‘Si… anche io… ho smesso per non bagnargli la tuta…’, replico, ridendo di rimando. Prendo in mano il bicchiere e mi alzo dallo sgabello, malgrado mi facciano un po’ male i piedi.
‘Usciamo a prendere un po’ d’aria?’, chiedo a Federica, lei prende in mano il suo bicchiere ed annuisce, mi giro verso Antonio e gli faccio un sorriso che suona più come un invito che come un congedo, lui prende il suo bicchiere e mi cinge un fianco, ci incamminiamo verso l’uscita, mentre Federica ed il suo amico ci seguono.
Usciamo all’aperto, appena fuori mi riempio i polmoni con l’aria elettrica della notte tropicale, fuori l’aria &egrave un po’ più fresca, ma non &egrave la temperatura esterna che influenza la mia temperatura corporea, in effetti il calore &egrave calato quando ho posto fine alla danza. Ci incamminiamo lungo un vialetto secondario a quello che porta in discoteca, mi ci ha condotto Antonio, stringendomi il braccio attorno al fianco, conduce lui con la sicurezza che ha ostentato fin dall’inizio. Federica e l’altro ci seguono, in effetti non c’&egrave nessuno che passeggia su questo vialetto, comunque illuminato come quello principale, camminiamo con passo abbastanza spedito, arriviamo ad una intersezione e svoltiamo a destra, il vialetto qui &egrave meno illuminato, due siepi abbastanza alte lo delimitano ai lati, mentre il terreno non &egrave più asfaltato, adesso stiamo camminando sulla sabbia. Percorriamo una leggera curva a destra, quando torniamo sul dritto, si vedono i riflessi della luna sul mare, alla fine del vialetto arriviamo in spiaggia, siamo lontani dal punto in cui siamo state io e Federica per tutto il giorno, c’&egrave un bar fatto a capanna circolare, Antonio ci conduce li, mentre io comincio a provare fastidio per la sabbia fine che mi entra nei sandali, oltre al fatto che il tacco mi sprofonda e cammino male. Il bar &egrave chiuso naturalmente, noi sediamo sugli sgabelli in legno piantati nella sabbia, io ed Antonio sul lato mare, gli altri due non ci hanno raggiunto, sento una risatina da oca di Federica ed immagino che si siano seduti sul lato opposto. Ci sediamo rivolti ad osservare il mare, con le spalle verso il bar, il cuore mi batte forte, sono un po’ combattuta, sono eccitata ed ho una gran voglia di fare sesso con il mio compagni di danza, ma allo stesso tempo, non so se &egrave un bene farsi vedere troppo facili dal personale del villaggio.
‘E’ stupendo!’, dico con un filo di voce, osservando la luna che si riflette sul mare, creando un’autostrada di luce sulla superficie increspata, mentre la leggera brezza comincia ad asciugarmi addosso il sudore ed a provocarmi brividi di freddo.
