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Racconti Erotici Etero

PIEDI NERI

By 22 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero a casa dal lavoro in un caldo mattino di inizio estate. Il sole batteva violento sulla mia cucina mentre facevo colazione con uova e pancetta.
Bevvi del caff&egrave con latte e andai in bagno ad evacuare. Feci un bel lavoro, accurato, lungo.
Andai in salotto e mi misi a leggere un libro che mi aveva regalato mia moglie per il mio compleanno. Era una storia una donna che scopriva la sua omosessualità in tarda età complice una giovane stagista che &egrave venuta a fare un lavoro per il marito, un ricco industriale. &egrave il marito a provare per primo con la stagista, ma va in bianco più volte, fino a quando egli non la invita a casa dove c’&egrave anche la moglie cinquantenne. Lì nasce il feeling con la donna giovane. Ero arrivato al loro secondo incontro(avevo giù letto ‘ del libro in un paio di giorni)quando suonarono al campanello. Di solito non rispondo a nessuno e faccio finta che non c’&egrave nessuno in casa, ma quella volta decisi di guardare fuori dalla finestra sul cortiletto miuscolo e quello che vidi mi sorprese. C’era una donna di colore, giovane, sulla trentina al massimo, ma forse un paio meno, che reggeva delle cianfrusaglie in mano. Una venditrice porta a porta. Invece di ignorarla fui colpito da alcune cose in lei. Inazzitutto il volto, molto marcato, grosse labbra, occhi grandi e scuri, capelli ricci, un corpo massiccio, grosso, ma non brutto, aveva lunghe gambe e un seno da matrona. Scorse che la guardavo. Mi fece cenno di aprire sorridendo imbarazzata. A quel punto sarebbe stato scortese fare finta di nulla. Aprii e andai alla porta. Lei rimase fuori dal cancello. ‘Vuoi qualcosa, calzini? Accendino?’ non mi serviva nulla ma dissi: ‘Sì, prego entra….’ lei aprì il cancello e mi venne incontro. ‘Cosa tu vuoi? Calzini?’
‘…no, cio&egrave..non mi serve nulla ma…’ mi fermai perché mi colpirono i suoi piedi. Belli grandi, sporchetti ‘ indossava delle infradito tutte consumate e sporche pure quelle ‘ da donna forte e qualcosa scattò in me.
Mi eccitarono quei piedi. Mi dettero una scarica alla schiena di piacere irrequieto.
‘..ma ecco….ok…ti predo dei calzini…ne hai bianchi?…’
mi mostrò dei calzini di cotone orrendi. ‘Quanto per quelli?’ e intanto le fissavo i piedi. Lei fece: ‘Quattro euro?’
‘Sì, certo, vado a prenderli..aspetta qui un attimo…’
Presi dieci euro e tornai da lei. Era ancora lì ovviamente sudata, si passava un fazzolletto sul seno, portava una camicetta a quadri da uomo arancione e calzoni elastici corti al polpaccio. Si accorse che la guardavo ed io incurante tornai ad ammirarle i piedi. Quelle fette di carne nera, con la pelle che si schiariva in basso mi eccitavano da morire.
‘Tieni..’ le dissi.
‘…e no…resto…tu prendi..due…eh?due?’
‘No, no non importa…prendi i dieci euro..e tieniti pure i calzini non importa…’
‘…ma..’
‘No, tranquilla, una donna come te…cio&egrave…ecco deve essere faticoso stare per strada con questo caldo….i soldi non sono molti…tienili…dai e anche i calzini…’
‘….grazie..tu molto buono….tu…grazie…’
‘Dai…tranquilla….&egrave molto che sei in giro stamani?’
‘Dalle sette….ora molto caldo….vengo da T.col treno….’
‘Accipicchia lontano…sarai stanca….vuoi un bicchier d’acqua fresca? Ti va?’
e prima che dicesse qualcosa ero andato in cucina. Le portai dell’acqua fredda col limone. Lei sorrise, aveva un sorrido molto bello con denti bianchissimi e quelle labbra enormi. Ma gli occhi tradivano la fatica e il caldo.
