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Racconti Erotici Etero

Oktoberfest

By 7 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Ciao, sono Mauro e voglio raccontarvi una storia un po’ folle che &egrave accaduta all’ultima edizione dell’Oktoberfest a cui ho partecipato.
Ho 25 anni e da tre sto insieme a Silvia, una ragazza di 23 anni magrolina alta 1,65, dal seno prosperoso, una quarta, e da un fondoschiena deliziosamente arrotondato che attira più di uno sguardo quando passa per strada.
L’anno scorso siamo andati insieme a Luca e Maria, gli amici di sempre, a Monaco per la chiusura dell’Oktoberfest.
Era il terzo anno consecutivo a cui andavo ma il primo con Silvia, precedentemente era sempre stato con un gruppo di amici.
Con la nostra auto abbiamo percorso le autostrade italiane, austriache e tedesche fino a arrivare all’albergo posto a pochi minuti a piedi dagli stand.
Parcheggiata l’auto nel garage e preso possesso delle camere, dopo una veloce rinfrescata, siamo volati agli stand e, sedutici, abbiamo ordinato il primo giro di birra. Avevamo scelto lo stand più grande, dove migliaia di persone cantavano e bevevano in un’atmosfera che”’. Beh, chi &egrave stato all’Oktoberfest anche solo una volta sa di cosa parlo.
Eravamo posizionati verso il fondo, a un tavolino allo spigolo estremo cosicché su due lati eravamo coperti da una barriera in legno, unita da una colonna e avevo Silvia alla mia sinistra, Maria a capotavola e Luca di fronte a noi.
Finito il primo giro abbiamo ordinato da mangiare e ancora quattro birre. L’ottimo galletto e il pane salato facevano scendere allegramente la birra. Io e Luca, discreti bevitori, eravamo tranquilli mentre Silvia e Maria, meno abituate, avevano già gli occhi un po’ lucidi dopo il primo bicchiere da litro. Già due volte erano state richiamate gentilmente ma fermamente da un uomo della security che le aveva viste ballare in piedi sulle panche, cosa vietata. Quest’uomo aveva esitato un po’ prima d’intervenire godendosi lo spettacolo di due culetti tondi fasciati dai jeans in pieno movimento, e non solo lui, avevo colto anche altri sguardi sulle nostre compagne e qualche commento in diverse lingue tra chi passava lì vicino in un flusso costante da e per i bagni.
Avevo sentito un paio di ‘belle fighe’ in italiano e l’equivalente in inglese e francese, più altre lingue che non avevo compreso. Non m’importava, che guardassero pure, anche io ero affascinato dal quel culetto a pochi centimetri dalla mia faccia, tanto più che sapevo che avrei potuto averlo tutto per me da lì a poche ore in albergo.
Allo stesso tavolo lungo c’erano altre persone, alla mia destra due ragazze spagnole, di fronte, vicino Luca, un paio di, credo, olandesi, più in là due ragazze tedesche. Con tutti scambiavamo battute e risate in inglese.
Ci stavamo divertendo ma Silvia voleva qualcosa di più. Avevamo, io e Luca, chiesto la terza birra mentre Silvia e Maria erano ancora alla seconda. Tutto procedeva allegramente e l’orchestrina stava iniziando la canzone tradizionale ‘ein prosit’ che invitava tutti a alzarsi in piedi e brindare.
Silvia posò invece il bicchiere e mi sussurrò all’orecchio:

E scivolò sotto il tavolo. Mi sentii tirare per i pantaloni e dovetti sedermi nuovamente. Nessuno aveva visto niente, erano tutti in piedi, i boccali alzati, guardando verso l’orchestra.
Finito il coro tornarono tutti a sedere.
Sentii le mani di Silvia tirarmi giù la zip estraendo il mio cazzo. Ero imbarazzato, con la mano cercai di ostacolarla per farle capire di smettere ma la scacciò stringendomelo con molta più energia del dovuto. Capii che dovevo lasciarla fare.
Le sue labbra si posarono a baciare la punta e la lingua prese a serpeggiare tutto intorno. Non potei fermare la naturale reazione d’eccitamento sentendolo indurirsi nella sua mano.
Mi posai il leggero giacchino sulle gambe per coprire la scena. Luca e Maria mi guardavano intensamente, non potevano non essersi accorti della presenza di qualcuno sotto il tavolo visto che era necessariamente tra le loro gambe e avevano collegato l’assenza di Silvia con la mia faccia che immagino ebete. Luca era sorpreso ma anche ammirato mentre Maria aveva uno sguardo malizioso. Girai la testa per rispondere alla ragazza spagnola che mi stava dicendo qualcosa. Aveva visto che Silvia non c’era più e forse s’era fatta qualche idea perché sentii la sua coscia venire a contatto con la mia. Anche Silvia se ne accorse e la sua mano mi strinse le palle, ma s’avvide che non potevo nulla e soprassedette alla ‘punizione’. Ora le sue labbra avevano inghiottito la cappella succhiandola e leccandola. Ero al massimo dell’eccitazione, parlavo con la spagnola, una bella mora dalla cui scollatura vedevo un bel paio di tette sode, e farfugliavo fingendo di accusare la birra per coprire il mio stato d’eccitazione. Uno degli olandesi mi venne in soccorso cercando d’attirare l’attenzione della spagnola. Io stavo sui carboni ardenti, la morbidezza delle labbra di Silvia che percorrevano l’asta avanti e indietro mi faceva impazzire, ogni slinguata era una stilettata ai miei centri del piacere, ogni carezza che la sua mano dispensava tra la parte d’asta libera e le palle era una delizia. Non potevo durare molto. Mi afferrai al boccale portandolo alle labbra e bevendo un lungo sorso fresco sperando di distrarmi, ma non ci riuscivo, Silvia era diabolica ma nella sua esperienza s’accorse del mio limite e si bloccò. Forse gemetti di disappunto sentendola abbandonarmi, liberare l’asta dalla sua bocca che invece andò a succhiare le palle.
La spagnola intanto mi s’era rifatta sotto, una sua mano che mi stringeva la spalla era scesa verso la mia coscia. Temetti il disastro dell’incontro tra mano e bocca ma ancora l’orchestrina intono il coro ‘ein prosit’. Tutti si alzarono in piedi. Io non potevo, non potevo e non volevo. Silvia aveva ripreso a leccarmi girando tutt’intorno all’asta, succhiando forte la cappella per poi insalivarla. Luca e Maria mi guardavano e ridacchiavano parlottando tra di loro. Sentii lo sbattere dei bicchieri e la bocca di Silvia prendermi dentro di se, nel calore umido, fin dove pot&egrave arrivare. Di nuovo scorreva avanti e indietro. La spagnola sedendo aveva appoggiato le tette sul mio braccio dicendomi qualcosa che non capii. Oramai c’ero e non potevo tornare indietro. Fingendomi ubriaco mi accasciai in avanti poggiando i gomiti sul tavolo e mentre tremavo come una foglia venni, venni abbondantemente nella bocca di Silvia che non si lasciò sfuggire nemmeno una goccia ingoiando quanto le donavo spruzzo dopo spruzzo. Alla fine mi rimise il cazzo oramai morbido, non senza averlo ripulito con la lingua dandomi ancora brividi di piacere, e richiuse la zip. La spagnola mi stava parlando, mi girai e la vidi preoccupata, forse pensava mi sentissi male, non capivo cosa diceva ma la vidi cambiare espressione. Alle mie spalle Silvia era scivolata di nuovo su, tra panca a tavola, riapparendo alla vista con Maria che applaudiva ridendo e Luca che sbatteva il suo bicchiere sul mio gridando ‘EIN PROSIT!’. Non poteva equivocare, perché voltandomi verso Silvia la vidi guardarla mentre si leccava le labbra prima di afferrare il suo boccale e bere un lungo sorso sempre guardandola. La spagnola si mosse, sul viso un’aria offesa, incazzata, si fece fare spazio dalla sua connazionale e uscì dalla tavolata restando in piedi indecisa sul da farsi..
Silvia mi abbracciò parlandomi all’orecchio:

Una bella domanda ma non potei risponderle perché mi baciò, con vigore, appassionatamente, saettandomi la lingua dentro a cui risposi con la mia. Vedevo i suoi occhi guardare dietro di me, verso la spagnola, con aria di sfida. Ci slacciammo. La ragazza spagnola era evidentemente incazzata, disse qualcosa alla sua amica, la quale non aveva capito niente, che si alzò e la seguì mentre si allontanava. Uno degli olandesi, quello meno ubriaco, aveva capito tutto vedendo riapparire Silvia. Mi guardò quasi con ammirazione ma subito si alzò per seguire le due spagnole che evidentemente gli interessavano.
Tutto intorno a noi la bolgia continuava.
Restammo ancora una decina di minuti, il tempo di finire i boccali, con le frecciatine di Luca:

E di Maria:

Silvia come una regina guardava intorno a se con le labbra atteggiate a un sorriso felice, senza rispondere, io mi stavo riprendendo e mi alzai per l’ultimo brindisi:

Rumore di bicchieri che sbattevano.
Ce ne andammo.

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