‘Tu sei stupenda!’, ribatte Antonio prendendomi la mano fra le sue, nella luce della luna, adesso appare bellissimo, i grandi occhi nocciola sembrano scintillanti, mi guarda intensamente ed io mi sciolgo come neve al sole, il suo viso si avvicina al mio ed io non mi allontano, le nostre labbra si sfiorano, si toccano, quindi si schiudono e le nostre lingue cominciano a danzare, rincorrendosi l’un l’altra all’interno delle bocche, si alza in piedi e mi stringe con forza contro di lui, la sua erezione contro il mio ventre &egrave una scossa elettrica di piacere che mi arriva al cervello. Il bacio che ci scambiamo &egrave lunghissimo, mi toglie il fiato e sono costretta a scostarlo da me per rifiatare, ci scambiamo uno sguardo languido, che comunica reciprocamente tutta la voglia che abbiamo l’una dell’altro. Mi sfiora un ultimo flebile pensiero di tirarmi indietro, ma lo ricaccio con forza, il mio corpo non ha dubbi, il mio perizoma &egrave fradicio, i capezzoli mi fanno quasi male per quanto sono in tensione. Antonio discostandosi mi ha appoggiato le mani sulle cosce, raccolgo la destra con entrambe le mie e me la porto sul seno sinistro, voglio che mi tocchi e che senta quanto mi batte forte il cuore. Piega di nuovo la testa e mi bacia, mentre palpa con misurata forza il seno che la sua mano contiene completamente a coppa, mi sfugge un sospiro di piacere quando si abbassa a baciarmi sul collo. L’eccitazione a quel punto diventa frenetica, con entrambe le mani mi solleva la maglia e mi palpa con foga i seni nudi, mi appoggio al banco sporgente del bar e la sua lingua comincia a tracciare umidi cerchi attorno ai capezzoli, i miei sospiri si trasformano in sommessi gemiti di piacere, che fanno eco a quelli che giungono dall’altro lato della capanna bar. Antonio scende ancora, mi bacia sul ventre, mi lecca la pelle, lasciando lunghe scie di saliva sulla pelle, io gli carezzo la testa, gli tolgo la bandana nel farlo per toccargli la cute nuda, i capelli rasati mi bucano il palmo delle mani, ma continuo ad accarezzarlo, nascondendo la mia flebile spinta verso il basso. Mi solleva la gonna sul fianco, con la lingua lecca sopra l’elastico del perizoma da fianco a fianco, prima di spostarsi a baciare il tessuto sopra il pube, lo sento respirare forte, inebriarsi con il mio odore, sposta la parte che copre la fessura e finalmente la sua lingua vi fa capolino all’interno, premendo forte in punta il clitoride e facendomi gemere più forte. Adesso non mi trattengo più, complice anche la mia amica dall’altra parte del bar, che geme senza nessun ritegno, mi sfilo la maglia e l’appoggio sul banco del bar, sbottono la mini e Antonio me la sfila dalle gambe, assieme al perizoma, ormai zuppo di umori e saliva. Sistemo la mia posizione sullo sgabello, appoggio i sandali pieni di sabbia bianca sulle spalle di Antonio, inginocchiato per terra e divarico le gambe, offrendo una oscena panoramica del mio sesso spalancato, rispondo con un sorriso sbarazzino a quello malizioso del mio compagno, mentre mi accarezza con il pollice il pube glabro, prima di rituffarsi a bocca spalancata e lingua fuori nella mia fessura. Sto impazzendo di piacere, Antonio mi lecca con foga, frugando ogni anfratto del mio sesso, piantandomi a fondo la lingua nella vagina, per tornare immediatamente dopo ad occuparsi del clitoride, il mio respiro si fa sempre più corto, i gemiti sempre più ravvicinati, sono vicinissima e dei gridolini soffocati che provengono da dietro il bar, mi fanno inconsciamente capire che Federica &egrave appena venuta, ma non me ne curo, sono concentrata sul mio orgasmo che tarda ad arrivare, preludio dell’intensità liberatoria con cui mi colpirà. Antonio affonda ancora la lingua dardeggiante nel mio caldo ed umido pertugio e finalmente arrivo all’acme, mi mordo il labbro inferiore e mi tappo la bocca con una mano mentre il calore finalmente mi invade, fluido e liberatorio, facendomi contrarre con forza i muscoli della vagina, se potessi strillerei a squarciagola, invece sembro un coniglio strozzato, mentre secerno umori in quantità industriale, che sento colare in basso verso l’ano e la seduta dello sgabello, resi più fluidi dalla saliva di Antonio.