‘Grazie…grazie…tu gentile….’
‘Ma dai!! – le fissavo i piedi, ammaliato – ..scommetto che sei pure stanca…vuoi entrare un attimo a finire l’acqua e sederti un poco? C’&egrave fresco dentro….’
Lei titubò, si guardò intorno. Il quartiere era tranquillo e con via vai di gente per il vicino mercato settimanale. Era sorpresa della mia proposta.
‘Dai..ciqnue minuti…ti riposi un attimo…finisci l’acqua……dai…’
Alla fine accettò, entrò in casa ed io le chiusi la porta alle spalle.
Era grossa, emanava un odore di donna africana, deciso ma caldo. Il suo corpo sembrava come sprigionare qualcosa di selvaggio ma al tempo stesso di rassicurante, di protettivo. Sentii il cazzo indurirsi. Pensai ai suoi piedi. La feci accomodare nel salotto. ‘Prego…di qua…siediti qui…qui c’&egrave fresco..queste vecchi case sono molto ben protette dal caldo…tu dove abiti?’
Lei scosse la testa e non rispose. Si guardava intorno. ‘Vado a prenderti altra acqua. Vuoi della Sprite? Ti piace?’
Lei sorrise e sembrava che avessi azzeccato. Annuì.
Le portai un bicchiere colmo di Sprite fresca.
‘Come ti chiami?’
‘Mary.’
‘Bel nome. Da attrice americana…ti piacciono i film con le star?’
‘Sì, cio&egrave ogni tanto vedo qualcuno film in tv…
‘E’ duro il lavoro che fai…immagino…sempre per strada, eccetera..’
‘Sì, ma noi, mio padre cio&egrave abbiamo banco al mercato qua vicino…ma ieri furgone no parte. No va…così io andare in giro…i soldi servono sempre…’
sorrise, era bella a suo modo. Una bellezza femminile, un poco semplice, rustica, ma da donna, come sono belle le donne con le curve. Piene di carne e Mary ne era piena. Guardai i suoi piedi ancora. Li desideravo. Volevo toccarli.
‘Eh i soldi…ti capisco….cio&egrave noi, mia moglie ed io stiamo bene, niente bambini…ma mia moglie non ha lavoro fisso…e col mio stipendio ce la caviamo ma non &egrave proprio che…’ feci. Lei sorrise: ‘La casa &egrave bella. Casa grande…’ ‘Sì, vero, era del nonno di mia moglie, non abbiamo un mutuo da pagare…e tu da quanto sei in Italia?’
‘..da 9 anni…sì..9 anni…’
‘E quanti anni hai, se posso chiedertelo?’ dissi ridendo e fissando ancora le sue estremità nere, le sue infradito logore. Il cazzo mi pulsava. Lei vide cosa guardavo.
‘…27 anni….’
‘Ah, sei giovane…molto giovane Mary..e…se posso dirtelo…molto bella…’
lei sorrise e scosse la testa.
‘E’ vero. Molto bella..’ e fissai i suoi piedi.
‘E hai dei piedi molto belli..’ buttai lì per vedere la sua reazione.
‘..no…’ fece lei mettendosi una mano sulla bocca per lo stupore, imbarazzata.
‘Dico sul serio…dei bei piedi…’ continuai
lei nascose i suoi piedi indietro. Era imbarazzata.
‘..vuoi della frutta? Mio cognato ha un banco in centro…&egrave roba molto buona..’
‘Oh..no…grazie..tu gentile..io…andare…io andare…’
‘No, ferma lì! Assaggia qualcosa…dai..ti darà forza per la mattinata..&egrave frutta freschissima..’ lei non disse niente ed ne approfittai per andare in cucina a prendere la frutta non volevo che andasse. Volevo i suoi piedi!
Tornai con la cesta. Lei la guardò.
‘Molto bella…’ ‘E buona, prendi qualcosa..un’albicocca? Una pesca?’
lei indugiò. Si sporse sulla cesta. Il suo corpo grosso,nero, sudato ondeggiò in avanti e mi mostrò le tette sotto la camicette arancione.
Guardò la frutta. Poi afferrò una banana. Sorrise maliziosa. Ah, hai capito la ragazza..?’
‘tu non ridere…mi piacciono le banane. Fanno bene per camminare…per gambe…’
‘Sì, sì come no…mangia pure…prendi…’ la incoraggiai.
Lei sbucciò la banana e in pochi morsi la fece sparire nella sua grossa bocca. Leccò le grosse labbra rosate e raccolse i resti del frutto con la lingua.
‘Sei molto carina…sai…?’
‘Tu gentile….ma io…io andare..adesso…’
‘No. Aspetta. Che fretta?! Mangia ancora…prendine per dopo…non andare…aspetta…’
Lei fece per alzarsi, ma io insistetti.
Sorridendo si sedette. Il suo culone affondò nella poltrona. Sorrise maliziosa, si passò la pezzola sul collo. Bevve ancora la Spite. Lunghi sorsi, rifrescanti, da donna sincera. Decisa e dolce.
Le fissai i piedi.
Lei posò il bicchiere e si guardò i piedi.
‘Molto belli..confermo…hai dei bei piedi…’
‘Tu scemo…no belli piedi io…no..no…’
‘Sì, invece. Mi piacciono. Sono affascinanti.’
‘..afasciiii?’
‘Sono piedi da regina. Sei una regina africana?’
rise. ‘…no…io..no…no regina…’
‘Per me sono piedi da regina….posso chiederti un favore?’
‘…io andare….io..’
‘Il favore &egrave questo. Aspetta. Senti: posso lavarti i piedi?’ la fissai deciso. Lo volevo.
‘..ma?’
‘Sì, lavarti i piedi hai capito bene. Solo quello. Niente altro. Posso darti 20 euro…li vuoi? Solo per lavarti i piedi..’
lei rise forte.
‘Tu scemo…’
‘Sì. Forse lo sono. Ma pensaci. Avrai piedi puliti e venti euro. Non male, non trovi?’
Scosse la testa.
‘Andiamo….’ e presi una banconota d adieci e due da cinque e le misi di fronte a lei.
‘No..io andare…no…’
‘Tranquilla…sarà divertente…e poi starai meglio anche te…rilassata, profumata…’
lei afferrò i soldi.
‘…ed io sono bravissimo a lavare i piedi delle donne…’ ed era vero, lo facevo spesso, quando mi capitava, i piedi femminili erano la mia passione. Dolci, fragili, lunghi, pelle ruvida o delicata, ne avevo lavati molti negli anni.
Mary mi guardava stranulata coi soldi in mano.
‘Vieni…seguimi…’ feci e l’aiutai ad alzarsi. Mise i soldi nell’ampia scollatura. Notai le cioccie nere, grosse, calde, sudate. Mi eccitai da morire. La condussi in bagno. Per fortuna era ampio e il bidet a solo da una parte. ‘Aspettami qui…’ e andai a prendere una sedia, bella comoda, foderata di rosa.
‘Siediti…Regina…accomodati….e rilassati…’ dissi sorridendo, lei era confusa ma fece come le chiesi. Si sedette.
‘…adesso i piedi…dai qua…regina mia….lasciati servire…’ mi inginocchiai e lei mi dette un piedi. Tolsi la ciabatta. Emanava un odore intenso. Di pelle, di strada. Di sudore. Inalai piano, inebriato. Lo toccai sfiorandolo leggermete. ‘Che bello, regina..’ dissi e lo sfiorai ancora. Mary sorrise. Era comoda sulla sedia elegante. Sudava copiosamente(nel bagno c’era molto più caldo perché esposto al sole dalla finestra)e mi guardava curiosa e divertita. Miscelai l’acqua con cura. Era perfetta, fresca, ma non troppo. Le bagnai il piedi. Passai l’acqua con la mia mano su tutto quel bel piede nero.
Poi presi del sapone e lo insaponai tutto. Dolcemente. Con cura, con calma. Mary sorrideva placida. Quindi lo passai sotto l’acqua. ‘Va bene così regina?’