Riappoggio i gomiti al banco in legno mentre il piacevole ed appagante sfinimento post orgasmo mi fa rilassare e mi lascia ansante, riapro gli occhi che avevo chiuso e vedo il sorriso compiaciuto di Antonio ad aspettarmi, il mio in risposta &egrave soltanto un abbozzo, ma sostenuto pienamente dall’espressione appagata, che immagino, mi si sia dipinta in volto. Antonio si sposta i miei piedi dalle spalle e li appoggia sul supporto trasversale dello sgabello, si alza e sfila via la canottiera da basket, ha degli addominali da paura, io raduno le mie forze e mi sollevo a sedere sullo sgabello, adesso &egrave venuto il mio turno di dargli piacere e ne ho una immensa voglia. Ha il mento e la bocca impiastricciati dai succhi del mio piacere, ne gusto il sapore mentre ci baciamo di nuovo con trasporto, gli accarezzo le spalle e gli passo le unghie delicatamente sui pettorali, quindi sulle dune trasversali degli addominali che gli tendono la pelle, fino ad infilare le dita dentro ai pantaloni della tuta sui fianchi. Mi rendo subito conto che una coulisse li tiene stretti, le mie mani convergono verso il centro alla ricerca del nodo, le punte delle dita della mano destra sfiorano la punta del pene che, adesso, deve essere preda di una vigorosa erezione. Slaccio il fiocco e spingo in basso i pantaloni, appena le nostre bocche si staccano abbasso subito lo sguardo, verso ciò che fra poco, sarà fonte di nuovo piacere per me. Antonio indossa un paio di slip nere con elastico bianco, sulle prime non mi rendo perfettamente conto, &egrave notte e lui e di spalle alla luna, quindi del tutto in ombra, ma quando i miei occhi si abituano e riesco a vedere meglio, non riesco a trattenere l’espressione di stupore.
‘O mio Dio!’, esclamo, rialzando subito dopo lo sguardo ad incontrare il suo, piuttosto divertito.
‘Eh si! E’ sempre questa la frase che sento!’, ribatte Antonio, con un tono fra il divertito ed il malizioso. Riabbasso subito lo sguardo, per rendermi conto che non ho avuto un miraggio, il pene si erge dall’elastico delle slip, puntando verso il fianco sinistro, per una lunghezza tale che, sarebbe già anche troppo se fosse tutto li. E’ molto scuro, per quello sulle prime nella penombra non sono riuscita a vedere, a giudicare dalla parabola che fa disegnare all’elastico &egrave anche molto largo in circonferenza. Abbasso le mutande ed il mostruoso paletto di carne mi cade pesantemente sul basso ventre, come se non riuscisse a rimanere eretto per effetto del proprio peso, lo impugno con entrambe le mani e lo sollevo, lo libero dal prepuzio e lo masturbo lentamente, tornando ad alzare lo sguardo verso il volto di Antonio, che ha ancora l’espressione sorridente di poco prima. Ci baciamo di nuovo mentre stringo fra le mani il suo pene come se fosse uno scettro, anche se in realtà, le mie dita non riescono a chiudersi completamente attorno, più che masturbarlo adesso ne accarezzo la pelle, straordinariamente morbida e vellutata al tatto. Quando le nostre bocche si dividono di nuovo, per effetto della sua altezza comincio a baciargli il petto, gli lecco i capezzoli, &egrave salato per il sudore, ma non emana cattivo odore, anzi, ha un buon odore maschio sulla pelle, che alle mie narici &egrave un’ulteriore iniezione di eccitazione. Lo sposto leggermente e mi alzo dallo sgabello, baciandogli la pelle mi abbasso, il grosso bastone d’ebano, malgrado l’erezione punta verso il basso, ha il corpo quasi completamente glabro, solo una sottile striscia di peli va da quelli più folti e ricci del pube, fino al ombelico, lo bacio appena sopra i peli pubici, qui l’odore &egrave più forte, ancora più maschio. I miei baci continuano lungo tutta la lunghezza del pene, fino ad arrivare alla punta, senza curarmi del forte odore che emana me la caccio tutta in bocca, gustandomi il forte gusto, lasciandomela sprofondare fin quasi in gola, anche se la larghezza non mi permette molto movimento. Antonio sospira di piacere, mentre io muovo la testa avanti ed indietro, accompagnando il movimento con entrambe le mani, come se fossi una suonatrice di flauto dolce. Non mi lascia fare a lungo, con le mani sotto le ascelle mi invita a rimettermi in piedi, prima di farlo slaccio i sandali e quando mi alzo li sfilo, la sabbia adesso &egrave diventata molto fastidiosa. A piedi nudi la differenza di altezza si nota ancora di più, Antonio si piega ed infila una mano nella tasca dei pantaloni avvolti attorno alle caviglie, quando si rialza ha in mano l’inconfondibile confezione di un condom, intanto dalla parte opposta del bar, arrivano gemiti non molto sommessi, rumori inconfondibili di un amplesso. Il mio compagno scarta il condom ‘XL’ e lo indossa velocemente, con un cenno della mano mi invita a rimettermi seduta sullo sgabello, io ci risalgo subito e mi appoggio al banco con i gomiti. Prende in mano le mie caviglie e mi tira le gambe verso l’alto, divaricandole al tempo stesso, appoggia la sinistra sopra la propria spalla e con la mano libera guida la punta del grosso pene verso le mie piccole labbra, centra subito l’obbiettivo, mi sento slabbrare mentre mi penetra ed accompagno l’azione con un lungo sospiro di sollievo ed un gemito finale, quando il glande raggiunge la cervice. Quando &egrave ben piantato dentro di me, riprende in mano la caviglia che aveva appoggiato sopra la propria spalla e mi divarica al massimo, cominciando a vibrare profondi colpi di fianco che mi fanno subito gemere di piacere. Mi sento la vagina dilatata in maniera mostruosa, sono completamente piena di lui, i miei fianchi cominciano a muoversi involontariamente, andando incontro ai suoi affondi, sono di nuovo vicinissima al punto di non ritorno e ne sono felice, avevo voglia di godere ed ora che lo sto facendo, voglio trarne il massimo piacere. L’orgasmo mi coglie all’improvviso, spalanco la bocca in un urlo muto, questa volta resto in apnea, soltanto alla fine riesco ad emettere un paio di gemiti in tonalità un po’ più alta, mentre ponendogli una mano contro l’addome, freno un istante il suo impeto, giusto il tempo di riprendere fiato, mi sento le gote in fiamme. Quando riprendo forza tolgo la mano e lui ricomincia a martellare, pochi intensi affondi e finalmente arriva anche il suo momento, la sua faccia si contrae in una smorfia di intenso piacere, non emette un suono mentre spinge con forza il grosso bastone fin quasi dentro l’utero. Quando si ritrae, il preservativo sporge per più di metà della sua lunghezza dalla punta del pene, teso verso il basso dal peso del seme, l’ombra della luna lo fa sembrare quasi mostruoso, un uomo con il pene di un cavallo. L’ingombrante penetrazione mi ha lasciata estremamente dilatata, sono ancora a gambe spalancate e sembra quasi che la leggera brezza marina, entri a rinfrescarmi, quando finalmente trovo le forze per rimettermi in piedi, mi accorgo che ho completamente impiastricciato lo sgabello del bar con i copiosi umori che ho emesso. Antonio dai suoi pantaloni magici estrae anche un pacchetto di kleenex, me ne porge un paio per ripulirmi e il resto li usa per se, quando finisce di pulirsi io mi sono già rivestita, lui fa altrettanto e torna a baciarmi con trasporto, sono senza scarpe e deve abbassarsi molto di più adesso.
‘Regalami le tue mutandine!’, esclama all’improvviso, facendomi ridere di gusto.
‘Ma sono sporchissime…’, protesto in modo molto velleitario.
‘Meglio… così hanno il tuo profumo…’, ribatte sorridente, mentre io per la seconda volta nell’arco della serata, tolgo le mutande per il mio nuovo amico, questa volta definitivamente, visto che gliele dono e lui le infila in tasca.
‘A che punto siete?’, la voce di Federica dal retro ci desta improvvisamente.
‘Wow! Quanta discrezione… siamo vestiti!’, la prendo in giro, dal momento che si &egrave presa la briga di chiedere se eravamo presentabili, come se non mi avesse mai visto nuda ed infilzata.
‘Che scema… e se il tuo amico fosse vergognoso?’, mi rimbrotta mentre assieme a Ramon ci raggiungono.
‘Sono stanca… andiamo a letto?’, le chiedo, dal momento che sembra presa dal compagno, mentre lo abbraccia con enfasi.
‘Ok, andiamo… ci accompagnano loro!’, ribatte un po’ scocciata.

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