‘…oh…sì…molto bello…molto gentile tu…bravo..’
‘Sono contento che ti paiccia…’ lo lavai per bene. Con passione. Poi presi un asciugamano bianco pulito e strofinai quello sul piede della donna. Lo asciugai e passai all’altro. Mary me lo porse di scatto, con fare deciso.
Ecco la tigre che &egrave in lei!! pensai e annusai quel piede lungo, grosso, nero.
‘Ti piace?’ chiese Mary.
‘Oh, sì, ha un odore magnifico…’ e annusai di nuovo. Sapeva di pelle nera, di sale, di sudore e di sporco. Ero eccitato come un pazzo, il cazzo mi premeva nelle mutande.
Ripresi il lavaggio. Toccai il piede e lo annusai ancora sotto l’acqua. Mary sorrideva allegra e maliziosa.
Insaponai e frizionai.
Asciugai e detti un piccolo bacio su uno dei diti. Un bacetto casto.
‘Oh…che belo…&egrave stato bello…’
‘Non &egrave ancora finita!: servizio completo…aspetta…’
Andai al mobile del bagno e presi della crema.
‘Per ammorbidire la pelle…vedrai &egrave ottimo…francese…lasciati servire…reginetta nera….’
mary mi sorridette a tutti denti. La bocca era bella e piena. Il cazzo mi tirava. Presi la crema e la misi sui piedi di lei. Quindi inizia un lento movimento delle mani sulle piante dei piedi. Leggero, circolare, dolce, erotico. Spalmavo la crema sulla pelle e sui piedi. Massaggiavo, toccavo, maneggiavo,il cazzo duro. Mentre facevo quel servizio extra alla mia nuova amica, vidi che lei stava ad occhi chiusi a godersi il servizietto. Massaggai più calmo, più erotico. Toccando, spingendo, annussando. Presi a massaggiare ogni singolo dito. Era tozzi, ma lunghi, belli, sexy, li toccai ad uno ad uno. Mary si rilassava sulla sedia ondeggiando appena sotto i miei serizi. Il corpo massiccio era rilassato e pronto a ricevere. I seni grossi sotto la camicetta era pieni di segni del sudore che colava in basso. Era eccitata anche lei e si godeva le mie mani.
Spalmai e toccai. Massaggiai e la feci stare bene.
Quindi le detti dei baci sui piedi. Baci lggeri. Lei non apriva gli occhi. Godeva e basta, in silenzio, sudando copiosamente. Quel mix di odori di profumi e creme e la sua pelle he emanava caldo e sudore era perfetto.
‘posso continuare a baciarti, oh Regina?’ le dissi fermandomi appena.
Lei aprì gli occhi.
‘Sì..tu bravo…tu dolce…bacia….tu bravo…’
Eccitato per quelle parole mi gettai sui suoi piedi ed iniziai a coprirli di baci. Baciavo e leccavo piano. I suoi piedi erano dolci e sexy. Mary tornò a chiudere gli occhi e a farsi lavorare dalla mia bocca. Baciai. Leccai. Baciai e baciai quei piedi come se avessi voluto mangiarli. Erano belli e da donna forte, padrona di sé o così favolegiavo mentre continuavo a baciare e leccare.
Ah quei piedi che goduria!!
baciai e leccai.
Poi passai ai diti. Li presi fra le mie labbra e li ciucciai. Uno a uno. Dieci diti neri e di donna. Ciucciai, succhiai bene.
Mary godeva ad occhi chiusi.
Quando ebbi finito la ringrazia e le detti dello smalto viola. ‘E’ nuovo. Francese anche lui. Ti starà bene su quelle dita belle che hai…’
‘io…grazie…io…’
‘Per te, Regina. Mettilo e domani torna a trovarmi. Ti aspetterò. Faremo come oggi. Ciao, Mary, ciao Regina dai piedi fantastici…’ le dissi accompagnandola alla porta. Lei riprese le sue cianfrusaglie e con i piedi lavati, massaggiati, adorati e baciati uscì in strada.
Fine.

(per suggerimenti, commenti: dorfett@alice.it)

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